Esperienza giovanile di volontariato a Villa S. Giuseppe di Monguelfo
Nel momento in cui mi si
richiede di esprimere un giudizio complessivo su quella che è stata
l’esperienza mia e di mia sorella come volontari nelle nostre due settimane di
soggiorno a Villa san Giuseppe, il ricordo vola istantaneamente ad un dettaglio
all’apparenza del tutto insignificante, con il quale esordirei nel mio
racconto. Passando per la cucina della casa per ferie – luogo che abbiamo avuto
modo di conoscere – si legge su di una parete una citazione da Rabindranath
Tagore, che mi ha colpito dal primo momento in cui l’ho vista:
“Dormivo e sognavo che la vita era gioia. Mi svegliai e vidi che la vita
era servizio. Volli servire e vidi che servire era gioia”
Lavorando a Villa san Giuseppe,
in termini pratici, il servizio è la norma, e si fa di tutto – quello che
occorre; dal lavaggio dei piatti ai pasti, alla pulizia delle camere, alla
preparazione dei tavoli, per finire con piccoli servizi di volta in volta
necessari ed estemporanei. Imprevisti su imprevisti, difficoltà e inciampi,
ritardi o no, in un modo o nell’altro siamo sempre stati tutti coinvolti nel
riuscire a garantire un servizio adeguato ai clienti. Essere volontari, però,
non significa solamente entrare nel cuore dei meccanismi che permettono il
funzionamento di una grande struttura, ma anche essere a diretto contatto con i
registi – in questo caso le registe – di questo spettacolo. Vivere a tu per tu
con le missionarie è stato sicuramente uno degli aspetti migliori del nostro
soggiorno; ciascuna con il proprio carattere, con il suo spirito, anche con la
propria provenienza geografica – ricordo con piacere le parentesi portoghesi di
Elvira; ciascuna dedita alle sue specifiche attività, da quelle di direzione
generale di Fiora, la responsabile con la collaborazione di Martina e Serafina;
ma sempre e comunque disponibili, sempre e comunque unite dal filo rosso di una
magica coesione, che evidentemente non è solamente il legame religioso. Non
dimenticando la simpatia e la disponibilità di Gianna.
E’ interessante notare come
ogni azione, all’interno di Villa San Giuseppe, non sia che l’espressione del
servizio gratuito di cui parla Tagore. Un concetto sicuramente non limitato al
contributo di noi volontari; l’essenza del servizio, in definitiva, non si
riduce alla nostra piccola e schematica routine, allo svegliarsi alle 7 del
mattino ogni giorno per aiutare a lavare i piatti della colazione, o al passare
in rassegna ogni stanza dell’albergo per pulirla con aspirapolvere e stracci,
ma è qualcosa di ben più esteso. Quello che colpisce della casa per ferie è il
fatto che gli stessi ospiti contribuiscano in modo attivo a questa macchina di
servizio; il personale serve
Solo più tardi, dunque, alla luce della mia permanenza nella casa per ferie e delle mie riflessioni, sono arrivato a scorgere la profondissima verità e la bellezza del messaggio di Tagore. Un messaggio che va elevato a strumento di interpretazione di vita, oltre che di un’esperienza – quella del volontariato – che altro non è se non una metafora, in scala ridotta se si vuole, del cammino della vita del cristiano. A questo punto, non ci resta che ringraziare per avere servito.