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“IL GIOVANE NON HA PAURA DI FARE DELLA SUA VITA UNA BUONA AVVENTURA”
Posted by Alessandra Bonanomi

INTRODUZIONE

Convincersi, come lo è papa Francesco, che i giovani non hanno paura di fare della propria vita una buona avventura, è la premessa necessaria per avere il coraggio di parlare della condizione giovanile e interrogarsi sul contributo che possiamo dare loro attraverso il nostro essere consacrate, secolari, con uno specifico Carisma che dà l’orientamento al nostro operare. In particolare, il vostro prossimo confronto vi porterà a decidere con coraggio azioni per “vivere comunione e missione con cuore accogliente e misericordioso” accanto anche ai giovani.

Siamo appena uscite da un lungo percorso di preparazione e di attuazione del Sinodo dei giovani che è stato celebrato e si è concluso con l’esortazione apostolica “Christus Vivit” che rilancia nuovi percorsi di speranza per il mondo giovanile. Il Papa poi, attraverso i suoi discorsi alle diverse realtà che incontra, continua a sollecitare tutto il popolo cristiano affinché non venga spenta l’attenzione sui giovani. Infatti lo stesso titolo di questo intervento è una frase pronunciata da Papa Francesco nell’ incontro ecumenico e interreligioso con i giovani in Bulgaria e Macedonia del Nord (maggio 2019)

Questo mio intervento terrà dunque conto dei vari documenti del Sinodo e di un approfondimento che abbiamo fatto nel 2018 in collaborazione tra diversi membri degli Istituti Secolari Italiani. Lo scopo di questo lavoro era quello di individuare le modalità proprie di questa speciale consacrazione per stare accanto ai giovani con un’attenzione particolare ai bisogni educativi individuando risposte possibili. Le riflessioni e i confronti di questo approfondimento sono stati poi pubblicati sulla rivista Incontri.

Per quanto riguarda il Sinodo è utile fare un breve accenno al percorso a tappe che ha preceduto l’esortazione del Papa: la prima tappa è stata quella dell’ascolto diretto dei giovani attraverso questionari a cui hanno risposto gruppi e singoli; la seconda tappa è stata l’edizione dello strumento di lavoro per i Vescovi e i partecipanti al Sinodo che ha attinto, oltre che alle risposte date dai giovani, ad altri documenti di approfondimento sulla realtà giovanile ; la terza è stata l’Assemblea dei Vescovi e l’ultima è stata il documento finale del Sinodo con i fondamenti che spesso il Papa richiama nell’Esortazione e che possiamo riassumere con le seguenti “etichette”: la disponibilità all’ascolto (della realtà giovanile), il discernimento vocazionale (la risposta concreta alla chiamata alla libertà che il Vangelo risveglia), l’accompagnamento (personale e comunitario), la sinodalità (ovvero il camminare insieme, la vita fraterna). Si è quindi arrivati al pronunciamento del Papa. Nell’esortazione apostolica riscontriamo infatti molti rimandi agli approfondimenti precedenti. Per comprenderla meglio siamo quindi invitate anche noi, se non l’abbiamo già fatto, a ripercorrere lo stesso cammino attraverso i diversi documenti pubblicati: l’instrumentum laboris, il documento intermedio al Sinodo, il documento finale e l’esortazione apostolica “Christus Vivit”.

Rispetto al lavoro fatto tra istituti secolari abbiamo proceduto in questo modo individuando quattro ambiti nei quali la nostra specifica vocazione ha qualche cosa da dire. Come primo punto abbiamo approfondito la condizione giovanile riguardo le attese e i bisogni dei giovani. Un secondo ambito di attenzione sono state le relazioni e i rapporti interpersonali, familiari e sociali che caratterizzano i giovani. E’ stata analizzata la dimensione della fede e il rapporto con la Chiesa. Infine abbiamo esplorato quali sono le scelte di vita che i giovani compiono. Questi quattro argomenti trovano concordanza con le riflessioni del Sinodo stesso. Questo per dire che non si può parlare dei giovani e “sopra” i giovani se non si considerano le loro attese, i loro bisogni, la loro modalità relazionale, la fede e le scelte che compiono.

