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COMPAGNIA MISSIONARIA
DEL SACRO CUORE
una vita nel cuore del mondo al servizio del Regno...
Compagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia Missionaria
Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
 La COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede centrale a Bologna, ma è diffusa in varie regioni d'Italia, in Portogallo, in Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.
News
  • 09 / 08 / 2024
    Agosto 2024
    Edvige Terenghi, amministratrice centrale, visita i gruppi in Mozambico.... Continua
  • 09 / 08 / 2024
    Agosto de 2024
    Edvige Terenghi, administradora central, visita os grupos em Moçambique.... Continua
  • 09 / 08 / 2024
    Agosto de 2024
    Edvige Terenghi, administradora central, visita los grupos en Mozambique... Continua
  • 09 / 08 / 2024
    19 ottobre 2024
    Assemblea italiana, in presenza, a Bologna, e in collegamento online... Continua
un grande viaggio... a piccoli passi
 
E’ cosi che definisco il mio viaggio fatto in Mozambico dal 11 gennaio al 16 febbraio. E’ una frase detta non so da chi ma è vero, anche un grande viaggio comincia con un piccolo passo. La motivazione del viaggio, visto che sono ancora l’amministratrice centrale, e ovvio che riguardi aspetti economici, problemi di natura contabile e amministrativi, gestione di case e attività, ma questo aspetto del mio lavoro lo lascio da parte, già la dovrò relazionare al CC. Il ViaggioRicordo un'altra storia che dice: “ il viaggio può essere lo stesso, ma il racconto è diverso a seconda della persona che lo racconta, quindi condivido con voi alla mia maniera questi piccoli passi che hanno fatto parte di questo cammino.La partenza da Bologna, comincia già con imprevisti, a causa di scioperi il mio volo che doveva andare a Francoforte è cancellato e vengo dirottata prima a Lisbona, e poi a Luanda in Angola, e poi a Johannesburg in Sud Africa e dopo una lunga attesa tocco finalmente terra mozambicana dove mi accoglie l’abbraccio caloroso di Leonia, Giannina e Irene e la temperatura di 40 gradi. Si ancora una volta sono in Africa. La permanenza Nei nostri gruppi CM l’accoglienza che ricevo è molto fraterna, i miei giorni passano condividendo il loro quotidiano, vissuto in realtà molto diverse. A Maputo il mio impegno principale è a fianco di Julieta, che sta assumendo la direzione della scuola ”Nossa Senhora das Vitorias”. Visito Alice sempre molto cara, che convive con i limiti della sua malattia, sempre molto presente alla vita della CM, e riesce sempre a non farci mancare i suoi dolci . Ritaglio un pomeriggio di relax con Pe. Carlos dehoniano che mi porta ad attraversare il nuovo ponte che congiunge la città all’altra parte della baia, e non manca un giretto in vespa con fratel Meoni. I giorni passano mi aspetta un altro viaggio in aereo per spostarmi a Nampula, viaggio con Helena che si trova in visita alla sua famiglia. All’arrivo a riceverci c’e Anna Maria, e dopo alcuni giorni sono di nuovo in viaggio con lei( Super autista) per Invinha... In questi due gruppi rivedo con piacere le sorelle mozambicane che già sono state in Italia, Helena, Gabriela Dalaina e Isabel e mi ritrovo anche con Bina che non vedo da tempo. Conosco poi tutta la schiera delle giovani in formazione e in discernimento vocazionale. Una realtà che da speranza ma anche molto impegnativa, da accompagnare con cura, come germogli da coltivare perche poi diano fiori e frutti se il Signore vorrà. Oltre alla realtà CM, soprattutto al Gurue incontro le persone con cui ho camminato insieme: il gruppo donne “Mulher vida e paz”, mi fa una festa davvero emozionante, e non è di meno anche l’incontro con gli operai del Centro Polivalente. Davanti a tutto questo io dico loro che la mia allegria è cominciata a Maputo toccando terra mozambicana, è aumentata arrivando in Zambezia ma ha raggiunto il massimo arrivando a Invinha.Dove sono passata ho incontrato anche i padri dehoniani e diocesani di vecchi data e quindi anche con loro viviamo l’allegria di rincontrarci e raccontarci i ricordi comuni. E’ bello sentire che le relazioni costruite con le persone si mantengono nonostante le distanze, e sono proprio quelle che ci rallegrano il cuore e danno leggerezza ai nostri piccoli passi. Il ritorno La domanda che la gente che mi conosce mi rivolge è sempre