Sappiamo del dono della risurrezione
Omelia nella celebrazione a Monguelfo
“Fratelli sappiamo” così inizia il capitolo 5 della seconda lettera
ai Corinzi, ma cosa sappiamo? Che questo corpo, nostra abitazione sulla terra,
verrà “disfatto” e “riceveremo un’abitazione presso Dio, una
dimora eterna non costruita da mani d’uomo”.
Sono parole
molto forti ma nello stesso tempo, molto chiare. Innanzitutto si parla di come
il mio corpo verrà disfatto, non
distrutto, si disfa proprio come accade con le lenzuola del letto che viene
disfatto, ma il letto non viene distrutto e pensavo alle tante lenzuola che sono
passate per le mani di MARTA che con
pazienza, nel nascondimento della
lavanderia, quelle lenzuola che poi ha risistemato perchè altri potessero
riposare tra lenzuola pulite e profumate...
Se rileggo il testo di san
Paolo mi è molto chiaro come questo cammino terreno, questa mia tenda (la vita),
sono chiamato a disfarla e poi ecco
che “riceveremo un’abitazione presso
Dio, una dimora eterna non costruita
da mani d’uomo”. Questo è quello che
celebriamo qui, non la morte che nessun cristiano celebra, ma la vita che
entra nelle mani di Dio...presso Dio!!
Così con questa certezza
con fiducia “camminiamo nella fede, non ancora in visione”. Non solo ma ci sforziamo “sia dimorando nel corpo che esulando da esso”, ecco qui gli sforzi di MARTA, che ha dimorato
con tutta se stessa nel corpo ma ha pure esulato da esso, cioè ha vissuto
momenti profondi dello Spirito che solo
il buon Dio conosce e saprà ricompensare... sono quelle che san Paolo
chiama le “opere compiute finchè era nel
corpo”.
Si, mentre sperimento la mia povertà e i miei tanti limiti qui su questo
cammino terreno (cose di cui ho
spesso parlato con MARTA), e lo riconosco dalla fragilità del peccato che
mi tocca costantemente, Dio lavora in
me per portarmi a ciò che non finisce, come afferma un bel salmo (salmo
41-42) che dice: Dio manda la sua luce e la sua verità e mi guida, mi conduce alla santa
montagna.
Giungiamo così al Vangelo
dove Marta si mette in cammino verso
Gesù per portargli da una parte la sua fatica e dolore per la perdita del
fratello e dall’altra il suo “IO SO”
che dice la sua certezza nel dono della Resurrezione, certezza di cui
abbisogniamo ogni giorno.
Colgo allora quella Marta
del vangelo che va incontro a Gesù e gli parla a cuore aperto con la certezza
in lui... “se tu fossi stato qui, ma anche ora so”. Marta nel vangelo non tiene però per sè il messaggio ma
lo porta subito a Maria perchè anche lei sia ricca della gioia della vita, la
vita eterna... ecco la chiamata a me e a tutti noi: Il Maestro è qui e ti chiama.
Questo invito della Marta
del Vangelo sia la nostra forza per continuare a camminare verso il bene di
Gesù e trasmetterlo a chi incontriamo sul nostro cammino.
Monguelfo, 16 ottobre 2017
Don Giorgio Carli
Rendiamo grazie a Dio per averci donato Marta
Così è stata ricordata nella celebrazione eucaristica di commiato a Bologna
Benvenuti a questa celebrazione che ci vede raccolti intorno alle spoglie di Marta per darle l’ultimo saluto e consegnarla, nella preghiera, all’amore salvifico di Dio Padre; Lei che tanto ha amato il Signore da donargli la sua vita.
Marta
è nata a Vaiano (FI), il 13 maggio 1938 e ha concluso il suo cammino terreno il
13 ottobre 2017 nel centenario delle apparizioni di Fatima. La Vergine del
Rosario di Fatima della quale Marta era devota anche perché aveva vissuto per
cinque anni in Portogallo, nel giorno della Sua festa l’ha accolta nella gioia
eterna del paradiso. È entrata nella Compagnia Missionaria il 6 agosto 1961,
giorno della trasfigurazione del Signore, certamente è stata attratta dalla Sua
luce. Ha emesso i primi voti nel 1965. Due anni fa ha celebrato, assieme ad
Elisabetta Todde che l’ha preceduta di poco tempo in paradiso, il 50° di
consacrazione.