Da subito si è condivisa la difficoltà a dare voce ai giovani stessi rispetto a questi argomenti perché i temi da approfondire erano molti ma il tempo da dedicare, come accade sempre, era troppo poco. Si è deciso quindi di fare un approfondimento bibliografico facendo emergere le linee generali di ciascun argomento ma, aspetto più interessante, di individuare punti di forza e nodi problematici da assumere per provare a dare una risposta caratterizzata dalla consacrazione secolare.

L’incontro tra Istituti è stata un’esperienza interessante. Vero è che la passione per i giovani, al di là della nostra professionalità specifica, è una sensibilità che abbiamo ereditato dai carismi dei nostri Istituti perché la cura dell’altro passa attraverso la cura educativa.

Nella riflessione che segue ho mantenuto lo stesso schema: nodi problematici e punti di forza dei quattro ambiti citati in precedenza.

Il primo punto di questa nostra riflessione è quindi la condizione giovanile che troviamo ben descritta nel primo capitolo dell’Instrumentum Laboris per il Sinodo e che vi propongo integrata dagli approfondimenti fatti con il gruppo di lavoro.

Questioni aperte e nodi problematici

- Le opportunità per i giovani variano in modo consistente da Paese a Paese e addirittura si possono trovare differenze in uno stesso paese e tra zone urbane e rurali

- Di fronte alla globalizzazione ne risente il senso di appartenenza ad un luogo con il rischio che prevalga individualismo, consumismo, materialismo e apparenza.

- La mancanza di lavoro strutturale e senza risposta.

- Il fenomeno dell’ “immigrazione economica” che porta i giovani ad uscire dal paese d’origine rendendo più povero il paese stesso: “un Paese che stacca da sé la sua parte più vitale e propulsiva sopprime la possibilità di progresso, di crescita, d’innovazione. Cancella la passione per la ricerca, il desiderio di andare avanti, il sogno del futuro” (Ritanna Armeni, Messaggero S. Antonio n.3 - 2019).

- Si riscontra un progressivo distacco dalla fede: non basta l’educazione religiosa ricevuta nell’infanzia perché viene messa in discussione dal giovane e dalla società stessa.

- I giovani respirano la mentalità corrente antisistema ed antiistituzionale, compresa la Chiesa cattolica intesa però come istituzione.

- In una società pluralistica non è facile testimoniare di credere in Dio, si preferisce un certo conformismo.

- Le scelte che vengono fatte sono un’opzione tra le tante, che si possono cambiare senza problemi, rendendo difficile una scelta di definitività.

- Gli adulti parlano tanto dei giovani e li identificano con il futuro, ma non li lasciano parlare, non li ascoltano in profondità. Il presente resta in mano ad adulti che non lasciano spazio, che non fanno un passo indietro per far crescere i giovani, dando loro anche delle responsabilità.

- “Oggi noi adulti corriamo il rischio di fare un’analisi di disastri, di difetti della gioventù del nostro tempo. Alcuni forse ci applaudiranno perché sembriamo esperti nell’individuare aspetti negativi e pericoli. Ma quale sarebbe il risultato di questo atteggiamento? Una distanza sempre maggiore, meno vicinanza, meno aiuto reciproco”. (n. 66 Christus Vivit)

- La sfida educativa: genitori, insegnanti, animatori… tutti sono chiamati a riconoscere gli errori del passato, a studiare i cambiamenti in atto per non rimanere ulteriormente indietro, ad ascoltare i giovani per poter entrare in un dialogo aperto, rispettoso, non giudicante.

- Il crescere di situazioni di disagio sociale, l’abbandono scolastico, l’emergere di disturbi emotivi e del comportamento…, spesso non riconosciuti o riconosciuti con difficoltà dalla famiglia, dicono un’emergenza che le istituzioni e la società tutta rischiano di non considerare con sufficiente chiarezza e profondità.

