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COMPAGNIA MISSIONARIA
DEL SACRO CUORE
una vita nel cuore del mondo al servizio del Regno...
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Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
 La COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede centrale a Bologna, ma è diffusa in varie regioni d'Italia, in Portogallo, in Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.
News
  • 09 / 08 / 2024
    Agosto 2024
    Edvige Terenghi, amministratrice centrale, visita i gruppi in Mozambico.... Continua
  • 09 / 08 / 2024
    Agosto de 2024
    Edvige Terenghi, administradora central, visita os grupos em Moçambique.... Continua
  • 09 / 08 / 2024
    Agosto de 2024
    Edvige Terenghi, administradora central, visita los grupos en Mozambique... Continua
  • 09 / 08 / 2024
    19 ottobre 2024
    Assemblea italiana, in presenza, a Bologna, e in collegamento online... Continua
il coraggio di camminare verso un nuovo natale
 
Vogliamo  metterci con umiltà e con coraggio al seguito di Gesù. La sua parola e il suo esempio non mortificano la nostra personalità, piuttosto la dotano della scienza di Dio e la inseriscono nella originalità della sua vita. Ho detto originalità perché appare strano agli occhi del mondo chi vive di lealtà e di amore come Dio. C’è in queste parole un profondo desiderio che la vita di amore si faccia strada e trionfi. Vogliamo esserne gli umili, ma tenaci operatori seguendo l’esempio di Gesù? E’ questo lo scopo per cui ci ritroviamo per parlare di Lui. Il primo periodo liturgico, quello a cui stiamo ormai accostandoci, è l’Avvento. Avvento o venuta di Gesù Cristo. Nella mente di Dio doveva essere una circostanza molto importante, se egli l’ha voluta preparare suscitando prodigiosamente un uomo che, con la parola e con l’esempio di vita, disponesse gli animi ad accogliere dignitosamente suo Figlio Gesù. San Marco ce ne ha tramandato questo racconto: “Inizio del Vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio. Come è scritto nel profeta Isaia: Ecco io mando il mio araldo davanti a te, egli ti preparerà la strada. Voce di uno che grida nel deserto: preparate la strada del Signore, raddrizzate i suoi sentieri. Si presentò Giovanni a battezzare nel deserto, predicando un battesimo di penitenza per la remissione dei peccati. E accorreva a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, mentre confessavano le proprie colpe. Giovanni era vestito di pelli di cammello con una cintura attorno ai fianchi e si cibava di locuste e miele selvatico e predicava dicendo: Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non sono degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi calzari. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà nello Spirito Santo” (Marco 1,1-8). Possiamo dirigere la nostra ricerca di fede in questa prospettiva: Chi è per me Gesù? Chi è per me Gesù? Per Dio Padre ha rappresentato il centro dell’attenzione e della gioia… (Matteo 3,17), il perno del suo disegno di amore per la riconquista degli uomini alla salvezza (lettera di San Paolo ai Colossesi cap. 1). Gandhi ebbe una immensa venerazione per Cristo di cui ripeteva sempre le beatitudini. Ho paura di incontrarmi con Gesù? Semmai, mi chiedo perché? L’inversione di marcia La gente che andava da Giovanni al Giordano si faceva battezzare confessando le proprie colpe. Il lavaggio del capo, obbligava quello dello spirito. Conosco il significato della parola conversione? I miei pensieri e le mie preferenze di vita vanno spesso per un cammino inverso a quello di Dio. Convertirmi allora significa “invertire la marcia”. San Paolo, scrivendo ai Filippesi, afferma che avrebbe avuto motivi molto più forti dei suoi avversari per ritenersi umanamente grande. Ma aveva rigettato tutto per Cristo. E conclude: “Non credo di aver raggiunto la meta. Comunque, dimenticando ciò che sta dietro a me e tutto proteso verso ciò che mi sta dinanzi, proseguo la mia corsa per vedere di afferrare Cristo, perché anch’io sono stato afferrato da Lui” (Filipp. 3, 13 ss). Questo è il vero Natale che ci pone viso a viso con Gesù vita, gioia e salvezza di Dio. Perché non proviamo a volerlo decisamente? (Dagli scritti di P. Albino Elegante)
