Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
La COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede centrale a Bologna, ma è diffusa in varie regioni d'Italia, in Portogallo, in Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.
News
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09 / 08 / 2024
Agosto 2024
Edvige Terenghi, amministratrice centrale, visita i gruppi in Mozambico....
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Edvige Terenghi, administradora central, visita os grupos em Moçambique....
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09 / 08 / 2024
19 ottobre 2024
Assemblea italiana, in presenza, a Bologna, e in collegamento online...
camminare e condividere
Al termine di quest’anno
2022 ho sentito la necessità di fare una sintesi sui nostri ritiri svolti
durante l’anno, riflettere sui
contenuti ma soprattutto su quanto hanno
provocato nella mia vita. Ho preso coscienza che è stato un cammino molto
positivo. In questa condivisione cerco di far emergere alcuni aspetti che mi
hanno stimolato e che devo tenere
presenti per il futuro. Devo dire che ogni ritiro mensile mi ha sollecitato a trovare la maniera di
come concretizzare il contenuto del tema soprattutto nel mio quotidiano.
Anche l’aspetto del clima contemplativo che si è vissuto lo sento come richiamo a rivedere la mia vocazione, cioè a
come vivo la realtà di essere compagna
di viaggio con Gesù, facendogli spazio nel mio cuore.
È un cammino con Lui attingendo forza dalla sua Parola e
anche su quanto ci chiede il nostro Regolamento di Vita al n. 72: “… trovare la nostra realizzazione di donne e
di consacrate nel dono progressivo di noi stesse nella vita dell’amore oblativo”. Le varie
riflessioni mi hanno portato a riflettere e rivedere il mio cammino
vocazionale, sia scoprendo i miei punti di forza che quelli di debolezza. Su
come elaboro questi aspetti nella lotta quotidiana della vita, sia a livello personale
che comunitario; a come accogliere l’altra perché ogni persona ha le sue
qualità ed i suoi limiti. Per cui è
importante riflettere anche sulle relazioni che abbiamo. Spero che in ogni mia
relazione ci sia sempre una benedizione, anche piccola, perché anche la più
piccola benedizione è sempre importante. Essere capace anche di dire poche
parole ma che siano di speranza, che non feriscano le persone. Cercare di
essere persone la cui presenza è sempre positiva, che sa ricominciare perché la relazione è
come una pianta che va coltivata…
In questo
impegno che ciascuna prende a cuore è importante anche la condivisione, cioè
prendersi tempo per comunicarci le gioie e le speranze che abbiamo in cuore, in
modo che si rafforzi la comunione, sia
che si tratti di condividere esperienze di formazione, esperienze nella
comunità, esperienze nel lavoro dove siamo impegnate. Tutto questo ci aiuta ad
imparare gli uni dagli altri, a riconoscere la novità che ciascuno possiede.
Possiamo aprirci all'opera di Dio a
partire dalle esperienze di vita che viviamo, perché la presenza di Dio in noi
è anche chiamata. Dio ci chiama non solo
a riceverlo, ma anche a “essere come lui”con l’aiuto degli altri.
Dio non smette
mai di amarci, anche quando commettiamo errori e peccati. Anche se alcune volte siamo state infedeli, Dio ci
mostra ancora la Sua misericordia. La presenza di Dio nel mondo è un segno del
suo amore e della sua fedeltà per salvare l'umanità.
Noi siamo segno della presenza salvifica di Dio; come
esseri umani amati da Dio, dovremmo
amare Lui e gli altri con tutto il cuore in modo buono e saggio. Il segno della
presenza di Dio che ama l'uomo, in realtà non ha bisogno di essere notato solo
in grandi opere, ma si può vederlo anche attraverso piccole e semplici azioni.
Gli amici sono importanti e
necessari nella nostra vita. Spesso, quando viviamo problemi di sofferenza, di
dolore, abbiamo davvero bisogno che gli amici ascoltino quanto abbiamo nel nostro cuore. Se quando soffriamo per un
lutto o siamo nei guai e un amico viene a confortarci, entra in empatia, la sua
attenzione è vera amicizia. Un vero
amico è tale quando è capace di comprendere la nostra situazione che stiamo
vivendo. Come per gli apostoli che si sentivano persi, confusi come i discepoli
di Emmaus, quando Gesù era morto. La notizia della risurrezione di Gesù che poi
è stata diffusa e loro hanno creduto, il loro dolore si è trasformato in gioia,
perché Gesù era tornato in mezzo a loro. Il senso di dolore e delusione chiude
gli occhi del cuore alla presenza di Dio. Quando siamo in difficoltà,
addolorati, profondamente delusi, gli occhi del nostro cuore non sono più in
grado di vedere chiaramente la realtà.
