Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
La COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede centrale a Bologna, ma è diffusa in varie regioni d'Italia, in Portogallo, in Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.
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19 ottobre 2024
Assemblea italiana, in presenza, a Bologna, e in collegamento online...
quaresima
QUARESIMA
Tempo di grazia, di
purificazione, di ascolto della parola di Dio; un incontro che può trasformare
la nostra vita: quaresima tempo di conversione, che ci chiama
ogni anno, a rinnovarci nella nostra fede. Lo scritto ci presenta una traccia spirituale
per ritrovarci nel silenzio con Dio e con noi stessi. Solo se sapremo trovare
un po’ tempo, momenti di sosta, per… fermarci.
La
Quaresima è tempo di riflessione intensa sulla Parola di Dio per promuovere una
fioritura in noi dello spirito cristiano che ha un termine di paragone
- in
natura: nel ritorno della Primavera;
- nella
fede: nell’incontro con la Pasqua del Signore.
Ci proponiamo di operarlo questo rinnovamento in un punto
fondamentale, costitutivo del nostro essere cristiano: la fede.
La Sacra Scrittura tesse
l’elogio più alto della fede.
· In
Genesi., cap. 15, è narrato un momento critico della vita di Abramo. Dio gli
dice: “Non temere Abram. Io sono il tuo
scudo. La tua ricompensa sarà molto grande”. Rispose Abram: bella promessa!
Ma la realtà sembra vanificarla. Infatti “io
sto per andarmene senza discendenza e un mio domestico sarà l’erede”. “Non costui
sarà tuo erede – rispose il Signore – ma
uno nato da te”. Poi, con uno squarcio fantastico di inventiva, Dio
condusse Abram fuori dalla tende e “Guarda
il cielo – gli disse – e provati a
contare le stelle! Così numerosa sarà la tua discendenza”. Abram credette al Signore – commenta la Bibbia – che
glielo accreditò come giustizia. Cioè come disposizione di spirito
infinitamente gradita a Dio e gratificante per Abram.
· In
Luca, cap. 1, è riferito l’episodio della visita di Maria alla cugina
Elisabetta. Il grido festoso e ispirato di questa donna si conclude con
l’ammirazione e l’esaltazione della fede di Maria: “Beata te che hai creduto!”(Luca 1, 35).
· Nel
Vangelo di Giovanni non è escluso che il cammino di fede possa essere
profondamente travagliato. Dice infatti Gesù a Tommaso: “Perché mi hai veduto, hai creduto. Beati quelli che, pur non avendo visto crederanno” (Gv. 20,29).
Comunque, a parte le difficoltà
che a volte ci possono accompagnare nella nostra adesione a Dio il Vangelo stesso pone ripetutamente sulle
labbra di Gesù la dichiarazione che sarà la fede ad immetterci nella certezza
della vita eterna.
Vogliamo dunque in
questa quaresima che ci aspetta, ravvivare la fiamma e lo splendore della
nostra fede.
Lo facciamo nei confronti di
quella realtà che è la più grande, dopo la realtà delle tre persone divine: noi
stessi raccolti dalla sapienza e dall’amore di Dio nella creatura più bella,
più radiosa, più cara al cuore di Dio: la Chiesa.
Lo facciamo sotto la guida
della “Lumen Gentium”, esattamente il Cap. 1° che ha per titolo “il mistero
della Chiesa” e ne traccia le dimensioni divine.
Una prima esposizione ci pone di fronte all’azione specifica
del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Potremmo definirla una concorrenza
di preoccupazione amorosa.
“L’Eterno Padre, dice il testo del Concilio, decise di elevare gli uomini alla
partecipazione della sua vita….Per questo li ha chiamati e raccolti nella
Chiesa del suo Cristo”.
Il Figlio,
per adempiere la volontà del Padre ne ha inaugurato sulla terra le origini. Le
ha dato una norma di vita e di comportamento con la sua parola e il suo
esempio. L’ha purificata, ricreata, resa degna della santità del Padre con
l’offerta integrale di se stesso. Ogni volta che il sacrificio della croce
viene celebrato sui nostri altari, viene rinnovata la nostra redenzione, mentre
il pane consacrato rappresenta ed effettua l’unità di tutti i credenti.
