Entro
nel silenzio: del corpo
(cerco una posizione in cui stare comoda, ma concentrata e ferma), della mente,
del cuore, della bocca.
Prendo
consapevolezza della presenza di Dio, che vuole parlarmi e invoco lo Spirito
Santo.
Leggo
attentamente il brano. Se siamo in gruppo una persona proclama la
Parola:
Gv 8, 1-11
In
silenzio rileggo, cercando
di cogliere, anche sottolineando, le
parole o frasi che attirano la mia attenzione, che suscitano un sentimento di
commozione, di gioia, di timore, che provocano perplessità, incomprensione…
Per
cogliere il significato di alcune frasi o parole, è utile andare a leggere ciò
che precede il brano che voglio meditare, o cercare in altri brani frasi
simili. Si tratta di leggere la Bibbia con la Bibbia.
È
molto utile entrare nell’episodio
descritto, fare la composizione del
luogo: immaginare il posto, al situazione, le persone, l’avvenimento che
viene narrato, e porre me stessa all’interno del racconto, trovare il mio
ruolo; posso identificarmi con uno dei personaggi presenti, comunque è
importante coinvolgermi in ciò che
leggo.
Medito. Se siamo in gruppo, una persona può
suggerire alcuni spunti di meditazione.
vv.
1-2: … si recò di nuovo nel tempio…. e si mise
a insegnare loro.
Nel tempio di pietra, Gesù che è il vero
tempio in cui Dio si rivela, insegna. Lui stesso, Parola fatta carne, è
l’insegnamento: la sua persona, le sue parole, i suoi genti.
vv.
3-4: … una donna sorpresa in adulterio…
L’adulterio era punito con la morte, perché
considerato come un omicidio. Tradire l’amore significa uccidere. Il Dio della
Bibbia considera adulterio il peccato di idolatria, perché Egli si considera e
si comporta come lo Sposo del suo popolo, ma il popolo amato tradisce Dio/Sposo
seguendo i propri idoli. Storia che si ripete sempre, anche nella nostra vita.
Il peccato, ogni peccato è adulterio, perché ogni peccato è idolatria. Come
Israele, noi cristiani e tutta la Chiesa siamo adulteri. Meritevoli di morte.
vv. 6: … Gesù si chinò e si mise a scrivere con il dito per terra.
Per due volte, in questo brano,
l’evangelista nota che Gesù, in silenzio, si china a scrivere per terra, cioè
sulle pietre del pavimento del tempio.
Sono presente a questa scena e osservo Gesù
e coloro che lo interpellano, e la donna là in mezzo… e Gesù che scrive sul
pavimento… Che cosa mi dice questa scena, questo gesto di Gesù?
Quando Dio dà la legge a Mosè, scrive con
il suo dito sulle pietre. Scrive una legge che è atto di amore perché il popolo
viva; è alleanza di amore con il suo popolo. I profeti, constatando l’adulterio
del popolo, avevano annunciato un tempo in cui Dio avrebbe scritto la legge non
più sulle pietre, ma nel cuore di carne dell’umanità. Il cuore di carne su cui
è incisa perfettamente la Parola del Padre è il Cuore di Gesù. Se non siamo
uniti a Lui dallo Spirito, i nostri cuori restano di pietra. Possiamo
immaginare che forse Gesù, sulle pietre del tempio, scrivesse il pieno
compimento della legge: l’amore.
vv.
7-9: Chi di voi è senza peccato…
Ci poniamo una domanda: se la donna era
adultera, con quale adultero aveva commesso adulterio? Se era stata sorpresa in
adulterio, dunque era stata sorpresa con un uomo.
Ma era più facile condannare solo lei. E
sono solo uomini quelli che la accusano. Non si parla di marito, eppure era il
marito che decideva la morte della moglie.
Ciò che è in ballo, ciò che interessa a
scribi e farisei – esperti e osservanti della legge – è mettere alle strette
Gesù, coglierlo in fallo, dimostrare ai presenti che è un impostore. Se dice di
applicare la legge, che prevede la morte violenta, allora smentisce tutti i
suoi insegnamenti sulla misericordia. Se dice di non ucciderla si mette contro
la Legge di Mosè, è un bestemmiatore.
Osservando la scena, non è possibile
riconoscere il marito della donna, ma vediamo Gesù, il vero Sposo di Israele,
della Chiesa, dell’umanità. E vediamo la donna, immagine di Israele, della
Chiesa, dell’umanità, che ignora, dimentica, tradisce l’amore dello Sposo.
È Gesù lo sposo, il giusto senza peccato,
che può condannare l’adultera. E può condannare anche coloro che la accusano,
perché nessuno è giusto davanti a Dio e il giusto pecca sette volte al giorno:
così dice la Scrittura. Ma Gesù non è venuto a condannare; è venuto a salvare
l’una e gli altri. Ciò che gli sta a cuore, perché si salvino, è che prendano
coscienza di essere peccatori e dunque tutti bisognosi della sua salvezza, del
suo amore.
E infatti uno per uno se ne vanno. Nessuno
è senza peccato.
E resta Gesù solo con la donna, là in
mezzo. “La misera e la misericordia” scrive Agostino di Ippona. Prima era in
mezzo al cerchio degli accusatori. Ora è in mezzo al cuore misericordioso di
Cristo: al centro della sua attenzione amorosa. Gesù ha rivendicato e manifesta
in modo sublime la sua identità e la sua missione di Sposo.
vv.
10-11: Gesù si alzò…. “Neanch’io ti condanno. Va’
e d’ora in poi non peccare più”.
Sorprende e commuove questo gesto di Gesù,
che si alza in piedi davanti a questa donna, disprezzata perché adultera. E la
chiama “donna”, come chiama sua Madre, la samaritana e Maria di Magdala.
“Donna” cioè icona di Israele e dell’umanità, sposa amata da Dio.
Alzarsi in piedi davanti a qualcuno significa
onorarlo, rispettarlo. È ciò che fa Gesù davanti a ogni peccatore: non ci
disprezza, non ci umilia. A volte, anche quando facciamo il bene siamo capaci
di umiliare la persona che pure aiutiamo. Gesù, invece, ci rispetta, ci onora,
perché in ogni peccatore egli riconosce l’immagine e somiglianza del Creatore,
l’impronta del Padre nei figli, il volto sfigurato della Sposa.
Davanti al peccatore, davanti all’adultera,
Gesù non ignora la gravità del peccato, non la sminuisce, non dice: In fondo
che male c’è? Passiamoci sopra, tanto lo fanno tutti…
Il peccato ferisce, umilia la sposa di Dio,
deforma, uccide i figli del Padre, quindi umilia e ferisce il Cuore del Padre e
il Cuore del Figlio Unigenito. Ma Gesù è venuto proprio, con la sua morte e
risurrezione, a risuscitare il peccatore dal male, a salvarlo, a vincere il
peccato.
E allora “Nessuno ha potuto condannarti,
Donna. Neanch’io, il Giusto, ti condanno, perché la mia giustizia è salvezza.
Accogli il perdono, rinunciando d’ora in poi al tuo peccato”.
L’adultera è rigenerata sposa. Icona della
speranza di Dio sui peccatori.