Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
La COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede centrale a Bologna, ma è diffusa in varie regioni d'Italia, in Portogallo, in Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.
News
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09 / 08 / 2024
Agosto 2024
Edvige Terenghi, amministratrice centrale, visita i gruppi in Mozambico....
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Agosto de 2024
Edvige Terenghi, administradora central, visita os grupos em Moçambique....
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09 / 08 / 2024
19 ottobre 2024
Assemblea italiana, in presenza, a Bologna, e in collegamento online...
pensieri extra-vaganti
Consegnarsi
Consegnata: vorrei vivere consegnata, fino in fondo.
Non
posso guardare al Crocifisso e tenere qualcosa per me. Ma c’è una paura nel
cuore, la paura della vulnerabilità. Guardare l’altro, e lasciarsi guardare,
spalanca il nostro mistero, apre a noi il mistero di chi guardiamo con occhi
amici. E poi le difese si alzano.
Vorrei fare il
secondo miglio col mio fratello, anche mille miglia, sulla parola del Signore.
Ma non riesco a sfondare il mio limite, le mie chiusure. È paura? È prudenza?
Vorrei sentirmi consegnata, tutta proprietà di Dio. Lui
non ha messo un confine nel suo
Amore, ci ha consegnato se stesso nel
Figlio, ci ha consegnato la sua vita di relazione nello Spirito. Non ha nulla
tenuto per sé. Ha dato TUTTO.
Come rispondere,
che cosa rendere al Signore per quanto mi ha dato?
ECCOMI:
Consegnata a Dio nella CM,
Nella Chiesa,
Nell’umanità
tutta,
Consegnata in quel noi
che dice Padre nostro!
ECCOMI:
Posso entrare in quella libertà dei figli, nell’obbedienza, sicura che
incontrerò il mio Signore.
“Ho sete”
Il salmo 63, voce degli assetati, dei
cercatori di Dio, la cui anima è terra
deserta e arida …
A volte è facile sentirci nei panni del
salmista, altre volte le labbra pregano e il cuore è lontano. Per chiedere
l’acqua, come la Samaritana, dobbiamo incontrare
il Cristo. E pensavo, come pregava Gesù questo salmo? «Padre, ho sete di te, di tornare a
te, anch’io peno in questo mio esilio!», ma forse anche così «Padre, ho sete che la tua volontà sia compiuta fino in
fondo, ho sete dell’uomo, di ogni uomo
che tu, Padre, hai affidato alle mie mani, Maria Grazia, ho sete di te!».
Non so se i miei pensieri extra-vaganti
sono ortodossi, ma ridà spirito alle parole sapermi chiamata per nome da un Dio
che ha sete di me.
Sì Signore, ho solo una brocca per attingere, il mio cuore, la mia
vita: ecco, è per la tua sete.
“Ascolta Israele”
“Samuele! Samuele!” “Maria Grazia, Maria
Grazia!”
Come mi piacerebbe, Rabbunì, non lasciar
cadere neanche una tua parola! Ascolto, spesso
distratta, ma quando l’ascolto si fa vivo me
ne sento avvolta, travolta. Non è una parola che posso tradurre, è una parola
che mi pervade, è linfa che scorre nella mia vita, è parola che mi diventa
acqua e cibo. È parola viva, ma non ci capisco niente. Eppure non potrei farne
a meno.
Mi domando, Signore, non vorrai mica che
studi alla Gregoriana per capirti?
Per ora so questo: io ti ascolto come una
bambina seduta sulle ginocchia di suo Padre. E le parole che tu mi hai detto, e
hanno cambiato la mia vita, non hanno avuto bisogno di traduttori, di esegeti,
di teologia o ermeneutica, mi hanno penetrato il cuore così, come le ho trovate
scritte, e in lingua italiana, perché non conosco né l’ebraico, né l’aramaico.
Né ho mai percorso le strade della Palestina.
Signore, come a Giacobbe, mi hai preparato
una scala, e lì salirò finché tu vorrai darmi la tua benedizione, a costo di
soffrire di sciatalgia per tutta la vita:
Cammina alla mia presenza
Sta in silenzio davanti al
Signore e spera in lui
Rabbunì
Signore!