donna appassionata
 
Aveva circa 20 anni Bianca e lavorava come collaboratrice familiare a Bologna. Ma c’era un richiamo dentro di lei, che tanto amava il Signore da ricevere la prima comunione all’età di quattro anni. Un’amica le consigliò di cercare p. Elegante  in via Nosadella, nella chiesa della Madonna dei Poveri. Un giorno si decise, andò, lo attese, poi si presentò e chiese di poter parlare. Lui, senza parlare, le indicò il confessionale. Lei uscì dalla chiesa. Ma il richiamo non taceva e lei aveva bisogno di una guida. Tornò e iniziò un cammino di ricerca vocazionale che la condusse a vivere l’esperienza unica di essere membro del primo gruppo di missionarie della Compagnia Missionaria del Sacro Cuore. Era nata a Castel D’Aiano (Bologna) il 17 settembre 1931, già orfana di padre. A 16 anni era collaboratrice familiare a Bologna. Dopo un impegnativo cammino spirituale e una lunga attesa, il 25 dicembre 1957, insieme con altre sette aspiranti fu ammessa al periodo di orientamento per diventare missionaria. Dopo altri due anni di formazione, il 29 settembre 1961, tutte insieme emettevano i voti di povertà, castità, obbedienza. Essendo arrivata con la licenza elementare, nei primi anni in Compagnia Missionaria, ottenne la licenza media e frequentò corsi di teologia, tenuti da p. Elegante in casa, ma anche allo Studentato Dehoniano. La Compagnia Missionaria del Sacro Cuore è stata la casa e la passione di Bianca. Anche quando le scelte non erano facili e l’obbedienza richiedeva un vero sacrificio, lei non ha esitato. Il 30 agosto 1974, dopo che le era stato chiesto di lasciare Bologna per Salerno, p. Elegante scriveva a Bianca: Grazie per aver accolto con fede e disponibilità quanto ti ha comunicato Santina, mi pare che questa sia una bella prova d’amore. Dio te ne ricompensi. Bianca ha vissuto la sua vocazione missionaria in vari ambienti e in varie forme: Dal 1957 al 1974 a Bologna, dal 75 al 76 a Salerno, dal 76 al 79 a Bologna, dove accudì sua madre, nella comunità di via Guidotti. Dal 79 all’89 a Salerno, dal 90 al 96 a Siusi, di nuovo a Salerno dal 96 al 2002. Dal 2002 al 2016 a Sant’Antonio Abate. Quindi è rientrata a Bologna, in via Guidotti, perché bisognosa di assistenza. Ha lavorato con passione nella missioni popolari, diceva che era l’esperienza più bella della sua vita. A Siusi aveva cambiato totalmente attività: la sua missione era la cucina della casa per ferie, dove accoglieva con entusiasmo, ma anche con severità, i giovani che andavano a svolgere attività di volontariato, per sostenere le missioni all’estero. A Salerno e a Sant’Antonio Abate ha offerto il suo servizio missionario, competente e appassionato, nella collaborazione pastorale in diverse parrocchie, nella formazione di aspiranti missionarie e familiares, nell’accompagnamento spirituale di vari gruppi, nella vicinanza a malati e anziani a cui portava l’eucaristia. Soprattutto la sua vocazione missionaria si è manifestata nell’entusiasmo e nella disponibilità, nel suo sorriso luminoso, anche nel modo esigente di annunciare il Vangelo. Dopo qualche mese in casa di riposo, a causa dell’aggravarsi delle sue condizioni di salute, il 27 ottobre, nel giorno del Signore, Bianca ha concluso il suo cammino terreno per raggiungere lo Sposo amato e atteso. Lucia Capriotti MESSAGGIO DELLA PRESIDENTE AL FUNERALE 30/10/2024 Carissima Bianca, Oggi noi che ti amiamo ci siamo riuniti attorno a te per congedarti con il canto del Magnificat, che è tradizione della nostra famiglia. Ringraziamo il Signore per averti chiamato ad essere una delle nostre sorelle fondatrici della Compagnia Missionaria che, insieme