Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
La COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede centrale a Bologna, ma è diffusa in varie regioni d'Italia, in Portogallo, in Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.
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un altro mondo
VISITA DELLA PRESIDENTE IN GUINEA BISSAU
Dal 6
dicembre 2018 al 9 gennaio 2019 in Guinea Bissau per visitare il gruppo CM che
vive e lavora in questo paese dell’Africa occidentale bagnato dall’Oceano
Atlantico.
6 dicembre: viaggio con Royal Air Maroc (RAM) per la prima volta. Alcune
persone gentili mi aiutano a salire e scendere dall’aereo portandomi il
bagaglio a mano. Ne sono loro grata e le benedico. Siamo stipati in un aereo
con sedili mini, molta gente comunica ad alta voce tranquillamente senza la
minima preoccupazione di dare disturbo agli altri: tutti insieme
appassionatamente … Sarà così per quasi tutto il viaggio. A Casablanca tempo ridotto per raggiungere la coincidenza
per Bissau ma un funzionario ci fa passare prioritariamente tra la ressa dei
passeggeri. Troviamo il nostro aereo quasi pieno di passeggeri provenienti da
altri paesi. Sarà così anche a Capo Verde dove ci fermiamo per far scendere
alcuni passeggeri e salire altri. Sembra di stare su un autobus! A Bissau
scendiamo ma altri rimangono per andare in Costa d’Avorio. Questa linea aerea occidentale dell’Africa è
coperta in buona parte da RAM infatti è più economica di altre. In Guinea Bissau giungiamo il mattino presto – ore 3.30 del
7 dicembre: mi aspettano Antonieta e Ivone. Si avvicina un funzionario
dell’aeroporto, Abu, figlioccio di Antonieta, che mi aiuta nel disbrigo delle
formalità per uscire rapidamente. Subito a nanna ed il sonno sarà compagno
benefico nei giorni seguenti di assestamento tra le temperature europee e
quelle africane. Dormo, dormo, dormo e
mi fa bene. Oggi,
domenica partecipo alla Messa all’aperto, sotto gli alberi ed un grande albero
di castagna cajù, attorniata da tanta gente e tantissimi bambini. Alla fine
dell’Eucaristia devo presentarmi con un altro credente proveniente dalla Guinea
Conakry. Si usa così e vuole essere un modo per accogliere e far sentire che
sei in sintonia con la comunità. 10 dicembre: giornata internazionale dei Diritti Umani.
Siamo invitate da Ivone ad un incontro nel Centro Culturale Francese dove si
parla di inclusione sociale delle persone con handicap. Andiamo tutte:
Antonieta, Ivone, Nhamo, Silvia ed io. Molte persone partecipano a questo
evento dove si raccontano storie di vita di persone che hanno lottato per
affrontare dignitosamente e con determinazione il loro limite riuscendo ad
impegnarsi ed a lavorare affinché molti altri connazionali potessero accedere a
migliori condizioni di vita. Una di queste persone é appunto la nostra Ivone.
Una serata di festa con canti e danze che coinvolgono un poco tutti. Vita quotidiana: il mattino dopo la preghiera e la colazione
ciascuna va o a scuola (Silvia e Nhamo, Antonieta), o al lavoro (Ivone) ed io
rimango in casa. Jaime (custode di giorno) si occupa di varie cose, galline,
cani, giardino, e vigila sull’ampio spazio dove si affacciano la nostra
abitazione, la scuola, l’atelier (dove imparano a cucire alcune donne). Rosa,
sordomuta, lavora come inserviente nella scuola ma viene tutte le mattine ed ha
cura della pulizia esterna di una parte della casa, ... tutte persone che sono
preziose per l’andamento della casa e che mi insegnano la fedeltà quotidiana al
proprio dovere. Il
pomeriggio ci dedichiamo agli incontri tra di noi e cerco di cogliere e di
capire attraverso il dialogo ciò che le persone vivono. Antonieta e Ivone (46
anni) fanno parte della CM da 14 anni e Nhamo (30 anni) da 4 anni; Silvia vive
con noi da settembre 2017 e frequenta il primo anno della Università per
educatrici d’Infanzia; sta vivendo il periodo di accompagnamento iniziale ed ha
21 anni. Colgo le storie familiari e quello che sentono nel loro cuore. La scuola, della quale è direttrice Antonieta, con 450
alunni dal lunedì al venerdì riempie di voci il cortile dove si affacciano le
nostre abitazioni. Oltre alla scuola c’è anche l’atelier che ha una sua
organizzazione con l’appoggio e l’impegno appassionato di Ivone. Feste natalizie: canti ben preparati e liturgie curate con
la presenza dei francescani OFM della parrocchia di Brà che fedelmente
celebrano l’Eucaristia nello spazio davanti alla nostra casa e sotto un grande
albero di caju. La presenza della comunità di S. Paolo abbastanza corposa ed
attiva con l’appoggio e la collaborazione delle nostre missionarie. 26 dicembre: passeggiata a Nhoma dai frati francescani che
lì hanno una scuola ed un liceo in una zona che dista circa 30 km da Bissau.
