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COMPAGNIA MISSIONARIA
DEL SACRO CUORE
una vita nel cuore del mondo al servizio del Regno...
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Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
 La COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede centrale a Bologna, ma è diffusa in varie regioni d'Italia, in Portogallo, in Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.
News
  • 09 / 08 / 2024
    Agosto 2024
    Edvige Terenghi, amministratrice centrale, visita i gruppi in Mozambico.... Continua
  • 09 / 08 / 2024
    Agosto de 2024
    Edvige Terenghi, administradora central, visita os grupos em Moçambique.... Continua
  • 09 / 08 / 2024
    Agosto de 2024
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  • 09 / 08 / 2024
    19 ottobre 2024
    Assemblea italiana, in presenza, a Bologna, e in collegamento online... Continua
quaresima
 
QUARESIMA Tempo di grazia, di purificazione, di ascolto della parola di Dio; un incontro che può trasformare la nostra vita: quaresima tempo di conversione, che ci chiama ogni anno, a rinnovarci nella nostra fede. Lo scritto ci presenta una traccia spirituale per ritrovarci nel silenzio con Dio e con noi stessi. Solo se sapremo trovare un po’ tempo, momenti di sosta, per… fermarci. La Quaresima è tempo di riflessione intensa sulla Parola di Dio per promuovere una fioritura in noi dello spirito cristiano che ha un termine di paragone - in natura: nel ritorno della Primavera; - nella fede: nell’incontro con la Pasqua del Signore. Ci proponiamo di operarlo questo rinnovamento in un punto fondamentale, costitutivo del nostro essere cristiano: la fede. La Sacra Scrittura tesse l’elogio più alto della fede. · In Genesi., cap. 15, è narrato un momento critico della vita di Abramo. Dio gli dice: “Non temere Abram. Io sono il tuo scudo. La tua ricompensa sarà molto grande”. Rispose Abram: bella promessa! Ma la realtà sembra vanificarla. Infatti “io sto per andarmene senza discendenza e un mio domestico sarà l’erede”. “Non costui sarà tuo erede – rispose il Signore – ma uno nato da te”. Poi, con uno squarcio fantastico di inventiva, Dio condusse Abram fuori dalla tende e “Guarda il cielo – gli disse – e provati a contare le stelle! Così numerosa sarà la tua discendenza”. Abram credette al Signore – commenta la Bibbia – che glielo accreditò come giustizia. Cioè come disposizione di spirito infinitamente gradita a Dio e gratificante per Abram. · In Luca, cap. 1, è riferito l’episodio della visita di Maria alla cugina Elisabetta. Il grido festoso e ispirato di questa donna si conclude con l’ammirazione e l’esaltazione della fede di Maria: “Beata te che hai creduto!”(Luca 1, 35). · Nel Vangelo di Giovanni non è escluso che il cammino di fede possa essere profondamente travagliato. Dice infatti Gesù a Tommaso: “Perché mi hai veduto, hai creduto. Beati quelli che, pur non avendo visto crederanno” (Gv. 20,29). Comunque, a parte le difficoltà che a volte ci possono accompagnare nella nostra adesione a Dio il Vangelo stesso pone ripetutamente sulle labbra di Gesù la dichiarazione che sarà la fede ad immetterci nella certezza della vita eterna. Vogliamo dunque in questa quaresima che ci aspetta, ravvivare la fiamma e lo splendore della nostra fede. Lo facciamo nei confronti di quella realtà che è la più grande, dopo la realtà delle tre persone divine: noi stessi raccolti dalla sapienza e dall’amore di Dio nella creatura più bella, più radiosa, più cara al cuore di Dio: la Chiesa. Lo facciamo sotto la guida della “Lumen Gentium”, esattamente il Cap. 1° che ha per titolo “il