Il giorno di Pentecoste fu inviato lo
Spirito santo a santificare la Chiesa. La sua azione di guida e di aiuto è
stata significata da Gesù stesso nella figura della sorgente d’acqua
zampillante il cui getto, perenne e inarrestabile raggiunge la soglia della
vita eterna”.
Questo è il testo, riassunto, dei nn. 2 e 3 della
Costituzione dogmatica sulla Chiesa del Concilio Vaticano II°. Quali riflessioni ci suggerisce, ai fini
di rendere sempre più integrale e luminoso lo sguardo della nostra fede?
Anzitutto vogliamo fare un
riscontro tra l’insegnamento del Concilio e i testi della Sacra Scrittura per
rilevare l’unità dell’insegnamento della fede.
· Ripetutamente
nella Scrittura la Chiesa è presentata come proprietà originale di Dio,
radunata per iniziativa della sua elezione. Cfr. ad esempio, 1a Cor. 1,2; 1, 9:
6, 9-11; 1aTess.1,1; 1,4; Ef. 1,4-5; ecc.
· La
lettera agli Efesini, in particolare sottolinea le preoccupazioni straordinarie
dell’amore di Cristo per la sua Chiesa (amore di Cristo proposto come modello
dell’amore che lo sposo cristiano deve avere per la sua sposa); cfr. Ef.
5,25-27.
· L’azione
dello Spirito Santo è descritto ripetutamente come componente essenziale del
nostro vivere cristiano, della nostra crescita spirituale e della nostra
salvezza. Così con lo Spirito siamo stati segnati per il giorno della
redenzione (Ef. 4,30); lo Spirito di Dio abita in noi e da lui siamo guidati
sui passi del nostro cammino di fede (Rom. 8,9) e all’incontro con la tenerezza
paterna di Dio (Rom. 8,15). Però, dice l’Apostolo “Se viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito” (Gal. 5,25) Allora veramente noi diverremo
gloria della Chiesa di Dio, e l’esempio del nostro vivere quotidiano si farà
rivelazione piena del fascino e della potenza dell’amore di Dio che vuole salvi
tutti gli uomini.
La preoccupazione amorosa della
Trinità ha donato agli uomini la Chiesa e l’ha arricchita d’ogni bene di
sapienza soprannaturale e di grazia perché essa sia strumento efficace della
loro elevazione e della loro salvezza.
Ma gli
uomini non devono cercare la Chiesa… nella stratosfera. Dio l’ha posta al
loro fianco, l’ha inserita nelle
vicende della loro vita terrena. Fatti membri della Chiesa con il Battesimo, essi la esperimentano
vicina, con la sua guida e il suo aiuto, sulle strade stesse della loro città secolare, e, a passo per
passo, essa dice loro come devono vivere gli avvenimenti, gli interessi, le preoccupazioni, le
stesse sofferenze, sopraffazioni, ingiustizie di quaggiù perché divengano
capaci della conquista del cielo.
Sorprendiamoci qualche volta ad ammirare,
benedire, lodare …. l’attenzione, la preoccupazione, la provvidenza dell’amore
di Dio che ci ha donato la Chiesa per fasciarci della sua volontà di salvezza
fin dai primi vagiti della nostra vita terrena. Questo potrebbe essere un
ottimo momento di fede, da collocare, ad esempio, nel tempo della nostra
preghiera quaresimale.
Così tutto nella nostra vita si
sentirebbe a servizio della filialità e dell’amore. E mentre gli uomini si
agitano e le vicende del mondo che ci circonda si accavallano con l’aspetto
minaccioso dei marosi in tempesta… Il nostro cuore non teme: “Molti saranno i dolori
dell’empio – cantava il salmista -, ma
la grazia circonda chi confida nel
Signore” (Salmo 31,10).
Noi ci sentiamo come figli
nelle braccia del Padre, il cui passato è stato purificato dalla sua
misericordia, il cui presente si aggrappa alla certezza della sua provvidenza
onnipotente, mentre l’avvenire non ci fa paura perché viviamo nella forte speranza
che il suo amore sostenga la nostra debolezza e nulla ci possa separare
gravemente dalla sua carità.
