Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
La COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede centrale a Bologna, ma è diffusa in varie regioni d'Italia, in Portogallo, in Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.
News
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09 / 08 / 2024
Agosto 2024
Edvige Terenghi, amministratrice centrale, visita i gruppi in Mozambico....
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09 / 08 / 2024
Agosto de 2024
Edvige Terenghi, administradora central, visita os grupos em Moçambique....
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Agosto de 2024
Edvige Terenghi, administradora central, visita los grupos en Mozambique...
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09 / 08 / 2024
19 ottobre 2024
Assemblea italiana, in presenza, a Bologna, e in collegamento online...
webinar = evento online
La formazione
degli Istituti Secolari in Asia
L'ACSI (Associazione Istituti Secolari in Asia)
il 17 gennaio 2021 ha promosso una giornata di formazione online. L’ACSI
attualmente è ancora guidata da Lili Fernandes (Indiana) in qualità di
Presidente insieme al suo consiglio composto: dalla Sig. Maria Concepcion Gonzales Servitium Christi, Sig. Kim Hyun
Sook Secular Institute of Mary, Ms. Agustina Susanti Compagnia Missionaria del
Sacro Cuore e il Sig. Anthony Fernandes della Christ King Institute Seculare.
È stata la prima volta che si è tenuto un
incontro per riflettere e discutere sul tema della “formazione” negli Istituti secolari
in Asia. I partecipanti al webinar erano 68 di 24 Istituti Secolari Asiatici:
India, Vietnam, Taiwan, Indonesia, Filippine, Corea del Sud ecc. I moderatori
di questo webinar: Antony Fernandes e Frederik Perez, membri di Fils de Notre
Dame de Vie hanno facilitato e portato a termine con successo questo
avvenimento. Della Compagnia Missionaria erano presenti
oltre a Susi come consigliera, Mudji e Ludo.
Il webinar è iniziato con la preghiera basata
sull'enciclica “Fratelli Tutti”. In
apertura Lili Fernandes Presidente dell’ACSI ha salutato i partecipanti. Nel
suo intervento, ha sottolineato che, il fatto di riunire tutti noi in queste
evento e soprattutto durante la pandemia del Covid 19, è da considerare una
straordinaria benedizione. È seguita la lettura del messaggio della Sig.
Jolanta Spilarewicz, Presidente della Conferenza Mondiale degli Istituti
Secolari (CMIS), presente al Webinar.
Tre i relatori, Pater Miguel Garcia SSS,
assistente I.S. Servitium Christi delle Filippine, che ha presentato l’aspetto
giuridico - canonico soprattutto citando i numeri 712-724, il signor Robin D, Sauza e Lissy A.
Pater Gracia gli aspetti del cammino formativo, relativi alla persona umana,
formazione morale e spirituale, professionale e apostolica. Hanno fatto un’ampia
presentazione sulla formazione che deve costituire la base di un impegno in
prima linea, per dare una testimonianza evangelica nel mondo.
Il “cambiamento” del formatore è stato il tema
presentato dal signor Robin D, Sauza membro del Christ the King Secular
Institute in India. Ha condiviso diversi motivi per cui "non vuole essere
un semplice formatore". Dalla sua esperienza come formatore nel suo
Istituto, ha detto che oggi il volto del
formatore nell'Istituto è cambiato, come è cambiato o deve cambiare il metodo.
Il formatore deve essere qualcuno che vive la sua vita in spirito di servizio e
lo manifesta a tutti coloro che segue. Essere vicino alle persone come colui
che serve, che lava i piedi degli altri fratelli. Ha anche spiegato che un
formatore deve essere anche libero dal suo ego; camminare accanto al candidato
in punta di piedi, deve avere conoscenza, comprensione e sensibilità della
cultura e della storia dei candidati in formazione.
Alla fine della sua esposizione ha concluso che lui non vuole “fare” il
formatore. Vuole invece “dare” con la
testimonianza della sua vita un messaggio di saggezza: cioè l’importante è
chiedersi cosa voglio dalla vita? Se Dio mi chiama a fare qualcosa, incluso
diventare un formatore, devo aprirmi allo Spirito Santo e dire SI. Ha concluso
la sua conversazione con una preghiera: “Signore,
solo con il tuo aiuto, sarò il
migliore formatore e potrò svolgere con autorità quanto mi chiedi per eseguire
i tuoi insegnamenti. Possa Dio benedirci
in questo incarico”.
L’affiancamento
personale ai candidati e soci in formazione è stato il tema svolto da Lissy A.
K, dell'Istituto delle Maids of the Poor, dando importanza al mentoring, cioè
affiancare le candidate e Juniores in formazione per aiutarle a crescere. Ha
sottolineato quanto sia importante in questo aspetto fare leva e lavorare con
la Grazia perché possa riempire questo lavoro. Ha citato Papa Francesco: "La formazione è un’opera artigianale,
non poliziesca… dobbiamo formare i cuori…” (“Svegliate il mondo” - Colloquio
di Papa Francesco con i Superiori Generali 2014).
Accompagnare tutto, comprendere la volontà e il
cuore di una persona, custodire la sua volontà, la forza e coscienza: questa è
la preoccupazione che deve scaturire da un cuore fraterno che si preoccupa di
aiutare. I formatori proteggeranno il bene che la persona possiede dentro di
sé: spirituale, emotivo, intellettuale, la consapevolezza, l’apertura sociale,
l’aspetto fisico e finanziario… Devono far emergere la loro capacità di
equilibrare adeguatamente l'assistenza e il rispetto / apprezzamento… con piena
empatia.