mistero della Chiesa” e ne traccia le dimensioni divine. Una prima esposizione ci pone di fronte all’azione specifica del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Potremmo definirla una concorrenza di preoccupazione amorosa. “L’Eterno Padre, dice il testo del Concilio, decise di elevare gli uomini alla partecipazione della sua vita….Per questo li ha chiamati e raccolti nella Chiesa del suo Cristo”. Il Figlio, per adempiere la volontà del Padre ne ha inaugurato sulla terra le origini. Le ha dato una norma di vita e di comportamento con la sua parola e il suo esempio. L’ha purificata, ricreata, resa degna della santità del Padre con l’offerta integrale di se stesso. Ogni volta che il sacrificio della croce viene celebrato sui nostri altari, viene rinnovata la nostra redenzione, mentre il pane consacrato rappresenta ed effettua l’unità di tutti i credenti. Il giorno di Pentecoste fu inviato lo Spirito santo a santificare la Chiesa. La sua azione di guida e di aiuto è stata significata da Gesù stesso nella figura della sorgente d’acqua zampillante il cui getto, perenne e inarrestabile raggiunge la soglia della vita eterna”. Questo è il testo, riassunto, dei nn. 2 e 3 della Costituzione dogmatica sulla Chiesa del Concilio Vaticano II°. Quali riflessioni ci suggerisce, ai fini di rendere sempre più integrale e luminoso lo sguardo della nostra fede? Anzitutto vogliamo fare un riscontro tra l’insegnamento del Concilio e i testi della Sacra Scrittura per rilevare l’unità dell’insegnamento della fede. · Ripetutamente nella Scrittura la Chiesa è presentata come proprietà originale di Dio, radunata per iniziativa della sua elezione. Cfr. ad esempio, 1a Cor. 1,2; 1, 9: 6, 9-11; 1aTess.1,1; 1,4; Ef. 1,4-5; ecc. · La lettera agli Efesini, in particolare sottolinea le preoccupazioni straordinarie dell’amore di Cristo per la sua Chiesa (amore di Cristo proposto come modello dell’amore che lo sposo cristiano deve avere per la sua sposa); cfr. Ef. 5,25-27. · L’azione dello Spirito Santo è descritto ripetutamente come componente essenziale del nostro vivere cristiano, della nostra crescita spirituale e della nostra salvezza. Così con lo Spirito siamo stati segnati per il giorno della redenzione (Ef. 4,30); lo Spirito di Dio abita in noi e da lui siamo guidati sui passi del nostro cammino di fede (Rom. 8,9) e all’incontro con la tenerezza paterna di Dio (Rom. 8,15). Però, dice l’Apostolo “Se viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito” (Gal. 5,25) Allora veramente noi diverremo gloria della Chiesa di Dio, e l’esempio del nostro vivere quotidiano si farà rivelazione piena del fascino e della potenza dell’amore di Dio che vuole salvi tutti gli uomini. La preoccupazione amorosa della Trinità ha donato agli uomini la Chiesa e l’ha arricchita d’ogni bene di sapienza soprannaturale e di grazia perché essa sia strumento efficace della loro elevazione e della loro salvezza. Ma gli uomini non devono cercare la Chiesa… nella stratosfera. Dio l’ha posta al loro fianco, l’ha inserita nelle vicende della loro vita terrena. Fatti membri della Chiesa con il Battesimo, essi la esperimentano vicina, con la sua guida e il suo aiuto, sulle strade stesse della loro città secolare, e, a passo per passo, essa dice loro come devono vivere gli avvenimenti, gli interessi, le preoccupazioni, le stesse sofferenze, sopraffazioni, ingiustizie di quaggiù perché divengano capaci della conquista del cielo. Sorprendiamoci qualche volta ad ammirare, benedire, lodare …. l’attenzione, la preoccupazione, la provvidenza dell’amore di Dio che ci ha donato la Chiesa per fasciarci della sua volontà di salvezza