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COMPAGNIA MISSIONARIA
DEL SACRO CUORE
una vita nel cuore del mondo al servizio del Regno...
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Meraviglia e gratitudine
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In occasione del 50° anno di presenza della Compagnia Missionaria del sacro Cuore in Portogallo, sono stata invitata dalla Responsabile di gruppo a partecipare al “corso di formazione permanente”, uno dei momenti celebrativi della ricorrenza. Il motivo dell’invito: in passato ho fatto parte anch’io per due anni del gruppo di Porto. Il tema del corso era: “Fare Memoria”. Di fatto è stato proprio un ripercorrere la storia della CM in Portogallo per contemplare l’azione di Dio nel nostro vissuto, riviverne i valori, la ricchezza di grazia e di vitalità di cui essa è portatrice.

Con gioia, entusiasmo e anche un po’ di trepidazione il 24/2, accompagnata a Roma da Lucia e Rosetta, sono partita per Porto per portare la mia testimonianza storica. Più volte mi sono chiesta come me la caverò con la lingua, visto che da più di trent’anni non la parlo più. Invece ce l’ho fatta, tra un po’ di portoghese, un po’ di italiano e un po’ di fantasia ci siamo capite benissimo …

La prima avventura: arrivo con due ore di ritardo a Porto per un motivo tecnico dell’aereo. Maria Teresa Castro, venuta ad accogliermi all’aeroporto, mi aspettava pazientemente. L’incontro è stato molto bello e vivace. In mezzo a tanti altri passeggeri ci siamo abbracciate calorosamente e rumorosamente … La gente ci guardava un po’ sorpresa, ma noi eravamo felici di ritrovarci e di parlarci. Dopo la ricerca e il ritrovamento degli appunti e della cartellina che M. Teresa, nelle ore di attesa, aveva lasciato su una qualche panchina, siamo partite per Rua Miguel Bombarda. Lùcia ci aspettava per il pranzo: baccalà al forno, squisito! Dopo un po’ di riposo siamo uscite per una passeggiata e per partecipare alla S. Messa.

L’impatto con Porto.

Già alcune missionarie italiane mi avevano detto che non avrei trovato la città di un tempo … ma una città trasformata, bellissima, moderna, con tante luci e tanti negozi nuovi, strade belle larghe e pulite, autobus e metrò funzionanti, piazze, giardini e tanti fiori… Veramente mi sono commossa nel rivedere la bella città di Porto con il suo imponente e romantico fiume Douro, così maestosa e così rifiorita. Il mio pensiero è andato hai ricordi di un tempo, non per sognare o per rimpiangere, bensì per rivivere tutta la ricchezza di grazia e di bellezza di cui la storia di vita è sempre portatrice e per gioire delle novità incontrate.

In questo clima abbiamo iniziato il nostro corso di formazione permanente incentrato proprio sul “fare memoria” della storia della Compagnia Missionaria in questa terra benedetta. Lùcia Correa, responsabile di gruppo, ci ha introdotte nel tema in modo lungimirante e ricco di provocazioni interessanti e significative. Abbiamo poi ricordato gli inizi della CM a Porto leggendo una pagina molto significativa della cronaca scritta da P. Albino, Fondatore della Compagnia Missionaria.

Da parte mia ho dato la mia testimonianza raccontando la mia storia di vita nel gruppo di Porto a partire dal mio arrivo, 2 novembre 1972 alla mia partenza 24 giugno 1974, e alcuni aspetti del- l’esperienza vissuta in quel viaggio.

Cinquant’anni di vita

La ricorrenza del 50° di presenza della CM in Portogallo è un evento che suscita stupore, meraviglia e ci porta alla lode e al ringraziamento per i doni concessi dalla Provvidenza. Possiamo celebrarlo perché il Signore Dio, a cui abbiamo consacrato la nostra vita, per sua grazia ci è stato fedele, ci ha prese per mano e ci ha condotte per le sue vie. Vie ben delineate nello Statuto della CM e che costituiscono il nostro modo di incarnare il Vangelo nella chiesa e nel mondo, come di fatto ci definiamo: “una vita nel cuore del mondo al servizio del Regno...”.

Per raccontare la mia storia mi piace ripercorrere in parte le linee che Papa Francesco ha evidenziato nella lettera Apostolica ai consacrati, nell’anno della vita consacrata:

“Guardare il passato con gratitudine - Vivere il presente con passione - abbracciare il futuro con speranza”.

Guardare il passato con gratitudine:

«Il primo obiettivo è “guardare il passato con gratitudine”. Ogni Istituto viene da una ricca storia carismatica. Alle sue origini è presente l’azione di Dio che, nel suo Spirito, chiama alcune persone alla Sua sequela (cfr. la parola di Dio dall’inizio a Gesù e da Gesù a noi, St. 1ss.) e a tradurre il Vangelo in una particolare forma di vita; a leggere con gli occhi della fede i segni dei tempi; a rispondere con creatività alle necessità della Chiesa.

