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COMPAGNIA MISSIONARIA
DEL SACRO CUORE
una vita nel cuore del mondo al servizio del Regno...
Compagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia Missionaria
Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
 La COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede centrale a Bologna, ma è diffusa in varie regioni d'Italia, in Portogallo, in Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.
News
  • 09 / 08 / 2024
    Agosto 2024
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  • 09 / 08 / 2024
    Agosto de 2024
    Edvige Terenghi, administradora central, visita os grupos em Moçambique.... Continua
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  • 09 / 08 / 2024
    19 ottobre 2024
    Assemblea italiana, in presenza, a Bologna, e in collegamento online... Continua
camminare in una vita nuova
 
L’amore di Dio si concretizza nello stipulare con gli uomini l’Alleanza con la quale egli impegna la sua benevolenza, la sua attenzione, la sua onnipotenza … Una  Alleanza stipulata nel sangue di Cristo, dove Dio va molto al di là degli orizzonti umani dell’assistenza, della collaborazione … Stabilisce con l’uomo una relazione intimissima, sponsale, definitiva, eterna. Una Alleanza che riporta lo spirito umano nella situazione originaria. Per questo può essere definita atto “grandioso”, atto “superlativo”, atto tagliato sulla misura delle “capacità infinite” di Dio. Il profeta Davide aspirava proprio a questa “ricreazione” quando pregava:”Crea in me, o Dio, un cuore puro; rinnova in me uno spirito saldo” ( Salmo 51,12). Questo atto “ricreativo” avviene mediante la morte di Cristo per amore. E’ talmente sconvolgente questa rinascita dell’umanità alla grandezza di Dio, che ci vuole la morte e la risurrezione dello stesso Figlio di Dio per realizzarla. Un segno dell’azione onnipotente di Dio, lo possiamo intravedere in due fatti che accompagnano l’episodio storico della morte e risurrezione di Cristo, fatti che sono più incisivi sulla sensibilità dello spirito umano: “ Gesù, emesso un alto grido, spirò. Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi risuscitarono” (Mt: 27,50 – 52). “Passato il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Magdala e l’altra Maria andarono a visitare il sepolcro. Ed ecco che vi fu un grande terremoto: un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve. Per lo spavento che ebbero di lui, le guardie tremarono tramortite” (Mt. 28, 1 – 4). Dunque, la Nuova Alleanza è una nuova creazione, un nuovo inizio di vita, a partire dalla risurrezione del crocifisso e della nostra incorporazione nella morte e nella risurrezione di Gesù. “Quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte. Per mezzo del battesimo siamo stati sepolti insieme con Lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. (Rom. 6,3 – 4). Figura centrale di questa “vita nuova” è il Crocifisso, espressione plastica: · Dell’amore di Dio che si dona sino alla fine e che questo amore-misericordia onnipotente ricostruisce l’umanità nella sua prima purezza; · Della necessità che noi abbiamo a rassomigliarli nella generosità e nel coraggio. “Pensate attentamente, fratelli, a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori – leggiamo nella lettera agli Ebrei – perché non vi stanchiate e perdiate d’animo. Non avete ancora resistito fino al sangue nella vostra lotta contro il peccato” ( Eb. 12, 3 – 4 ). Difatti anche dopo il battesimo noi rimaniamo fragili, pur avendo la possibilità e la grazia di vivere una vita nuova. Siamo sotto il peso della fragilità “storica”, sotto il condizionamento della “carne”… Caratteristica fondamentale della Nuova Alleanza è che è Dio stesso a istruire, a muovere, a riscaldare, ad animare, a riempirci di entusiasmo e di buona volontà. Nasce in noi la spontaneità della risposta, spontaneità che non è superficiale, di occasione, condotta dalla improvvisazione e dalla emotività … Si concretizza, prevalentemente e con entusiasmo in quelle espressioni di donazione e di servizio che già costituiscono l’intelaiatura del proprio essere nella Chiesa, la “strada maestra” del proprio andare verso Dio e i