la stessa “sei tornata per rimanere?”E qui mi viene in mente un’altra frase “resta se puoi, se è necessario parti” E si ci resterei ma… Restare e partire dinamiche che fanno parte del camino della vita.Quindi eccomi di nuovo in partenza, nella valigia ho messo il riso e i fagioli, dono delle donne, coltivato nei loro campi. Il volo Johannesburg/ Monaco è lungo occorre tutta la notte per sorvolare l’Africa. Come non pensare a chi su questa terra immensa è in cammino, fuggendo da situazioni invivibili e rischiando la vita per raggiungere un'altra terra che li accolga, e a chi come me dopo tutta l’accoglienza ricevuta percorre questo stesso cammino comodamente in aereo per arrivare dove loro non saranno certo i benvenuti, anzi troveranno muri, rifiuti e addirittura porti chiusi.A Monaco di Baviera i controlli sono serrati e non riesco a prendere l’aereo previsto, devo attendere altre ore, in compenso l’aereo successivo parte a mezzogiorno e visto che è una giornata limpida e serena godo lo spettacolo delle Alpi innevate, si sono in Europa, in Italia, all’aeroporto Paola mi aspetta, si sono a Bologna.
tempo di ascolto
 
Carissime/i, ho pensato di iniziare questa lettera con una introduzione che ci interpella e ci chiama ad aprire il cuore. “Chiediamo anche noi la grazia di un cuore docile all’ascolto. Vorrei dire ai giovani, a nome di tutti noi adulti: scusateci se spesso non vi abbiamo dato ascolto; se, anziché aprirvi il cuore, vi abbiamo riempito le orecchie. Come Chiesa di Gesù desideriamo metterci in vostro ascolto con amore, certi di due cose: che la vostra vita è preziosa per Dio, perché Dio è giovane e ama i giovani; e che la vostra vita è preziosa anche per noi, anzi necessaria per andare avanti” (Omelia conclusiva Sinodo Giovani – 28-10-18 Papa Francesco). Siamo coinvolte/i in questo nuovo atteggiamento di ascolto non solo dei giovani ma anche di tutte le persone che ci circondano. Ci sentiamo in cammino e riconosciamo che abbiamo bisogno di aprirci ad un ascolto più attento e disponibile all’altro/a. Riconosciamo che la riflessione ecclesiale in atto ci porta ad una conversione sempre più attenta e ci consegna una modalità da vivere con un atteggiamento aperto al confronto sincero con la Parola: “Infatti la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore. Non vi è creatura che possa nascondersi davanti a Dio, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi di colui al quale noi dobbiamo rendere conto” (Eb 4,12-13).  Non solo: ci chiede anche un serio confronto con gli altri e le altre in un clima di apertura creativa. Questo non è facile nel concreto delle nostre relazioni ma ci sentiamo chiamate a realizzare il Vangelo dell’ascolto per cogliere ciò che il Signore, nella sua misericordia, ci concede di sperimentare di bene, di bello e di buono. Penso che ciascuna ed in tutti i gruppi CM si stia riflettendo e portando avanti il dialogo sul lavoro in preparazione alla nostra Assemblea 2019. Un lavoro che ci impegna prima di tutto a livello personale per poi convergere e confrontare nel gruppo quanto lo Spirito ci suggerisce per il bene della nostra famiglia, della chiesa e del mondo. Chiedo questo impegno a ciascuna perché ognuna di noi è portatrice di qualcosa di importante per il bene della CM. Questo ultimo numero di Vinculum vi giunge tra il mese di ottobre dedicato alla missionarietà e l’approssimarsi dell’Avvento e del Natale. Camminare nella fede ci chiede, di essere dinamiche e flessibili, per cogliere le nuove sfide e le nuove possibilità, che la vita e la Parola di ogni giorno ci indicano attraverso un serio discernimento delle nostre scelte personali e di CM. Colgo l’occasione per augurarvi di vivere il prossimo tempo di Avvento in atteggiamento di ascolto.  Maria è diventata la Madre di Dio perché ha vissuto il suo “si” con l’ apertura continua ai passaggi di Dio nella sua vita. Con questa disponibilità del cuore che sa cogliere ogni occasione di bene e sa valorizzare ogni incontro e soprattutto l’incontro con Colui che viene nel mistero di Gesù piccolo e povero, vivo in mezzo a noi e nelle nostre persone sempre bisognose di Lui e dell’amore comprensivo degli altri/e Mi affido alle vostre preghiere per la mia prossima visita in Guinea Bissau. Che il Signore mi e ci doni di ascoltare con il cuore sempre. In comunione. Martina
in formazione... sempre!
