"Ciao, Aiuto!". Capitava di sentire questo saluto, se si era in strada con Ausilia, durante le missioni popolari. Quasi sempre lei animava gli incontri con i bambini della scuola elementare e, per iniziare, si presentava: "Mi chiamo Ausilia". E poiché spesso i bimbi restavano un po' sorpresi di questo nome e qualcuno sorrideva, lei spiegava: "Sapete, il mio nome - Ausilia - significa
aiuto. Allora, quando mi incontrate, se non vi ricordate il nome, mi potete chiamare
aiuto".
Amava il suo nome, Ausilia, ed era devotissima della sua protettrice, Maria Ausiliatrice. Sentiva che quel nome era un impegno. E lo svolgeva creando relazioni. La Scrittura dice che la solitudine non è un bene per la persona, che ha bisogno di aiuto per vivere, cioè di relazione. E credo che sia questo l'impegno che Ausilia ha vissuto come missione: creare relazioni per aiutare le persone a entrare in relazione soprattutto con Gesù Cristo.
Con la semplicità di una ragazzina, raccontava che, giovanissima, aveva incontrato Gesù e si era sentita guardata dai suoi "occhi azzurri" - chissà perché azzurri? -, guardata e chiamata. E lo aveva seguito, nella Compagnia Missionaria del Sacro Cuore. Come per tutti, anche per Ausilia, la via della sequela, della consacrazione e della missione non è stata un'autostrada, ma un sentiero, affascinante ma faticoso, entusiasmante e difficile. Lei, che si chiamava
aiuto era anche fragile, ma sapeva chiedere aiuto! Lo dava e lo chiedeva. Davvero la relazione è stata la sua grande missione.
Una relazione fatta di sorrisi, di saluti, di grandi abbracci. A volte, a me, sembrava indiscreta. Ma lei non capiva: come era possibile che - terminata una missione parrocchiale, stanche, quando la tensione dei giorni precedenti crollava e non si vedeva l'ora di arrivare a casa - sul treno pieno di gente, a sera tarda, non si dovesse più evangelizzare? Non si era missionarie anche lì, con tutta quella gente? E lei, lungo il corridoio o negli scompartimenti, a salutare le persone con il Vangelo in mano; si presentava come missionaria e cominciava a parlare di Gesù. Soprattutto se c'erano giovani. E a volte, anche da questi incontri oltre che dalle missioni, nascevano amicizie durature, che lei coltivava per accompagnare il cammino di fede di persone che aveva fatto incontrare con il Signore.
L'annuncio del Vangelo è stato la passione di Ausilia. Passione, perché era il senso della sua vita missionaria, perché lo sentiva un dovere imprescindibile, perché le costava una grande fatica, soprattutto per la sua fragile salute, perché doveva mescolare la sua semplicità - che sapeva di ingenuità - con la scaltrezza che pure non le mancava, anche se non era la sua prima qualità.
La prendevo un po' in giro - abbiamo vissuto e lavorato insieme tanti anni ed eravamo amiche - dicendo che era "senza peccato originale", cioè senza malizia, e che il Signore era costretto a inviare ogni giorno un esercito di Angeli Custodi a proteggerla, perché la sua ansia di evangelizzare tutti, spesso, la induceva a comportamenti… "imprudenti".
Era la mattina del 7 novembre 1982: il primo giorno della mia prima missione. Fui affidata ad Ausilia per iniziare con lei l'esperienza della visita alle famiglie. Pioveva abbastanza forte, faceva freddo. Eravamo incamminate, strette sotto l'ombrello, su una strada deserta, che attraversava la campagna, verso le prime case della frazione collinare, in provincia di Treviso, che dovevamo visitare. Da un viottolo laterale, circa cinquanta metri davanti a noi, si immette sulla strada un uomo di mezza età, in tuta da lavoro, senza ombrello, quindi di buon passo, a testa bassa, si inoltra sulla strada, precedendoci. Ausilia grida: "Buongiorno!". Sono sbalordita. Quel signore, volta appena la testa e fa appena un cenno, come un mezzo saluto, e continua quasi di corsa la sua strada. E Ausilia: "Piove, eh?". E lui fa ancora un piccolo cenno con la testa e va avanti sotto la pioggia. Ma lei non smette: "Chissà se pioverà tutta la giornata?". Non capisco: è assurdo che possa continuare a importunare con frasi inutili un poveretto che sta piuttosto distante da noi e che sta quasi correndo senza ombrello sotto la pioggia. Quello fa ancora solo un piccolo cenno e va avanti. Ma lei non si dà per vinta e grida: "Ci vediamo questa sera?". No, non è possibile che si possa gridare una proposta simile a uno sconosciuto, su una strada deserta! Sono letteralmente sconvolta e anche spaventata: penso a ciò che mi è stato insegnato fin da piccola, di non salutare e non fermarmi con gli sconosciuti; e anche a tutte le volte, diventata grande, che ho dovuto allontanarmi e difendermi da sconosciuti che volevano "salutarmi". Questo è essere missionaria? Ho il batticuore, mentre quell'uomo, naturalmente, si ferma, sotto la pioggia, si volta e… fa qualche possa indietro, verso di noi. Lei ha ottenuto quello che voleva: "Stasera viene all'incontro?". Ormai gli siamo vicine, ci guarda - non so se più scocciato o sorpreso - e dopo qualche istante di un silenzio che mi toglie il fiato: "Ah… siete quelle della chiesa?". Respiro e ringrazio tutti gli Angeli Custodi che ci accompagnano. Mentre Ausilia comincia a parlare della missione, lui dice che sta andando al lavoro, saluta e riprende di corsa la sua strada.
