Convegno Internazionale della Vita Consacrata
Ho
partecipato a Roma, dal 3 al 6 maggio, al convegno
internazionale “Consecratio
et consecratio per evangelica consilia… riflessioni, questioni aperte, cammini
possibili” organizzato dalla Congregazione per gli Istituti di Vita
consacrata e le Società di vita apostolica, presso la Pontificia Università
Antonianum.
A partire da un’attenta e critica lettura
dell’effettiva realtà presente oggi nella Chiesa il Dicastero ha avviato una
riflessione sui diversi significati che vengono attribuiti alle espressioni
“consacrazione” e “vita consacrata”. Il desiderio era quello di coinvolgere i
membri delle diverse forme di vita consacrata, delle associazioni di laici e
dei movimenti nella riflessione intorno ad alcune quaestiones
individuate in un Seminario sulla stessa tematica, che ha visto la
partecipazione di teologi, canonisti ed altri esperti.
“Rappresentiamo un popolo numeroso nella Chiesa e cerchiamo insieme di
permettere che il vino nuovo di Gesù rinnovi gli otri della vita consacrata,
affinché sperimentiamo la gioia del Vangelo e aiutiamo il Signore a donarlo a
tanti altri che si avvicinano a noi. Se da una parte la Chiesa ci assicura che
tutte le forme di consacrazione vera sono un dono dello Spirito Santo per la
vita di tutto il corpo ecclesiale, dall’altra abbiamo bisogno di criteri
autentici per discernere quello che sta succedendo”, così il cardinale João Braz de Aviz, prefetto della Congregazione, ha
accolto più di 600 partecipanti, giunti da tutto il mondo. “Nelle circostanze attuali, prendere coscienza più chiara della
consacrazione battesimale che ci ha generati figli di Dio e costituiti fratelli
e sorelle nella passione, morte e resurrezione del Signore – ha continuato
il cardinale -, ci potrà anche aiutare a
capire meglio il senso della consacrazione in maniere
diverse ma complementari all’interno
del popolo di Dio”.
La prima relazione è stata quella della teologa suor Nuria Calduch, che ha
offerto una visione d’insieme sulla consacrazione sottolineando le dimensioni
profetica e sapienziale della vita consacrata. Si è poi soffermata sui passaggi
del Vangelo nei quali si riflettono le dimensioni essenziali della vita
consacrata: consacrazione, vocazione e vita in comune. Subito dopo,
l’intervento a due voci di mons. José Rodríguez Carballo, arcivescovo
segretario e suor Carmen Ros Nortes, sottosegretario, ha offerto una sintesi
del cammino percorso finora e tracciato gli obiettivi del convegno. “La consacrazione – ha affermato Mons.
Carballo – non è statica, non è un atto
escludente, ma un processo integratore di differenze. Dietro ogni espressione
utilizzata per definire la vita consacrata c’è una ricchezza teologica e
carismatica da non perdere. Se la vita consacrata è un mosaico di carismi,
questi non possono essere definiti, ma ‘raccontati’, ‘narrati'”. Suor Ros
Nortes, ha sottolineato l’importanza di portare avanti nuove riflessioni, “per non rimanere fermi a schemi vecchi o
inappropriati, ma per comprendere meglio qual è il nostro oggi come consacrati
nella Chiesa e nel mondo”.
Papa Francesco, in udienza all’aula Nervi, ai Partecipanti al Convegno internazionale degli Istituti di Vita Consacrata - maggio 2018, ha indicato i criteri autentici che guidano nel discernimento: … “Mi sono domandato: quali sono le cose che lo Spirito vuole si
mantengano forti nella vita consacrata? … Queste sono colonne che rimangono,
che sono permanenti nella vita consacrata: la preghiera, la povertà
e la pazienza.
… La preghiera è tornare sempre alla prima chiamata … ritornare a
quella Persona che mi ha chiamato … è tornare dal Signore che mi ha invitato a
esserGli vicino. Tornare da Lui che mi ha guardato negli occhi e mi ha detto:
“Vieni. Lascia tutto e vieni”. … E la preghiera è quello che fa che io lavori
per quel Signore, non per i
miei interessi o per l’istituzione nella quale lavoro. … La preghiera, nella
vita consacrata, è l’aria che ci fa respirare quella chiamata, rinnovare quella
chiamata. … Non si può vivere la vita consacrata, non si può discernere ciò che
sta accadendo senza parlare con il Signore.
