Intervista a Lidia Ferreira
Uno sguardo ampio, reale, sincero, fanno da guida a questa
testimonianza di Lidia, missionaria portoghese che racconta in maniera semplice
aspetti della sua vita con concretezza, si sofferma sul passato riscoprendo
quei valori umani e spirituali che l’hanno guidata e... guarda meravigliata
alla sua vita attuale, ancora attiva e
vivace nonostante l’anzianità che avanza.
Sono Lidia, faccio parte del
Gruppo CM di Porto (Portogallo), sono di vita in famiglia e vivo con un
fratello. Sono nata nella prima metà del secolo scorso, sono già ottantenne e,
per questo, posso dire che sono dell’ “Antico Testamento”. E’ un cammino lungo
non vi pare? Avrei tante cose da raccontare della mia vita... una parte la
lascio per raccontarvela una prossima volta. “Felice il popolo che il Signore
ha scelto come sua eredità” –
E’ il ritornello del salmo responsoriale della messa di oggi, e che prendo in
considerazione per fare le seguenti riflessioni.
Dalla mia famiglia non ho
ricevuto nessuna eredità economica; mi è stato donato invece una eredità
grandissima di valori: umani, morali, sociali, spirituali. Mi sono stati
trasmessi senza moralismi ma con esempi e attitudine di vita, come: donare,
condividere, aiutare senza distinzione, chiunque fosse e avesse bisogno, di
giorno o di notte, in estate o in inverno. Fin da bambina sono stata educata e
abituata a questi gesti, a dare quanto potevo, assumere impegni, essere fedele
alla parola data essere competente nel mio lavoro, rispettare gli altri...
“Per grazia di Dio sono quello
che sono” 1Cor,
15 – dalla messa di oggi.
Il mio primo impegno di lavoro
è stato quello di insegnante delle elementari. In quel periodo mio papà era
abbastanza malato ed eravamo in cinque fratelli. Mia sorella maggiore lavorava
nel negozio di merceria di uno zio ma non guadagnava nulla. Io sono stata la
prima a cominciare a studiare, però dovevo aiutare finanziariamente la mia
famiglia a vivere. Ricordo che nel secondo anno di lavoro ho cominciato a fare
un po’ di tutto: insegnavo e davo anche ripetizioni, al pomeriggio lavoravo
part-time in un ufficio...Più tardi, ho lasciato l’insegnamento per lavorare in
un Organismo dello Stato che a quei tempi era legato alla Presidenza della Repubblica. Alla sera però riuscivo a dare lezioni perché
avevo già ottenuto il baccalaureato in Storia studiando nel tempo libero.
Ricordo che a livello politico erano tempi difficili... Nonostante questo,
riuscivo anche a fare promozione umana a diverse persone, senza per questo
essere retribuita economicamente... Di questa esperienza conservo buoni
ricordi. Più tardi mi sono inserita ancora nell’insegnamento pubblico, ho
assunto impegni massimi a livello di responsabilità scolastica... ho insegnato
al seminario “P. Dehon”, ho aiutato nella impostazione del segretariato della
Liturgia, dove tuttora collaboro. Avevo diverse responsabilità in parrocchia e
dovevo occuparmi anche dei lavori di casa. Quando rimasi senza i miei genitori
dovetti cambiare casa il che, mi aggiunse altre responsabilità dato che mio
fratello era stato dimesso da poco dal sanatorio e ancora non poteva lavorare.
La tua vocazione: come è nata?
Fin dai tempi dell’Azione
Cattolica mi sentivo attratta per una vita di donazione a Dio. Quando potevo
partecipavo a Corsi di formazione umana – spirituale, a settimane di
spiritualità organizzate dai Padri Carmelitani scalzi. A un certo punto, le
attività in parrocchia non mi stavano aiutando, sentivo che continuando così
avrei potuto commettere un errore nella mia vita. Decisi allora di trascorrere
un giorno al convento dei padri Carmelitani. Così ci sono andata, senza portare nulla con me; volevo
solo capire cosa Dio voleva da me. Ritornai a casa cosciente che dovevo integrarmi in un gruppo,
senza lasciare la parrocchia. Decisi quindi di parlare con il mio Direttore
spirituale, P. Fernando Ribeiro, SCJ. Lui mi presentò diversi gruppi da me già
conosciuti, ma che nel mio cuore li rifiutavo perché non mi convincevano... Finalmente mi parlò anche di un gruppo: la
Compagnia Missionaria del S. Cuore, di cui non avevo sentito parlare né
conoscevo personalmente, ma accettai ugualmente... forse questa decisione era
opera dello Spirito Santo.
Come ho già detto prima la mia
famiglia apparteneva all’Apostolato della preghiera, legata alla spiritualità
del Cuore di Gesù. Ricordo che in casa avevamo un grande quadro e un piccolo
oratorio con la sua immagine che ancora si conserva.
La tua vita attuale?
In Parrocchia sono responsabile
di un gruppo che appoggia i missionari dehoniani e collaboro nel segretariato
Diocesano della Liturgia. Dopo l’incidente che ho avuto non posso fare altro
perché le difficoltà vanno aumentando, oltre all’età che avanza. Ogni giorno
cerco di mettere in pratica l’eredità che ho ricevuto e dare la mia
testimonianza di persona cristiana... In questa mia forma di vita cerco di
concretizzare, anche se con i miei limiti, deficienze e sbagli, il nostro
Statuto e Regolamento di vita. Trovo la forza per continuare la mia missione
nella preghiera, nella frequenza ai sacramenti, nella Liturgia delle ore, negli
incontri mensili dell’Istituto... Sento che la mia vita ha delle fondamenta:
Dio...Fede o meglio: io credo veramente che la mia vita è condotta dallo
SPIRITO SANTO.