Attraverso il racconto del cammino dei due discepoli verso Emmaus, siamo
invitati ad essere sensibili alla presenza di Dio in ogni evento della nostra
vita. Nel nostro viaggio della vita, potremmo sentirci ansiosi, confusi, tristi
o forse anche senza speranza. Anche così, dovremmo cercare di sentire la
presenza di Dio, che viene come amico per confortarci, aiutarci e stare con
noi. In ogni evento della nostra vita, ricordiamoci sempre di includere Dio.
Egli ci guiderà sulla via della luce e ci libererà dalle catene della delusione
o della disperazione. È importante testimoniare in ogni evento della
nostra vita la presenza di Gesù. Egli è
un fedele compagno del nostro cammino.
Gesù non vuole che attraversiamo
da soli questo traguardo verso la santità. Perciò «Gesù mandò i suoi discepoli
a due a due» (Mc 6,7), come compagni di viaggio. Ha dato loro il potere dello
Spirito Santo in modo che potessero controllare i desideri disordinati e scacciare
gli spiriti maligni. Per questo c’è lo Spirito Santo che ci rende sempre
consapevoli che apparteniamo a Dio per lodare la sua gloria (Ef 1,14). Essendo
inviati a due a due, abbiamo dei compagni e a vicenda ci sosteniamo e ci incoraggiamo nei nostri
impegni missionari. Gesù ha dato un
messaggio, in modo che "non prendiamo nulla per strada tranne un
bastone" in modo che sia più facile per noi sperimentare le
"benedizioni spirituali" e la provvidenza di Dio.
È una meta che
ci aiuta a vivere il NOI CM ... è una grazia e un dono di cui sono molto grata,
perché questa appartenenza mi aiuta a crescere, a sentire, vivere e attuare le
dinamiche della vita , sia le dinamiche nella comunità in cui vivo, la comunità
di lavoro e la comunità CM.
Entrare ed essere coinvolti nelle dinamiche della vita come CM, mi fa
riconoscere la bellezza della vocazione
come dono, attraverso un processo di
comunione che ci aiuta a collaborare per costruire insieme il progetto di Dio. Come Missionarie del Sacro
Cuore di Gesù, e considerandoci le prime missionarie (in Indonesia), ci viene
chiesto anche di essere testimoni della
risurrezione come ha fatto Maria
Maddalena: una testimonianza di gioia e di fede, che devo comunicare a coloro
che mi sono vicini. Questa comunione che viviamo diventa forza per la mia
vocazione e mi aiuta nei momenti difficili a cambiare la mia prospettiva sul processo di risposta
alla chiamata nella CM. Io penso che per fare questo viaggio e arrivare a
questa meta sia importante anche la formazione continua, una guida continua,
una costante ricerca e allenamento del cuore, in modo da costruire la vita con
saggezza e fedeltà. La domanda che
dobbiamo tenere presente in questo cammino è: che tipo di vita costruisco?
Spero con l’aiuto di Dio, che ha iniziato a
seminare questa vocazione nella mia vita
come opera molto buona, mi aiuterà a portarla a termine. Grazie mio Dio per la grazia della chiamata,
concedimi la grazia della fedeltà.
Lucy, quarta da sinistra, con le colleghe di lavoro
indonesia
MISSIONARIE DI VITA IN FAMIGLIA
mudji_cm@yahoo.com tetty_cm@yahoo.com luhairone@gmail.com lucycm72@yahoo.co.id tipit_black@yahoo.com
nuove case... nuove storie... nuove esperienze
E’ quasi un anno che ho cambiato casa. Dove vivo ora è un edificio a tre piani con 21 stanze e a questo indirizzo: Jalan Bangau No. 42
Palembang. E’ un edificio grande che appartiene alla Fondazione Xaverius di Palembang ed è vicinissima al mio lavoro. La finalità di questa casa è quella di ospitare ragazze e donne che
lavorano come dipendenti della Fondazione Xaverius e non hanno
un luogo dove vivere. Queste persone occupano le stanze del primo e secondo piano, mentre il terzo piano è riservato per altri che non fanno parte della Fondazione. Ogni
piano ha la sua cucina. Insomma è un tipo di pensionato nel quale io ho la
responsabilità della gestione. In questo momento ci sono 10 persone provenienti da varie isole, tribù e
lingue indonesiane. Alcune di loro lavorano come insegnanti, lavoro d’ufficio nella parte amministrativa e altre studiano.
