«Ecco
la serva del Signore» (Lc
1, 38)
È una risposta personale. Maria accoglie
nella sua persona l’intervento di Dio nella storia umana. Non si tratta,
dunque, solo di una storia tra Dio e lei.
Sempre, quando Dio entra nella vita di una
persona lo fa per il bene dell’umanità. Perciò la risposta della persona
interpellata da Dio è risposta personale, ma non individuale. È una risposta
per l’umanità, a nome dell’umanità. Un ”no” ferirebbe e impoverirebbe tutta
l’umanità. Un “sì”, come quello di Maria, è a beneficio di tutta l’umanità. Il
“sì” di Gesù ha redento l’umanità, che essendo prima solidale nel peccato, è
poi diventata solidale nella salvezza. Gesù, solidale con tutta l’umanità
peccatrice, ha offerto la sua obbedienza per tutti e lui, primogenito, ci ha
resi tutti suoi fratelli nella grazia. Da questa fede scaturisce la
spiritualità della riparazione trasmessaci da p. Dehon, che essenzialmente
significa dire “Eccomi” al posto di chi non risponde o rifiuta.
Maria si definisce serva. Il suo modo, però, di ascoltare
e rispondere al messaggero di Dio non è da schiava, da persona sottomessa e
costretta a subire, ma è piuttosto un modo che esprime una obbedienza fiduciosa
e amorosa, un’attesa che si compia il progetto in cui Dio la coinvolge. È figlia. Figlia si Sion, perché così si
percepisce il popolo che il Signore ha scelto come primogenito, secondo la
parola dei profeti e dei salmi. E la figlia di Sion è anche la sposa che Dio ama. La sposa che gioisce
per lo sposo, come lo sposo gioisce per lei.
«Nessuno
ti chiamerà più Abbandonata,
né
la tua terra sarà più detta Devastata,
ma
sarai chiamata Mia Gioia
e
la tua terra Sposata,
perché
il Signore troverà in te la sua delizia
e
la tua terra avrà uno sposo.
Come
gioisce lo sposo per la sposa,
così
il tuo Dio gioirà per te»
(Is 62, 4-5).
«Rallégrati,
figlia di Sion,
grida
di gioia, Israele,
esulta
e acclama con tutto il cuore,
figlia
di Gerusalemme!
Il
Signore, tuo Dio, in mezzo a te
è
un salvatore potente.
Gioirà
per te,
ti
rinnoverà con il suo amore,
esulterà
per te con grida di gioia»
(Sof 3, 14.17)
L’eccomi
di Maria è risposta di sposa, di figlia/serva. A servizio del progetto di Dio,
Maria è a servizio dell’umanità che Dio vuole salvare anche con la sua
collaborazione, rendendola madre del Salvatore. Il suo eccomi è obbedienza a Dio per l’umanità e a nome dell’umanità, che
lei rappresenta.
Maria ci testimonia la solidarietà
umana. In lei Dio prende la carne dell’umanità, diventa carnalmente solidale
con l’umanità e così diventa possibile la salvezza per tutti coloro che hanno
la stessa carne e lo stesso sangue.
«Poiché
dunque i figli hanno in comune il sangue e la carne, anche Cristo allo stesso
modo ne è divenuto partecipe» (Eb
2,14)
L’eccomi di Maria non è solo una parola, ma si esprime in diversi
atteggiamenti, che devono diventare nostri per dare concretezza al nostro eccomi, personale ed ecclesiale.
Silenzio. Solo il silenzio permette l’ascolto, la
contemplazione, la sapienza.
Ascolto di Dio e dell’umanità. Nell’ascoltare e
accogliere il progetto del Padre, Maria ascolta anche la storia di Elisabetta e
se ne rende partecipe; va in fretta a condividere la gioia di un progetto
d’amore che le unisce in modo sublime e che le rende capaci di una vera lode al
Signore. Nel cantico che sgorga dal cuore e dalle labbra di Maria in casa di
Elisabetta, ella esprime tutta la sua capacità di ascolto della storia di
Israele e dell’umanità; un ascolto così profondo e illuminato dalla Parola che
le permette di riconoscere quella storia come il luogo dell’agire di Dio, un
agire sorprendente e assolutamente diverso da quello umano e per questo
illuminato dalla sua misericordia.
Contemplazione, cioè l’attitudine a osservare la storia,
il vivere quotidiano, alla luce della memoria
di ciò che Dio ha operato e opera nella sua vita e nella vita del popolo;
l’attitudine a conservare nel cuore ciò che vede e ascolta, anche quando non
può immediatamente comprendere, nella certezza della fede che Dio è all’opera.
Nei Vangeli stupisce il silenzio
contemplativo e orante di Maria dalla culla alla croce e dopo la risurrezione
fino alla Pentecoste.
Il silenzio, l’ascolto, la contemplazione
conducono Maria al servizio. Un servizio vissuto nella libertà dell’amore. Un
servizio che, infine, conduce alla pienezza della gioia.
