Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
La COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede centrale a Bologna, ma è diffusa in varie regioni d'Italia, in Portogallo, in Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.
News
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09 / 08 / 2024
Agosto 2024
Edvige Terenghi, amministratrice centrale, visita i gruppi in Mozambico....

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09 / 08 / 2024
Agosto de 2024
Edvige Terenghi, administradora central, visita os grupos em Moçambique....

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09 / 08 / 2024
Agosto de 2024
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09 / 08 / 2024
19 ottobre 2024
Assemblea italiana, in presenza, a Bologna, e in collegamento online...

rinnovare il cuore
Carissime/i
In questo tempo di Natale ritorniamo a rinnovare il nostro cuore per la Nascita di Gesù. Contemplalo ci invita a convertire tutta la nostra anima per farla nuova per essere una Betania, spazio di misericordia, adorazione e servizio di amore per tutti e specialmente per le persone vicine.
Papa Francesco nella sua ultima Enciclica DILEXIT NOS ci esorta; “Abbiamo bisogno dell'aiuto dell'amore divino. Andiamo al Cuore di Cristo, il centro del suo essere, che è una fornace ardente di amore divino e umano ed è la massima pienezza che possa raggiungere l'essere umano. È lì, in quel Cuore, che riconosciamo finalmente noi stessi e impariamo ad amare.” N°30
Il nostro carisma ci chiama ad impegnarci per costruire una nuova realtà di pace e di amore. Il suo Spirito di Amore viene in aiuto alla nostra fragilità. “Solo a partire dal cuore le nostre comunità riusciranno a unire le diverse intelligenze e volontà ea pacificarle affinché lo Spirito ci guidi come rete di fratelli, perché anche la pacificazione è compito del cuore. Il Cuore di Cristo è estasi, è uscita, è dono, è incontro. In Lui diventiamo capaci di relazionarci in modo sano e felice e di costruire in questo mondo il Regno d'amore e di giustizia. Il nostro cuore unito a quello di Cristo è capace di questo miracolo sociale. N°28.
Che Gesù ci trovi con il cuore aperto per riempirlo della sua grazia.
Camminiamo verso la nostra Assemblea Generale che avrà la grazia dell'Anno Giubilare ed il Centenario della Pasqua di P. Dehon. Nelle prossime lettere continueremo a presentare il materiale di riflessione che vuole essere uno strumento di preparazione spirituale con altre proposte di temi essenziali per il nostro futuro e che saranno presi in considerazione durante l'Assemblea e sui quali gruppo dovrà riflettere per offrire il suo contributo attraverso le proprie delegate.
Vi auguro con tutto il cuore un Santo Natale ed un inizio del Nuovo Anno pieno di benedizioni.
Graciela

il coraggio di camminare verso un nuovo natale
Vogliamo metterci con umiltà e con coraggio al seguito
di Gesù. La sua parola e il suo esempio non mortificano la nostra personalità,
piuttosto la dotano della scienza di Dio e la inseriscono nella originalità
della sua vita.
Ho detto originalità
perché appare strano agli occhi del mondo chi vive di lealtà e di amore come
Dio.
C’è in queste parole un
profondo desiderio che la vita di amore si faccia strada e trionfi. Vogliamo
esserne gli umili, ma tenaci operatori seguendo l’esempio di Gesù? E’ questo lo
scopo per cui ci ritroviamo per parlare di Lui.
Il primo periodo
liturgico, quello a cui stiamo ormai accostandoci, è l’Avvento. Avvento o
venuta di Gesù Cristo.
Nella mente di Dio
doveva essere una circostanza molto importante, se egli l’ha voluta preparare
suscitando prodigiosamente un uomo che, con la parola e con l’esempio di vita,
disponesse gli animi ad accogliere dignitosamente suo Figlio Gesù.
San
Marco ce ne ha tramandato questo racconto:
“Inizio del Vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio. Come è scritto nel profeta
Isaia: Ecco io mando il mio araldo davanti a te, egli ti preparerà la strada.
Voce di uno che grida nel deserto: preparate la strada del Signore, raddrizzate
i suoi sentieri.
