Irene nasce a Monza il 12
ottobre 1935.
Già nell’adolescenza comincia
a porsi domande sul valore e sul senso della sua vita. Prima dei vent’anni,
mentre lavora in fabbrica, invitata da alcune colleghe, inizia a frequentare
incontri di preghiera, soprattutto nell’adorazione silenziosa. E un giorno, in
un santuario mariano, incontra p. Albino Elegante che è in procinto di fondare
la Compagnia Missionaria del sacro Cuore. L’Istituto è appena nato, nel Natale
1957, quando Irene viene accolta il 20 gennaio 1958.
Il 29 settembre 1961,
insieme con altre sette aspiranti, Irene emette i primi voti di consacrazione a
Dio. Resta una decina d’anni nel gruppo
di Bologna e intanto consegue il diploma di infermiera e ostetrica. Il suo
desiderio è la missione ad gentes.
Finalmente nel 1969 arriva
in Mozambico e si inserisce nel gruppo delle missionarie di Namarroi. Sono gli
anni in cui il movimento Fronte di Liberazione del Mozambico (FRELIMO) lotta
per l’indipendenza dal Portogallo, che ottiene nel 1975. Il FRELIMO assume il
potere come unico partito al governo. Si ispira al socialismo reale dell’Unione
Sovietica e non vede di buon occhio la Chiesa, i missionari, i cristiani
impegnati in attività di apostolato. A causa della politica coloniale prima e
della lunga guerra per l’indipendenza poi, il Paese si trova in grave crisi
economica e con mancanza di manodopera soprattutto nel settore sanitario.
L’identità secolare e la disponibilità delle missionarie a inserirsi in vari
settori delle attività produttive governative, oltre che nell’apostolato,
permette loro di restare a fianco della gente e condividerne la difficile
situazione sociale, economica e politica.
Nel 1976 Irene, d’accordo
con il gruppo, accetta di essere assunta nella sanità a Pemba, dove resterà da
sola per dodici anni, mentre appartiene al gruppo di Quelimane. In questo
periodo, oltre al lavoro in ospedale, è responsabile della formazione delle
ostetriche, e a livello ministeriale dei settori maternità e infanzia e del
settore malati di AIDS. Nel frattempo si costituisce l’esercito di liberazione
RENAMO che combatte contro il governo e il Mozambico precipita nella guerra
civile che si concluderà con la pace solo nel 1992.
Mentre è a Pemba, Irene
scrive:
Terminata l’esperienza di
Pemba, nel 1989 si trasferisce a Maputo, dove è incaricata, a livello
nazionale, della Commissione episcopale per i rifugiati e dislocati. Si tratta
delle popolazioni fuggite a causa della guerra civile ancora in corso. Irene
svolge il suo servizio fino al 1994, quando rientra in Italia.
Si inserisce nel gruppo di
Lombardia-Liguria, nella fraternità di Milano. Resta in Italia fino al 2000: fa
animazione missionaria, lavora nelle Commissioni Vocazionale e Missionaria;
consegue il baccalaureato in catechetica presso l’Università Urbaniana di Roma.
Ma la passione per
l’Africa non la abbandona. Torna in Mozambico nel 2001 e si inserisce nel
gruppo di Guruè fino al 2003: è impegnata nella promozione delle donne e nel
sostegno alle famiglie soprattutto per l’alimentazione dei bimbi denutriti; si
occupa anche della formazione dei catechisti.
Poi torna nel gruppo di
Maputo. Irene è sempre stata una donna capace di vedere le necessità del popolo
e di cercare risposte concrete. Sa anche coinvolgere tanti amici e conoscenti
che si impegnano a sostenere i suoi progetti, sia economicamente, sia andando
periodicamente ad aiutarla nel suo lavoro. Riesce a realizzare una scuola per
l’infanzia, il Centro infantil Esperança.
Intanto esplode la
dolorosa situazione della pandemia con la grande crisi economica in cui
sprofondano tante famiglie, non solo quelle dei bambini della scuola. C’è
bisogno di aiuto alimentare. I tanti benefattori rispondono alla sua richiesta
di aiuto e comincia a visitare e a ricevere le famiglie – sono soprattutto
nonne di bambini orfani o abbandonati – a cui distribuisce pacchi con generi di
prima necessità.
Nonostante si manifestino
problemi preoccupanti di salute e faccia sempre più fatica, nonostante un ricovero in ospedale, continua
ad occuparsi della scuola e delle famiglie più povere… finché è costretta a
rientrare in Italia, all’inizio di settembre, con una diagnosi drammatica.
Si prepara con sofferenza
e serenità a incontrare quel Signore Crocifisso e Risorto in cui ha sempre
creduto e che, fin da giovanissima, l’ha affascinata col suo amore e attirata a
seguirlo nella Compagnia Missionaria per donare la vita al servizio dei poveri
e sofferenti. Attraverso una videochiamata, partecipa come può alla preghiera
di ringraziamento per il 60° anniversario della sua prima consacrazione.
È quasi la mezzanotte del 6
ottobre 2021, quando lo Sposo viene a chiamarla per condurla alle nozze eterne.
A nome della sua famiglia,
a nome della Compagnia Missionaria e di tutti coloro che Irene ha amato e
servito, a nome dei tanti benefattori, a nome dell’Associazione Guardare
Lontano che è stata affascinata e coinvolta dal suo spirito missionario,
diciamo:
GRAZIE, IRENE, PER LA TUA FEDELTÀ A DIO AMORE E AI
POVERI. PREGA PER NOI.
