Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
La COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede centrale a Bologna, ma è diffusa in varie regioni d'Italia, in Portogallo, in Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.
News
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09 / 08 / 2024
Agosto 2024
Edvige Terenghi, amministratrice centrale, visita i gruppi in Mozambico....
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09 / 08 / 2024
Agosto de 2024
Edvige Terenghi, administradora central, visita os grupos em Moçambique....
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09 / 08 / 2024
Agosto de 2024
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09 / 08 / 2024
19 ottobre 2024
Assemblea italiana, in presenza, a Bologna, e in collegamento online...
essere betania
Carissime/i,
dopo aver celebrato il 10° anniversario della Pasqua di P.
Albino, abbiamo iniziato il cammino per arrivare alla nostra X Assemblea
Generale Ordinaria che realizzeremo nel prossimo mese di luglio. Vogliamo
che la stessa sia uno spazio fraterno di riflessione e decisione, guidato dallo
Spirito Santo perché la CM risponda con fedeltà al volere di Dio nella realtà
attuale, in ogni luogo dove siamo presenti.
Il
tema: Essere Betania: spazio di
misericordia, adorazione e servizio di amore, è l’invito a rinnovare i
nostri cuori ed i nostri gruppi nello spirito di Betania. Specialmente nella
intimità con Gesù e nella semplicità, vivendo ciascuna/o come Marta, Maria e
Lazaro la stessa esperienza di fraternità.
E come gli amici di Betania dobbiamo avvicinarci a Lui,
circondarlo di tenerezza. Ci dobbiamo avvicinare a Lui con uno sguardo di fede viva, fede ardente che ci santifica. Dobbiamo circondarlo di
santità, vivendo con la massima generosità...
(P. Albino
Elegante)
Come dice bene la preghiera di preparazione,
essere:
Ø spazio di misericordia e
amore;
Ø casa e scuola di
comunione;
Ø luogo di ascolto e
adorazione
Ø vita fatta di tenerezza e
affetto.
Il
mondo di oggi ha sete di incontrare questi spazi di vita per sanare e costruire
nuove relazioni per una società riconciliata, capace di solidarietà e rinnovata
nella speranza.
Assieme al Consiglio Centrale ringrazio i gruppi per
l’invio delle proposte di temi da tenere presenti nella prossima Assemblea.
Incoraggio tutti i gruppi a lavorare sul materiale di preparazione che si
invierà e che sarà destinato alla riflessione ed al discernimento comunitario.
Ricevete
un abbraccio fraterno.
In
comunione.
per l'assemblea generale 2025
Padre, con tuo Figlio Gesù,
desideriamo essere e vivere oggi con Marta, Maria e Lazzaro
lo spirito di Betania.
Betania:
- spazio di misericordia e amore;
- casa e scuola di comunione;
- luogo di ascolto e adorazione;
- vita fatta di tenerezza e affetto.
Padre, ti chiediamo di vivere:
come Marta, per servire con gioia ,
come Maria, per ascoltare la Parola,
come Lazzaro, per vivere l'amicizia.
Padre Santo, per mezzo dei santi fratelli,
ti affidiamo la nostra X Assemblea Generale ordinaria,
affinché possiamo prepararci ad accogliere la luce e la grazia dello Spirito.
Maria, Madre, Guida, Custode e Direttrice Generale e Perpetua,
accompagni e rafforzi il nostro cammino. Amen.
camminare in una vita nuova
L’amore di
Dio si concretizza nello stipulare con gli uomini l’Alleanza con la quale egli
impegna la sua benevolenza, la sua attenzione, la sua onnipotenza … Una Alleanza stipulata nel sangue di Cristo, dove Dio va molto al di là degli orizzonti umani
dell’assistenza, della collaborazione … Stabilisce con l’uomo una relazione
intimissima, sponsale, definitiva, eterna. Una Alleanza che riporta lo spirito
umano nella situazione originaria. Per questo può essere definita atto
“grandioso”, atto “superlativo”, atto tagliato sulla misura delle “capacità infinite” di Dio.
Il profeta
Davide aspirava proprio a questa “ricreazione” quando pregava:”Crea in me, o Dio, un cuore puro; rinnova in me uno
spirito saldo” ( Salmo 51,12).
Questo atto
“ricreativo” avviene mediante la morte di Cristo per amore. E’ talmente
sconvolgente questa rinascita dell’umanità alla grandezza di Dio, che ci vuole
la morte e la risurrezione dello stesso Figlio di Dio per realizzarla.
Un segno
dell’azione onnipotente di Dio, lo possiamo intravedere in due fatti che accompagnano l’episodio storico della morte e
risurrezione di Cristo, fatti che sono più incisivi sulla sensibilità dello spirito umano:
“ Gesù, emesso un alto grido, spirò. Ed ecco il velo del
tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si
spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi risuscitarono” (Mt:
27,50 – 52).