Si presentò Giovanni a battezzare nel deserto, predicando un
battesimo di penitenza per la remissione dei peccati. E accorreva a lui tutta
la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme e si facevano
battezzare da lui nel fiume Giordano, mentre confessavano le proprie colpe.
Giovanni era vestito di pelli di cammello con una cintura
attorno ai fianchi e si cibava di locuste e miele selvatico e predicava
dicendo: Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non sono
degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi calzari. Io vi ho
battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà nello Spirito Santo” (Marco 1,1-8).
Possiamo dirigere la
nostra ricerca di fede in questa prospettiva:
Chi è
per me Gesù?
Chi è per me Gesù? Per Dio Padre ha rappresentato il centro
dell’attenzione e della gioia… (Matteo
3,17), il perno del suo disegno di amore per la riconquista degli uomini alla
salvezza (lettera di San Paolo ai Colossesi cap. 1).
Gandhi ebbe una immensa venerazione per Cristo di
cui ripeteva sempre le beatitudini.
Ho paura di incontrarmi con Gesù? Semmai, mi
chiedo perché?
L’inversione di marcia
La gente che andava da Giovanni al Giordano
si faceva battezzare confessando le proprie colpe. Il lavaggio del capo,
obbligava quello dello spirito.
Conosco il significato
della parola conversione? I miei pensieri e le mie preferenze di vita vanno
spesso per un cammino inverso a quello di Dio. Convertirmi allora significa
“invertire la marcia”.
San Paolo, scrivendo ai
Filippesi, afferma che avrebbe avuto motivi molto più forti dei suoi avversari
per ritenersi umanamente grande. Ma aveva rigettato tutto per Cristo. E
conclude: “Non credo di aver raggiunto la
meta. Comunque, dimenticando ciò che sta dietro a me e tutto proteso verso ciò
che mi sta dinanzi, proseguo la mia corsa per vedere di afferrare Cristo, perché
anch’io sono stato afferrato da Lui” (Filipp. 3, 13 ss).
Questo è il vero Natale che ci pone viso a
viso con Gesù vita, gioia e salvezza di Dio.
Perché non proviamo a volerlo decisamente?
(Dagli scritti di P. Albino
Elegante)

donna appassionata
Aveva circa 20 anni
Bianca e lavorava come collaboratrice familiare a Bologna. Ma c’era un richiamo
dentro di lei, che tanto amava il Signore da ricevere la prima comunione all’età
di quattro anni. Un’amica le consigliò di cercare p. Elegante in via Nosadella, nella chiesa della Madonna
dei Poveri. Un giorno si decise, andò, lo attese, poi si presentò e chiese di
poter parlare. Lui, senza parlare, le indicò il confessionale. Lei uscì dalla
chiesa. Ma il richiamo non taceva e lei aveva bisogno di una guida. Tornò e
iniziò un cammino di ricerca vocazionale che la condusse a vivere l’esperienza
unica di essere membro del primo gruppo
di missionarie della Compagnia Missionaria del Sacro Cuore.
Era nata a Castel
D’Aiano (Bologna) il 17 settembre 1931, già orfana di padre. A 16 anni era
collaboratrice familiare a Bologna. Dopo un impegnativo cammino spirituale e
una lunga attesa, il 25 dicembre 1957, insieme con altre sette aspiranti fu
ammessa al periodo di orientamento per diventare missionaria. Dopo altri due
anni di formazione, il 29 settembre 1961, tutte insieme emettevano i voti di
povertà, castità, obbedienza. Essendo arrivata con la licenza elementare, nei
primi anni in Compagnia Missionaria, ottenne la licenza media e frequentò corsi
di teologia, tenuti da p. Elegante in casa, ma anche allo Studentato Dehoniano.
La Compagnia Missionaria
del Sacro Cuore è stata la casa e la passione di Bianca. Anche quando le scelte
non erano facili e l’obbedienza richiedeva un vero sacrificio, lei non ha
esitato.
Il 30 agosto 1974, dopo
che le era stato chiesto di lasciare Bologna per Salerno, p. Elegante scriveva
a Bianca: Grazie per aver accolto con
fede e disponibilità quanto ti ha comunicato Santina, mi pare che questa sia
una bella prova d’amore. Dio te ne ricompensi.