Sabato 14 luglio 2018 la casa è stata inaugurata e benedetta dal presidente del consiglio di amministrazione della Fondazione
Xaverius. Erano presenti tutti i presidenti delle
scuole di Palembang, la nostra “comunità di base” Santa Rosa e la vicina comunità del seminario. Un momento molto importante è stata l’apertura, quando Padre
Priyo SCJ, direttore della Fondazione, mi ha raccomandato di svolgere questo lavoro con responsabilità e ha comunicato ai presenti il mio compito. Padre Koro e tutti i partecipanti hanno accolto la notizia con gioia e hanno concordato.
Abitare una nuova casa, occupare un posto nuovo porta sempre con sé una certa novità
nella propria vita, insieme all’incertezza di fronte a qualcosa di estraneo. Significa cioè che devi
aggiustare la tua vita, la tua situazione a quel posto. Questo è quello che ho vissuto e sentito quando ho cominciato a vivere in questa nuova casa . Il tempo è
trascorso in fretta e oggi mi pare di aver già svolto un sacco di cose. Ecco alcuni
aspetti concreti e pratici che ho dovuto affrontare:
Y Pensare alle strutture domestiche
Y Decidere quali spazi lasciare liberi per renderla piu comoda
Y Piantare fiori nel cortile per renderla più
accogliente
Y Controllare l’acqua e l’elettricità in modo che l’utilizzo venga fatto con responsabilità, così che la spesa sia meno costosa
Y Fare attenzione alle persone che abitano la casa
Y Tenere in ordine tutto cio che fa parte della casa, in
modo da rendere la permanenza serena e comoda.
Il programma giornaliero per ora è questo: dal lunedi al sabato tutte lavoriamo, al pomeriggio o verso sera torniamo a casa. Le ragazze
sanno che sono una missionaria CM. Se ci sono attività nella “comunità di base” Santa Rosa, che è il quartiere dove abitiamo, anche noi partecipiamo. Alle volte ci
troviamo anche per pregare… Vivere insieme così in tante, e diverse tra noi, non è sempre così comodo e facile come quando si vive da sola nella propria casa. I nostri giorni poi non sono
sempre uguali, a volte devo sentire lamentele, ascoltare urla
improvvise quando per esempio viene a mancare l’elettricità o non c’è più acqua …
Il momento della giornata che più mi piace è la sera. Perche? Perchè di sera dopo il lavoro ci ritroviamo tutte. Difficilmente
usciamo, quindi possiamo avere il tempo a nostra disposizione per condividere il nostro vissuto, soprattutto quanto ci ha fatto bene e quanto ci ha
infastidito nella giornata trascorsa; condividiamo la stanchezza e anche un po’
di nostalgia. E’ uno spazio che in maniera spontanea diventa quasi una
valutazione del nostro quotidiano; ci comunichiamo anche le piccole cose che sono successe al lavoro. Queste ore diventano preziose per tutte, perché a volte la fretta che
abbiamo non ci permette di trovare tempo per guardarci in faccia. Sono momenti
che ci aiutano anche a conoscerci meglio. Cerchiamo inoltre, di vivere insieme
anche le feste. Se c’e un compleanno, collaboriamo tra noi, condividiamo con gioia la festa e la gioia di stare insieme. Non manca la creatività
come l’altra notte quando alle ore 24 siamo andate a svegliare Mareta perché
era il suo compleanno! Una bella sorpresa per la festeggiata. Da parte mia
cerco di dare il meglio di me stessa, di essere attenta a quanto le giovani
hanno bisogno. Mi sento come una mamma che fa di tutto per vederle serene, per il loro bene. Grazie .
voglia di scrivere
Questo pomeriggio mi è stato ricordato da Santina di
scrivere qualcosa sulla pastorale nella scuola, luogo e ambiente dove svolgo il
mio lavoro.
In questo periodo la
mia testa è piena di idee, con tanta voglia di scrivere libri per bambini. Sono
anche ansiosa di conoscere i risultati di alcune riflessioni che ho proposto ai
ragazzi della mia scuola. Le loro risposte mi aiuteranno a scrivere qualcosa
sulla figura della madre oppure raccontare il tipo di relazione che hanno con
la mamma o col papà. Naturalmente prevedo già che le loro risposte saranno
molto varie, perché ogni bambino ha un’esperienza diversificata sia con la
madre sia col padre. Non tutti hanno relazioni normali, affettuose… forse la
maggior parte di loro ha relazioni molto difficili e tristi, fragili. E’ così
che questo pomeriggio, con questi pensieri e la testa un poco confusa, prima di
scrivere le mie idee pastorali sulla scuola, sono stata costretta a scaldarmi un po’ d’acqua
sul fornello e preparare un buon caffè, per svegliare e ordinare le idee che ho
in testa.
