Abito sull’appendice del Lago
di Como, a Novate Mezzola, e dalla mia casa vedo il lago. Vista che mi
riconcilia la mente. Sono in pensione da due anni, dopo quasi quarant’anni di
insegnamento nella scuola, ma anche dopo tante esperienze lavorative iniziate a
tredici anni e mezzo, appena finita la terza media. Ho sempre lavorato e
studiato, forse per ambizione, forse spinta da una ricerca di senso che mi accompagna da bambina.
Ero a un
corso di esercizi spirituali nel 1990, quando in una pausa tra una meditazione
e l’altra mi avvicina una signora. Mi chiede di accompagnarla in paese a
comprare dei francobolli. Ero proprio stanca, volevo dire di no. Ma sì, un
piccolo atto di carità non sta mai male, mi sembrava così disorientata,
bisognosa di chiacchierare un po’. Era Rosanna Testa, la nostra missionaria. E
così per un francobollo ho conosciuto la Compagnia Missionaria del Sacro Cuore.
Per poco nascevo in Argentina!
I giovani
del mio paese che si sposavano dopo la guerra avevano una preoccupazione: i
loro figli avrebbero dovuto avere un avvenire migliore, soprattutto non
dovevano morire per le polveri della miniera. Arbus, il paese dove sono nata,
viveva soprattutto del lavoro della miniera di Ingurtosu e Montevecchio, così
quando i miei genitori si sono sposati hanno subito fatto domanda per emigrare
in Argentina. Mio papà era il più piccolo dei figli, e mia nonna aveva già
perso una figlia da bambina (che era la gemella di mio papà) e un figlio in
guerra, in marina. È mia mamma che mi raccontava come mia nonna si fosse
attaccata al rosario, e, un’Ave Maria dopo l’altra, è riuscita a far chiudere
le frontiere argentine all’immigrazione. Così nel 1952 sono nata in Sardegna,
ad Arbus in una casa costruita ancora di mattoni crudi. Ma a sette mesi ero già
sul traghetto, migrante, non in
America, ma nell’Italia settentrionale, a Parma.
Non so come
possono essere letti questi episodi da chi ha esperienza di vita spirituale, ma
per me segna la continuità di una fede
affettiva che è andata maturando in tutta la mia vita. Forse il dono di un seme di senape!
Mia sorella
Rosanna è nata a Parma, e questa volta era lei in fasce, a fare il viaggio di
ritorno sul traghetto! Mio papà si era ammalato, il clima umido della Val
Padana comprometteva la sua salute. Quindi ritorno in Sardegna, profughi di
ritorno! E tutto da ricominciare. Nella vita dei miei genitori ci sono stati
undici traslochi. Una continua migrazione interna. I primi spostamenti
rappresentavano un miglioramento: da una vecchia casa nel centro storico di
Cagliari, fino a un bell’appartamento in una piazza prestigiosa dove i miei avevano
un laboratorio di sartoria che aveva una clientela numerosa. Poi il declino,
crisi economica, ritorno al paese, niente lavoro e emigrazione a Milano, prima solo io e mia mamma, dopo qualche anno
anche mio papà e i miei fratelli (intanto erano nati mio fratello Antonio e mia
sorella Daniela).
A Milano io
e la mia famiglia abbiamo condiviso la condizione degli immigrati del Sud.
Sorvolo il racconto. Nella metà degli anni ’60 bisognava superare diffidenza,
pregiudizi, emarginazione…, attraversare l’esperienza della disoccupazione,
della ricerca del lavoro adattandosi a quello che si trovava.
Da bambina
avevo un forte desiderio di studiare. A rivedere oggi la storia di quegli anni
non so davvero dove abbia trovato la forza e la caparbietà di oppormi agli avvenimenti:
avevo cominciato a lavorare a tredici anni e mezzo, poi dopo un anno mi sono
iscritta al liceo classico e ho sempre continuato a lavorare e studiare.
