Entro nel silenzio: del corpo (cerco una posizione in cui stare comoda, ma concentrata e ferma), della mente, del cuore, della bocca.
Prendo consapevolezza della
presenza di Dio, che vuole parlarmi e invoco lo Spirito Santo.
Leggo attentamente il brano. Se siamo in gruppo una persona proclama la
Parola:
Gv 2,13-22
In silenzio rileggo, cercando
di cogliere, anche sottolineando, le
parole o frasi che attirano la mia attenzione, che suscitano un sentimento di
commozione, di gioia, di timore, che provocano perplessità, incomprensione…
Per cogliere il significato di
alcune frasi o parole, è utile andare a leggere ciò che precede il brano che
voglio meditare, o cercare in altri brani frasi simili. Si tratta di leggere la
Bibbia con la Bibbia.
È molto utile entrare nell’episodio descritto, fare
la composizione del luogo:
immaginare il posto, al situazione, le persone, l’avvenimento che viene
narrato, e porre me stessa all’interno del racconto, trovare il mio ruolo;
posso identificarmi con uno dei personaggi presenti, comunque è importante coinvolgermi in ciò che leggo.
Medito. Se
siamo in gruppo, una persona può suggerire alcuni spunti di meditazione.
v.
13: … la Pasqua… a Gerusalemme
La Pasqua è la festa della
liberazione che prepara l’alleanza nuziale tra Dio e il popolo. Gerusalemme è
la città santa, la città di Dio, la città dell’alleanza. È la sposa, l’amata.
Il segno dell’alleanza è il tempio dove Dio abita nel cuore della città. Dopo
il segno a Cana, dove si rivela come lo Sposo, Gesù sale a Gerusalemme per la
Pasqua. Va a cercare la sua sposa. Per liberarla.
vv.
14-15: … fece
una frusta di cordicelle … gettò a terra…
Ma quando lo Sposo viene nella sua casa, trova la sposa, liberata un tempo dalla schiavitù politica, schiava dell’idolatria, intenta a mercanteggiare l’amore. Di quell’amore totale e gratuito che Dio offre, la sposa ne fa mercato. Crede di comprare con denaro, con offerte di animali, la benevolenza di Dio, che invece offre se stesso e il suo Unigenito per amore. Poiché il grande potere, nelle relazioni umane, è quello del denaro, anche nella relazione con Dio, il vero potere è riconosciuto al denaro. E così anche davanti a Dio l’umanità si deve dividere in ricca o povera, a seconda del denaro che ha per comprare l’offerta del sacrificio.
La reazione violenta di Gesù è
segno profetico, manifesta la sua passione d’amore, perché l’amore che si
compra è prostituzione. Il tempio, luogo sacro dell’Amore è trasformato in
luogo di prostituzione. Dio non si compra con l’offerta di agnelli e buoi.
Entra nel tempio il vero Agnello di Dio che offre se stesso al popolo per
liberarlo dalla mortale idolatria.
vv.
16-17: … ai venditori di colombe… non
fate della casa del Padre mio un mercato!
La colomba è simbolo di
Israele. Nel Cantico dei Cantici, l’innamorato così si rivolge all’amata:
“Alzati, amica mia, mia bella, e vieni, presto!
O mia colomba, che stai nelle
fenditure della roccia, nei nascondigli dei dirupi, mostrami il tuo viso, fammi
sentire la tua voce, perché la tua voce è soave, il tuo viso è incantevole”.
(Ct 2,13-14).
E nella Casa del Padre, le
colombe immagine della sposa, vengono vendute. Ancora un’immagine dell’amore
sottoposto a mercato, segno del tradimento dell’amore. La casa è il luogo
dell’amore nuziale, della fedeltà, dell’intimità tra lo sposo e la sposa. La
casa dell’Amore di Dio è profanata, insozzata dall’idolatria: il vero dio di
cui si riconosce il potere è il denaro, tradimento dello sposo e schiavitù
della sposa. Questa ira di Gesù rivela la gelosia di Dio. Dio è geloso di noi,
nel senso che ci difende, a costo della sua vita, dall’idolatria che ci uccide.
E i discepoli cominciano a
comprendere le parole del salmo 69: “La passione per la casa dell’amore mi
divora”.
vv.
18-21: “Distruggete questo tempio e in
tre giorni lo farò risorgere”
I giudei chiedono a Gesù le
credenziali dei segni, per poter riconoscere la sua autorità. Anche a noi,
troppo spesso, non bastano la Parola e la Vita di Gesù per credere, chiediamo
segni straordinari, miracoli. Ma l’unico segno sarà l’antisegno: il crocifisso!
L’esatto contrario di ciò che ci aspettiamo: aspettiamo i segni del potere. Ci
verrà dato il segno della debolezza dell’amore.
Con questo gesto della
purificazione del Tempio, Gesù vuole purificare noi, liberarci dall’idolatria e
dalla schiavitù del denaro e del potere che con esso crediamo di acquistare.
E vuole rivelarci che il vero
tempio non è più quello di pietre e in muratura. Il vero Tempio è Lui e viene
distrutto: anche di Lui fanno mercato, venduto per trenta denari! Ma Lui non si
vende al successo e alla menzogna, per questo muore, fedele all’amore del Padre
e fedele all’amore anche verso coloro che lo uccidono, perché piova su loro il
perdono del Padre e abbiano la vita eterna. E la risurrezione al terzo giorno
suggella la vittoria dell’amore sulla morte.
v.
22: Quando fu risuscitato dai
morti…
Noi siamo discepoli, siamo la
chiesasposa, ma come i discepoli di allora ancora oggi proviamo disagio di
fronte a questa scena, a questo comportamento di Gesù. Ci sembra che
contraddica tutto ciò che egli ci rivela dell’amore e della misericordia.
L’evangelista dichiara che solo se abbiamo contemplato il crocifisso risorto
possiamo accogliere questo segno che Gesù compie. È la stessa passione d’amore
che lo ha condotto a offrirsi liberamente alla passione dolorosa e alla morte
di croce. Non ha reagito con la frusta contro chi oltraggiava e torturava lui.
Ma reagisce con la frusta contro chi, in nome dell’onore da offrire a Dio,
rende schiava la sua sposa e oltraggia il Padre.
Lasciamoci stupire dall’agire
di Gesù, lasciamoci stupire dalla sua croce, che è la piena rivelazione di Dio.
E lasciamo che ci scandalizzi la passione del suo Cuore, se è la sua arma per
distruggere immagini false e idolatriche che ancora inquinano il nostro
rapporto con lui, lo Sposo che ama e si dona, non l’idolo che attende di essere
conquistato con preghiere e offerte a pagamento.
Se siamo in gruppo, dopo qualche momento
di silenzio, è bene fare la condivisione, dove ciascuno parla e ascolta, senza
discussione. È lo Spirito che parla in ognuno.
Infine prego o preghiamo a partire dalla
Parola ascoltata.