fin dai primi vagiti della nostra vita terrena. Questo potrebbe essere un ottimo momento di fede, da collocare, ad esempio, nel tempo della nostra preghiera quaresimale. Così tutto nella nostra vita si sentirebbe a servizio della filialità e dell’amore. E mentre gli uomini si agitano e le vicende del mondo che ci circonda si accavallano con l’aspetto minaccioso dei marosi in tempesta… Il nostro cuore non teme: “Molti saranno i dolori dell’empio – cantava il salmista -, ma la grazia circonda chi confida nel Signore” (Salmo 31,10). Noi ci sentiamo come figli nelle braccia del Padre, il cui passato è stato purificato dalla sua misericordia, il cui presente si aggrappa alla certezza della sua provvidenza onnipotente, mentre l’avvenire non ci fa paura perché viviamo nella forte speranza che il suo amore sostenga la nostra debolezza e nulla ci possa separare gravemente dalla sua carità. La vita di Gesù è allora il nostro modello nell’essere figli e nell’essere persone che amano gli altri. Domandiamo al Signore la Grazia che una nuova ondata di amore verso il prossimo pervada non solamente noi, ma anche questo povero mondo. (dagli scritti di p. Albino, Bologna 15.03.1991)
i familiares
 
Quest’anno ricorre il cinquantesimo anniversario della nascita dei Familiares: 1966 – 2016. Proponiamo una riflessione di p. Albino in cui annuncia e rievoca tale evento. Voglio parteciparvi la gioia di una iniziativa che so risponde all’aspettativa vostra più intima: la costituzione de: i Familiares, cioè degli amici che vogliono condividere più da vicino il nostro spirito e le nostre attività, diventando parte viva dell’Istituto stesso. Il 6 gennaio 1966 : c’è stato il primo raduno di coloro che sono gli amici più intimi, e che, come tali, desiderano fondersi maggiormente con la CM. Così come è nata la Compagnia Missionaria nella notte di Natale 1957, sono nati i Familiares . Il nome è un po’ esotico. Il termine, lo sapete, è latino ed è usato per indicare i membri di una stessa famiglia. L’idea è maturata durante un corso di esercizi spirituali che ho fatto alla “Cittadella” di Assisi. Quindi membri della stessa famiglia: la Compagnia Missionaria del sacro Cuore. Una proposta quindi lanciata a tutti coloro che vogliono vivere più strettamente con noi gli ideali che ci sono propri, diventando parte viva della nostra famiglia spirituale. Avere la gioia di condividere e alimentarci del nostro stesso spirito, vivere nella misura del possibile la nostra attività, sentire la casa della Compagnia Missionaria casa comune: loro e nostra. Un’intuizione che risale all’anelito spirituale e alla volontà apostolica di P. Leone Giovanni Dehon. La contemplazione del cuore ferito del Salvatore che dice la misura senza limiti dell’amore di Dio per l’uomo. Egli vuole darci una risposta in un dono entusiasta di pensiero e di vita. Tutti possono essere Familiares della Compagnia Missionaria. E’ un invito a quanti sono sensibili ai problemi di fede e accettano di farsi contagiare dalla santità e dalla grandezza del suo ideale. E’ richiesta la volontà di farsi riflesso del Cuore di Gesù, dei suoi sentimenti e della sua disponibilità fiduciosa alla volontà del Padre e alla promozione al bene dei fratelli. Si tratta in definitiva di donare un nuovo tono alla propria vita: mantenerla abitualmente nella disposizione di un servizio generoso di Dio e delle anime. Ciascuno come potrà e dove potrà e dove l’ha posto il Signore, dovrà sentirsi un prolungamento della Compagnia Missionaria, testimonianza del suo impegno di amore a Gesù e di apostolato. Non è un cristianesimo nuovo che viene proposto, ma una adesione