fratelli … Ø Si tratta di trascinare nel proprio impegno tutto se stessi: con la propria posizione spirituale, ecclesiale, sociale, familiare, di lavoro.. Ø Si tratta di accertarsi, volersi bene, valorizzarsi nell’amore, accettare i propri limiti, i propri difetti, il proprio temperamento, la propria salute, i propri tempi … Ø Si tratta di arrivare a modificare le nostre abitudini nel vedere, nel considerare, nel valutare … le persone e le realtà che i circondano. Tutto è da Dio. Lo sono anche i miei fratelli e le mie sorelle. Anche loro sono stati redenti con il sangue di Cristo con la sua morte e risurrezione. E sono attualmente anche loro amati da Dio. E Dio come vuole me salvo e santo, vuole salvi e santi pure loro. Quanto diventa bella la mia vita e come si apre alla gioia, quando nella pazienza e nella speranza cerco di farmi servitore di Cristo morto e risorto! (dagli scritti di p. Albino)
tempo e umiltà per pregare
 
Era l’ anno 1970 quando p. Albino ebbe l’idea di scrivere alcune  riflessioni sullo Statuto della Compagnia Missionaria del S. Cuore. Un impegno che continuò per alcuni anni e che aiutò l’ Istituto a dare solidità e concretezza al suo cammino. Penso di mettermi in contatto con voi, quest’anno, anche a mezzo di questo foglio. Vi arriverà senza uno stretto impegno di periodicità: ogni volta che mi sarà possibile, cogliendo i momenti di particolare disponibilità a Dio e approfittando dei ritagli di tempo, tra un’opera e l’altra di apostolato. Il numero 1 dello Statuto ci offre, a mio parere, una panoramica completa della nostra Famiglia. Nata piccola, come un tenero germoglio, lentamente la Provvidenza ha introdotto, la nostra Famiglia, su nuove strade di progresso di testimonianza mai pensate prima. “La Compagnia Missionaria del Sacro Cuore è un Istituto secolare di diritto pontificio che trova nella spiritualità d’ amore e di oblazione, colta dalla Sacra Scrittura ed espressa in modo culminante dal mistero del Cuore trafitto di Cristo, l’alimento della sua vita interiore e della sua missione…”. Canto di riconoscenza Un grazie sincero al buon Dio. Riconosciamo che la sua mano ci ha condotti ben oltre i nostri meriti e le nostre capacità. Un grazie altrettanto caldo di affetto e di riconoscenza alla Madonna. Ha fatto, con evidente impegno, la parte di direttrice. Ma è più esatto dire: la sua parte di madre. Non trascuriamo di invocarla così, come abbiamo cominciato ad invocarla sul nascere della nostra Famiglia: “O Maria, madre, guida e custode della Compagnia Missionaria del Sacro Cuore, prega per noi!” Possiamo proseguire tranquilli il nostro cammino se ci accompagna, per ogni passo, la preghiera e la benevolenza di Maria. Un grazie vivissimo anche a tutti voi che, nel corso di questi anni, avete dato un contributo così generoso di pensiero e di opere per l’affermazione materiale e per lo sviluppo della nostra Famiglia. Ma questo forse è il meno, perché molte volte la vostra parola e il vostro esempio mi sono stati luce allo spirito per tracciare con più concretezza e con più evidenza le linee del nostro servizio a Dio e ai fratelli. Manteniamoci in questa affettuosa ed operosa “comunione”. È l’amore e l’interesse di Cristo che ci ha riuniti e che ci mantiene solidali nel lavoro, nella preghiera e nella speranza, Cristo sarà con noi e costruirà con noi. “Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro” (cfr. Matteo 18,20). Una realtà: l’amore e l’imitazione di Gesù si stabiliscono nelle abitudini della nostra vita soprattutto con la preghiera. La preghiera comunitaria e liturgica presuppone la preghiera personale e in essa trova alimento e contenuto. È indispensabile, dunque, che anche noi e i giovani che incontriamo siano avviati con coraggio alla contemplazione che è preghiera necessaria ad ogni vita cristiana e tanto più all’anima consacrata per la quale costituisce l’atteggiamento tipico della sua verginità. Non si dimentichi tuttavia che unico maestro nella vita di preghiera è lo Spirito Santo, il quale si nasconde ai superbi e si rivela ai piccoli e solo a questi si concede come spirito di filiazione, nel quale gridiamo: Abba, Padre. Accanto allo Spirito, un compito misterioso e irrinunciabile