a P. Albino siete stati docili allo Spirito per rispondere con generosità, amore e fedeltà. Nel tuo cammino di consacrata ci hai regalato una testimonianza di missionaria instancabile nei vari servizi che la CM ti ha chiesto lungo il corso della tua vita, la semplicità e la passione hanno caratterizzato la tua donazione. In te molti hanno trovato un’amica per l’empatia, la cordialità ed il sorriso. Desidero fare le mie condoglianze ai familiari di Bianca, li accompagniamo con le nostre preghiere. Ringrazio in particolare il gruppo di Bologna per averne avuto cura con amore fraterno nei suoi ultimi anni di vita, il Signore ricompensi ciascuna secondo la dedizione e la tenerezza che le hanno offerto. Padre Buono ti affidiamo Bianca e chiediamo che possa godere della tua presenza luminosa e piena di pace assieme a coloro che ci hanno preceduto: missionarie, familiares e p. Albino. Cara Bianca, ci raccomandiamo alla tua intercessione affinché nuove vocazioni accrescano la nostra CM. Un abbraccio. Ti vogliamo molto bene e continuerai a vivere nei nostri cuori con il ricordo pieno di gratitudine per te. Graciela Magaldi Presidente
un banchetto per tutte le genti
 
Da poco abbiamo celebrato il mese missionario e leggendo  il messaggio di Papa Francesco veniamo sollecitati a riflettere su “Andate e invitate al banchetto tutti…”(cfr. Matteo 22,9). Il messaggio del Papa è molto attuale e rivolto anche alle nostre comunità ecclesiali affinché si sentano responsabili nel creare ambienti e spazi che aiutino a sentirci tutti fratelli. E’ questa una chiamata – missione di tutti. E se è di tutti l’impegno deve essere di tutti. Ci sollecita quindi a costruire una Chiesa in cui si coltivino l’arte dell’ascolto, del dialogo, della partecipazione, della comunione… una Chiesa che sa gettare lo sguardo verso orizzonti nuovi. Papa Francesco, proponendoci l’immagine del banchetto, presenta il sogno di una Chiesa attiva, dove si esce, si invita, si fa festa, movimenti necessari per la costruzione di una Chiesa sinodale. “La missione comincia con l’uscire da se stessi”, diceva dom Helder Camara.             Il cambiamento epocale che stiamo vivendo ci propone nuove sfide che devono essere affrontate con questi atteggiamenti proposti dal Papa . E’ sentirci tutti missionari, è spendere la vita per il Signore e per la missione. E’ sentire la gioia di godere delle piccole cose e di guardare sempre più all’ essenziale, è partecipazione al banchetto dove si fa festa, perché regna la gioia, la condivisione, la giustizia e la fraternità. E’ amare il posto dove siamo e mettersi in ascolto di quei segni , spesso semplici e nascosti, che fanno parte della nostra quotidianità. E’ avere uno sguardo missionario sempre attento al mondo in cui viviamo, alla nostra vita, al nostro contesto, alle situazioni in cui ci troviamo… E’ un richiamo alle nostre comunità per essere lievito nella pasta del mondo, di questo mondo. Questa è la sfida missionaria di oggi per TUTTI noi! Celebrando la giornata missionaria, non possiamo dimenticare date molto significative e importanti che vengono a inserirsi in questo contesto ecclesiale. Sono figure e testimoni che hanno donato la vita sul campo missionario, che hanno creduto nel sogno missionario, che fanno parte di un cammino missionario che non va dimenticato, perché diverse vocazioni sono sorte e si sono fortificate anche attraverso la conoscenza della loro vita e del loro profilo missionario. Con il Papa anche noi invochiamo “Maria stella della nuova evangelizzazione” e chiediamo al Signore, in questo tempo così complicato e difficile di ravvivare il nostro impegno missionario, di aiutarci ad aprire il nostro sguardo per cercare orizzonti più ampi, affinché anche la nostra preghiera diventi più missionaria, così da “trasformare” con il nostro impegno, le gioie e le speranze, le tristezze e angosce di tutto il mondo. Questa è la sfida per un rilancio di una chiesa missionaria.