Marta
ha segnato la vita della Compagnia Missionaria: è stata Vice-Presidente
dell’Istituto per sei anni e dal 1983 al 1995 e stata Presidente della CM che
tanto ha amato. Assieme a tutte noi
missionarie e a P. Albino Elegante, Fondatore della Compagnia Missionaria, è prodigata per la revisione e riformulazione
dello Statuto della CM stessa. Per il suo particolare interessamento, per la
sua passione verso la CM, famiglia in cui il Signore l’aveva posta, il 10 giugno
1994 Solennità del Sacro Cuore di Gesù,
la Compagnia Missionaria venne elevata ad Istituto secolare di Diritto
Pontificio.
Per
diversi anni Marta è stata responsabile della formazione; ha collaborato nelle
missioni parrocchiali; per otto anni ha lavorato nella nostra agenzia
turistica; l’ultimo periodo l’ha dedicato al lavoro nella nostra casa per
ferie, prima ad Asiago poi a Monguelfo, e ha concluso i suoi giorni nel vicino
ospedale di Brunico.
A
lei siamo molto riconoscenti per il grande bene fatto con sapienza, entusiasmo
e intensa dedizione. Grazie ancora per il bell’esempio di fede, di preghiera,
di amore al Cuore di Cristo e di impegno nell’edificazione della fraternità, e
del bene sociale. Nella celebrazione Eucaristica rendiamo grazie a Dio per averci
donato Marta, per il suo servizio alla causa del regno di Dio. La Madonna la
consegni all’Amato del suo cuore, affinché continui in eterno quel cantico di
amore che l’ha legata per tutta la vita al suo Signore.
Luisa Chierici
Oggi siamo qui per celebrare il mistero della vita
Omelia nella celebrazione a Bologna
Carissime sorelle della Compagnia Missionaria del S. Cuore,
cari fratelli e sorelle,
oggi stiamo salutando la nostra sorella Marta che
ci è molto cara.
1. Lo
facciamo nella fede del Signore Risorto: quella stessa fede che ha dato forza e
coraggio di vita anche a Marta. Quella fede che le ha fatto e ci fa
sperimentare la vita come una “carezza” dell’amore di Dio, nonostante le
fatiche, i momenti di buio, le lacrime.
È in questa fede che, pur
in maniere differenti, abbiamo pensato di fare della nostra vita un dono. È la
migliore risposta all’amore di Dio che in Gesù ha donato la vita per amore per renderci
luminosi, vivaci, brillanti, riverbero della Sua luce.
2. Oggi
siamo qui per celebrare il mistero della vita che una volta donata diventa
eterna: “se siamo morti con Cristo,
crediamo che anche vivremo con lui… la morte non ha più potere su di Lui”
ripetiamo con Paolo.
3. Siamo
qui per continuare a chiedere il coraggio dell’unione intima con Gesù e la sua
Parola di vita. “Intimamente uniti a Lui”
chiede Paolo. Intimità dice molto più di familiarità. Dice relazione unica,
sponsale, capace di generare vita, novità. È questo che rigenera l’uomo vecchio
che ci fa restare attaccati alla paura di perderci donandoci.
4. Siamo
qui per rendere grazie al Signore del suo amore che avvolge la vita ma anche
per ringraziare il Signore dei segni d’amore divino trapelati dalle parole e
dai gesti di Marta. La nostra umanità, anche nella sua parte più fragile, se
consegnata all’amore di Dio diventa annuncio del suo amore. Noi possiamo
diventare parole che raccontano la vittoria della vita sulla morte, dell’alba
sulla notte.
Il buio che avvolgeva
Maria di Magdala, dentro e fuori, si è dissolto con il semplice sussurro del
nome: “Maria!”. Maria è riportata
alla bellezza, forza, ricchezza, calore, degli incontri con il “suo Signore”,
che gli era stato tolto, portato via, nascosto.
5. Oggi
siamo chiamati tutti a tornare all’origine della nostra personale vita salvata
e per questo donata. Abbiamo bisogno di farlo. Ogni giorno. Solo così possiamo
continuare a essere piccolo segno di speranza, nel quotidiano, per i fratelli e
le sorelle con cui viviamo, speriamo, amiamo, piangiamo, gioiamo.
La vita di ogni battezzato
– la nostra vita – ha un senso se portata davanti all’altro, chiunque esso sia,
perché la sua vita cresca. È il Vangelo di Gesù Cristo. È la sua sapienza. È il
mandato che ci è stato dato: “Va’ dai
miei fratelli” si sente dire Maria di Magdala, ci sentiamo ripetere oggi.
