Dopo le esperienze di crescita vissute attraverso i campi ad Assisi e Torino, sulle orme di testimoni della fede e della carità, come San Francesco e Don Bosco, quest’ anno ci è stato proposto dalla nostra coordinatrice Lucia Capriotti un’esperienza di incontro e condivisione con bambini e giovani in Albania. Non è facile scrivere in poche righe quello che ha significato per me questo viaggio, ma i ricordi ancora vivi fanno sempre bene anche perché ti aiutano a crescere. Le sensazioni che mi hanno accompagnato inizialmente sono stato “entusiasmo” ma anche “preoccupazione”, inconsapevole di quello che quest’avventura mi avrebbe riservato! Appena entrato in contatto con il popolo albanese ed in particolare i bambini tutte le mie paure sono svanite, per la prima volta nella mia vita mi sono subito sentito a mio agio in un ambiente tanto lontano, tanto diverso dal nostro e che mi ha fatto crescere tantissimo. In particolare ciò che di più mi ha sorpreso è il fatto che si accontentassero per le semplici cose: bastavano delle coroncine di carta,dei palloncini colorati, una spugna piena d’acqua o ancora un semplice saluto, una carezza, per regalare loro un pizzico di felicità, un modo di vivere la vita del tutto diverso da quello che viviamo noi e che mi ha portato ad interrogarmi sulla consistenza della mia gioia troppo legata all’”esteriorità” ed all’”avere”. Durante i 10 giorni la mia voglia di fare è andata gradualmente aumentando: ho cercato di dare il meglio di me, mettendoci passione, entusiasmo, allegria, e bastava guardare i loro occhi, per capire che quello che stavo, o meglio, stavamo facendo era per loro un motivo di gioia. Durante questo soggiorno significative sono state le visite a luoghi importanti della città che ci ha ospitato, Scutari, uno tra questi :il Convento delle Suore Clarisse. Dopo dopo un breve incontro con il quale, attraverso le loro testimonianze, le suore hanno raccontato degli anni bui e pieni di orrore trascorsi a causa del Comunismo, abbiamo visitato all’ interno del convento stesso i luoghi dove i cattolici venivano imprigionati e torturati dai comunisti. Che cosa mi porto a casa di quest’ esperienza? Sicuramente l’esempio di generosità e di bontà dei ragazzi albanesi,i quali mi hanno aiutato ad comprendere meglio la lingua e la loro cultura. Custodirò per sempre nel cuore il sorriso e i piccoli gesti di attenzione da parte di quei bimbi dai nomi insoliti ma che ho imparato ad uno ad uno. Porto il senso del servizio grazie all’esempio di Padre Gianni,Padre Giuseppe,Padre Mario e Padre Antonio che non ci hanno fatto mancare nulla, permettendoci di vivere un esperienza unica ed indimenticabile, con la consapevolezza che l'aiuto più forte e più grande è arrivato dall'alto con la presenza viva di Gesù Cristo in mezzo a noi. Porto a casa il ricordo di questa terra così ricca di colori, con la sua gente caratterizzata da una forte spiritualità, sete di relazioni e quel desiderio di “essenzialità” che oggi noi tutti dovremmo riscoprire. Infine grazie a questa breve ma intensa esperienza ho avuto la possibilità di conoscere persone nuove che hanno accresciuto la mia Fede e che mi hanno premesso di affrontare al meglio quest’ avventura che ha segnato in maniera significativa il mio percorso personale.