La dimensione della relazione con gli altri è
stato l’aspetto più focalizzato e importante che ha presentato Lissy: "Per
accompagnare gli altri, bisogna saper toccare i loro cuori con gioia, e buon
umore, che nasce dall'apertura e dalla benedizione di Dio. Questa è una
dimensione importante nella formazione verso una Consacrazione negli Istituti
Secolari. Deve essere una formazione basata nella fede, una formazione che
comprenda anche l'economia
socioculturale, politica e prospettive psicologiche.
Questo incontro webinar è stato molto positivo
per noi CM in Indonesia, soprattutto per quanto riguarda il nostro cammino
futuro e il suo sviluppo. La nostra presenza oltre a farci conoscere ad altri
Istituti, è stata molta ricca di interazione comunicativa e condivisione, di esperienze
diverse, che ci possono aiutare a crescere meglio come CM in Indonesia.
L’Assemblea si è conclusa con questi interrogativi che ciascuno potrà
continuare a riflettere personalmente e proporre alle nostre realtà di
Istituto… e perché no, inviare il risultato anche all’ACSI.
1.
Quali sono le 3 idee principali che hai acquistato durante la sessione e
ritieni importanti tenere presente, nella formazione per formatori di Istituti
secolari?
2.
Dopo aver ascoltato queste conversazioni indica 2 aspetti da concretizzare
attraverso la tua volontà / speranza.
3.
Suggerisci l’argomento che potremmo svolgere in futuro.
guardare lontano odv
Ormai è passato
più di un anno da quando l’associazione Guardare Lontano è stata trasferita
dall’Emilia Romagna alla Campania. Il decreto di iscrizione nel registro della
Campania ha la data del 23 ottobre 2019. C’è voluto un bel po’ di tempo per
“sistemarci”, dal punto di vista logistico e dal punto di vista amministrativo.
A questo punto ci sembra opportuno far conoscere a tutta la Compagnia
Missionaria e agli amici che ci seguono attraverso Vinculum la nuova
situazione.
Anzitutto
ringraziamo il Signore che ci ha aperto la strada del trasferimento, dal
momento che era diventato molto difficile continuare l’attività
dell’associazione a Bologna, a causa del ridotto numero di soci per realizzare
progetti sul territorio. La nostra associazione è nata soprattutto per
sostenere i progetti in Mozambico e in Guinea Bissau, ma lo Stato italiano
chiede che si realizzino progetti anche sul nostro territorio.
Dopo l’assemblea
straordinaria dei soci dell’aprile 2019, che ha deciso il trasferimento, è
iniziato un percorso burocratico estremamente impegnativo. Anzitutto si è
dovuto rinnovare il Consiglio Direttivo. Sono stati eletti: Lucia Capriotti,
Clemente Statzu, Rosa Todisco, Pio Santonicola, Maria Todisco. Lucia viene
eletta presidente e rappresentante legale, Clemente vicepresidente.
Tutto il
consiglio e qualche altra socia sono stati impegnati in questo percorso
burocratico, e anche nella nuova sistemazione logistica e amministrativa.
Secondo passo del
percorso è stata la modifica della ragione sociale dell’associazione: prima era
Guardare Lontano ONLUS (Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale), ora è
Guardare Lontano ODV (Organizzazione
Di Volontariato) secondo i criteri della nuova legge sul Terzo Settore. Sono
state fatte anche piccolissime modifiche allo Statuto. È sempre un’associazione
che non ha fini di lucro e quindi usufruisce di agevolazioni fiscali; anche i
benefattori possono usufruire di queste agevolazioni.
Come in qualunque
realtà, il cambiamento ha provocato una certa crisi, forse anzitutto perché
Lucia ha avuto bisogno di lunghi mesi per imparare (almeno un po’) a fare la
presidente con tutto il lavoro di amministrazione e di segreteria che comporta.
I
benefattori sono diminuiti in maniera consistente, crediamo per vari motivi:
nel 2019 non hanno ricevuto le informazioni e notizie che ricevevano
regolarmente; a Maputo (Mozambico) c’è stato il cambio di responsabilità nella
gestione della scuola Nossa Senhora das Vitorias tra Giannina e Julieta, che ha
dovuto anche assumere la responsabilità del progetto di sostegno a distanza per
un gruppo di alunni, con tutto il lavoro che questo comporta; la pandemia ha
creato problemi economici anche in Italia e alcuni benefattori non sono più in
grado di dare il contributo annuo per il sostegno a distanza dei bambini e ragazzi.
Una crisi, però,
è sempre anche feconda di vita nuova.
Nel 2020 siamo
passati da 34 soci a 51 e in questo nuovo anno abbiamo già ricevuto alcune
domande di ammissione di nuovi soci.
Continuiamo a
sostenere i progetti in Mozambico e in Guinea Bissau. Anche se sono diminuiti i
benefattori dei sostegni a distanza, ci sono benefattori che hanno offerto
contributi molto consistenti che ci hanno permesso di non diminuire il numero
dei bambini che ricevono il sostegno. Abbiamo ricevuto anche buoni contributi a
favore del progetto Fondo Scuola, per aiutare ragazze che frequentano le scuole
superiori o l’università.