… La povertà è la madre, è il muro di contenimento della vita consacrata. … Senza
povertà non c’è fecondità nella vita consacrata. Ed è “muro”, ti difende. Ti
difende dallo spirito della mondanità … il diavolo entra dalle tasche. …
Povertà secondo le regole, le costituzioni di ogni congregazione. … Ci sono tre
scalini per passare dalla consacrazione religiosa alla mondanità religiosa. …
Primo: i soldi, cioè la mancanza di povertà. Secondo: la vanità, che va
dall’estremo di farsi “pavone” a piccole cose di vanità. E terzo: la superbia,
l’orgoglio. E da lì, tutti i vizi.
… La pazienza. … Entrare in pazienza è un atteggiamento di ogni consacrazione, che va
dalle piccole cose della vita comunitaria o della vita di consacrazione, che
ognuno ha, in questa varietà che fa lo Spirito Santo … Dalle piccole cose,
dalle piccole tolleranze, dai piccoli gesti di sorriso quando ho voglia di dire
delle parolacce …, fino al sacrificio di sé stessi, della vita. … E anche
pazienza davanti ai problemi comuni della vita consacrata: pensiamo alla
scarsità di vocazioni. … Manca la pazienza e finiamo con l’“ars bene moriendi”. Posso domandarmi:
… accade nel mio cuore? La mia pazienza è finita e vado avanti sopravvivendo?
Senza pazienza non si può essere magnanimi, non si può seguire il Signore: ci
stanchiamo. Lo seguiamo fino a un certo punto e alla prima o alla seconda
prova, ciao. … Questa “ars bene
moriendi”, è l’eutanasia spirituale di un cuore consacrato che non ce la
fa più, non ha il coraggio di seguire il Signore. E non chiama …
… State attenti su queste tre “p”: la preghiera, la povertà e la pazienza.
State attenti. E credo che piaceranno al Signore scelte – mi permetto la parola
che non mi piace – scelte radicali
in questo senso. Siano personali, siano comunitarie. Ma scommettere su questo.
… E vi auguro fecondità. Mai si sa
per quali vie passa la mia fecondità, ma se tu preghi, se sei povero, se sei
paziente, stai sicuro che sarai fecondo”.
L’incontro è continuato in tempi di confronto tra tutti i partecipanti e in
lavori specifici per le distinte realtà Ordo virginum, Istituti religiosi, Società di vita
apostolica, Istituti secolari, Nuovi istituti e nuove forme, Associazioni e
Movimenti. I lavori di gruppo sono stati uno spazio importante di incontro tra
le persone e la condivisione di riflessioni ed esperienze sulla
consacrazione, sul carisma, sulla fraternità e missione. Spazio di confronto dove riconoscere gli elementi comuni di sequela Christi, lo
specifico di ogni realtà, la necessità di avviare cammini di rinnovamento per
una cultura della formazione permanente, di integrazione tra culture differenti
e avviare processi di dialogo tra le radici di fondazione e l’oggi.
A
conclusione di questi tre giorni, il cardinale João Braz de Aviz, ha indicato che: “Dobbiamo continuare a camminare insieme, in
modo sinodale, perché lo Spirito Santo parla solo dove c’è armonia di vita
fraterna”. La riflessione sul tema della “consacrazione”, iniziata in
questi giorni, deve essere ulteriormente sviluppata, prima di tutto dalla
prospettiva teologica, tenendo conto degli insegnamenti del Vaticano II e del
Magistero; tutto questo è fatto meglio in comunione con altri Dicasteri. Da
parte sua, mons. José Rodríguez Carballo, Arcivescovo Segretario, ha affermato:
“La consacrazione è una realtà dinamica, in
itinere… È una identità in relazione, perché il carisma ha un aspetto
relazionale. Possiamo essere l’aurora della Chiesa – come ieri
ci ha detto il Papa – se camminiamo
insieme, in comunione con la Chiesa e in comunione con il mondo”.
Sono stati
giorni intensi ma belli, si è respirato un’aria nuova… il desiderio di un
rinnovamento che sappiamo essere difficile perché passa per la vita di
ciascuno, ma che si è visto nei modi di condurre, nelle riflessioni aperte,
nell’accoglienza della diversità e nel creare fraternità.