“Passato il sabato, all’alba del primo giorno della
settimana, Maria di Magdala e l’altra Maria andarono a visitare il sepolcro. Ed
ecco che vi fu un grande terremoto: un angelo del Signore, sceso dal cielo, si
accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era
come la folgore e il suo vestito bianco come la neve. Per lo spavento che
ebbero di lui, le guardie tremarono tramortite” (Mt. 28,
1 – 4).
Dunque, la Nuova
Alleanza è una nuova creazione,
un nuovo inizio di vita, a partire dalla risurrezione del crocifisso e della
nostra incorporazione nella morte e nella risurrezione di Gesù.
“Quanti siamo stati battezzati in Cristo
Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte. Per mezzo del battesimo siamo
stati sepolti insieme con Lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato
dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare
in una vita nuova. (Rom.
6,3 – 4).
Figura centrale di questa “vita nuova” è il Crocifisso,
espressione plastica:
· Dell’amore
di Dio che si dona sino alla fine e che questo amore-misericordia onnipotente
ricostruisce l’umanità nella sua prima purezza;
· Della
necessità che noi abbiamo a rassomigliarli nella generosità e nel coraggio.
“Pensate attentamente, fratelli, a colui che ha sopportato
contro di sé una così grande ostilità dei peccatori – leggiamo
nella lettera agli Ebrei – perché non vi
stanchiate e perdiate d’animo. Non avete ancora resistito fino al sangue nella
vostra lotta contro il peccato” ( Eb. 12, 3 – 4 ).
Difatti
anche dopo il battesimo noi rimaniamo fragili, pur avendo la possibilità
e la grazia di vivere una vita nuova. Siamo sotto il peso della
fragilità “storica”, sotto il condizionamento della “carne”…
Caratteristica
fondamentale della Nuova Alleanza è che
è Dio stesso a istruire, a muovere, a riscaldare, ad animare, a riempirci di
entusiasmo e di buona volontà.
Nasce in
noi la spontaneità della risposta, spontaneità che non è superficiale, di
occasione, condotta dalla improvvisazione e dalla emotività … Si concretizza,
prevalentemente e con entusiasmo in quelle espressioni di donazione e di
servizio che già costituiscono l’intelaiatura del proprio essere nella Chiesa,
la “strada maestra” del proprio andare verso Dio e i fratelli …
Ø Si tratta di trascinare nel proprio
impegno tutto se stessi: con la propria posizione spirituale, ecclesiale,
sociale, familiare, di lavoro..
Ø Si tratta di accertarsi, volersi bene,
valorizzarsi nell’amore, accettare i propri limiti, i propri difetti, il
proprio temperamento, la propria salute, i propri tempi …
Ø Si tratta di arrivare a modificare le
nostre abitudini nel vedere, nel considerare, nel valutare … le persone e le
realtà che i circondano. Tutto è da Dio. Lo sono anche i miei fratelli e le mie
sorelle. Anche loro sono stati redenti con il sangue di Cristo con la sua morte
e risurrezione. E sono attualmente anche loro amati da Dio.
E Dio come vuole me salvo e santo, vuole salvi e santi pure
loro.
Quanto
diventa bella la mia vita e come si apre alla gioia, quando nella pazienza e
nella speranza cerco di farmi servitore di Cristo morto e risorto!
(dagli
scritti di p. Albino)
essere betania, spazio di misericordia
Ritiro di
maggio 2024 dei gruppi Cile e Argentina
Dal Vangelo
secondo San Giovanni (Gv, 11, 32 – 36)
“Quando
Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi
dicendogli:” Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!”.
Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano
venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: “Dove lo
avete posto?”. Gli dissero: “Signore, vieni a vedere!”: Gesù scoppiò in pianto.
Dissero allora i Giudei:” Guarda come lo amava!”.
Questa riflessione è soprattutto un invito, per
noi consacrate, a recuperare e rivedere il palpito, il battito del cuore delle
nostre comunità, della nostra missione e di questo mondo pieno di
disumanizzazione.
Betania,
casa del Cuore,
dove palpita l’umanità, la vita, ciò che ci identifica pienamente e giustifica
il fatto che siamo e viviamo dentro questo nostro mondo. Qualcuno afferma che
la radice della parola cuore viene da “saltare”; forse perché il cuore batte
continuamente (salta). Quando non batte più, non pulsa più…quando il cuore non
“sente” più, non si appassiona più allora il cuore o è malato oppure non sta
bene.
Cuore: ha relazione con altre
parole come concordare, spaventarsi, ricordare, pulsare, vulnerabilità,
intuire, battere all’unisono con un’altra persona; a che vedere anche con discordia. Anticamente si
credeva che nel cuore c’era la fonte dei sentimenti dei nostri affetti, della
nostra memoria. Adesso lo relazioniamo specificatamente con la volontà e il
luogo dell’opzione della vita.
Umanità: parola tanto forte quanto
fragile! E ci dice tanto: bellezza, misericordia, compassione, bontà, però
anche miseria, debolezza. Dicono coloro
che si intendono di etimologia, che ha qualcosa a che vedere con “humus”,
terra, suolo, terreno… è una relazione che ci ricorda il fatto di essere
creature, che formiamo parte del congiunto di tutti gli esseri umani che
abitano la terra.
