Quest’anno la giornata
vocazionale in Indonesia si è svolta domenica 8 maggio 2022. Il tema proposto
era “Stare insieme”. La parrocchia di San Giovanni Battista di Perawang, (Isola
di Sumatra ) Pekan Baru - Riau dei padri dehoniani ha programmato una tre
giorni di preparazione e ha invitato anche noi CM. Scopo dei tre giorni è stato
quello di conoscere l’ambiente e animare i fedeli concretizzando e vivendo lo
“stare insieme”. Il parroco Dwi Rahardjo SCI ha invitato gli Istituti di
diverse diocesi: Medan, Padang, Palembang, Lampung, Jakarta. Un bel gruppo
formato da diverse congregazioni e Istituti: frati cappuccini, sacerdoti
diocesani, saveriani, suore di diversi istituti e noi Compagnia Missionaria del
Sacro Cuore.
Il giorno seguente verso le ore
11 ci siamo ritrovati tutti quanti sotto il gazebo che era stato allestito
fuori dalla chiesa parrocchiale per la nostra presentazione. È seguito il
pranzo comunitario e l’incontro con le famiglie che ci avevano ospitate.
Rientrata a casa ho incontrato le famiglie di questa zona povera che,
sapendo che ero lì, erano venute all’incontro. Naturalmente le loro domande erano soprattutto sul tipo di scelta:
consacrata secolare e stile diverso dalle
suore… Dopo questo incontro mi sono preparata per la chiusura della giornata con la preghiera comunitaria che era
stata programmata con tutti gli abitanti della zona. Hanno partecipato le famiglie e i loro figli; pochi gli uomini
presenti perché la maggior parte di loro lavora in fabbriche fuori città. La
preghiera è stata molto profonda e “sacra” soprattutto perché segnata da
profonde ferite. Altre persone hanno comunicato le loro profonde lotte nella fede. Sono state
testimonianze molte belle e aperte, anche se sofferte. Come esempio, la
testimonianza di una donna triste perché suo marito era morto e lei non
aveva avuto la fortuna di avere un figlio. È una ferita molto profonda per una
persona già anziana che deve accettare
questa sua situazione! Nella tradizione
“Batak”, avere figli, soprattutto se maschi, è motivo di orgoglio perché porta
la bandiera della famiglia e del clan (cioè il nome della tribù). Questa donna
soffriva molto anche perché l’altra sua cognata invece ha avuto sei figli … uno di questi era diventato la sua croce
perché con grossi problemi psicologici. Le due donne tra loro, non si parlavano da diversi anni.
La nostra preghiera insieme è stata come una preghiera di guarigione perché le due
rivali si sono riconciliate. Alla fine, si sono abbracciate. Ho ricordato loro
che la gioia che sentivano era la stessa avvenuta nell’incontro di Maria con
Elisabetta. Abbiamo terminato recitando dieci Ave Maria e chiedendo la
benedizione di Dio. E alla fine abbiamo cenato tutti insieme. Sono stata molto
contenta perché c’è la presenza di 8
famiglie che hanno condiviso la loro vita e preghiera con noi. Il giorno dopo
abbiamo visitato ogni singola famiglia e la visita terminava sempre con la
preghiera di guarigione che loro stessi chiedevano. È stato interessante notare
che ogni volta che salutavo la famiglia per andare da un’altra i bambini mi
seguivano e mi guardavano curiosi, considerandomi sicuramente una persona diversa da loro; in
gruppo mi accompagnavano dai vicini … mi sono sentita come Gesù quando passava
da un villaggio all’altro seguito dai bambini e dalla gente del posto. Ho
rivissuto l’esperienza che ho sentito raccontare dalle missionarie in Italia quando facevano
le missioni popolari. Certo, qui è un’altra cultura e un altro paese… ed i
metodi devono essere differenti ma la finalità è unica: evangelizzare.
Avrei altre testimonianze da raccontare
molto profonde e belle ma il racconto diventerebbe molto lungo. Ci sono famiglie che abitano in ambienti
poveri e alcune sono musulmane. Però in tutte senza distinzione di credo ho
trovato una grande disponibilità, di ascolto e apertura dei loro problemi.
L’ultima sera ho avuto ancora la possibilità di parlare della Compagnia
Missionaria. Mi sono resa conto che il fatto di essere presente in un ambiente povero era come una chiamata del
Signore che mi chiedeva di pregare con loro e per loro, per sostenerli
nella vita, così provata da tanti
problemi. Mi ha riempito di gioia vederli arrivare alle 6 del mattino per
pregare e ascoltare la Parola di Dio e la sera per recitare il rosario insieme.
Per loro questo non era considerato un peso, al contrario erano momenti festosi da vivere con una persona che aveva voluto conoscerli e
condividere oltre gli incontri, anche il
pranzo e la vita di ogni giorno. Il sabato pomeriggio abbiamo partecipato in
Chiesa alla funzione per preparare la “grande tenda” per la Giornata
Vocazionale della domenica. Alla sera con tutti gli Istituti presenti ci siamo
trovati per la celebrazione eucaristica con i giovani dei vari quartieri poi
è seguita la presentazione degli Istituti. Io ho
presentato la CM usando il “PowerPoint” che Susi aveva preparato per la festa di p. Dehon dello scorso marzo. È
stato un evento molto bello e vivace, i giovani erano attenti ed entusiasti
nell’ascoltarci.
Questa esperienza dello “stare insieme” mi ha portato a
riflettere su tante cose: il significato della chiamata vocazionale, la mia
chiamata alla CM … Ho capito che il nostro modo di vivere richiama al modo di vivere del popolo eletto
di Dio: sicure del cammino perché Dio ci guida, ma è anche difficile sotto
altri aspetti. È una scelta poco
compresa soprattutto la nostra maniera di vivere diversa dai religiosi. Questo
crea dubbi nei giovani perché non avendo una struttura si sentono incapaci di
riuscire a vivere questo tipo di vita. È una vocazione non comune per il popolo
indonesiano. Però nonostante questo come CM ci sentiamo forti e finora non ci
siamo arrese. Io credo che Dio Padre ci abbia scelte come pioniere di questo
cammino. Ed è per questo che non ci scoraggiamo facilmente. Anzi siamo contente
quando ci chiamano a fare animazione e abbiamo la possibilità di presentare il nostro Istituto, il nostro modo
di vivere. Con il passare degli anni forse sarà necessario ripensare al modo di
fare animazione. Siamo convinte di essere chiamate e inviate a portare il
nostro carisma, il dono che p. Dehon e p. Albino ci hanno trasmesso attraverso
uno stile di vita che si fa anche
adorazione nell’ambiente dove viviamo,
nell’apostolato, nel nostro lavoro… attraverso la spiritualità dell’Ecce Venio
e Ecce Ancilla. Guardando a Gesù dal Cuore trafitto ci sentiamo confermate nel suo Amore ed è qui che
troviamo la forza di confermare i fratelli che incontriamo sul nostro cammino.