La vita di Gesù è allora il nostro
modello nell’essere figli e nell’essere persone che amano gli altri.
Domandiamo al Signore la Grazia
che una nuova ondata di amore verso il prossimo pervada non solamente noi, ma
anche questo povero mondo.
(dagli scritti di p. Albino, Bologna 15.03.1991)
i familiares
Quest’anno
ricorre il cinquantesimo anniversario della nascita dei Familiares: 1966 – 2016. Proponiamo una riflessione
di p. Albino in cui annuncia e rievoca
tale evento.
Voglio parteciparvi la gioia di una
iniziativa che so risponde all’aspettativa vostra più intima: la costituzione
de: i Familiares, cioè degli amici che vogliono condividere più da vicino il
nostro spirito e le nostre attività, diventando parte viva dell’Istituto
stesso. Il 6 gennaio 1966 : c’è stato il primo raduno di coloro che sono
gli amici più intimi, e che, come tali, desiderano fondersi maggiormente con la
CM.
Così come è nata la Compagnia Missionaria
nella notte di Natale 1957, sono nati i Familiares . Il nome è un po’ esotico.
Il termine, lo sapete, è latino ed è usato per indicare i membri di
una stessa famiglia. L’idea è maturata durante un corso di esercizi spirituali che ho fatto alla “Cittadella” di Assisi.
Quindi membri della stessa famiglia: la Compagnia Missionaria del sacro Cuore.
Una proposta quindi lanciata a tutti coloro che vogliono vivere più
strettamente con noi gli ideali che ci sono propri, diventando parte viva della
nostra famiglia spirituale. Avere la gioia di condividere e alimentarci del
nostro stesso spirito, vivere nella misura del possibile la nostra attività,
sentire la casa della Compagnia Missionaria casa comune: loro e nostra.
Un’intuizione che risale all’anelito
spirituale e alla volontà apostolica di P. Leone Giovanni Dehon. La
contemplazione del cuore ferito del Salvatore che dice la misura senza limiti
dell’amore di Dio per l’uomo. Egli vuole darci una risposta in un dono
entusiasta di pensiero e di vita.
Tutti possono essere Familiares della
Compagnia Missionaria. E’ un invito a quanti sono sensibili ai problemi di fede
e accettano di farsi contagiare dalla santità e dalla grandezza del suo ideale.
E’ richiesta la volontà di farsi riflesso del Cuore di Gesù, dei suoi
sentimenti e della sua disponibilità fiduciosa alla volontà del Padre e alla
promozione al bene dei fratelli. Si
tratta in definitiva di donare un nuovo tono alla propria vita: mantenerla
abitualmente nella disposizione di un servizio generoso di Dio e delle anime.
Ciascuno come potrà e dove potrà e dove l’ha posto il Signore, dovrà sentirsi
un prolungamento della Compagnia Missionaria, testimonianza del suo impegno di
amore a Gesù e di apostolato.
Non è un cristianesimo nuovo che viene
proposto, ma una adesione particolarmente impegnata ad alcune espressioni del
cristianesimo.
Naturalmente dobbiamo obbligarci a una
rapporto di fedeltà all’azione di Dio. In Cristo egli ci ha scelti e chiamati
al suo amore. Nello Spirito egli ci offre un aiuto efficace. Ma i passi
dell’ascesa li dobbiamo compiere noi,
devono farsi frutto che lentamente matura nell’impegno della buona volontà.
Questo perché non rimaniamo eternamente fanciulli nel conquistarci a Dio: “ sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina”, da
qualsiasi accenno di stanchezza o miraggio capriccioso…Al contrario. vivendo secondo la verità nella carità, cerchiamo di
crescere in ogni cosa verso di lui, Cristo nostro capo, fino a conseguire la
sua piena maturità ( Ef. 4,11 – 16 ).