- La difficoltà del discernimento, non solo vocazionale ma anche sulla realtà che viviamo, che pure rimane fondamentale per rimanere “in ascolto dei sentimenti, dei pensieri, delle intuizioni che nascono nel cuore e che orientano all’azione”. (Come mi vedi? Ricerca sulla percezione della vita consacrata femminile – Arcidiocesi di Milano Centro Diocesano vocazioni – Centro ambrosiano 2017)

Aspetti positivi e punti di forza

- I giovani si fidano degli adulti che si spendono sinceramente per gli altri, che testimoniano responsabilità e coerenza. Persone che sanno capire e sollecitare il loro bisogno di senso, le loro domande profonde, la loro richiesta di valori positivi.

- “I giovani non sono indifferenti verso chi si pone al loro fianco, chi non li giudica ma li stimola, è attento alla loro condizione ma è capace anche di richiamarli a grandi mete.” (La fede vista dai giovani: un panorama in evoluzione – Franco Garelli – Aggiornamenti sociali Marzo 2018)

- I giovani sanno ascoltare chi sa narrare la propria vita senza nascondere amarezze, delusioni, contraddizioni.

- I giovani sanno cogliere il bello, sanno sognare, sanno stupirsi… hanno bisogno di sentirsi dire che possono farlo, che non sono visionari o utopistici.

- I giovani sono capaci di sacrificio per raggiungere un traguardo, per costruire il loro avvenire, bisogna lasciare loro lo spazio per mettersi in gioco.

- I giovani desiderano essere ascoltati e riconoscere che il loro contributo risulta interessante ed utile in ambito sociale ed ecclesiale. (n.7 Documento Finale)

Un altro ambito che necessita di molta attenzione è quello delle relazioni e dei rapporti interpersonali, familiari e sociali che caratterizzano i giovani

Oggi non esiste più una condizione giovanile ma esistono giovani, ognuno diverso dall’altro e questo viene messo in evidenza da papa Francesco con molta chiarezza nell’Esortazione. I loro percorsi di crescita non sono più comuni ma individualizzati a seconda delle opportunità e risorse che hanno a disposizione e da quello che riescono a mettere in gioco. Il sociologo Mario Pollo definisce i giovani di oggi come i “nativi precari” perché nati in un tempo frammentato che non permette loro di prendere impegni a lungo termine e di stabilire relazioni durature, infatti una delle difficoltà che le nuove generazioni devono affrontare è quella di stabilire relazioni significative con gli altri. Ne deriva prima di tutto una pluralità di valori ai quali fare riferimento senza però riuscire a fare una gerarchia e definire delle priorità. A questo consegue la difficoltà a definire un progetto di vita per il quale fare delle scelte precise e definitive: “La loro vita si costruisce per occasioni e per frammenti” così scrive ancora il sociologo Mario Pollo.

Questioni aperte e nodi problematici

- La difficoltà nelle relazioni è generata da vari fattori, in particolare dalla inautenticità dei rapporti che si creano virtualmente ed hanno la caratteristica di essere precari e mascherati. Proprio per questo il giovane può presentarsi attraverso diverse identità a seconda del contesto in cui si trova.

- C’è una fragilità nella gestione della relazione centrata sugli aspetti affettivi piuttosto che etici e di impegno nella relazione

- Sono poche le occasioni di confronto di tipo intergenerazionale al di fuori della famiglia

- La figura del padre è messa in secondo piano e non ha più una funzione normativa che invece è stata assunta dalla figura materna

Aspetti positivi e punti di forza

- La mamma è la figura di riferimento principale e con lei i figli dialogano e chiedono consigli

- La famiglia è un punto di riferimento ancora molto importante

- Le relazioni amicali e amorose occupano un ampio spazio

- Sognano il matrimonio, la famiglia, un lavoro stabile

- Chiedono dei modelli affidabili

Un altro approfondimento irrinunciabile riguarda la dimensione della fede e il rapporto che i giovani hanno con la Chiesa.

