L’emozione
e il timore, dopo gli attacchi terroristici in Francia e la situazione di
massima allerta in Belgio, la sofferenza delle persone più direttamente colpite
dal terrorismo e la mia fragilità fisica erano lo scenario di fondo nei giorni
precedenti alla mia partenza per la Guinea Bissau. Ricordavo un canto che avevo
imparato nella chiesa dello “Espinheiro”, in Brasile: “Da solo non posso niente” e pensavo: ma io non sono sola, Dio è
presente, anche se nascosto nelle pieghe di questo mondo perturbato, negli
incontri e scontri, nella salute e nella malattia, nelle situazioni di unione e
di separazione…In terra, nell’aria, in
mare, di notte e di giorno e nella gioia io so e sento che da sola non posso
niente ed è per questo che Lui mi prende
in braccio, mi conduce in pascoli erbosi e rigenera l’anima mia.
Il giorno 25 novembre, nella tratta
Bologna-Casablanca, l’equipaggio era quasi tutto di colore. Pregavo, chiedendo
la benedizione per tutti e per ciascuno perché, come me, con i piedi lontani
dalla terra, portava certamente nel cuore le persone che aveva lasciato e
quelle che avrebbe incontrato. Ho vissuto questo volo come un tempo
privilegiato per stare solo con Dio e per decifrare quanto di più genuino
abitava il mio essere. Quando spensero le luci per prepararsi all’atterraggio,
ho sentito dentro di me una tenerezza libera e leggera come una farfalla,
semplice come un bimbo, delicata come i gigli e le camelie, umile come le
violette…non avevo con me né oro né argento, solamente la tenerezza da dare a
tutte le persone, a tutte le creature.
Le 4 ore d’attesa nella sala
d’imbarco in Marocco sono state un tempo di fraternità animato da musica di
fondo; conversazioni incrociate; bambini che giocavano, correvano e piangevano;
la condivisione di cioccolata e di piccoli gesti e sguardi.
Finalmente in Guinea Bissau. Mi
aspettava Roberto, un giovane della comunità di San Paulo, impiegato
dell’aeroporto, che mi chiese: Sei Serafina? Bina ti sta aspettando, dammi il
passaporto così riempio i moduli. Simpatico! Bina, Antonieta e Nhamo, dopo
abbracci e sorrisi, mi portarono a casa. Appena due messaggi per dire che ero
arrivata bene e via a letto, alle 5 del mattino del 26 novembre.
All’esterno
c’era un ambiente di festa. Si sentiva pulsare la vita presente nella natura:
il canto degli uccelli, delle colombe, del gallo, il coccodè delle galline, il
pio-pio dei pulcini, il mormorio dei bambini nei diversi e grandi gruppi per la
catechesi sotto i giganteschi alberi di caju e di carrube, la danza delle
foglie degli alberi e degli arbusti e i più diversificati suoni che facevano
parte dell’orchestra. Tutto invitava a cantare inni e salmi di lode a Dio per
le sue creature.
Abbiamo iniziato il ritiro con una
dinamica che ci ha aiutato ad assumere un atteggiamento di spogliamento e
distacco per lasciarci incontrare da Colui che ci ha creati liberi per la vera
libertà di figli. Ho ammirato particolarmente la capacità di silenzio delle tre
giovani per tutto il giorno e anche durante il pranzo. L’ascolto silenzioso ha generato un clima di tranquillità e
di disponibilità interiore in sintonia con il salmo 23 (22): “Il Signore è il mio pastore”. Ho
riposato, ho recuperato forze, mi sono saziata alla mensa che Lui mi aveva
preparato…. Davvero bello, molto bello.
L’11 dicembre vennero a pranzo due
giovani portoghesi: David e Tiago che erano di passaggio in Guinea per studiare
la possibilità di fare volontariato in campo educativo. Fu un momento emozionante
quando presentarono il loro progetto, la loro associazione, l’impegno e il
lavoro per racimolare fondi anche con la raccolta di carta… Così ho finito per
scoprire, quando dissero che erano di Lixa, che conosco il loro parroco e che
Zé, un mio ex alunno di Amarante, è un membro dell’associazione da loro
fondata. Mi sono sentita pronta ad adottare, dentro di me, ciascuno di questi
giovani e il loro progetto.