Una zona difficile dal punto di vista pastorale. Grande accoglienza e una
giornata vissuta nella gioia della fraternità squisitamente francescana. Un
giorno di distensione che fa bene a tutte. 30 dicembre: visita alle famiglie delle missionarie:
iniziamo con la famiglia di Antonieta che abita relativamente vicina lì
preparano il pranzo con la presenza del papà e dello zio con parte della sua
grande famiglia. I vicini partecipano alla nostra festa che diventa festa per
tutti. Scambio di regali: ricevo il tessuto tipico che qui viene realizzato a
mano. Anche dalla famiglia di Ivone che abita vicino alla parrocchia di Fatima
(in centro) veniamo ricevuti con molta gioia ed anche qui scambio di doni.
Proseguiamo e visitiamo il fratello di Antonieta, Alberto con la sua famiglia
ed infine la mamma di Nhamo. Un grande giro che mi dà occasione di conoscere
alcuni quartieri della città di Bissau. Un pomeriggio pieno di incontri che
rendono gioiosa e bella questa ultima domenica dell’anno. La sera del 31 dicembre partecipiamo alla messa di
ringraziamento di fine anno nella parrocchia centrale di Brà di cui fa parte la
comunità di S. Paolo ed altre 4 comunità. E’ una messa molto animata con canti
e danze. I Frati Francescani Minori animano questa Eucaristia. Sono tutti
giovani sacerdoti della Guinea e si sente questo clima gioioso che fa bene al
cuore. 2 gennaio 2019: visita a Takir, alla Casa Regionale dei
missionari del PIME presenti in Guinea da più di 70 anni. Incontro con P. Fabio
Motta Superiore regionale del PIME, che ci fa conoscere questo luogo dove sono
vissuti molti missionari. La presenza ed il servizio missionario si svolge non
solo a Bissau ma anche in varie missioni. Collaborano anche molti laici. La
Compagnia Missionaria deve molto ai missionari del PIME perché sono loro che
hanno accolto l’inizio del cammino vocazionale di Antonieta ed Ivone ed
accompagnato la nascita della CM in terra di Guinea. Un ringraziamento sentito
a loro, (soprattutto a p. Dionisio Ferraro, ora in Italia) che ha collaborato fin dal 1994 per la nascita
e la crescita della comunità di S. Paolo, la scuola e le iniziative sociali e
missionarie in questa zona della città. Proseguiamo il nostro giro visitando anche il Centro di
N’Dame creato da un missionario del PIME. Incontriamo due suore missionarie
(provenienti dall’India – Kerala) dell’Istituto Oblate del Sacro Cuore –
Frascati (Roma). Sono loro che accolgono i vari gruppi delle due diocesi della
Guinea, (Bissau e Bafatà) sia per esercizi spirituali che per incontri
diocesani di vario genere. E’ un luogo molto frequentato. Riusciamo
a dedicarci alle varie visite per il fatto che siamo in tempo di vacanze e cerchiamo di intercalarle con incontri vari
tra di noi così da valorizzare queste giornate con un lavoro di approfondimento
di alcuni temi specifici CM. La Guinea Bissau ha circa un milione e mezzo di abitanti e
una conformazione geografica particolare contornata dal mare. Attualmente si
dibatte tra vari problemi grandi e piccoli. Finalmente dopo vari rimandi, sono
state indette le elezioni per il 10 marzo 2019 ma molti partiti si contendono
il potere. In questo periodo ci sono stati sia gli scioperi degli insegnanti
della scuola pubblica sia quello dei trasporti collettivi. Finalmente gli
insegnanti hanno interrotto lo sciopero ed hanno ripreso il 7 gennaio 2019; gli
ospedali sono molto precari… Un paese con grandi problemi dove emerge l’impegno
di tanti ma anche il prevalere di situazioni che per ora non trovano una via di
miglioramento reale per la maggior parte della popolazione. Il 4 gennaio: viene a trovarci il Vescovo D. José Câmnate na Bissign, è un momento bello e significativo.
Attraverso il dialogo con lui colgo le sue preoccupazioni sia pastorali che
sociali ed il suo impegno, assieme a tanti missionari, diocesani e operatori
pastorali, per un miglioramento delle condizioni di vita e di futuro di questo
popolo. So dell’impegno della diocesi a livello educativo con più di
40 scuole elementari ed altrettante scuole dell’infanzia. Altre scuole di
livello superiore molto importante per la crescita delle persone. La Caritas ha un ruolo importante nel favorire progetti sia
agricoli che di promozione della donna … Una chiesa piena di vita impegnata a
promuovere e ad alimentare la fede e la speranza. Mi viene spontanea la comparazione con il Mozambico (dove ho
vissuto molto tempo e dove siamo presenti come CM) e vedo tante cose uguali ed
altre diverse ma tutte con uno sguardo che coglie la bellezza della gente
d’Africa. Quel non so che di mistero che abita questo continente e che lo rende
attraente ma che a volte interroga per le molte contraddizioni. Qualcosa che ti
appassiona e ti fa pensare … E rimane aperta una riflessione che non può
contenere e comprendere fino in fondo un altro mondo che guardo con speranza ed
empatia.
freschezza della gioventù
L’11 novembre 2018 sono entrate
nel Biennio di formazione: Angelina, Argentina, Ilda e nel periodo di
orientamento Bete e Olga. Abbiamo celebrato questo evento con gli amici della
CM, il giorno della chiusura dell’anno sociale. P. Aderito scj, amico di
sempre, ha celebrato l’Eucarestia. Questi momenti sono sempre pieni di gioia e
per noi sono anche una grande responsabilità. Le testimonianze scritte qui di
seguito sono semplici ma manifestano la freschezza della gioventù che si sta
donando e mostrando il desiderio di andare avanti. Chiedo molta preghiera
perché tutto possa continuare come desidera il Cuore di Gesù. In questo
percorso formativo ho fiducia in Maria che è madre guida e custode.