Il Documento Finale afferma che: “L’esperienza religiosa dei giovani è fortemente influenzata dal contesto sociale e culturale in cui vivono. In alcuni Paesi la fede cristiana è un’esperienza comunitaria forte e viva, che i giovani condividono con gioia….in altri il peso di scelte del passato hanno minato la credibilità ecclesiale. Non è possibile parlare della religiosità dei giovani senza tenere presenti tutte queste differenze (il contesto)” (n.48 Documento Finale)

Nell’ambito Italiano sono state svolte due importanti ricerche dall’Istituto Toniolo: la prima ricerca, chiamata Rapporto Giovani, è stata avviata nel 2012 e rappresenta la più approfondita e completa indagine quantitativa sui giovani. Il questionario somministrato con questa ricerca riguarda aspetti diversi della vita, tra cui il rapporto con il lavoro, la famiglia, le istituzioni, il volontariato, la fede. Nel 2014-2015 è stato realizzato un approfondimento particolare sul tema della fede: tale approfondimento, realizzato con le tecniche qualitative della ricerca sociale, ha portato alla pubblicazione della ricerca “Dio a modo mio”.

Questioni aperte e nodi problematici

- “Il Sinodo è consapevole che un numero consistente di giovani, per le ragioni più diverse non chiedono nulla alla Chiesa perché non la ritengono significativa per la loro esistenza…” (n.53 Documento Finale)

- Dalla ricerca dell’Istituto Toniolo emerge che solo il 12% dei giovani intervistati si è dichiarato praticante impegnato. Dal 2006 ad oggi è aumentata la percentuale di quelli che si dichiarano non credenti. Tra chi crede, il 35% va a messa solo in occasioni particolari, il 24% non va mai a messa. Da questi dati si può trarre la conclusione che la fede dei giovani è soggettiva: credono in Dio ma non nella Chiesa.

- I giovani sono molto critici nei confronti della Chiesa: non ne comprendono le regole, che ritengono non vadano imposte. Criticano la ricchezza della Chiesa e sono molto sensibili nei confronti dei recenti scandali riguardanti la Chiesa. Non conoscono più l’alternativa Cristo sì, Chiesa no, che era di moda alcuni decenni fa. Non sono più in fase di opposizione, ma di distacco dalla Chiesa.

- La preghiera comunitaria, ecclesiale non è sentita. Viene ritenuta valida solo la preghiera personale. Sono giovani che pregano, ma lo fanno a modo loro.

- Pochi giovani ricordano in modo positivo l’esperienza del catechismo dell’iniziazione cristiana. Sono giovani che non conoscono bene Gesù.

- Spesso, i giovani hanno difficoltà nel trovare uno spazio nella Chiesa in cui possano partecipare attivamente ed avere delle responsabilità. I giovani, dalle loro esperienze, percepiscono una Chiesa che li considera troppo piccoli e inesperti per prendere decisioni, e che si aspetta solo errori da loro.

Aspetti positivi e punti di forza

- La quasi totalità dei giovani manifesta un atteggiamento positivo nei confronti dell’esperienza di fede. Anche chi dichiara di non credere afferma che credere dà speranza, consolazione, aiuto, amore.

- La preghiera è ritenuta qualcosa di intimo, di privato. C’è un desiderio di spiritualità, di svolgere un cammino personale. I giovani intervistati riconoscono che credere da senso alla vita, che la fede da la forza di superare le paure che si hanno.

- Nella Chiesa i giovani cercano relazioni calde, cercano una comunità che li sostenga, cercano relazioni che non li facciano sentire soli.

- “I giovani chiedono che la Chiesa brilli per autenticità, esemplarità, competenza, corresponsabilità e solidità culturale. A volte questa richiesta suona come una critica ma spesso assume la forma positiva di un impegno personale per una comunità fraterna, accogliente, gioiosa e impegnata profeticamente a lottare contro l’ingiustizia sociale…” (n.57 Documento Finale)

- Papa Francesco piace molto ai giovani: di lui apprezzano l’amore per i poveri e la ricerca della pace. Lo sentono vicino perché si è spogliato della parte “istituzionale” della Chiesa.

Infine ci guida una domanda: quali sono le scelte di vita che i giovani compiono?

I giovani non vivono un’epoca di proteste e di contestazioni, vivono piuttosto un’epoca delle “passioni tristi”, che li paralizzano nelle scelte quotidiane. Soprattutto in un contesto socio-culturale in cui tutto appare accessibile si corre il rischio di non riuscire a scegliere nulla proprio per la tentazione di non perdere, scegliendo, qualcosa.

Questioni aperte e nodi problematici

- Mancanza di sicurezza, di continuità in un mondo dove tutto appare fluido e in movimento.