Lucia Capriotti
Messaggio della Presidente
Carissimi fratelli e sorelle,
anche se lontana ho voluto essere presente in questo momento nel quale stiamo pregando per
la nostra cara Irene nella sua Pasqua verso la Casa del Padre.
Il 29 settembre, ultimo scorso, abbiamo celebrato
con lei il 60° di vita Consacrata. Lei era una delle prime otto missionarie che
hanno dato inizio alla Compagnia Missionaria, sotto la guida del nostro
fondatore, P. Albino Elegante scj.
Ringraziamo il Signore per la sua vita e la sua
fedeltà al nostro carisma che ha ispirato ed ha motivato altre missionarie a
far parte della CM.
Ciascuno dei presenti ha conosciuto Irene, così
che non dirò niente di nuovo e, sicuramente non potrò esprimere tutto quello
che ci ha regalato, è stata la sua, una testimonianza di vita donata sempre con
gioia, senza stancarsi mossa dal suo grande ardore missionario. Per lei non c’erano ostacoli ma solo opportunità per avanzare e
trasformare la realtà per il bene dei più poveri, degli ammalati e bisognosi
cercando specialmente di favorire la promozione umana e spirituale dei bambini,
delle mamme e delle famiglie. Sempre disponibile non solo ad accompagnare ed
animare le giovani vocazioni che sono sorte come anche promuovendo i laici ad
assumere le loro responsabilità per un cambiamento della realtà. Il suo grande
amore al popolo mozambicano l’ha portata ad essere parte del suo cammino e
delle sue lotte e speranze lungo i 50
anni vissuti in questa terra.
Nella celebrazione del suo 50° anniversario di
consacrazione nel biglietto/invito di ringraziamento, scriveva:
Noi, popolo delle strade, crediamo che questa
strada,
e questo mondo, dove Dio ci ha collocate,
è per noi il luogo della nostra santità.
Madaleine Debrêl
Questa frase riassume la sua vita di consacrata
secolare.
Accompagno con la preghiera sua sorella Lucia e
tutti i suoi familiari in questo momento di dolore e di distacco.
Desiderio ringraziare le nostre amiche Giulia e
Goretti, il gruppo delle missionarie del Mozambico e le missionarie del gruppo
di Bologna per aver accompagnato Irene,
in questi ultimi tempi, con molto amore e disponibilità.
A te, cara Irene, a nome di tutta la CM: GRAZIE,
GRAZIE per tutto! Intercedi per tutti noi assieme a P. Albino, alle missionarie
ed ai familiares che già godono la presenza del Signore.
In comunione.
Graciela Magaldi
«Venite benedetti dal Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato
per voi fin dalla creazione del mondo ».
Non è difficile applicare a Irene queste parole di Gesù, il Maestro che
lei ha incontrato e seguito per tutta la sua vita. È giunto per lei il momento
di ammainare le vele, dopo un lungo viaggio, e approdare al porto tanto
desiderato del Regno di Dio, origine e meta della sua e nostra vita. Ancora
ventenne, Irene aveva ascoltato le parole del profeta Isaia e aveva sentito
sgorgare subito nel cuore – scrive lei stessa – «la dimensione della missione.
Dentro mi ardeva l’invito di Dio al profeta Isaia... e anch’io come lui
rispondevo: eccomi, manda
me !»
Possiamo utilmente
chiederci: che cosa porta una persona a dichiarare questa pronta disponibilità
alla causa del Regno di Dio? Scopriremmo che la risposta di Irene è analoga a
quella che ha mosso ciascuno di noi: una risposta radicata nell’amore di Dio
Padre e nella sua volontà di partecipare a tutti i suoi figli il suo Spirito
Santo, la sua stessa vita.
La vita ci insegna che possiamo arrivare a
donare la nostra vita a Dio solo perché Lui per primo l’ha donata a noi. E c’è
un aspetto di enorme importanza in questa scelta di Dio: il nostro andare nel suo nome ci rende sua
presenza!
Non siamo noi che facciamo
il Bene, che annunciamo la Verità di Dio, che esprimiamo Misericordia... è Lui
che si consegna a noi, che si affida alla nostra libertà di fidarci del suo
Spirito e scoprire che da noi può uscire una forza che supera di gran lunga le
nostre forze e la nostra genialità.
È la forza di riconoscere e far vivere
nelle relazioni una misericordia ricevuta gratuitamente, senza calcoli né a
motivo di particolari convenienze, ma... solo per amore.
Credo che sia stata proprio la meravigliosa
scoperta di questo amore divino che ha guidato la vita di Irene, e l’ha portata
a condividere con i fratelli e le sorelle tutto di sé, a partire dalle proprie
fragilità e dalla propria povertà di creatura visitata costantemente dalla
misericordia e dal perdono di Dio.
Prendere coscienza della nostra
vulnerabilità di creature ci fa sentire fratelli di tutti, ultimi che si
trovano a essere primi non a motivo delle proprie conquiste o dei propri
meriti, ma unica-mente per la misericordia e l’amore salvifico di Dio, che noi
abbiamo contemplato nel volto e nel cuore trafitto di Gesù.
Proprio perché abbiamo contemplato
l’amore di Dio nel cuore aperto di Cristo, noi vogliamo condividere questa
esperienza trasformante con tutti coloro che incontriamo, poiché in essa trova
radici sicure la stessa libertà di amare di Dio, che tutti noi cerchiamo e che
Irene ha cercato di vivere durante tutta la sua esistenza di missionaria,
condividendola con tutte le persone che ha incontrato. Ora Irene contempla
l’Amore non più in figura, per mezzo di simboli o mediazioni ma, finalmente,
nel volto stesso di Dio...
P. Enzo Brena
Superiore provinciale ITS Sacerdoti del Sacro Cuore