Accompagnateci con la vostra preghiera.
Anna Maria Berta
Sono entrata nel Biennio di Formazione il giorno 11novembre
2018. Per me è stato molto bello dare
ancora un passo in più nella Compagnia Missionaria. Sono contenta di vivere in
gruppo camminando verso la consacrazione.Ho conosciuto la CM nel 2012,
quando vivevo nel convitto degli studenti e frequentavo la parrocchia di
Namarroi. Ho cominciato il cammino nella CM nell’anno 2013, quando cominciava
il gruppo di Invinha; non mancarono le difficoltà perché la casa era ancora in
costruzione, ma ne è valsa la pena perché ho imparato molto. Nel 2014 sono
passata nel gruppo di Nampula e l’anno successivo sono entrata nel periodo
dell’orientamento. Mi è piaciuta molto la formazione oltre che la formatrice
Anna Maria; è stato molto importante per me anche l’accompagnamento di altre
missionarie. Ringrazio tutte quelle persone che mi hanno aiutata ad arrivare
fino a questa tappa del Biennio.
Angelina Alberto Mutipo
Sono Argentina Fernando Saraua, nata a Regone-Namarroi; ho
iniziato il Biennio di formazione l’11 Novembre 2018.Celebriamo questo giorno con molta gioia ed entusiasmo. E’
stato molto importante per me dare più un passo nel mio percorso. E’ stato un
giorno diverso: ascoltando, sapendo e credendo che in verità da ora in poi
starò nella tappa del Biennio di formazione. Ho acclamato con grande gioia e ho
lodato Dio, il Padre, per avermi scelta e accompagnata.Chiedo a Dio che continui sempre ad accompagnarmi nel mio
cammino, che mi aiuti ad affrontare le difficoltà, e a vivere nella fede e
nella gioia. Ringrazio Dio per essere riuscita ad affrontare tutti gli ostacoli
e stare decisa ad avanzare. Chiedo che mi dia il desiderio di contemplare
sempre il mistero del suo Cuore trafitto segno dell’amore totale al Padre e che
mi conceda la grazia di scegliere Dio come pienezza della mia vita.
Argentina Fernando Saraua
Mi chiamo Ilda Manuel Antonio, sono di Alto Molocue-Mutala
della Zambesia. Dopo il cammino fatto nel periodo dell’orientamento, sono
felice per la mia entrata nel Biennio di Formazione. In questo percorso
conoscerò meglio e di più la spiritualità della CM e Gesù, nel mistero del suo
Cuore Trafitto che è segno di amore totale per il Padre e per gli uomini e le
donne.Sono felice di stare in questo percorso, della chiamata e di
stare in questa famiglia in cui mi sento di essere proprio in famiglia. Sono
molto contenta di appartenere a Cristo, di essere testimone viva, secondo i
suoi insegnamenti, e sono disposta di assumere con responsabilità il mio
crescere nella Compagnia Missionaria, per l’avvento del Regno di Dio. Sono
sicura che in questa tappa formativa apprenderò molte cose su Gesù, sul vivere
i suoi insegnamenti nell’amore, nell’umiltà, nella semplicità nell’onestà con
Cristo, vivere nella preghiera e seguirei cammini de Dio. Ringrazio
Dio per il dono della vita, per il grande Amore che Lui ha per me e voglio
chiedergli anche che aumenti la mia fede, che lo Spirito illumini il mio Cuore
e che Maria mi guidi nei momenti di gioia e di tristezza e mi protegga nelle
difficoltà.Grazie Gesù per il grande amore che mi dai.
Ilda Manuel António
Io, Bete Vasco Neves, figlia di Vasco Neves e di Lidia
Capena, nata il 24 aprile 1996 nella provincia della Zambesia, distretto di
Gurue, ho 5 fratelli e sorelle; ho conosciuto la CM nel 2015 quando frequentavo
la decima classe a Invinha.E’ stato in questo anno che ho bussato alla porta della CM,
nella comunità di Invinha, e che ho cominciato a partecipare agli incontri
quindicinali di discernimento spirituali. Nel 2016 sono entrata a far parte del
gruppo della CM a Invinha, dove sono stata accolta da: Mariolina, Lisetta e
Dalaina insieme ad altre giovani che là abitavano. Ho vissuto 2 anni nei quali
mi sono sentita molto felice e gioiosa di conoscere più da vicino la CM e ho
acquisito più forza per continuare questo percorso. Con la chiamata che sempre
ho sentito e sento, nel 2018 ho continuato la mia esperienza a Nampula. L’11
Novembre2018 è stato un giorno di grande gioia per me perché ufficialmente ho
cominciato il periodo di Orientamento.Questo passo mi lascia serena e
com la sicurezza che il Cuore di Gesù mi accompagnerà. Voglio chiedere a Maria
che continui a essere Madre, Guida e Custode e che indichi il cammino e mi
illumini in questo mio cammino.
