Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
La COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede centrale a Bologna, ma è diffusa in varie regioni d'Italia, in Portogallo, in Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.
News
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09 / 08 / 2024
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09 / 08 / 2024
Agosto de 2024
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09 / 08 / 2024
19 ottobre 2024
Assemblea italiana, in presenza, a Bologna, e in collegamento online...
partire dalla realtà
Siamo già nel mese di
settembre e mi rendo conto di come stia passando in fretta anche quest’anno!
Condivido con voi quanto abbiamo vissuto come Paese durante questo tempo, un tempo difficile però riconosciamo che
nonostante tutto “stiamo camminando”, con l’aiuto di Dio.
Rifletto sull’elevato
numero di persone che hanno avuto la possibilità di vaccinarsi e proteggersi
dal Covid e con questo poter avere un poco più di libertà di movimento. Nel
campo educativo ora c’è già la possibilità, per i bambini che lo desiderano, di
partecipare di presenza alle lezioni, tenendo presente le varie precauzioni e
attenzioni richieste. Questo ritorno ha permesso a noi insegnanti di renderci
conto delle condizioni reali che stanno vivendo questi bimbi. Ci siamo accorte che il percorso scolastico ha subito un
rallentamento e quindi i programmi
pedagogici sono in ritardo e che in ogni
modo dobbiamo supplire con i mezzi a disposizione. Rientrare in classe è stato
per la maggior parte dei bambini un incontro che aspettavano con ansia ed è bello vederli contenti.
Anche nella parrocchia ora
si può celebrare la messa con un gruppo più numeroso di persone, comunque
sempre prenotandosi prima per non creare situazioni di assembramento. A poco a
poco si stanno riprendendo anche le altre attività.
Come sta succedendo in
altri paesi, anche da noi continuano ad arrivare migranti provati dalla fatica del viaggio,
rischiando alcune volte la loro vita ... questo diventa un problema per le
autorità ma per loro è speranza per il futuro. Un’altra situazione che è aumentata è la violenza nella zona
sud, chiamata “conflitto mapuche”, con
la perdita non solamente dei beni materiali, ma anche di vite umane sia civili che militari. Una situazione che permane e si vive da diversi anni.
Come non parlare del
periodo attuale di campagna politica presidenziale dove i candidati propongono le loro “proposte popolari” nonostante il disincanto e la poca
credibilità di fronte agli elettori.
In questo tempo è stato
rilevante ciò che è avvenuto riguardo “alla Convenzione Costituzionale”. In
giugno il paese ha deciso di rivedere la Costituzione e questo per noi è stato
un avvenimento storico, perché si è visto in questo passo un’opportunità per
creare qualcosa di nuovo e rappresentativo con nuove norme per il paese.
Un altro evento importante
è stato quello di vivere in maniera urgente la problematica relativa all’ambiente,
accompagnato dalle ultime notizie sul cambio climatico. Questo tema rilevante
del cambio climatico ci ha sorpreso e impressionato in maniera negativa, perché
il riscaldamento globale si prospetta peggiore e rapido più di quanto si pensi.
Si dice che attorno al 2030, dieci anni prima di quanto stimato, si potrà
raggiungere la soglia del +1,5°C, con rischi disastrosi “senza precedenti” per
l’umanità, già scossa da eventi e
inondazioni. A meno di tre mesi dal vertice del clima COP26 in Glasgow (Regno
Unito), gli esperti delle Nazioni Unite (IPCC) hanno responsabilizzato gli
esseri umani su queste alterazioni ed hanno avvisato che non c’è altra scelta
se non quella di ridurre drasticamente le emissioni di gas che producono
l’effetto serra. Fonte: Emol.com
- https://www.emol.com/noticias/Tecnologia/2021/08/09/1029078/calentamiento-global-acelera.html
A proposito di questa
situazione, nel nostro paese già si stanno facendo passi a livello legislativo,
anche se si dovrebbe fare di più. Vari movimenti e organizzazioni stanno
trattando questo argomento per aiutare la gente a coscientizzarsi ed educarsi
di più; molta gente giovane sta
partecipando. Questo è quanto ho potuto
osservare partecipando ad incontri e
iniziative varie.