Tutti i campi sono aperti alla sua
volontà di dedizione. Ma comunque il familiaris deve splendere della sua autenticità. In mezzo ai fratelli e
alle sorelle egli deve essere un testimone di Dio, testimone di quanto è
particolarmente specifico dell’essere di Dio:
- La sua bontà
- La sua misericordia
- Il suo ottimismo
- La sua fedeltà
- La sua speranza…
In una parola: il suo amore senza limiti e distinzioni. Una fontana che dà acqua a
tutti e inesauribilmente.
Il tutto nella luce del Cuore di Gesù,
sotto lo sguardo di Maria che quotidianamente invochiamo Madre, Guida e Custode
della Compagnia Missionaria.
“La
nostra vocazione – era solito dire
Padre Dehon – è la più bella delle
vocazioni. Se siamo donati cordialmente alla nostra spiritualità, se la
viviamo con generosa costanza, noi doniamo a Gesù la gioia di ripercorrere le
strade di questa terra nelle vesti della nostra persona. Non spaventiamoci
della grandiosità del traguardo che ci attende. L’apostolo Paolo voleva
arrivati tutti i cristiani di Corinto. Tra questi possiamo starci, e far bella
figura, anche noi Familiares della Compagnia Missionaria del Sacro Cuore.
( Riflessione tolta dagli scritti di p.
Albino )
memoria
Lo scorso 21 aprile abbiamo ricordato il secondo anniversario della morte del
nostro Fondatore p. Albino Elegante.
Fare memoria attraverso i suoi
scritti, della lunga vita di p. Albino significa per noi lodare e benedire
l’Amore Trinitario per le meraviglie compiute in lui. Riproponiamo, in parte,
quanto lui stesso raccontò in un’intervista per il suo ottantesimo compleanno:
«Sono nato a Caldogno, in provincia di
Vicenza, il 15 novembre 1919, da una famiglia povera, e fui battezzato il 30
novembre. Mio padre, Giovanni, lavorava i campi, ma il sabato e la domenica
faceva il barbiere; la mamma, Maria Galvan, era semplicemente casalinga. Ebbero
tre figli: Angelo, Gemma e io. Ricevetti la cresima il 24 giugno 1928.
Una sera, quando frequentavo la quarta
classe, presi in mano le Letture Cattoliche di D. Bosco. In quell’opera lessi
la storia di un missionario, che era andato in Cina ed era morto martire,
decapitato. Ho presente l’immagine che lo raffigurava in piedi, sul parapetto
della nave, mentre guardava lontano… Anziché spaventarmi, quella lettura fece
sorgere in me un grande desiderio. Piansi quella sera e mi dissi: “Domani vado
a farmi prete”. Andai dal parroco, che mi chiese: “Che classe fai?”. “La
quarta”, risposi. “Finisci la quinta - concluse - e poi ne riparliamo”.
Terminata la scuola, l’anno successivo, mi
accompagnò alla scuola apostolica dei Sacerdoti del Sacro Cuore, ad Albino, in
provincia di Bergamo: la mia casa distava 170 km; troppo. La nostalgia della
famiglia mi fece piangere per molte notti.
Era l’ottobre 1930. Il 25 marzo successivo, feci la vestizione. Dopo il
ginnasio, il 29 giugno 1936, fui accolto come postulante. Fui mandato ad
Albisola Superiore (SV), per il noviziato, iniziato il 28 settembre 1936 e il
29 settembre 1937 emisi i primi voti. Iniziai il liceo: il primo anno a
Spotorno (SV), gli altri due a Oropa (NO). Terminato il liceo venni allo studentato,
qui a Bologna, per lo studio della teologia. Qui il 29 settembre 1941 feci la
professione perpetua, ma dovemmo sfollare a Castiglione dei Pepoli,
sull’Appennino, a causa della guerra. Dopo tre anni fui ordinato sacerdote, il
25 giugno 1944, dal Cardinale Nasalli Rocca, nella vecchia chiesina del
Suffragio, qui a Bologna, ma la mia famiglia non poté essere presente. Dopo tre
giorni la raggiunsi io e celebrai la prima messa a Caldogno. Il treno che mi
portò a casa fu l’ultimo che riuscì a passare. Fu bombardata la linea
ferroviaria. Il quarto anno di teologia l’ho trascorso in famiglia, studiando
sui libri del parroco. Erano stati anni difficili: c’era poco da mangiare, a
Castiglione, per giovani che avevano sempre un buon appetito. Quando arrivai a
casa, la mamma mi disse che ero diventato trasparente.