Bianca ha vissuto la sua
vocazione missionaria in vari ambienti e in varie forme:
Dal 1957 al 1974 a
Bologna, dal 75 al 76 a Salerno, dal 76 al 79 a Bologna, dove accudì sua madre,
nella comunità di via Guidotti.
Dal 79 all’89 a Salerno,
dal 90 al 96 a Siusi, di nuovo a Salerno dal 96 al 2002. Dal 2002 al 2016 a Sant’Antonio
Abate. Quindi è rientrata a Bologna, in via Guidotti, perché bisognosa di
assistenza.
Ha lavorato con passione
nella missioni popolari, diceva che era l’esperienza più bella della sua vita.
A Siusi aveva cambiato totalmente attività: la sua missione era la cucina della
casa per ferie, dove accoglieva con entusiasmo, ma anche con severità, i
giovani che andavano a svolgere attività di volontariato, per sostenere le
missioni all’estero.
A Salerno e a
Sant’Antonio Abate ha offerto il suo servizio missionario, competente e
appassionato, nella collaborazione pastorale in diverse parrocchie, nella
formazione di aspiranti missionarie e familiares, nell’accompagnamento
spirituale di vari gruppi, nella vicinanza a malati e anziani a cui portava
l’eucaristia.
Soprattutto la sua
vocazione missionaria si è manifestata nell’entusiasmo e nella disponibilità,
nel suo sorriso luminoso, anche nel modo esigente di annunciare il Vangelo.
Dopo qualche mese in
casa di riposo, a causa dell’aggravarsi delle sue condizioni di salute, il 27
ottobre, nel giorno del Signore, Bianca ha concluso il suo cammino terreno per
raggiungere lo Sposo amato e atteso.
Lucia Capriotti
MESSAGGIO DELLA PRESIDENTE AL FUNERALE
30/10/2024
Carissima Bianca,
Oggi noi che ti amiamo ci siamo riuniti attorno a te per
congedarti con il canto del Magnificat, che è tradizione della nostra famiglia.
Ringraziamo il Signore per averti chiamato ad essere una delle nostre sorelle
fondatrici della Compagnia Missionaria che, insieme a P. Albino siete stati
docili allo Spirito per rispondere con generosità, amore e fedeltà.
Nel
tuo cammino di consacrata ci hai regalato una testimonianza di missionaria
instancabile nei vari servizi che la CM
ti ha chiesto lungo il corso della tua vita, la semplicità e la passione hanno
caratterizzato la tua donazione. In te molti hanno trovato un’amica per
l’empatia, la cordialità ed il sorriso.
Desidero
fare le mie condoglianze ai familiari di Bianca, li accompagniamo con le nostre
preghiere.
Ringrazio
in particolare il gruppo di Bologna per averne avuto cura con amore fraterno
nei suoi ultimi anni di vita, il Signore ricompensi ciascuna secondo la
dedizione e la tenerezza che le hanno offerto.
Padre
Buono ti affidiamo Bianca e chiediamo che possa godere della tua presenza
luminosa e piena di pace assieme a coloro che ci hanno preceduto: missionarie,
familiares e p. Albino.
Cara
Bianca, ci raccomandiamo alla tua intercessione affinché nuove vocazioni
accrescano la nostra CM.
Un abbraccio. Ti vogliamo molto bene e
continuerai a vivere nei nostri cuori con il ricordo pieno di gratitudine per
te.
Graciela
Magaldi
Presidente

un banchetto per tutte le genti
Da poco abbiamo celebrato il mese missionario e
leggendo il messaggio di Papa Francesco
veniamo sollecitati a riflettere su “Andate
e invitate al banchetto tutti…”(cfr. Matteo 22,9).
Il messaggio del Papa
è molto attuale e rivolto anche alle
nostre comunità ecclesiali affinché si sentano responsabili nel creare ambienti
e spazi che aiutino a sentirci tutti
fratelli. E’ questa una chiamata –
missione di tutti. E se è di tutti l’impegno deve essere di tutti. Ci sollecita
quindi a costruire una Chiesa in cui si coltivino l’arte dell’ascolto, del
dialogo, della partecipazione, della comunione… una Chiesa che sa gettare lo
sguardo verso orizzonti nuovi.