Nel mondo
ecclesiale abbiamo l’enciclica “Laudato SI’”, che propone l’urgenza del tema
ambientale: «Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che
verranno dopo di noi, ai bambini che stanno crescendo? Questa domanda non
riguarda solo l’ambiente in modo isolato, perché non si può porre la questione
in maniera parziale. Quando ci interroghiamo circa il mondo che vogliamo
lasciare ci riferiamo soprattutto al suo orientamento generale, al suo senso,
ai suoi valori. Se non pulsa in esse questa domanda di fondo, non credo che le
nostre preoccupazioni ecologiche possano ottenere effetti importanti. Ma se
questa domanda viene posta con coraggio, ci conduce inesorabilmente ad altri
interrogativi molto diretti: A che scopo passiamo da questo mondo? Per quale
fine siamo venuti in questa vita? Per che scopo lavoriamo e lottiamo? Perché
questa terra ha bisogno di noi? Pertanto, non basta più dire che dobbiamo
preoccuparci per le future generazioni. Occorre renderci conto che quello che
c’è in gioco è la dignità di noi stessi» (N. 160).
Credo che, anche se
l’impatto delle azioni che facciamo a livello sociale non siano tanto incisive ed il fatto di
riciclare sia qualcosa di piccolo ... il nostro esempio servirà per camminare
verso una “conversione ecologica “e diventa solidarietà verso le prossime
generazioni. Un esempio viene dai miei bimbi della scuola che hanno già
imparato a riciclare i loro residui.
E come non assumere la
realtà, quella che viviamo nel quotidiano, già che è proprio da qui che
possiamo vivere la nostra missione e consacrazione CM in mezzo al mondo: «Seguendo la via tracciata da Cristo,
vogliamo ovunque elevare e risanare la dignità della persona; immettere nel
lavoro quotidiano un più profondo significato; contribuire a rendere più umana
la famiglia degli uomini e la sua storia (cf. CFL n.36)» (RdV n. 14).
la responsabilità sociale del cristiano
Come CM del Cile ci siamo proposte di fare insieme una riflessione
mensile per crescere nella comunione e nella nostra identità CM cilena. Questo
è il tema della nostra prima riflessione preparata previamente e condivisa poi
in un incontro online nel mese di agosto
2021. A questo incontro hanno partecipato Elisabeth e Teresa, missionarie
cilene.
In Cile, il mese di agosto è dedicato alla figura di Sant’Alberto
Hurtado, gesuita cileno (22.01.1901 – 18.08.1952). In sua memoria, la Chiesa
cilena, ha dedicato questo mese alla solidarietà.
Attualmente, la maggior parte delle riflessioni che si realizzano per
aiutare a capire cosa significa responsabilità sociale sono focalizzate sulla
Responsabilità Sociale Impresaria (RSE) e sulla Responsabilità Sociale
Corporativa (RSC). In questa prospettiva vengono elaborate proposte dirette all’attività produttiva di entità private e pubbliche, con la
raccomandazione di lavorare in questo ambito. Il problema che emerge è che
queste riflessioni fanno poco riferimento alle
persone integrate all’impresa, offuscando così la responsabilità personale,
mettendo invece in evidenza la responsabilità sociale di un ente comunitario
che, paradossalmente per sé stesso è carente di responsabilità.
Il termine “responsabilità sociale” è molto più ampio e profondo di
quello che si usa e si intende nel campo ristretto alle imprese, all’economia e
al socioeconomico.
Alberto Hurtado aveva capito
questa visione ristretta che circolava in quell’ epoca. Per questo ha dato un significato diverso al termine
“Responsabilità Sociale”, partendo dal Vangelo.
Come Compagnia Missionaria abbiamo una visione molto aperta e profetica in questo aspetto. La
troviamo chiaramente nel Capitolo II del nostro Statuto dove presenta “La
Nostra Fisionomia” sviluppando la Spiritualità e la Missione.
La Nostra fisionomia, il nostro essere e la missione, la nostra fonte di
vita, la nostra responsabilità di amore e di salvezza per il mondo. La nostra
responsabilità sociale evangelica che ci rende trasparenza dell’Amore del Cuore
di Gesù in mezzo ai nostri fratelli e sorelle con i quali condividiamo la vita.
E’ molto bello rileggere sotto quest’ottica di “responsabilità sociale” i
termini “Evangelizzazione e promozione umana”, le attitudini che caratterizzano
la nostra missione: la comunione, l’oblazione, la semplicità, la capacità di
condividere e lo spirito missionario...