L’esperienza
del ’68 aveva mosso le acque, abbattuto barriere sociali, ma il grande fermento
di idee, di bisogno di rinnovamento comportava per chi era adolescente un forte
disorientamento. Quegli anni erano un vaso
di Pandora scoperchiato: tutti i beni e tutti i mali circolavano liberi.
Il buio della fede
Certamente
l’esperienza vissuta in famiglia mi aveva reso sensibile alle istanze di
giustizia sociale. Non avevo mai sentito parlare di dottrina sociale della
Chiesa. Quel mondo “religioso” che vivevo, fatto solo di precetti, non dava più
risposte alle mie domande esistenziali. La religione
mi sembrava un retaggio culturale da cui liberarsi. Ma da questa crisi si è
sviluppata la profonda ricerca di senso:
un cammino, il mio, che non ha percorso vie
ma sentieri! La passione politica
vissuta dalla contestazione giovanile mi ha affascinato ma non travolto. Troppe
incoerenze di vita, incongruenze di pensiero. Quindi l’incontro con l’Oriente,
la ricerca a partire dall’interiorità.
Venite e gustate quanto è buono
il Signore… Il Signore si fa trovare da chi lo cerca con cuore sincero
Avevo tra i
17 e 18 anni quando il mio pensiero era animato dall’idea che se c’è qualche
cosa di veramente VERO, BUONO, AUTENTICO l’uomo può farne esperienza. I
versetti dei salmi mi davano una conferma. È possibile INCONTRARE DIO? Farne
esperienza?
Durante un
corso di meditazione buddista, tenuto
in una casa di Esercizi spirituali, mi ritiravo nella cappella, dove mi
sembrava di concentrarmi meglio. E nella cappella il coro delle due suore
francescane che pregavano ha attraversato il mio cuore: …ETERNA è LA SUA
MISERICORDIA …ETERNA è LA SUA MISERICORDIA …ETERNA è LA SUA MISERICORDIA …
I miei
occhi si riempivano di lacrime, un lavacro
di lacrime. Uscita dalla cappella sapevo che volevo la Chiesa.
Da quel giorno sono passati
circa vent’anni prima di incontrare la Compagnia Missionaria, ma quando ne ho
letto lo Statuto, mi sono riconosciuta.
La vocazione
Quando è
nata allora la “vocazione”? Ho ricordato quei momenti della mia prima infanzia
che sento significativi nella mia identità di fede. Credo che in me vocazione sia stata, ed è, un anelito
all’Assoluto, al Tutto: questo anelito era un faro,
luce che mi ha guidato all’incontro col Cristo nella Chiesa. Incontro capace di
fare sintesi della passione per Dio e della passione per l’uomo. E l’ingresso
nella Compagnia Missionaria ha segnato l’inizio di una nuova consapevolezza: la
missione è cantare la misericordia di
Dio¸ non quanto io sono brava, ma quanto è buono con me il Signore.
… per ricapitolare in Cristo
tutte le cose
In
questa luce ha riacquistato significato tutta la mia storia: gli studi, fatti
nella fatica del
lavoro, la nascita di mia figlia, dei miei nipoti, la
professione come insegnante nella scuola. E oggi, nel tempo della pensione, mi
faccio incontrare dagli eventi: non ho più resistenza alla fatica, mi rendo
disponibile a mantenermi accogliente a ciò che mi raggiunge da vicino per
vivere nella solidarietà e condivisione di ciò che sono.
I sogni per il futuro e il mio
messaggio per i giovani di oggi
I miei sogni
per il futuro coincidono col messaggio che vorrei passare ai giovani: conservare la capacità di sognare, di
desiderare cose grandi. La speranza non è vana, ci fa intravedere orizzonti
di Bene anche dove sembra prevalere il male. Ogni bene possibile è una tessera
di quel grande mosaico che è il Regno di Dio. Non siamo soli, siamo Corpo di Cristo in forza dello Spirito Santo!