Tornato a Bologna, al termine della guerra,
il superiore mi nominò direttore dell’Apostolato della Riparazione,
un’associazione che diffondeva la spiritualità del S. Cuore, nella forma che p.
Dehon aveva consegnato alla sua congregazione: vita d’amore e di riparazione
per l’avvento del Regno del Cuore di Gesù nelle anime e nelle società. Furono
anni bellissimi, di grandi soddisfazioni. Demmo vita anche alla rivista Adveniat Regnum tuum, diventata poi Rivista dell’Apostolato della Riparazione.
Insieme con p. Moro, che seguiva gli Amici di Gesù, associazione di bambini che
vivevano la stessa spiritualità, ho girato l’Italia, per diffondere
l’associazione, formarne i membri, predicare gli esercizi spirituali.
Tra le giovani iscritte all’Apostolato della
Riparazione, alcune volevano consacrarsi totalmente al Signore e io indicavo
loro gli istituti dedicati al S. Cuore, ma finalmente, a Cesuna (VI), durante
un corso di esercizi, nel 1955, con un piccolo gruppo di giovani che
desideravano la vita di consacrazione, decidemmo di dare inizio ad una nuova
realtà. Fu quello il primo passo verso la Compagnia Missionaria del Sacro
Cuore, che nacque a Bologna la notte di Natale del 1957.”
Fin qui la testimonianza diretta
di p. Albino di una storia che continua fino ad oggi.
Nel riordinare i suoi “ricordi”
ci siamo ritrovate tra le mani questa preghiera che p. Albino ha scritto il
giorno della sua ordinazione diaconale, due mesi prima della sua ordinazione
sacerdotale.
“O Divino fuoco, o
Divino Amore, o dolce Ospite dell’anima mia,
arrendimi e purificami sono povero, sono nudo,
sono freddo;
ma mi abbandono tutto a te. Lava, irriga,
sana, piega…
Compi nel mio spirito, ciò che compisti
nel caos primitivo della materia:
sii principio di ordine, di luce, di
vita.
Trasforma la mia anima, come nei dì di
Pentecoste trasformasti l’anima degli apostoli:
donami la gioia ineffabile del servizio
fedele, nell’amore generoso a Gesù. Riempimi dei tuoi divini carismi:
donami la vera sapienza, donami l’intelletto
delle cose celesti;
sii mia guida e la mia fortezza; ricolmami la
mente della scienza celeste; fammi profondamente pio nel santo timor divino.
Donami la gioia di vivere abitualmente assorto
in te dimentico di tutti e di tutto.”
(Castiglione dei Pepoli 23 aprile 1944)
P. Albino nel
giorno della sua ordinazione sacerdotale,
25 giugno 1944
Con
la stessa preghiera, in comunione con p. Albino, lo affidiamo all'abbraccio di Dio Amore, che
solo sa compensare con il centuplo la lunga, generosa e fedele disponibilità
del suo servo.
una pagina di storia
La scrivo il 24 giugno 2002. Ho pregato molto lo
Spirito Santo oggi, anniversario della mia cresima. Non ricordo bene l’anno in
cui l’ho ricevuta, Forse, se fossi a Bologna, saprei trovarlo nei miei appunti
personali. Comunque credo che il ricordare l’anno abbia una importanza molto
relativa. Oggi, di molto tempo fa, mi è stato consegnato l’impegno di essere
testimone della presenza dell’opera dello Spirito Santo e di lavorare in
comunione con lui. Scrivo questa memoria confidando nel suo aiuto e nella sua
assistenza.
Dove
è nata la C.M.
Storicamente a Bologna il 25/12/1957. Ma l’idea che
l’ha promossa è sbocciata qualche tempo prima, in una conversazione a Cesuna
(Altopiano di Asiago – Vicenza). Qui, alla Villa Tabor, ho predicato parecchi
corsi di Esercizi Spirituali agli Iscritti all’ Apostolato della Riparazione.