Condividiamo ora alcuni pensieri di P. Hurtado che fanno riferimento al
tema che stiamo riflettendo.
ü “La parabola dei talenti
(Matteo 25,14-30) è la parabola della responsabilità sociale e dovrebbe essere
spiegata spesso, presentando anche tutto il panorama delle realtà sociali che i
nostri giovani dovrebbero cambiare, attraverso il loro esempio, le loro parole,
azioni, e preghiere”.
ü “Essere Cristo! Il mio problema
è tutto qui. La ragione di essere della creazione. Tutto il mondo è stato
creato per la gloria del Figlio di Dio, ed io mi unisco al Figlio di Dio
attraverso il mio battesimo, che mi fa Figlio di Dio e mi vincola ancora di più
ogni volta che faccio la comunione”.
Per il gesuita cileno, il
desiderio di diventare un altro Cristo è l’attitudine che dovrebbe incendiare
la vita di ogni credente, con il fuoco della carità, che rinfresca la vita
dell’umanità assetata di amore e di comprensione. Per questo è necessario stare
uniti a Cristo e questo si realizza
attraverso il sacramento del Battesimo; questa unione si fa più solida e si
approfondisce accostandoci quotidianamente al sacramento dell’Eucaristia. Tutti i sacramenti sono veri canali che dirigono la
vita divina e l’esistenza dei credenti e gli permettono di svolgere la missione
alla quale sono stati chiamati: l’amore a Dio che si manifesta nell’amore al
prossimo.
ü “Ogni cristiano per il
battesimo acquista una responsabilità personale e sociale. Responsabilità
personale per applicare alla sua vita la verità che possiede: il corso (di
religione) deve essere una chiamata continua a superare la mediocrità.
Responsabilità sociale, che esige la donazione della sua vita al servizio degli
altri”.
Padre Hurtado, nel restituire
la responsabilità sociale all’ambito personale stimola ogni essere umano ad impegnarsi
per costruire una società migliore e un
futuro migliore per la sua dignità. Con questo suo pensiero afferma che nessuno
viene escluso dall’impegno di sviluppare una condotta socialmente responsabile.
Non è necessario essere un rappresentante economico importante per prendere
coscienza della responsabilità sociale delle azioni che ognuno ha da svolgere.
In questo senso, si può
affermare che, rispetto alla responsabilità sociale, Sant’Alberto Hurtado è un
prisma che permette di ampliare e diversificare lo spettro delle realtà umane
che questo concetto presenta nelle riflessioni che oggi si svolgono attorno a
questo tema. Per il santo cileno la responsabilità sociale è fare il bene e
lavorare per un mondo migliore, dove si cerca di proteggere e dare risalto alla
dignità della persona, alla sua vita comunitaria, per la quale è
imprescindibile un’attitudine di fraternità e partecipazione che manifesti la
piena integrazione del cristiano alla vita sociale.
Da questa riflessione fatta
insieme, sottolineiamo alcune idee centrali che ci hanno particolarmente
colpito, coscienti che la riflessione è molto ampia e profonda e che offrirebbe
anche di più.
ü La
comunione con Cristo
ü Essere
Cristo
ü La
dignità umana
ü La
fraternità universale
ü Le parole chiavi della nostra
spiritualità, RdV n. 11
ü La responsabilità sociale e il
Battesimo...
ü La mancanza della meditazione
profonda, la superficialità
ü L’importanza
e l’essenziale dell’interiorità
ü Il problema
dell’individualismo, l’attitudine di non coinvolgersi, non interessarsi
dell’altro
ü Rendere trasparente nella vita
il Vangelo e lo Statuto
ü Fare opzioni coerenti, per
diventare realmente persone di “lideranza”, essere testimoni credibili.
Terminiamo con l’impegno
che permanentemente troviamo nel nostro Statuto:
n. 11: La nostra missione come la
spiritualità, nasce e si alimenta al Cuore di Cristo...”
n. 12: Chiamate da Dio a
collaborare al piano di redenzione del Padre, ci impegniamo a svolgere la
nostra missione di amore e di servizio nella Chiesa e nel mondo mediante la
nostra vita di consacrate secolari attraverso l’evangelizzazione e la
promozione umana”.
rimanete in me per sempre
Condividere con voi il mio
passo all’Incorporazione Perpetua è come ricordare la prima chiamata di Dio a
seguirlo per donarmi a Lui e alla Compagnia Missionaria.
