Missione popolare a S. Antonio Tortal (BL) dal 10 al 17 maggio 2015
In febbraio 2002 fummo impegnate nella missione popolare a S. Antonio Tortal (BL) – 700 m. di altitudine in vista dei monti del Cadore - insieme con alcuni fratelli cappuccini provenienti dalla Parrocchia di S. Giuseppe Sposo a Bologna, a cui appartiene la nostra fraternità di via Guidotti. A parte il freddo e il ghiaccio che ogni mattina bisognava togliere dall’auto, fu un’esperienza molto positiva e interessante, per l’entusiasmo del Parroco di allora D. Francesco Prade e per la preziosa collaborazione degli animatori giovani e adulti. Con alcuni di loro si sono mantenuti alcuni contatti, soprattutto quando ci hanno comunicato avvenimenti speciali: matrimoni, nascite e l’ordinazione sacerdotale di uno dei giovani. In particolare ci è rimasta impressa nel cuore la simpatica espressione di D. Francesco, che da qualche anno è andato a riposare in Dio: “È la nuova moderna missione”. E lui di missioni in parrocchia ne aveva fatte spesso con diversi gruppi di religiosi.
Con gioia e gratitudine, più di un anno
fa, ci è giunta la richiesta di una nuova missione. Proprio gli animatori laici
hanno proposto al nuovo parroco D. Egidio Dal Magro di ripetere l’esperienza
della missione di cui sentivano il bisogno, per ridare nuova forza alla vita
della comunità, che si trova ad affrontare, come altrove, mutate situazioni
sociali e ecclesiali. Il Parroco ci ha confessato con semplicità di non aver
mai fatto esperienza di missione popolare, ma uno degli animatori più
impegnati, Ezechiele, è il fratello di D. Egidio e, con sua moglie Barbara, non
hanno fatto fatica a convincerlo del valore dell’iniziativa. Gli altri
animatori sono in parte i giovani di 13 anni fa, oggi sposati con figli. Figlio
di Ezechiele e Barbara è don Marco, giovane animatore di allora che oggi è
viceparroco in un paese non lontano.
Quando noi missionarie abbiamo
incontrato il consiglio pastorale abbiamo trovato una sorprendente disponibilità a cercare insieme metodi
e iniziative per preparare la missione e per realizzarla. Bisogna notare che il
D. Egidio è parroco a Trichiana (4000 abitanti) e a S. Antonio (1000 abitanti).
La distanza tra i due paesi è 5 km di curve. Insomma il tempo che può dedicare
a S. Antonio è limitato, nonostante il suo impegno: la gente è preoccupata che
lavori troppo ed è grata per il suo servizio. In questa situazione, il
consiglio pastorale, le catechiste, gli animatori dei giovani e tutti i
collaboratori hanno capito che la vita della comunità è affidata, oltre che al
servizio del Parroco, anche alla loro responsabilità di laici battezzati.
Potremmo dire che questa missione è
stata una grande testimonianza dell’importanza della corresponsabilità dei
laici nella vita della chiesa e nella sua missione evangelizzatrice.
Scherzando, abbiamo soprannominato
Barbara “viceparroco”. Nonostante il suo lavoro presso la Scuola materna, ha
avuto in mano l’organizzazione della visita alle famiglie e agli ammalati,
distribuendo il lavoro alle missionarie, al missionario P. Rocco Nigro
dehoniano e agli accompagnatori. Alcuni di questi hanno saputo mettere in atto
strategie simpatiche e intelligenti per preparare la visita delle missionarie e
predisporre le famiglie all’accoglienza. Tutti loro, alcuni più timidi, altri
più intraprendenti, ci hanno testimoniato di aver vissuto un’esperienza forte,
di essersi sentiti missionari, di aver imparato a conoscere di più le persone e
le famiglie. Numerosi sono stati i centri di ascolto del Vangelo nelle
famiglie, la sera. Molti di coloro che ospitavano hanno sentito viva la
responsabilità di invitare vicini e conoscenti. Grazie a tutti loro, non ci
sono state perdite di tempo, abbiamo lavorato intensamente.
Domenica 10 maggio, la missione si è aperta con il mandato missionario al mattino e con due momenti molto significativi e intensi nel pomeriggio: la processione con l’immagine della Madonna del Rosario cui è seguito il musical di bambini ragazzi e giovani, registe le catechiste. Titolo del musical il tema della missione che è anche il tema dell’anno pastorale diocesano: VA’ E FA’ USCIRE IL MIO POPOLO.
Mosè è stato inviato da Dio a liberare Israele e Gesù è venuto a liberarci dal peccato e dalla morte. I discepoli di Gesù sono ancora oggi inviati ad annunciare il Vangelo, buona notizia di amore e di libertà per tutti. E questo è lo scopo della missione: ridare slancio all’impegno missionario della comunità cristiana per il bene di ogni persona, dai piccoli, ai grandi, agli anziani, ai malati.
Naturalmente tutta la settimana di missione ha trovato vitalità nella celebrazione e nell’adorazione eucaristica quotidiane. Nonostante il temporale – unico in una settimana piena di sole – un gruppo di anziani ha partecipato alla celebrazione eucaristica in cui è stato amministrato anche il sacramento dell’Unzione.
Assemblea parrocchiale
Dopo gli incontri con i giovani, con
alcune famiglie giovani e le confessioni del venerdì sera, il sabato numerosi
sono stati i partecipanti all’adorazione eucaristica dalle 20 alle 24, nonostante
che i giovani fossero andati a vivere
un’esperienza di comunione e di riflessione in montagna con il parroco. Quando
già la chiesa si stava chiudendo, a mezzanotte, sono arrivati e hanno chiesto
di fermarsi un po’ anche loro davanti all’Eucaristia. Veramente è stata una
richiesta commovente, che Orielda ha subito esaudito, accompagnandoli nella
preghiera.
Domenica 17, festa delle prime
comunioni, al pomeriggio la missione si è conclusa con una partecipatissima
assemblea parrocchiale in cui gli animatori, alcuni giovani e ragazzi hanno
pubblicamente testimoniato la ricchezza dell’esperienza vissuta e espresso
desideri propositi e suggerimenti per il cammino futuro della comunità.
Noi missionarie, per bocca di Orielda, che ha accompagnato la preparazione della missione, abbiamo dato la nostra testimonianza, espresso la gratitudine al Signore e a tutti coloro che hanno lavorato alla realizzazione di questa esperienza d fede, di spiritualità, di missionarietà ecclesiale. Abbiamo anche lasciato alcuni suggerimenti e incoraggiato un cammino sempre più responsabile e generoso.