Eterna è la sua misericordia
Padre
Spirito paraclito
Maria
E poi parole immagini:
L’emorroissa
Talitha kum! Ragazzina, alzati!
Il paralitico calato dal
tettuccio
Zaccheo, piccolo, che ti spia da
una pianta di sicomoro
Il gesto d’amore del profumo di
nardo, l’unzione regale che ti ha offerto una donna
E ancora nella mia infanzia due imperativi:
Lasciate che i bambini vengano a
me
Traffica i talenti che Io ti ho
dato
E oggi il tuo cuore trafitto:
ECCO,
SIGNORE, IO VENGO PER FARE LA TUA VOLONTA’
amico evangelizzatore
Un uomo sorridente, affabile, attento alle
persone, con la passione per l’annuncio del Vangelo. Annibale Bonanni (primo a sinistra nella foto), marito
innamorato di Giorgia, padre e nonno entusiasta, bancario in pensione di
Bologna, appartenente al Rinnovamento nello Spirito. Avendo conosciuto la
missionaria Rosanna, d’accordo con Giorgia e sostenuto dalla sua preghiera,
cominciò a dare generosamente la sua collaborazione alle missioni popolari
nella missione di S. Vendemiano (TV) nel 1992. Tredici missioni, fino al
1999. Il 17 febbraio scorso, a 84 anni,
ha concluso il suo cammino terreno per entrare nella pienezza della Vita in cui
ha creduto e che ha annunciato.
Ringraziamo il Signore per
il dono di questo amico che ci ha regalato affetto, stima, sostegno,
collaborazione e soprattutto la sua serena e forte testimonianza di fede.
Quella testimonianza umile e luminosa che offriva alle persone che avvicinava
nelle missioni e che trovava radice e solidità nella preghiera, soprattutto
nell’ascolto della Parola e nell’adorazione eucaristica.
Il
nostro grazie anche a Giorgia e a tutta la sua famiglia che non hanno temuto di
condividere con noi e con tanti fratelli l’affetto, la simpatia e la ricchezza
interiore di Annibale. E grazie a te, caro amico. Come servo fedele, sei ora
nella gioia del tuo Signore.
nuove case... nuove storie... nuove esperienze
E’ quasi un anno che ho cambiato casa. Dove vivo ora è un edificio a tre piani con 21 stanze e a questo indirizzo: Jalan Bangau No. 42
Palembang. E’ un edificio grande che appartiene alla Fondazione Xaverius di Palembang ed è vicinissima al mio lavoro. La finalità di questa casa è quella di ospitare ragazze e donne che
lavorano come dipendenti della Fondazione Xaverius e non hanno
un luogo dove vivere. Queste persone occupano le stanze del primo e secondo piano, mentre il terzo piano è riservato per altri che non fanno parte della Fondazione. Ogni
piano ha la sua cucina. Insomma è un tipo di pensionato nel quale io ho la
responsabilità della gestione. In questo momento ci sono 10 persone provenienti da varie isole, tribù e
lingue indonesiane. Alcune di loro lavorano come insegnanti, lavoro d’ufficio nella parte amministrativa e altre studiano.
Sabato 14 luglio 2018 la casa è stata inaugurata e benedetta dal presidente del consiglio di amministrazione della Fondazione
Xaverius. Erano presenti tutti i presidenti delle
scuole di Palembang, la nostra “comunità di base” Santa Rosa e la vicina comunità del seminario. Un momento molto importante è stata l’apertura, quando Padre
Priyo SCJ, direttore della Fondazione, mi ha raccomandato di svolgere questo lavoro con responsabilità e ha comunicato ai presenti il mio compito. Padre Koro e tutti i partecipanti hanno accolto la notizia con gioia e hanno concordato.
Abitare una nuova casa, occupare un posto nuovo porta sempre con sé una certa novità
nella propria vita, insieme all’incertezza di fronte a qualcosa di estraneo. Significa cioè che devi
aggiustare la tua vita, la tua situazione a quel posto. Questo è quello che ho vissuto e sentito quando ho cominciato a vivere in questa nuova casa . Il tempo è
trascorso in fretta e oggi mi pare di aver già svolto un sacco di cose. Ecco alcuni
aspetti concreti e pratici che ho dovuto affrontare:
Y Pensare alle strutture domestiche
Y Decidere quali spazi lasciare liberi per renderla piu comoda
Y Piantare fiori nel cortile per renderla più
accogliente
Y Controllare l’acqua e l’elettricità in modo che l’utilizzo venga fatto con responsabilità, così che la spesa sia meno costosa
Y Fare attenzione alle persone che abitano la casa
Y Tenere in ordine tutto cio che fa parte della casa, in
modo da rendere la permanenza serena e comoda.