Abbiamo anche
cercato di realizzare qualche progetto qui a S. Antonio Abate. In ottobre
scorso era in programma il progetto culturale-formativo “La corruzione nelle istituzioni pubbliche”: tre serate a cadenza
settimanale con l’intervento di esperti. Siamo riusciti a realizzare i primi
due incontri, nel teatro Dehon, adiacente al santuario Gesù Bambino, con la
partecipazione di circa 30 persone. Abbiamo dovuto poi rimandare il terzo
incontro a tempi meno rischiosi per il contagio.
È programmato da
tempo il progetto “Raccolta e
distribuzione di abiti usati”, sempre in ambienti adiacenti il santuario,
messi a disposizione dai p. Dehoniani. Anche questo, però, è stato rimandato a
causa del diffondersi del covid qui in città. Ora ci stiamo organizzando per
iniziare questo servizio appena possibile, solo su appuntamento.
Avevamo
in cuore anche di riprendere i corsi di formazione per il volontariato internazionale,
dal momento che ci sono giovani e adulti interessati, ma anche per questo
dobbiamo attendere tempi migliori.
In settembre
scorso, siamo riusciti a realizzare un incontro formativo per soci sulla
conoscenza dello Statuto e dei progetti in corso.
Su richiesta di
Irene Ratti, in novembre scorso è nato il progetto “AIUTO ALIMENTARE”, per
distribuire a famiglie in grave disagio economico, a Maputo, pacchi con generi
alimentari di prima necessità, per un valore complessivo di € 50,00 cadauno. Il
progetto ha voluto rispondere alla grave situazione provocata dalla pandemia,
che ha tolto risorse a molte famiglie. Le scuole sono state chiuse in marzo
2020 e dovevano riaprire in agosto, ma poi la riapertura è sempre stata
rimandata per il diffondersi del contagio. Mentre scriviamo (febbraio) ancora
sono chiuse. Si stanno solo facendo gli esami.
Nel Centro
Infantil Esperança (scuola d’infanzia privata diocesana) la cui responsabile è
Irene e nella Scuola Nossa Senhora das Vitorias (scuola secondaria della Compagnia
Missionaria) la cui responsabile è Julieta, molte famiglie che pagavano la
retta dei figli non hanno pagato in questi mesi di chiusura e quindi è
diventato più che mai necessario il contributo del sostegno a distanza offerto
dalla nostra associazione. È diventato
problematico anche pagare il personale scolastico. Molte famiglie, a causa
della disoccupazione provocata dalla pandemia, hanno bisogno di aiuto
alimentare.
C’è stata una
generosa risposta da parte di tanti benefattori a questo Progetto. Finora
abbiamo potuto aiutare una settantina di famiglie, comprese quelle di alcuni operatori
della scuola. Ci sarà bisogno di continuare, almeno finché la pandemia non darà
un po’ di tregua.
Per la scuola
diocesana São Paulo di Bissau, la cui responsabile è la
missionaria Antonieta, continua il progetto di sostegno a distanza per molti
alunni, ma c’è bisogno di nuovi benefattori. Anche per questa scuola esiste il problema di pagare i dipendenti, in
tempo di pandemia, a causa della prolungata chiusura.
A conclusione di
questa nuova presentazione dell’associazione GUARDARE LONTANO, desideriamo
invitare tutti – missionarie, familiares e amici - a sentirsi impegnati a
sostenere questa realtà nata 18 anni fa proprio per volontà di missionarie e
familiares. Insieme vogliamo ringraziare i tanti amici che si lasciano
coinvolgere nel nostro servizio, come soci, benefattori, volontari.
Davvero
l’associazione ci permette di allargare l’orizzonte umano e spirituale della
Compagnia Missionaria ed è una grande ricchezza. Per questo ci piacerebbe che
altre missionarie e altri familiares diventassero soci e, per quanto possibile,
anche benefattori e “inventori” di progetti, secondo i requisiti previsti dallo
Statuto.
Chi volesse
conoscere lo Statuto, può darci la sua mail e lo invieremo. Altrimenti dateci
l’indirizzo di residenza e lo invieremo cartaceo.
Per quanto
riguarda i PROGETTI in corso, eccoli di seguito:
ARMANDINHO: sostegno a distanza per bambini e bambine/
ragazze e ragazzi che frequentano la scuola d’infanzia Centro infantil
Esperança e la scuola secondaria Nossa Senhora das Vitorias, a Maputo
(Mozambico). Molti bambini della scuola d’infanzia vengono sostenuti anche
quando passano alla scuola elementare. La quota annuale è di € 200,00. Ogni anno vengono inviate ai
sostenitori notizie del bambino, del suo percorso scolastico e della sua
situazione familiare.
FONDO SCUOLA: sempre in Mozambico, a Nampula, questo
progetto sostiene ragazze che frequentano scuole superiori o università,
aiutandole ad affrontare le spese legate allo studio. Qualunque contributo è
bene accetto.
AIUTO ALIMENTARE: distribuzione di
generi alimentari di prima necessità (farina di mais, zucchero, olio, sapone,
sale) a famiglie in gravi difficoltà economiche a causa della disoccupazione
generata dalla pandemia. Qualunque contributo è una benedizione.
UN SORRISO PER S. PAOLO: sostegno a
distanza per bambine e bambini che frequentano la Scuola Diocesana São
Paulo, a Bissau (Guinea Bissau). La quota annuale è di € 150,00. Anche di questi bambini vengono inviate notizie
annualmente ai sostenitori.