Ho camminato avanti e indietro per capire il filo giusto
per cominciare. Ho aperto un libro e ho trovato un foglio scritto di Elisabetta
Todde, una preghiera: riflessione sui doni dello Spirito Santo. Elisabetta era
una sorella che amava molto scrivere su Vinculum… Ritrovando un suo ricordo, ho
pensato alla mano di Dio che mi veniva offerta per scrivere le mie idee.
“Vieni Santo Spirito e donaci la Sapienza. La
Scienza e la tecnica umana non sempre bastano: abbiamo bisogno di Sapienza per
gustare la nostra vita. La tecnica ci dice quello che è possibile fare, la
Sapienza quello che è lecito. La tecnica prepara cuori artificiali, la Sapienza
cuori saggi. La tecnica ci rende potenti, la Sapienza ci fa uomini…”
Grazie Elisabetta sei stata una
cara sorella. Anch’io sento di avere una certa passione per scrivere… un
sentimento vivo, come se fossi innamorata di quest’arte. Quando le persone si
innamorano sentono dentro di sé una grande energia che vorrebbero comunicare
agli altri. Qualche tempo fa oltre a scrivere per Vinculum, ho trovato un'altra
maniera per esprimere questo mio desiderio. Nel periodo 2001-2004 sono stata
insegnante e guida degli studenti che venivano alla Casa di ritiro Rumah Retret
di Palembang. Ricordo che in quel periodo ho scritto molto: poesie e
riflessioni, materiale vario, che ho già pubblicato in quattro libretti insieme
ad altre insegnanti che hanno la stessa sensibilità. Adesso mi piacerebbe
annotare le molte idee e i sogni che appartengono a studenti, pensieri che
possano favorire l'entusiasmo, sviluppare i talenti e gli interessi degli
studenti stessi. Sono contenta perché quest‘arte dello scrivere può contribuire
a lavorare di più sulla crescita e sullo sviluppo della vita dei ragazzi e dei
giovani. A volte mi viene il desiderio di inventare cose nuove, metodi nuovi di
insegnamento per la scuola, per gli studenti.
Nel 2011, dopo essere tornata da Bologna, sono
stata inserita in una scuola unica e piccola dove ora sono vice preside. Qui ho
trovato un’altra realtà: bambini, ragazzini di 11-14 anni alcuni un po’
fragili, un po’ carenti per la mancata attenzione dei loro genitori. Tra di
loro alcuni hanno grandi problemi: feriti, scoraggiati nell'apprendimento, non
si sentono accettati in famiglia. Qualche insegnante si lamenta perché questi
bambini, oltre ad essere difficili da seguire, faticano a stare attenti. Sono
molto distratti e per questo non seguono bene le lezioni. Noi non possiamo
cambiare il materiale didattico che ci viene consegnato. Ma possiamo adattarlo
alle varie situazioni in maniera che i ragazzi siano educati al senso etico e
religioso. Mi dispiace vederli così disorientati, ma anche da parte delle insegnanti
alle volte vedo una certa insofferenza e incapacità di gestire le varie
situazioni. Perciò spesso, li invito a praticare la meditazione per liberare la
mente, per fare sogni per il futuro e insieme trovare maniere diverse, nuove e
anche rilassanti.
In questo terzo millennio, in cui
si usa Whatsapp, ci troviamo invasi da messaggi - video musicali, corti e brevi
che trasmettono anche la parola del Papa. Mi piace usare questo mezzo e spesso
mi ritrovo in classe ascoltandoli insieme agli studenti. Secondo me il Papa,
nel suo
parlare, è molto vicino alla lingua dei giovani. Molti messaggi di papa
Francesco hanno toccato il mio cuore di insegnante e anche quello dei bambini.
Alle volte sono messaggi semplici che riportano alcune sue indicazioni: come
essere santi nel quotidiano, attraverso piccoli gesti, come salutare amici e
parenti, dire grazie per le piccole cose, sorridere e scusarsi se abbiamo torto
ecc. All'inizio per i ragazzi tutto questo sembrava difficile, ma poco a poco
hanno provato a fare piccole cose, salutarsi, dire grazie, scusarsi, sorridere,
tutto con amore. Il mio desiderio è quello di farli crescere, poter far capire
che attraverso questi gesti quotidiani possono sentire l'amore dei genitori per
loro finalmente concretizzato.
Adesso ho tra le mani le loro
risposte al mio questionario, mi piacerebbe raccogliere in un piccolo libro il
loro lavoro. Ciascuno ha creato una storia semplice, breve, di soli tre
paragrafi, ma sono scritti toccanti che commuovono. E’ una maniera per
esprimere il loro semplice amore ai loro genitori. Degli 80 ragazzi che hanno
scritto, ho già scelto 35 idee da proporre loro. Sento che questo potrebbe
diventare un piccolo libro, una piccola loro storia con la mamma o il papà.