Bete Vasco Neves
Ciao! Mi chiamo Olga Alcino, sono di Nampula, sono nata il 10
giugno 1994, figlia di Alcino Francesco e Maria Lúcia Domingos, ho 3 sorelle(2
degli stessi genitori e una che è sorella solo da parte di padre) con me siamo
4 sorelle, sono figlia di genitori separati. Chi mi ha presentato alla
Compagnia Missionaria è stato il responsabile della comunità parrocchiale. Il
primo contatto è stato con Anna Maria che mi ha parlato della CM: mi ha parlato
della storia e mi ha dato un libretto da leggere. Mi piacque…e nel 2017 sono
entrata nel gruppo di Invinha per conoscere maggiormente la CM e anche per
farmi conoscere. E’ stata una bella esperienza; mi è piaciuto relazionarmi con
le altre giovani, in nuovo ambiente, ho appreso a leggere la Bibbia e questo è
stato molto bello. Nel 2018 sono tornata nel gruppo di Nampula e nell’11 di
Novembre ho iniziato il periodo di orientamento. E’ stato un giorno di gioia e
felicità. Nel profondo del mio cuore sento che Dio mi chiama per camminare in
questa famiglia CM.Voglio seguire Gesù Cristo come le missionarie della CM
seguono. Questo è stato il motivo che mi ha fatto lasciare la famiglia di
sangue e stare qui,Ringrazio il Signore Gesù e sua Madre Maria Santissima che
mi ha accompagnato e illuminato nel mio cammino attraverso l’ascolto, la
preghiera .Grazie, Signore Gesù.
Olga Alcino
esempio di offerta e donazione
RICORDO DI EMA LUZ MENDOZA, familiaris di S. Bernardo, Cile
Il 21
gennaio scorso all’età di 93 anni è deceduta a S. Bernardo del Cile Ema Luz
Mendoza Oyanedel, Emita, per gli amici. La sua vita è stata veramente un
esempio di offerta e donazione al
Signore. Da 26 anni faceva parte del gruppo dei familiares. Nel marzo 2000
sostituì la responsabile del gruppo Kenia Montano quando questa morì. Un servizio che svolse con impegno e serietà
fino alla fine di quell’anno. Aveva una grande ammirazione e stima per p. Albino e Santina che aveva
conosciuto personalmente e che cercava di rimanere in contatto attraverso una
frequente corrispondenza. Per nessun
motivo mancava alle nostre riunioni, era molto fedele e ligia in questo. Aveva
un forte senso di appartenenza alla CM. I funerali si sono svolti a S. Bernardo
nella parrocchia di S. Clemente, con la partecipazione oltre che dei familiari
e amici anche di una rappresentanza CM. Chi era presente ha definito la
Messa”commovente”. Il parroco, che la conosceva bene, ha tracciato il percorso
della sua vita presentando aspetti concreti: è stata maestra alle elementari
e anche maestra di religione. In seguito
è stata scelta come direttrice del collegio dove insegnava. Ha partecipato per
diversi anni al coro dei professori; le piaceva dipingere soprattutto
paesaggi e fiori e scrivere poesie. Questi hobby l’aiutavano ad aver uno
sguardo positivo e creativo anche sul mondo. Un suo grande apostolato era anche
quello di recitare il Rosario, specialmente con i suoi colleghi, maestri in
pensione, gli ammalati e altre persone. E’ deceduta assistita dalla figlia con
la quale viveva da tempo.
Ringraziamo il Signore per la sua vita di fede, di testimonianza fedele, di servizio e
di presenza convinta e discreta nella CM. Preghiamo per lei e per la sua
famiglia e chiediamole che dal cielo continui a vegliare su di noi.
dal sogno alla realtà
Fraternità
accogliente
A volte è bello risvegliarsi dai sogni, perché la realtà è
migliore degli incubi. A volte. In genere, si dice che i sogni sono migliori
della realtà e nei sogni avvengono anche i miracoli.
Senza scomodare i miracoli, dovremo pur dare conto che la
Provvidenza ha chiuso porta e spalancato portoni, ci ha lasciati cadere a
terra, ma ci ha risollevati. E non abbiamo idea di cosa ha in mente ancora per
il futuro.
La carambola è cominciata nel 2013. A quei tempi, l’idea di una
“fraternità accogliente” (ci siamo sempre qualificati genericamente così; ci
daremo un nome quando finalmente avremo una dimora stabile), in cerca di un ubi consistar, dopo ricerche frustranti
e al di fuori di queste, si era vista offrire una quanto mai allettante
possibilità in quel di Pian di Venola.
Per più di un anno abbiamo creduto nel sogno, destreggiandoci fra
resistenze interne ed esterne. La cosa certa sembrava allora la dimora. Quella
incerta, il gruppo. Anche all’interno della CM – per quanto ne so – cominciava
già allora a girare l’interrogativo se aderire o no al progetto della
fraternità accogliente, che prospettava una convivenza di vocazioni diverse:
religiosi/e, consacrati/e, laici e laiche. Ricordo un’espressione di Dolores
durante uno degli incontri “bilaterali” fra dehoniani (ITS e ITM) e CM in vista
di progetti comuni: «Sarebbe una follia se la CM si sottraesse».