spetta a Maria. La sua presenza silenziosa e materna ci aiuterà a conservare la “semplicità dei più piccoli del vangelo”, ci difenderà dal pericolo di entrare nel numero di quei saggi e abili che non capiscono le cose del Regno, ci farà veramente poveri, miti, affamati di santità, misericordiosi, puri di cuore, quelli ai quali, concederà la pace di Dio. È importante trovare tempo e umiltà di pregare. Se la preghiera ha tanto valore, se è, in definitiva, la strada necessaria per incontrare Cristo ecco alcune riflessioni su questo tema scaturite da Marco 1, 29-39. Un autore dei nostri giorni, proprio su questo brano evangelico, ha detto: “Gesù fa i primi passi del suo ministero: insegna e guarisce con un successo tale che potrebbe oscurare il significato della sua missione. Per questo egli si riserva uno spazio di tempo per mettersi in contatto con la volontà del Padre nella preghiera e nel ritiro. Questa volontà non muta le sue linee direttive: Gesù deve andare verso il più gran numero possibile di uomini. Così Gesù lascia i suoi concittadini per percorrere tutta la Galilea”. Se qualche volta rileviamo degli sbandamenti nella nostra vita, ci sentiamo irrealizzati e irrequieti; non sarà perché interessi, vedute nostre, il gioco delle circostanze ci hanno portato fuori dalla strada che Dio aveva tracciato per noi? Forse perché non abbiamo saputo trovare il tempo e l’umiltà per metterci in ascolto di lui, per pregare. Statuto n. 18 e n. 68 “Ci lasceremo guidare da Maria perché ovunque ci troviamo e lavoriamo, possiamo essere testimoni credibili della missione salvifica di Cristo… Uno spazio di tempo vissuto in comunione con Maria per esprimere il nostro amore e rinnovarle la nostra consacrazione…”. Maria è modello di quell’amore materno di cui devono essere animati quanti, nella missione apostolica della Chiesa cooperano alla rigenerazione degli uomini” (L.G. n° 65). Aggiungerei una parola sulla recita del Rosario. È una preghiera antica, ma sempre nuova. Quando lo si recita pare essere trasportati ed elevati a meditare, con l’aiuto di Maria, i misteri della vita di Gesù che disse: ”Quello che ho fatto io fatelo anche voi”. I misteri gaudiosi sono i misteri della fede che nasce dall’umiltà di Maria e dalla sua carità verso Elisabetta, dalla povertà del presepio, dalla ricerca di Simeone ed Anna, dal tempio dove si prega. I misteri dolorosi sono i misteri della speranza: non vi è speranza dove non vi è dolore. Se il seme non marcisce, non germoglia e non fiorisce. Nell’abbandono di Gesù nel Getsemani, nel suo corpo flagellato, nel suo capo coronato dalle spine dell’umiliazione e della ingratitudine, sulla via del Calvario, nella sua morte in croce, la nostra speranza diventa certezza di eterna beatitudine. I misteri gloriosi sono i misteri dell’amore: nella risurrezione di Gesù, inseriti nella sua umanità con infinito amore, siamo divenuti figli di Dio e fratelli di tutti gli uomini; nell’Ascensione abbiamo udito la nostra vocazione all’apostolato, apostolato dell’amore; nella Pentecoste lo Spirito Santo ci rende ardenti come il fuoco e risonanti come il tuono nel mondo, nell’Assunzione di Maria pensiamo alla sua morte d’amore e alla sua glorificazione in paradiso dove ci aspetta per godere con Lei l’eterna beatitudine dell’amore. Il Rosario non è una devozione individuale: nel Pater e nell’Ave si prega per noi e per tutti. È una liturgia che trova nella famiglia (e quindi anche nei nostri gruppi) il luogo più conveniente per la sua recita. (Dagli scritti di p. Albino Elegante)
il carisma cm
 
Pensieri di p. Albino che ci richiamano alla “vocazione come dono, come missione, come servizio inserite nel mondo e nella chiesa, ci aiutano a rinforzarla, a riscoprire il nostro ruolo specifico”. Ci fanno sentire in sintonia con il messaggio di papa Francesco pronunciato ai partecipanti della Conferenza Mondiale degli Istituti Secolari (CMIS) il 25.08.2022: ”È una missione peculiare che vi porta ad essere in mezzo alla gente per conoscere e comprendere quello che passa nel cuore degli uomini e donne di oggi … ma deve trovare la forza nella preghiera e nella contemplazione silenziosa di Cristo …”. “Siamo gelosi del dono di