Papa
Francesco, proponendoci l’immagine del banchetto, presenta il sogno di una
Chiesa attiva, dove si esce, si invita, si fa festa, movimenti necessari per la costruzione di una
Chiesa sinodale. “La missione comincia
con l’uscire da se stessi”, diceva dom Helder Camara.
Il
cambiamento epocale che stiamo vivendo
ci propone nuove sfide che devono essere affrontate con questi atteggiamenti
proposti dal Papa . E’ sentirci tutti
missionari, è spendere la vita per
il Signore e per la missione. E’ sentire la gioia di godere delle piccole
cose e di guardare sempre più all’
essenziale, è partecipazione al banchetto dove si fa festa, perché regna la
gioia, la condivisione, la giustizia e la fraternità. E’ amare il posto dove
siamo e mettersi in ascolto di quei segni , spesso semplici e nascosti, che
fanno parte della nostra quotidianità.
E’ avere uno sguardo missionario sempre attento al mondo in cui viviamo, alla nostra vita, al nostro
contesto, alle situazioni in cui ci
troviamo… E’ un richiamo alle nostre comunità per essere lievito nella pasta del mondo, di
questo mondo. Questa è la sfida missionaria di oggi per TUTTI noi!
Celebrando la giornata
missionaria, non possiamo
dimenticare date molto significative e importanti che vengono a inserirsi in
questo contesto ecclesiale. Sono figure
e testimoni che hanno donato la vita sul campo missionario, che hanno creduto
nel sogno missionario, che fanno parte di un cammino missionario che non va
dimenticato, perché diverse vocazioni sono sorte e si sono fortificate anche attraverso la conoscenza della
loro vita e del loro profilo missionario.
Con il Papa anche noi
invochiamo “Maria stella della nuova evangelizzazione” e chiediamo al Signore,
in questo tempo così complicato e difficile di ravvivare il nostro impegno
missionario, di aiutarci ad aprire il nostro sguardo per cercare orizzonti più
ampi, affinché anche la nostra preghiera
diventi più missionaria, così da “trasformare” con il nostro impegno, le gioie e le speranze, le tristezze
e angosce di tutto il mondo. Questa è la
sfida per un rilancio di una chiesa missionaria.

betania: un'icona
I Vangeli ci parlano di
innumerevoli persone che incontrano Gesù, che in qualche modo entrano in
contatto con Lui: si parla di folle. Spesso, però, emergono persone che vengono
identificate con volto e nome, a volte anche paternità e luogo di provenienza. Tra tanti, alcuni sono indicati come
discepoli. Tra questi, uno è indicato come il
discepolo che Gesù amava e che
possiamo forse individuare nell’autore del quarto vangelo: Giovanni.
C’è
un altro che, proprio nel vangelo di Giovanni, viene indicato come l’amico di Gesù: si tratta di Lazzaro di
Betania, che aveva due sorelle, Marta e Maria.
Di
loro si dice: «Gesù voleva molto bene a
Marta, a sua sorella e a Lazzaro» (Gv. 11,5)
I
Vangeli di Luca e di Giovanni ci danno notizie di tre circostanze in cui Gesù
viene ricevuto da questa famiglia di Betania. Ogni racconto ci permette di
contemplare incontri intensi, carichi di significati, di avvenimenti, di
insegnamenti. Da questi tre fratelli Gesù è accolto con gioia, con generosità,
con amicizia, con fede, con amore; nella loro casa, egli è veramente il Signore
e il Maestro, il Cristo, il Figlio di Dio, l’Amico.
Betania, dunque, non
indica per noi unicamente un paese a est di Gerusalemme. Betania è per noi un’icona.
Icona indica un’immagine carica di
significati e di simboli, un’immagine a cui fare riferimento, con la quale
entrare in contatto, in dialogo, perché in qualche modo è viva, ci parla,
suscita venerazione e provoca alla conversione.
Prendiamo
in considerazione qualche aspetto di quest’icona,
che illumini la nostra vita di cristiani, cioè di discepoli del Signore Gesù,
di membri della Compagnia Missionaria del S. Cuore, che desiderano crescere
nell’amicizia con Lui e diventare, in qualche modo, lo strumento attraverso cui
altri possano entrare in questa amicizia che colma di vita vera.
