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COMPAGNIA MISSIONARIA
DEL SACRO CUORE
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In pieno clima di salvezza
Posted by Santina Pirovano
Riflessioni tolte da un ritiro di padre Albino Elegante
alle missionarie di Bologna
per la festa di Pentecoste e del Sacro Cuore.
(7 giugno 1987)

Lo scambio delle consegne

La Pentecoste è il giorno dello scambio delle consegne tra Cristo e lo Spirito Santo per la continuazione della redenzione e della santificazione degli uomini da parte dell’amore di Dio.

Scambio delle consegne, per cui in questo momento noi viviamo in pieno clima di salvezza. Ecco il cammino della salvezza. Questo mi pare una cosa molto importante, perché siamo troppo portati a pensare che la salvezza sia opera del solo passato.

Allora va particolarmente bene l’esortazione del salmo 94: “Ascoltate anche la sua voce; non indurite il vostro cuore come fecero i vostri Padri a Meriba, a Massa nel deserto, dove mi tentarono, mi misero alla prova. Ascoltate anche la sua voce”. La voce dello Spirito Santo che appunto continua quest’opera dell’amore di Dio, proteso alla salvezza, alla santificazione.

Guardiamo agli atteggiamenti che noi possiamo avere in questo momento di pieno clima di salvezza. Lo facciamo con una osservazione del Marmion (un autore che qualche tempo fa era abbastanza in voga, adesso è un po’ passato), comunque ha della dottrina molto buona. Il Marmion osserva che, nei giorni della vita terrena di Cristo, molti andavano da lui, accoglievano l’invito alla conversione e di fatto cercavano nella misura delle proprie possibilità di impostare la loro vita quotidiana secondo l’indirizzo delle parole di Cristo e lo facevano, secondo la testimonianza in particolare di S. Luca, sotto l’azione dello Spirito Santo.

Bello il pensiero di S. Ireneo: “Lo Spirito Santo, nel momento in cui Cristo si fece uomo, invase anche l’umanità di Cristo e di tutti coloro che andavano ad ascoltarlo”.

Chi andava da Cristo obbediva alla voce dello Spirito Santo, chi invece aveva una fiducia accanita nelle proprie intuizioni e si manteneva refrattario ad ogni suggerimento di conversione che poteva venire dall’esterno, nel caso specifico dalla Parola di Cristo, costui lo faceva resistendo allo Spirito Santo. Questo si ripete anche oggi.

Ecco perché ci tengo a sottolineare ancora una volta: siamo in pieno clima di salvezza. Chi ha la capacità di rinunciare al proprio modo di vedere per accettare quello tracciato da Cristo, lo fa sotto l’azione dello Spirito Santo. Chi invece è abbarbicato al suo modo di vedere e non c’è possibilità che la parola penetri nel suo cuore, costui resiste allo Spirito Santo. Ed è il famoso rimprovero che Santo Stefano rivolgeva ai Sinedriti, i quali molto probabilmente erano irreprensibili dal punto di vista delle prescrizioni legali, però non andavano oltre: “Voi resistete sempre allo Spirito Santo”.

Che cosa può fare lo Spirito santo in noi

“Il primo uomo divenne, secondo l’espressione cara a S. Ireneo, “la gloria di Dio”. L’argilla con cui era stato impastato ricevette il soffio di vita e allora l’argilla, vivificata da questo soffio, divenne la gloria di Dio, la creatura più bella, più espressiva della grandezza di Dio. Noi ci poniamo in questa sfera di grandezza, nello splendore della testimonianza che è nell’aspettativa di Dio e dei fratelli se, circostanza per circostanza, la nostra iniziativa personale avrà il coraggio di cedere il passo all’azione dello Spirito Santo, che è il soffio di vita capace di trasformare la povera argilla del nostro essere in un’immagine luminosa e continuata nel tempo di Cristo Risorto.

Allora è chiaro che la nostra vita diventa l’esempio e la strada che conduce a Cristo. Ricordiamo l’espressione di San Paolo: “In qualunque posto andiamo, lasciamo il profumo di Cristo”. E questo capiterà anche di noi se, circostanza per circostanza, la nostra azione sarà capace di cedere il passo all’azione dello Spirito Santo …

Stare sempre dalla parte della carità

Per noi c’è il nostro essere Compagnia Missionaria. Lo Statuto al N° 9 dichiara “invisibile” pienezza della nostra vocazione al carisma dell’amore, senza l’aiuto efficace dello Spirito Santo. Impegniamoci durante la giornata: se i nostri sensi ci immergono nelle realtà materiali, in queste cerchiamo la via della nostra ascesa allo Spirito. In che modo? Stando sempre dalla parte della carità.

“Tutto tra voi si compia nella carità”, dice l’Apostolo Paolo nella 1a lettera ai Corinzi (6,14). La preziosità degli atti di carità, che forse qualche volta sottovalutiamo perché siamo refrattari all’azione dello Spirito Santo, viene diminuita perché ci comportiamo secondo il nostro modo di vedere, mentre la preziosità degli innumerevoli atti di carità che possiamo compiere durante la giornata, sono indicati nella lettera ai Galati (5,22). Sicuramente questi atti di carità ci mettono dalla parte dei desideri dello Spirito Santo e ci fanno camminare da uomini del nostro tempo, circondati da questa realtà complessa, ma secondo la volontà dello Spirito: questo è importante.