betania: un'icona
 
I Vangeli ci parlano di innumerevoli persone che incontrano Gesù, che in qualche modo entrano in contatto con Lui: si parla di folle. Spesso, però, emergono persone che vengono identificate con volto e nome, a volte anche paternità e luogo di provenienza.  Tra tanti, alcuni sono indicati come discepoli. Tra questi, uno è indicato come il discepolo che Gesù amava e che possiamo forse individuare nell’autore del quarto vangelo: Giovanni. C’è un altro che, proprio nel vangelo di Giovanni, viene indicato come l’amico di Gesù: si tratta di Lazzaro di Betania, che aveva due sorelle, Marta e Maria. Di loro si dice: «Gesù voleva molto bene a Marta, a sua sorella e a Lazzaro» (Gv. 11,5) I Vangeli di Luca e di Giovanni ci danno notizie di tre circostanze in cui Gesù viene ricevuto da questa famiglia di Betania. Ogni racconto ci permette di contemplare incontri intensi, carichi di significati, di avvenimenti, di insegnamenti. Da questi tre fratelli Gesù è accolto con gioia, con generosità, con amicizia, con fede, con amore; nella loro casa, egli è veramente il Signore e il Maestro, il Cristo, il Figlio di Dio, l’Amico. Betania, dunque, non indica per noi unicamente un paese a est di Gerusalemme. Betania è per noi un’icona. Icona indica un’immagine carica di significati e di simboli, un’immagine a cui fare riferimento, con la quale entrare in contatto, in dialogo, perché in qualche modo è viva, ci parla, suscita venerazione e provoca alla conversione. Prendiamo in considerazione qualche aspetto di quest’icona, che illumini la nostra vita di cristiani, cioè di discepoli del Signore Gesù, di membri della Compagnia Missionaria del S. Cuore, che desiderano crescere nell’amicizia con Lui e diventare, in qualche modo, lo strumento attraverso cui altri possano entrare in questa amicizia che colma di vita vera. A Betania, incontriamo una famiglia di fratelli; stranamente, non si tratta di una famiglia composta da moglie, marito, figli, ma di fratelli. Gesù, nella loro casa, è al centro dell’attenzione; è colui che è atteso e accolto con gioia e con amore; è colui per il quale si prepara un banchetto, chiamando altri invitati. Soprattutto in Gv 12, 1-8 viene presentata una grande festa, perché in quella famiglia la vita è stata trasformata dalla risurrezione di Lazzaro. Sembra un banchetto di nozze: anche le nozze sono un avvenimento che trasforma la vita. La cena organizzata a Betania precede immediatamente il racconto dell’ultima cena. L’Eucaristia, la cena di Gesù a cui noi partecipiamo, è un banchetto di nozze, dove la comunità cristiana è la sposa e Gesù è lo sposo. La comunità cristiana-sposa di Gesù è composta di figli di Dio, resi tali dal Battesimo: una famiglia di fratelli e sorelle, che accolgono Gesù, lo ascoltano, lo amano, credono in lui, gioiscono per la sua presenza e il suo amore che danno vita. Nella casa di Marta Maria e Lazzaro, Gesù è lo sposo di una comunità di fratelli, che vuole condividere con altri la grande ricchezza che egli dona. Guardiamo a questa famiglia di Betania con simpatia e forse con un po’ di… invidia: Gesù veniva volentieri nella casa di Marta, Maria e Lazzaro; loro lo accoglievano con amicizia affettuosa; ci pare di capire che Egli era sempre atteso, desiderato; qualche volta lo hanno mandato a chiamare. Un giorno in cui Gesù era lontano, perché perseguitato in Giudea, Marta e Maria gli mandarono un doloroso messaggio: «Il tuo amico è malato». Stranamente, Gesù non si affrettò e quando venne a Betania, Lazzaro era già nella tomba da quattro giorni! (Gv 11, 1-44) Ci sorprende molto questo comportamento di Gesù; ma erano amici o no? Le due sorelle avevano avuto speranza proprio in questa amicizia: «Il tuo amico è malato»! E siccome l’amicizia si riconosce dalla sincerità, Marta glielo dice chiaro, quando arriva: «Se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto». Gesù incassa il rimprovero – che poi gli sarà ripetuto anche da Maria - … e chiede a Marta