particolarmente impegnata ad alcune espressioni del cristianesimo. Naturalmente dobbiamo obbligarci a una rapporto di fedeltà all’azione di Dio. In Cristo egli ci ha scelti e chiamati al suo amore. Nello Spirito egli ci offre un aiuto efficace. Ma i passi dell’ascesa li dobbiamo compiere noi, devono farsi frutto che lentamente matura nell’impegno della buona volontà. Questo perché non rimaniamo eternamente fanciulli nel conquistarci a Dio: “ sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina”, da qualsiasi accenno di stanchezza o miraggio capriccioso…Al contrario. vivendo secondo la verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa verso di lui, Cristo nostro capo, fino a conseguire la sua piena maturità ( Ef. 4,11 – 16 ). Tutti i campi sono aperti alla sua volontà di dedizione. Ma comunque il familiaris deve splendere della sua autenticità. In mezzo ai fratelli e alle sorelle egli deve essere un testimone di Dio, testimone di quanto è particolarmente specifico dell’essere di Dio: - La sua bontà - La sua misericordia - Il suo ottimismo - La sua fedeltà - La sua speranza… In una parola: il suo amore senza limiti e distinzioni. Una fontana che dà acqua a tutti e inesauribilmente. Il tutto nella luce del Cuore di Gesù, sotto lo sguardo di Maria che quotidianamente invochiamo Madre, Guida e Custode della Compagnia Missionaria. “La nostra vocazione – era solito dire Padre Dehon – è la più bella delle vocazioni. Se siamo donati cordialmente alla nostra spiritualità, se la viviamo con generosa costanza, noi doniamo a Gesù la gioia di ripercorrere le strade di questa terra nelle vesti della nostra persona. Non spaventiamoci della grandiosità del traguardo che ci attende. L’apostolo Paolo voleva arrivati tutti i cristiani di Corinto. Tra questi possiamo starci, e far bella figura, anche noi Familiares della Compagnia Missionaria del Sacro Cuore. ( Riflessione tolta dagli scritti di p. Albino )
memoria
 
Lo scorso  21 aprile abbiamo ricordato  il secondo anniversario della morte del nostro Fondatore p. Albino Elegante. Fare memoria attraverso i suoi scritti, della lunga vita di p. Albino significa per noi lodare e benedire l’Amore Trinitario per le meraviglie compiute in lui. Riproponiamo, in parte, quanto lui stesso raccontò in un’intervista per il suo ottantesimo compleanno: «Sono nato a Caldogno, in provincia di Vicenza, il 15 novembre 1919, da una famiglia povera, e fui battezzato il 30 novembre. Mio padre, Giovanni, lavorava i campi, ma il sabato e la domenica faceva il barbiere; la mamma, Maria Galvan, era semplicemente casalinga. Ebbero tre figli: Angelo, Gemma e io. Ricevetti la cresima il 24 giugno 1928. Una sera, quando frequentavo la quarta classe, presi in mano le Letture Cattoliche di D. Bosco. In quell’opera lessi la storia di un missionario, che era andato in Cina ed era morto martire, decapitato. Ho presente l’immagine che lo raffigurava in piedi, sul parapetto della nave, mentre guardava lontano… Anziché spaventarmi, quella lettura fece sorgere in me un grande desiderio. Piansi quella sera e mi dissi: “Domani vado a farmi prete”. Andai dal parroco, che mi chiese: “Che classe fai?”. “La quarta”, risposi. “Finisci la quinta - concluse - e poi ne riparliamo”. Terminata la scuola, l’anno successivo, mi accompagnò alla scuola apostolica dei Sacerdoti del Sacro Cuore, ad Albino, in provincia di Bergamo: la mia casa distava 170 km; troppo. La nostalgia della famiglia mi fece piangere per molte notti.  