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COMPAGNIA MISSIONARIA
DEL SACRO CUORE
una vita nel cuore del mondo al servizio del Regno...
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Trasparenza e libertà
Posted by Santina Pirovano

Intervista a Maria da Gloria Neto

Uno sguardo alla tua vita: presentati... la tua famiglia… le tue prime esperienze... l’ambiente portoghese dove hai vissuto… il tuo primo lavoro…ecc.

Sono nata in un piccolo paese di campagna, nel comune di Santo Tirso appartenente alla città di Porto (Portogallo). Sono cresciuta in una famiglia abbastanza povera, che riusciva ad alimentarsi, curarsi e vestirsi attraverso il piccolo salario di mio papà, però questo ci aiutava a vivere. Ero la più grande dei miei fratelli perciò dovevo aiutarli e inoltre dovevo anche aiutare nei lavori di casa. Ho imparato a leggere e scrivere le prime parole in una piccolissima scuola di paese, seguita da un’eccellente e giovane maestra. Dopo avere terminato le scuole elementari, sono entrata immediatamente, con appena dodici anni, nel mondo del lavoro. Ho ripreso a studiare solamente quindici anni dopo! Come già detto, con appena dodici anni ho cominciato a lavorare in una fabbrica dove si confezionavano camicie da uomo. Il mio compito era quello di chiudere i bottoni alle camicie. Un lavoro molto facile e adatto ad una bambina, ma che procurava ferite alle dita. Nonostante questo era un tipo di lavoro che mi piaceva molto. Mi sentivo bene. Ero orgogliosa di potere in questa maniera aiutare la mia famiglia. Mi faceva provare il gusto della condivisione. Il mio primo salario era di “diciassette scudi e cinquanta centesimi” che oggi in euro corrisponderebbero a otto centesimi!

Tutto questo mi faceva sentire felice perché facevo parte del mondo del lavoro, il mondo degli adulti. Mi ha aiutato a crescere nella maturità umana e a sentirmi responsabile di tutto quello che facevo.

La tua vocazione: come è nata? Perché nella Compagnia Missionaria? Ricordi persone significative o fatti che ti hanno aiutata a fare questa scelta?

La mia vocazione è nata in maniera molto delicata, soave...avevo appena quattordici anni, ero molto giovane, quando ho cominciato a partecipare alle attività nella mia parrocchia come catechista e a leggere la parola di Dio..

Ho sempre avuto una buona vita di preghiera, mi piaceva leggere e meditare la Parola di Dio. Con frequenza mi ritrovavo a riflettere e a interrogarmi su quale poteva essere il cammino della mia vita. Nonostante questi interrogativi, ho avuto e vissuto la mia gioventù come qualsiasi

giovane del mio tempo, innamorandomi, partecipando a feste, lavorando...

A un certo momento mi è capitato di leggere con “occhi nuovi”il secondo capitolo del Vangelo di Giovanni: “Le nozze di Cana”dove Maria rivolgendosi ai discepoli di suo Figlio raccomanda loro di:”fare quello che Lui gli dirà”. In quel momento anch’io feci a me stessa in maniera più incisiva la stessa domanda : che cosa Gesù mi sta dicendo? Che cosa vuole da me?

Pensai di farmi suora Benedettina di clausura, ma molto presto scoprii che non era lì che il Signore mi chiamava. Il mio posto era quello di rimanere nel mondo. Sì volevo qualcosa di simile, ma ancora non sapevo dove e come.

Un giorno, il mio parroco Padre Mario, professore nella scuola media a Paços de Ferreira (collega di Serafina) invitò la missionaria CM a fare un incontro con alcune ragazze catechiste della parrocchia. Serafina accettò, eravamo in poche: solo quattro ragazze. Dopo questo incontro si programmò una “tre giorni” nella casa della Compagnia Missionaria di Rua Miguel Bombarda a Porto. A questo incontro partecipai io e Justina, anche lei ora missionaria della CM. E’ stato in questo incontro che per la prima volta ho conosciuto la Compagnia Missionaria. Pur non avendo capito bene cosa voleva dire Istituto Secolare e vocazione secolare l’esperienza rimase nel mio cuore. Dopo circa quattro anni, cercando dentro di me di chiarire cosa fare della mia vita, mi arrivò un altro invito aspettato da tempo: partecipare ad un ritiro organizzato dalla Compagnia Missionaria. Era quello che aspettavo! Ricordo che questo incontro aveva la finalità di rivedere lo Statuto dell’Istituto: partecipai in silenzio. Però è stato un momento molto importante perché fu proprio in questo incontro che capii che questo era il luogo dove volevo e desideravo realizzare la mia vita.

La Compagnia Missionaria fin dal primo momento in cui l’ho conosciuta mi ha lasciata libera di vedere, sentire, provare se veramente questo era il posto che desideravo, e libera anche di non continuare, nel caso capissi che questa scelta non era per me. E’ stata proprio questa trasparenza e libertà che mi ha permesso di comprendere veramente che era qui il mio posto! Dei tanti Istituti che ho conosciuto credo che la mia carissima Compagnia Missionaria sia l’Istituto che ti lascia libera nel prendere decisioni. Per questo l’amo!