Il tempo che precede la
cerimonia ci aiuta a preparare il cuore, nonostante immerse nel lavoro, la
pandemia, la fine d’anno … però lo
Spirito che è vicino, suscita nuove emozioni.
Un aspetto che sento molto
presente in questo fare memoria del cammino vocazionale che ho percorso fino ad
oggi, è il contesto dove ho sentito la chiamata: mi trovavo in mezzo al popolo
rurale della pre-cordigliera nel nord del Cile.
Il mio incontro con il Signore è
avvenuto durante “una missione rurale” alla quale partecipavo, assieme a una
suora dell’Istituto S. Anna e a un sacerdote gesuita. Avevamo passato il
periodo natalizio (da noi è estate) visitando alcune popolazioni. Qui è
cominciato tutto: l’incontro con la gente semplice, i loro costumi, l’ambiente
agreste e la natura intorno. È qui che ho incontrato il Signore della vita.
Assieme a tutto questo è cresciuta in me la voglia di un impegno più concreto
con le comunità che conoscevo e la mia vita di fede.
Da questo periodo iniziale è
trascorso tanto tempo, però ho sempre sentito che questa esperienza è stata
qualcosa di importante, di fondamentale per la mia vita. Chissà se questo
periodo già stava concretizzando e dava un senso al “guardare lontano” di p.
Albino!
Dio non ha un tempo preciso per
realizzare i suoi progetti dentro di noi. Più avanti ancora una volta, Dio si
fa presente interpellandomi e riproponendomi la chiamata iniziale. Anche questa
volta mi trovo in mezzo alla gente della mia pre– cordigliera, però il mio
lavoro è nelle scuole del settore: Putre, Murmuntani, Belèn, Ticnamar. Immersa
in questi paesaggi suggestivi ascolto la voce di Dio attraverso il sibilo del
vento, il rumore dei torrenti, e il cielo limpido e terso. Piano piano mi
avvicino alla Compagnia Missionaria, che già dal suo nome mi sembra molto
interessante perché fa riferimento alla missione. Mi colpisce anche la sua
spiritualità e carisma. Sono cosciente della sfida e di cosa significhi “contemplare
il Cuore trafitto di Gesù, chiamate a
vivere la vita di amore …a percorrere l’itinerario della comunione in tutti gli ambiti della vita…”. Sono parole
molto profonde che richiedono di essere approfondite. Così inizia il mio
cammino formativo in un primo tempo a distanza poi sono seguita più da vicino.
Anche se questo percorso
formativo mi sembrava molto lungo ora riconosco che è stato prezioso per
conoscere concretamente altri volti concreti, esperienze varie ritenute fondamentali,
per capire meglio cosa voleva significare Compagnia Missionaria del Sacro
Cuore, per la mia vita e per
la Chiesa, per il mondo e per il Regno di Dio che vogliamo costruire.
Per questo ringrazio Dio per il
cammino che abbiamo fatto, perché ogni incontro ha contribuito alla mia
formazione: la mia famiglia, ogni persona che ho incontrato nel mio cammino di
fede, sia appartenente o meno alla Chiesa, sia quando le cose andavano bene e
quando invece c’erano difficoltà. Ciascuno ha contribuito a farmi “rimanere nell’amore di Dio”.
Per questo con grande gioia il
giorno 30 dicembre 2020 è stato il momento della mia consacrazione definitiva,
perpetua. La cerimonia è stata celebrata dal padre Cristian Cuevas dehoniano e
Pietro Maglozzi, camilliano. Data la situazione del virus in atto, ha potuto
partecipare solo un piccolo gruppo di amici, parte della mia famiglia, Teresa
Pozo e alcuni familiares CM. Una cerimonia molto semplice però preparata con
tanto affetto. “Scelte
da Dio, vogliamo scegliere Dio come pienezza delle aspirazioni della nostra
vita”
Statuto n. 2. Per sempre, per Dio e per la missione nel mondo specialmente per
i più poveri e svantaggiati. Eccomi Signore.
condividere la vita
Quando vogliamo organizzare delle vacanze, si comincia
a pensare dove andare e quali cose pratiche risolvere prima di vivere i giorni
tanto sognati. Pur facendo così, alle volte, capitano difficoltà, secondo
quanto dice il proverbio: “l’uomo propone e Dio dispone”!