Non è la modalità che dobbiamo tener presente, è la sostanza! Se dunque vivo immerso in questa realtà che mi distrae in tutte le maniere, che moltiplica le iniziative, la creatività per suscitare i miei interessi e la mia distrazione, mi abbarbico a questi atti di carità che sicuramente piacciono allo Spirito santo che è Spirito D’Amore. Inoltre diventano una manifestazione della dolcezza, della pazienza, della grazia dello Spirito Santo è questo è tutto, sia come cristiani sia come membri della Compagnia Missionaria.

L’ape fa scuola d’amore

La festa del Sacro Cuore ci richiama a quello che Marta (missionaria) ha definito il “gesto semplice e profetico” della consegna di quell’immagine del Crocifisso dal Cuore squarciato. Nella consegna di questa immagine è stato detto che essa “diventa l’appello a farne il punto di riferimento vitale come membri C.M.” Non un riferimento qualunque, devozionale, ma vitale.

Abbiamo appena detto che in tutte le manifestazioni della nostra vita dobbiamo renderci disponibili alla grazia dello Spirito santo, assurgendo dalle realtà materiali allo Spirito mediante la carità, per cui diventiamo manifestazione della grazia dello Spirito.

Lo Statuto della Compagnia Missionaria al N° 9 ci dice che dobbiamo diventare segno visibile della presenza di Dio proprio attraverso la carità. Essa costituisce la “nota dominante” della nostra volontà di amore, altrimenti sono chiacchiere.

L’atto di carità che io compio diventa nota dominante del mio servizio al carisma dell’amore. Inoltre il N° 9 specifica anche il sorriso, la comprensione, l’accettazione, la capacità di perdono e di ripresa integrale, senza lasciare strascichi.

Quando Pietro chiese a Gesù se doveva perdonare 7 volte, Gesù rispose: “Non 7 volte, ma 70 volte 7”, cioè sempre. Qualsiasi atto di carità è sempre un superamento di se stessi. C’è una bella poesiola di R. Pezzani intitolata: L’ape che fa’ scuola d’amore.

Il fiore disse all’ape affaccendata:
“Sei davvero sfacciata;
il nettare mi rubi e te ne vai,
e un dono in cambio non mi lasci mai.

Disse l’ape sincera:
“Sono un’operaia della primavera,
e tutto il giorno faccio miele e cera.
Agli uomini piace tanto il miele mio
e la cera che arde piace a Dio.

Se quello che abbiamo non lo diamo di cuore
Che diremo allora al Signore?”
“Prendi quello che vuoi, rispose il fiore,
mi hai insegnato che cos’è l’amore”.

Semplicissima, ma molto bella.

La nostra ape è il Cuore ferito di Cristo. Ecco perché torno ad insistere: cerchiamo di fissare piccole zone della nostra giornata e facciamo in modo che sia una contemplazione piena di intensità, di tenerezza, di riconoscenza. Allora il Cuore di Gesù ci insegna che cos’è l’amore, anzi ci provoca all’amore.

Voi dovete arrivare fino a qui. Quel giorno che stavo facendo un lavoro materialissimo, mi sono innervosito pensando a tanta gente che tendeva la mano, poi ho visto l’immagine del Cuore trafitto e ho pensato: “Che cosa importa allora il posto dove sono? L’importante è che io diventi come Cristo”. Ecco l’immagine che mi ha provocato e mi sono detto: “Anche se dovessi rimanere così per tutta la vita ...”. Cristo non si è staccato da solo dalla croce, l’hanno staccato gli altri. Lui sarebbe rimasto lì per l’eternità.

E’questa la lezione che mi dà il Cuore ferito di Gesù. Naturalmente anche qui ci vuole un motivo, perché essere sempre nell’atteggiamento dell’ape che attinge e dà, non è facile.

Noi siamo troppo abbarbicati a noi stessi, siamo troppo stretti nelle morse dell’egoismo. Ho cercato nella Sacra Scrittura e ho trovato un brano del discorso che San Paolo ha fatto agli anziani di Efeso: “E ora vi affido al Signore e alla parola della sua grazia che ha il potere di edificare e di concedere l’eredità con tutti i santificati. Non ho desiderato né argento, né oro, né la veste di nessuno. Voi sapete che alle necessità mie e di quelli che erano con me hanno provveduto queste mie mani. In tutte le maniere vi ho dimostrato che lavorando così si devono soccorrere i deboli, ricordandoci della Parola del Signore: “Vi è più gioia nel dare che nel ricevere”. (Atti 20, 32 – 35)

Noi dobbiamo tenere abitualmente presente questa parola del Signore, custodirla nel nostro cuore. Purtroppo noi ci stanchiamo di dare, di dare in continuità; eppure Gesù ha detto e forse ne abbiamo fatto anche l’esperienza, che c’è più gioia nel dare che nel ricevere.

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