un’amicizia ancora più profonda, ancora più sincera, più incondizionata. «Io sono la risurrezione e la vita; chi vive e crede in me non morirà. Credi questo?» Che domanda straordinaria Gesù rivolge a questa donna, nell’ora di un dolore tanto grande! E come ci appare straordinaria questa donna che, di fronte a quella morte che nega ogni speranza e smentisce ogni fiducia, riesce a professare una fede invincibile: «Io credo fermamente che tu sei il Cristo il Figlio di Dio che viene nel mondo» In tutto il tempo di Avvento, nelle varie preghiere e celebrazioni, sentiamo parlare di Gesù, il Messia, il Salvatore, come di Colui che deve venire, Colui che viene. Proprio in riferimento a Betania, nei Vangeli di Luca e di Giovanni, si parla di Gesù che viene, e Marta, nella sua professione di fede, dichiara che Gesù è il Figlio di Dio che viene. Da quando si è fatto carne nel seno di Maria, Egli è Colui che viene. È uscito dalla casa di suo Padre – possiamo dire che stava da Dio! – non per andare in qualche posto, ma per venire: questo significa che il luogo dove noi siamo è la sua meta. Dunque chiede di essere atteso e accolto, con gioia, come a Betania. Chiede di essere atteso e accolto, anche quando pare che venga in ritardo. Egli viene, per sempre viene. Perciò celebriamo ogni anno Natale. Ma ogni giorno Egli viene. Nella nostra vita. È Colui che era, che è e che viene. Non è un Dio immobile. E dunque non ha bisogno di discepoli immobili. Compagnia Missionaria significa “persone che condividono la vita (letteralmente il pane) e sono inviate”. E anche quando il corpo non può andare e venire, il cuore e la mente non possono fermarsi. Quante volte, in situazioni problematiche, in momenti di difficoltà o di sofferenza, sentiamo qualcuno chiedersi – e forse anche noi ce lo chiediamo -: “Dov’è Dio?”. Forse semplicemente guardandoci attorno o riflettendo sulla nostra fede – e quando proclamiamo il Credo nella celebrazione eucaristia -, ci chiediamo: “Ma dov’è? Davvero pensa a noi? È interessato a noi?”. Quando Gesù di Nazaret entrava nella casa di Marta, a Betania, lei, sua sorella e suo fratello credevano di accogliere in casa il “Figlio di Dio che viene nel mondo”. Egli stesso, nell’ultima sera con i suoi discepoli, dirà a Filippo: “Chi ha visto me, ha visto il Padre, Dio”. Nel suo volto, nei suoi gesti, nelle sue parole possiamo vedere e ascoltare Dio e il suo amore. Ancora a Natale celebriamo la festa di Dio che viene ad abitare in mezzo a noi. Dal giorno in cui il suo amore lo ha condotto a chiedere a una fanciulla di Nazaret, Maria, fidanzata di Giuseppe, di offrirgli un corpo, di essergli madre, dal giorno in cui ha chiesto a Giuseppe di accoglierlo nella sua casa, di fargli da padre, il Figlio di Dio, uguale al Padre, è diventato uno di noi, Dio con noi, Dio per noi. Solo perché ci ama e ci chiede di somigliargli. Da allora, dove sono un uomo, una donna, un bambino, povero o ricco, felice o sofferente, debole o potente, importante o sconosciuto, là Egli è. Oggi, in mezzo a noi, dentro la nostra famiglia, dentro tutte le situazioni della nostra vita, là dove c’è guerra e dove si lavora per la pace, dove c’è ingiustizia e sopruso e persecuzione, dove c’è accoglienza e solidarietà, dove l’umanità crede e dove lo ha dimenticato, là Egli abita, vive, gioisce e soffre; là Egli dona solo amore; chiede solo amore. Per questo viene come povero: un Bambino è assolutamente povero, bisognoso di tutto, suscita tenerezza e amore; venendo come Bambino ci converte all’amore. Questo Bambino, debole, povero, è il segno che Dio è con noi: Egli è Dio potente, è Principe della Pace, oggi, per noi, per il mondo. Chiede ospitalità nella nostra carne umana, come la chiese a Maria. Oggi, per il mondo, può essere Natale, attraverso di noi. Nell’Eucaristia Egli viene ancora nella debolezza del Pane, Dio con noi. Tutto il dolore del mondo ha bisogno solo di Lui. E della nostra casa della Compagnia Missionaria, se è una Betania.
