Associare il mese di agosto con la figura di p. Alberto Hurtado
s.j. non è difficile, non solo per il mondo cattolico ma anche per la società
cilena. Da quando è stato istituito il “giorno della Solidarietà”, questo
concetto e i gesti di solidarietà si sono fatti più familiari e concreti.
In questo tempo di emergenza e di grande necessità che stiamo vivendo sono sorte diverse iniziative di solidarietà: a livello sanitario, di solitudine, di assembramento, la difficoltà per mancanza di lavoro, la possibilità di usare internet per gli studenti, la violenza ecc. Tutto questo ha anche reso più evidente nella società la disuguaglianza sociale e l’ingiustizia.
Mi soffermo su alcuni suoi pensieri e cerco di fare un
confronto con la situazione attuale che stiamo vivendo:
“Far
sparire la miseria è impossibile, però lottare contro di essa, è un dovere
sacro”
“In questa epoca di pandemia i lavoratori irregolari per paura di
perdere la retribuzione che ricevono per il loro sostentamento continuano a
lavorare esposti al pericolo di prendere il coronavirus. Lo stesso avviene con
il 50% della popolazione che si trova vicino alla soglia della povertà. Nello
stesso tempo le famiglie cilene, in questa situazione precaria si trovano
aumentato il loro debito e le altre che hanno possibilità di accedere
all’educazione privata, perché più valida dell’educazione pubblica, stanno
approfondendo e perpetuando il divario economico. (Studio su Familia y Pobreza relacional/ pucv.c.
nel tempo del corona virus).
Purtroppo, la povertà è un tema
che emerge ancora più gravemente in questi tempi di pandemia. P. Hurtado, in
questa situazione assumerebbe la posizione di stare nel mezzo del problema,
presente tra la gente per organizzare catene di solidarietà. Nello stesso tempo
si unirebbe a coloro che denunciano le politiche di una struttura di mercato
ingiuste e contro chi non capisce nulla di protezione sociale o di solidarietà.
P. Hurtado, per le sue caratteristiche di pastore e di leader credibile della
chiesa, sicuramente starebbe dalla loro parte, cercando in questo momento di
crisi, di ampliare il concetto di solidarietà, in una ricerca comune che
coinvolga, con l’impegno a compromettersi in tutti i settori sociali.
“Che
farebbe Cristo se fosse al mio posto”
“Pochi giorni fa, in un giorno piovoso di primavera, ho
incontrato un povero uomo con tonsillite acuta, tremava per la febbre, era in
maniche di camicia e non aveva dove rifugiarsi… (Dal quotidiano: “El
Mercurio”, dicembre 1944).
Questo fatto è stato uno tra i
tanti che colpì P. Hurtado, prendendo chiara coscienza che l’altro è Cristo,
quello che soffre. In questa stessa maniera, chissà quante persone e
istituzioni in questa situazione di pandemia si sono fatte la stessa domanda e
si sono rese presenti per aiutare. Pensiamo agli emigranti che sono rimasti
senza lavoro e che avrebbero necessità di ritornare al loro paese. Gli anziani
sempre più soli e senza appoggi … le tante persone che stanno vivendo il dolore
per la morte di un familiare. E così la lista continua, però l’importante è che
rimanga sempre questo desiderio nel cuore per poter rispondere alle necessità
di altri “Cristi” che incontriamo sul nostro cammino.
“Dare
sempre…dare fino a quando le braccia cadono per la stanchezza”
“La
speranza mantiene la ragione per vivere”
Alberto Hurtado pieno di
speranza in Gesù della Vita ha lavorato per rendere possibile il Regno di Dio
in tutte le situazioni in cui si è impegnato. Era necessario in quel tempo
trasmettere ai suoi “Patrocitos” (venivano chiamati così i padroni delle
fattorie… qui usato da p. Hurtado in termine affettuoso) che era possibile
un’altra condizione di vita. E cercava anche di far smuovere quei settori più
ricchi alla carità, a dare quello che, giustamente spettava ai più poveri. Se
non fosse per questa virtù, la situazione che stiamo vivendo si farebbe più
insostenibile, con tutte le varie sofferenze che sono emerse sia a livello
nazionale che mondiale. Dobbiamo riconoscere che, siamo anche capaci di
guardare alle cose buone e positive che si stanno gestendo: vedere le necessità
degli altri come fossimo una sola famiglia, la dedicazione del personale
ospedaliero, i contagiati che si stanno recuperando, la solidarietà del
vicinato, il tempo per riflettere e pregare, l’aria e l’ambiente più puro, meno
contaminato. Anche questi sono segnali della vita che continua e ci invita a
costruirla.
“La
fede che non illumina e non irradia, non ha lo spirito di Cristo”
L’essere e il fare di p.
Hurtado riflette una spiritualità che non si ferma in un misticismo etereo,
spirituale, ma è nell’azione e contemplazione che sperimenta questo vivere di
Dio che ci viene incontro. La spiritualità di p. Hurtado si fonde tra il Cristo
che siamo e il Cristo che incontriamo negli altri. Il prossimo è Cristo
commentava Jorge Costadoat s.j. (teologo cileno). Allora come non sentirsi
invitati a incarnarci in queste realtà che tra luce e ombre dei tempi di p.
Hurtado e quelle che viviamo oggi, mi invitano ad essere solidale e mi
stimolano a riflettere sulla mia relazione con Dio e con la comunità.
Valorizzare la comunità, come famiglia umana che contagiata per la pandemia, ci
rende più sensibili e bisognosi gli uni
degli altri. Bisognosi di consolazione e di speranza.
Perché è nella Comunità e sentendomi parte di essa che
imparo la Solidarietà, quella che ci viene presentata dalla maniera di procedere
dal Cuore di Gesù e dal suo Vangelo.