Tutto questo Maria lo vive in un semplice e
povero quotidiano, segnato da fatiche e tribolazioni, attese e speranze, gioie
e angosce, persino persecuzione e morte. Da Nazaret a Betlemme, da Betlemme in
Egitto, dall’Egitto a Nazaret a Gerusalemme a Cana, fino al Golgota e infine in
casa del discepolo amato: Maria è sempre la donna dell’eccomi, la serva del Signore e dell’umanità. Per questo è la Madre
del Salvatore che ha vinto la morte, la Donna che vince il maligno, la Sposa
del gran Re, la Regina. Perché per i discepoli del Signore regnare è servire.
Esattamente come lo è stato per il Maestro e Signore.
Il cammino dell’eccomi di Maria è lo stesso
su cui devono incamminarsi i discepoli del Signore. Noi Chiesa. Noi Compagnia
Missionaria. Noi umanità bisognosa di salvezza e chiamata a collaborare
all’opera della redenzione.
L’ascolto
della Parola ci mette alla scuola dello Spirito e ci permette di avere i
pensieri e i sentimenti di Cristo.
«1Anch'io,
fratelli, quando venni tra voi, non mi presentai ad annunciarvi il mistero di
Dio con l'eccellenza della parola o della sapienza. 2 Io
ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo
crocifisso. 3 Mi presentai a voi nella debolezza e con
molto timore e trepidazione. 4 La mia parola e la mia
predicazione non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla
manifestazione dello Spirito e della sua potenza, 5 perché
la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio.
16Ora,
noi abbiamo il pensiero di Cristo» (1Cor 2,1-5.16).
«
5 Abbiate in voi gli stessi sentimenti
di Cristo Gesù:
6 egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un
privilegio l'essere come Dio,
7 ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini.
Dall'aspetto riconosciuto come uomo, 8 umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce.
9 Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra
di ogni nome,
10 perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli,
sulla terra e sotto terra,
11 e ogni lingua proclami: "Gesù Cristo è Signore!",
a gloria di Dio Padre» (Fil
2,5-11).
Come per Maria, dall’ascolto obbediente
scaturisce il servizio concreto,
fattivo, responsabile, intraprendente. Non è Dio che ordina a Maria di andare
da Elisabetta, ma quando ci si pone a servizio di Dio, inevitabilmente,
necessariamente ci si pone a servizio dell’umanità, delle persone concrete.
Chiediamoci, però, cosa intendiamo per
servizio. Guardiamo ancora Maria. Possiamo giustamente pensare che abbia svolto
servizi domestici in casa di Elisabetta, che l’abbia aiutata a preparare
l’occorrente per il nascituro, che le sia stata vicina nel parto. Ma il Vangelo
di Luca, che mette in evidenza la “fretta” di Maria nel partire per la Giudea,
non parla di tutto questo, non si preoccupa di dire quale aiuto ella abbia dato
alla sua parente. Pone in piena luce, invece, un servizio straordinario, quello
che solo lei poteva fare: condividere il dono dello Spirito di cui era colma e
annunciare le grandi opere del Signore. Il servizio per eccellenza che non
disdegna tutti gli altri servizi, anzi li illumina di senso.
Così a Cana, la sapienza della Madre di
Gesù, che le viene dalla Parola e dallo Spirito, non solo le apre gli occhi su
una necessità materiale (la mancanza di vino nella festa di nozze) ma la guida
a intuire in suo Figlio la presenza del vero sposo che dona la gioia del vero
vino nuovo. Si fa così strumento che apre la via alla prima rivelazione e
manifestazione di Gesù e fa sbocciare la fede dei discepoli.
In circostanze squisitamente umane come la
nascita di un figlio e una festa di nozze, Maria vive in tutta semplicità, ma
con grande senso di responsabilità e di concretezza, il suo servizio sapiente.
Umile, ma non banale. Da lei impariamo che non c’è luogo o circostanza del
nostro vivere quotidiano dove non sia possibile essere a servizio non solo
delle necessità umane, ma del progetto di salvezza di Dio.
L’obbedienza al servizio esprime la
consapevolezza della solidarietà umana, perché l’ascolto della Parola ci rende
abili ad ascoltare i bisogni umani, quelli veri, più profondi, non quelli
indotti dalle mode, dalla mondanità, dal consumismo, dalle dipendenze, dalle
ideologie. L'ascolto della Parola ci educa a vedere e ascoltare con gli occhi e
con il cuore di Dio. Allora la solidarietà umana non sarà solo un impegno
morale, ma semplicemente la percezione di una realtà nella quale siamo immersi
e che ci realizza come persone e come figli del Padre.
L’ascolto e il servizio, in tutte le
circostanze della vita, ci immergono nella gioia, anche faticosa, di
riconoscerci sempre più persone,
cioè relazione, salvandoci dalla
solitudine amara e vuota di pensarci o volerci singoli individui. L’ascolto e
il servizio ci fanno crescere nella gratitudine di saperci uniti nella stessa
carne, in quanto umanità, e nello stesso Spirito, in quanto Chiesa.
ECCOMI è la parola e l’atteggiamento che
esprimono una relazione di amore. È risposta di amore.
L’ECCOMI di Maria è l’eco perfetta
dell’ECCOMI di Dio all’umanità e di Gesù
al Padre e a noi.
L’ECCOMI di Dio al mondo passa attraverso
il mio e nostro ECCOMI, perché Dio è una carne sola con me, con noi.
Lucia
Capriotti