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Essere di Dio, essere donne
Posted by Elisabeth Tiayna Mollo

15 agosto 2014

In questo periodo in Cile possiamo respirare un poco perché abbiamo due settimane di vacanze invernali, anche se è soprattutto per le scuole e gli studenti. Tuttavia alcuni di noi possono approfittare di questo periodo per la formazione. Si organizzano le “scuole della fede” e giustamente la diocesi di san Bernardo ha scelto, tra gli altri, il tema dell’amore umano. Condivido con voi alcuni aspetti che hanno destato la mia attenzione in riferimento al nostro modo di essere nel mondo.

La domanda cosa significa essere uomo o donna ci rimanda ai primi capitoli della Genesi per riflettere sulle parole creatrici del testo biblico: “e Dio disse…” e “Dio vide che era cosa buona”. E più avanti la Scrittura dice: Dio disse facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza…(Gn 1,26). Nella parola facciamo Dio si rivela a noi come unità di persone, cioè l’unità trinitaria. Ed è questo Dio trinitario colui che crea, plasma il suo Essere come uomo e donna. Con che delicatezza è stato capace di imprimerci il suo essere divino che ci rende a somiglianza di Dio.!

Ma in che cosa consiste l’essere immagine di Dio? Quando Dio stava creando disponeva la natura e gli esseri viventi in modo da godere il più bel giardino abitabile…e Dio vide che era cosa buona. Tuttavia l’essere umano non rimane in questo ordine di cose, in questo ambito abitabile, anche se è qualcuno con una sua singolarità, con una sua libertà, capace di stabilire una relazione con il suo simile. E’ immagine di Dio e questa impresa è nelle mani del suo creatore, è immagine di Dio in quanto è persona.

A partire da questa condizione di essere umano, è una persona con una sua interiorità, è capace di leggersi dentro come uomo e come donna, con una corporeità diversificata e quindi diversa in tutto il creato. La Genesi dice che l’uomo esclama, esulta:”Questa volta è osso delle mie ossa, carne della mia carne”(v. 23). Quando arriva la donna cambia tutto, l’uomo si riempie di gioia. Ora non è più solo e nella donna è capace di vedere se stesso, è capace di riconoscere in lei la sua compagnia, il suo aiuto perfetto. E’ proprio come uomo e donna, che portano impressa nei loro corpi l’immagine di Dio, unica e irrepetibile.

A partire da queste verità, che molte volte abbiamo studiato, mi viene spontaneo ringraziare il nostro Dio per quanto ci ha dato: per la nostra condizione di persone con tutta la nostra capacità di amare, di pensare, di interiorità, con un mondo di sentimenti, con la nostra capacità di relazione, di incontrarci gli uni gli altri, con l’anelito al Trascendente, con la nostra necessità di Dio.

Ringrazio soprattutto per il nostro essere donne, con tutto quello che significa: per come viviamo la nostra più profonda sensibilità, la tenerezza, il potere di generare, la delicatezza, la bellezza, tutta la dimensione dei significati che portiamo nel nostro corpo. In questo corpo che è capace di amare fino a dare la vita per un’altra vita che si ama profondamente più che la vita propria.

Per questo Dio non ha avuto dubbio nello scegliere una così degna abitazione, nel grembo di una donna. Una donna bella, forte, piena di amore per accoglierlo. E, con lei, un uomo, un compagno, un padre. E in questa dimensione la nostra condizione di uomini e donne è elevata al massimo nel mistero dell’Incarnazione.

Allora, come non aver cura della dignità dell’essere donna e riflettere un poco la divinità del nostro creatore nelle nostre relazioni personali, nel modo come noi comunichiamo, quando preghiamo, quando insegniamo e quando lavoriamo per il Regno di Dio. E siamo donne consacrate nella CM quando guardiamo alla vita con lo sguardo che ha avuto Gesù, o meglio con gli occhi di Maria di cui condividiamo la stessa condizione, essere donne.

Riconoscerci donne e ricche dei tanti doni che Dio ha voluto condividere con noi. Mi dà gioia il pensarci così: figlie, madri, nonne, singole, sposate o consacrate. Ognuna è chiamata a comunicare la vita. E, cercando e ricercando, mi sono imbattuta in questa preghiera di mons. Carlos Oviedo Cavada che mi pare esprima bene quello che sentiamo. Vi invito a fare nostra questa preghiera:

Padre buono, mediante il tuo amato Figlio

Nostro Signor Gesù Cristo,

noi abbiamo sperimentato

l’amore immenso che tu nutri per noi.

Tramite Lui sappiamo

Elizabeth (a destra)

con Teresa

e Margarita

che tu ci nutri con più affetto che agli uccelli

e che ci vedi più belli dei fiori.

Ti lodiamo per la dignità del nostro corpo,

perché è la migliore opera delle tue mani,

uno strumento per trasmettere la vita

e per esprimere il nostro amore impegnato.

Ti benediciamo per il Corpo e il Sangue di Gesù

da cui riceviamo la forza e l’amore.

Ti rendiamo grazie perché a contatto con il suo corpo

i ciechi recuperano la vista,

i lebbrosi sono guariti,

i paralitici si rialzano in piedi,

i peccatori ricevono il perdono.

Chiediamo il tuo aiuto e la tua compagnia

perché sappiamo vivere nel nostro corpo

con la maestosa dignità di figli tuoi,

fratelli di Gesù Cristo e tempio dello Spirito Santo.

Fa che l’amore abiti nei nostri cuori,

che ci sia trasparenza nel nostro sguardo,

purezza nelle nostre parole e azioni

e rispetto per ogni essere umano.

Maria, madre del bell’amore,

aiutaci a dare testimonianza del vangelo

nel nostro mondo. Amen
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