Quando poi il gruppo si è costituito, è arrivato il primo
sbarramento. Stavamo partendo – il nostro piccolo drappello – per ritirarci
qualche giorno a Sottosoglio quando, mentre stavo entrando in macchina per
partire, arriva la telefonata che mi chiede: «È vero che hanno venduto Pian di
Venola?». Tramortisco. Risulterà vero, ma dalla proprietà (la Fondazione Opera
Pia Da Via Bargellini, è bene che i nomi si sappiano) né dalla curia una sola
telefonata per darci la notizia come diretti interessati o per dirci: «Il
progetto finisce qui».
Atteggiamento molto ecclesiastico e poco ecclesiale, che ci fa
barcollare ma non mollare. Con l’autorizzazione delle autorità coinvolte,
ripartiamo con la ricerca. Ci viene indicata la canonica della parrocchia di
San Vitalino (Longara), che stava per essere lasciata da don Francesco Ondedei
chiamato ad altro incarico. I parroci della zona (don Marco Bonfiglioli e don
Franco Fiorini) danno il consenso. Date le dimensioni della canonica saremmo
stati un po’ stretti, ma il sogno riparte. Verso la fine di novembre don Franco
ci consegna le chiavi.
Nel frattempo si era fatta avanti la diocesi di Pisa chiedendo una
presenza nella casa di accoglienza per detenuti in misura alternativa per la
quale era pronto un progetto. Proprio nel giorno in cui il p. provinciale dei
dehoniani, p. Oliviero, si stava recando a Calci per vedere i luoghi e
soprattutto incontrare le persone (ora Calci è una bella realtà avviata) arriva
a me un messaggio nel quale don Franco mi chiede di restituirgli le chiavi
perché non intende più dare ospitalità al nostro progetto. Dalla curia nessuna
contromisura. Atteggiamento molto ecclesiastico e poco ecclesiale.
Il 10 dicembre il vescovo Matteo Zuppi entra in Bologna. Dopo 30
anni di apnea si ricomincia a respirare. Per il lunedì 14 dicembre sera ci era
stato dato appuntamento dal padre Provinciale dehoniano sostanzialmente per
comunicarci che, dopo il nuovo voltafaccia, la Provincia ritirava il suo
consenso, per quanto esplorativo, al progetto. Il nostro piccolo gruppetto,
bastonato, si incontra la domenica sera per concordare la linea da tenere
nell’incontro con il Provinciale. Concludiamo di chiedere coralmente un tempo
supplementare, confidando che con il nuovo vescovo si potessero aprire vedute
più ampie. Andando a letto, abbiamo tutti, non solo io credo, l’impressione di
trovarci a percorrere l’ultimo tratto di un binario morto.
La mattina del lunedì 14 vado come mio solito alla Casa della
Carità per il mio turno di aiuto all’alzata. E mentre stavo per venire via – il
cuore sempre morto – sr. Silvia (ma questo non si deve sapere) mi ferma e mi
dice: «Ho saputo che don Franco non intende ospitarvi a San Vitalino. Perché
non chiedete se si possa destinare al vostro progetto la Casa del Contadino per
la quale la Parrocchia di Corticella sta da tempo cercando una destinazione?».
Non credo ai miei orecchi e faccio fatica a credere al mio cuore.
Chiedo un appuntamento urgente con il parroco don Luciano Bortolazzi, che me lo
accorda per la sera stessa, prima che io andassi a celebrare la messa alla Casa
della Carità. Don Luciano si mostra da subito aperto alla richiesta e paventa
la possibilità di parlarne la sera stessa al Consiglio pastorale. Proprio
mentre noi avremmo incontrato il Provinciale. Telefono subito a p. Oliviero per
dirgli che sì, sappiamo bene qual è l’orientamento attuale del Direttivo, ma
metti all’ordine del giorno del nostro incontro una proposta dell’ultima ora
che solo stasera potrò illustrarti.
All’incontro della sera, dopo una discussione indimenticabile, p.
Oliviero accettò di darci e darsi un po’ di tempo per esplorare la fattibilità
della soluzione Corticella. Così il 23 febbraio successivo (2016) il Consiglio
pastorale e il Consiglio affari economici della parrocchia di Corticella
consegnarono al parroco il parere favorevole alla destinazione della Casa del
contadino al progetto della fraternità accogliente e della casa di accoglienza
per detenuti in misura alternativa. Qualche mese dopo, il vescovo, il parroco,
la Provincia ITS e il CEIS (che avrà l’incarico della conduzione della casa di
accoglienza per detenuti) firmano un protocollo di intesa che dà il via alla
progettazione architettonica affidata allo Studio Moretti.
Come l’altra volta, ora che sembrava consolidarsi la prospettiva
della struttura ad andare in crisi è il gruppo. Nella settimana di Sottosoglio
dell’estate 2016 la famiglia Pierotti si ritira e noi ci si trova di nuovo
scossi.