E’
quanto mi è successo in questo periodo in cui si avvicinavano le vacanze. Mi
sono trovata a gestire situazioni urgenti e diverse da quanto pensavo: la
malattia di una missionaria che viveva con me, il cambiamento della casa e, di
conseguenza, la preoccupazione di cercarne un’altra dove abitare. Esperienze
diverse che mi hanno coinvolta emotivamente e fisicamente, e mi hanno stimolata
a offrire tutti questi avvenimenti “in unione a Gesù per mezzo di Maria in spirito di Amore...”.
Con la nostra preghiera di offerta mi metto all’opera
in vista del trasloco. Mi rendo conto della quantità di cose che sono andate
accumulandosi: inizio a riordinare i libri, gli oggetti liturgici e tante altre
cose... In ogni cosa che prendo in mano ci sono più di 25 anni della CM. Vedo
foto dove sono andati fissandosi altri tempi, in cui tutto stava fiorendo (i
tempi in cui si cominciavano i primi passi della CM in Cile), (quando si
stavano formando) Familiares e Missionarie. In ogni cosa c’è contenuta tutta la
storia!
Così continuo in questo lavoro, e considero come Dio,
sempre, si fa presente per visitarci e parlarci in mezzo a questa realtà
inaspettata. Ascoltando Radio Maria, che mi accompagna con il suo programma di
musica e di riflessioni, mi ha colpito soprattutto il tema sull’Eucaristia
presentato da un Padre francescano cappuccino. Spiegava agli ascoltatori il
senso delle parole della consacrazione nella Messa: “ prendete e mangiate
questo è il mio corpo”. Parole che includono tutta la persona di Gesù, non solo
si riferiscono alla sua carne, ma a
tutta la sua persona, tutta la sua vita è il corpo. “Prendete e bevete questo è il mio sangue”, il sangue come sapienza
della vita, il senso del sacrificio della sua vita.
Il padre diceva che a partire quindi da Lui, nello
stesso modo, anche noi ci uniamo al ministero del sacerdozio comune, ci
offriamo a Gesù; in queste parole, “questo è il mio corpo”, offriamo tutto
quello che siamo capaci di servire, di amare ecc. “Questo è il mio sangue”: con
questa frase vengono espresse le mie difficoltà, la mia infermità, il senso del
martirio che qualcuno di noi sta vivendo. Quello che più mi ha colpito di
questa riflessione e l’affermazione che RIMARRA’ SOLAMENTE CIO’ CHE SI E’
OFFERTO. Questa realtà mi invitava a riflettere su questo sacramento per
eccellenza che è la realtà della presenza di Gesù in mezzo al suo popolo
proprio attraverso questa offerta: “Prendete,
mangiate, bevete”. E’ il nostro
Dio che rimane con noi. Il Padre ha continuato la riflessione dicendo che
celebrando l’Eucaristia noi offriamo insieme al sacerdote il Sacrificio. E
durante il giorno diventiamo noi stesse vittima offerta e Lui; è il Sacerdote
che offre la nostra vita. E’ la vita tutta che si offre, ed è per noi un onore
il voler offrire la nostra vita nonostante le nostra piccolezza e i nostri
limiti. Allora il poco o il molto, tutta la realtà della nostra vita, se è
offerta così com’è al Cuore di Gesù, ha la sua importanza.
“E’ soprattutto nell’Eucaristia che ci
facciamo “OFFERTA” insieme a Cristo ed impariamo ad assumere il suo programma
di vita, specialmente la sua totale donazione al Padre e agli uomini”. ((RdV n
7).
Questa riflessione mi ha aiutato a dare un senso nuovo
ad ogni Messa, a ringraziare per avere la possibilità di ricevere Gesù, che mi
invita a fare un’offerta della mia vita unita a tutta la vita dei fratelli. Così
con questi sentimenti ho continuato a vivere, ad accettare il cambio di rotta
delle vacanze che avevo sognato di fare in maniera diversa; vacanze invece che
ho fatto in compagnia della radio e condividendo il lavoro con altre mani
generose che si sono unite alle mie per aiutarmi.
la solidarietà in cile oggi
Associare il mese di agosto con la figura di p. Alberto Hurtado
s.j. non è difficile, non solo per il mondo cattolico ma anche per la società
cilena. Da quando è stato istituito il “giorno della Solidarietà”, questo
concetto e i gesti di solidarietà si sono fatti più familiari e concreti.
