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Preparazione all'Assemblea 2015 (3)
Posted by Dolores Biggio

Relazione è lasciare, andare e dire

LA SAMARITANA (terza parte) Gv 4, 27-42

Ascolto della Parola (Lectio)

In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliarono che stesse a discorrere con una donna. Nessuno tuttavia gli disse «Che desideri?», o: «Perché parli con lei?». La donna intanto lasciò la brocca, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?». Uscirono allora dalla città e andavano da lui.
Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose: «Ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno forse gli ha portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Non dite voi: Ci sono ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: Levate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. E chi miete riceve salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché ne goda insieme chi semina e chi miete. Qui infatti si realizza il detto: uno semina e uno miete. Io vi ho mandati a mietere ciò che voi non avete lavorato; altri hanno lavorato e voi siete subentrati nel loro lavoro». Molti Samaritani di quella città credettero in lui per le parole della donna che dichiarava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto».
E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregarono di fermarsi con loro ed egli rimase due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e dicevano alla donna: «Non è più per la tua parola che noi crediamo; ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente
il salvatore del mondo».

Riflessioni sulla Parola (Meditatio)

Quella donna Samaritana, è figura della Chiesa, “lasciò la brocca, andò in città, disse alla gente...”. In questi tre verbi (lasciare, andare, dire) si compendia la missione della Chiesa.

Lasciò la brocca: dimenticare tante cose superflue, tanti falsi valori, tante nostre parole, che hanno oscurato quelle di Gesù e la trasparenza del Vangelo. Recuperare il valore del silenzio e della preghiera. Lasciare o rivedere tante impalcature di un folklore o di un ritualismo, che rassomigliano ad un recipiente vuoto. Lasciare la brocca dell’isolamento per vivere uno stile di comunione con Dio (vita interiore) e con i fratelli (vita ecclesiale e pastorale).

Andò in città: significa abbandonare l’oasi tranquilla delle nostre comodità, delle nostre certezze e conquiste per condividere, amare il nostro tempo con i suoi problemi, attese, gioie ed inquietudini. Significa intraprendere la fatica del viaggio del pomeriggio, per incontrare

gli altri, non per conquistarli, ma per servirli. Significa scegliere gli ultimi, vincere la paura di parlare con i poveri, con quelli che non contano niente e sono la speranza della storia. Significa non tenersi solo per sé il perdono di Dio, ma trasferirlo ai fratelli. Andare a riconciliarci, lasciando l’offerta sull’altare.

E disse alla gente: “Venite a vedere...”. È l’annuncio fatto con la vita, è la testimonianza umile e coerente, è una esperienza di fede, comunicata. È una proposta che fa sorgere una domanda: “Che non sia forse il Messia?”. È non avere vergogna di Gesù e del Suo messaggio, di fronte ad

una mentalità superficiale, razionalistica e materialistica È non avere paura di riconoscerci peccatori come persone e come Chiesa, bisognosi sempre del perdono di Dio. È l’esperienza gioiosa di annunciare sempre meno noi stessi ed indicare, con amore, Gesù, Maestro e Signore.

Verifica e confronto

Siamo veramente disposti a lasciare le nostre sicurezze... andare e annunciare la misericordia del Padre all’uomo di oggi?

Alla luce del nostro statuto, siamo consapevoli che solo con la nostra vita possiamo essere testimoni credibili?

La Parola si fa preghiera (Contemplatio)

O Signore,
fa’ di me uno strumento della tua pace.
Dov’è odio, che io porti l’amore,
dov’è offesa, che io porti il perdono,
dov’è discordia, che porti l’unione,
dov’è l’errore, che io porti la verità.
Dov’è la disperazione, che io porti la speranza,
dov’è la tristezza, che io porti la gioia,
dove sono le tenebre, che io porti la luce.
Signore,
fa’ che non cerchi tanto di essere consolato,
quanto di consolare,
di essere amato, quanto di amare.
Perché è donando, che si riceve
è perdonando che si è perdonati;
è morendo che si risuscita a vita eterna.
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