Dio. Custodiamolo con amore e vigiliamo su possibili mutilazioni, manipolazioni che potrebbero diminuirne il suo splendore e la sua integrità … fino a cambiarne la fisionomia nel pensiero o nelle sue espressioni della vita pratica. Lo Spirito Santo ha rischiato donando a noi il carisma dell’amore vissuto con una intensità nei sentimenti e opere fino ad essere “uno” con Dio e con i fratelli. La Chiesa ha bisogno di vedere incarnata questa consegna nella nostra vita e ha bisogno che siamo testimoni per il mondo, quasi come una sfida, per la gloria di Cristo suo Sposo e per la rigenerazione in Lui di tutti i fratelli”. “Il nostro “Eccomi” non avrebbe senso se non fosse per la costruzione del Regno di Dio. Il mio “Eccomi” deve essere : docile, umile, fiducioso, pronto a quanto Dio mi propone!!! Tutto per il Cuore di Gesù e di Maria!”. “Ciascuno collabora all’opera della redenzione secondo la propria missione, questo ci insegna che possiamo essere collaboratori di Dio per la salvezza del mondo: dove la Sua volontà ci chiama. È necessario senza dubbio, la nostra totale adesione al tipo di vita che Dio ha disposto per noi”. “La santificazione del mondo dal di dentro … per riportarlo a Dio, soprattutto con la pratica della giustizia e della carità. La Chiesa desidera un rinnovamento radicale per sradicare, in particolare, tutte le espressioni di “peccato sociale” per formare uomini e donne nuovi che alla luce del Vangelo, sappiano essere veramente liberi e responsabili”. Questa è la missione che il Signore vi affida … ”. “Dio si incarica della nostra crescita e con l’azione del suo Spirito l’accompagna e la facilita in tutte le sue espressioni. Però, parallelamente Lui esige la collaborazione della nostra libera volontà, con il compromesso di seguire Cristo, di identificare la nostra vita con la sua, così che tutti gli uomini possano “leggere” il nostro comportamento, la storia misericordiosa di Dio che, in Cristo, li ama illimitatamente e li vuole salvare”. “L’iniziativa di Dio per inserirsi nella vita dell’uomo, è costante, vuole essere suo compagno di cammino, essere la sua ancora di salvezza e il suo premio. Dio ama l’uomo. Sembra innamorato della sua compagnia. L’amore di Dio è presente in ogni particolare dell’esistenza umana e il suo disegno si rivela a poco a poco. Gli avvenimenti sembrano fortuiti, senza relazione tra di loro … però dentro c’è sempre Dio, che attua per realizzare il suo progetto di misericordia!”. “Cristo ha concretizzato la sua opera nel “servizio” e nell’”accoglienza misericordiosa”. Naturalmente l’esempio di Cristo deve farsi norma di vita per i suoi seguaci, che devono accogliersi gli uni gli altri, senza esclusione o disprezzo, in una autentica carità universale. La mia attitudine quotidiana, il rispetto della carità, ricalca e rende visibile l’attitudine di Cristo”. “La pace di Dio” è inseparabile dalla nostra vocazione. La sincerità della nostra donazione alla vita di amore ci fa necessariamente i “seminatori” della soavità e della benevolenza di Dio su ogni sentiero, in tutte le circostanze, con tutti gli uomini”. “È necessario che ci manteniamo in frequente contatto con Cristo in maniera che, possiamo fare nostro il suo pensiero e la maniera di vivere per manifestarli poi con decisione, con la persuasione che Cristo ci vuole PAROLA dei suoi sentimenti e della sue opere per la salvezza del mondo”. “La vocazione di Dio è sempre per un dono di salvezza che Lui vuole offrire agli uomini per mezzo nostro. Come posso essere nel mio ambiente luce che eleva, nelle difficoltà della vita quotidiana, Luce che dà calore illumina e vivifica? Solamente se sto frequentemente immerso nel cerchio luminoso di Dio”. “La carità è quanto ci fa figli di Dio, a sua immagine, e ci fa seminatori della felicità di Dio. L’amore è quanto richiamava l’attenzione nei primi cristiani. L’esperienza delle prime comunità, che inducevano a dire: “guardate come si amano”. (Dagli scritti di p. Albino Elegante)
il carisma cm
 
