La liturgia ogni anno ci invita ad un cammino fatto a tappe (avvento, quaresima, pasqua feria…) con un unico obbiettivo: accogliere, celebrare, incontrare Dio nel mistero della sua incarnazione, morte e resurrezione.
E così che anche quest’anno, instancabilmente, la Chiesa ci invita di nuovo ad alzarci per andare verso Betlemme. Sì nella piccola città di Efrata (Michea 5,1). Siamo chiamati alla piccola Betlemme il cui nome significa “Casa del pane” . Nella casa del pane incontreremo Colui che si farà pane per noi.
Ma cosa comporta questo cammino verso Betlemme?
Il partire ci obbliga a lasciare… terra, amici, volti noti, cose… possiamo portare con noi solo ciò che uno zaino può contenere.
E’ un cammino dove non si corre, non ci sono premi per chi arriva primo. Chi arriva primo arriva solo! Insieme il cammino sembra meno faticoso, ci si consulta per capire quale strada prendere. Insieme, in un continuo discernimento nel dialogo e nel confronto. In questo cammino è necessario essere pronti ad accogliere il “nuovo” che ci viene offerto, senza paura… Camminando insieme, ci si aiuta a leggere i segni che ci vengono lanciati lungo la via. Facendo questo percorso c’è il tempo per raccontarci come Dio si è reso presente nella nostra vita, e con cuore orante, contempliamo i segni del Verbo incarnato in ogni persona.
E’ necessario esserci in questo cammino, lasciarci coinvolgere con coraggio e con passione. Il cammino ci educa all’accoglienza al dialogo, chiamati sempre a trasmettere speranza e letizia… Lungo il cammino c’è sempre anche il momento di crisi, stanchezza, delusione, è un camminare nelle tenebre ma con la certezza che chi ci ha invitato a Betlemme sa far splendere la grande luce che rifulge.
Questo avvento mi piacerebbe percorrerlo con questo spirito del viandante che costruisce il cammino camminando.
Ci incontreremo nella “casa del pane” e insieme contempleremo il Dio che si è fatto Bambino, e da Betlemme ripartiremo per rituffarci nel nostro quotidiano e dire in nostro sì in comunione con tutta l’umanità.