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COMPAGNIA MISSIONARIA
DEL SACRO CUORE
una vita nel cuore del mondo al servizio del Regno...
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Il Signore mi ha accompagnato e mi ha parlato
Posted by Serafina Ribeiro

Dal 2 al 4 dicembre 2013 ho avuto l’opportunità di condividere con il gruppo delle missionarie di Maputo momenti di preghiera, di convivialità, di condivisione di preoccupazioni, di sogni e di progetti. La missione del gruppo:  è impegnato principalmente nell’ambito educativo, pastorale e nell’animazione vocazionale. Irene continua a coordinare il Centro Infantile Speranza, Giannina dirige la scuola elementare e medie Nostra Signora delle Vittorie, Julieta è catechista e docente all’Università e Leonia insegna italiano ai seminaristi. Ciascuna cerca, a suo modo, di contribuire per la crescita e lo sviluppo integrale della comunità educativa a cui appartiene e partecipa, nella misura del possibile, alla vita diocesana e pastorale.

Il giorno prima del mio rientro in Italia, 12 gennaio 2014, ho trascorso il pomeriggio a Maputo a casa di Alice, nostra missionaria,. L’accettazione della sua disabilità fisica, l’atteggiamento di oblazione, la capacità di delimitare il campo di missione in sintonia con la sua realtà esistenziale (pregare, ascoltare, consigliare, stare con…) rivelano una grande dignità, fede e sapienza di vita.

A Nampula, dal 5 al 29 dicembre 2013, ho condiviso con Helena e le ragazze in formazione e accompagnamento momenti di preghiera, fraternità, lavoro, convivialità, dialogo e festa. Con Gabriela, nonostante che non avesse ferie quando sono stata a Nampula, ho avuto l’opportunità di conversare, a Invinha e di conoscere il suo impegno educativo nell’Istituto di Formazione degli insegnanti, nel gruppo e nell’animazione.

Considero come punti forti del cammino interiore delle nostre giovani: preghiera, capacità di animazione, impegno e responsabilità nello studio, compimento degli impegni domestici e dei lavori nei campi (machamba).

L’incontro con le giovani è stato molto significativo perché mi ha fatto conoscere qualcosa della storia vocazionale di ciascuna di loro, l’azione di Dio nella loro vita, la mediazione di varie persone nell’animazione e il loro cammino come aspiranti CM.

Ho avuto l’opportunità di trovarmi con il Gruppo di Amici di Nampula e di ascoltare le motivazioni che li hanno portati ad aderire e a rimanere nel gruppo: crescita e sviluppo personale e sociale, partecipazione sociale, dimensione spirituale.

Il gruppo di Nampula evidenzia chiaramente i valori dell’accoglienza e della scelta dei poveri: è un’autentica Betania. La vita lì è molto esigente: lavoro professionale, nei campi, studio, la responsabilità nell’accompagnare le ragazze, la biblioteca del Centro Culturale Napipine, gli amici i collaboratori…sono impegni che esigono molto dalla comunità. Tuttavia, chiunque arriva trova sempre qualcuno che accoglie, invita ad entrare, a sedersi…

Il 29 dicembre sono partita in autobus (machibombo) alle 3.30 del mattino con Helena e le ragazze (Alefa, Joana e Rosa) per Invinha, dove mi sono trovata con tutte le missionarie dei gruppi del Mozambico (con eccezione di Alice e Gina che, per motivi di salute, non erano presenti) e con le ragazze in formazione (Ana Rita e Isabel), e altre quattro giovani in discernimento del gruppo di Invinha. Ho partecipato ai lavori della mini-assemblea dal 31 dicembre al 1 gennaio 2014 segnati da un clima di trasparenza, serenità e apertura allo Spirito.

Il ritiro annuale, animato da mons. Francesco Lerma, vescovo del Gurue, è iniziato il 2 gennaio, con l’introduzione al tema ed è terminato con l’Eucarestia nella quale Dalaina ha fatto la sua prima emissione dei voti il 7 gennaio. Il tutto seguito da un tempo di fraternità e convivialità con familiari e amici.

La disponibilità di quattro giovani del gruppo in discernimento di Invinha, Angelina, Ilda, Inés e Edy, che preparavano i pasti, ha fatto sì che potessimo vivere il ritiro in un clima sereno e tranquillo. La casa di Invinha è in una fase abbastanza avanzata. Mi pare che la scelta del 2011 di costruire in questo luogo, autentica “periferia esistenziale”, è l’incarnazione di quanto ci chiede il nostro Statuto al n. 16: “l’attenzione e il servizio ai fratelli più poveri”, e una risposta all’appello di papa Francesco. E’ stata una scelta profetica. E’ uno spazio meraviglioso, un luogo idilliaco da dove si vede perfettamente il monte Namùli che, per il popolo Lomwè-Macua, è il monte sacro che rappresenta la sua origine, ma si notano anche le baracche povere dei vicini. Questa casa è uno spazio di accoglienza, con porte e finestre aperte al mondo, per le ragazze che chiedono di essere accompagnate nel loro discernimento vocazionale, per la Chiesa locale, per i poveri e gli amici… Lisetta, con la sua saggezza, accompagna le giovani e i lavori della casa. Con la collaborazione di Dalaina e delle ragazze questo spazio sta diventando un giardino, un frutteto, un campo che produce fiori, frutti, cereali, legumi…benessere. Mariolina è stata ed è, senza dubbio, l’anima di questo progetto.

Nei giorni 10 e 11 gennaio 2014, con le missionarie di Maputo, ad eccezione di Alice, siamo passate da Quelimane, dove abbiamo incontrato Gina Santana e insieme abbiamo vissuto una condivisione ricca di comunione e amicizia.