Chi desidera
sostenere un bambino, telefoni o scriva una mail per avere il nome del ragazzo,
poi invierà il contributo.
Qualunque
contributo va inviato tramite bonifico sul conto corrente
GUARDARE LONTANO ODV
BANCA INTESA SAN PAOLO
IT92 O030 6902 4871 0000 0003 533
I benefattori
devono inviarci indirizzo di residenza e codice fiscale (e se possibile anche
mail) per la ricevuta che servirà per la detrazione fiscale.
Chi vuole
diventare socio, ci contatti per ricevere il modulo per la domanda di ammissione.
In seguito, verserà la quota associativa di € 25,00.
aprire gli occhi, e la mente e il cuore
Entro
nel silenzio: del corpo
(cerco una posizione in cui stare comoda, ma concentrata e ferma), della mente,
del cuore, della bocca.
Prendo
consapevolezza della presenza di Dio, che vuole parlarmi e invoco lo Spirito
Santo.
Leggo
attentamente il brano. Se siamo in gruppo una persona proclama la
Parola:
Gv 9,1-41
In
silenzio rileggo, cercando
di cogliere, anche sottolineando, le
parole o frasi che attirano la mia attenzione, che suscitano un sentimento di
commozione, di gioia, di timore, che provocano perplessità, incomprensione…
Per
cogliere il significato di alcune frasi o parole, è utile andare a leggere ciò
che precede il brano che voglio meditare, o cercare in altri brani frasi
simili. Si tratta di leggere la Bibbia con la Bibbia.
È
molto utile entrare nell’episodio
descritto, fare la composizione del
luogo: immaginare il posto, al situazione, le persone, l’avvenimento che
viene narrato, e porre me stessa all’interno del racconto, trovare il mio
ruolo; posso identificarmi con uno dei personaggi presenti, comunque è
importante coinvolgermi in ciò che
leggo.
Medito. Se siamo in gruppo, una persona può
suggerire alcuni spunti di meditazione.
vv. 1-5: “Chi ha peccato? ….
Io sono la luce del mondo”
Se sei malato, sicuramente sei
colpevole e la malattia è la punizione del peccato. Una delle certezze più
diffuse, purtroppo anche tra i discepoli del Signore, ancora oggi! Una certezza
che rivela una non conoscenza di Dio, del Dio di Gesù Cristo. Una certezza che
scandalizza, soprattutto davanti al dolore innocente, e impedisce di incontrare
Dio, il Dio di Gesù Cristo. È misterioso il dolore, spesso incomprensibile, ma
Gesù assicura che anche il dolore può diventare strada per incontrare Dio.
Questi primi versetti sono la
chiave di lettura di tutto il brano. Siamo davanti a uno che è nato cieco, che
non ha mai visto un volto umano, il sole, i fiori… nulla. Solo buio. Poi ci
sono i discepoli di Gesù, che sono ancora in penombra, ma hanno la possibilità
di arrivare a vedere pienamente, perché chiedono luce a Gesù. Solo alla sua
luce vediamo la luce (cf Salmo 36,10), la mente e il cuore possono comprendere
la verità, rivelata da ciò che gli occhi possono vedere. E poi ci saranno altri
ciechi…
vv. 6-7: “Fece del fango …
va’ a lavarti … e ci vedeva”
Nella prima creazione Dio formò
l’uomo dal fango della terra. Ora il fango è prodotto con la saliva di Gesù, un
liquido che sgorga da lui, come lo Spirito che sgorgherà con l’acqua dal suo
costato trafitto. Quel fango è segno di Gesù stesso, l’uomo nuovo, venuto a
ricreare l’umanità a sua immagine di Figlio di Dio. Pone se stesso-luce sugli
occhi bui del cieco. E lo manda a lavarsi alla piscina di Siloe-inviato. Gesù
vuole che il cieco “collabori” alla guarigione miracolosa, chiede la sua
adesione alla sua volontà di guarirlo. Nessuno guarisce veramente se non vuole
guarire, se non fa nulla per guarire. Il cieco, necessariamente accompagnato da
qualcuno - è fondamentale la compagnia
umana – si lava alla piscina dell’Inviato e ci vede. Anche l’acqua con cui si
lava è segno di Gesù, l’Inviato del Padre per sanare l’umanità ferita e
accecata dal male.
vv. 8-12: “Non è lui? … Sono
io!”
Lo stupore e la fatica di capire
ciò che è accaduto. Inizia un processo di ricerca per comprendere ciò che si
vede, ciò che è accaduto. Cercare il significato di ciò che vediamo è
essenziale, altrimenti siamo come ciechi. Ma l’ex cieco, anche se deve fare un
percorso fino alla piena illuminazione, è già testimone di verità. Ha assunto in pieno la sua nuova
condizione: “Sono io!”. Colui che prima non vedeva è lo stesso che ora vede:
una nuova creazione è avvenuta. Nel buio del caos, Dio creò per prima la luce,
perché la luce è la radice della vita.
vv. 13-17: “Era un sabato il
giorno in cui Gesù aveva fatto quel fango”
Ci si stupisce davanti all’agire
di Dio, ma può essere uno stupore positivo, come quello dei discepoli, della
gente, oppure uno stupore negativo, quello provocato dal pregiudizio,
dall’ideologia, quando la legge e la tradizione vengono prima del bene della
persona. Il pregiudizio e l’ideologia vivono nel buio. La luce li stupisce
perché li disturba. Pregiudizio e ideologia rifiutano la luce, perché la luce
li minaccia, li vince, li uccide.