Erano gli anni in cui la spiritualità del S:Cuore trovava accoglienza
entusiasta presso molte persone. Le cifre, normali per quel tempo, contavano parecchie
migliaia di persone adulte. I bambini (
gli Amici di Gesù) erano sui 20.000 e ci commuovevano i loro fioretti colmi di
generosità. Numerosi sacerdoti, tra cui 1 Cardinale e 11 Vescovi, si erano
impegnati per la celebrazione mensile della S. Messa Riparatrice.
Dunque, a Villa
Tabor, tutti gli anni tenevo uno o due corsi di Esercizi Spirituali, cui seguiva normalmente, dopo una giornata di
svago, un paio di giorni di studio e di conversazione amica. Fu proprio in una
di queste circostanze che affrontammo un problema che ci stava preoccupando un
po’ tutti. Eravamo fuori casa, all’aria libera e fresca della montagna ( Cesuna è a 1050 metri di altezza). Ricordo
che ci dominava un grande crocifisso. La totalità dei presenti era al femminile
e di età molto giovane. Il caso di cui si cominciò a discutere era quello della
scelta vocazionale. Era successo che l’una o l’altra giovane, preparata
dall’Apostolato della Riparazione aveva deciso di consacrarsi a Dio L’avevo
indirizzata all’uno o all’altro Istituto che ritenevo particolarmente vicino
alla spiritualità che ci animava e accoglieva tutta la generosità della nostra vita. Cosa ottima, colma di fede, che però non appagava pienamente
i desideri di alcune presenti. Perché non pensare a creare qualcosa che
permettesse di consacrarsi a Dio, rimanendo nella scia spirituale
dell’Apostolato della Riparazione? Forse era la grazia di Dio che per la prima
volta ci domandava il coraggio di fare qualche passo in avanti nel nostro
cammino verso il Cuore di Gesù. Ci
proponemmo di pregare. Qualcuno si impegnò anche nel compimento di particolari
atti di generosità, Così, dopo qualche tempo, benedetta dalla Chiesa e dai
Superiori dehoniani, è nata la Compagnia Missionaria del S. Cuore.
L’importanza
di “fare memoria”
Fare memoria dei doni di Dio è un atto doveroso di
gratitudine e, se chi lo compie è aperto a riviverne gli slanci di fervore e di
generosità che essi hanno suscitato, merita di essere apprezzato come una nuova
espressione di grazia che la bontà del Signore fa alla Compagnia Missionaria.
In questo spirito, quando la Compagnia Missionaria
gestiva la casa di ferie ad Asiago, a pochi chilometri da Cesuna, in un
pomeriggio della prima quindicina di agosto, ritornavo a Villa Tabor con le
missionarie presenti ad Asiago, cui volentieri si univa qualche persona amica.
Andavamo a rivivere la gioia di una decisione suggerita dallo Spirito e a
ringraziare Dio per averci aiutato a concretizzare l’ideale di offrire al Cuore
di Gesù una nuova Betania di accoglienza affettuosa e fedele.
L’ultimo ritorno a Villa Tabor
E’ avvenuto il 13/8/2001. Quel giorno per la liturgia
della Chiesa era un giorno feriale e la prima lettura della Messa era un brano
del Deuteronomio. Esattamente: Deut.10,12-22. L’autore sacro invitava il popolo
di Israele ad essere riconoscente a Dio per tutti gli interventi prodigiosi
operati nell’evolversi della sua storia. Infatti egli diceva:
Voi siete scesi in Egitto in
70…ore siete “ numerosi come le stelle del cielo”.
Fatti schiavi dagli egiziani,
Dio vi ha liberati operando cose grandi e tremende “come i vostri orecchi
hanno udito”.
Tutto questo perché il Signore
predilesse i vostri padri. Li amò, e dopo loro ha scelto tra tutti i
popoli la loro discendenza:”Oggi siete voi”.
Forse non c’era passo migliore per ricordare al
piccolo gruppo di missionarie presenti i momenti più espressivi dell’attenzione
e della benevolenza di Dio nei confronti della Compagnia Missionaria.