Tra i sinonimi che incontriamo di umanità possiamo
includere: condizione umana, benevolenza, bontà, clemenza, comprensione, pietà,
misericordia, carità, cuore, capacità di sentirsi solidali, affetto,
compassione verso le persone, disumanità, corpo umano, fragilità, debolezza,
proprie dell’umanità. Nello scrivere tutti questi sinonimi risuona nel cuore la
parola Incarnazione. Gesù, il Signore, ha assunto questa nostra umanità con
tutte queste caratteristiche. “Il Verbo si fece carne e ha posto la sua dimora
tra noi e noi abbiamo visto la sua gloria” (Giov. 1, 14).
Che cosa
dice Betania al nostro cuore, alla nostra passione, alla nostra umanità, alla
nostra persona, alle nostre comunità, alle nostre relazioni? Alcune intuizioni:
Sentirsi corresponsabili per umanizzare di più.
Gesù ci coinvolge tutti in Betania per risuscitare Lazzaro e a qualcuno chiede
di togliere la pietra, ad altri di sciogliere le bende…Come possiamo crescere
in una corresponsabilità che ci faccia togliere, a tutte e a ciascuna, il
meglio di sé stessa per contribuire alla vita, affinché entri la luce nelle
nostre relazioni umane, aiuti a costruire comunità che camminano, libere da
bende, al ritmo dello Spirito?
La donna a BETANIA umanizza, cioè, dà a questo
racconto evangelico un tocco di realismo umano quando affrontiamo con
turbamento situazioni di morte, quando davanti a situazioni difficili
reclamiamo apertamente e diciamo a Dio: “Se tu fossi stato qui…”. Quanti “se tu
fossi stato qui…” abbiamo dentro il cuore e poco lo dialoghiamo, lo affrontiamo
nella preghiera… Gesù, davanti a Marta, non sembra rimanere male del
rimprovero, anzi sembra voglia abbracciarla per condividere con lei il dolore
fatto protesta e trasformarlo in fiducia, affinché possa far emergere da lei la
sua fede profonda: sì, Gesù è la vita, e se Lui adesso è ancora lì, Lazzaro
avrà di nuovo la vita.
Dare spazio al femminile è darci l’opportunità,
tra noi fratelli e sorelle, di dire le nostre contrarietà, di parlarne con
apertura, decisione, però come Marta, aperti a quanto l’Altro, gli altri, mi
propongono e mi aiutino a vedere le cose in distinte maniere.
Maria, sua sorella, ci rivela un’altra realtà
molto umana, la necessità della compagnia, della consolazione; lei giudica le
cose in maniera diversa da quella di Marta: rimane in casa, nel suo cuore e dà
un’interpretazione un po’ superficiale a quanto successo. Però la parte
femminile di Maria è quella di rispondere e alzarsi immediatamente davanti alla
chiamata di Gesù, perché solo davanti alla voce dell’Amato è capace di uscire
da sé per consolidare questo processo di fede che richiederà il suo tempo.
Ci umanizza
anche la tenerezza,
la bontà, il trattarci con cordialità, quando ridiamo o piangiamo con il
fratello. Così ha fatto Gesù a Betania, dimostrò la sua vulnerabilità umana
davanti all’amico “che dormiva”. Alle volte sembra che le consacrate e i
consacrati siano persone perfette, forti (dure) che non sentono le difficoltà
della vita, che non si piegano facilmente davanti alle difficoltà oppure non
vogliamo manifestare le nostre debolezze né a noi né agli altri. E’ bello
invece, incontrarci con una persona consacrata generosa, piena di calore umano,
alla quale si può apertamente aprire il cuore sia nei momenti di tristezza che
di gioia.
Il servizio di ungere i piedi ai fratelli ci
umanizza,
perché è un modo che ci pone di fronte alla necessità di chi cammina al nostro
fianco. C’è un gruppo apostolico di laiche che ogni settimana ungono i piedi
stanchi, feriti, dei migranti ospitati in un albergo vicino alla stazione del
treno. Gli occhi, le mani, il sorriso di queste persone che aiutano, riflettono
e comunicano una grande umanità. Nelle nostre comunità serviamo o siamo
serviti? Sappiamo ungere le persone con parole di consolazione, di
comprensione, o al contrario aspettiamo che siano gli altri ad ungerci di
adulazioni?
Sederci a
tavola, condividere la fede e la vita…anche questo eleva il livello della
nostra umanità.
Dopo la risurrezione di Lazzaro, al banchetto
pre-pasquale di Betania, si racconta che stavano condividendo il pasto a
tavola.
Quante tavole abbiamo nelle nostre comunità? In
quale di queste noi condividiamo maggiormente, “condividiamo con” gli altri i
nostri sogni, ciò che abbiamo nel cuore?
Ci umanizza
anche la solidarietà,
la non indifferenza, perché mi sento parte integrale dell’Umanità e perché
questa Umanità è il Corpo Mistico di Cristo lacerato per tante disumanità,
ingiustizia, disuguaglianza. Papa Francesco ci ha invitati ad “essere
misericordiosi e generare misericordia”. La solidarietà nasce da un cuore
misericordioso, che si interessa per alleggerire, anche con piccoli gesti, le
disumanizzazioni che si vivono in tante situazioni di marginalità.
