Nel 10° anniversario della Pasqua di p. Albino
«Fa’ lieta e serena la tua
casa con la costanza della tua pazienza e della tua bontà».
Prima d’iniziare a scrivere la mia evocazione di P. Albino sono andata a leggere la corrispondenza che ho da lui. E la prima che mi è venuta alla mano è stata la copia de un email di febbraio del 2008 in cui, come sempre, senza mai dimenticarsi, si faceva presente, per le date del mio anniversario natalizio e del mio battesimo. E descriveva il cartoncino che questa volta non inviava, perché anche lui si era adattato a comunicare “via net”, come noi dicevamo. «Nella prima pagina del detto cartoncino è riprodotto il disegno di una casa con il comignolo fumante. Segno che dentro c’è la famiglia. A fianco della casa c’è la massima che ti trascrivo perché vorrei vedere anche te impegnata nell’osservanza: Fa’ lieta e serena la tua casa con la costanza della tua pazienza e della tua bontà. Vedi di realizzarla cordialmente per la gioia tua e di quanti vivono con te.»
Leggendo
questa frase, è stato come ricevere una visita e una raccomandazione del Padre.
Il mio lavoro, oggi, molto di più che in
quegli anni è proprio questo: fare
lieta e serena la casa con la costanza della mia pazienza e della mia bontà.
Ed è stato anche come se mi arrivassero con un po´ di anticipo i suoi auguri
per i mio compleanno che arriva in questi giorni. E la gratitudine non poteva
lasciare di scaturire nel mio cuore. Per P. Albino e per il Signore della Storia.
Delicatezza
e prossimità sono altri due aspetti che non posso lasciare de evocare pensando
la sua persona. Rimanevo molto meravigliata quando ci offriva i fazzoletti
rinfrescanti, per pulire le mani quando andavamo in viaggio. Lui era un uomo e aveva quelle delicatezze!
Le visite che faceva alle famiglie; a casa mia è venuto quando ero ancora nel
biennio di formazione e non abitavo a Porto. E anche la libertà che vivevamo
nel suoi confronti. Mi ricordo di qualcuna di un altro Istituto raccontarmi che
solo dopo la morte del fondatore loro hanno potuto vestire i pantaloni, ossia,
vestirsi come trovavano meglio. Noi mai siamo stati un gruppo omogeneo; abbiamo
conservato sempre la nostra propria individualità. E qualcuno lo ha
sottolineato positivamente. Un giorno mentre facevamo un Corso di formazione il
biblista che non ci conosceva guardandoci ha fatto questo commentario: «Ma voi
siete proprio rimaste voi stesse».
Libertà
anche per dibattere un’idea o una controversia, senza paura perché si era davanti
al Fondatore. Mi ricordo un momento in cui è sorta
una forte divergenza, in un periodo in cui P. Albino non faceva già parte del
Consiglio, ma non per questo era messo al margine delle tematiche che erano
dibattute. Quella volta era proprio il Padre che portava a dibattito un
argomento che al Consiglio non pareva molto opportuno. Allora sono stata io
stessa ad andare a parlare con lui. Tutti e due abbiamo battagliato forte,
perché tutti e due avevamo a cuore il bene della CM. Ma alla fine siamo riusciti
a capirci e a intenderci e ci siamo scambiati un forte abbraccio, di padre a
figlia, ma direi anche da fratello a sorella.