perdersi per poi ritrovarsi
 
Molti lettori che ricevono IN DIALOGO mi conoscono e evito così di fare qui la mia biografia, ma semplicemente condividere quelli che sono state le tappe più importanti della mia vita. Nata nel maggio del 1965 e cresciuta nella piccola e bellissima realtà del mio paese Corbanese di Tarzo credo di aver vissuto una vita come tante altre, fatta di un’infanzia come quelle che si vivono nei piccoli paesi: casa, scuola e famiglia. Una famiglia allargata fino poco dopo le superiori perché con noi c’erano i nonni paterni e due zii; una famiglia che da sempre lavora la terra e vive di quel lavoro fatto di molti sacrifici. Poco tempo per lo svago, poco tempo per ferie vere e proprie…il lavoro della terra da parte dei miei genitori non ha mai lasciato a tutti noi molti spazi alternativi; l’unico svago nella mia infanzia era il ritrovo alla domenica pomeriggio presso la nostra scuola materna del paese dove la preziosa presenza delle suore ci ha sempre garantito un po’ di gioco domenicale. Ho frequentato in paese le scuole materne ed elementari per poi andare a Tarzo, nostro comune di residenza, per le medie…il resto del tempo a casa; niente di speciale. Poi si tratta di scegliere cosa fare, ho scelto di fare le scuole magistrali a Vittorio Veneto a 8 chilometri da casa e nel frattempo la presenza ancora di una piccola comunità di suore in paese ci dava, a noi ragazze soprattutto, la possibilità di fare qualcosa di alternativo o comunque ci spronava a impegnarci un po’ ; il servizio più continuativo nel tempo è stato cantare nel coro animato da suor Maria Chiara, deceduta ormai da diversi anni, che per molto tempo ci ha tenuto impegnate. Discernere per fare luce Per quanto piccoli possono essere i servizi che svolgiamo nella vita, se ci si fa attenti, cominciano a mettere dentro delle domande: che senso ha questo? Come posso rendermi utile? Cosa posso fare per rendere questo mondo più bello? Sono iniziate in me le mille domande che non ti danno pace, che ti tormentano dentro finché sento il bisogno di qualcuno che inizi ad ascoltarti profondamente che ti aiuti a discernere e a fare luce. Sono approdata alla Compagnia Missionaria del S. Cuore grazie alla guida preziosa di p. Sandro, dehoniano allora presente nella comunità di Conegliano con cui è iniziato un vero e proprio cammino di ricerca e di verità interiore. Non volevo visibilità esteriore, non volevo essere diversa da altri/e volevo solo dare concretezza alla mia ricerca interiore. Volevo mantenere la dimensione laicale ed ero affascinata dalla spiritualità dehoniana che piano piano ho iniziato a conoscere così sono approdata nel 1991 a Bologna dove tutt’ora c’è la sede centrale. Ho frequentato la teologia e ho iniziato i primi impegni nelle parrocchie nell’ambito pastorale. Ho lasciato la mia amata terra nell’ottobre del 1991 ma spesso comunque ero dai miei che per diverse circostanze avevano sempre bisogno di qualcosa. Nell’ottobre del 1995 proprio a Corbanese dove sono stata battezzata e dove ho ricevuto il dono della fede ho emesso i primi voti nella Compagnia Missionaria. Da lì in poi sono rimasta in sede a Bologna per ben 16 anni dove ho prestato servizio in diverse realtà parrocchiali soprattutto lavorando con il mondo giovanile, un mondo bello, complicato, ma affascinante che un po’ mi manca. Ho frequentato in quegli anni l’istituto per formatori che mi ha offerto diversi strumenti per poter accompagnare, ascoltare e aiutare a discernere le difficili scelte della vita. Ho ascoltato e accompagnato diverse persone nei loro cammini travagliati e a volte contorti delle loro vite e sono stati percorsi belli; quando una persona ti consegna, attraverso un dialogo sincero e aperto, la sua vita ti consegna il tesoro più prezioso che ha ed è la propria interiorità di fronte alla quale c’ è solo una grande rispetto e profonda discrezione. Sono stata formatrice all’interno del mio istituto: cioè chiamata ad accompagnare da vicino il cammino di chi si pone, si è posto la domanda della scelta di vita; un servizio non facile e non poco impegnativo ma importante! Poi lo spostamento nella piccola fraternità di Brugherio, in provincia di Monza, per un servizio a tempo pieno nella comunità pastorale formata da quattro parrocchie, noi eravamo nella parrocchia più grande a san Bartolomeo. Subito sono stata coinvolta nella grande realtà dell’oratorio con un’attenzione particolare ai ragazzi/e ed al mondo giovanile e in più ho seguito e accompagnato un bel gruppo di famiglie nel loro cammino di fede. Sono rimasta in questa realtà della Brianza impegnandomi in diversi