Pensieri di p. Albino che ci richiamano alla “vocazione come dono, come missione, come servizio inserite nel mondo e nella chiesa, ci aiutano a rinforzarla, a riscoprire il nostro ruolo specifico”. Ci fanno sentire in sintonia con il messaggio di papa Francesco pronunciato ai partecipanti della Conferenza Mondiale degli Istituti Secolari (CMIS) il 25.08.2022: ”È una missione peculiare che vi porta ad essere in mezzo alla gente per conoscere e comprendere quello che passa nel cuore degli uomini e donne di oggi … ma deve trovare la forza nella preghiera e nella contemplazione silenziosa di Cristo …”. Seconda parte “L’unico e grande comandamento è AMARE … Predicare il comandamento dell’amore partendo dalla figura del Sacro Cuore, significa annunciare un Dio che impone a sé stesso la legge dell’amore, che di fatto la rivela come il suo nucleo, come la sua realtà costitutiva. Ci chiede che gli prestiamo il nostro cuore perché possa essere incarnazione del suo. Non è la perfezione dell’osservanza della legge che ci chiede il Vangelo di Gesù, ma “l’essere perfetti come il vostro Padre Celeste”. “Dunque, la vita di amore alla quale siamo state chiamate, vissuta lungo tutta la giornata, in tutto e in tutte le circostanze secondo lo schema dell’amore di Dio per noi; un amore che non conosce riposo, che non si spegne mai, nonostante tutto. La vita di amore può essere considerata il cuore della spiritualità regalato dallo Spirito alla Compagnia Missionaria. E in questo “cuore”, vogliamo educarci, stabilire la nostra abitazione e fermarci (abitarci) per sempre”. “Lo stile particolare di vita alla quale sono chiamati i membri di un Istituto Secolare è quello di vivere nel mondo condividendo le fatiche, le ansietà, il peso del lavoro, i mezzi a disposizione… però dando sempre e in tutto l’esempio convinto di saper incontrare una soluzione evangelica per ogni situazione”. “Tutti sappiamo che là dove c’è oscurità, basta una piccola fiamma per rompere l’incertezza e la paura, per impedire che l’oscurità sia l’unica realtà nella quale possiamo vivere e camminare. Dio ha bisogno della nostra partecipazione per salvare il mondo. E lo salverà soprattutto attraverso la testimonianza dell’amore dove ciascuno farà quello che può”. “Chiediamo a San Paolo: Aiutaci ad essere veri apostoli, in qualunque posto siamo chiamati a vivere. Guidaci nell’amore per il mondo nel quale vogliamo essere luce e fermento. Aiutaci ad avere il coraggio di fare scelte profetiche, a non conformarci con la mentalità di tanti fratelli, poco evangelici nello spirito e nella vita. Donaci un cuore appassionato per le cose di Dio in comunione con tutta la chiesa. Accompagnaci nel nostro cammino e prega anche tu per lo sviluppo sereno ed efficace di ogni attività”. “Tutti i battezzati, figli di Dio in Cristo, sono chiamati a continuare la missione di Paolo. In prima fila ci dovrebbero esser i membri degli Istituti Secolari… Missione meravigliosa e irrinunciabile per chi vuole mantenersi onestamente in tutta la esigenza della vocazione alla quale sono stati chiamati. “Perdere tutto piuttosto che perdere la carità”. “Quando Gesù affidò agli apostoli la missione di dare testimonianza della sua persona e del suo messaggio, conosceva le sue debolezze. Allora ha cercato un aiuto supplementare: ”Riceverete forza dallo Spirito Santo” (cfr. Atti 1,8). Non potremmo noi stessi garantirci ogni giorno questo “aiuto supplementare”? Così potremmo continuare a diffondere attorno a noi tutta la luce e tutta la gioia della nostra spiritualità, della grazia disposta dal Signore fin dall’inizio della CM”. “Così con l’aiuto e sotto la protezione dello Spirito Santo, la meditazione della Sacra Scrittura suscita e fortifica in noi le attitudini specifiche della fede cristiana, le attitudini specifiche della nostra appartenenza a Dio e della sua manifestazione sensibile: Cristo Gesù, attitudine di carità, di verità, di giustizia, di castità, di perdono, di misericordia, di pazienza, di gioia … Per raggiungere la maturità di questi frutti, la meditazione della Parola è indispensabile”. “Nell’imitazione di Cristo il ruolo principale lo svolge lo Spirito Santo che ci dà il gusto per il bene e il bene supremo è Gesù, è il suo amore, la vitalità della nostra adesione alla sua verità, la gioia che seminiamo con i nostri passi e il nostro primo sforzo deve essere la docilità. Lo Spirito Santo può costruire opere importanti con la sua grazia anche con l’argilla più povera. (dagli scritti di p. Albino Elegante)