A Betania, incontriamo una famiglia
di fratelli; stranamente, non si tratta di una famiglia composta da moglie,
marito, figli, ma di fratelli.
Gesù, nella loro casa, è al centro
dell’attenzione; è colui che è atteso e accolto con gioia e con amore; è colui
per il quale si prepara un banchetto, chiamando altri invitati. Soprattutto in Gv 12, 1-8 viene presentata una grande festa, perché in quella famiglia la vita
è stata trasformata dalla risurrezione di Lazzaro. Sembra un banchetto di
nozze: anche le nozze sono un avvenimento che trasforma la vita.
La cena organizzata a Betania
precede immediatamente il racconto dell’ultima cena.
L’Eucaristia, la cena di Gesù a cui
noi partecipiamo, è un banchetto di nozze, dove la comunità cristiana è la
sposa e Gesù è lo sposo. La comunità cristiana-sposa di Gesù è composta di
figli di Dio, resi tali dal Battesimo: una famiglia di fratelli e sorelle, che
accolgono Gesù, lo ascoltano, lo amano, credono in lui, gioiscono per la sua
presenza e il suo amore che danno vita.
Nella casa di Marta Maria e
Lazzaro, Gesù è lo sposo di una comunità di fratelli, che vuole condividere con
altri la grande ricchezza che egli dona.
Guardiamo
a questa famiglia di Betania con simpatia e forse con un po’ di… invidia: Gesù veniva volentieri nella casa di Marta,
Maria e Lazzaro; loro lo accoglievano con amicizia affettuosa; ci pare di
capire che Egli era sempre atteso, desiderato; qualche volta lo hanno mandato a
chiamare.
Un
giorno in cui Gesù era lontano, perché perseguitato in Giudea, Marta e Maria
gli mandarono un doloroso messaggio: «Il tuo amico è malato». Stranamente, Gesù
non si affrettò e quando venne a
Betania, Lazzaro era già nella tomba da quattro giorni! (Gv 11, 1-44)
Ci sorprende molto questo
comportamento di Gesù; ma erano amici o no? Le due sorelle avevano avuto
speranza proprio in questa amicizia: «Il tuo amico è malato»! E siccome
l’amicizia si riconosce dalla sincerità, Marta glielo dice chiaro, quando arriva:
«Se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto». Gesù incassa il
rimprovero – che poi gli sarà ripetuto anche da Maria - … e chiede a Marta
un’amicizia ancora più profonda, ancora più sincera, più incondizionata.
«Io
sono la risurrezione e la vita; chi vive e crede in me non morirà. Credi
questo?»
Che
domanda straordinaria Gesù rivolge a questa donna, nell’ora di un dolore tanto
grande! E come ci appare straordinaria questa donna che, di fronte a quella
morte che nega ogni speranza e smentisce ogni fiducia, riesce a professare una
fede invincibile:
«Io credo
fermamente che tu sei il Cristo il Figlio di Dio
che viene nel mondo»
In
tutto il tempo di Avvento, nelle varie preghiere e celebrazioni, sentiamo
parlare di Gesù, il Messia, il Salvatore, come di Colui che deve venire, Colui che viene. Proprio in riferimento
a Betania, nei Vangeli di Luca e di Giovanni, si parla di Gesù che viene, e Marta, nella sua professione di
fede, dichiara che Gesù è il Figlio di Dio che viene.
Da
quando si è fatto carne nel seno di Maria, Egli è Colui che viene. È uscito dalla casa di suo Padre – possiamo dire
che stava da Dio! – non per andare in
qualche posto, ma per venire: questo
significa che il luogo dove noi siamo è la sua meta. Dunque chiede di essere
atteso e accolto, con gioia, come a Betania. Chiede di essere atteso e accolto,
anche quando pare che venga in
ritardo. Egli viene, per sempre viene. Perciò celebriamo ogni anno
Natale. Ma ogni giorno Egli viene.
Nella nostra vita.
È
Colui che era, che è e che viene. Non
è un Dio immobile. E dunque non ha bisogno di discepoli immobili. Compagnia
Missionaria significa “persone che condividono la vita (letteralmente il pane) e sono inviate”. E anche quando
il corpo non può andare e venire, il cuore e la mente non possono fermarsi.