La
C.M.”dono affettuoso di Dio”
La C.M. è nata storicamente, come ho già detto, a
Bologna nella notte del 25 dicembre 1957, mentre la liturgia commemorava la
nascita di Gesù. Come l’umanità di Gesù era il dono che l’amore infinito del
Padre faceva al mondo,così la Compagnia Missionaria era il dono affettuoso che
il Cuore di Gesù faceva alla sua Chiesa. Dono
“affettuoso”è il dono che sgorga da un
amore tenero, particolarmente intenso di gratuità e di fiducia.
La Compagnia Missionaria non dovrebbe mai dimenticare
di essere stata voluta e amata così dal Cuore di Gesù, E mostrarsi in ogni
momento, in ogni espressione di vita e di apostolato, tutta protesa in un
ricambio degno. Solo così si manterrà nella Chiesa quale l’ha destinata il
Cuore di Gesù. Dono di grazia e di salvezza per molti fratelli…( continua nel prossimo numero).
( Riflessione tolta dagli scritti di p. Albino)
briciole di bene
A distanza di poco più di un anno dalla
morte del nostro fondatore p. Albino Elegante, questa volta vogliamo proporre
alcune frasi tolte dagli scritti che ci ha lasciato.
Sono …briciole di bene… germogli... che
se accolti, coltivati e concretizzati valorizzano la nostra vita quotidiana.
Sono parole buone che partono dalla nostra radice e se vogliamo possono trasformare la nostra vita. A NOI LA SCELTA!
Assemblea generale 2001
“Perdete tutto piuttosto che perdere la carità”
“Dal Cuore di Gesù aperto sulla croce nasce l’uomo dal
cuore nuovo, animato dallo Spirito e unito ai suoi fratelli nella comunità di
carità che è la Chiesa”
“Una vocazione così bella come la nostra richiede
grande fervore e una grande generosità…”
“Con Gesù dobbiamo amare, agire, soffrire… Egli è la
guida, il centro, il fuoco, il riposo della nostra vita”
“Diventa
intercessore davanti a Dio per i
problemi del mondo, della Chiesa, della tua famiglia”.
“E’ una vera provvidenza avere un amico che ti stia a
fianco, che ascolti le tue confidenze e ti sostenga nelle difficoltà, che ti
stimoli ad avanzare…”
“E’ la
spiritualità d’amore e di oblazione
che ci rende incarnazione viva di Cristo e ci porta a fare “comunione”
con tutti nell’autenticità della nostra
fede”.
“ Nella imitazione di Cristo un ruolo principale è
svolto dallo Spirito Santo. E’ Lui, lo Spirito Santo, che ci dà “il gusto del bene”. E il bene supremo è
Gesù, è il suo amore, è la vivacità della nostra adesione alla sua verità, è la
gioia che seminiamo sui nostri passi”.
“Il nostro primo impegno deve essere la docilità. Lo
Spirito Santo può costruire dei capolavori di grazia anche con la creta più
povera”.
“Teniamo lo sguardo fisso su Maria per ammirare e per
suscitare nel nostro cuore la nostalgia
della sua grandezza”.
“E’ necessario che ci manteniamo in frequente contatto
con Cristo, tanto da impararne il pensiero e le modalità di vita. E da
esprimerle poi con decisione, con la persuasione che Cristo ci vuole “parola”
dei suoi sentimenti e delle sue opere per la salvezza del mondo”.
“Al di là della consuetudine, della convenienza, delle
prescrizioni, dell’opportunità......bisogna che ci sia in noi una vera sete di
Cristo e la coscienza chiara che i sacramenti la possono sollevare. La sete di
Cristo ci sarà, se Cristo abitualmente non sarà ai margini, ma al centro
dell’interesse e della ricerca della nostra vita”.
“Qualunque sia il nostro posto nel mondo, teniamo
presente che siamo artefici del piano di Dio”.
“La nostra casa dovrebbe essere come una Betania un
luogo dove Gesù possa abitare volentieri e trovare una calorosa accoglienza,
carità e spirito di servizio”.