In questo tempo di emergenza e
di grande necessità che stiamo vivendo sono sorte diverse iniziative di
solidarietà: a livello sanitario, di solitudine, di assembramento, la
difficoltà per mancanza di lavoro, la possibilità di usare internet per gli
studenti, la violenza ecc. Tutto questo ha anche reso più evidente nella
società la disuguaglianza sociale e l’ingiustizia.
Sicuramente
questa stessa esperienza, ha interpellato p. Alberto, nell’epoca da lui
vissuta. Perché anche se la sua vita è conosciuta e si è svolta in diversi ambienti
poveri, ha coinvolto tutte le sue forze nella lotta alla miseria estrema. Tutto
questo, in accordo secondo quanto diceva la Dottrina sociale della chiesa, e
tenendo presente l’esperienza forte di Cristo povero. Ha camminato su queste
orme, cercando di incarnare la presenza di Dio, come ci viene presentata nel
Vangelo di Matteo 25,37 - 40: “Signore,
quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato… In
verità vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli
più piccoli, l’avete fatto a me”.
Mi soffermo su alcuni suoi pensieri e cerco di fare un
confronto con la situazione attuale che stiamo vivendo:
“Far
sparire la miseria è impossibile, però lottare contro di essa, è un dovere
sacro”
“In questa epoca di pandemia i lavoratori irregolari per paura di
perdere la retribuzione che ricevono per il loro sostentamento continuano a
lavorare esposti al pericolo di prendere il coronavirus. Lo stesso avviene con
il 50% della popolazione che si trova vicino alla soglia della povertà. Nello
stesso tempo le famiglie cilene, in questa situazione precaria si trovano
aumentato il loro debito e le altre che hanno possibilità di accedere
all’educazione privata, perché più valida dell’educazione pubblica, stanno
approfondendo e perpetuando il divario economico. (Studio su Familia y Pobreza relacional/ pucv.c.
nel tempo del corona virus).
Purtroppo, la povertà è un tema
che emerge ancora più gravemente in questi tempi di pandemia. P. Hurtado, in
questa situazione assumerebbe la posizione di stare nel mezzo del problema,
presente tra la gente per organizzare catene di solidarietà. Nello stesso tempo
si unirebbe a coloro che denunciano le politiche di una struttura di mercato
ingiuste e contro chi non capisce nulla di protezione sociale o di solidarietà.
P. Hurtado, per le sue caratteristiche di pastore e di leader credibile della
chiesa, sicuramente starebbe dalla loro parte, cercando in questo momento di
crisi, di ampliare il concetto di solidarietà, in una ricerca comune che
coinvolga, con l’impegno a compromettersi in tutti i settori sociali.
“Che
farebbe Cristo se fosse al mio posto”
“Pochi giorni fa, in un giorno piovoso di primavera, ho
incontrato un povero uomo con tonsillite acuta, tremava per la febbre, era in
maniche di camicia e non aveva dove rifugiarsi… (Dal quotidiano: “El
Mercurio”, dicembre 1944).
Questo fatto è stato uno tra i
tanti che colpì P. Hurtado, prendendo chiara coscienza che l’altro è Cristo,
quello che soffre. In questa stessa maniera, chissà quante persone e
istituzioni in questa situazione di pandemia si sono fatte la stessa domanda e
si sono rese presenti per aiutare. Pensiamo agli emigranti che sono rimasti
senza lavoro e che avrebbero necessità di ritornare al loro paese. Gli anziani
sempre più soli e senza appoggi … le tante persone che stanno vivendo il dolore
per la morte di un familiare. E così la lista continua, però l’importante è che
rimanga sempre questo desiderio nel cuore per poter rispondere alle necessità
di altri “Cristi” che incontriamo sul nostro cammino.
