Il giorno 26 novembre, a S.Antonio Abate, abbiamo celebrato
l’evento dei 50 anni di missioni popolari della Compagnia Missionaria con un
convegno a cui avevamo dato il titolo “Parleranno lingue nuove”, a indicare che
sempre nella storia vanno trovati
linguaggi nuovi secondo i tempi e la cultura, tenendo viva la passione
dell’annuncio. Il convegno vero e proprio si è tenuto nel teatro “Padre Dehon”
che i padri dehoniani hanno messo a nostra disposizione. Ciò che abbiamo
vissuto non è solo la ricchezza di un convegno, ma una grande festa preparata
da giorni e giorni da tanti amici, amiche e familiares che ci hanno dato una mano con competenza e grande
semplicità e che ci ha fatto sentire
ancora di più una grande famiglia. In
una rete di collaborazioni ciascuno ha trovato il suo posto nell’allestimento,
nella preparazione dei cibi, negli inviti e in tanto altro!...Un vero cantiere
di festa!
All’inizio della giornata Luisa dà il benvenuto ai convenuti,
tra cui il Vescovo di Sorrento Castellammare di Stabia e sacerdoti anche venuti
da fuori, ringraziando le molte persone che hanno collaborato con noi e presentando il senso di questo evento di grazia: guardare al passato
con gratitudine tenendo vigile la memoria e rivisitando con gli occhi del
cuore, attraverso immagini e testimonianze, i tanti volti e le esperienze
vissute insieme a laici e sacerdoti
nelle missioni popolari, uniti dalla
stessa passione di annunciare Cristo in ogni modo e con ogni mezzo (anche in
bici…) Una passione che ha preso forza dal Concilio Vaticano II, con la riscoperta coscienza della forza del
Battesimo, che ci fa tutti missionari, e della dignità laicale.
Paola Berto sottolinea l’aspetto culturale e formativo del
convegno come progetto culturale sostenuto dalla nostra Associazione ONLUS “Guardare lontano” e collegato al Centro
culturale di Nampula dove offriamo sostegno a studenti mozambicani, privi di mezzi adeguati.
Il convegno si è svolto in vari momenti : un intervento
di Lucia Capriotti coordinatrice
dell’attività di evangelizzazione itinerante, una lezione di Lorenzo Lattanzi,
Presedente dell’associazione AIART-Marche, sull’importanza dei nuovi mezzi di
comunicazione e su come educare i
ragazzi ad un loro uso consapevole e moderato, la testimonianza della ballerina
pittrice Simona Atzori e, a chiusura della giornata, l’intervento del Vescovo Francesco Alfano.
Lucia nel suo intervento appassionato è partita dalle motivazioni che ci hanno spinte a
realizzare questa giornata “Guardare
lontano non è un guardare solo geograficamente; è un guardare lontano per
proiettarci nel futuro.” Ricordare i
cammini vissuti per scrutare il presente e coglierne le possibilità e le risposte da dare, una storia che parte dalla prima missione del
1966 e si prolunga nel tempo fino ad oggi : 297 missioni in 240
parrocchie. Storia segnata da povertà e
piccolezza, eppure intessuta di incontri, cammini fatti in compagnia della gente, di tanti compagni di strada, centri di
ascolto, visite alle famiglie, celebrazioni, notti in preghiera e momenti di festa… in una forte esperienza di
comunione anche con altri gruppi ed Istituti in uno scambio arricchente. Un raccontare la bellezza e il fascino di cammini attenti ai cambiamenti sociali e aperti ad orizzonti sempre nuovi; un’unica cordata dove ciascuno ha potuto
trovare il suo posto e mettersi in gioco. Guardando all’oggi ci conforta l’invito pressante di papa Francesco ad
uscire per annunciare e portare Cristo
soprattutto nelle periferie sociali ed ecclesiali, ma anche ci interroga sulla
realtà ecclesiale di oggi e su come
risvegliare una coscienza missionaria .
Dopo l’intervento di Lucia, ci sono state risonanze, ricordi,
testimonianze, note biografiche comunicate con semplicità da parte di varie persone, soprattutto parroci che hanno condiviso le missioni popolari con noi. Anche le foto
proiettate per datare questa nostra storia sono state motivo di rendimento di grazie, ed anche di…emozioni! Abbiamo
ricordato in particolare padre Albino ed
Ausilia per la passione che li ha animati in questo servizio.
Un momento formativo interessante è stata la lezione di
Lorenzo Lattanzi sull’ importanza e la complessità dei mezzi di comunicazione
di oggi e delle moderne tecnologie. Possono essere luoghi per annunciare il
Vangelo, per educare; vere e proprie sfide educative che dobbiamo saper
cogliere: come aiutare i giovani ad un
uso consapevole, moderato e critico, per
lasciare al mondo figli migliori, con quale stile di presenza accompagnarli. Se non le conosciamo, rischiamo di essere
stritolati dalle nuove tecnologie che
possono manipolare la verità.
Un momento particolarmente coinvolgente è stata la testimonianza di Simona Atzori, una storia di vita raccontata anche nel suo
libro “Cosa ti manca per essere felice”. Storia di vita segnata dall’amore,
nata dalla scelta d’amore dei genitori, in particolare della mamma, che coglie
fin dalla nascita della sua bimba la bellezza della vita, le opportunità che
essa offre qualunque sia il corpo in cui si esprime, una realtà più profonda
che va scoperta, che non si immagina e non si conosce senza gli occhi
dell’amore. Solo l’amore permette di andare oltre le paure, gli ostacoli, i
giudizi, quegli sguardi di compassione che fanno male. Simona ci parla della
bellezza della vita di ogni giorno.
Siamo creati per creare la nostra vita in modo unico, straordinario. Col le
parole e con il sorriso che la
accompagna sempre come un biglietto da visita, ci dice che si sceglie di essere
felici , di festeggiare la vita. Quello che conta è il significato che diamo
noi alle cose. Non siamo in balia delle onde del mare. La testimonianza
semplice e gioiosa di Simona ci provoca a riflettere: quante volte non siamo
vivi perché non sappiamo gioire delle piccole cose che la vita ci dona ogni
giorno!
Chiude il convegno l’intervento del nostro vescovo. Alla fine
di questa giornata serena, bella, intensa, ci interpella con la domanda:
“Signore, cosa ci stai dicendo oggi?”. E’ una domanda che dobbiamo farci ogni
giorno. Non c’è situazione che non può rendere la nostra vita bella come un
sorriso. Solo se conserviamo questa domanda nel cuore, possiamo vivere la missione,
svegliarci e svegliare il popolo di Dio a nuove sfide, nuove attese. E’ un
compito che non possiamo delegare a nessuno e tocca ognuno di noi. Se questo
accade, non sono stati vani i nostri 50 anni di missioni popolare e questa
stessa giornata.