In
definitiva, Gesù ci umanizza. Quando Lui è al centro dei nostri cuori, della
nostra comunità, della nostra missione, allora anche la nostra consacrazione si
umanizza, si fa “carne” si radica nella storia. Lo Spirito Santo realizza in
Lui l’Incarnazione, questo mistero inaudito del suo amore per noi. Si è fatto
uno di noi, ha preso la nostra Umanità.
(
Da: Escuchemos a Dios donde la vida clama
– Conferencia caribena y latinoamericana de religiosos/as – CLAR)
PER PREGARE
· Rdv
e Statuto n. 5, 14
· “Tutti siamo figli. Imparare a vivere insieme
in questo modo…occorre avere un cuore misericordioso, questo è l’obiettivo del
nostro cammino di vita perché la misericordia è di Dio” (Lettera Programmatica)
Quali
attitudini dobbiamo potenziare nei nostri gruppi, in noi stesse, per crescere
nel Cuore dell’Umanità?
Di cosa ha
bisogno la nostra Betania per essere più umana e misericordiosa?
Elisabeth Tiayna Mollo
In preparazione a questo
evento e pensando ai temi da
proporre il nostro gruppo indonesiano CM
ha maturato questa riflessione.
La base della vera gioia è essere consapevoli e credere che Dio ci ama
molto. Dimorare nell'amore di Dio è il modo migliore per sperimentare la gioia
al massimo. La famiglia di Betania si presenta consapevolmente e
volontariamente per vivere insieme in "comunione" con Dio che è
adorato, lodato e glorificato attraverso il lavoro e il servizio nella vita. La
formazione della famiglia di Betania è
dovuta all'amore di Dio, non perché fossero dello stesso sangue, ma per la Sua
volontà. È questa consapevolezza della
forza dell'amore che ogni persona
(Marta, Maria e Lazzaro) diventa un buon sistema di sostegno; sostenetevi l'un
l'altro in ogni situazione, con empatia e ascolto, fidarsi pienamente a Dio e
affidarsi a Lui sopra ogni altra cosa. Questo deve diventare il nostro modello.
La spiritualità e l'offerta
di sé della famiglia di Betania dovrebbero essere una motivazione e uno spirito
importante nella nostra vita, fino a quando non sarà radicata nella nostra
anima, nel nostro lavoro e nel mondo. Equilibrio! La vita di
preghiera/contemplazione e di lavoro reale diventa un vero e proprio
"carattere" che vive nella famiglia di Betania, questo dovrebbe
essere un'ispirazione per noi come Istituto Secolare che ci dedichiamo in mezzo
al mondo per santificare il mondo da dentro. La peculiarità della famiglia di Betania è la "Casa", un luogo
dove ogni persona si riunisce per trovare la presenza di Dio ed esprimere a Dio
ogni lode, gratitudine, necessità, preoccupazione. Perché se la famiglia prega
insieme, rimarrà unita. Insieme, grazie alla comunione, alla fraternità con
Dio, al senso di appartenenza, al sentimento del cuore di Dio, questo rende i
membri capaci di superare ogni difficoltà, nonostante le situazioni di tensione
che si troveranno ad affrontare. Però credono pienamente nell'amore di Dio che è in grado di dare vita
all'anima umana.
La fratellanza della famiglia
di Betania è una fratellanza divina! Non è una normale fratellanza umana.
Questo dovrebbe animare il nostro cammino come Istituto Secolare. La
fratellanza fa piccole cose con grande amore, con amore sincero e
disinteressato, amore per il Signore Gesù. Con questa base, noi CM saremo abilitati da Dio a "partorire"
valori concreti nella vita quotidiana come: Amorevolezza, apertura, accettando gli altri così come sono (malati,
anziani), perdono, premura, compassione, onestà, umiltà, sacrificio e altro
ancora.
Grazie. Grazie
Antonia Theresia Ingi
interrogati dalla complessità del nostro presente
Il 18 maggio 2024, il
coordinamento italiano ha organizzato un incontro di formazione per missionarie
e familiares sul tema della famiglia oggi.
Condividiamo la relazione di padre Bruno Scuccato S.C.J.
che ha svolto il tema con competenza e chiarezza, lasciando anche interrogativi
su cui continuare a riflettere.
Inizio con questo
riferimento evangelico: «Sapete giudicare l’aspetto della terra e del cielo,
come mai questo tempo non sapete giudicarlo? E perché non valutate da voi
stessi ciò che è giusto?» (Lc 12,56-57). Gesù premette alla frase l’espressione
“ipocriti!”.