Dai fratelli non per dire
parole altisonanti, piene di chissà quale sapienza umana. Parole vere nella
loro genuina semplicità:
- non
siamo lasciati soli, orfani, perché abbiamo un padre…
- non
siamo lasciati a consumarci per trovare vita, ci è stata donata…
- non
siamo lasciati da soli, ma fratelli e sorelle tra fratelli e sorelle…
- non
siamo sconosciuti, abbandonati alle nostre domande, ma accompagnati e
riconosciuti in quanto siamo.
6. Il
volto così spesso sorridente di Marta – questo è il mio più bel ricordo di lei
– mi fa credere che davvero si è sentita chiamata nella maniera giusta, quella
che scalda il cuore e che per questo asciuga le lacrime e rende ritrovato quello
che sembrava perduto.
7. Questo
oggi mi sento di chiedere con forza, per me, per tutti noi: “Maestro” la tua voce mi faccia tornare a
sentire la forza della tua presenza che mi fa godere della vita donata fino
alla fine per amore;
“Maestro” la tua voce mi faccia tornare a sentire la forza della tua
presenza per guardare agli avvenimenti come possibilità di futuro;
Maestro” la tua voce mi faccia tornare a sentire la forza della tua
presenza che mi fa camminare con speranza ogni giorno;
Maestro” la tua voce mi faccia tornare a sentire per sempre amato.
Oliviero Cattani
Provinciale scj - ITS
Lettera del Superiore Generale dei Sacerdoti del Sacro Cuore
Gentile Martina,
abbiamo avuto la notizia della morte di Marta Bartolozzi. Con questo scritto voglio unirmi alla vostra famiglia per esprimere a nome di tutta la Congregazione dei Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù il nostro ricordo fatto di preghiera e di ringraziamento per tutto quello che Marta è stata per voi e per la Chiesa.
Nei lunghi anni di presidenza della Compagnia Missionaria ha offerto tutta la sua competenza per la causa della diffusione di una spiritualità che ispirandosi al Cuore trafitto di Cristo promuovesse presenze capaci di plasmare, perfezionare e santificare il mondo.
Io personalmente, insieme a tutto il Consiglio generale, ho avuto modo di conoscere personal
mente Marta nella settimana che abbiamo vissuto a Monguelfo nell'aprile
scorso.
E’ stato un tempo ricco dove abbiamo apprezzato l'attenzione con cui siamo stati accolti, e accompagnati in quelle giornate. Abbiamo condiviso la celebrazione eucaristica e i
tempi di adorazione, abbiamo goduto di tutto quello che ci è stato preparato.
Quando una persona cara ci lascia vengono alla mente le cose più normali ed essenziali. È bello che alla conclusione di un percorso fatto di disponibilità e servizio, si possano recuperare le realtà positive. Questo riandare velocemente al bello di una vita ci aiuta ad intuire che siamo già intrecciati con l'eternità, che Marta ha incontrato definitivamente, e in pienezza.
Come Gesù, chi muore in Dio si sa accolto dalle braccia del Padre che, nello Spirito, colma le distanze e fa nascere l'eterna
comunione della vita. Nella luce della risurrezione di Gesù possiamo intuire qualcosa di ciò che sarà la risurrezione della carne. L'anticipazione della risurrezione finale la troviamo in ogni cosa bella, in ogni gesto lieto, in ogni segno di gioia che raggiunge il corpo e le cose.
Le donne vere
diventano discepole autentiche del Signore, brani del Vangelo, narrazioni dell'amore di Dio per tutta l'umanità. La vostra famiglia può dire meglio di me tutto quello che
Marta è stata, tuttavia mi piace pensare con voi che ogni sorella e fratello sempre ci lascia un patrimonio di cose importanti da custodire e valorizzare.
Il Cuore di Gesù sostenga il cammino di bene di tutte voi.