Il programma giornaliero per ora è questo: dal lunedi al sabato tutte lavoriamo, al pomeriggio o verso sera torniamo a casa. Le ragazze
sanno che sono una missionaria CM. Se ci sono attività nella “comunità di base” Santa Rosa, che è il quartiere dove abitiamo, anche noi partecipiamo. Alle volte ci
troviamo anche per pregare… Vivere insieme così in tante, e diverse tra noi, non è sempre così comodo e facile come quando si vive da sola nella propria casa. I nostri giorni poi non sono
sempre uguali, a volte devo sentire lamentele, ascoltare urla
improvvise quando per esempio viene a mancare l’elettricità o non c’è più acqua …
Il momento della giornata che più mi piace è la sera. Perche? Perchè di sera dopo il lavoro ci ritroviamo tutte. Difficilmente
usciamo, quindi possiamo avere il tempo a nostra disposizione per condividere il nostro vissuto, soprattutto quanto ci ha fatto bene e quanto ci ha
infastidito nella giornata trascorsa; condividiamo la stanchezza e anche un po’
di nostalgia. E’ uno spazio che in maniera spontanea diventa quasi una
valutazione del nostro quotidiano; ci comunichiamo anche le piccole cose che sono successe al lavoro. Queste ore diventano preziose per tutte, perché a volte la fretta che
abbiamo non ci permette di trovare tempo per guardarci in faccia. Sono momenti
che ci aiutano anche a conoscerci meglio. Cerchiamo inoltre, di vivere insieme
anche le feste. Se c’e un compleanno, collaboriamo tra noi, condividiamo con gioia la festa e la gioia di stare insieme. Non manca la creatività
come l’altra notte quando alle ore 24 siamo andate a svegliare Mareta perché
era il suo compleanno! Una bella sorpresa per la festeggiata. Da parte mia
cerco di dare il meglio di me stessa, di essere attenta a quanto le giovani
hanno bisogno. Mi sento come una mamma che fa di tutto per vederle serene, per il loro bene. Grazie .
voglia di scrivere
Questo pomeriggio mi è stato ricordato da Santina di
scrivere qualcosa sulla pastorale nella scuola, luogo e ambiente dove svolgo il
mio lavoro.
In questo periodo la
mia testa è piena di idee, con tanta voglia di scrivere libri per bambini. Sono
anche ansiosa di conoscere i risultati di alcune riflessioni che ho proposto ai
ragazzi della mia scuola. Le loro risposte mi aiuteranno a scrivere qualcosa
sulla figura della madre oppure raccontare il tipo di relazione che hanno con
la mamma o col papà. Naturalmente prevedo già che le loro risposte saranno
molto varie, perché ogni bambino ha un’esperienza diversificata sia con la
madre sia col padre. Non tutti hanno relazioni normali, affettuose… forse la
maggior parte di loro ha relazioni molto difficili e tristi, fragili. E’ così
che questo pomeriggio, con questi pensieri e la testa un poco confusa, prima di
scrivere le mie idee pastorali sulla scuola, sono stata costretta a scaldarmi un po’ d’acqua
sul fornello e preparare un buon caffè, per svegliare e ordinare le idee che ho
in testa.
Ho camminato avanti e indietro per capire il filo giusto
per cominciare. Ho aperto un libro e ho trovato un foglio scritto di Elisabetta
Todde, una preghiera: riflessione sui doni dello Spirito Santo. Elisabetta era
una sorella che amava molto scrivere su Vinculum… Ritrovando un suo ricordo, ho
pensato alla mano di Dio che mi veniva offerta per scrivere le mie idee.