Quante
volte, in situazioni problematiche, in momenti di difficoltà o di sofferenza,
sentiamo qualcuno chiedersi – e forse anche noi ce lo chiediamo -: “Dov’è Dio?”.
Forse
semplicemente guardandoci attorno o riflettendo sulla nostra fede – e quando
proclamiamo il Credo nella celebrazione eucaristia -, ci chiediamo: “Ma dov’è?
Davvero pensa a noi? È interessato a noi?”.
Quando
Gesù di Nazaret entrava nella casa di Marta, a Betania, lei, sua sorella e suo
fratello credevano di accogliere in casa il “Figlio
di Dio che viene nel mondo”. Egli stesso, nell’ultima sera con i suoi
discepoli, dirà a Filippo: “Chi ha visto me, ha visto il Padre, Dio”. Nel suo
volto, nei suoi gesti, nelle sue parole possiamo vedere e ascoltare Dio e il
suo amore.
Ancora
a Natale celebriamo la festa di Dio che
viene ad abitare in mezzo a noi. Dal giorno in cui il suo amore lo ha
condotto a chiedere a una fanciulla di Nazaret, Maria, fidanzata di Giuseppe,
di offrirgli un corpo, di essergli madre, dal giorno in cui ha chiesto a
Giuseppe di accoglierlo nella sua casa, di fargli da padre, il Figlio di Dio,
uguale al Padre, è diventato uno di noi,
Dio con noi, Dio per noi. Solo perché ci ama e ci chiede di somigliargli.
Da
allora, dove sono un uomo, una donna, un bambino, povero o ricco, felice o
sofferente, debole o potente, importante o sconosciuto, là Egli è. Oggi, in
mezzo a noi, dentro la nostra famiglia, dentro tutte le situazioni della nostra
vita, là dove c’è guerra e dove si lavora per la pace, dove c’è ingiustizia e
sopruso e persecuzione, dove c’è accoglienza e solidarietà, dove l’umanità
crede e dove lo ha dimenticato, là Egli abita, vive, gioisce e soffre; là Egli
dona solo amore; chiede solo amore. Per questo viene come povero: un Bambino è
assolutamente povero, bisognoso di tutto, suscita tenerezza e amore; venendo
come Bambino ci converte all’amore.
Questo
Bambino, debole, povero, è il segno che Dio è con noi: Egli è Dio potente, è
Principe della Pace, oggi, per noi, per
il mondo. Chiede ospitalità nella nostra carne umana, come la chiese a
Maria.
Oggi, per il
mondo, può essere Natale, attraverso di noi.
Nell’Eucaristia
Egli viene ancora nella debolezza del Pane, Dio con noi.
Tutto il
dolore del mondo ha bisogno solo di Lui.
E della
nostra casa della Compagnia Missionaria, se è una Betania.

perdersi per poi ritrovarsi
Molti lettori che ricevono
IN DIALOGO mi conoscono e evito così di fare qui la mia biografia, ma
semplicemente condividere quelli che sono state le tappe più importanti della
mia vita.
Nata nel
maggio del 1965 e cresciuta nella piccola e bellissima realtà del mio paese
Corbanese di Tarzo credo di aver vissuto una vita come tante altre, fatta di
un’infanzia come quelle che si vivono nei piccoli paesi: casa, scuola e
famiglia. Una famiglia allargata fino poco dopo le superiori perché con noi
c’erano i nonni paterni e due zii; una famiglia che da sempre lavora la terra e
vive di quel lavoro fatto di molti sacrifici. Poco tempo per lo svago, poco
tempo per ferie vere e proprie…il lavoro della terra da parte dei miei genitori
non ha mai lasciato a tutti noi molti spazi alternativi; l’unico svago nella
mia infanzia era il ritrovo alla domenica pomeriggio presso la nostra scuola
materna del paese dove la preziosa presenza delle suore ci ha sempre garantito
un po’ di gioco domenicale.