 
A partire dal 23 al 29 luglio 2018, abbiamo avuto l’incontro delle Responsabili di formazione, nel “Colégio do Sardão”, a Vila Nova di Gaia, Porto, Portogallo. Nel pomeriggio inoltrato del 23, siamo arrivate “da mille strade diverse” al luogo dell’incontro e il 24 abbiamo iniziato i lavori con la presentazione personale, in modo creativo, usando la dinamica della “tela di ragno”. Lì, in cerchio, ci siamo messe a lanciare il gomitolo l’una all’altra, gesto semplice che stava a significare un’unione, una comunione e l’appartenenza alla CM e che ha contribuito anche a tessere legami di conoscenza, di accoglienza reciproca, fatti di ascolto, di attenzione… Hanno preso parte al nostro incontro: la Presidente Martina Cecini, la Vice-presidente Serafina Ribeiro e le responsabili della formazione: Teresa Pozo del Cile, Antonieta N’Dequi della Guinea-Bissau, Justina Carneiro del Portogallo, Santina Pirovano dell’Italia e Lucy Ekawati dell’Indonesia, che ha partecipato a questo incontro come invitata. Per vari motivi Irma Pedrotti dell’Argentina e Orielda Tomasi dell’Italia non hanno partecipato personalmente all’incontro, ma hanno, nel contempo, fatto arrivare le relazioni sulla propria realtà formativa. Martina, nella sua introduzione, ha presentato un breve riassunto sul percorso storico degli incontri delle formatrici fino al 2015. Abbiamo dedicato il primo giorno di lavoro alla lettura delle relazioni di formazione, giá preparate prima, fatta da ciascuna Responsabile. Il dialogo che ne é seguito ci ha aiutato a conoscere di più e meglio: le giovani in formazione, il contesto formativo dei 4 continenti (Africa, Asia, America Latina ed Europa), i vantaggi della pianificazione e programmazione degli incontri, l’importanza del gruppo che cura la formazione, l’imparzialità e la fraternità tra tutte le missionarie, dalle più esperte alle più nuove… Nei giorni 25 e 26, al mattino, è venuto a lavorare con noi padre João de Deus, che ci ha presentato il tema dell’Affettività, suddiviso in due parti: l’Affettività e la conoscenza; Affettività e relazione; Affettività e comunione. Ha alternato ciascuna conferenza con dinamiche di gruppo e plenarie. I contenuti delle sue relazioni, ci sono stati presentati con competenza e rigore scientifico e spiegati attraverso la sua personale testimonianza e la sua esperienza come psicologo. A questa parte dell’incontro hanno partecipato anche due missionarie del gruppo di Porto: Margarida da Silva Vieira e Teresa Castro. Nelle celebrazioni eucaristiche di questi due giorni Padre João ha cercato nelle sue omelie di collegare e fare sintesi tra i contenuti presentati e la Parola di Dio. Personalmente mi sono sentita interpellata a visitare, aver cura con impegno e tenerezza di questa vigna della mia affettività perché sia ogni volta di più un canale di comunione e di amore gratuito: Agape. Sì, l’affettività è un dono ed un impegno che compete a ciascuna, per conoscere, aver cura, accogliere, contemplare, purificare, manifestare…perché sia manifestazione di perdono, di compassione, di tenerezza, di affetto, di bontà, di libertà… Il 26 pomeriggio abbiamo proseguito i lavori tra di noi. Justina ci ha presentato i vantaggi della pianificazione e programmazione degli incontri di formazione, nel senso di realizzare le finalità in ogni tappa della formazione stessa. Ha sottolineato anche la necessità di essere flessibili davanti a situazioni che eventualmente sorgessero in modo imprevisto. Ha aggiunto anche la necessità di scambiarci tra di noi il materiale della formazione. Mi è stato chiesto d fare un piccolo accenno sui giovani, partendo dalla mia personale esperienza di lavoro con loro a livello sia professionale che pastorale, e la presentazione di alcuni passi dei discorsi dei papi Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco. Abbiamo riflettuto sulla necessità di imparare a condurre i giovani con serietà; a far loro proposte coraggiose; a credere in se stessi, a dir loro che solo Gesù è e sarà sempre la risposta ai grandi