Invece di vedere l’uomo che era
cieco e ora vede, l’uomo “ricreato”, i farisei vedono solo che il fango è stato
fatto in giorno di sabato, quando era proibito fare questa azione. Quando la
legge fatta per il bene e la libertà dell’umanità diventa ideologia, si
trasforma in prigione per l’umanità.
E l’ideologia è sempre a servizio
di un potere disumanizzante.
La luce, invece, mette in crisi il potere e dà la libertà di
incamminarsi sulla via della verità: l’uomo guarito può dichiarare, anche se
non lo conosce, che Gesù è un profeta.
vv. 18-34: “Non credettero …
e lo cacciarono fuori”
Il cieco era andato a togliersi
il buio dagli occhi, lavandosi alla piscina; i farisei si bendano per non
vedere e per continuare a negare la luce: sono ridicoli. L’uomo che era nel
buio ora è felice perché è nella luce. Era al buio, come un morto nella tomba.
Ora è venuto alla luce, come un neonato, un uomo nuovo. Coloro che si arrogano
il potere di giudicare perché dicono di “vedere”, rifiutano la luce, scelgono
il buio. Negano la realtà: decidono che non era cieco. Anche i genitori
identificano il loro figlio, assicurano che era nato cieco, ma la paura del
potere impedisce loro di gioire e sostenerlo. Forse anche loro avrebbero
preferito che nulla fosse cambiato: non si troverebbero ad essere chiamati in
giudizio, con il rischio di essere scomunicati (=cacciati dalla sinagoga). E’
sempre rischioso schierarsi per la verità. Tutto il Vangelo di Giovanni mostra
lo scontro tra le tenebre e la luce, cioè tra la menzogna e la verità, tra Gesù
e i poteri del mondo. E chiede inesorabilmente di schierarsi, o per l’una o per
l’altro. Non c’è via di mezzo. “Non lo sappiamo” significa scegliere le
tenebre.
Non potendo negare ciò che è
sotto gli occhi di tutti, il bene compiuto da un uomo e ricevuto da un altro
uomo (in fondo è un’immagine di paradiso un uomo che fa il bene di un altro
uomo), per salvare un potere iniquo e geloso, quindi cieco, che si nasconde
dietro la legge e il nome di Dio, non sanno fare altro che condannare ed
escludere: cacciano l’ex cieco dalla sinagoga, cioè dalla comunione con Dio,
come se questo fosse nel loro potere. Ciechi e quindi illusi. Una condizione in
cui facilmente possiamo trovarci. Una condizione che ci rassicura e addormenta
la coscienza.
vv. 35-41: “Tu credi nel
Figlio dell’uomo?”
La scena cambia: cacciato dalla
sinagoga, l’uomo che ora vede, incontra Gesù, che non aveva mai visto. Sembra
che Gesù abbia fatto in modo di incontrarlo.
Gesù introduce l’incontro e il
dialogo con una domanda decisiva: “Tu credi nel Figlio dell’uomo?”. Dopo
avergli aperto gli occhi, vuole condurlo alla fede, cioè alla pienezza della
luce.
Mi metto nei panni dell’ex cieco
che ha solo cominciato a vedere. E vedo Gesù davanti a me che mi chiede: “Tu
credi nel Figlio dell’uomo?”. Resto in silenzio.
Riascolto in silenzio il dialogo
tra l’uomo e Gesù. Mi lascio coinvolgere. Sono io che chiedo: “Chi è, Signore,
perché io creda in lui?”. “Lo hai visto: è colui che parla con te”. Davvero
voglio sapere chi è per poter credere? Davvero lo vedo davanti a me? Davvero lo
ascolto per vederlo? Perché non potrò vederlo, se non lo ascolto. La sua Parola
è la luce.
Posso rispondere: “Credo,
Signore!”, prostrandomi davanti a lui? Sono un ex cieco che arriva alla piena
illuminazione?
Egli è la luce e la luce giudica,
perché rivela la verità, perché manifesta l’amore. E allora gli chiediamo:
“Siamo ciechi anche noi, Signore?”. Se è così, vinci le nostre tenebre con la
dolce violenza della tua luce, perché non restiamo nel nostro peccato. Dacci il
desiderio della tua luce!
Se siamo in gruppo, dopo qualche momento di silenzio, è bene fare
la condivisione, dove ciascuno
parla e ascolta, senza discussione. È lo Spirito che parla in ognuno.
Infine prego o preghiamo a partire dalla Parola ascoltata.
sint unum
Vivere la comunione e farsi comunione
“Padre santo, custodisci
nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come
noi…” (Gv. 17,11b). “Io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato e li
ho custoditi…” (Gv.17,12a). “E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data
a loro, perché siano come noi una cosa sola. Io in loro e tu in me,
perché siano perfetti nell’unità…” (Gv. 17,22-23a).
Queste parole
vengono pronunciate in un contesto di grande solennità, di altissima comunione
Trinitaria e di intenso “pathos”. Non ci sorprende che queste stesse parole
abbiano toccato il cuore attento e sensibile di P. Dehon fino al punto da
trasformarsi in una delle leve più stimolanti della sua vita ed in uno dei
motti del suo messaggio. Non sorprende che le stesse continuino a toccare il
cuore di quelli e di quelle che si sono messi alla sequela di Cristo, secondo
lo stile dehoniano.