Nell’estate 2016, dunque, comincia la lunga lavorazione per la
ristrutturazione radicale della Casa del Contadino. Si sarebbe voluto
consegnare la casa ristrutturata alla diocesi in occasione del Congresso
eucaristico diocesano (2017) e invece tutto giace ancora incompiuto. Nel luglio
2018 si è provveduto alla fase destruens,
ma al momento (fine gennaio 2019) la fase costruens
non è ancora iniziata, anzi non è ancora partita la gara di appalto per
l’assegnazione della commessa.
Vedendo il succedersi sfibrante delle continue proroghe dei
lavori, a maggio 2018 abbiamo chiesto, io e p. Maurizio, al p. Provinciale, p.
Oliviero, di sondare la possibilità di una residenza temporanea per la
fraternità o almeno un suo nucleo in qualche canonica della città. Il vescovo
ci indirizzò a mons. Silvagni, il quale ci invitò a chiedere se don Marco
Grossi, parroco di Santa Caterina al Pilastro e Sant’Andrea a Quarto Superiore,
potesse metterci temporaneamente a disposizione la canonica di Quarto.
Ci siamo recati da lui in gruppo nel giugno 2018 e lo abbiamo
trovato benevolmente disponibile. Le condizioni della canonica, che avrebbero
richiesto un intervento non soltanto di profonda pulizia, ci scoraggiarono dal
raccogliere la disponibilità, visto che, in prospettiva, si sarebbe trattato
comunque di un alloggio temporaneo.
Abbiamo perciò sondato, a settembre, la disponibilità della
comunità di Via Nosadella a ospitarci secondo certe condizioni di autonomia, ma
la comunità di Nosadella non ne vedeva la fattibilità.
Ora che il gruppo si era di nuovo consolidato e rafforzato, con il
consenso dato dalla CM a Mariolina
di inserirsi nel progetto, la coperta si scopriva dalla parte della struttura
di residenza. E qui la provvidenza ha scoperto un’altra carta. Don Vittorio
Zanata, parroco a San Donnino, stava per lasciare la canonica per la cessazione
del suo mandato. La parrocchia di San Donnino veniva affidata alla cura pastorale
di don Marco Grossi e così siamo tornati da lui con un’altra proposta: abitare
temporaneamente nella canonica di San Donnino. Anche questa volta lo abbiamo
trovato benevolmente disponibile.
Così, con il consenso del vescovo, del parroco e del Provinciale
p. Enzo Brena, che nel frattempo aveva assunto l’incarico, abbiamo incominciato
ad organizzare la nostra convivenza temporanea a San Donnino.
L’accoglienza che la comunità parrocchiale ci ha riservato e la
simpatia con la quale ci sta accompagnando è superiore a ogni nostro merito e
ogni nostro operato. Credo fermamente che sia un segno della provvidenza.
Ad ogni porta che si è chiusa, un portone si è aperto. Ci siamo
installati – all’insegna della precarietà – a San Donnino, dove condividiamo la
vita quotidiana e domestica, restando dediti ciascuno (Elvira, Marcello,
Mariolina e Maurizio; Francesco al momento deve dedicarsi alla madre ammalata)
ai propri impegni.
Condividere la vita quotidiana vuol dire pensare all’andamento
della casa senza assumere collaboratori e nel contempo non trascurare
l’inserimento nel territorio; è sorta così un’espressione spontanea di
fraternità semplice. Ciascuno si è messo in gioco e ha messo a disposizione
quello che sapeva già fare, ma anche attento ad apprendere dall’altro quello
che sapeva fare all’incirca. È venuta fuori così una gara di solidarietà nel
prevenire quello di cui l’altro avrebbe potuto aver bisogno, ma anche di
comunicazione profonda e di messa in comune del nostro “essere”.
La nostra attenzione non tanto ai nostri bisogni, ma soprattutto
alla condivisione del nostro essere e saper fare ci ha portato a testimoniare
la gioia del vivere insieme.
Ogni giorno condividiamo con la comunità parrocchiale l’eucaristia
del mattino, le lodi e l’adorazione la sera; la domenica proponiamo i vespri.
I pochi che vivono insieme a San Donnino sono solo una
minoranza-rappresentanza del gruppo più ampio, al quale partecipano (al
momento) Flavia, Giuseppe, Mimma, Silvano, Martina, Serafina, Alessandro,
Lorenzo. Abbiamo sempre tenuto a custodire come una specialità della nostra
fraternità accoglierci secondo le modalità di adesione che sono possibili a
ciascuno. Non c’è una o due sole modalità rigide di appartenenza; ciascuno
partecipa per quanto gli è consentito dalle circostanze e dalle responsabilità
che ciascuno si è assunto verso altri. È fondamentale che ognuno si sappia
accolto e si senta invitato a dare il suo apporto perché insieme si possa
crescere nella fraternità.
I membri del gruppo sanno che lì è casa di tutti, tutti hanno la
chiave e possono venire e sostare quando vogliono. Ogni giovedì ci troviamo
tutti insieme per pregare, cenare e incontrarci
intorno alla Parola di Dio o ai problemi di vita quotidiana.