Era l’ottobre 1930. Il 25 marzo successivo, feci la vestizione. Dopo il ginnasio, il 29 giugno 1936, fui accolto come postulante. Fui mandato ad Albisola Superiore (SV), per il noviziato, iniziato il 28 settembre 1936 e il 29 settembre 1937 emisi i primi voti. Iniziai il liceo: il primo anno a Spotorno (SV), gli altri due a Oropa (NO). Terminato il liceo venni allo studentato, qui a Bologna, per lo studio della teologia. Qui il 29 settembre 1941 feci la professione perpetua, ma dovemmo sfollare a Castiglione dei Pepoli, sull’Appennino, a causa della guerra. Dopo tre anni fui ordinato sacerdote, il 25 giugno 1944, dal Cardinale Nasalli Rocca, nella vecchia chiesina del Suffragio, qui a Bologna, ma la mia famiglia non poté essere presente. Dopo tre giorni la raggiunsi io e celebrai la prima messa a Caldogno. Il treno che mi portò a casa fu l’ultimo che riuscì a passare. Fu bombardata la linea ferroviaria. Il quarto anno di teologia l’ho trascorso in famiglia, studiando sui libri del parroco. Erano stati anni difficili: c’era poco da mangiare, a Castiglione, per giovani che avevano sempre un buon appetito. Quando arrivai a casa, la mamma mi disse che ero diventato trasparente. Tornato a Bologna, al termine della guerra, il superiore mi nominò direttore dell’Apostolato della Riparazione, un’associazione che diffondeva la spiritualità del S. Cuore, nella forma che p. Dehon aveva consegnato alla sua congregazione: vita d’amore e di riparazione per l’avvento del Regno del Cuore di Gesù nelle anime e nelle società. Furono anni bellissimi, di grandi soddisfazioni. Demmo vita anche alla rivista  Adveniat Regnum tuum, diventata poi  Rivista dell’Apostolato della Riparazione. Insieme con p. Moro, che seguiva gli Amici di Gesù, associazione di bambini che vivevano la stessa spiritualità, ho girato l’Italia, per diffondere l’associazione, formarne i membri, predicare gli esercizi spirituali. Tra le giovani iscritte all’Apostolato della Riparazione, alcune volevano consacrarsi totalmente al Signore e io indicavo loro gli istituti dedicati al S. Cuore, ma finalmente, a Cesuna (VI), durante un corso di esercizi, nel 1955, con un piccolo gruppo di giovani che desideravano la vita di consacrazione, decidemmo di dare inizio ad una nuova realtà. Fu quello il primo passo verso la Compagnia Missionaria del Sacro Cuore, che nacque a Bologna la notte di Natale del 1957.” Fin qui la testimonianza diretta di p. Albino di una storia che continua fino ad oggi. Nel riordinare i suoi “ricordi” ci siamo ritrovate tra le mani questa preghiera che p. Albino ha scritto il giorno della sua ordinazione diaconale, due mesi prima della sua ordinazione sacerdotale. “O Divino fuoco, o Divino Amore, o dolce Ospite dell’anima mia,  arrendimi e purificami sono povero, sono nudo, sono freddo;  ma mi abbandono tutto a te. Lava, irriga, sana, piega… Compi nel mio spirito, ciò che compisti nel caos primitivo della materia: sii principio di ordine, di luce, di vita. Trasforma la mia anima, come nei dì di Pentecoste trasformasti l’anima degli apostoli:  donami la gioia ineffabile del servizio fedele, nell’amore generoso a Gesù. Riempimi dei tuoi divini carismi:  donami la vera sapienza, donami l’intelletto delle cose celesti;  sii mia guida e la mia fortezza; ricolmami la mente della scienza celeste; fammi profondamente pio nel santo timor divino.  Donami la gioia di vivere abitualmente assorto in te dimentico di tutti e di tutto.” (Castiglione dei Pepoli 23 aprile 1944)                                                P. Albino nel giorno della sua ordinazione sacerdotale,  25 giugno 1944 Con la stessa preghiera, in comunione con p. Albino, lo  affidiamo all'abbraccio di Dio Amore, che solo sa compensare con il centuplo la lunga, generosa e fedele disponibilità del suo servo.
