Carissimi
siamo ancora nella scia del clima pasquale e di pentecoste. La liturgia in questo tempo ci ha immersi nel mistero di morte e resurrezione del Signore, e ci ha fatto contemplare, negli Atti degli Apostoli, il crescere di una comunità che si è formata proprio intorno a questo mistero. La solennità di Pentecoste ha concluso questo cammino iniziato con l’imposizione delle ceneri. Mi colpisce sempre il fatto che questa solennità non abbia un seguito (come per esempio il Natale e la Pasqua che per otto giorni la liturgia ci fa vivere l’evento) ma ci immerge immediatamente nella ferialità bruscamente. Dalla solennità si passa subito al “tempo ordinario”. Sì, dopo Pentecoste si rientra nella “normalità” ma con la forza e la luce dello Spirito che solo Lui può donare. E solo lo Spirito ti fa fare il passaggio, ogni giorno, dalla paura al coraggio, dal passo incerto al camminare sicuro… come gli apostoli nel cenacolo.
E’ questo Spirito che ci dà modo di riconoscere il Risorto, come ha fatto il discepolo amato sul lago di Tiberiade quando dice a Pietro: “E’ il Signore!” (Gv.21,7). E Pietro: “si cinse i fianchi del camiciotto, poiché era spogliato, e si gettò in mare…”. Il Discepolo amato e Pietro ci indicano il cammino per vivere il nostro quotidiano come una continua Pentecoste. L’uno ci insegna a riconoscere il Signore e l’altro il cammino del servizio, “…si è cinto i fianchi…” (anche Gesù nell’ultima cena si è cinto i fianchi per la lavanda dei piedi). Riconoscere e servire. Coniugare questi verbi ci aiuterà a vivere il cammino del giorno dopo giorno illuminati dallo Spirito che ci darà quella forza necessaria per vivere l’obbedienza alla vita. Andiamo incontro alla festa del sacro Cuore coniugando questi due verbi:
Riconoscere e servire.
Riconoscere il grande amore che il Signore ha per noi; la sua presenza in noi e attorno a noi; il suo grido di lamento (Mt 11,20-24) e di giubilo (Mt 11,25-27); riconoscere il cammino verso il Golgota e volgere lo sguardo verso di Lui; riconoscere la sua voce e il suo sguardo in tutti i fratelli e sorelle che la provvidenza pone sul nostro cammino… e proprio perché lo riconosciamo la nostra risposta non può essere che il servizio. Cingiamoci i fianchi, come Pietro, e nell’incontro con il Signore comprenderemo come servire. “Volgendo lo sguardo a colui che hanno trafitto” riconosceremo il Signore e lui stesso ci inviterà a volgere lo sguardo a chi ci circonda, a quel mondo a cui Lui con passione ancora oggi rivolge la sua Parola. Dobbiamo guardarci intorno e servire.
Auguro a tutti di prepararsi alla festa del Sacro Cuore con questo desiderio di saper riconoscere e servire il Signore perché il suo Regno si compia oggi nel nostro cammino e in ogni persona e avvenimento che il vivere ci pone dinanzi.
Il Cuore di Cristo, maestro nel servire, ci benedica!
In comunione
Anna Maria
Noi siamo "caricati" di energia senza proporzioni con le misure del mondo: la fede che solleva le montagne, la speranza che nega l'impossibile, la carità che fa ardere la terra. Ogni minuto della giornata, non importa dove esso ci voglia o per che cosa, permette a Cristo di vivere in noi in mezzo gli uomini.
La fede non è l'impegno temporale della vita eterna? Per vivere della nostra fede nel nostro tempo e nel nostro mondo oggi e qui; per poter realizzare la nostra vocazione alla fede, essere davvero in questo mondo e in questo tempo, siamo forzati ad accordare la nostra vita cristiana a tutto ciò che è, attualmente, accelerato, momentaneo, immediato, siamo forzati non a credere diversamente, ma a vivere diversamente, non ad adattare la fede a questa realtà temporale movimentata fino all'eccesso; ma ad adattarci a questo movimento, adattarci a riconoscere, scegliere, fare la volontà di Dio in questo movimento. Dobbiamo imparare ad adattare rapidamente alla fede noi stessi e le circostanze. Ora noi non siamo preparati al rapidamente.
M: Delbrêl