Lasciamo il contesto in cui
è posto il richiamo di Gesù, che riguarda la sua presenza di messia di Dio non
riconosciuta, non accettata; sentiamo, invece, questa frase molto pertinente al
nostro tempo, al nostro presente che stiamo vivendo, e sentiamola rivolta a noi
chiamati a valutare ciò che accade oggi e a starci dentro “con il cuore”, con
il desiderio e l’impegno di trovare modalità idonee (forse non soluzioni) con
cui affrontarlo. E, diciamolo subito, a noi che viviamo una ben definita
spiritualità dell’amore, della riparazione, della solidarietà con il vissuto
dei nostri contemporanei.
* C’è di mezzo il discernere l’insieme delle
vicende che possono apparire diversificate ma che, se viste nel loro
insieme, vengono a costituire un quadro complesso ma convergente nelle
problematicità che presenta, e che ci coinvolge. Richiede perciò discernimento,
per evitare di stare alla finestra come spettatori passivi, che subiscono gli
eventi, anziché affrontarli in vista di capirli, (capirne le cause, le
dinamiche) e individuare almeno delle piste per dare delle risposte e
trovare, per quanto possibile, il come affrontarli, almeno nei parametri
fondamentali.
*
Il nostro presente è complesso, è carico
di problematiche, di breve o lungo
respiro, di carica emotiva o esistenziale…
Esso
segna, più che nel passato, un cambio epocale in ambito
tecnico-scientifico, geopolitico, ecclesiale, del pensiero, del vissuto
relazionale ed emozionale. Un cambio velocissimo, sovente inatteso, che coinvolge
tutti i settori e, di conseguenza, tutti noi.
Basta
accennare ad alcuni di essi, a partire dall’ultimo fatto: l’impianto nel
cervello di un micro-cip che manda impulsi sulle parti malate e le stimola
per riprendere il sano funzionamento; è un intervento che promette grandi
possibilità di recuperare invalidità fisiche e psichiche, ma che potrebbe
venire utilizzato, in negativo, per manipolare la personalità. Questo ci fa
capire che stiamo vivendo il passaggio dall’umanesimo al post-umanesimo, dove
il nuovo ritrovato tecnico viene ad avere la prevalenza: gestisce
l’interazione, il condizionamento sulla persona, il modo di pensare e di agire.
Cambia, così, l’antropologia: dalla centralità dell’uomo alla centralità
della macchina, dall’umano al post-umano. Pensiamo all’intelligenza artificiale
che viene a competere con l’intelligenza umana.
*
Vediamo, in breve, i principali ambiti:
-
L’ambito bio-etico: le nuove
problematiche etiche che riguardano la vita nel suo iniziare e nel suo
terminare: inseminazione (ovodonazione o semedonazione), gestazione non in utero (in vitro, eterologa,
per procura), affido – genitorialità (a coppie omosessuali), il gender (il
genere non è di natura, ma di scelta), il transgender (sentirsi nel corpo
sbagliato e nel sentire interiore dell’altro sesso), la manipolazione genetica
(con intervento chirurgico e ormonale); il fine vita assistito o procurato
(eutanasia…).
-
Il rapportarsi alle nuove realtà affettive:
coppie separate-divorziate, con nuovi legami; realtà LGBTQI+ (coppie
omosessuali, fluide e loro richieste di omologazione …).
-
L’ambito religioso: la crisi
della fede, il primato del naturale sul soprannaturale, la secolarizzazione, il
primato del soggettivismo sull’oggettività - di conseguenza il relativismo -,
il venir meno della trasmissione della fede, lo svuotarsi delle chiese… La
ricerca di altre espressioni religiose (induismo, buddismo) o almeno di
tecniche meditative (yoga) per coltivare una forma di interiorizzazione, di
spiritualità; una religiosità new age…
*
Come affrontare queste numerose e complesse problematiche, che
necessariamente possono diventare divisive? Come guardarle in ottica della
nostra spiritualità dehoniana? Che cosa esprimono? Come si possono leggere e
sentirle dentro il nostro oggi? Fino a che punto investono anche il nostro
vissuto? Quali risposte dare?
*
Ora ci soffermiamo sulle problematiche che hanno investito la famiglia
(coppie separate, divorziate, con nuove relazioni, i figli, le persone
omosessuali o transessuali che desiderano vivere relazioni di coppia o di
essere riconosciute come famiglia, quindi che può avere o adottare figli…).
La
famiglia ‘naturale’
(uomo/donna) è la realtà da cui sboccia la vita della persona, entro la quale
riceve il primo imprinting, che è veicolo al primo inserimento nella
trasmissione dei valori, anche quello della fede, e nel tessuto della realtà
sociale.
Ha
subito un fortissimo scossone, che l’ha disorientata, con la legge del divorzio:
ha intaccato la sua unità, ha posto in risalto la libertà del singolo sul
valore della indissolubilità del matrimonio, e il modo di intendere l’amore
(prevale la legge o la libertà?). Sono calati i matrimoni religiosi, sia per la
crisi di fede, sia per ciò che comporta una eventuale rottura.
Per cui il timore di vincoli legislativi ha sviluppato
le convivenze, con il rischio – al contrario - di non godere dei diritti
degli sposati regolarmente (da qui la richiesta di essere riconosciuti dallo
Stato come conviventi).