“Vieni Santo Spirito e donaci la Sapienza. La
Scienza e la tecnica umana non sempre bastano: abbiamo bisogno di Sapienza per
gustare la nostra vita. La tecnica ci dice quello che è possibile fare, la
Sapienza quello che è lecito. La tecnica prepara cuori artificiali, la Sapienza
cuori saggi. La tecnica ci rende potenti, la Sapienza ci fa uomini…”
Grazie Elisabetta sei stata una
cara sorella. Anch’io sento di avere una certa passione per scrivere… un
sentimento vivo, come se fossi innamorata di quest’arte. Quando le persone si
innamorano sentono dentro di sé una grande energia che vorrebbero comunicare
agli altri. Qualche tempo fa oltre a scrivere per Vinculum, ho trovato un'altra
maniera per esprimere questo mio desiderio. Nel periodo 2001-2004 sono stata
insegnante e guida degli studenti che venivano alla Casa di ritiro Rumah Retret
di Palembang. Ricordo che in quel periodo ho scritto molto: poesie e
riflessioni, materiale vario, che ho già pubblicato in quattro libretti insieme
ad altre insegnanti che hanno la stessa sensibilità. Adesso mi piacerebbe
annotare le molte idee e i sogni che appartengono a studenti, pensieri che
possano favorire l'entusiasmo, sviluppare i talenti e gli interessi degli
studenti stessi. Sono contenta perché quest‘arte dello scrivere può contribuire
a lavorare di più sulla crescita e sullo sviluppo della vita dei ragazzi e dei
giovani. A volte mi viene il desiderio di inventare cose nuove, metodi nuovi di
insegnamento per la scuola, per gli studenti.
Nel 2011, dopo essere tornata da Bologna, sono
stata inserita in una scuola unica e piccola dove ora sono vice preside. Qui ho
trovato un’altra realtà: bambini, ragazzini di 11-14 anni alcuni un po’
fragili, un po’ carenti per la mancata attenzione dei loro genitori. Tra di
loro alcuni hanno grandi problemi: feriti, scoraggiati nell'apprendimento, non
si sentono accettati in famiglia. Qualche insegnante si lamenta perché questi
bambini, oltre ad essere difficili da seguire, faticano a stare attenti. Sono
molto distratti e per questo non seguono bene le lezioni. Noi non possiamo
cambiare il materiale didattico che ci viene consegnato. Ma possiamo adattarlo
alle varie situazioni in maniera che i ragazzi siano educati al senso etico e
religioso. Mi dispiace vederli così disorientati, ma anche da parte delle insegnanti
alle volte vedo una certa insofferenza e incapacità di gestire le varie
situazioni. Perciò spesso, li invito a praticare la meditazione per liberare la
mente, per fare sogni per il futuro e insieme trovare maniere diverse, nuove e
anche rilassanti.
In questo terzo millennio, in cui
si usa Whatsapp, ci troviamo invasi da messaggi - video musicali, corti e brevi
che trasmettono anche la parola del Papa. Mi piace usare questo mezzo e spesso
mi ritrovo in classe ascoltandoli insieme agli studenti. Secondo me il Papa,
nel suo
parlare, è molto vicino alla lingua dei giovani. Molti messaggi di papa
Francesco hanno toccato il mio cuore di insegnante e anche quello dei bambini.
Alle volte sono messaggi semplici che riportano alcune sue indicazioni: come
essere santi nel quotidiano, attraverso piccoli gesti, come salutare amici e
parenti, dire grazie per le piccole cose, sorridere e scusarsi se abbiamo torto
ecc. All'inizio per i ragazzi tutto questo sembrava difficile, ma poco a poco
hanno provato a fare piccole cose, salutarsi, dire grazie, scusarsi, sorridere,
tutto con amore. Il mio desiderio è quello di farli crescere, poter far capire
che attraverso questi gesti quotidiani possono sentire l'amore dei genitori per
loro finalmente concretizzato.
Adesso ho tra le mani le loro
risposte al mio questionario, mi piacerebbe raccogliere in un piccolo libro il
loro lavoro. Ciascuno ha creato una storia semplice, breve, di soli tre
paragrafi, ma sono scritti toccanti che commuovono. E’ una maniera per
esprimere il loro semplice amore ai loro genitori. Degli 80 ragazzi che hanno
scritto, ho già scelto 35 idee da proporre loro. Sento che questo potrebbe
diventare un piccolo libro, una piccola loro storia con la mamma o il papà.
