Carissime/i, al mio rientro in Portogallo dalla Guiné-Bissau, dopo sei anni di missione, voglio benedire il Signore che mi ha concesso di far parte di questo popolo e di condividerne le difficoltà e le speranze in un futuro migliore che sembra tardare… In alcuni momenti non si intravvede nemmeno una piccola luce in fondo al tunnel, a causa dalla instabilità che è una costante e che blocca lo sviluppo in questa piccola nazione della Costa Africana.
La mia collaborazione nella segreteria della
scuola mi ha dato l’opportunità di intessere relazioni positive con i genitori
degli alunni, inoltre ho potuto percepire meglio la realtà e le difficoltà
delle loro famiglie. Venendo in segreteria i genitori coglievano l’occasione
per aprirsi alla confidenza e per condividere la loro vita come se ci
conoscessimo già da molto tempo.
Il terreno dove sorge la scuola di S. Paulo, e dove abitiamo
noi, é pure luogo di accoglienza, dove le persone cercano ogni giorno aiuti per
i molti problemi che le preoccupano e
dove, di sabato e di domenica, si riuniscono alcune centinaia di persone, tra
adulti, giovani e bambini, che prendono parte alla catechesi e alla messa
festiva.
Rivedo ancora i piccoli attaccati alle gonne delle mamme,
che cercano di trattenere, perché i loro
passi non sono come quelli degli adulti,
e i bambini, che vanno a scuola a piedi scalzi sul sentiero di terra battuta
sotto un sole accecante, tipico del continente africano.
Ho lasciato per ultimi, tanto mi sembra passato molto tempo, uomini e donne che, con
il sorriso sulle labbra vanno al loro duro lavoro, il viso grondante di sudore,
per guadagnare a fine giornata qualche cosa da mangiare insieme alla loro
famiglia.
La mia esperienza in questa terra non è stata frutto di
casualità. Qui, tra questa gente io ho imparato sia a staccarmi da molte cose,
sia a vivere nella semplicità. Possedere tanto poco ha riempito il mio cuore e
mi ha dato ali per librarmi verso l’infinito. Il cinguettare dei passeri, il
sorriso e le fragorose risate dei bambini mi hanno dato la forza, nel mio
silenzio, di lodare con loro il Signore e mettere la mia vita nelle Sue mani.
La semplicità di ciò che mi circondava, mi ha aiutato a
entrare in me, a spogliarmi di tante cose che sono solo di inciampo nel cammino
di una vita missionaria. Se puoi andare in missione e lasciare un po’ di
profumo, va’, ma non trattenerti! Non ti fermare! Cammina! Altri ti aspettano e il Regno
di Dio deve essere annunciato anche attraverso il tuo lavoro e ancora per ciò
che tu sei e non solo per ciò che annunci. La tua vita parla molto più delle
tue parole.
Né i venti né le piogge potranno distoglierti dalla tua
decisione di partire un giorno per questa avventura, di andare incontro ad un
popolo che ti sta aspettando, di andare incontro ai bambini che giocano e si
divertono con quel minimo di cui dispongono: potrà essere una lattina vuota,
con cui costruire un camioncino; intelligenti e saggi sanno vivere con poco o
quasi niente, ma non perderanno il sorriso di felicità che hanno stampato in
volto.
Lodo il mio Signore che mi ha dato la possibilità di fare
questa esperienza e di vivere questi anni inserita in un’altra cultura, con
tante tradizioni, con svariatissime etnie, tra gli odori, il caldo soffocante,
le montagne di immondizie, le strade non transitabili nei giorni di pioggia che
rallenta gli spostamenti e, sia che tu sia a piedi o in macchina, ti ci
vogliono molte ore prima che tu arrivi a destinazione. Ma la pazienza è una
costante, adottare la rassegnazione e andare avanti... Andare avanti per costruire un mondo più
umano e solidale è l’urgenza dei nostri tempi nel pianeta Terra.
Posso affermare che, per andare
in missione, non servono molte cose, soltanto un grande distacco e
spogliamento, portare con sé unicamente il minimo indispensabile, ovvero, solo
e soltanto l’Amore. Mosse unicamente dall’Amore, come ci chiede Papa Francesco,
potremo diffondere nel mondo il Regno di Dio, forti dell’azione trasformatrice del suo Spirito.
Canterò al Signore per tutto
quanto ha fatto per me.