L’esperienza degli inizi è poi cresciuta e si è sviluppata, coinvolgendo altri membri in nuovi contesti geografici e culturali, dando vita a modi nuovi di attuare il carisma, a nuove iniziative ed espressioni di carità apostolica. È come il seme che diventa albero espandendo i suoi rami.

Sarà opportuno che ogni famiglia carismatica ricordi i suoi inizi e il suo sviluppo storico per ringraziare Dio che ha offerto alla Chiesa così tanti doni che la rendono bella e attrezzata per ogni opera buona (cfr Lumen gentium, 12).

Raccontare la propria storia (continua il documento del Papa) è indispensabile per tenere viva l’identità, così come per rinsaldare l’unità della famiglia e il senso di appartenenza dei suoi membri. … È un modo anche per prendere coscienza di come è stato vissuto il carisma lungo la nostra storia, quale creatività ha sprigionato, quali difficoltà ha dovuto affrontare e come sono state superate. Si potranno scoprire incoerenze … forse anche l’oblio di alcuni aspetti essenziali del carisma. Tutto è istruttivo e insieme diventa appello alla conversione. Narrare la propria storia … è un’occasione anche per confessare con umiltà e insieme con grande confidenza in Dio Amore (cfr 1 Gv 4,8) la propria fragilità e per viverla come esperienza dell’amore misericordioso del Signore» (cf Lett. Ap. vita consacrata).

La mia storia

È proprio quello che mi è stato chiesto venendo qui: fare memoria del passato per testimoniare oggi la ricchezza e anche le fragilità vissute nella fraternità di Porto come momento di grazia.

Partii in nave dal porto di Napoli assieme a Mariolina Lambo il 28 ottobre 1972. Tutte e due eravamo orientate all’Africa ma come era abitudine allora, si faceva una sosta in Portogallo per imparare la lingua e poi procedere per il Mozambico.

Arrivammo a Lisbona il giorno dei Santi 1 novembre 1972, attese al porto da fratel Giuseppe Meoni e da p. Aldo Marchesini. Dopo i primi festosi abbracci, ci recammo alla chiesa di Loreto. Il giorno seguente vennero a prenderci in macchina Ilda e Martina per andare Porto dove aveva sede la CM. Arrivammo verso sera in Rua Miguel Bombarda accolte molto calorosamente dalle sorelle presenti. Come primo momento andammo nella cappellina per l’affidamento alla Madonna. Quella sera si fece festa…

Rimasi subito colpita dalla spontaneità libera e gioiosa che regnava in casa nostra, mi sentii a mio agio. Dentro di me c’erano forti attese, positive, belle, un desiderio intenso di conoscere quel mondo nuovo dove la Provvidenza mi aveva chiamata.

Eravamo in un periodo storico molto diverso da quello attuale … (il tempo della dittatura e delle colonie). Fu molto forte per me l’impatto con la cultura portoghese ma anche attraente. Si trattava di un mondo tutto nuovo rispetto a quello che avevo lasciato e riguardo al bagaglio culturale che portavo con me.

Sapevo che si parlava portoghese ma la novità della lingua, mentre mi faceva impressione, mi divertiva il sentir parlare e non capire nulla, mi faceva stare a disagio il fatto di dover starmene buona, buona e in silenzio perché analfabeta. Per fortuna il portoghese è una lingua latina come l’italiano. In poco tempo riuscii, a capire sostanzialmente i discorsi e in seguito imparai anche a parlarlo.

La vita della nostra fraternità mi piaceva molto e mi consolavo quando ritrovavo attuati gli stessi modi e gli stessi valori tipici della CM che già facevano parte della nostra identità come la preghiera fatta secondo lo stile ecclesiale ma anche tipicamente nostro CM.

Lo spirito di fraternità si esprimeva nella gioia di stare assieme, nella condivisione dei servizi e dei ruoli, nello spirito della festa e nell’entusiasmo missionario. Si sperimentava una maggior vicinanza e semplicità nel rapporto con la responsabile di gruppo, era un camminare assieme condividendo fraternamente la vita quotidiana, le responsabilità, la missione… nell’ impegno profondo e intenso a vivere e a testimoniare la spiritualità del S. Cuore secondo lo Statuto della CM.

Dentro una nuova cultura

L’inserimento nell’ambiente per noi era essenziale, dedicandoci a varie iniziative, in particolare nella parrocchia di Boavista, nel Bairro de Francos, e nella parrocchia della Vittoria. Seguivamo anche la pastorale del carcere mediante incontri e momenti di preghiera.

Orientavamo incontri del Vangelo, le missioni nelle parrocchie di periferia con altri Istituti maschili e femminili presenti in Diocesi.

Questo non è tutto ma lo ricordiamo per capire come il passato possa stimolare e ravvivare il desiderio di dedicarci oggi e sempre all’evangelizzazione.