Alcuni sono messaggi da consegnare ai loro genitori, eventi di vita semplice, a
volte messaggi molto duri e tristi. Ma in fondo c’è sempre una parola di
gratitudine perché vivono in attesa dell’amore della madre e del padre.
La Chiesa cattolica dal Concilio
Vaticano II fino ad oggi ha pubblicato vari documenti riguardanti l'educazione
cattolica come istruzione. Io, missionaria, che lavoro come
insegnante in una scuola cattolica, sento la responsabilità di aiutare gli
studenti cattolici a crescere e svilupparsi nella loro fede e a praticarla.
Quindi, ovviamente, il mio primo compito è quello di conoscere questi documenti
e impostare il mio lavoro sulle linee che vengono date. Mi sento pienamente
coinvolta nelle direttive della Chiesa, per svolgere il mio lavoro come un
servizio e assistere gli studenti in cose pratiche e semplici.
Concretamente collaboro con i
gruppi del coro di studenti, con gli accoliti; nella catechesi per i giovani,
li seguo nella partecipazione all'Eucaristia, nella processione all'offertorio.
Accompagno i ragazzi in questo cammino di fede: con loro preparo l'Eucaristia
ogni primo venerdì del mese, insegno loro il raccoglimento, e insieme viviamo
il mese della Bibbia a livello nazionale (in Indonesia è il mese di settembre),
il Rosario in ottobre e maggio, il tempo della Quaresima, l'Avvento. Cerco il
metodo per presentare gli orientamenti della Chiesa locale e universale in
maniera semplice ma incisiva.
Rimane aperta la sfida per
continuare questo cammino:
Ø come dare una formazione/istruzione in
Indonesia nelle scuole cattoliche, una formazione dinamica che faccia crescere
e maturare le persone?
Ø E noi missionarie, con compiti
specifici ed ecclesiali nell’ambiente dove lavoriamo, come possiamo sviluppare
nei giovani il senso di appartenenza al mondo e alla Chiesa, ovunque siamo?
Ø Cosa abbiamo seminato? E cosa
raccoglieremo?
Sono domande che ritengo
importanti per prepararci al futuro della scuola e al futuro della nostra CM.
Questa è la mia piccola
esperienza che ho voluto condividere con tutti voi nella speranza che aiuti a
rinnovare la nostra fede e il nostro amore in Gesù Cristo Signore, nostro
Salvatore, che ci è guida nell’inserimento di questo mondo anche come
consacrate secolari.
mozambico italia
“Noi missionarie, scelte da Dio, vogliamo
scegliere Dio come pienezza delle aspirazioni della nostra vita”(Est. Nº 2).
Cosa vuol dire scegliere Dio come pieneza
delle propria vita?
Essere di Dio per me ha voluto dire
accettare di fare le esperienze più impensate nei momenti meno previsti – Dare
nella propria vita delle sterzate improvvise per entrare in strade sterrate o
in autostrada a secondo del momento.
Vi racconto la penultima sterzata per
giungere a quest’ultima.
Nel 2010 ero in piena attività progettuale
della commissione di giustizia e pace dell’Archidiocesi di Nampula – Progetto
di formazione per i giudici dei Tribunali Comunitari e monitoraggio del
rispetto minimo dei diritti umani nei carceri situati nel territorio della
archidiocesi, ma un grave incidente stradale che mi lasciava schiacciata tra
l’automobile e la parete, fece in modo che rimanessi immobile in un letto a
Nampula e di li continuare a lavorare facendo riunioni con i miei collaboratori
e poi altri tre mesi in Italia per la riabilitazione . Tornata in Mozambico con
difficoltà di deambulazione riprendo il progetto e il lavoro della commissione
giustizia e pace a livello diocesano, intanto a livello di gruppo va avanti la
riflessione di aprire un’altra casa a causa dello sviluppo che la CM sta avendo
nel centro-nord. Andare Martina con un gruppo a Quelimane? E’ l’ipotesi più
viabile già che abbiamo una casa vuota di nostra proprietà in questa città; ma,
guidate da Dio, la riflessione del gruppo prende un’altra piega. Sollecitate
dal vescovo e da alcuni sacerdoti diocesani del Gurue, il gruppo sceglie di
costruire una casa ad hoc a Invinha e a questo punto già non è Martina, ma è
Mariolina che deve andare... La strada si spiana improvvisamente.