L’andamento a pendolo della nostra avventura ci ha portati a pagare
ora il prezzo forse più alto: p. Enzo Franchini, che ha ispirato, alimentato e
sostenuto (e credo lo faccia ancora) il nostro progetto e percorso non se l’è
sentita di affrontare un trasferimento, tanto più se temporaneo, alla sua età e
nelle sue condizioni e ha chiesto di essere inserito nella comunità di
Bolognano. A Santo Stefano è stato con noi a San Donnino tutto il giorno e ci
ha ancora una volta profondamente ispirati.
Sono curioso di vedere quale sarà la prossima mossa della
Provvidenza, perché sono fiducioso che, per quanto ci chiede, di più ci dà.
Marcello
incontro al pozzo
Entro
nel silenzio: del corpo
(cerco una posizione in cui stare comoda, ma concentrata e ferma), della mente,
del cuore, della bocca.Prendo
consapevolezza della presenza di Dio, che vuole parlarmi e invoco lo Spirito
Santo.Leggo
attentamente il brano. Gv 4,5-30 Alcuni
spunti per meditare. Il
pozzo: per gli ebrei simbolo della Parola di Dio; luogo di incontro: al
pozzo Mosè incontra la futura sposa Zippora e Il servo di Abramo trova Rebecca
come sposa per Isacco. Era
circa mezzogiorno…. “Dammi da bere”… “Se tu conoscessi il dono di Dio… acqua
viva”: l’ora del caldo, la stessa ora della crocifissione; anche sulla
croce Gesù chiederà da bere. È la sua sete (desiderio ardente e vitale) di
dissetare noi con la sua acqua: lo Spirito Santo. Sei
mariti… nessun marito: gli idoli a cui consegniamo la vita sono
sempre insufficienti a dissetarci, a colmare la sete di amore e di vita (il
numero sei, per gli ebrei, dice una mancanza, insufficienza); il vero sposo che
colma il cuore umano è Gesù, che al pozzo ha atteso la donna di Samaria,
l’umanità peccatrice, eretica, adultera nei confronti dell’unico Sposo. Dove
si adora Dio?... “Credimi, donna…”:
l’umanità di Gesù è il vero, nuovo e unico tempio in cui è possibile incontrare
Dio, lo Sposo. Gesù la chiama “donna”, che vuol dire “sposa”; nel Vangelo di
Giovanni Gesù chiama “donna” sua madre (la prima, vera, fedele sposa di Dio),
la samaritana e Maria di Magdala al sepolcro, (simbolo dell’umanità cercata
dallo sposo fino nella profondità della morte e ritrovata nella risurrezione). I
discepoli si meravigliarono…: i maestri della Legge non insegnavano alle
donne e non parlavano con le donne in pubblico, e questa è una samaritana, cioè
eretica e nemica dei giudei. La
donna lasciò la sua anfora… “Venite e vedere”… Andavano da lui: l’anfora
ormai non serve più, il suo cuore è dissetato e liberato dalla schiavitù degli
idoli, infatti non teme di raccontare la sua esperienza e riconoscere i suoi
errori; proprio dalla sua testimonianza, anche se alimentata da una fede ancora
in ricerca, altri sono attirati a Gesù. È peccatrice perdonata. È finalmente
sposa amata. È discepola-missionaria.
Preghiera della sete Mezzogiorno.L’ora
della solitudine e dell’arsura, sotto il sole cocente.C’è
un pozzo.Non
proprio vicino,ma
che io sappia è l’unico.Con
la mia sete e la mia brocca vado in cercadi
un’acqua che possa lenire la mia sete.Sorprendente.Tu,
straniero, mi chiedi da bere.Quando
la gola arde, e anche il cuore,quasi
sempre ti vedo straniero, Signore.In
più assetato, anche tu, in un deserto di assetatiin
un lungo mezzogiornolungo
da questo monte all’altrodove
ti disseterò di aceto…e
sarà notte.“Se
tu conoscessi il dono di Dio…”Credevo
di conoscerlosu
questo monte, nella mia casa, nella mia fedeal
pozzo che io sonoma
la sete…che
acqua puoi darmi tu assetato?E
io ho la brocca, io attingo, io cerco, io lotto.E
sempre torno al pozzo, e sempre sete,e
sempre solitudine e gola arsa e cuore vuoto.Non
mi inganni anche tu, uomo,promettendomi
un’altra acqua?Quale
che non conosca?E
perché serve un marito per avere l’acqua?Ma
chi sei tu, profeta?Come
sai delle cisterne screpolatealle
quali ho creduto di saziarmi e mi hanno prosciugata?Tu
solo, profeta straniero,-
straniero per me è l’amore –chiedi
l’acqua del mio pozzoe
mi offri la tua sorgente…e
cade la brocca dalle mie mani,diventata
inutile la superba brocca ormai,nel
cuore una fontana gorgogliache
non posso contenere.Non
temo più di incrociare sguardi di uomini,-mentre
alle spalle sento il sorriso del tuo cuore dissetatodalla
mia sete saziata -,sguardi
affamati e deridentio
sguardi sorpresi e sospettosicome
quelli dei tuoi discepoliforse
disturbati e un po’ gelosi che tu parli con una donna.Comprenderanno
quando nel nuovo giardinocercherai
la donna, un tempo anche lei straniera ora sposa,per
colmarla della tua gioia nuova eternaperché
la condivida,-lei
dal cuore finalmente saziatolei
degli apostoli apostola-,con
i tuoi fratelli?Ormai
saziata, io stessa sorgente,liberata
dalla vergogna della mia sete umiliata,corro
dai miei fratelli.Conosco
la loro sete segreta.“Ho
trovato uno che mi ha detto tutto quello che ho fatto”.E
dunque non sei più stranierotu
che conosci me donname
umanità assetatavenduta
a comprata dalla sete del cuore e del corpodella
mente e dei sensi.Non
sei più stranierotu
che mi conosci senza fame e senza disprezzo,assetato
di dissetarminon
padrone ma sposo,saziato
da una volontà d’amoreche
è puro donoche
non afferra ma liberache
arderà ancora di setedel
nostro aceto,finché
sgorghi dal tuo cuorela
sorgente che per sempre sempre di nuovo guariscecon
un’onda che ristora e infiammatua
Madre e le donneil
discepolo amato e quelli in fuga e raggiuntie
me donna un tempo stranieraora
sposa discepola-missionaria.