Il giorno dopo ho visitato la scuola
di S. Paulo. Mi ha commosso la gioia dei bambini, le domande che mi
rivolgevano: “Anche tu sei una missionaria come Antonieta”? Le canzoni e soprattutto la bellezza e la
vivacità dei loro sguardi quando parlavo con loro. Ho raccomandato loro di non dimenticarsi di
essere felici tutti i giorni della loro vita e li ho salutati con le parole di
papa Francesco: “Per favore, non
dimenticatevi di pregare per me!” ed ho promesso che avrei pregato per loro.
Il 13 dicembre, 3° domenica di
Avvento e della gioia, è stata davvero segnata dalla gioia che ho notato nel
sorriso del parroco e dei suoi accoliti che si preparavano all’Eucarestia, nel
clima di festa di quella comunità giovane che avevo trovato quando sono
arrivata al tempio della natura, sotto l’albero di caju. Alcuni già seduti,
altri arrivavano con la loro sedia, i catechisti portavano panche e
accoglievano bambini e adolescenti. Il silenzio invitava all’intimità, alla
contemplazione e a prepararci alla celebrazione del giorno del Signore. Tutto
era musica e armonia sotto l’albero di caju. Non riesco a trovare parole per
descrivere l’esperienza del divino che manifestava la sua presenza amorosa e
affettuosa. Il cielo era lì nell’Assemblea cristiana pronta e predisposta a
celebrare il banchetto Eucaristico, nella Parola, nel Corpo di Cristo spezzato
e condiviso. La Messa in criolo per cui
capivo poco dell’omelia e dei canti, ma senza impedire minimamente la mia
partecipazione. Ringrazio la comunità di San Paulo che, saggiamente, rispetta
il tempo del Signore, sotto l’albero di caju, con il silenzio prima e durante
le celebrazioni.
Nel pomeriggio siamo andate a casa
di Marisol, la giovane in formazione nel periodo di orientamento. Nei villaggi
(tabanca) dove passavamo si vedevano galline, capretti, maiali neri che mi
sembravano cinghiali. Un viaggio piacevole e tutte ridevano quando confondevo i
capretti con i porci e viceversa. Quando siamo arrivate ci aspettavano, sotto
l’albero di caju, Marisol, i genitori, la sorella e alcuni bambini. L’incontro
con questa famiglia è stato bello, un vero incontro di comunione. La brezza
soave che ci sfiorava, il dialogo semplice e affettuoso, le canzoni, la natura
piena di vitalità: pulcini, galline e cuccioli di cane, zucche, maracujà,
alberi di papaia, nidi di uccelli sulla cupola della palma, la piantagione di
mandioca… tutto pareva un canto di lode al Creatore. Alla buona maniera
guineense ci hanno offerto una pollastra e due zucche.
Al ritorno ci siamo fermate nella
comunità dei padri di Murialdo per comprare il miele. Abbiamo incontrato p.
Giovanni, italiano, da 30 anni in Guinea. Subito ci ha fatto entrare, Ci ha
offerto un dolce da lui preparato. E’ stato un vero momento di condivisione
fraterna di vita: progetti pastorali, la necessità di un’animazione vocazionale
lì a Bula, zona di Antonietta e di Marisol.
Dopo siamo andate a casa di Mario,
cugino di Ivone. Era felicissimo per la nostra visita! Uomo semplice,
lavoratore, accogliente e desideroso di condivisione. Tutto coltivato a mano da
chi sa coltivare, trattare, curare e imprestare le mani a Dio nella continua creazione.
Ci ha offerto un sacchetto di noccioline, un secchio di limoni e vino di caju.
Ho sempre sentito dire che c’è più gioia nel dare che nel ricevere, ma quel
giorno ho visto brillare negli occhi, nel sorriso aperto di quest’uomo dal
volto nero il fratello che dà il frutto del suo lavoro come il tesoro più
prezioso che possiede.
Il 17 dicembre sono andata con Bina
e Antonieta a far visita al vescovo di Bissau, D. Josè. Un incontro breve, centrato sulle sfide
pastorali, nella preparazione del Sinodo Diocesano di Bissau nel 2017,
nell’urgenza di accelerare il proseguimento della costruzione della chiesa
della comunità S. Paulo, nella gioia e nella speranza che ci offre il giubileo
della misericordia, nella necessità dell’animazione vocazionale e della
formazione di questa Chiesa giovane e assetata dell’annuncio della Buona
Novella. E’ una Chiesa che tende la mano e chiede una collaborazione, anche se
temporanea soprattutto per la formazione e animazione.