Compriamo il terreno dalla Diocesi,
Mariolina lascia Nampula e va al Gurue dove a causa del terreno disconnesso
deve chiedere l’ausilio ad un bastone già che camminando ancora come un robot,
le è facile prendere delle cadute. Undici ragazze sono pronte prima che la casa
sia pronta. Cosa facciamo? Proposta: per quest’anno aspettate nelle vostre
case. Risposta: Mariolina noi siamo abituate – anche nelle nostre case viviamo
come possiamo – vogliamo vivere con te comunque sia – e allora via, poche
chiacchiere, si comincia. Ospiti in una casetta della diocesi, ammassate in due
stanze ci prendiamo in giro dicendo che stiamo facendo il servizio militare. Le
ragazze si alzano alle tre di notte per fare la doccia a turno nell’unico bagno
della casetta. Sarebbe da scrivere un
libro ma tutte insieme ci diamo forza e in quei mesi abbiamo fatto un’unica
assenza a scuola a causa della batteria del fuoristrada che di colpo una
mattina ha deciso di salutarci. Normalmente alle sei del mattino senza fiatare
eravamo tutte pronte per partire per Invinha, situata a 18 chilometri, loro per
la scuola ed io per dirigere i lavori di costruzione.
Bene andiamo avanti, a Pasqua ci
trasferiamo nella casa che è ancora un rustico, ma per lo meno ha le pareti, il
tetto, le finestre con le sole grate di ferro e le uscite con le porte per così, poter dormire tranquille. Continua
il servizio militare, ma con tante risate e tanta gioia. Personalmente comincio
a notare nel mio corpo un segnale chiaro negativo... comunico tutto al gruppo
delle consacrate ma, riempiendomi di limone vado avanti. Assemblea CM: viene
scelta Martina... Momento di panico, di confusione, non capisco più nulla. Ci
siamo stirate moltissimo, molte ragazze tra Nampula e Gurue poche missionarie
ed ora anche Martina viene meno. Io devo venire in Italia, sono cosciente della
mia autodiagnosi: Tumore al seno che poi si rivela non dei migliori –
operazione, terapia, permanenza in Italia per un anno. Non voglio fare solo
questo: chiedo a P. Marcello se posso andare con lui a conoscere la realtà
carceraria italiana. Chiusa questa fase sono di ritorno al Gurue. Anche
l’Università Cattolica del Mozambico vuole la mia collaborazione. Mi inserisco
anche lì come insegnante e come membro amministratrice e dell’equipe di
direzione. La vita continua. Unico problema ogni anno devo tornare in Italia
per controllare se il tumore accetta di chiudere la porta e andarsene
completamente. Settembre 2017 ritorno in Italia con la valigia vuota,
programmata a riempirla al ritorno – Ci servono molte cose. I controlli vanno
bene a luglio 2018 dovrò tornare per l’ultimo controllo e chiudere il processo
sanitario. Sto preparando il rientro, ma dico al medico di base di sentire
della fitte alle spalle, cose che mi porto già dal Mozambico. Radiografia
urgente... Stoppata – Macchie ai polmoni. Per qualcuno è già chiaro ma i medici
chiedono di conoscere esattamente la natura di questo macchie – noduli –
vogliono conoscere il nome, il cognome e anche il codice fiscale dei miei
noduli polmonari... Biopsie, radiografie, tac, pet… chi più ne ha più ne metta…
dopo sette mesi arriviamo all’intervento chirurgico che tanto ho temuto e
tentato di evitare: con la taglia e cuci mi prendono il pezzo del polmone col
nodulo da analizzare. Ora è chiaro, in gergo popolare sono metastasi partite
dal seno e passate ai polmoni. Niente di tragico, la scienza oggi ha terapie sperimentali
che danno dei grandi risultati – Unico problema: bisogna trattarla come
malattia cronica. Per me è chiarissimo, devo girare pagina. In Mozambico non
sono convinti, continuano a pregare, mi vogliono di ritorno all’Università. Per
me c’è già qualcosa che brucia nel cuore. Personalmente stavo già accompagnando
il sogno della fraternità con i vari intoppi e peripezie e mi ero detta; se non
riesco a tornare in Mozambico mi piacerebbe inserirmi in questo progetto. Così
quando la situazione per me è stata chiara ho chiesto al Consiglio di aderire
come elemento CM a questa proposta che come CC stava già accompagnando
dall’inizio.