-
Dal divorzio si è passati all’aborto: la vita non tanto vista come dono,
ma come decisione personale, per cui può anche essere interrotta, rifiutata,
ritenuta come un diritto. Primato dell’autonomia, della libertà personale,
soprattutto della donna: “L’utero è mio, e lo gestisco come voglio io”.
*
Quali le conseguenze?: nuclei familiari saltati, figli contesi o
demandati all’altro coniuge o non voluti, famiglie allargate, problematiche
anche economiche, interruzione delle nascite a dimensione macro sociale (in
Italia 6 milioni di calo nascite), non cambio generazionale con invecchiamento
della popolazione…
-
Il tema si è allargato alla gestazione oltre quella naturale: eterologa,
utero in affitto (gestazione per procura).
-
Si è innestato il tema delle coppie omosessuali con richiesta di
riconoscimento statale, di genitorialità riconosciuta per ambedue i conviventi.
-
Nel contesto familiare si è inserita la problematica del gender: quale
identità personale assumere, di conseguenza quale educazione ai figli; il
primato della libertà di scelta nella costruzione della propria identità
psicosessuale (transessualità).
Prospettiva ecclesiale
*
Il quadro che si ha e che si vive è complesso, è fonte di conflittualità
ideologica e di soluzioni non condivise, spesso dirompenti… Se è vero a livello
sociale, lo è pure a livello ecclesiale.
Emerge
il grande problema della fedeltà alla dottrina ordinaria, delle irregolarità
canoniche, delle difficoltà nell’agire pastorale…
La
Chiesa è intervenuta con diversi documenti nel passato, ma ultimamente, con
Papa Francesco, con due documenti, che hanno inteso dare degli orientamenti: Fiducia supplicans del 18 dicembre 2023
e Dignitas infinita dell’8 aprile
2024.
a)
Fiducia supplicans: è una
“Dichiarazione”, non una Enciclica o un Motu proprio o una Esortazione
Apostolica. Ha il tenore della risposta a un preciso interrogativo giunto al
Papa stesso (all’interno dei cinque dubia posti da alcuni cardinali o
conferenze episcopali), a cui il Papa ha risposto brevemente in precedenza e
che ha dato una formalità più articolata investendo il Dicastero della Dottrina
della fede.
Parte
dal principio dottrinale sul matrimonio:
dà per scontato che la dottrina sul matrimonio rimane intatta: l’amore di
coppia (uomo-donna), ratificato dal sacramento, caratterizzato dall’amore
fecondo e perpetuo.
Tocca
poi il problema delle coppie irregolari (divise, risposate, omosessuali,
transgender…), che si sentono dentro la realtà cristiana, intendono rimanerci,
e che vogliono sentirsi accolte dalla Chiesa. Come accompagnarle? Che cosa
riconoscere a loro? Dare loro almeno una benedizione “particolare”
che le faccia sentire accolte dentro la comunità cristiana, rispettate, amate?
Il
Papa fa capire che la benedizione può essere data, ma pone delle previe
chiarifiche:
- Non va
confusa con il sacramento;
- Non va data
in un contesto rituale;
- Andrà
indicato un modo idoneo (non dice quale, non dà indicazioni).
- Non intende
ratificare ma sostenere: va indicato un cammino che le mantenga orientate a
Dio, partecipi della vita della comunità cristiana.
b) Dignitas infinita
Anche
questo documento è una “Dichiarazione”. Tocca molti punti di attualità, nuovi
per tanti aspetti. Intende richiamare la posizione dottrinale della Chiesa,
aprire fin dove è possibile, collegare il vissuto umano alla realtà complessiva
dell’ambiente.
I punti
problematici toccati e posizioni prese:
Il dramma della povertà, la guerra, il travaglio dei migranti, la tratta delle persone, abusi sessuali, le violenze contro le donne, aborto, maternità surrogata, eutanasia e suicidio assistito, lo scarto dei diversamente abili, teoria del gender, cambio di sesso, violenza digitale.
*
Considera la totalità della persona: corpo e anima, nella reciproca
interazione sociale e spirituale, senza categorie discriminanti, persona dal
suo sbocciare in utero al suo declinare e spegnersi nella morte. La considera
nel suo evolversi normale e problematico, sessuale e affettivo.
*
Ribadisce alcuni punti fondamentali:
- Ogni essere umano possiede una dignità inestimabile, per il solo
fatto di appartenere alla stessa comunità umana e questa dignità non può mai
essere perduta.
- L’essere umano è tanto più “degno” di
rispetto e di amore quanto più è debole,
misero e sofferente, fino a perdere la stessa “figura” umana.
-
In quanto è creata ad immagine di Dio, la persona umana non perde mai la sua
dignità e mai smette di essere chiamata ad accogliere
liberamente il bene;
-
Alcuni propongono che sia meglio usare l’espressione “dignità personale” (e
diritti “della persona”) invece di “dignità umana” (e diritti dell’uomo),
perché intendono come persona solo “un essere capace di ragionare”. Di
conseguenza, sostengono che la dignità e i diritti si deducano dalla capacità
di conoscenza e di libertà, di cui non sono dotati tutti gli esseri umani. Non
avrebbe dignità personale, allora, il bambino non ancora nato e neppure
l’anziano non autosufficiente, come neanche chi è portatore di disabilità
mentale.