la preghiera
 
“Questo è precisamente il nostro dovere, come membri di un Istituto secolare: essere “sale” di Dio, cammino che conduce irreversibilmente a Cristo e alla salvezza. Però, per consolidare in noi l’attitudine specifica della fede cristiana, che caratterizzarono in ogni circostanza la vita di Gesù (attitudini e espressioni di verità, di giustizia, di carità, di perdono, di pazienza, di misericordia, di gioia…) è indispensabile la meditazione della parola di Dio, ed è indispensabile che si faccia quotidianamente con un desiderio ardente di Dio e  di crescita in Cristo”. “Siamo chiamati a vivere e a dare testimonianza della nostra consacrazione in mezzo al dramma della vita. Voglia il Signore che la nostra testimonianza sia sempre un segno nel nostro cammino di accettazione paziente e generosa della volontà di Dio. Così, per questo aiuto che diamo alla Provvidenza di Dio, la grazia della redenzione si stabilirà pienamente in noi, e, a partire da noi, arriverà anche ai nostri fratelli. Noi saremo la continuazione nel mondo dell’oblazione salvatrice di Gesù”. “Imploriamo tutti i giorni con insistenza e perseveranza, il dono del miglioramento cristiano nella spiritualità specifica della nostra famiglia. Non illudiamoci di risolvere questo con l’idea che poterlo fare solamente con il nostro sforzo. Siamo troppo deboli e instabili. La nostra autenticità sarà soprattutto frutto della misericordia e onnipotenza di Dio”. “Personalmente ho l’abitudine di recitare i salmi della prima settimana del salterio per dare consistenza al mio ringraziamento al Signore con la voce di tutte le creature. I frutti di questo ringraziamento al Signore sono i seguenti: - La serenità della vita - La disponibilità a nuove grazie - L’abitudine di ringraziare i fratelli, per ogni dono che ricevo, anche il più semplice”. “ La riconoscenza è un sentimento che vuole dominare il nostro spirito perché riconosciamo che la Compagnia Missionaria del Sacro Cuore è stato un dono che la misericordia di Dio ha fatto a noi e attraverso noi alla sua Chiesa. Guardare al nostro passato con gli occhi della fede ci permette di leggere tutti gli eventi, piccoli e grandi della nostra famiglia; la presenza della bontà di Dio, venuta a noi e che ci accompagna con la potenza illimitata del suo amore”. “Come rendere visibile questa esperienza in mezzo al mondo? Come sono seminatrice di questa felicità? Guardando al Cuore di Gesù che ci ha amato fino a lasciarsi trafiggere il Cuore. Noi siamo invitate a far parte di questo stesso amore che pur trafitto continua ad amare”. “Mantenerci nella sicurezza della fede, mentre i nostri occhi frequentemente sono aggrediti da parole e comportamenti antievangelici … non è facile. È molto problematico senza uno speciale aiuto di Dio. “Signore aumenta la nostra fede”. Soli non possiamo. Abbiamo bisogno di uno speciale intervento del tuo aiuto e della nostra preghiera”. “La necessità di unirci a Dio per mantenerci abitualmente nel cammino di una buona testimonianza ci porta a leggere alcuni numeri dello Statuto il n. 64 (Statuto delle missionarie) dove si sottolinea la necessità assoluta della preghiera per mantenerci nella lealtà e fervoroso ambito della nostra vocazione. “… Nell’assiduità alla preghiera … si alimenta la fedeltà alla vita di consacrazione e la fecondità della nostra missione”. Diversamente ci intristiamo, si vive nello scontento e perdiamo l’efficacia per le opere buone. “L’esempio dell’apostolo Paolo. Certamente la preghiera era un forte impegno nella sua vita spirituale. Non avrebbe potuto assolutamente con le sue sole forze, con la sua generosità (anche se era straordinaria) affrontare e superare le difficoltà di un cammino estremamente arduo. La raccomandazione della preghiera era molto frequente e insistente nelle comunità che visitava personalmente o ad altre alle quali indirizzava le sue lettere. “perché era necessario passare per molte tribolazioni per entrare nel Regno di Dio”(Atti 14,22). Per la preghiera: “che ci sia soprattutto la meditazione, l’incontro quotidiano con Dio, ascolto dell’orientamento