Alcuni sono messaggi da consegnare ai loro genitori, eventi di vita semplice, a
volte messaggi molto duri e tristi. Ma in fondo c’è sempre una parola di
gratitudine perché vivono in attesa dell’amore della madre e del padre.
La Chiesa cattolica dal Concilio
Vaticano II fino ad oggi ha pubblicato vari documenti riguardanti l'educazione
cattolica come istruzione. Io, missionaria, che lavoro come
insegnante in una scuola cattolica, sento la responsabilità di aiutare gli
studenti cattolici a crescere e svilupparsi nella loro fede e a praticarla.
Quindi, ovviamente, il mio primo compito è quello di conoscere questi documenti
e impostare il mio lavoro sulle linee che vengono date. Mi sento pienamente
coinvolta nelle direttive della Chiesa, per svolgere il mio lavoro come un
servizio e assistere gli studenti in cose pratiche e semplici.
Concretamente collaboro con i
gruppi del coro di studenti, con gli accoliti; nella catechesi per i giovani,
li seguo nella partecipazione all'Eucaristia, nella processione all'offertorio.
Accompagno i ragazzi in questo cammino di fede: con loro preparo l'Eucaristia
ogni primo venerdì del mese, insegno loro il raccoglimento, e insieme viviamo
il mese della Bibbia a livello nazionale (in Indonesia è il mese di settembre),
il Rosario in ottobre e maggio, il tempo della Quaresima, l'Avvento. Cerco il
metodo per presentare gli orientamenti della Chiesa locale e universale in
maniera semplice ma incisiva.
Rimane aperta la sfida per
continuare questo cammino:
Ø come dare una formazione/istruzione in
Indonesia nelle scuole cattoliche, una formazione dinamica che faccia crescere
e maturare le persone?
Ø E noi missionarie, con compiti
specifici ed ecclesiali nell’ambiente dove lavoriamo, come possiamo sviluppare
nei giovani il senso di appartenenza al mondo e alla Chiesa, ovunque siamo?
Ø Cosa abbiamo seminato? E cosa
raccoglieremo?
Sono domande che ritengo
importanti per prepararci al futuro della scuola e al futuro della nostra CM.
Questa è la mia piccola
esperienza che ho voluto condividere con tutti voi nella speranza che aiuti a
rinnovare la nostra fede e il nostro amore in Gesù Cristo Signore, nostro
Salvatore, che ci è guida nell’inserimento di questo mondo anche come
consacrate secolari.
educazione scolastica e cambiamento digitale
La situazione causata dal Covid – 19 ha portato un
cambiamento anche nel campo scolastico. In Indonesia verso la metà di luglio si
sono riprese le attività scolastiche in quasi tutte le scuole, dal livello
elementare fino alle superiori. Anche se l’insegnamento deve essere fatto
ancora con il metodo a distanza e online, gli insegnanti, hanno cominciato a
ritrovarsi all’inizio del mese di luglio per preparare l’ambiente adatto agli
studenti che rientravano in sede.
Sappiamo tutti che il Covid -19 non è ancora completamente
finito. Quindi la preparazione degli insegnanti e anche le attività di insegnamento
e apprendimento degli studenti sono particolarmente legati al progresso della
tecnologia digitale.
La prima cosa che
abbiamo preparato e pensato è stato l'adattamento dell’'ambiente scolastico.
Normalmente gli insegnanti collaborano con il Consiglio degli Studenti
(organizzazione Interna alla Scuola, dove i bambini vengono educati ad
apprendere come organizzarsi; di solito i membri che compongono il Consiglio
sono studenti delle classi superiori). Uno dei programmi scolastici è quello di
preparare il Consiglio degli studenti ad accogliere gli studenti più giovani.
Inoltre, si insegna
l’importanza delle varie celebrazioni come al mattino la cerimonia dell’alza
bandiera e altre attività con dinamiche adatte ai piccoli, ma che aiutano a
conoscere l’ambiente scolastico. Questa attività che viene condivisa da piccoli
e grandi è molto educativa e apre a nuove idee come le dinamiche di gruppo,
l'apertura ad altre organizzazioni scolastiche, l’introduzione ad attività
extracurricolari, programmi scolastici e vari curriculum che si utilizzano
durante l’iter scolastico. Vengono presentate inoltre le aule di studio e una
varietà di sale: laboratori, biblioteche, mense, campi sportivi nonché la sala
docenti e l'ufficio del preside.