P. Heiner Wilmer, scj
Le "perle" di Marta
Quest’anno Nilde ed io,
insieme alle sorelle missionarie del nostro gruppo, ai familiares e ai tanti
amici di S. Antonio Abate, abbiamo festeggiato il nostro 25° anno di consacrazione
nella CM, in un meraviglioso scenario della costiera sorrentina. Ho pensato a
Marta, ho pregato per lei con immensa gratitudine. Ne ho sentito la presenza,
ma anche l’assenza. Sapevo che era molto malata e da giorni pensavo a lei,
avrei voluto che fosse lì con noi a
gustare la bellezza di quella giornata di sole, il profumo dei giardini, il
luccichio del mare. Marta aveva una forte dimensione contemplativa soprattutto
dinanzi alle bellezze naturali. In uno dei nostri incontri a Caserta ci siamo fermate
a lungo ai piedi della grande cascata del Parco della Reggia. Mi disse che lo
scroscio delle cascate le creavano sempre una forte emozione come segni di quel
“Fiume d’acqua viva che sgorga dal
Costato aperto del Cristo” Ora che è passata alla Casa del Padre si
affollano i ricordi con gratitudine per quanto mi ha dato accompagnandomi da sorella e amica nel mio
cammino formativo di base. Nilde è stata la mia compagna in questo cammino. Gli incontri avvenivano
quasi sempre nella casa di mio fratello a Roma a due passi da Villa Borghese
dove nella tarda mattinata o nel primo pomeriggio si andava a passeggiare lungo
i bei viali alberati. Marta, come dicevo, aveva il gusto del bello e amava
tuffarsi nella natura. Era un momento di fresca allegria dopo una mattinata
intensa di studio, riflessioni, preghiera:Come formatrice Marta era molto
esigente con sé stessa e con le sorelle a lei affidate. Fin dai primi incontri
ci trasmetteva le esigenze di un cammino che una solida formazione richiede.
Lei stessa ce ne dava una concreta testimonianza preparando con cura il
materiale su cui lavorare,sobbarcandosi i due giorni di lavoro con noi, anche
dopo faticosi viaggi all’estero e i tanti impegni come Presidente. Mi ha sempre
meravigliato la sorprendente generosità e la serietà con cui si spendeva senza
risparmio di forze. Con la sua testimonianza ci richiamava alle esigenze di
una formazione che dura tutta la vita,
per fare del Cuore di Cristo il centro, il fondamento della propria vita,
all’importanza della preghiera e della preghiera profonda,della Parola, dello studio e degli aggiornamenti continui
per avere gli strumenti di discernimento necessari nella storia presente. Marta
era una instancabile “cercatrice” di libri, articoli, saggi, meditazioni, non
solo di carattere spirituale, ma culturale in senso ampio. Non c’era nulla di
ciò che è umano che non le suscitasse interesse, dagli studi teologici alla
lettura dei testimoni del nostro tempo, dalla psicologia per conoscersi e fare
verità in se stessi, ai temi etici e sociali. Aveva la capacità di fare unità,
armonizzare tutti questi aspetti diversi. Cercatrice di “perle” perché anche
noi imparassimo ad essere per tutta la vita “cercatrici” come lo scriba del
Vangelo e a comprare tutto il campo per scoprire il “tesoro”. Un’esigenza della
nostra consacrazione in secolarità. La secolarità su cui insisteva tanto
(qualcuna avrebbe potuto pensare con qualche esagerazione), non era mai
formale; voleva dire amore, gusto e conoscenza della storia in cui si vive, per
essere - come si può - sale e lievito, capacità di scoprire quella ricchezza di
umanità sempre presente nella vita.
Io venivo da una storia di
sensibilità e di impegno sociale, ma Marta sapeva dare a questa mia personale
sensibilità un’ottica diversa, quella appunto della fede per cogliere nella
Parola la chiave di lettura del progetto di Dio sull’umanità. Mi sentivo capita
e mi lasciavo correggere.
Dopo i momenti forti della
mattinata, c’era l’ora del pranzo sempre gustoso quando i cibi li aveva
preparati Nilde, qualche volta anche io! Questi erano momenti di fresca
amicizia, di familiarità gioiosa. Nel tempo, non subito, ho scoperto quanto
fosse forte in Marta il suo bisogno di amicizia, che immediatamente non
appariva, forse perché coperto dal forte senso di responsabilità con cui viveva
il servizio a lei richiesto. Nei momenti in cui si sentiva più libera dal
ruolo, emergeva e allora si creava uno spazio di comunione nel quale ci
sentivamo davvero sorelle e amiche. Negli anni successivi ho potuto rivivere
con lei questa esperienza amicale tutte le volte che ci si incontrava. Si
parlava tra noi col cuore e con
sincerità.
Ci sarebbe ancora tanto da
dire di Marta. Vorrei chiudere con un Grazie.
Grazie, Marta, mi sento
molto grata e debitrice per quanto hai
dato a me e a tutta la nostra famiglia. Il Signore saprà ricompensarti col
giusto premio. Posso solo dirti: come sei stata presente nella mia vita
passata, lo sei ancora e…lo sarai sempre.
Marinella Martucci