una pagina di storia
 
La scrivo il 24 giugno 2002. Ho pregato molto lo Spirito Santo oggi, anniversario della mia cresima. Non ricordo bene l’anno in cui l’ho ricevuta, Forse, se fossi a Bologna, saprei trovarlo nei miei appunti personali. Comunque credo che il ricordare l’anno abbia una importanza molto relativa. Oggi, di molto tempo fa, mi è stato consegnato l’impegno di essere testimone della presenza dell’opera dello Spirito Santo e di lavorare in comunione con lui. Scrivo questa memoria confidando nel suo aiuto e nella sua assistenza. Dove è nata la C.M. Storicamente a Bologna il 25/12/1957. Ma l’idea che l’ha promossa è sbocciata qualche tempo prima, in una conversazione a Cesuna (Altopiano di Asiago – Vicenza). Qui, alla Villa Tabor, ho predicato parecchi corsi di Esercizi Spirituali agli Iscritti all’ Apostolato della Riparazione. Erano gli anni in cui la spiritualità del S:Cuore trovava accoglienza entusiasta presso molte persone. Le cifre, normali per quel tempo, contavano parecchie migliaia di persone adulte. I bambini ( gli Amici di Gesù) erano sui 20.000 e ci commuovevano i loro fioretti colmi di generosità. Numerosi sacerdoti, tra cui 1 Cardinale e 11 Vescovi, si erano impegnati per la celebrazione mensile della S. Messa Riparatrice. Dunque, a Villa Tabor, tutti gli anni tenevo uno o due corsi di Esercizi Spirituali, cui seguiva normalmente, dopo una giornata di svago, un paio di giorni di studio e di conversazione amica. Fu proprio in una di queste circostanze che affrontammo un problema che ci stava preoccupando un po’ tutti. Eravamo fuori casa, all’aria libera e fresca della montagna ( Cesuna è a 1050 metri di altezza). Ricordo che ci dominava un grande crocifisso. La totalità dei presenti era al femminile e di età molto giovane. Il caso di cui si cominciò a discutere era quello della scelta vocazionale. Era successo che l’una o l’altra giovane, preparata dall’Apostolato della Riparazione aveva deciso di consacrarsi a Dio L’avevo indirizzata all’uno o all’altro Istituto che ritenevo particolarmente vicino alla spiritualità che ci animava e accoglieva tutta la generosità della nostra vita. Cosa ottima, colma di fede, che però non appagava pienamente i desideri di alcune presenti. Perché non pensare a creare qualcosa che permettesse di consacrarsi a Dio, rimanendo nella scia spirituale dell’Apostolato della Riparazione? Forse era la grazia di Dio che per la prima volta ci domandava il coraggio di fare qualche passo in avanti nel nostro cammino verso il Cuore di Gesù. Ci proponemmo di pregare. Qualcuno si impegnò anche nel compimento di particolari atti di generosità, Così, dopo qualche tempo, benedetta dalla Chiesa e dai Superiori dehoniani, è nata la Compagnia Missionaria del S. Cuore. L’importanza di “fare memoria” Fare memoria dei doni di Dio è un atto doveroso di gratitudine e, se chi lo compie è aperto a riviverne gli slanci di fervore e di generosità che essi hanno suscitato, merita di essere apprezzato come una nuova espressione di grazia che la bontà del Signore fa alla Compagnia Missionaria. In questo spirito, quando la Compagnia Missionaria gestiva la casa di ferie ad Asiago, a pochi chilometri da Cesuna, in un pomeriggio della prima quindicina di agosto, ritornavo a Villa Tabor con le missionarie presenti ad Asiago, cui volentieri si univa qualche persona amica. Andavamo a rivivere la gioia di una decisione suggerita dallo Spirito e a ringraziare Dio per averci aiutato a concretizzare l’ideale di offrire al Cuore di Gesù una nuova Betania di accoglienza affettuosa e fedele. L’ultimo ritorno a Villa Tabor E’ avvenuto il 13/8/2001. Quel giorno per la liturgia della Chiesa era un giorno feriale e la prima lettura della Messa era un brano del Deuteronomio. Esattamente: Deut.10,12-22. L’autore sacro invitava il popolo di Israele ad essere riconoscente a Dio per tutti gli interventi prodigiosi operati nell’evolversi della sua storia. Infatti egli diceva: Voi siete scesi in Egitto in 70…ore siete “ numerosi come le stelle del cielo”. Fatti schiavi dagli egiziani, Dio vi ha liberati operando cose grandi e tremende “come i vostri orecchi hanno udito”. Tutto