Le missionarie impegnate
nell’attività di evangelizzazione diretta e itinerante, insieme con alcuni
familiares si sono incontrati a S. Antonio Abate, il 6 e 7 ottobre, per
riflettere sul tema:
L’attività dell’evangelizzazione itinerante in Italia: sguardo
storico – motivazioni, risultati e difficoltà, sviluppi, cambiamenti,
prospettive.
Lucia , dopo aver mostrato il calendario delle attività itineranti
dal 1966 a oggi, aiutata anche dai ricordi di Luisa e Camilla, presenta la
storia dell’attività dell’evangelizzazione itinerante, sottolineandone lo
sviluppo e anche i cambiamenti avvenuti nella realtà sociale e ecclesiale e, di
conseguenza, la ricerca di metodi sempre più adatti.
Si ricorda come si è passati da missioni svolte una di seguito
all’altra, negli anni sessanta, con p. Albino, a missioni più distanziate e
anche più preparate. Nel corso degli anni hanno collaborato sempre più i padri
dehoniani e la presenza di p. Albino si è diradata a causa di altri suoi
impegni. Così, soprattutto negli anni novanta, è aumentata la collaborazione di
numerosi laici e anche di altri
religiosi. È cambiato anche il modo di preparare le missioni, con un maggiore
coinvolgimento dei laici delle parrocchie interessate, non solo nella
preparazione, ma anche nello svolgimento della missione. Negli anni novanta si
è tentato anche di continuare un contatto di aiuto con le parrocchie dopo la
missione, per preparare i laici a continuare da soli i centri di ascolto.
Intanto è andata aumentando la difficoltà, soprattutto in città, di visitare le
famiglie, perché assenti o perché non disponibili.
Nel confronto con altri gruppi missionari, abbiamo imparato a
inserire nuovi elementi nel nostro metodo: data la difficoltà di incontrare le
famiglie in casa, in alcuni casi abbiamo tentato di fare un punto di animazione
e diffusione in strada con un gazebo ed è stato positivo; fino a metà degli anni novanta, i centri di
ascolto si svolgevano per tre sere consecutive in uno stesso luogo con le catechesi
sul battesimo, sulla confessione e sull’eucaristia, che la terza sera veniva
celebrata; progressivamente abbiamo dovuto accettare di fare un solo incontro
in ogni famiglia disponibile e siamo passati dalla catechesi alla lectio
divina. Quando è stato possibile, fin dall’inizio dell’attività, abbiamo
inserito nella missione momenti di animazione e di preghiera all’aperto:
processioni, marce, via crucis…
Negli ultimi dieci anni
abbiamo tentato di incontrare le famiglie tramite appuntamenti previ raccolti
dagli animatori, ma non ha dato grandi risultati per la difficoltà degli
animatori a fare questo servizio: il problema è stato sempre di più la non
disponibilità degli animatori, e dei parroci, a fare una formazione
approfondita nello spirito della missione.
Abbiamo lavorato molto nell’animazione delle missioni fino
all’anno santo del 2000. Dopo, le richieste di missioni popolari sono andate
diminuendo, fin quasi a scomparire. Sono continuate, invece, le richieste di
novene, tridui, esercizi spirituali, quarantore, ritiri, corsi di formazione per
catechisti, per fidanzati, per famiglie, per operatori pastorali.
Abbiamo la percezione che, nelle parrocchie, si è sempre più
impegnati a conservare l’esistente e non c’è la spinta a tentare percorsi nuovi
di evangelizzazione che coinvolga gli operatori pastorali. Le parrocchie hanno
difficoltà a sentirsi veramente missionarie, aperte alle periferie, secondo
l’esortazione di papa Francesco. Si rischia di ignorare la scristianizzazione e
anche il dato di fatto che tante tradizioni religiose si sono svuotare di vera
fede, di spiritualità. Si continua a fare catechesi per l’iniziazione
cristiana, ma manca la prima evangelizzazione.
In preghiera davanti all’Eucaristia, abbiamo ascoltato alcuni
brani dell’Evangelii Gaudium di Papa
Francesco e ci siamo interrogati: A quali
ambienti e ambiti sentiamo di doverci fare più attenti e di dover privilegiare
nel nostro servizio? Quali esigenze e
problematiche della chiesa e della società ci interpellano, oggi? Quali scelte e metodi nuovi ci sembrano più
adeguati? Quali aspetti del nostro metodo di evangelizzazione possono ancora
essere validi e quali non lo sono più?
Sono seguiti la condivisione e il confronto, per arrivare a un
discernimento comunitario, in vista anche di un incontro più allargato con i
padri dehoniani e altri collaboratori:
ü Abbiamo ricevuto dei doni: la
fede in Cristo e la vocazione nella CM: tutto dobbiamo condividere nella
missione secondo lo stile CM
ü I doni ricevuti non ci rendono
superiori agli altri, ma ci impegnano al servizio in nome di Cristo, per la
salvezza di tutti
ü Anche l’incontro con il Sermig, a
Napoli, ci ha ricordato che oggi i poveri sono i giovani, perché noi adulti
siamo incapaci di trasmettere loro i valori umani e cristiani. La nostra
assemblea generale dello scorso anno ci ha riconsegnato come ambiti della
nostra missione, i giovani, le famiglie, le periferie esistenziali.