ambiti parrocchiali per più di 10 anni e sono stati anni ricchi di incontri di ogni genere e quando le relazioni sono belle, significative, profonde, rimangono tali al di là della distanza. Le esperienze più significative sono state certamente gli incontri con la realtà del mondo giovanile che tanto mi ha dato e tanto mi ha insegnato, le estati passate in oratorio estivo con i bambini di prima e seconda elementare (una media di 200 bambini e loro educatori): 5 settimane super impegnative in tutti i sensi dove i problemi non sono mai mancati ma belli, potrei scrivere molto su ognuna di queste esperienze perché quando si vive intensamente un’esperienza scopri che ogni sfumatura meriterebbe una pennellata speciale di attenzione. Ciò che rimane, ed è la cosa più importante, portare nel cuore le tante persone incontrate con le loro storie. Quando la vita ti mette alla prova Poi sono successe diverse cose: nel 2020 ci ricordiamo tutte la drammatica situazione della pandemia dove tutto è stato chiuso, e nessuna attività si poteva fare, tutti chiusi nelle nostre case! Nel frattempo, mia mamma comincia ad ammalarsi sempre più e io durante i mesi di chiusura attività sto con lei e sono ancora con lei da quel febbraio 2020. Poi a Brugherio abbiamo avuto diverse circostanze che ci hanno portato a fare delle scelte non sempre facili: la morte di alcune missionarie: Ausilia, Lucia Maistro e Cecilia, la decisione di Paola di lasciare questa realtà ci hanno fatto decidere di dover chiudere questa nostra presenza in questo territorio. Qual è la mia situazione attuale? Dal 2020 sono rientrata nelle mie amate colline dove le circostanze della vita mi hanno riportato a questa realtà…ci sono cose e situazioni nella vita che capitano e non si scelgono; la malattia di mia mamma non è una scelta; è un dato di realtà che bisogna vivere, è facile no! Per niente! Cerco di amare e di vivere nel migliore dei modi questa situazione perché o vivi o subisci, beh cerco di dargli un senso il più evangelico possibile! Cerco di vivere ogni giorno quello che il nostro statuto ci indica come via maestra: “ Fare comunione con i fratelli significa soprattutto "perdersi" per ritrovarsi in Cristo e farsi con Lui ascolto, disponibilità, dolcezza, rispetto, ponte di incontro, forza unitiva…con le sorelle e i fratelli di ideale, con i familiari e con tutti gli uomini…La nostra povertà, vissuta alla sequela di Cristo, ci chiede uno stile di vita veramente povero nei desideri e nelle manifestazioni concrete, in ciò che è apertamente controllabile e in ciò che solo Dio sa cogliere. Anche la vita di povertà è voluta e attuata per servire l'amore. Perciò in spirito di povertà e per favorire la carità: a) ci manterremo nella fatica di tutti, evitando l'evasione dagli obblighi comuni e ogni forma di privilegio. Questo ci chiede di svolgere anzitutto con onestà, dedizione e competenza il lavoro e le mansioni affidateci; b) vivremo la solidarietà con i fratelli più poveri. L'aver scelto di essere più vicini a Cristo, venuto per evangelizzare i poveri, ci chiede di accogliere nella nostra vita il grido delle loro necessità e di calarci nella semplicità e nell'indigenza della loro situazione; c) condivideremo, a cominciare da chi ci è più vicino: il nostro tempo, le possibilità dell'intelligenza, la capacità di amare e di farsi amare, la gioia dell'amicizia e gli stessi beni materiali. Il rimanere al proprio posto, con serenità di spirito e di volto, anche quando è necessario molto sacrificio, il saper vedere ciò che deve essere fatto per prevenire la preoccupazione e fatica altrui, è un buon esercizio di povertà materiale e spirituale. Accetteremo con serenità la povertà dei nostri limiti personali, familiari, comunitari e sociali, per servire Dio e i fratelli secondo le possibilità ricevute (Cfr.Mt.25,14-30). Così vivremo aperte alla beatitudine evangelica di coloro che soprattutto in Dio ripongono le risorse del loro coraggio e della loro speranza”…. Cerco nel mio quotidiano di vivere tutto questo come mi è dato in questo momento prestando assistenza h24 a mia mamma, mi godo il mio territorio passeggiando quando è possibile, coltivo le belle amicizie, cerco di vivere la mia vita di preghiera come si può. I desideri e i sogni sono tanti ma spesso nella vita vivi quello che la vita ti presenta nel piatto: non sempre si può scegliere il “menù”!!
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COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE
Via A. Guidotti 53, 40134 - Bologna - Italia - Telefono: +39 051 64 46 472

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