Ho frequentato in paese le
scuole materne ed elementari per poi andare a Tarzo, nostro comune di
residenza, per le medie…il resto del tempo a casa; niente di speciale. Poi si
tratta di scegliere cosa fare, ho scelto di fare le scuole magistrali a
Vittorio Veneto a 8 chilometri da casa e nel frattempo la presenza ancora di una
piccola comunità di suore in paese ci dava, a noi ragazze soprattutto, la
possibilità di fare qualcosa di alternativo o comunque ci spronava a impegnarci
un po’ ; il servizio più continuativo
nel tempo è stato cantare nel coro animato da suor Maria Chiara, deceduta ormai
da diversi anni, che per molto tempo ci ha tenuto impegnate.
Discernere per fare luce
Per quanto piccoli possono
essere i servizi che svolgiamo nella vita, se ci si fa attenti, cominciano a
mettere dentro delle domande: che senso ha questo? Come posso rendermi utile?
Cosa posso fare per rendere questo mondo più bello? Sono iniziate in me le
mille domande che non ti danno pace, che ti tormentano dentro finché sento il
bisogno di qualcuno che inizi ad ascoltarti profondamente che ti aiuti a
discernere e a fare luce. Sono approdata alla Compagnia Missionaria del S.
Cuore grazie alla guida preziosa di p. Sandro, dehoniano allora presente nella
comunità di Conegliano con cui è iniziato un vero e proprio cammino di ricerca
e di verità interiore. Non volevo visibilità esteriore, non volevo essere
diversa da altri/e volevo solo dare concretezza alla mia ricerca interiore.
Volevo mantenere la dimensione laicale ed ero affascinata dalla spiritualità
dehoniana che piano piano ho iniziato a conoscere così sono approdata nel 1991
a Bologna dove tutt’ora c’è la sede centrale. Ho frequentato la teologia e ho
iniziato i primi impegni nelle parrocchie nell’ambito pastorale. Ho lasciato la
mia amata terra nell’ottobre del 1991 ma spesso comunque ero dai miei che per
diverse circostanze avevano sempre bisogno di qualcosa. Nell’ottobre del 1995
proprio a Corbanese dove sono stata battezzata e dove ho ricevuto il dono della
fede ho emesso i primi voti nella Compagnia Missionaria. Da lì in poi sono
rimasta in sede a Bologna per ben 16 anni dove ho prestato servizio in diverse
realtà parrocchiali soprattutto lavorando con il mondo giovanile, un mondo
bello, complicato, ma affascinante
che un po’ mi manca. Ho frequentato in quegli anni l’istituto per formatori che
mi ha offerto diversi strumenti per poter accompagnare, ascoltare e aiutare a
discernere le difficili scelte della vita. Ho ascoltato e accompagnato diverse
persone nei loro cammini travagliati e a volte contorti delle loro vite e sono
stati percorsi belli; quando una persona ti consegna, attraverso un dialogo
sincero e aperto, la sua vita ti consegna il tesoro più prezioso che ha ed è la
propria interiorità di fronte alla quale c’ è solo una grande rispetto e
profonda discrezione.
Sono stata formatrice all’interno del mio
istituto: cioè chiamata ad accompagnare da vicino il cammino di chi si pone, si
è posto la domanda della scelta di vita; un servizio non facile e non poco
impegnativo ma importante!
Poi lo spostamento nella
piccola fraternità di Brugherio, in provincia di Monza, per un servizio a tempo
pieno nella comunità pastorale formata da quattro parrocchie, noi eravamo nella
parrocchia più grande a san Bartolomeo. Subito sono stata coinvolta nella
grande realtà dell’oratorio con un’attenzione particolare ai ragazzi/e ed al
mondo giovanile e in più ho seguito e accompagnato un bel gruppo di famiglie
nel loro cammino di fede.
Sono rimasta in questa
realtà della Brianza impegnandomi in diversi ambiti parrocchiali per più di 10
anni e sono stati anni ricchi di incontri di ogni genere e quando le relazioni
sono belle, significative, profonde, rimangono tali al di là della distanza. Le
esperienze più significative sono state certamente gli incontri con la realtà
del mondo giovanile che tanto mi ha dato e tanto mi ha insegnato, le estati
passate in oratorio estivo con i bambini di prima e seconda elementare (una
media di 200 bambini e loro educatori): 5 settimane super impegnative in tutti
i sensi dove i problemi non sono mai mancati ma belli, potrei scrivere molto su
ognuna di queste esperienze perché quando si vive intensamente un’esperienza
scopri che ogni sfumatura meriterebbe una pennellata speciale di
attenzione. Ciò che rimane, ed è la cosa
più importante, portare nel cuore le tante persone incontrate con le loro
storie.
