Inizio questo breve scritto che non ha nessuna pretesa se non quella di ricordarci a vicenda la fondamentale importanza che riveste nella nostra famiglia il tema formativo, che investe e coinvolge non solo le dirette interessate (formande e formatrici), ma l’intero gruppo di appartenenza nonché l’istituto stesso.
Così iniziava il suo discorso Giovanni Paolo II ai partecipanti della conferenza mondiale degli istituti secolari nell’agosto del 2000 proprio sul tema della formazione: “Occorre che i membri degli I.S. siano sempre in grado di discernere la volontà di Dio e le vie della nuova evangelizzazione in ogni "oggi" della storia, nella complessità e mutevolezza dei segni dei tempi. Nell’Esortazione Apostolica Christifideles laici ho dedicato ampio spazio al tema della formazione dei cristiani nelle loro responsabilità storiche e secolari, come anche nella loro diretta collaborazione all’edifica-zione della comunità cristiana; ed ho indicato le fonti indispensabili di tale formazione: "l’ascolto pronto e docile della parola di Dio e della Chiesa, la preghiera filiale e costante, il riferi-mento a una saggia e amorevole guida spirituale, la lettura nella fede dei doni e dei talenti ricevuti e nello stesso tempo delle diverse situazioni sociali e storiche entro cui si è inseriti" (n. 59).
La formazione riguarda quindi in modo globale tutta la vita del consacrato. Essa si nutre anche delle analisi e delle riflessioni degli esperti di sociologia e delle altre scienze umane, ma non può trascurare, come suo centro vitale e come criterio per la valutazione cristiana dei fenomeni storici, la dimensione spirituale, teologica e sapienziale della vita di fede, che fornisce le chiavi ultime e decisive per la lettura dell’odierna condizione umana e per la scelta delle priorità e degli stili di un’autentica testimonianza.
Lo sguardo che noi rivolgiamo alle realtà del mondo contemporaneo, sguardo che vorremmo sempre carico della compassione e della misericordia insegnataci da nostro Signore Gesù Cristo, non si ferma a individuare errori e pericoli. Certo, non può trascurare di notare anche gli aspetti negativi e problematici, ma si rivolge subito a individuare vie di speranza e ad indicare prospettive di fervido impegno per la promozione integrale della persona, per la sua liberazione e la pienezza della sua felicità.
Nel cuore di un mondo che cambia, nel quale persistono e si aggravano ingiustizie e sofferenze inaudite, voi siete chiamati ad una lettura cristiana dei fatti e dei fenomeni storici e culturali. In particolare, dovete essere portatori di luce e di speranza nella società di oggi. Non lasciatevi ingannare da ingenui ottimismi, ma restate fedeli testimoni di un Dio che certamente ama questa umanità e le offre la grazia necessaria perché possa lavorare efficacemente alla costruzione di un mondo migliore, più giusto e più rispettoso della dignità di ogni essere umano. La sfida, che la cultura contemporanea rivolge alla fede, sembra proprio questa: abbandonare la facile inclinazione a dipingere scenari bui e negativi, per tracciare percorsi possibili, non illusori, di redenzione, di liberazione e di speranza.
La vostra esperienza di consacrati nella condizione secolare vi mostra che non ci si deve attendere l’avvento di un mondo migliore solo dalle scelte che calano dall’alto delle grandi responsabilità e delle grandi istituzioni. La grazia del Signore, capace di salvare e di redimere anche questa epoca della storia, nasce e cresce nei cuori dei credenti. Essi accolgono, assecondano e favoriscono l’iniziativa di Dio nella storia e la fanno crescere dal basso e dall’interno delle semplici vite umane che diventano così le vere portatrici del cambiamento e della salvezza. Basta pensare all’azione esercitata in questo senso dall’innumerevole schiera di santi e sante, anche di quelli non ufficialmente dichiarati tali dalla Chiesa, che hanno segnato profondamente l'epoca in cui sono vissuti, portando ad essa dei valori e delle energie di bene la cui importanza sfugge agli strumenti dell'analisi sociale, ma è ben visibile agli occhi di Dio e alla pensosa riflessione dei credenti.”…
Le nostre realtà formative
All’interno del nostro istituto abbiamo due validi strumenti che dovrebbero essere tenuti continuamente a portata di mano e che ci ricordano il valore fondamentale della formazione non solo quella iniziale, ma anche quella permanente; lo Statuto e il Piano formativo tracciano per noi gli elementi costitutivi della formazione e della nostra identità.
Si pensa che le dirette interessate del percorso formativo, nella fase iniziale, siano solo la formanda e la sua formatrice; in realtà non è così perché tre sono le realtà coinvolte nell’ambito formativo:
1. la responsabile di formazione
2. la responsabile di gruppo
3. il gruppo stesso
Il gruppo di appartenenza svolge un compito formativo molto importante anche se spesso ce ne dimentichiamo.
A questo proposito basta riguardare e rileggere con calma sia il Piano formativo di Base che lo Statuto per renderci conto di quanto il gruppo sia coinvolto nella formazione, anche se a volte prevale la delega alla formatrice come unica responsabile di quello che accade.
Nel nostro Regolamento di vita così troviamo scritto:“La formazione è un valore che alimenta la fedeltà alla nostra identità di laiche consacrate con un carisma specifico. La spiritualità del Cuore di Cristo sollecita la nostra donazione e ci stimola a crescere umanamente e nella fede; qualifica il nostro impegno per tutti i problemi in cui vive e si agita la realtà che ci circonda; ci conduce ad una risposta profetica agli appelli sempre nuovi della storia... Così che in tutto ci facciamo collaboratrici effettive del Regno di Dio secondo i sentimenti e i criteri di bontà, di giustizia, di pace... del Cuore di Gesù.