Tutto questo viene
fatto in modo che i nuovi alunni non si sentano disorientati nel venire a
conoscenza degli spazi di cui hanno davvero bisogno. Se vogliono andare in
biblioteca a leggere o a prendere in prestito libri, conoscono già il posto. Se
hanno il compito di studiare in laboratorio, conoscono già lo spazio e il
percorso che devono compiere per arrivare. Alcuni insegnanti presentano sia l’ambiente che i programmi attraverso
Instagram dal vivo. Mentre si dirigono verso l'apprendimento della tecnologia
digitale, gli studenti del settimo anno sono già pronti per imparare a usare la
tecnologia digitale attraverso altre cose semplici. Durante l'apprendimento a
distanza, gli studenti devono sempre entrare in contatto prima con l'operatore.
Poi, successivamente imparano con i loro insegnanti secondo il programma
stabilito.
Tutti i professori
insegnano come usare Instagram Live, Google Classroom per inviare
compiti o utilizzare riunioni di Google che sono molto più facili e usare lo
zoom. Pertanto, durante la pandemia,
molti sono gli insegnanti che hanno appreso diversi metodi per insegnare a
distanza usando la comodità della tecnologia digitale.Prima del periodo
pandemico, gli studenti passavano diverso tempo a scuola, sia al mattino che al
pomeriggio. A causa della pandemia, alcune attività sono state eliminate. Ora
passano alcune ore a scuola e dopo sono liberi di studiare a casa. A loro si
ricorda sempre di rispettare i protocolli stabiliti come: il lavare
frequentemente le mani, mantenere la distanza, indossare le mascherine, riposarsi
a sufficienza, abituarsi a mangiare cibi nutrienti per mantenere l'immunità del
corpo.
Questa è più o meno
la metodologia delle scuole in
Indonesia. Naturalmente i cambiamenti nelle abitudini di apprendimento
influiscono anche sulle dinamiche familiari a casa.
In un momento come questo, ci sono
molte offerte di webinar o zoom per condividere le conoscenze digitali tra
insegnanti o esperti di questi mezzi. Un grande aiuto ci viene dato anche dagli
psicologi che offrono la loro preparazione per far capire l’importanza di
condurre una vita fisica sana, spirituale e mentale, come affrontare lo stress
a casa, come gestire i bambini in casa e così via. Tutti forniscono utili
servizi per creare un'istruzione stabile e sicura. E anche l'economia
indonesiana si sta gradualmente stabilizzando.
Questa metodologia dell’apprendimento a distanza, la
riteniamo positiva, però riscontriamo che in Indonesia alcuni punti più
fragili, in particolare per gli abitanti che vivono lontani dalla città. In
questi luoghi c’è la difficoltà di accedere a questi mezzi perché non
c’è“segnale della rete” per il cellulare, cioè non c’è campo. Altri studenti
che hanno possibilità economiche limitate è difficile per loro partecipare
perché non possiedono un cellulare. Anche per gli studenti i cui genitori
lavorano a tempo pieno, è difficile che ci sia un serio accompagnamentoperché
loro non hanno il tempo necessario per stare vicini ai figli nello studio.
Sebbene ci siano qua
e là questi punti deboli e i cambiamenti sono così rapidi, gli insegnanti
ricevono molti benefici da questi mezzi digitali e nuovi: riescono a trovare
tempo per gestire e riflettere sui cambiamenti da programmare, sui metodi da
sperimentare ecc. Anche per gli studenti esistono vantaggi: vengono spronati e
invitati a studiare a distanza, in modo indipendente, prendono familiarità con
molti metodi di apprendimento digitale e hanno tempo per ritrovarsi con la
famiglia, in particolare con i genitori. Molte famiglie e soprattutto i genitori che avevano poco
tempo per stare insieme ai figli adesso si ritrovano in casa con loro.
Questa situazione
aiuta a creare un'atmosfera familiare molto intensa, sia per gli stessi bambini
che per la famiglia che condivide insieme compiti e doveri. La quarantena
produce l'effetto della custodia reciproca, dell’attenzione alla famiglia. La
vita di preghiera che è stata abbandonata da molte famiglie cristiane a causa
della frenesia della vita, in questa nuova realtà acquista un posto abbastanza
significativo. Viene ripresa l’attenzione all’altro, il servizio vicendevole,
la preghiera familiare, la devozione a Maria e anche l’adorazione. Forme di
preghiera che continuano ad essere vissute attivamente e diventano un grande
sostegno per la vita di una famiglia cristiana. La forza della famiglia sembra
essere aumentata, soprattutto la solidità del nucleo familiare.