Nei giorni 19 e 20 ho animato un
incontro con le giovani che partecipano al ritiro. Abbiamo lavorato
sull’onestà, la contemplazione della bellezza dell’universo e delle meraviglie
di Dio. Come base del lavoro personale di ciascuna e in gruppo hanno scritto un
inno di lode a Dio. C’è stata anche l’opportunità di fare un piccolo percorso
storico della CM con la proiezione di un PowerPoint.
Il 19 dicembre, mentre le giovani
facevano il loro lavoro personale, mi sono trovata con gli insegnanti della
scuola di S. Paulo, dove ho sottolineato che essere insegnanti è un privilegio,
una vocazione, una missione sacra in quanto si agevola la crescita e lo
sviluppo integrale degli alunni; che ciascun alunno è unico irrepetibile e
quindi è fondamentale trattare ciascuno per nome, conoscerlo e aiutarlo a far
emergere le ricchezze del suo essere, ad essere se stesso; che la dimensione
affettiva è molto importante nella relazione insegnante-alunno e viceversa; che
i nostri alunni hanno bisogno di trovare nella scuola un riferimento positivo,
sentire che vogliamo loro bene, che sono importanti per noi e che hanno bisogno
di essere accolti e amati. Ho messo in risalto l’importanza di insegnare “non solo i contenuti di una materia, ma
anche i valori e costumi di vita…Per imparare i contenuti è sufficiente il
computer, ma per capire come si ama, quali sono i valori e i costumi che creano
armonia nella società è necessario essere un buon insegnante”(papa Francesco).
Ho lasciato loro l’appello ad essere suscitatori di
sogni, “giardinieri” della vita.
Nello
stesso giorno, nel pomeriggio, mi sono trovata con le funzionarie della
sicurezza ed era presente anche Antonieta. Ho messo in risalto l’importanza
di sentirsi agenti dell’azione
educativa; che il loro lavoro e impegno è fondamentale per il buon
funzionamento della scuola e contiamo su tutti per favorirne maggiormente la
qualità per rendere questo spazio più accogliente, più pulito e più bello. Ho
ricordato loro che hanno il compito di collaborare nell’aspetto educativo della
scuola, compiendo e facendo osservare le norme di convivenza sociale e civica.
Ho anche incontrato tutte e ciascuna
delle giovani che frequentano il gruppo e tutte mi hanno detto che piace loro
pregare e fare l’adorazione con le missionarie. Ecco la testimonianza di Luzia:” L’esperienza che sto facendo nel gruppo CM
mi aiuta a scoprire che il Signore ha bisogno di me e che io ho bisogno di uno
stile di vita di preghiera, di fraternità, di formazione e di condivisione.
Capisco anche che devo essere coraggiosa per essere fermento cristiano e per
mettere al centro della mia vita la spiritualità di amore e di vivere con
impegno il Vangelo. Lodato sia il Signore per il dono della vita e per le
meraviglie che ha operato in me”.
Mi sono trovata anche con le donne
del laboratorio di sartoria diretto da Ivone. Questa attività ha come finalità
la promozione dell’autonomia e della dignità della donna mediante il lavoro. Mi
sono messa in ascolto di queste donne e delle loro testimonianze. Mi hanno
comunicato che era la prima volta che si trovavano a parlare dei benefici di
questa esperienza lavorativa e dell’interiorizzazione dei valori che qui hanno
scoperto. Sono molto grate a Ivone per la sua dedizione e aiuto. Sono rimasta
contenta perché alcune di queste donne sono riuscite a fare un corso di scuola
superiore, grazie al frutto del lavoro di sartoria.
Il giorno dopo il Natale siamo
andate al mare per stare insieme e riposare un poco. Una giornata meravigliosa
e con la voglia di dire: Facciamo qui tre
tende…ma la missione ci aspettava a S. Paulo e siamo rientrate a casa
felici e contente.
Dal 27 al 31 dicembre abbiamo fatto il ritiro annuale
nella casa del PIME, a Takir. Ci siamo sentite accolte e come a casa nostra. Ho
capito che i padri del PIME in Bissau sono molto uniti alla CM fin dagli inizi.