Per questo la formazione è un valore che deve essere presente in tutta la nostra vita. (RdV 32)
La partecipazione attiva e costante alle iniziative della CM nasce da un forte senso di appartenenza alla nostra famiglia, dalla volontà di crescere assieme nell'adesione alla nostra vocazione. Perciò siamo tenute a partecipare ai momenti formativi sia a livello di gruppo che di Istituto. Tra le iniziative della CM sono da privilegiare i Corsi di Formazione di base e permanente, gli Esercizi spirituali e i momenti di condivisione di vita. (RdV33)
Formare e accompagnare alla vocazione
“L'itinerario pedagogico vocazionale è un viaggio mirato verso la maturità della fede, come un pellegrinaggio verso lo stato adulto dell'essere credente, chiamato a decidere di sé e della propria vita in libertà e responsabilità, secondo la verità del misterioso progetto pensato da Dio per lui. Tale viaggio procede per tappe in compagnia d'un fratello o sorella maggiore nella fede e nel discepolato, che conosce la strada, la voce e i passi di Dio, che aiuta a riconoscere il Signore che chiama e a discernere la via lungo la quale andare verso Lui e risponderGli.
Un itinerario vocazionale, allora, è anzitutto cammino con Lui, il Signore della vita, quel "Gesù in persona", come annota con precisione Luca, che s'accosta al cammino dell'uomo, fa lo stesso percorso ed entra nella sua storia. Ma gli occhi di carne spesso non lo sanno riconoscere e allora l'andare umano resta solitario e il discorrere inutile, mentre il cercare rischia di perpetuarsi in un interminabile e a volte narcisistico "far esperienze", anche vocazionali, senz'alcun esito decisionale. È forse il primo compito dell'accompagnatore vocazionale quello d'indicare la presenza d'un Altro, o di confessare la natura relativa della propria vicinanza o del proprio accompagnamento, per essere mediazione di tale presenza, o itinerario verso la scoperta del Dio che chiama e si fa vicino a ogni uomo.
Come i due di Emmaus, o come Samuele nella notte, sovente i nostri giovani non hanno occhi per vedere o orecchi per udire Colui che cammina accanto a ciascuno e, con insistenza e delicatezza insieme, pronuncia il loro nome. Il fratello che accompagna è segno di quella insistenza e delicatezza; suo compito è quello d'aiutare a riconoscere la provenienza della voce misteriosa; non parla di sé, ma annuncia un Altro che pure è già presente; come Giovanni Battista.
Il ministero dell'accompagnamento vocazionale è ministero umile, di quell'umiltà serena e intelligente che nasce dalla libertà nello Spirito, e si esprime "con il coraggio dell'ascolto, dell'amore e del dialogo". Grazie a questa libertà risuona con maggiore chiarezza e forza incisiva la voce di Colui che chiama. E il giovane si trova di fronte a Dio, scopre con sorpresa che è l'Eterno che cammina nel tempo accanto a lui, e lo chiama a una scelta per sempre!” (Dal documento Nuove vocazioni per una Nuova Europa)
Formare e accompagnare è per tutte noi una grossa responsabilità che ci coinvolge nella totalità nel massimo rispetto della giovane che abbiamo davanti; forse urge oggi chiederci se stiamo facendo animazione vocazionale? Come la stiamo facendo? Che relazioni viviamo all’interno dei nostri gruppi? Siamo significative? Riusciamo davvero a essere sale della terra e luce del mondo? Siamo fermento nel mondo? Un grande maestro scriveva più volte che per trovare risposte nella vita bisogna continuamente farsi delle domande…allora forse è tempo di interrogarci più che lamentarci perché non abbiamo vocazioni.
Oggi“fare accompagnamento vocazionale significa anzitutto condividere: il pane della fede, dell'esperienza di Dio, della fatica della ricerca, fino a condividere anche la vocazione: non per imporla, evidentemente, ma per confessare la bellezza d'una vita che si realizza secondo il progetto di Dio.
Il registro comunicativo tipico dell'accompagnamento vocazionale non è quello didattico o esortativo, e neppure quello amicale, da un lato, o del direttore spirituale, dall'altro (inteso come chi imprime subito una direzione precisa alla vita d'un altro), ma è il registro della confessio fidei.
Chi fa accompagnamento vocazionale testimonia la propria scelta o, meglio, il proprio essere stato scelto da Dio, racconta - non necessariamente a parole - il suo cammino vocazionale e la scoperta continua della propria identità nel carisma vocazionale, e dunque racconta anche o lascia capire la fatica, la novità, il rischio, la sorpresa, la bellezza.
Ne viene una catechesi vocazionale da persona a persona, da cuore a cuore, ricca d'umanità e originalità, di passione e forza convincente, un'animazione vocazionale sapienziale ed esperienziale. Un po' come l'esperienza dei primi discepoli di Gesù, che "andarono e videro dove abitava, e quel giorno si fermarono presso di lui" (Gv 1, 39); e fu esperienza profondamente toccante se Giovanni, dopo molti anni, ricorda ancora che "erano circa la quattro del pomeriggio".
Si fa animazione vocazionale solo per contagio, per contatto diretto, perché il cuore è pieno e l'esperienza della bellezza continua ad avvincere. (Dal documento Nuove vocazioni per una Nuova Europa)”…
Ho voluto mettere insieme alcune riflessioni riguardanti la formazione in rapporto all’animazione vocazionale perché le ritengo strettamente collegate…si fa formazione dopo un cammino serio di accompagnamento vocazionale e mi auguro che davvero ciascuna di noi sia invitata a riflettere sul COME riusciamo oggi a essere segno e profezia nel nostro mondo…
la Sapienza di Dio ci accompagni oggi e sempre!!