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Le “parole chiave” della nostra spiritualità: semplicità
Posted by Santina Pirovano

L’insegnamento e l’esempio di Gesù ci insegnano chiaramente la via per lo splendore della nostra vita di semplicità. Però accanto ci vogliamo mettere anche il nostro impegno umano per completare l’indirizzo della fede.

Un primo suggerimento ci viene dalle parole dell’apostolo Paolo: “quando sono debole è allora che sono forte” (2a Cor. 12,10). Sembrano un paradosso. Eppure, esprimono una grande realtà. Un brano di una lettera del grande psicologo Carl Jung ci aiuterà ad afferrarla. “Vi ammiro, voi cristiani, perché identificate Cristo con il povero e il povero con Cristo, e quando date del pane a un povero, sapete di darlo a Cristo.

Ciò che mi è difficile comprendere è la difficoltà che avete a riconoscere Gesù nel povero che è in voi. Quando avete fame di guarigione o di affetto, perché non lo volete riconoscere? Quando vi scoprite nudi, quando vi scoprite stranieri a voi stessi, quando vi trovate in prigione e malati, perché non sapete vedere questa fragilità come la presenza di Gesù in voi?”

Un secondo suggerimento possiamo vederlo concretizzato in questo motto: “amati con le tue ferite” Jean Vanier, parlando ai formatori e formatrici (2004) ha detto che è molto importante per la serenità e la gioia della vita propria e altrui essere coscienti delle nostre ferite forse profonde.

“Il figliol prodigo si è identificato lui stesso con i porci. Ormai non giudica più nessuno. Tutto per lui è misericordia, tutto è grazia. Il figlio maggiore, al contrario, giudica perché non ha ancora riconosciuto la propria povertà. Ha creato attorno a sé un fitto sbarramento e rifugge dal guardarsi in profondità. Ma non si può cogliere la misericordia di Dio, se non quando si è toccato profondamente la propria miseria. E quando si è toccato la propria miseria non si ha più il coraggio di mutilare la nostra fiducia per tutti gli altri”. E una grande fiducia per tutti gli altri è un coefficiente di spirito che alimenta la vita di semplicità.

Il terzo suggerimento lo incontriamo nella preghiera degli A.A. (Alcolisti anonimi) È originalissima ed è detta “preghiera per la serenità”. Serenità e semplicità si integrano a vicenda.

“Concedimi, Signore, la serenità necessaria

per accettare le cose che non posso cambiare;

avere il coraggio di cambiare quelle che rientrano nelle mie possibilità:

saper distinguere intelligentemente le une dalle altre.

Una breve riflessione su queste indicazioni.

1) Accettare le cose che non posso cambiare

Sono molte le cose che non posso cambiare: il passato, il futuro e neppure le altre persone. È necessario che io mi impegni ad essere attento e buono con i miei familiari per tutto il tempo che il buon Dio li lascerà al mio fianco.

Se una mano amica dovesse con il tempo lentamente raffreddarsi nella mia mano, accetterò la cosa come se circostanze e spazio l’avessero allontanata le miglia da me. Io non posso cambiare le persone. Esse continueranno a fare le cose alla loro maniera, anche se tenterò ripetutamente di proporre a loro il mio modo di vedere.

Che cosa allora posso cambiare: ME STESSO!

2) Avere il coraggio di cambiare quelle che rientrano nelle mie possibilità

Ciò significa: cambiare il MIO modo di essere.

Aiutami, Signore, a modificare l’abitudine con cui penso e giudico gli altri.

  • Invece che criticarli, devo accettarli come sono.

  • Invece che ignorare i loro problemi, devo mostrarmi interessato ad essi e dare generosamente un aiuto a risolverli.

  • Invece di presentarmi freddo e insensibile, devo mostrarmi con un atteggiamento affettuoso e cordiale.

Aiutami, Signore, a modificare le mie emozioni aprendomi alla speranza, all’amore, al coraggio, alla pace, alla gioia…anziché chiudermi nelle amarezze, nei timori, nel disgusto, nel risentimento, nell’odio….

Tutte queste cose io posso lentamente modificare. Basta che sia sufficientemente onesto ed umile da ammettere la necessità di farlo.

3) Saper distinguere intelligentemente le une dalle altre.

Se vedo cose che non mi piacciono, è il momento di esaminare me stesso: i miei sentimenti e le mie reazioni. Devo esaminarmi una volta, due, tre… prima di permettermi di criticare gli altri. Comprendo che la mia esistenza è strettamente legata alla esistenza altrui. Ma devo avere tanto buon senso da non pretendere che cambino gli altri. Sono io che devo cambiare: la mia maniera di pensare, di comportarmi, di reagire.

Dunque, la mia risposta alla preghiera per la serenità è questa: POSSO E DEVO CAMBIARE SOLAMENTE ME STESSO.

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