Mi piace sottolineare ancora la presenza di altri valori come la ricchezza della cultura - della storia e dell’arte del Paese – della lingua - il fascino del poema epico “I Lusiadi” del grande poeta portoghese Luìs Vaz de Camões. La ricchezza dell’ambiente, le coltivazioni, le vigne e vini doc con cantine famose e visitabili, gratificanti mediante l’assaggio di un vino eccellente e inebriante. I costumi della gente: musiche, danze popolari come il Fado … La cucina tipica speciale...L’originalità del popolo portoghese: intelligente e sveglio, colto, intraprendente, accogliente e solidale … sono solo alcuni aspetti per evidenziare quanta grazia e bellezza esiste in questo popolo e come il farne memoria ci arricchisce tutt’ora di vita e di spiritualità.

La formazione costituiva uno dei punti cardini e più sentiti tra noi. Per le nuove aderenti c’era il percorso già stabilito dalla CM. Più carente invece era la formazione permanente. Cercavamo di approfittare di quello che veniva offerto: abbiamo frequentato diversi corsi al Mondo Migliore e conferenza o percorsi formativi in Parrocchia.

Per la mia esperienza è stato significativo e importante il dialogo aperto tra noi missionarie, con la gente e con la responsabile di gruppo, Ilda Candelaria. Abbiamo fatto tanti dialoghi e ricerche di nuovi progetti assieme. Ricordo con nostalgia il viaggio nell’Algarve per conoscere alcune realtà ecclesiali. Avremmo voluto aprire un piccolo gruppo in quel luogo ma rimase solo un sogno. A questi eventi belli sono seguiti momenti di difficoltà … Nel mese di giugno del 1974 tornai in Italia per le ferie e in Italia rimasi come missionaria dedita, anzitutto e con gioia, all’annuncio del Vangelo.

Il corso di formazione permanente è continuato anche nei due giorni successivi sul “capitolo III della Storia della CM in Portogallo” scritto da M. Lùcia Correa. Ci siamo interrogate anche su come dare oggi la nostra testimonianza nel “Vivere il presente con passione” e “Abbracciare il futuro con speranza.” Si può sintetizzare la riflessione affermando che occorre vivere una piena disponibilità all’” Eccomi” perché come dice S. Paolo: Sappiamo in chi abbiamo posto la nostra speranza (cf 2Tim. 1, 12b).

A metà del mio soggiorno ho avuto la possibilità di fare un pellegrinaggio a Fatima in questo centesimo anno delle apparizioni della Madonna. Vi ho portati tutti nella mia preghiera. Ringrazio la Provvidenza per un dono cosi grande.

Da Porto a Madeira

Madeira: un sogno che ho portato in cuore per tanti anni. Finalmente si è realizzato. Sono arrivata all’aeroporto di Funchal venerdì 3 marzo alle 11,35 locali. Per chi arriva in aereo guardando l’isola dall’alto rimane strabiliato per la bellezza che intravvede: le case bianche e belle, sembrano tutte nuove, di forma regolare quasi uguali almeno in altezza, con i tetti rossi e in mezzo al verde e ad alberi fioriti, ti appaiono come adagiate su colline fatte a triangolo che formano la bella città di Funchal.Teresa Freitas mi stava aspettando. Con la sua macchina siamo arrivate alla nostra sede dove momentaneamente abita anche lei e lì mi sono sistemata.

I giorni trascorsi a Madeira sono stati molto semplici e intessuti di relazioni fraterne con le missionarie, i familiares e amici. Abbiamo fatto visita a Paixão nella sua bella casa tra le montagne dell’Isola, abbastanza distante da Funchal. Dopo un lauto pranzo siamo rientrate in città da cui sono ripartita con Celestina alla volta di un altro luogo su in alto alto con strade belle, ma arrampicate sui monti in luoghi proibitivi, almeno per me. Celestina mi ha fatto vivere un’avventura unica, mi ha portata dove io non avrei mai scelto di andare. In compenso ho potuto vedere un panorama incantevole e visitare la sua casa di montagna dove è nata e dove ha vissuto i primi anni della sua vita.

La prima domenica di quaresima abbiamo partecipato al ritiro degli operatori pastorali della Diocesi, presso i Dehoniani, con le meditazioni tenute dal Vescovo don Antonio Braga Dehoniano.

Il Lunedi 6/3 ci siamo trovate tra noi missionarie e familiares per una giornata intensa di riflessione e dialogo sempre sulla storia della CM in Portogallo. Non possiamo dimenticare che le prime Missionarie portoghesi arrivate in Italia, provenivano proprio dall’isola di Madeira e sono state loro le pioniere degli inizi della CM in Portogallo e anche in Africa. Furono infatti le prime a partire per il Mozambico.

Guardare lontano è un motto della CM. E sentiamo che ci appartiene. La CM a Madeira è costituita da un piccolo nucleo di missionarie e familiares ma, come dice la Lettera Programmatica di questo sessennio: Davanti all’oggi della storia, scolpite dallo Statuto e sospinte dallo Spirito dei primi tempi della nostra Famiglia, ci siamo avventurate in vari Continenti della terra, con la nostra ricchezza e la nostra fragilità, per portare l’annuncio di Cristo e dedicarci alla promozione umana. Vorrei raccontare ancora tante cose della vita e delle care sorelle incontrate, tutte preziose e originali una ad una, ma mi fermo qui per dire di nuovo grazie per questa stupenda esperienza.

Luisa Chierici

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