“La nostra casa dovrebbe essere luogo di accoglienza
reciproca, di fraternità, di ascolto della Parola e di preghiera. Dovrebbe essere un luogo dove si impara lo stile del
servizio e della condivisione, nell’umile e gioiosa testimonianza di fede nel
Risorto”.
sosta contemplativa del cuore trafitto di cristo
“La nostra spiritualità scaturisce dalla contemplazione di Cristo nel mistero
del suo Cuore trafitto, segno di amore totale per il Padre e per gli
uomini, sorgente di vita ecclesiale, strumento di universale comunione”(Statuto
missionarie n. 5).
Il testo dello Statuto si richiama alla pagina del
Vangelo di Giovanni che narra l’avvenimento:
“Era il giorno
della preparazione e i Giudei, perché i corpi non rimanessero in croce durante
il sabato ( era infatti un giorno solenne quel sabato) chiesero a Pilato che
fossero loro spezzate le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati
e spezzarono le gambe la primo e poi all’altro che era stato crocifisso insieme
con lui. Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, no gli spezzarono le
gambe, ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì
sangue e acqua” (cfr. Gv. 19, 31-34).
Il brano rappresenta la contemplazione più alta di
tutto il Vangelo di Giovanni: esso conclude il racconto della passione e ci
dice fino a qual punto è arrivato
l’amore di Dio. Ma ci dice anche che Cristo immolato è l’agnello della
nuova Pasqua, attraverso il quale scende a noi la misericordia redentrice del
Padre. Ecco perché tutti gli uomini, che pure in qualche maniera sono stati la
causa della morte di Cristo, “Volgeranno
lo sguardo a colui che hanno trafitto”. Solo in Lui, infatti, c’è la
promessa della benevolenza infinita di Dio e la salvezza.
Nella contemplazione si succedono una serie di atteggiamenti:
- Si tende l’orecchio per ascoltare,
- Si guarda con attenzione e ammirazione,
- Si rilevano i particolari,
- Si lascia spazio alla sensibilità
- Si va con la memoria ai ricordi del passato…
E’ sotto lo stimolo e la luce dello Spirito, che la
nostra vita, per essere veramente vissuta sulle orme dell’esempio e
dell’insegnamento di Gesù, deve assumere determinati atteggiamenti, deve
correggere determinate abitudini.
Guidati da
queste parole vengo a voi con questo scritto e con la gioia del mercante di cui
nel vangelo di Mt. 13, 45 – 46: “ Il regno dei cieli è simile a un mercante che
va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende
tutti i suoi averi e la compra”. La perla preziosa è l’immagine che unisco
a questa lettera. E’ di Cristo crocifisso dal costato squarciato. Non ho la
pretesa che sia miracolosa. Ma mi auguro di cuore che ci aiuti a vivere tutta
la grazie e tutto l’impegno della nostra comune vocazione.
Conservatela dove volete, e dove potete. Però vorrei
che fosse di facile incontro con il vostro sguardo: una, due… più volte nella
giornata perché la contemplazione dell’amore di Cristo fosse stimolo
indeclinabile a seguirne l’esempio. Per quanto ce lo consentono i nostri limiti
e le nostre fragilità, vogliamo camminare sulla stessa strada di Gesù, viverne
i sentimenti, imitarne la misura dell’amore. Cristo crocifisso, dal costato
squarciato sembra dirci: “Ecco, vi ho
dato l’esempio ( fin dove può
giungere la testimonianza della donazione), perché
come ho fatto io, facciate anche voi”
(cfr. Gv 13, 15).
Così la “contemplazione” crea la necessità della
generosità. “ La parola del Signore è
diventata per me motivo di obbrobrio
e di scherno”, protestava amaramente il profeta Geremia. E continuava:” Non penserò più a Dio, non parlerò più in
suo nome: Ma nel mio cuore c’era un fuoco ardente; mi sforzavo di contenerlo, m
non riuscivo” ( Ger.20,8 – 9 ).
Il tempo della
quaresima, che ormai è alle porte, quest’anno ci può impegnare in una
generosa revisione di vita per rendere la nostra appartenenza alla Compagnia
Missionaria sempre più vicina alla pienezza delle aspettative di Dio. Maria ci
conduca per mano a un rinnovamento pieno nell’amore.
(p. Albino Elegante, 1 marzo
1987)