“Dare
sempre…dare fino a quando le braccia cadono per la stanchezza”
Lottatore
instancabile contro la povertà, trasformatore di un sistema, di una società più
equa e giusta sono aspetti che hanno motivato da sempre p. Hurtado. Donarsi,
darsi, stare presente in diversi ambiti, politico, sociale, educativo,
sanitario, ecclesiale ecc. Anche noi siamo chiamati a non impegnarci solamente nella parte assistenzialistica,
ma stare dentro le varie realtà per ridare dignità all’uomo e alla donna anche
in questi tempi di pandemia. Queste “altre persone” sono anche loro mio
fratello e mia sorella. In questi giorni ha fatto notizia la testimonianza di
“Batman solidale”, un commerciante che, dopo essersi camuffato, è uscito per le
strade di notte per offrire e condividere un piatto di cibo alla gente di
strada. Nell’intervista che ha rilasciato ha detto:” Esco in questi tempi di pandemia cercando di applicare tutte le
necessarie precauzioni per non prendere il virus e sento che il Signore mi è
vicino. Molte persone che avvicino mi dicono che non avrebbero mai pensato di
arrivare a questo punto. E si sentono umiliate per questa situazione. Io
rispondo di non avere vergogna perché questo cibo che offro loro, è già pagato,
è per te. Sono convinto che Dio a me, ha già anticipato in una maniera o
nell’altra, tante benedizioni che adesso io sto donandole ad altri… perché né
il governo, né la politica di destra o di sinistra risolve tutto questo. Questo
lo risolviamo noi e questo paese lo dobbiamo sollevare noi stessi”
(19-08-20)
“La
speranza mantiene la ragione per vivere”
Alberto Hurtado pieno di
speranza in Gesù della Vita ha lavorato per rendere possibile il Regno di Dio
in tutte le situazioni in cui si è impegnato. Era necessario in quel tempo
trasmettere ai suoi “Patrocitos” (venivano chiamati così i padroni delle
fattorie… qui usato da p. Hurtado in termine affettuoso) che era possibile
un’altra condizione di vita. E cercava anche di far smuovere quei settori più
ricchi alla carità, a dare quello che, giustamente spettava ai più poveri. Se
non fosse per questa virtù, la situazione che stiamo vivendo si farebbe più
insostenibile, con tutte le varie sofferenze che sono emerse sia a livello
nazionale che mondiale. Dobbiamo riconoscere che, siamo anche capaci di
guardare alle cose buone e positive che si stanno gestendo: vedere le necessità
degli altri come fossimo una sola famiglia, la dedicazione del personale
ospedaliero, i contagiati che si stanno recuperando, la solidarietà del
vicinato, il tempo per riflettere e pregare, l’aria e l’ambiente più puro, meno
contaminato. Anche questi sono segnali della vita che continua e ci invita a
costruirla.
“La
fede che non illumina e non irradia, non ha lo spirito di Cristo”
L’essere e il fare di p.
Hurtado riflette una spiritualità che non si ferma in un misticismo etereo,
spirituale, ma è nell’azione e contemplazione che sperimenta questo vivere di
Dio che ci viene incontro. La spiritualità di p. Hurtado si fonde tra il Cristo
che siamo e il Cristo che incontriamo negli altri. Il prossimo è Cristo
commentava Jorge Costadoat s.j. (teologo cileno). Allora come non sentirsi
invitati a incarnarci in queste realtà che tra luce e ombre dei tempi di p.
Hurtado e quelle che viviamo oggi, mi invitano ad essere solidale e mi
stimolano a riflettere sulla mia relazione con Dio e con la comunità.
Valorizzare la comunità, come famiglia umana che contagiata per la pandemia, ci
rende più sensibili e bisognosi gli uni
degli altri. Bisognosi di consolazione e di speranza.
Perché è nella Comunità e sentendomi parte di essa che
imparo la Solidarietà, quella che ci viene presentata dalla maniera di procedere
dal Cuore di Gesù e dal suo Vangelo.
una settimana di formazione
Durante il periodo delle vacanze invernali
normalmente si programmano corsi di formazione per gli operatori della
pastorale. In questa occasione ho partecipato alla settimana Teologica
Pastorale offerta dall’Arcivescovado di Santiago, sul tema:”E’ necessario
nascere di nuovo”, ascoltare e accompagnare per discernere.