La comunione come realtà e come appello
Per
noi, della Compagnia Missionaria, la realtà e l’appello contenuti in queste
parole, sono al centro della nostra vita e della nostra missione. Come
missionarie del Sacro Cuore, “siamo chiamate a vivere la vita di amore sino
a farci comunione con Dio e con i fratelli…” (St. nº6).
Mi
pare importante intendere la comunione, prima di tutto, come l’inserimento
gratuito, da parte di Dio, nel dinamismo della Sua vita Trinitaria. Prima di
essere un impegno, una risposta mia, è un dono e una realtà già presente nel
mio essere e nel tessuto della mia esistenza. Questa certezza è stata e
continua ad essere decisiva sia per la mia crescita che per quella di coloro
che sono stata chiamata ad accompagnare nel cammino di formazione.
Intendere
la comunione alla luce della sua matrice Trinitaria, comporta anche altre
conseguenze importanti. Quando facciamo autentica esperienza di Dio comunione
di persone, nella misura in cui entriamo nella Sua intimità, sperimentiamo
proprio che l’intimità non si oppone alla differenza, anzi cresce insieme a
questa. La distanza e l’alterità assolute non significano separazione. Questo
ha delle implicazioni nel nostro modo di intendere le relazioni con gli altri:
anche qui la distanza significa la dualità che permette il riconoscimento, lo
spazio dell’incrocio di sguardi che fa progredire la comunione, il luogo
dell’altro come colui che non è per niente la proiezioni di me o un semplice
doppio. Accettazione della differenza, riconoscimento del mistero dell’altro,
salto per una libertà che non è caduta nell’isolamento e nella solitudine ma
l’inaugurarsi di un regno dove pluralismo e solidarietà di uomini e donne, sono
atteggiamenti che si possono sviluppare nella misura in cui ci esponiamo al
calore della vita Trinitaria, nella misura in cui ci lasciamo liberamente
condurre nel dinamismo della sua VITA.
Coscienza delle rotture…
Ho
detto e dico molte volte, a me stessa e alle altre missionarie più giovani che
sono stata e sono chiamata ad accompagnare, che avendo la comunione un luogo
così centrale e così decisivo nella nostra vita e nella nostra missione, tutte
le rotture, anche quelle che sembrano insignificanti, sono da noi avvertite e
sentite come qualcosa di grave.
Ricevere un carisma è, in un certo
modo, diventare esperte di un determinato dono. È come se fossimo chiamate ad
essere nella Chiesa e nel mondo artigiane di comunione… e, nel frattempo,
verifichiamo che anche noi siamo capaci di creare dinamismi che non favoriscono
o che provocano proprio la rottura della stessa comunione.
A questo
proposito evocherò quello che è successo un Giovedì Santo, in uno dei nostri
gruppi. Era un giorno molto bello di una Primavera che già si annunciava. La casa dove abitavamo era una
bella casa antica dove abbondava il legno. Avevamo fatto pulizie, il pavimento
passato a cera scintillava, c’erano cascate di camelie cosparse qua e là … una grande dolcezza sembrava
impregnare tutto e anche i nostri gesti. Avevamo programmato un pomeriggio di
adorazione, sarebbe poi seguita la cena in clima di festa e poi la Cena del
Signore… Però, prima dell’ora del pranzo, sorge un alterco tra due missionarie
del gruppo. Volano parole insensate e smisurate che spazzano via la dolcezza e
l’armonia fino ad allora esistente e che rimangono lì come un pungente
contrasto con il messaggio e l’appello di un giorno come quello.
Nonostante
quell’incidente, o proprio a causa di esso, il messaggio di Amore e Comunione
di quel Giovedì Santo, è rimasto per sempre scolpito dentro di me. Accogliere
la fragilità e il peccato, rispettare il tempo psicologico necessario per
riallacciare una relazione spezzata, accettare la misteriosa solidarietà che ci
lega agli altri, aprirsi alla Parola e alla Presenza sanante e rigenerante del
Signore della Vita – sono stati aspetti che ho capito più profondamente e che
sono passati nel patrimonio della mia esperienza spirituale.
È sempre una cosa
grave attentare contro la comunione; le nostre rotture dovrebbero arrecarci
sofferenza come se si realizzassero sempre il Giovedì Santo; ma è anche
importante non dimenticare che la garanzia della comunione che ci viene offerta
dal dinamismo della vita teologale è decisivamente maggiore e più determinante
di tutto quello che può essere provocato dalla precarietà del nostro equilibrio
psicologico o dalla cattiveria del nostro cuore.
“Custodisci nel tuo nome coloro che mi hai
dato”
Penso sia
successo, a coloro che sono stati incaricati di una missione di servizio
(soprattutto formativo) all’interno di una comunità o di un gruppo, di trovarsi
frequentemente a pregare con queste parole di Gesù. Personalmente le trovo
straordinariamente espressive, con una notevole capacità di stimolare e
rappacificare. Ritengo che la parola custodire è molto bella ed evoca un
atteggiamento tipicamente femminile e materno. Vigilanza di un amore che
protegge, difende e cautela. “Custodiscili”, custodiscile perché non si
perdano, perché non si allontanino dalla fonte della vita piena, perché non
vengono disintegrate e frammentate ma “siano uno, come noi”. Non perderle di
vista, Signore, guarda a loro… Ricevile nel silenzio del Tuo amore, come in un
seno fecondo, dove si possano creare e ricreare.