Camminare più intensamente, in questi quattro giorni,
con Nhamo per la preparazione della sua
consacrazione, mi ha aiutato a rivedere la mia storia di vita consacrata, a
rinnovare il mio “sì”e a contemplare in una luce nuova la grandezza del dono
ricevuto. Ringrazio il Signore che in questo anno della vita consacrata mi ha
preso e, per puro dono, mi ha portato sul Tabor per farmi contemplare il suo
volto pieno di tenerezza e di bontà. Al termine del ritiro mi sono sentita
interiormente inviata ad essere “padre/madre” di misericordia e ad amare tutti
incondizionatamente e sempre, a non
lasciarmi cadere nella mediocrità dell’egoismo, ma amare come Gesù sino alla
fine, senza limiti. La misura dell’amore che Gesù propone è incommensurabile: “Amatevi come io vi ho amati”. Questo “come io” mi spinge ad uscire, a donare
e donarmi nell’unica ricchezza che possiedo: “Gesù Cristo e il suo Vangelo”.
Il 31 dicembre abbiamo celebrato l’Eucarestia nella
“cappella” improvvisata nella nostra casa qui a S. Paulo e Nhamo ha fatto la
sua prima emissione dei voti. E’ stato un momento alto della mia visita al
gruppo. Tutti erano raggianti di gioia per avere un’altra missionaria
guineense. La celebrazione eucaristica è stata presieduta da p. Domingos (ofm)
che aveva orientato il ritiro annuale e quelli mensili. Tra i partecipanti
erano presenti la famiglia di Nhamo, le giovani in discernimento e altri amici…
E’ stata una manifestazione di comunione per la nuova missionaria, la CM, la Chiesa e il mondo. Nhamo era
raggiante, serena… molto bella.
Mi ha fatto molto piacere visitare, alla vigilia del
mio rientro in Italia, la famiglia di Antonieta. Ho ringraziato di cuore per il
modo caldo e generoso con cui mi hanno accolto, stimato e condiviso quanto
avevano. Ho colto che lì tutti vengono accolti e che anche i vicini sono
famiglia per loro… Che bello!
Ho visto ognuna di loro come missionarie giganti nella
loro donazione agli altri, nella loro capacità di uscire per andare agli altri:
accompagnare all’ospedale, giocare con i bambini che cercano un appoggio,
ascoltare e consigliare gli insegnanti e i bidelli, sostenere le famiglie in
difficoltà… Un via vai costante che spinge ad un’uscita da loro stesse in modo
costante. Mi sento di dire che questo gruppo è un’autentica Betania aperta
tutti i giorni e a tutte le ore verso chi cerca un incontro, una parola amica,
un insegnamento o un pugno di riso per saziare la fame.
Lì c’è tempo e spazio per scoprire novità nelle più
piccole cose. Mi divertivo molto con le peripezie che Bina mi raccontava del
gallo che era stato abbandonato dalla madre ed era nato in cima ad una
parabolica. Ogni giorno il gallo ne inventava una per confermarsi capo del
pollaio. Sapeva accogliere e difendere le pollastre che ci avevano offerto e,
con il suo sguardo, tono di voce e canto, metteva ordine nel pollaio e non
permetteva che le nuove arrivate venissero aggredite dalle altre galline.
Qui c’è sempre spazio per un’altra missionaria, un
volontario o amico che sia disposto a uscire, ad andare alle periferie esistenziali, disponibile per accogliere il dono di
Dio, per dare e donarsi. Può darsi che oggi, come allora per il Samaritano, Dio
ti chiami a farti prossimo, con amore, di questo popolo ricco di speranza e
avido di una mano amica che formi, condivida e accolga le diverse ricchezze
personali e culturali che può donare. “Se
oggi udite la voce del Signore, non chiudete i vostri cuori”. Il popolo ha bisogno di te, di voi e anche
il gruppo di S. Paulo ha bisogno di un rinforzo anche se temporaneo.
Amerò sempre questa Guinea, terra sacra, che mi ha
offerto uno spazio vitale di incontro con il divino, con le persone, con la
madre terra fertile di saporosi cereali, legumi e frutti, con l’orchestra
formata da variati toni e suoni degli uccelli, canti acuti della natura…