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COMPAGNIA MISSIONARIA
DEL SACRO CUORE
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Servire è gioia
Posted by Claudio e Emilia Barcellari

Esperienza giovanile di volontariato a Villa S. Giuseppe di Monguelfo

Nel momento in cui mi si richiede di esprimere un giudizio complessivo su quella che è stata l’esperienza mia e di mia sorella come volontari nelle nostre due settimane di soggiorno a Villa san Giuseppe, il ricordo vola istantaneamente ad un dettaglio all’apparenza del tutto insignificante, con il quale esordirei nel mio racconto. Passando per la cucina della casa per ferie – luogo che abbiamo avuto modo di conoscere – si legge su di una parete una citazione da Rabindranath Tagore, che mi ha colpito dal primo momento in cui l’ho vista:

Dormivo e sognavo che la vita era gioia. Mi svegliai e vidi che la vita era servizio. Volli servire e vidi che servire era gioia”

Lavorando a Villa san Giuseppe, in termini pratici, il servizio è la norma, e si fa di tutto – quello che occorre; dal lavaggio dei piatti ai pasti, alla pulizia delle camere, alla preparazione dei tavoli, per finire con piccoli servizi di volta in volta necessari ed estemporanei. Imprevisti su imprevisti, difficoltà e inciampi, ritardi o no, in un modo o nell’altro siamo sempre stati tutti coinvolti nel riuscire a garantire un servizio adeguato ai clienti. Essere volontari, però, non significa solamente entrare nel cuore dei meccanismi che permettono il funzionamento di una grande struttura, ma anche essere a diretto contatto con i registi – in questo caso le registe – di questo spettacolo. Vivere a tu per tu con le missionarie è stato sicuramente uno degli aspetti migliori del nostro soggiorno; ciascuna con il proprio carattere, con il suo spirito, anche con la propria provenienza geografica – ricordo con piacere le parentesi portoghesi di Elvira; ciascuna dedita alle sue specifiche attività, da quelle di direzione generale di Fiora, la responsabile con la collaborazione di Martina e Serafina; ma sempre e comunque disponibili, sempre e comunque unite dal filo rosso di una magica coesione, che evidentemente non è solamente il legame religioso. Non dimenticando la simpatia e la disponibilità di Gianna.

E’ interessante notare come ogni azione, all’interno di Villa San Giuseppe, non sia che l’espressione del servizio gratuito di cui parla Tagore. Un concetto sicuramente non limitato al contributo di noi volontari; l’essenza del servizio, in definitiva, non si riduce alla nostra piccola e schematica routine, allo svegliarsi alle 7 del mattino ogni giorno per aiutare a lavare i piatti della colazione, o al passare in rassegna ogni stanza dell’albergo per pulirla con aspirapolvere e stracci, ma è qualcosa di ben più esteso. Quello che colpisce della casa per ferie è il fatto che gli stessi ospiti contribuiscano in modo attivo a questa macchina di servizio; il personale serve gli ospiti, e gli ospiti servono il personale. In questo senso è stata una fortuna e un piacere essere presenti proprio a Ferragosto; una giornata di festa – già per tradizione altoatesina – con un clima familiare quanto mai si può trovare altrove, che ha visto festeggiare ospiti e membri del personale tutti insieme. Occasione nella quale un gruppo degli stessi ospiti si è offerto di servire ai tavoli a pranzo, e di preparare una tradizionale grigliata alla sera. Senza contare il contributo continuo di molti clienti fissi, che non rinunciano a dare una mano nella gestione del bar della reception e nella preparazione dei tavoli – a questo proposito ricordo con simpatia la signora Flavia e il signor Alberto, con i quali ho avuto modo di fare conoscenza.

Solo più tardi, dunque, alla luce della mia permanenza nella casa per ferie e delle mie riflessioni, sono arrivato a scorgere la profondissima verità e la bellezza del messaggio di Tagore. Un messaggio che va elevato a strumento di interpretazione di vita, oltre che di un’esperienza – quella del volontariato – che altro non è se non una metafora, in scala ridotta se si vuole, del cammino della vita del cristiano. A questo punto, non ci resta che ringraziare per avere servito. 

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