Quando la vita ti mette alla prova
Poi sono successe diverse
cose: nel 2020 ci ricordiamo tutte la drammatica situazione della pandemia dove
tutto è stato chiuso, e nessuna attività si poteva fare, tutti chiusi nelle
nostre case!
Nel frattempo, mia mamma
comincia ad ammalarsi sempre più e io durante i mesi di chiusura attività sto
con lei e sono ancora con lei da quel febbraio 2020.
Poi a Brugherio abbiamo
avuto diverse circostanze che ci hanno portato a fare delle scelte non sempre
facili: la morte di alcune missionarie: Ausilia, Lucia Maistro e Cecilia, la
decisione di Paola di lasciare questa realtà ci hanno fatto decidere di dover
chiudere questa nostra presenza in questo territorio.
Qual è la mia situazione
attuale? Dal 2020 sono rientrata nelle mie amate colline dove le circostanze
della vita mi hanno riportato a questa realtà…ci sono cose e situazioni nella
vita che capitano e non si scelgono; la malattia di mia mamma non è una scelta;
è un dato di realtà che bisogna vivere, è facile no! Per niente! Cerco di amare
e di vivere nel migliore dei modi questa situazione perché o vivi o subisci,
beh cerco di dargli un senso il più evangelico possibile! Cerco di vivere ogni
giorno quello che il nostro statuto ci indica come via maestra:
“ Fare comunione
con i fratelli significa soprattutto "perdersi" per ritrovarsi in
Cristo e farsi con Lui ascolto, disponibilità, dolcezza, rispetto, ponte di
incontro, forza unitiva…con le sorelle e i fratelli di ideale, con i familiari
e con tutti gli uomini…La nostra povertà, vissuta alla sequela di Cristo, ci
chiede uno stile di vita veramente povero nei desideri e nelle manifestazioni
concrete, in ciò che è apertamente controllabile e in ciò che solo Dio sa
cogliere.
Anche la vita di
povertà è voluta e attuata per servire l'amore. Perciò in spirito di povertà e
per favorire la carità: a) ci manterremo nella fatica di tutti, evitando
l'evasione dagli obblighi comuni e ogni forma di privilegio. Questo ci chiede di svolgere anzitutto con
onestà, dedizione e competenza il lavoro e le mansioni affidateci; b) vivremo la solidarietà con i fratelli più
poveri. L'aver scelto di essere più vicini a Cristo, venuto per evangelizzare i
poveri, ci chiede di accogliere nella nostra vita il grido delle loro necessità
e di calarci nella semplicità e nell'indigenza della loro situazione; c) condivideremo, a cominciare da chi ci è più
vicino: il nostro tempo, le possibilità dell'intelligenza, la capacità di amare
e di farsi amare, la gioia dell'amicizia e gli stessi beni materiali.
Il rimanere al
proprio posto, con serenità di spirito e di volto, anche quando è necessario
molto sacrificio, il saper vedere ciò che deve essere fatto per prevenire la
preoccupazione e fatica altrui, è un buon esercizio di povertà materiale e
spirituale. Accetteremo con serenità la povertà dei nostri
limiti personali, familiari, comunitari e sociali, per servire Dio e i fratelli
secondo le possibilità ricevute (Cfr.Mt.25,14-30). Così vivremo aperte alla
beatitudine evangelica di coloro che soprattutto in Dio ripongono le risorse
del loro coraggio e della loro speranza”….
Cerco nel mio quotidiano
di vivere tutto questo come mi è dato in questo momento prestando assistenza
h24 a mia mamma, mi godo il mio territorio passeggiando quando è possibile,
coltivo le belle amicizie, cerco di vivere la mia vita di preghiera come si
può. I desideri e i sogni sono tanti ma spesso nella vita vivi quello che la
vita ti presenta nel piatto: non sempre si può scegliere il “menù”!!