- Difficilmente le scelte definitive vengono compiute prima dei 25 anni

- Poche certezze a livello lavorativo, in campo economico e anche nelle relazioni rendono difficile il compiere delle scelte.

- Il diffondersi di alcuni stati d'animo di crisi (insicurezza, ansia, inadeguatezza), dovuti spesso al cronicizzarsi della precarietà può far smarrire alle giovani generazioni la capacità di rischiare in proprio, inducendoli ad adagiarsi nello spazio rassicurante e avvolgente della famiglia.

- Salari bassi comportano un rinvio delle scelte

- Le scelte definitive possono essere viste come vincoli più che come opportunità

Aspetti positivi e punti di forza

- Il Documento Finale riconosce che la felicità è favorita dal sentirsi attivi, dal fare, dal vedere il proprio tempo utilmente impiegato, dall’aver compiuto delle scelte. È legata non tanto al reddito e al benessere economico, ma soprattutto alla produzione di senso e al riconoscimento sociale che si ottengono attraverso il proprio agire.

- “L’impegno sociale è un tratto specifico dei giovani d’oggi…. L’impegno sociale e il contatto diretto con i poveri restano un’occasione fondamentale di scoperta o approfondimento della fede e di discernimento della propria vocazione”. (n.46 Documento Finale)

- C’è il desiderio di compiere scelte importanti e di lasciare un’impronta nel mondo

Carlo Maria Martini così scrisse: “Alla gioventù vorrei dire questo: rischiate qualcosa! Rischiate la vostra vita! Perché, per paura delle decisioni, ci si può lasciare sfuggire la vita. Certo, chi ha il coraggio rischia di sbagliare. Ma chi ha deciso qualcosa in modo troppo avventato o incauto sarà aiutato da Dio a correggersi. E ai coraggiosi, poi, sono concessi amici sinceri. Solo gli audaci, infatti, cambiano il mondo rendendolo migliore”.

Pongo infine, alla vostra riflessione, la stessa domanda che ci siamo fatte tra Istituti: Cosa possiamo offrire ai giovani, come Istituti Secolari, per accompagnarli nell’affrontare i nodi problematici che abbiamo descritto?

- La specificità degli I.S. è l’attenzione e la simpatia per il mondo con il cuore immerso in Dio. Solo così saremo capaci di profezia, di relazioni personali attente, di ascolto autentico, rimanendo dentro anche alle contrarietà e alle tensioni, valorizzando la diversità e la pluralità.

- Conoscere ed usare in modo corretto e costruttivo i nuovi mezzi di comunicazione, senza perdere occasione di riflessione con i giovani sull’utilità ma anche sulla pericolosità di tale nuova tecnologia.

- Saper scrutare la realtà e in particolare la realtà giovanile in profondità, con orizzonti ampi, senza paura di percorrere anche strade nuove. “Le nuove generazioni hanno bisogno di vedere la bellezza insita nel lavoro, di assaporare la passione che una persona può mettervi, di essere accompagnate passo dopo passo, di ricevere fiducia, di capire il senso vero della responsabilità, di cogliere la necessità di crescere in competenza e umanità”. (Atti del Convegno di Roma del 28 e 29 ottobre 2017 – Incontro 6/2017)

- Saper dare ragione della fiducia che sentiamo nei loro confronti ma anche essere modello che guarda con fiducia il nostro tempo attuale, le persone che frequentiamo, i giovani che incontriamo, fratelli e sorelle in Dio che ne siano consapevoli e meno.

- Con le nostre competenze e professionalità siamo in grado di curare la formazione di “donne e uomini capaci di leggere e affrontare questo cambiamento d’epoca con riflessione e discernimento, cioè senza pregiudizi ideologici, inseriti nella complessità di alcune situazioni senza paure o fughe. Una formazione che aiuti a vivere i problemi come sfide e non come ostacoli perché il Signore è attivo e all’opera nel mondo”. (Atti del Convegno di Roma del 28 e 29 ottobre 2017 – Incontro 6/2017)

- Dai vari approfondimenti risulta un mondo giovanile che nasconde tesori di interiorità e un’inedita attesa di Dio. Ma, per educare questo mondo, dobbiamo passare da un modello che intende proporre una serie di impegni a uno impostato sul dialogo, che è scambio, personalizzazione dell’annuncio e accompagnamento.