questo perché il Signore predilesse i vostri padri. Li amò, e dopo loro ha scelto tra tutti i popoli la loro discendenza:”Oggi siete voi”. Forse non c’era passo migliore per ricordare al piccolo gruppo di missionarie presenti i momenti più espressivi dell’attenzione e della benevolenza di Dio nei confronti della Compagnia Missionaria. La C.M.”dono affettuoso di Dio” La C.M. è nata storicamente, come ho già detto, a Bologna nella notte del 25 dicembre 1957, mentre la liturgia commemorava la nascita di Gesù. Come l’umanità di Gesù era il dono che l’amore infinito del Padre faceva al mondo,così la Compagnia Missionaria era il dono affettuoso che il Cuore di Gesù faceva alla sua Chiesa. Dono “affettuoso”è il dono che sgorga da un amore tenero, particolarmente intenso di gratuità e di fiducia. La Compagnia Missionaria non dovrebbe mai dimenticare di essere stata voluta e amata così dal Cuore di Gesù, E mostrarsi in ogni momento, in ogni espressione di vita e di apostolato, tutta protesa in un ricambio degno. Solo così si manterrà nella Chiesa quale l’ha destinata il Cuore di Gesù. Dono di grazia e di salvezza per molti fratelli…( continua nel prossimo numero). ( Riflessione tolta dagli scritti di p. Albino)
briciole di bene
 
A distanza di poco più di un anno dalla morte del nostro fondatore p. Albino Elegante, questa volta vogliamo proporre alcune frasi tolte dagli scritti che ci ha lasciato. Sono …briciole di bene… germogli... che se accolti, coltivati e concretizzati valorizzano la nostra vita quotidiana. Sono parole buone che partono dalla nostra radice e se vogliamo possono  trasformare la nostra vita. A NOI LA SCELTA! Assemblea generale 2001 “Perdete tutto piuttosto che perdere la carità” “Dal Cuore di Gesù aperto sulla croce nasce l’uomo dal cuore nuovo, animato dallo Spirito e unito ai suoi fratelli nella comunità di carità che è la Chiesa” “Una vocazione così bella come la nostra richiede grande fervore e una grande generosità…” “Con Gesù dobbiamo amare, agire, soffrire… Egli è la guida, il centro, il fuoco, il riposo della nostra vita” “Diventa  intercessore  davanti a Dio per i problemi del mondo, della Chiesa, della tua famiglia”. “E’ una vera provvidenza avere un amico che ti stia a fianco, che ascolti le tue confidenze e ti sostenga nelle difficoltà, che ti stimoli ad avanzare…” “E’ la  spiritualità d’amore e di oblazione  che ci rende incarnazione viva di Cristo e ci porta a fare “comunione” con tutti  nell’autenticità della nostra fede”. “ Nella imitazione di Cristo un ruolo principale è svolto dallo Spirito Santo. E’ Lui, lo Spirito Santo, che ci dà  “il gusto del bene”. E il bene supremo è Gesù, è il suo amore, è la vivacità della nostra adesione alla sua verità, è la gioia che seminiamo sui nostri passi”. “Il nostro primo impegno deve essere la docilità. Lo Spirito Santo può costruire dei capolavori di grazia anche con la creta più povera”. “Teniamo lo sguardo fisso su Maria per ammirare e per suscitare nel nostro cuore la nostalgia    della sua grandezza”. “E’ necessario che ci manteniamo in frequente contatto con Cristo, tanto da impararne il pensiero e le modalità di vita. E da esprimerle poi con decisione, con la persuasione che Cristo ci vuole “parola” dei suoi sentimenti e delle sue opere per la salvezza del mondo”. “Al di là della consuetudine, della convenienza, delle prescrizioni, dell’opportunità......bisogna che ci sia in noi una vera sete di Cristo e la coscienza chiara che i sacramenti la possono sollevare. La sete di Cristo ci sarà, se Cristo abitualmente non sarà ai margini, ma al centro dell’interesse e della ricerca della nostra vita”. “Qualunque sia il nostro posto nel mondo, teniamo presente che siamo artefici del piano di Dio”. “La nostra casa dovrebbe essere come una Betania un luogo dove Gesù possa abitare volentieri e trovare una calorosa accoglienza, carità e spirito di servizio”. “La nostra casa dovrebbe essere luogo di accoglienza reciproca, di fraternità, di ascolto della Parola e di preghiera. Dovrebbe  essere un luogo dove si impara lo stile del servizio e della condivisione, nell’umile e gioiosa testimonianza di fede nel Risorto”.