Nella CM in Mozambico c’è una proliferazione di vocazioni che sono una benedizione, una sfida e una responsabilità. Questa realtà interpella tutta la CM e abbiamo bisogno di trovare una risposta adeguata. Le sfide formative che sono emerse recentemente in questo contesto sono completamente nuove per noi: l’età delle aspiranti, la provenienza, la dipendenza economica…Credo che la programmazione dell’incontro delle responsabili di formazione dovrà tener conto delle esigenze di questa realtà.

Permettetemi di condividere le due esperienze che più mi hanno toccato nel contatto con i poveri e i fratelli nella fede.

1 – Un giorno, a Nampula, dopo il lavoro nel campo, seduta su una pietra, accompagnata dall’ombra di alcuni alberi da frutto tropicali e dall’azzurro intenso del cielo, dalla solidità delle montagne…mi sono sentita toccare dalla bellezza e bontà del Creatore che “veste i gigli del campo e nutre gli uccelli dei cielo che non seminano, non hanno né dispensa né granaio…”. La manifestazione del Creatore nella natura è sorta in me come una voce dolce e tenera che mi diceva: riposa, lasciati incontrare, contempla la gratuità delle cose, deliziati al banchetto dell’armonia che ti avvolge nella brezza soave della mia presenza in te, con te. Sono rimasta lì come un bambino nelle braccia di Dio Padre e nell’abbraccio di madre terra.

Non sono tardati ad arrivare, come caduti dal cielo, cinque bambini: due portavano dietro la schiena un fratellino e nelle mani una lattinavuota. L’hanno riempita e se la sono rovesciata sulla testa, poi se ne sono andati velocemente come qualcuno che ha cose importanti da fare. Sono rimasta, non so per quanto tempo, ad interrogarmi su questi innocenti che non hanno diritto ad essere bambini e che, nonostante i piedi nudi, i vestiti sudici, il peso del lavoro…hanno uno sguardo brillante, un sorriso che incanta ed un passo spedito. Immersa nel mistero della bellezza e della povertà, consapevole della presenza di Dio, ho continuato a contemplare la sua opera e a pensare alla missione che Lui ci affida, cioè di curare con sollecitudine l’opera delle sue mani.

Più tardi sono giunti altri sei ragazzi, tutti fratelli, il più grande aveva 13 anni. Si sono avvicinati a me, stracciati, sudici, scalzi e rilassati. Si sono accoccolati per terra, in semicerchio intorno a me. Ho cominciato a dialogare con loro. All’inizio non è stato facile perché rispondevano di sì a tutto e così mi sono resa conto che il loro vocabolario era molto esiguo. Ho tentato di spiegare il significato della parola amico/nemico e bene/male.

Non sapevano leggere né scrivere, ma conoscevano il nome dell’insegnante. Il più grande è riuscito a scrivere il suo nome in terra. Tanto meno sapevano pregare. Ho insegnato loro a farsi il segno di croce e tutti allo stesso tempo si sono segnati diverse volte, manifestando una grande voglia di imparare. Ho recitato con loro il Padre Nostro, li ho incoraggiati a studiare e dopo esserci salutati, hanno ripreso la strada da dove erano venuti. Loro se ne sono andati, ma io ho continuato a lasciarmi interpellare, a sentire l’esigenza di vivere dell’essenziale…Come dice Mia Couto: Non è il volare sui luoghi che segna la memoria. E’ quanto quei luoghi continueranno a volare dentro di te”.

2 – Ho trascorso il Natale più felice della mia vita: senza regali, spoglio di beni materiali, centrata sull’essenziale: accogliere Gesù.

La vigilia di Natale, al mattino, ha bussato alla porta un uomo accompagnato da due figli e una brocca. Questo era il presepio vivente, il Gesù che era necessario accogliere nel povero capace di scambiare la farina con l’alcool lasciando che i figli soffrissero la fame. Dopo di che mi sono recata alla chiesa di San Pietro per la Riconciliazione.

L’Eucaristia della notte di Natale ha avuto una durata di circa 3 ore e 40 minuti e non mi sono resa neanche conto di tutto questo tempo. La luce, la gioia, i canti, le danze, la scenografia, le letture, l’omelia… tutto è stato meraviglioso. Una notte unica! Un vero Natale!

Il Signore mi ha accompagnato e mi ha parlato: nella brezza e nel calore, in un presepio senza regali, nei piedi scalzi di un fratello, nella tenerezza di uno sguardo, nella mano che si tende e stringe la mia con un gesto fraterno, nell’ombra di un albero di noccioline, nella “capulana”colorita, nelle danze e nelle trecce…

Tu, Signore, Tu parli,
E un cammino nuovo si apre ai nostri piedi,
Una luce nuova brilla nei nostri occhi,
Atrio di luminosità,
Pane
Di grano e di libertà,
Splendore che infiamma il cuore.
Passa un’altra volta, Signore, dacci una mano,
Rialzaci,
Non lasciarci oziosi nelle piazze,
Seduti ai margini delle strade,
Sonnolenti,
Discordi,
A riassettare borse o reti.
Saziaci.
Inviaci, Signore,
E condivideremo
Il pane,
Il perdono,
Fino a quando nasca in ciascuno di noi un fratello. (Antonio Couto)

Signore insegnaci, insegnaci ad ascoltare i tuoi appelli e ad andare, con fede, dove tu ci invii per aprirci nuovi orizzonti di vita e di missione, per dare e ricevere il pane della fraternità.

Serafina Ribeiro

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