Questa proposta di formazione è stata pensata
tenendo presente il contesto sociale ecclesiale di questo momento segnato da
gravi abusi di potere, coscienza e sessuali che per decenni si sono tenuti nascosti all’interno della Chiesa cilena e
soprattutto per la incapacità di affrontarli. Questo ha provocato rabbia, vergogna, tristezza e
dolore. In questa realtà il tema del discernimento era la chiave per riflettere
e i relatori l’hanno affrontato con tanta semplicità e serietà. Parto da qui per condividere con voi i miei
appunti:
1°
giorno: P. Eduardo Pérez-Catapos. Ha
iniziato con alcune domande: Cosa sta succedendo nelle strutture ecclesiali? Noi come ci stiamo ponendo davanti alla società? Papa
Francesco ha scritto una lettera al popolo fedele:”Alla Chiesa popolo di
Dio pellegrina”.
Spiega il titolo della lettera: Chiesa popolo di Dio, tutti i cristiani
del Cile. Pellegrina, essere
pellegrina vuol, dire camminare discernendo ciò che Dio vuole dire al suo
popolo. Abbiamo bisogno di ascoltare le voce di coloro che arrivano alla
Chiesa. In Cile, nel nostro paese,in
una realtà culturale nuova. Ci apriamo
al futuro? La Chiesa deve sapere che, come la società,ha fatto i suoi
sbagli e i suoi errori.
2° giorno: P. L. M° Garcia Dominguez. Che cos’è
l’accompagnamento? I primi Padri che hanno fatto un accompagnamento erano
eremiti, i sapienti...Ci sono molti modi di accompagnare. E’ una serie di
conversazioni che si usa per fare discernimento tra due persone, per aiutare
nella crescita della fede, per poter realizzare meglio la loro missione. In questo
modo si sviluppò quello che sarebbe stato l’accompagnamento.
3°
giorno: P. Larry Yevenes – P.
Koldo Gutierrez – P. L. M° Garcia Dominguez.
I tre espositori hanno presentato in un “panel”: · “L’arte
di discernere in una Chiesa profetica. Una chiesa piagata che non si mette al
centro, ma deve essere una chiesa interessata a come poter sanare? E’ necessario chiedersi; qual è l’ immagine che
ho di Dio? In quale chiesa credo? Che immagine di santità coltivo?· Discernere
è urgente; si cita il documento (Gaudate
et exsultate). Generare esperienze che stimolino domande.· Oggi
stiamo lavorando sul Fare e Avere...Però per
il discernimento dobbiamo lavorare nell’ambito
del SENTIRE E CONOSCERE, quello che mi avvicina a Dio.
4° giorno: Josefina Martinez. Ascoltare ed accompagnare le
vittime degli abusi. Questo tema è
stato
presentato da una psicologa. Ha consigliato alcuni punti chiave per stare
vicino e accompagnare le vittime degli abusi.
E’ chiaro che, tutto quanto abbiamo ascoltato in
questi giorni, non riesce totalmente a far capire quanto ha provocato dentro di
noi, tanto è stata forte la comunicazione e la partecipazione degli specialisti
in questi aspetti, sia nei temi affrontati che nella potenzialità di domande
che sono state presentate, (alcune di queste le sento risuonare dentro di me e
sono materia di preghiera e discernimento) e che sono da condividere insieme.
Abbiamo capito che è necessario riflettere su questo tema e soprattutto
sviluppare la capacità al discernimento, per cercare cammini nuovi, per
continuare a sanare la chiesa, come popolo fedele. E’necessario “Nascere di
nuovo”, come dice il titolo, nello Spirito di Gesù che sappiamo è con noi,
soprattutto in questo momento della storia.
Si è conclusa questa settimana di formazione con
alcune sfide proposte a noi operatori di pastorale in ciascuna delle nostre
comunità e perchè no, utili anche per la nostra vita di consacrate CM inserite
nella chiesa cilena.
Questi i suggerimenti:ü Fortificare
la capacità di ascolto, interagire sul piano dell’ uguaglianza.ü Rinnovare
la coscienza di mettere Gesù al centro; dobbiamo insegnare ad amare e a
conoscere Gesù.ü Uno
sguardo positivo e di fede davanti a una realtà ostile.ü Trasmettere
la fede ai giovani.ü Esercitare
l’autorità nella chiesa; è positiva se diventa servizio.Ringrazio Dio per aver avuto la opportunità di
questa formazione e confido a Maria nostra Madre, guida e custode, questi
impegni.
Elizabeth
Tiayna Mollo