A un certo punto hai deciso di partire per il Mozambico: perché? Racconta… Il ritorno… E’ stato faticoso l’inserimento? Paure, dubbi, gioie…?

Ho sempre desiderato partire per l’Africa, precisamente per il Mozambico. Non so esattamente spiegare il perché; era un qualcosa di profondo che sbocciava nel mio cuore. Sentivo dentro di me il desiderio di condividere il Vangelo con altri fratelli nella fede. Dopo gli anni di formazione sono partita con gioia. Non sapevo ciò che mi aspettava, ma avevo la certezza che avrei incontrato qualcosa di nuovo che mi avrebbe dato cento volte di più di quanto potevo offrire.

La separazione dalla famiglia è stata una vera sofferenza, però il desiderio di partire, superava tutto. E’ stato veramente un vero dolore per i miei genitori e mi mettevano in discussione dicendo: perché tu e non altre? Io non rispondevo loro, rimanevo in silenzio. Lasciavo il posto a Dio.

La Compagnia Missionaria in Mozambico mi accolse con una grande tenerezza, mi sentii subito in casa, nel mio paese. Ricordo con gioia il modo con cui sono stata accolta dal gruppo di Maputo allora composto da: Anna Maria, Giannina, Elvira, Isabel, Emilia e Alice.

Dopo ho condiviso il mio cammino con Edvige, una gioia offertami da Dio, una persona che mi ha molto aiutato, perché in seguito abbiamo vissuto insieme. Anche Gina, Santana, Mariolina e Irene, sono state altre gioie per il mio cammino...e tante altre.

Il Mozambico è stato una terra di calore umano, di vita, amore e passione. Un tempo fecondo in tutti i sensi. Il mio inserimento è stato molto semplice e naturale. Non ho avuto grande difficoltà, sono stata abbastanza serena. La maggior difficoltà l’ho sentita quando da Quelimane abbiamo dovuto trasferirci al Gurue, ma è stata una difficoltà passeggera. E’ stato un tempo d’oro. In Mozambico ho lavorato la maggior parte del tempo in una scuola dei padri dehoniani al Gurue, e in attività parrocchiali. Ambedue spazi di crescita umana e spirituale, come pure la permanenza di un anno in Quelimane, città che è rimasta nel mio cuore.

Sono poi rientrata in Portogallo dopo tre anni per problemi di salute. Pur piacendomi il clima questo però, non era favorevole per la mia bronchite.

La tua vita oggi: lavoro... inserimento nell’ambiente, nella parrocchia. Come vivi il tuo quotidiano, la tua appartenenza a un Istituto Secolare?

Attualmente la mia vita ha questa impostazione.

La mia professione è quella di cuciniera in un Centro Sociale della parrocchia di Sanfins de Ferreira che si trova a un chilometro da casa, per cui posso fare ogni giorno una bella camminata a piedi. E’ un centro diurno che accoglie persone anziane e gestisce anche un asilo nido per bambini da zero a tre anni e dà un sostegno a casi domiciliari. In tutto sono circa un centinaio di persone che vengono assistite. Lavoro in queste attività da dieci anni. Condivido questo lavoro con sedici colleghe tutte sposate.

In parrocchia collaboro nella pastorale con l’annuncio della Parola di Dio, attraverso la catechesi agli adolescenti e giovani, visito gli ammalati, leggo la parola di Dio nelle varie liturgie e cerco di essere una testimonianza viva con la mia vita.

Vivo con la mia famiglia formata da mia madre che ha 78 anni, un fratello di 47 anni e un giovane nipote. Partecipo pienamente della vita famigliare in tutte le varie situazioni diarie: piccoli gesti, condivisione dei problemi di malattia, momenti di allegria, difficoltà e sofferenze. Di tutto faccio una preghiera continua. Tutto quello che faccio è vita della Compagnia Missionaria, perché io sono Compagnia Missionaria e questa è la mia vita.

Cerco di rispondere alle necessità dell’Istituto con quello che ho e posso, sia nella gioia che nella sofferenza. Sento che la CM è il centro della mia vita, è stato per mezzo di questa famiglia che mi sono avvicinata di più a Dio. Molto di quanto sono oggi lo devo alla Compagnia Missionaria. Sento che la mia vita scorre con serenità e pace, dono il tempo necessario a ogni cosa, senza dimenticare in tutto questo di trovare anche il tempo per un meritato riposo.

Dove trovi la forza per continuare questa tua missione?

La forza sgorga dalla Contemplazione del Cuore trafitto di Gesù, dalla Compagnia Missionaria, dalla vita sacramentale, dalla preghiera e amicizia.

Anche la tua vita è un intreccio di avventure … con una parola come la definiresti?

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