uno spazio di riflessione, preghiera, amicizia
Larissa e Pedro sono una coppia
di giovani brasiliani che si trovano in Portogallo per fare il dottorato in
ingegneria ambientale. Come mi hanno raccontato, ci siamo conosciuti nella
nostra parrocchia di “sant’Antonio das Antas”, in una cena di solidarietà. Nel
frattempo li abbiamo invitati a partecipare ai nostri incontri di Amici. Ci è
sempre piaciuta la loro presenza semplice e direi gioiosa. Nel momento di
pensare a un percorso più serio e più sistematico con alcuni di questi amici, fu
facile pensare includerli in un nuovo gruppo. Stiamo seguendo la proposta fatta
per i Laici Dehoniani. Il gruppo è ancora piccolo, ma si sta consolidando … e è
bene poter contare su gente giovane alla quale non solo offriamo la nostra
esperienza di credenti, ma anche chiediamo una presenza mediatrice in ambienti nuovi e in
mezzo a gente con la quale, per la nostra età, non abbiamo un accesso
immediato.
Lúcia Correia
Abbiamo conosciuto Lucia e
Teresa in una cena della chiesa “das
Antas”. Siamo stati invitati a partecipare a un incontro. Il primo incontro è
stato sugli emigranti e rifugiati, tema di riflessione chiesto da Papa Francesco.
Questo incontro fu molto speciale, arricchente e pieno di riflessioni. Siamo
stati ampliamente impressionati per l’importanza del discutere, riflettere e
soprattutto condividere. Condividere esperienze riflettere sulle azioni umane e
ricercare nel dialogo come possiamo migliorare. Dio considera la persona come
il suo capolavoro e ciascuno di noi come suo figlio. Il suo amore è cosi grande
che ha inviato Gesù per noi e, allo stesso tempo, è cosi delicato che ci lascia
il libero arbitrio.
Realmente viviamo in una
società e in un sistema molte volte difficili in cui c’è individualismo,
eccessiva valorizzazione delle cose materiali e sempre più mancanza di momenti
di riflessione. Questi incontri per noi, giustamente, marcano la differenza
nella nostra vita. Attualmente abbiamo formato un gruppo più piccolo di persone
che s’incontrano con maggior frequenza il cui tema è presentato a turno da una
coppia. Questa dinamica è stata molto interessante infatti l’arricchimento che
si ottiene nel preparare l’incontro è enorme. Mi piace ringraziare tutti coloro
che ne fanno parte e dire che molte volte quello che manca nella nostra vita è
questa saggezza e intelligenza. Possiamo affermare per esperienza fatta che
questi incontri ci rendono migliori, che sono di sostegno e fondamento
nell’affrontare le difficoltà della vita e che vogliamo seminare nel quotidiano
ciò che apprendiamo.
“Il giorno dopo Giovanni si trovava li con due dei suoi
discepoli e fissando lo sguardo su Gesù disse: «Ecco l’agnello di Dio». E i due
discepoli udirono e seguirono Gesù” (Gv 1, 35-37). Oggi parlare di Dio, parlare con Dio e
seguire Gesù può essere un po’ difficile. Come possiamo parlare con Lui? Solo
nella preghiera? In questi incontri abbiamo capito che Dio è presente in ogni
luogo e in ogni semplice gesto. L’incontro si distingue per la diversità delle
persone di età ed esperienze diverse che portano nelle difficoltà quotidiane la
vita e gli insegnamenti del mondo cristiano.
In uno degli incontri ci è
stato chiesto di riflettere e trasmettere al gruppo ciò che stava descritto
nell’itinerario formativo per Laici Dehoniani. Con la preparazione di questo
incontro abbiamo capito ancora di più, come è bella e attuale la parola di Dio.
Uno dei temi di questo incontro è stato “Se Dio ci chiedesse che cosa
desideriamo, che risposta gli diremmo?”. Questa domanda non è determinata dalla
curiosità degli esseri umani , ma dalla ricerca, dal cercare di capire chi è
Gesù e chi è il Padre che ha fatto
venire fino a noi il suo figlio , Gesù è pienezza, è perfezione. Dove vive
Gesù, devono vivere tutti. Chi cerca trova in Gesù la risposta, Lui è la
pienezza della Rivelazione.
Larissa e Pedro