- Possiamo essere capaci di promuovere nei giovani la crescita, nei confronti di loro stessi, degli altri, della vita sociale e civile perché è l’anelito che ciascuna di noi ha vissuto e continua a vivere personalmente.

- Ci caratterizza la stessa capacità di Papa Francesco, che ritroviamo nell’Esortazione C.V. di comunicare con chiarezza il Vangelo, di motivare e incoraggiare, di dare speranza.

- Siamo capaci di accompagnare per rimettere al centro l’attenzione all’altro, la ricerca di una integrazione tra il bene personale e il bene comune, l’importanza di pensare il futuro non al singolare, ma al plurale.

- Siamo in grado di proporre modelli positivi di relazione che durano nel tempo e oltre il tempo

- Siamo esercitate nella disponibilità all’ascolto (della realtà giovanile), al discernimento vocazionale, all’accompagnamento (personale e comunitario), alla sinodalità (ovvero il camminare insieme, la vita fraterna).

La riflessione non si ferma qui e il confronto deve continuare nell’ambito del vostro Istituto assumendo quanto Papa Francesco ha scritto per i giovani e per tutti i cristiani, in conclusione all’Esortazione :

“E per concludere... un desiderio: Cari giovani, sarò felice nel vedervi correre più velocemente di chi è lento e timoroso. Correte «attratti da quel Volto tanto amato, che adoriamo nella santa Eucaristia e riconosciamo nella carne del fratello sofferente. Lo Spirito Santo vi spinga in questa corsa in avanti. La Chiesa ha bisogno del vostro slancio, delle vostre intuizioni, della vostra fede. Ne abbiamo bisogno! E quando arriverete dove noi non siamo ancora giunti, abbiate la pazienza di aspettarci».

PREGHIAMO INSIEME

Egli è la sorgente della migliore gioventù. Perché chi confida nel Signore «è come un albero piantato lungo un corso d’acqua, verso la corrente stende le radici; non teme quando viene il caldo, le sue foglie rimangono verdi» (Ger 17,8). Mentre «i giovani faticano e si stancano» (Is 40,30), coloro che ripongono la loro fiducia nel Signore «riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi» (Is 40,31).

BIBLIOGRAFIA:

Esortazione Apostolica Christus Vivit

Piccoli atei crescono. Davvero una generazione senza Dio? – Il Mulino, Bologna 2016

La prima generazione incredula. Il difficile rapporto tra i giovani e la fede – Armando Matteo – Nuova Edizione Speciale Rubettino Editore, Soveria Mannelli 2017

Fuori dal recinto. Giovani, fede, chiesa: uno sguardo diverso – Alessandro Castegnaro – Ancora 2013

Messaggio di Papa Francesco 27 gennaio 2017

Sinodo 2018 Papa Francesco e i giovani: dieci frasi per una nuova “primavera” nella Chiesa

La fede vista dai giovani: un panorama in evoluzione – Franco Garelli – Aggiornamenti sociali Marzo 2018

Come mi vedi? Ricerca sulla percezione della vita consacrata femminile – Arcidiocesi di Milano Centro Diocesano vocazioni – Centro ambrosiano 2017

Atti del Convegno di Roma del 28 e 29 ottobre 2017 – Incontro 6/2017

Istat – Rapporto annuale 2017. La situazione del Paese

La condizione giovanile in Italia – Rapporto giovani 2017 – Istituto Toniolo

https://agensir.it/chiesa/2017/05/16/asemblea-cei-e-sinodo-mario-pollo-sociologo-i-giovani-nativi-precari-ci-insegnano-una-nuova-progettualita/

Chiara Giaccardi Relazioni comunicative e affettive dei giovani nello scenario digitale - Università Cattolica del Sacro Cuore – Milano 2010

Dio a modo mio. Giovani e fede in Italia, a cura di R. Bichi - P. Bignardi, Milano, Vita e Pensiero, 2016

Incontro ecumenico e interreligioso con i giovani in Bulgaria e Macedonia del Nord 7/5/2019

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