“Ho
custodito coloro che Mi hai dato…”. Alle volte anch’io, Signore, ho
custodito quelle che mi hai dato. Le ho custodite con la mia sollecitudine,
con il mio servizio disinteressato, con la tenacia della mia presenza discreta,
le ho custodite nel silenzio del mio amore, nell’accoglienza rispettosa del
mistero di ciascuna, nell’attesa paziente del loro sbocciare. Ma alcune volte
mi sono distratta, altre volte ho rifiutato di allargare la mia tenda perché
trovassero lì un riparo, non sempre sono stata capace dell’austera vigilanza
del pastore… mi sono addormentata, mi sono chiusa nella fortezza dei miei
gusti, dei miei interessi e dei miei diritti… e le ho perse di vista, ho
lasciato che si disperdessero. Proprio per questo, custodiscile, Tu, Signore.
Nascondile nel Cuore del Tuo Figlio, tuffale nelle acque abbondanti del Tuo
Spirito, piantale stabilmente nell’alveo della Tua volontà e del Tuo disegno di
Amore. Fa che comprendano quanto è rilevante per loro stesse e per il mondo,
dove le invii, la spiritualità di comunione di cui sono ereditiere e
portatrici. Fa che siano capaci di grandi desideri, come quelli che hanno
modellato il Cuore di Tuo Figlio – il sint unum è uno di questi desideri
– e dona a loro il realismo dell’umiltà che le renderà capaci di concretizzarli
nelle pieghe nascoste della storia complessa del nostro tempo.
la tenerezza
Carissime/i,
in questi ultimi mesi la CM ha
vissuto avvenimenti significativi. Il 30 agosto abbiamo celebrato i 50 anni di
Vita Consacrata di Laura Gonçalves e il 29 settembre di Mariolina Lambo; il 20 settembre scorso la prima emissione dei voti
di Anna Pati (Rosy) . Ringraziamo il Signore per la chiamata e la risposta
generosa delle nostre sorelle che arricchiscono la nostra famiglia CM. Per
tutto questo lodiamo Dio nostro Padre e affidiamo la loro vita a Maria nostra
madre.
Con
questo numero di Vinculum si inizia a lasciare uno spazio destinato alla
formazione permanente, con la collaborazione delle Responsabili di Formazione,
che alla richiesta del CC hanno dato la loro disponibilità; ogni volta
proporranno del materiale di riflessione che ci aiuterà ad arricchire la nostra
formazione. Grazie per questo!!!
Abbiamo
già tra le mani la Lettera Programmatica (LP), è un invito a riflettere e
rinnovare il nostro Essere e Missione. Lo Spirito continuerà a parlarci nella
misura in cui ci lasceremo interpellare dal vissuto e da quanto emerso
dall’Assemblea Generale. Dal CC: ”Suggeriamo
sia a livello personale che di gruppo di porci l’interrogativo: qual è il
“nuovo” che dobbiamo incarnare o rinnovare nella nostra vita per essere Profeti
dell’amore, Missionarie con un cuore che sappia ascoltare e dialogare con
umiltà...” (LP pag 1)
Continuiamo
unite nella preghiera e offerta per le nostre sorelle e fratelli provati dalla
sofferenza fisica, la violenza e dalle varie realtà complesse che opprimono i
loro diritti essenziali. Nella LP si inizia con l’icona del Buon Samaritano che
riassume la nostra vocazione, siamo chiamate a camminare nel quotidiano
sentendoci vicine, prossime, comunicandoci la tenerezza di Dio che abbiamo
sperimentato.
“Così
potete essere tanto vicini da toccare l’altro, le sue ferite e le sue attese,
le sue domande e i suoi bisogni, con quella tenerezza che è espressione di una
cura che cancella ogni distanza. Come il
Samaritano che passò accanto e vide e ebbe compassione. È qui il movimento a
cui vi impegna la vostra vocazione: passare accanto ad ogni uomo e farvi
prossimo di ogni persona che incontrate…” (LP pag 2)
Si sta avvicinando il tempo
dell’Avvento, tempo di attesa per disporre il nostro cuore ad attualizzare la
nascita del nostro Salvatore che facendosi uomo sceglie di nascere nell’umiltà
di un presepio. Celebriamo anche la nascita della nostra CM, per questo auguro
a tutti anche a nome di tutto il Consiglio un
Santo Natale
vissuto in azione di grazia
per il regalo di questa Famiglia
In comunione
Graciela
le “parole chiave” della nostra spiritualità: semplicità
La comunione,
l’amore, l’oblazione e “la semplicità” costituiscono il “proprium” della
spiritualità del Sacro Cuore per la Compagnia Missionaria.
Lo
Statuto delle Missionarie al n. 9 delinea la modalità, il dovere di impostare
il nostro comportamento in maniera tale che balzi all’evidenza di tutti che “in
tutto e sempre” pensiamo, operiamo, siamo mossi dall’amore. È la carità di
Cristo che ci guida in ogni circostanza (cfr.2 Cor. 5,14) e dimostra agli occhi
di tutti che c’è una caratteristica tutta “nostra” di vivere e testimoniare
l’amore: la semplicità e il sorriso.