Siamo in cammino…
continuiamo a sperimentare e a valutare fino a che punto possiamo continuare a
fornire e sostenere questo metodo che in questo momento dà continuità
all’educazione degli studenti. Nel frattempo continuiamo a fare nuovi sforzi
per migliorare questo nuovo modo di apprendere. E speriamo in un futuro
migliore.
animazione vocazionale: stare insieme
Quest’anno la giornata
vocazionale in Indonesia si è svolta domenica 8 maggio 2022. Il tema proposto
era “Stare insieme”. La parrocchia di San Giovanni Battista di Perawang, (Isola
di Sumatra ) Pekan Baru - Riau dei padri dehoniani ha programmato una tre
giorni di preparazione e ha invitato anche noi CM. Scopo dei tre giorni è stato
quello di conoscere l’ambiente e animare i fedeli concretizzando e vivendo lo
“stare insieme”. Il parroco Dwi Rahardjo SCI ha invitato gli Istituti di
diverse diocesi: Medan, Padang, Palembang, Lampung, Jakarta. Un bel gruppo
formato da diverse congregazioni e Istituti: frati cappuccini, sacerdoti
diocesani, saveriani, suore di diversi istituti e noi Compagnia Missionaria del
Sacro Cuore.
Come gruppo CM ci siamo chieste
chi di noi potesse partecipare a questo evento. Abbiamo valutato gli impegni di lavoro di ciascuna ed io mi
sono resa disponibile. Ho fatto un viaggio un po’ pesante nonostante avessi
deciso di prendere un pullman rapido e diretto e soprattutto famoso per la sua
puntualità. Da notare che il viaggio si sarebbe svolto alla fine del Ramadan
quando in Indonesia la maggior parte
della popolazione si mette in viaggio, per cui il traffico è intenso e c’è sempre il rischio di non arrivare
puntuali a destinazione. In realtà è
successo così anche a noi: dopo 29 ore di viaggio siamo arrivati con un ritardo
di 9 ore…per l’intensità del traffico, l’autista era molto stanco aveva sonno,
quindi andava molto piano. Per fortuna siamo arrivati sani e salvi a Pekan
Baru!!! Ho alloggiato per due notti in casa di amici e questo mi ha favorito
molto per conoscere l’ambiente e la realtà che avremmo incontrato. Ho avuto la
possibilità di incontrare tutto il vicinato e di presentare la Compagnia
Missionaria a tutti i presenti. I giovani mi sono sembrati molto interessati
sul tipo di vita che forse conoscevano per la prima volta. Sono stata poi
accompagnata alla parrocchia di
Perawang, in tempo per la celebrazione eucaristica. Dopo cena le suore
dell’istituto FMM (Francescane di Maria) che avevano con loro alcune suore del Vietnam hanno presentato la loro realtà.
L’interesse dei presenti si è rivolto sul perché alcuni giovani scelgono questo tipo di vita e la difficoltà che
sentono alcuni genitori di accettare e accompagnare questa scelta, ma cercano
di appoggiarli con la preghiera, anche
se alle volte il cammino è faticoso.
Il giorno seguente verso le ore
11 ci siamo ritrovati tutti quanti sotto il gazebo che era stato allestito
fuori dalla chiesa parrocchiale per la nostra presentazione. È seguito il
pranzo comunitario e l’incontro con le famiglie che ci avevano ospitate.
Rientrata a casa ho incontrato le famiglie di questa zona povera che,
sapendo che ero lì, erano venute all’incontro. Naturalmente le loro domande erano soprattutto sul tipo di scelta:
consacrata secolare e stile diverso dalle
suore… Dopo questo incontro mi sono preparata per la chiusura della giornata con la preghiera comunitaria che era
stata programmata con tutti gli abitanti della zona. Hanno partecipato le famiglie e i loro figli; pochi gli uomini
presenti perché la maggior parte di loro lavora in fabbriche fuori città. La
preghiera è stata molto profonda e “sacra” soprattutto perché segnata da
profonde ferite. Altre persone hanno comunicato le loro profonde lotte nella fede. Sono state
testimonianze molte belle e aperte, anche se sofferte. Come esempio, la
testimonianza di una donna triste perché suo marito era morto e lei non
aveva avuto la fortuna di avere un figlio. È una ferita molto profonda per una
persona già anziana che deve accettare
questa sua situazione! Nella tradizione
“Batak”, avere figli, soprattutto se maschi, è motivo di orgoglio perché porta
la bandiera della famiglia e del clan (cioè il nome della tribù). Questa donna
soffriva molto anche perché l’altra sua cognata invece ha avuto sei figli … uno di questi era diventato la sua croce
perché con grossi problemi psicologici. Le due donne tra loro, non si parlavano da diversi anni.