di vita della sua Parola. E la sua parola sviluppi nel vostro comportamento una fiamma di amore, il dono di una carità illuminata, paziente, una carità simile a quella di Dio per noi, che non conosce riposo, che non si spegne mai. Nonostante tutto! Ricordiamo che, l’amore è il cuore della nostra spiritualità e che nell’amore, soprattutto noi, saremo rivelazione della gloria di Dio, continuazione dell’incarnazione di suo Figlio”. “Quando Gesù affidò agli apostoli la missione di dare testimonianza della sua persona e del suo messaggio, conosceva le sue debolezze. Allora ha cercato un aiuto supplementare: ”Riceverete forza dallo Spirito Santo” (cfr. Atti 1,8). Non potremmo noi stessi garantirci ogni giorno questo “aiuto supplementare”? Così potremmo continuare a diffondere attorno a noi tutta la luce e tutta la gioia della nostra spiritualità, della grazia disposta dal Signore fin dall’inizio della CM.”. “È necessario che ci manteniamo in frequente contatto con Cristo in maniera che possiamo fare nostri i suoi pensieri così da poterli vivere per manifestarle con decisione, con la certezza che Cristo ci vuole parola dei suoi sentimenti e delle sue opere per la salvezza del mondo”. “Trasformatevi in intercessori davanti a Dio dei problemi del mondo, della Chiesa. Della tua famiglia … Qualunque sia il nostro posto nel mondo teniamo presente che siamo gli architetti del Piano di Dio”. (dagli scritti di P. Albino Elegante)
grazie, san giuseppe
 
Con la lettera apostolica “Patris Corde”  Papa Francesco ha annunciato uno speciale anno dedicato a S. Giuseppe ( 8 dicembre 2020 – 8 dicembre 2021). Al termine di questo cammino proponiamo una riflessione di p. Albino sulla figura di questo Santo che la Compagnia Missionaria invoca e venera come Protettore dell’Istituto. Ritengo espressione di una magnifica intuizione quanto proposto da Anna Maria, la nostra Presidente nella “Lettera Programmatica” : prepararci alla celebrazione del Giubileo della Compagnia Missionaria(2007), condotti per mano dai santi Protettori dell’Istituto, perché le riflessioni dettateci dal loro esempio ci aiutino a rinnovarci nella “grazia delle origini”, aprire l’animo al ringraziamento e guardare con sicura speranza ai giorni futuri. Quest’anno lo vogliamo dedicare allo studio di S. Giuseppe. Le linee che inquadrano la sua grandezza e la sua azione: Giuseppe è il servitore esemplare di Cristo e della sua santissima Madre “i tesori più preziosi di Dio Padre”. S. Giuseppe continua questa missione di sostegno e di aiuto per tutta la Chiesa e per la particolare porzione della Chiesa che è la nostra Famiglia: la Compagnia Missionaria del S. Cuore. L’ “annunciazione” di S. Giuseppe Quale fu la strada che condusse S. Giuseppe alla porta dell’evento redentore? Una notte egli dormiva. Forse il suo animo stava incontrando una pausa di sollievo nell’angustia che da qualche tempo lo tormentava. Maria, la “sua” promessa sposa, era incinta. Come mai non aveva retto la sua fedeltà e si era lasciata sedurre? Così Giuseppe aveva deciso di licenziarla in segreto perché il suo animo profondamente buono non voleva esporre al pubblico disprezzo colei che egli amava intensamente e che riteneva intaccabile anche dalla più forte emozione. Giuseppe, dunque, dormiva e gli si accostò un angelo del Signore che gli disse:”Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quello che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli, infatti, salverà il suo popolo dai suoi peccati”(Matteo 1, 20 - 21). Che mistero di luce e di grazia si apriva allo sguardo di Giuseppe! Il Vangelo non dice che egli sia rimasto abbagliato o sconvolto. Dice semplicemente che “destatosi dal sonno, Giuseppe “fece” come gli aveva ordinato l’angelo del Signore”. Questa fu l’ “annunciazione” di Giuseppe. Si accostava a quella avuta da Maria, per l’immediata e totale accoglienza della volontà del Signore, nella fede e nella fiducia più aperta e luminosa. Ma mentre Maria aveva espresso con la parola la disponibilità piena nell’animo, dichiarandosi la “serva” che volentieri accettava quanto le era proposto, Giuseppe tacque e “fece”. Meraviglioso silenzio di chi sa solo adorare il dono splendido, unico, irraggiungibile