-
Solo riconoscendo all’essere umano una dignità intrinseca, che non può
mai essere perduta, è possibile garantire a tale qualità un inviolabile e
sicuro fondamento.
-
Il concetto di dignità umana, a volte, viene usato in modo abusivo anche per
giustificare una moltiplicazione arbitraria di nuovi diritti, molti dei quali
spesso in contrasto con quelli originalmente definiti e non di rado posti in
contrasto con il diritto fondamentale della vita, come
se si dovesse garantire la capacità di esprimere e di realizzare ogni
preferenza individuale o desiderio soggettivo. La dignità s’identifica allora
con una libertà isolata ed individualistica, che pretende di imporre come
“diritti”, garantiti e finanziati dalla collettività, alcuni desideri e alcune
propensioni che sono soggettivi. Ma la dignità umana non può essere basata
su standard meramente individuali né identificata con il solo
benessere psicofisico dell’individuo. La difesa della dignità dell’essere
umano è fondata, invece, su esigenze costitutive della natura umana, che non
dipendono né dall’arbitrio individuale né dal riconoscimento sociale.
- La dignità umana, alla
luce del carattere relazionale della persona, aiuta a
superare la prospettiva riduttiva di una libertà autoreferenziale e
individualistica, che pretende di creare i propri valori a prescindere dalle
norme obiettive del bene e dal rapporto con gli altri esseri viventi. Sempre
più spesso, infatti, vi è il rischio di limitare la dignità umana alla capacità
di decidere discrezionalmente di sé e del proprio destino, indipendentemente da quello degli altri, senza tener
presente l’appartenenza alla comunità umana. - L’illusione di trovare nel relativismo morale la chiave per una
pacifica convivenza, è in realtà l’origine della divisione e della negazione
della dignità degli esseri umani. -
Perché sia possibile un’autentica libertà «dobbiamo rimettere la dignità umana
al centro e su quel pilastro vanno costruite le strutture sociali alternative
di cui abbiamo bisogno». - «Ogni essere
umano ha diritto a vivere con dignità e a svilupparsi integralmente, e nessun
Paese può negare tale diritto fondamentale… Quando questo principio elementare
non è salvaguardato, non c’è futuro né per la fraternità né per la
sopravvivenza dell’umanità».
-
Si dovrà riconoscere che si oppone alla dignità umana «tutto ciò che è
contro la vita stessa, comeogni specie di omicidio, il genocidio, l’aborto,
l’eutanasia e lo stesso suicidio volontario».
Interrogativi su cui riflettere,
inerenti il tema della coppia/famiglia,
amore/sessualità, inizio/fine vita
1. Il cambiamento di molti parametri, a cui siamo stati educati
nel considerare la realtà familiare, come risuona in noi?
- Quali sentimenti suscita: di sgomento o, nonostante tutto,
di fiducia?
- Ci mette in disponibile ricerca di comprensione dei
fenomeni o in reazione?
- Ci porta a trovare orientamenti nuovi/soluzioni idonee, o
ci intimorisce?
2. La Chiesa è madre e maestra: indica i valori portanti, oggettivi, da rispettare… e
indica anche l’ambito pastorale per accompagnare quanti non sono dentro le
“regole canoniche”.
Come armonizzare le due esigenze?
3. L’approcio alle persone
Nell’accostare le persone con situazioni compromesse o
problematiche, per un cammino di crescita umana e cristiana, come porci? Quali
passi fare nell’accompagnarle? Ci sono delle premesse da tenere presenti, in
modo da non creare false aspettative o incomprensioni o indebite ingerenze
(abuso spirituale)?
4. Con i documenti Fiducia
supplicans e Dignitas infinita,
la Chiesa ha dato degli orientamenti: come intenderli? È chiuso ogni dibattito
o c’è spazio di libertà entro cui potersi muovere? Manca qualche aspetto
importante?
5. - Alla luce della nostra spiritualità, come accostare queste
problematiche rapportate al vissuto delle persone?
- La spiritualità del “cuore”, dell’amore misericordioso,
fino a che punto ci permette di andare oltre le indicazioni normative,
demandando alla “coscienza” del singolo?
- Dio è amore, misericordia, accoglienza, perdono… Tutto
accoglie e perdona? Come interpretare la frase del Card. Martini: “Dio è
misericordia, ma la sua misericordia è esigente”?
- Che cosa mettere in risalto nel cammino di
accompagnamento? C’è qualche esperienza da raccontare?
il potere della sua grande mano è forte
Qualche
mese fa, noi, CM Indonesia, abbiamo ricevuto l'invito da Padre Dwi
Rahardjo SCJ della parrocchia di San
Giovanni Battista Perawang per animare un ritiro ai giovani della loro parrocchia. Nel 2020, lo
stesso Padre Dwi SCJ ci aveva invitato
a partecipare ad alcune giornate di animazione
vocazionale insieme a diverse congregazioni. Quell'anno ho risposto all'invito
e sono stata ospitata da una
famiglia del rione Antonio, della
parrocchia di San Giovanni Battista.