sosta contemplativa del cuore trafitto di cristo
 
“La nostra spiritualità scaturisce dalla contemplazione di Cristo nel mistero del suo Cuore trafitto, segno di amore totale per il Padre e per gli uomini, sorgente di vita ecclesiale, strumento di universale comunione”(Statuto missionarie n. 5). Il testo dello Statuto si richiama alla pagina del Vangelo di Giovanni che narra l’avvenimento: “Era il giorno della preparazione e i Giudei, perché i corpi non rimanessero in croce durante il sabato ( era infatti un giorno solenne quel sabato) chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe la primo e poi all’altro che era stato crocifisso insieme con lui. Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, no gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua” (cfr. Gv. 19, 31-34). Il brano rappresenta la contemplazione più alta di tutto il Vangelo di Giovanni: esso conclude il racconto della passione e ci dice fino a qual punto è arrivato l’amore di Dio. Ma ci dice anche che Cristo immolato è l’agnello della nuova Pasqua, attraverso il quale scende a noi la misericordia redentrice del Padre. Ecco perché tutti gli uomini, che pure in qualche maniera sono stati la causa della morte di Cristo, “Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto”. Solo in Lui, infatti, c’è la promessa della benevolenza infinita di Dio e la salvezza. Nella contemplazione si succedono una serie di atteggiamenti: - Si tende l’orecchio per ascoltare, - Si guarda con attenzione e ammirazione, - Si rilevano i particolari, - Si lascia spazio alla sensibilità - Si va con la memoria ai ricordi del passato… E’ sotto lo stimolo e la luce dello Spirito, che la nostra vita, per essere veramente vissuta sulle orme dell’esempio e dell’insegnamento di Gesù, deve assumere determinati atteggiamenti, deve correggere determinate abitudini. Guidati da queste parole vengo a voi con questo scritto e con la gioia del mercante di cui nel vangelo di Mt. 13, 45 – 46: “ Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra”. La perla preziosa è l’immagine che unisco a questa lettera. E’ di Cristo crocifisso dal costato squarciato. Non ho la pretesa che sia miracolosa. Ma mi auguro di cuore che ci aiuti a vivere tutta la grazie e tutto l’impegno della nostra comune vocazione. Conservatela dove volete, e dove potete. Però vorrei che fosse di facile incontro con il vostro sguardo: una, due… più volte nella giornata perché la contemplazione dell’amore di Cristo fosse stimolo indeclinabile a seguirne l’esempio. Per quanto ce lo consentono i nostri limiti e le nostre fragilità, vogliamo camminare sulla stessa strada di Gesù, viverne i sentimenti, imitarne la misura dell’amore. Cristo crocifisso, dal costato squarciato sembra dirci: “Ecco, vi ho dato l’esempio ( fin dove può giungere la testimonianza della donazione), perché come ho fatto io, facciate anche voi” (cfr. Gv 13, 15). Così la “contemplazione” crea la necessità della generosità. “ La parola del Signore è diventata per me motivo di obbrobrio e di scherno”, protestava amaramente il profeta Geremia. E continuava:” Non penserò più a Dio, non parlerò più in suo nome: Ma nel mio cuore c’era un fuoco ardente; mi sforzavo di contenerlo, m non riuscivo” ( Ger.20,8 – 9 ). Il tempo della quaresima, che ormai è alle porte, quest’anno ci può impegnare in una generosa revisione di vita per rendere la nostra appartenenza alla Compagnia Missionaria sempre più vicina alla pienezza delle aspettative di Dio. Maria ci conduca per mano a un rinnovamento pieno nell’amore. (p. Albino Elegante, 1 marzo 1987)                                                                                                                
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COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE
Via A. Guidotti 53, 40134 - Bologna - Italia - Telefono: +39 051 64 46 472

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