Ancora
una volta ci poniamo alla scuola di Gesù, ricordando che ciò che dà senso di
amore a tutto, e forma l’asse di equilibrio del nostro comportamento di amore
in tutto, è Lui: la sua parola e il suo
esempio.
1) La sua parola: ce la offre una pagina di Matteo 18, 1-5.
Alcune riflessioni per l’inquadratura e la
comprensione del brano:
· Perché
gli apostoli pongono a Gesù la domanda: “Chi è il più grande”? Forse per rivalità, per reciproca gelosia… Non
erano mai mancati questi sentimenti passionali nel gruppo al seguito di Gesù.
· “Grande”
vuol dire, qui, preminente, superiore agli altri in forza di questa o quella
qualità, di questo o quel potere.
· Gesù
non risponde direttamente alla domanda. Pone un “gesto simbolico”, alla maniera
dei profeti. E questo “gesto simbolico” sconvolge i sogni di grandezza
coltivati dai discepoli.
· Gesù
parla di necessità di “conversione”, cioè di mutamento radicale di pensiero e
di sentimenti perché il Regno di Dio, quello predicato da Gesù, ha una dinamica
di esigenze completamente opposte alla fame della superbia umana. “In
verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non
entrerete nel regno dei cieli”.
· Notiamo
l’introduzione che Gesù premette al suo insegnamento. Usa l’espressioni delle
circostanze solenni, le circostanze cioè importanti, fondamentali della
trasmissione della verità di Dio. Quelle che costituiranno le colonne portanti
dell’edificio della fede: “In verità vi dico…”
· “Diventare
come i bambini”: l’espressione non significa certo che Gesù voglia imporre ai
suoi seguaci di immergersi in un ideale di eterna bambinaggine. Né intende
esaltare il bambino per i suoi caratteri innegabili di bellezza e di innocenza.
Nella società ebraica il bambino era il simbolo della piccolezza, della
pochezza, del quasi “non valore”.
Gesù lo propone per questa sua posizione di
chi sta all’ultimo gradino della scala sociale. E dice che per “entrare nel
regno di Dio”, cioè nella pienezza di verità e di grazia che egli ha portato
dal cielo, bisogna farsi piccoli, modesti, senza pretese, stimarsi sempre
super-considerati dalla benevolenza altrui, lasciar cadere pensieri e
atteggiamenti di orgoglio, sogni di autoesaltazione… In una parola vivere in
quell’atteggiamento di fede che esprime e compendia una caratteristica
originale del nostro carisma C.M.: la
semplicità.
2) L’esempio di Gesù
Il Vangelo
di Luca ci racconta un momento della passione di Cristo che è altamente
espressivo dello spirito di pazienza e di semplicità con cui dobbiamo
affrontare le situazioni.
“Frattanto
gli uomini che avevano in custodia Gesù lo schernivano, lo percuotevano, lo
bendavano e gli dicevano: “Indovina chi ti ha percosso”. E molti altri insulti
dicevano contro di Lui” (Lc.22,63-65).
Riflettiamo sul significato di questa scena
e sull’atteggiamento di Gesù.
· Innanzitutto
localizziamo il luogo della scena: sono i locali del corpo di guardia del
sinedrio. Forse il più lurido: la prigione.
· Chi
sono coloro che offendono così Gesù? Sono delle guardie, dei servi, cioè
persone a loro volta umiliate e offese, quindi abituate anch’esse a ricevere
umiliazioni, offese, forse percosse da parte dei superiori, abituate a dover
riconoscere che il diritto è del più forte, di chi ha saputo e potuto
usurparselo.
Ma questa volta si trovano davanti qualcuno più debole di loro, più
fragile. E così sfogano su di Lui tutta
l’amarezza della loro vita. Forse non c’è malvagità, cattiveria pura nel loro
comportamento. Però è doloroso dover constatare che l’uomo costretto a vivere
una vita quasi impossibile, appena ne abbia la possibilità sappia scatenarsi
con tanta brutalità su chi è più debole di lui.
· Cosa
fanno contro Gesù? Lo provocano e lo colpiscono in ciò che è più caratteristico
in Lui: la sua qualità di profeta: “Indovina
chi ti ha colpito”? Ma Gesù tace.
Forse con stupore si chiedono: ma perché quest’uomo non reagisce? E si beffano
di lui, come di un illuso, di un falso profeta.
· Come
reagisce Gesù? Soprattutto con il silenzio che accetta con suprema mansuetudine
la villania che lo circonda. Ma Giovanni ci dice che, al momento opportuno,
anche Gesù parlò. Senza fremiti di rabbia, senza reazioni scomposte, ma con
molta limpidezza domandando al servo del Sommo Sacerdote che l’aveva
schiaffeggiato: “Se ho risposto male (alla domanda fatta dal sommo sacerdote) dimostramelo; ma se ho parlato bene, perché
mi percuoti?” (cfr. Gv. 18,23).
Essere buoni, essere semplici non significa
accettare nel silenzio tutti i soprusi. L’esempio di Gesù ci insegna anche a
parlare, a domandare, a far riflettere, a portare chi ci sta dinanzi a
domandarsi la ragione del compimento di certi atti di superbia, di prepotenza,
di cattiveria. E tutto questo, per aiutarlo ad essere e a comportarsi in ogni
momento con dignità umana che rispetta e venera la libertà altrui. (continua)
(dagli
scritti di P. Albino)