che Dio stava facendo all’umanità. Una via difficile… La vita che gli si apriva davanti sarebbe stata per Giuseppe difficile e grande. Egli, infatti, ha fatto della sua vita un servizio e un sacrificio continuato al mistero dell’Incarnazione e alla missione redentrice congiunta. Ha usato della autorità legale che gli spettava, non come di una superiorità che gli permetteva di imporsi, ma come di una prerogativa che gli chiedeva il dono totale di sé, della sua vita, del suo lavoro. Egli ha saputo convertire la sua umana vocazione all’amore domestico, nella sovrumana oblazione di sé, del suo cuore, di ogni capacità nell’amore posto al servizio di Gesù e di Maria. S. Giuseppe è il modello degli umili che il cristianesimo solleva a grandi destini. S. Giuseppe è la prova che per essere buoni e autentici seguaci di Cristo non occorrono grandi cose, ma si richiedono solo virtù comuni, umane, semplici, ma vere e autentiche. … e grande Però nel silenzio e nella umiltà più profonda, Giuseppe è stato chiamato da Dio al compimento di una grande missione. Ne rileviamo tre aspetti. Il primo è tutto personale, ma forse il più espressivo della sua generosità. Egli venne informato dall’angelo che quanto si è compiuto in Maria è “opera dello Spirito Santo” e che quindi non deve temere di prenderla come sua sposa. Non bisogna forse pensare che anche l’amore d’uomo di Giuseppe sia stato rigenerato dallo Spirito Santo? E che, in forza di tale rigenerazione, egli per tutta la vita, sia stato capace di rispettare l’esclusiva appartenenza a Dio di Maria . Un secondo aspetto è ancora legato alla persona di Giuseppe, alla sua carne e al suo sangue. Egli, secondo la rappresentazione evangelica è un discendente della dinastia davidica. “Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato il Cristo” (Mt. 1,16). Dunque, Giuseppe, attraverso la sua realtà “biologica” di discendente davidico, prepara il terreno storico entro cui si inserirà Gesù, presenza perfetta di Dio in mezzo a noi…. Un grazie anche a Giuseppe di questo dono della presenza di Dio tra noi… Il terzo aspetto ritorna all’apparizione dell’angelo a Giuseppe. Questo tocca il vertice della grandezza nella consegna della missione che l’angelo fa a Giuseppe.”Tu lo chiamerai Gesù” (nel linguaggio israelitico Yehossuà = Dio salva). Il nome per il semita non era, come per noi, una pura espressione verbale. Sono parecchie le testimonianze della Bibbia che ci dicono come il nome stesse invece ad indicare la missione di una persona nella storia. Giuseppe è perciò il primo precursore, il profeta, l’annunciatore al mondo della realtà profonda del figlio della sua sposa. “Egli salverà il suo popolo dai suoi peccati” (Mt. 1,21). Vogliamo dire la nostra riconoscenza a Gesù per averci restituito all’amicizia di Dio a prezzo del suo sangue. Ma vogliamo dirla anche a Giuseppe, la cui adesione fiduciosa alla parola di Dio l’ha fatto apostolo della “lieta notizia” che, ancora una volta, la bontà di Dio stava chinandosi sulla nostra povertà. S. Giuseppe e noi Ma in tema di povertà, sollevata dalla provvidenza di Dio per la mediazione di S. Giuseppe, ne ha fatto esperienza, per suo verso, anche la Compagnia Missionaria. Era appena nata la CM . E si sa che tutti gli inizi delle opere di Dio navigano nei desideri di grandi ideali, ma nella ristrettezza pronunciata delle risorse economiche. A lui parlavamo e affidavamo la soluzione di alcuni casi difficili…Diverse vicende lo potrebbero testimoniare. Che alcuni di questi casi siano stati un vero e proprio miracolo della provvidenza, personalmente mi sentirei di affermarlo. Comunque, oggi rinnovo il mio “grazie” e il “grazie” di tutta la Compagnia Missionaria all’assistenza vigile di S. Giuseppe e concludo con la supplica che Anna Maria ci ha consegnato per la recita quotidiana di quest’anno: S. Giuseppe, sempre ci hai aiutato nelle nostre urgenze di vita. Dacci un cuore fiducioso, libero, aperto per servire innanzitutto il Regno di Dio. Amen! (dagli scritti di P. Albino Elegante)
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COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE
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