Ora sto vivendo un’esperienza di
rinnovamento. Sento che il Signore mi aspettava all’angolo. Era il momento di
riprendere a vivere in profondità dando più peso all’essere che al fare. Vivere
nella novità di vita mostrando l’allegria di vivere la fraternità nella nuova
forma qual è la mia consacrazione – Vivere tra fratelli che non hanno problemi
a mostrarsi per quello che si è: fragilità alla ricerca di autenticità. Vivo
una condivisione attenta e sincera, nell’ accoglienza per quello che si è, ma
provocandoci a migliorare ogni giorno, a vivere nell’accoglienza di Dio, nella
novità dell’essere.
E’ possibile vivere da fratelli? Si. E’
possibile vivere volendo il vero bene dell’altro? Si. Ciascuno mette in comune
le capacità che ha, le forze che ha, il tempo che ha, la sensibilità che ha
mettendosi allo scoperto sicuri comunque di essere accolti con amore e
comprensione prolungamento dell’amore di Dio, tanto da poter dire noi e gli
altri, come è bello che i fratelli stiano insieme.
Comunque anche qui non sto con
le mani in mano; oltre la vita normale di fraternità mi sono inserita nel
carcere e cerco di essere presente in ogni momento importante nel carcere e
nell’accoglienza dei detenuti in casa. Nella parrocchia sta aumentando sempre
più l’inserimento e oltre le liturgie quotidiane mi è stato affidato un
gruppetto di 7 giovani donne del Bangladesh perché apprendano l’italiano. E’
un’esperienza bella, mi fa sentire ancora cittadina del mondo; per cui per tre
volte la settimana immersione totale nel gruppo di gioventù internazionale che
gradatamente sta apprendendo ad aver fiducia in se stessa e nel frattempo si
apre alla relazione interpersonale e alla conoscenza reciproca. Rimaniamo
aperte alle novità di Dio e accogliamo quello che viene dalle sue mani.
l'esperienza del roveto
Festa dell’ ECCOMI nel Sud-Italia, 24 marzo
Il 24
marzo scorso, la Compagnia Missionaria del Sud-Italia, insieme con tanti amici,
ha ricordato l’ECCOMI di Gesù e di Maria
a Dio, dal quale prende vita il nostro ECCOMI.
Abbiamo
vissuto l’incontro nella parrocchia di Gesù Buon Pastore di Castellammare di
Stabia.
Il
parroco don Antonio Santarpia, con dolcezza e accoglienza di padre, ci ha fatto
sentire il suo calore e affetto, come se fossimo di famiglia.
Il clima familiare ci ha
predisposto ad aprire il nostro cuore e ad accogliere la Parola che, con tanta
delicatezza, il nostro caro p. Antonio Carapellese ci ha sminuzzato, aiutandoci
a cogliere, attraverso l’ECCOMI di Mosè, aspetti significativi in essa custoditi.
L’esperienza
del “roveto ardente”, nel farci cogliere la premura, la sollecitudine,
l’ardore, la passione del Dio che salva, allo stesso tempo ci ha spinti a
metterci in discussione sul nostro lasciarci coinvolgere in questo progetto di
salvezza, che il Signore compie in nostro favore. Ci ha presentato la figura di
Mosè e come la sua fiducia nel Signore ha stravolto, positivamente, la sua
vita. E noi?
Abbiamo
poi partecipato all’Eucaristia della comunità del luogo dove ci trovavamo. È
stato bello condividere il pane eucaristico con tanti fratelli e sentirsi una
grande famiglia.
Quindi
la pausa pranzo in cui abbiamo condiviso quello che avevamo portato, con gioia
e in fraternità. Nel pomeriggio abbiamo fatto un momento di condivisione sul
passo dell’Esodo che avevamo meditato e sulle sollecitazioni di p. Antonio, e
molti hanno dato il loro contributo arricchente. Abbiamo ringraziato il Signore
per quanto vissuto in questa giornata e anche per i tanti doni che elargisce a
ognuno ogni giorno.