ü La missione della CM è anzitutto
“vivificare con la forza del Vangelo l’ambiente in cui viviamo”. Perciò
missionarie e familiares vivono la missione di evangelizzazione in ogni forma e
in ogni circostanza possibile ai laici. Però, fin dai primi anni, P. Albino ha
formato le missionarie all’annuncio diretto del Vangelo, anzitutto ai giovani.
Camilla ricorda di aver conosciuto la CM nella quaresima 1965, quando Cesarina
e Giuseppina Martucci andarono a incontrare i giovani della diocesi di Biella;
dopo quell’incontro decise di entrare nella CM.
Perciò
riteniamo di non poter abbandonare la forma itinerante di evangelizzazione,
anche se da anni siamo più impegnate nel servizio di evangelizzazione sul
territorio in cui siamo inserite.
ü Considerando le esperienze
vissute e i metodi seguiti, ci sembra che alcune cose siano ancora valide:
· La visita
alle famiglie, dove è possibile
· L’animazione
di strada insieme con i collaboratori della parrocchia
· Il dialogo
personale
· Il
coinvolgimento di altri laici, sia delle parrocchie in cui siamo invitate, sia
amici che vengono con noi; in particolare abbiamo sempre apprezzato la
collaborazione di coppie di sposi
· Organizzare
la missione insieme: missionarie, familiares e altri collaboratori
· Ci sembra
sia stata molto opportuna la scelta di non andare più singolarmente nella
visita alle famiglie, ma insieme con laici della parrocchia: è una scelta
evangelica e segno di comunione
ü Emergono alcuni suggerimenti:
· Non sembra
più possibile la visita a tappeto delle famiglie, soprattutto in città
· Occorre
uscire sempre dagli schemi, per aprirci al nuovo, per dialogare e cercare
metodi e risposte nuove per una nuova evangelizzazione
· Sentiamo di
non essere più abbastanza competenti nell’evangelizzazione dei giovani; abbiamo
bisogno di confronto con altri gruppi che stanno lavorando in questo ambito.
Dobbiamo metterci sempre in discussione: non possiamo fare quello che abbiamo
sempre fatto. Come riuscire ad ascoltare i giovani e a dialogare con loro?
· L’evangelizzazione
passa attraverso lo STARE con Gesù (preghiera e approfondimento della Parola di
Dio e della Chiesa), con le persone
(ascolto-dialogo-partecipazione-condivisione della vita), con la realtà
socio-ecclesiale in cui viviamo (conoscere, essere coinvolti e solidali con
problemi, impegni, iniziative)
· Nell’ultimo
decennio stiamo trovando difficoltà a lavorare nelle parrocchie, dove ci sembra
che si voglia mantenere le tradizioni, più che promuovere una vera
evangelizzazione, formazione e spiritualità. Per questo pensiamo che non sia
necessario solo attendere che un parroco ci chieda una missione in parrocchia;
luoghi concreti dove evangelizzare sono anche la strada e le case: si può fare
un lavoro meno organizzato e istituzionale, ma certamente più semplice e
attento alle periferie: le famiglie sono una realtà sofferente.
· Una
possibile iniziativa di evangelizzazione fuori dalla parrocchia potrebbe essere
fatta in spiaggia: sarebbe importante coinvolgere i giovani. Camilla ha già
partecipato a un’esperienza di questo genere nella parrocchia della Gran Madre
di Dio a Grottammare.
· L’attività
della casa per ferie, nella CM, è stata voluta fin dall’inizio, non solo come
fonte di mantenimento economico, ma anche come luogo di animazione cristiana
del tempo libero, come anche l’agenzia di viaggi, che purtroppo abbiamo dovuto
chiudere già da anni. Crediamo, però, che sia importante non rinunciare a
organizzare gite e pellegrinaggi, perché sono grandi opportunità per viver
esperienze di spiritualità. Così crediamo di dover ripensare, insieme con le
missionarie impegnate a Villa S. Giuseppe, un’animazione significativa, che ci
impegni nei periodi più intensi (estate
e feste natalizie). Occorrerà organizzarsi, anche con la partecipazione
volontaria di qualche giovane, in modo da vivere serenamente la collaborazione
part-time al lavoro e l’impegno di animazione spirituale.
· NOI CM è la luce e lo stile della nostra attività di evangelizzazione diretta, locale o itinerante. La relazione fraterna tra noi è fondamentale per la missione che siamo chiamati a svolgere. L’annuncio del Vangelo deve passare attraverso la nostra relazione fraterna, che in se stessa è testimonianza evangelica. Occorre dunque riqualificare le nostre relazioni, tra missionarie e tra missionarie e familiares. Sentiamo che è la sfida per noi in questo anno della vita consacrata.
Nel
2016, l’attività dell’evangelizzazione itinerante compirà 50 anni. Celebreremo questo anniversario
come momento di ringraziamento e di rinnovato impegno, coinvolgendo missionarie
e familiares, religiosi e laici, che hanno dato la loro collaborazione,
sacerdoti e parrocchie nelle quali abbiamo svolto il nostro servizio.
All’inizio
del nuovo anno, ci incontreremo con alcuni Padri Dehoniani del nord e del sud
Italia, per uno studio e una riflessione sull’evangelizzazione diretta nella
situazione socio-ecclesiale nel nostro Paese.
Ringraziamo il Signore che ci ha
concesso, dopo alcuni anni, di ritrovarci anche con la partecipazione di
familiares a ricordare, riflettere, verificare e… “guardare lontano”.
Con papa Francesco, non vogliamo farci rubare la speranza e la gioia dell’evangelizzazione.