Carissime
sorelle della Compagnia Missionaria, cari amici di p. Albino, carissimi confratelli,
oggi,
quando il giorno di p. Albino è ormai tramontato, noi siamo entrati nel tempio,
dove vogliamo lodare Dio per il nostro fratello e padre Albino: nella sua vita,
a modo suo, ha cercato il Signore, quel Signore che sempre crea comunione tra
gli uomini, anche se noi fatichiamo a vederla e a ricercarla.
Noi
oggi siamo gli uomini e le donne dal cuore che sa “gioire”, oggi siamo in
festa. Una festa segnata dal dolore della morte, ma scaldata dalla forza della
Parola di Dio che sa far ardere il cuore. Il nostro volto triste incontra oggi
Colui che ogni giorno si spezza e si dona all’umanità. È solo questo gesto
d’amore intenso che fa rinvigorire le nostre caviglie stanche e atrofizzate e
ci rende di nuovo uomini e donne che sanno camminare, saltare, partire senza
indugio.
Siamo
noi, oggi, l’uomo che veniva portato per chiedere l’elemosina fin alla soglia
del tempio – non dentro – con l’intento di trovare una risposta al proprio
bisogno, sperando ed elemosinando qualche buon gesto, e che si trova a varcare
finalmente la soglia del Tempio, del luogo in cui poter lodare Dio. In cui
poter saltare per Dio. Lo fa non per merito proprio ma solo come dono gratuito
e inaspettato.
Siamo
noi, oggi, lo storpio che ottiene in dono una Parola che ha la forza, se accolta,
di rimetterci in piedi per “provocare” stupore e meraviglia in chi ci guarda e
vede nella nostra vita, in trasparenza, l’azione vivificante di Dio, che sa far
risorgere ogni uomo e donna.
Siamo
noi, oggi, Cleopa e il suo compagno di strada, segnati dalla confitta, uomini
dallo sguardo basso, dal passo stanco, che ragionano troppo spesso al passato,
ad essere “avvicinati” dall’uomo che sempre cammina con noi, il Signore Gesù
Risorto.
Siamo
noi, oggi, i due uomini in cammino per Emmaus che sazi di Parola e Pane, con il
cuore ardente, possono ripartire senza indugio e ritornare dove la comunità è
riunita e insieme gridare con forza “davvero il Signore è risorto ed è apparso
a Simone!”.
Qui
attorno alla bara del nostro fratello e padre Albino ci sono dei fratelli,
delle sorelle, delle figlie che vogliono continuare a “narrare” ciò che è
accaduto di straordinario nella nostra vita e come lo abbiamo riconosciuto nel
pane e nella Parola che altri fratelli e sorelle hanno spezzato e condiviso con
noi.
La
Pasqua di Gesù, continuata nella pasqua di Albino, è la nostra Pasqua. Siamo
stati chiamati ad essere uomini e donne dal “cuore che sa gioire”, sa fare
festa, perché riconosciamo le meraviglie del Signore Risorto nella nostra vita.
Le abbiamo viste realizzate nella vita e nella carne fragile di tanti uomini e
donne e tra questi p. Albino.
Siamo
stati chiamati a essere donne e uomini capaci di attraversare la soglia del
Tempio, la soglia della presenza di Dio nella nostra vita. È possibile
rispondere a tale chiamata se ci fidiamo – non dei beni, dell’oro o
dell’argento che possiamo desiderare e possedere – ma della Parola di Vita che
ci è stata consegnata da uomini e donne di fede e tra questi p. Albino.
Siamo
stati chiamati a partire senza indugio per andare agli altri e raccontare come
la Parola e il Pane spezzato aprono i nostri occhi e ci rendono capaci di
guardare alla vita con uno sguardo nuovo, pieno di luce, caldo, perché nasce da
un cuore riscaldato dall’amore del Risorto. Una Parola e un Pane spezzato che
ci è stato messo nelle mani da uomini e donne di parola e di condivisione, e
tra questi p. Albino.
Siamo
stati chiamati a formare comunione, a diventare uomini e donne del “con”,
dell’insieme, di “compagnia”, che sanno entrare alla presenza di Dio con i
fratelli e le sorelle che vivono accanto; che condividono la fatica e la sconfitta
con chi vive al nostro fianco; che sanno allargare la propria tavola a chi fa
strada con noi; che sanno riconoscere la fatica di ogni sera che segna la vita
di tutti; che sanno ascoltare le meraviglie operate dal Risorto nella vita di
chiunque. Compagnia che ci è stata testimoniata da uomini e donne che, pur
nella fatica, hanno cercato di farsi compagni di tutti, e tra questi p. Albino.
Siamo
stati chiamati a essere noi come le donne che si sono recate al mattino alla
tomba e che hanno saputo dire la grande notizia della mattina di Pasqua: il
Signore è vivo. Uomini e donne che mettono la propria vita e voce a servizio
dell’annuncio del Vangelo della Vita, anche se siamo ancora lenti di cuore nel
credere e abbandonarci all’amore di Dio. Ma la nostra fede ha radice in quanto
molti uomini e donne hanno testimoniato con la loro vita e le loro parole, e
tra questi p. Albino.
Ti
ringrazio Signore perché ci hai donato in p. Albino un uomo che, nella sua
fragilità e nella sua umanità, ci ha permesso di vedere in trasparenza qualcosa
del tuo grande mistero di vita. Ti ringrazio perché ci hai raccolti oggi
insieme, uomini e donne che fanno del tuo amore la ragione della loro vita, e
ci chiami – nella semplice parola della vita di Albino – a diventare compagni
di strada per annunciare insieme il Vangelo della vita, che sa ridare vigore,
ancora oggi, alle caviglie fiacche e ai cuori tristi.
P. Oliviero Cattani, Superiore Provincia Italia Settentrionale Sacerdoti del Sacro Cuore