La nostra preghiera insieme è stata come una preghiera di guarigione perché le due
rivali si sono riconciliate. Alla fine, si sono abbracciate. Ho ricordato loro
che la gioia che sentivano era la stessa avvenuta nell’incontro di Maria con
Elisabetta. Abbiamo terminato recitando dieci Ave Maria e chiedendo la
benedizione di Dio. E alla fine abbiamo cenato tutti insieme. Sono stata molto
contenta perché c’è la presenza di 8
famiglie che hanno condiviso la loro vita e preghiera con noi. Il giorno dopo
abbiamo visitato ogni singola famiglia e la visita terminava sempre con la
preghiera di guarigione che loro stessi chiedevano. È stato interessante notare
che ogni volta che salutavo la famiglia per andare da un’altra i bambini mi
seguivano e mi guardavano curiosi, considerandomi sicuramente una persona diversa da loro; in
gruppo mi accompagnavano dai vicini … mi sono sentita come Gesù quando passava
da un villaggio all’altro seguito dai bambini e dalla gente del posto. Ho
rivissuto l’esperienza che ho sentito raccontare dalle missionarie in Italia quando facevano
le missioni popolari. Certo, qui è un’altra cultura e un altro paese… ed i
metodi devono essere differenti ma la finalità è unica: evangelizzare.
Avrei altre testimonianze da raccontare
molto profonde e belle ma il racconto diventerebbe molto lungo. Ci sono famiglie che abitano in ambienti
poveri e alcune sono musulmane. Però in tutte senza distinzione di credo ho
trovato una grande disponibilità, di ascolto e apertura dei loro problemi.
L’ultima sera ho avuto ancora la possibilità di parlare della Compagnia
Missionaria. Mi sono resa conto che il fatto di essere presente in un ambiente povero era come una chiamata del
Signore che mi chiedeva di pregare con loro e per loro, per sostenerli
nella vita, così provata da tanti
problemi. Mi ha riempito di gioia vederli arrivare alle 6 del mattino per
pregare e ascoltare la Parola di Dio e la sera per recitare il rosario insieme.
Per loro questo non era considerato un peso, al contrario erano momenti festosi da vivere con una persona che aveva voluto conoscerli e
condividere oltre gli incontri, anche il
pranzo e la vita di ogni giorno. Il sabato pomeriggio abbiamo partecipato in
Chiesa alla funzione per preparare la “grande tenda” per la Giornata
Vocazionale della domenica. Alla sera con tutti gli Istituti presenti ci siamo
trovati per la celebrazione eucaristica con i giovani dei vari quartieri poi
è seguita la presentazione degli Istituti. Io ho
presentato la CM usando il “PowerPoint” che Susi aveva preparato per la festa di p. Dehon dello scorso marzo. È
stato un evento molto bello e vivace, i giovani erano attenti ed entusiasti
nell’ascoltarci.
La domenica durante l’Eucaristia ben
partecipata, al posto dell’omelia viene dato ancora spazio agli Istituti, per
la loro presentazione. Anch’io parlo della Compagnia Missionaria Istituto
Secolare, la sua spiritualità e missione. Alla fine della lunga liturgia
eucaristica tutti siamo stati invitati a
fare festa, coinvolti nel ballo
tradizionale chiamato Batak.
Questa esperienza dello “stare insieme” mi ha portato a
riflettere su tante cose: il significato della chiamata vocazionale, la mia
chiamata alla CM … Ho capito che il nostro modo di vivere richiama al modo di vivere del popolo eletto
di Dio: sicure del cammino perché Dio ci guida, ma è anche difficile sotto
altri aspetti. È una scelta poco
compresa soprattutto la nostra maniera di vivere diversa dai religiosi. Questo
crea dubbi nei giovani perché non avendo una struttura si sentono incapaci di
riuscire a vivere questo tipo di vita. È una vocazione non comune per il popolo
indonesiano. Però nonostante questo come CM ci sentiamo forti e finora non ci
siamo arrese. Io credo che Dio Padre ci abbia scelte come pioniere di questo
cammino. Ed è per questo che non ci scoraggiamo facilmente. Anzi siamo contente
quando ci chiamano a fare animazione e abbiamo la possibilità di presentare il nostro Istituto, il nostro modo
di vivere. Con il passare degli anni forse sarà necessario ripensare al modo di
fare animazione. Siamo convinte di essere chiamate e inviate a portare il
nostro carisma, il dono che p. Dehon e p. Albino ci hanno trasmesso attraverso
uno stile di vita che si fa anche
adorazione nell’ambiente dove viviamo,
nell’apostolato, nel nostro lavoro… attraverso la spiritualità dell’Ecce Venio
e Ecce Ancilla. Guardando a Gesù dal Cuore trafitto ci sentiamo confermate nel suo Amore ed è qui che
troviamo la forza di confermare i fratelli che incontriamo sul nostro cammino.