Quando racconto alle atre missionarie ciò che è successo, esprimendo tutto il mio stupore e anche la disapprovazione per un comportamento così indiscreto e imprudente, cercano subito di tranquillizzarmi raccontandomi un'avventura, capitata qualche anno prima, che dovrebbe "spiegarmi" Ausilia.
Si sta svolgendo la missione in una parrocchia di città e Ausilia, una sera, viene accompagnata dal parroco nella casa dove deve tenere l'incontro sul Vangelo. È un po' lontano dalla casa parrocchiale dove le missionarie sono ospitate. Il parroco chiede ai presenti se qualcuno è disponibile a riaccompagnare la missionaria. Un signore maturo si offre e il parroco se ne va. Al termine dell'incontro, molto partecipato, quel signore, che lei non conosce, accogliendola in auto, le dice che, prima di accompagnarla a casa, desidera farle fare un giro panoramico per mostrale, alla luce della luna - sono le undici di sera - la città e il mare dall'alto. Lei tranquillamente accetta, e ricomincia a parlare del Vangelo e degli argomenti di cui si era dialogato all'incontro. Lui si inoltra su una strada isolata, buia. Lei continua a parlare del Signore. Arrivano su una radura deserta, sulla collina, si ferma e spegne l'auto, mentre lei ancora parla.
"Signorina, ma lei non ha paura?". "Io…?... Io no: c'è lei!".
Lui accende l'auto e riparte e, mentre lei parla ancora di Dio, raggiungono la canonica.
Sposato con una donna di grande fede, poche volte andava in chiesa quel signore e non era molto interessato alle cose di Dio, ma piuttosto sensibile al fascino femminile e, per sua ammissione, era andato all'incontro della missione perché "c'erano delle donne a predicare". Dopo quella sera, continua a partecipare agli incontri della missione, si appassiona al Vangelo, riprende e approfondisce il suo cammino di fede, si inserisce nelle attività parrocchiali, frequenta corsi di teologia, in alcune occasioni collabora, da solo o con la moglie, alle nostre missioni popolari, in giro per l'Italia. Già da tempo hanno raggiunto la Casa del Padre, dove ora Ausilia li ha raggiunti: chissà che abbracci!
Quante persone ricordo che Ausilia ha aiutato a incontrare e seguire il Signore! Giovani e adulti, incontrati nelle circostanze più diverse e nei modi più impensati! Anche nel periodo della sua ultima malattia, tante persone chiedevano notizie di lei: la gran parte erano persone che non frequentavano la chiesa, che lei aveva incontrato e fermato per strada, dicendo che era una missionaria, che stava andando a messa e che il Signore ama tutti, è vicino a tutti… e le persone avevano cominciato a confidare problemi personali ad una sconosciuta che si faceva vicina con un sorriso invitante, con la carezza immensa delle sue grandi mani… E così lei arrivava tardi a messa…. ma non era presente Gesù nelle persone che incontrava?
Grazie, Ausilia, missionaria di strada, allergica a orari e programmi, capace di "guardare negli occhi le persone, di sollevare sempre il discorso verso l'alto" di essere vicina, di regalare sorrisi, anche quando il tuo cuore sanguinava, come il Cuore di Colui che ti ha amato e scelta e al quale hai risposto "Eccomi", nella convinzione che " il suo amore è per sempre" e che "sono belli sui monti i piedi di chi annuncia la pace". Erano queste le parole della Scrittura che risuonavano più spesso sulle tue labbra.