Anche
questa volta padre Dwi mi ha contattato appositamente per chiederci
di partecipare ancora ad alcune iniziative in programma nel territorio della
parrocchia. E tra queste un ritiro per i
giovani. Ho subito accettato la richiesta e ne ho parlato con il gruppo, anche per sapere se potevamo affrontare la
spesa del viaggio ecc. Valutata la proposta abbiamo accettato e deciso che
sarei andata ancora io. Così ho subito preparato il materiale per il ritiro ai
giovani. Mi sono sentita felice di poter
condividere nuovamente con i giovani un po’ della mia vita, con una dinamica di raccoglimento, ritiro, leadership. È stato
come ricevere nuova energia dopo tanto
lavoro scolastico, incessanti relazioni amministrative, incombenze varie, che
mi avevano procurato una certa
stanchezza. La proposta mi offriva quasi una possibilità di distensione, una
vacanza.
In effetti, essendo stata avvisata in anticipo ho
avuto modo di preparare il materiale in
base al tema. Ho passato molto tempo a comunicare tramite WhatsApp e telefonate
, con Eva, la ragazza incaricata dalla parrocchia per concretizzare bene ogni particolare
dell’evento e delle attività: dinamiche
varie, liturgie, preghiera ecc. il tutto condiviso con l’equipe e gli
animatori. Grazie a questa buona comunicazione abbiamo potuto prepararci con
serietà e competenza. Personalmente da questa comunicazione ho imparato una
cosa: è importante trovare compagni di squadra nelle dinamiche ma questo
richiede un cuore aperto e un atteggiamento adattivo, così come imparare ad
agire insieme, perché l’attività diventa allora più interessante.
A Palembang prima di partire ho preparato anche un
team di animatori con diversi studenti universitari, abituati a vivere insieme
condividendo la mensa e il dormitorio.
Li ho scelti volutamente per vari motivi.
· Uno di questi: offrire spazio ai giovani per
contribuire a servire insieme in modo dinamico.
· In secondo luogo, invitare anche i giovani a conoscersi
meglio attraverso attività giovanili della loro età e conoscere anche la CM.
· E anche offrire loro un’opportunità per
avvicinarli più profondamente alla vita di preghiera con nuove dinamiche.
Il 24 maggio 2024 alle 06:00 siamo partiti da
Palembang con destinazione Pekan Baru. Abbiamo utilizzato un piccolo pulmino
con autista, cinque giovani animatori ed io. Lungo il percorso, i giovani mi hanno davvero ispirato a creare cose
nuove. Ci siamo raccontato storie della nostra vita, alcune anche allegre e ci
siamo divertiti, il tutto per conoscerci meglio e avvinarci di più. Una prima
sosta l’ abbiamo fatta nella parrocchia Gregorius
Agung Jambi dove lavorano alcuni Padri dehoniani che conoscevo. Il parroco Padre Felix Astono l’ho conosciuto quando lavoravo
al liceo Xaverius 1; spesso lo chiamavamo per una celebrazione eucaristica con
gli studenti delle scuole superiori. Purtroppo, non l’abbiamo visto perché era
partito per Roma in pellegrinaggio con
alcune persone della parrocchia. Abbiamo potuto salutare solo padre Angga SCJ.
Successivamente abbiamo continuato il nostro viaggio verso Perawang .
Valutando
ora questa esperienza che abbiamo fatto devo dire che è stata molto positiva in
tutti i sensi. Un aspetto importante è che la gente del posto e i giovani
partecipanti ci hanno accolto calorosamente e messo a nostro agio , ci hanno
sostenuto , accettati fin dal nostro arrivo. Il tema che ho trasmesso ai
giovani aveva come base “chi sono io”e
ha richiesto una profonda riflessione – dinamiche e diverse attività. L’equipe
ha lavorato bene e con responsabilità.
Diverse persone sono rimaste entusiaste perché
hanno conosciuto profili diversi nella presentazione. Anch’io alla fine sono
stata interpellata ed erano molti incuriositi sulla mia presenza, sulla mia
scelta; hanno voluto conoscere non solo me ma sapere di più della CM. In
particolare la ragazza che faceva parte dell’equipe, Eva, ha voluto capire e
approfondire meglio la CM. Finora ho
mantenuto con lei un contatto e cerchiamo di portare avanti il dialogo. L’ho
invitata a trascorrere a casa mia un periodo così che si possa approfondire
meglio la nostra conoscenza. Mi sento felice e poi ho comunicato con Santina
per avere alcuni orientamenti. Ho chiesto a Eva di scrivere la sua
esperienza vissuta insieme come equipe
dell’ attività del “Grande Rosario” e del Ritiro OMK. Il suo scritto riportato
in Vinculum completerà il mio.
Questa è la felicità che posso condividere con
tutti voi. Che Dio benedica sempre i nostri “piccoli passi”.