desideri… Abbiamo visto l’importanza di sensibilizzare le persone degli ambienti in cui siamo inserite per accompagnare la XV ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA DEL SINODO DEI VESCOVI – a tema “i giovani, la fede ed il discernimento vocazionale” in programma dal 3 al 28 ottobre 2018. Ci siamo interrogate sul valore della verifica e del confronto con le responsabili di gruppo, in particolare su ciò che si riferisce al discernimento e alle opzioni relative al progetto comunitario e personale: “il fratello aiutato dal fratello è come una città fortificata”. Ci si sono presentate talvolta situazioni di missionarie che incontrano difficoltà nel conciliare l’assistenza ai loro familiari malati e la partecipazione alle iniziative della CM. Questo argomento deve essere presentato con chiarezza nella formazione di base e deve essere verificato, caso per caso con la responsabile, per il bene della stessa missionaria e per aiutarla nella sua effettiva partecipazione alla vita del gruppo di appartenenza… Martina ci ha parlato di inculturazione della formazione nei diversi contesti culturali, sociali ed ecclesiali e Anna Maria Berta ci ha presentato uno studio esaustivo sul voto di povertà nelle diverse versioni dello Statuto, fino all’attuale. Ha dato spazio anche al tema del testamento, all’aspetto economico ed amministrativo. Nei nostri incontri, la Liturgia è stata preparata e celebrata in spagnolo, italiano e portoghese. Il 28 siamo andate a Fatima a rendere grazie a Maria e ad affidarle la nostra missione. Una coppia di amici, Fernanda ed Enrico, si sono messi a nostra disposizione con le loro auto ed hanno trascorso con noi la giornata. È stato un gesto di gratuità, di amicizia che ci ha consentito di stare insieme, pregare, conoscerci meglio e stringere legami di comunione…Mai dimenticheremo ciò che hanno fatto per noi. La mattina del 29 abbiamo concluso i lavori e, la sera, insieme con Fernanda ed Enrico, siamo andati alla parrocchia di Carvalhosa, alla messa celebrata da padre Pedro, dehoniano. Il Collegio dove abbiamo fatto gli incontri era magnifico: silenzio, fiori, tanti fiori, un giardino, un boschetto… e l’accoglienza di Sr. Gorete e di Margarida è stata eccellente, ci siamo sentite veramente a casa. Abbiamo vissuto tanti piccoli gesti fatti di affetto, di condivisione di sogni e di difficoltà, di sorrisi, di ascolto attento, di offerta di ricordini che ciascuna ha portato dalla sua terra, di complicità nella missione, del già e non ancora, nel nostro processo di crescita e nella fatica di “darci alla luce”, di rinascere e di crescere. Siamo partite in diaspora, con la missione di continuare ad avere cura della nostra formazione – “darci alla luce”, rinascere, crescere…SEMPRE; di servirci degli strumenti che abbiamo ricevuto e che ci possono aiutare a vivere la nostra affettività con un’energia che umanizza, che genera comunione, fraternità; di trasmettere ai nostri gruppi i doni che abbiamo ricevuto e di migliorare il nostro servizio di formatrici… Ciò che comunico dice molto di ciò che è stato trattato e che abbiamo vissuto; lascio spazio aperto alla possibilità di provocare un dialogo con le altre partecipanti, che potrà essere molto fecondo, informativo e formativo. 
fare comunione
 
Il nostro Statuto al n. 73 dice: “Costruiremo la comunione solo se unite a Cristo e alla fonte inesauribile del suo cuore. Da qui scaturiscono le espressioni concrete della vita di comunione che sono: ascolto, accoglienza, comprensione, perdono, dialogo, corresponsabilità nei confronti di tutti gli uomini, ma in particolare di coloro con cui si svolge il nostro rapporto quotidiano”. E il RdV al n. 72 dice: “perdere tutto piuttosto che perdere la carità”, secondo la consegna del nostro Fondatore. Proponiamo una riflessione di p. Albino sul tema della “comunione” quale filo rosso della nostra storia e del nostro impegno quotidiano. Uno dei modi per incarnarlo oggi ci è suggerito da questa riflessione: “Credo che se confidiamo nella misericordia del Signore ed agiamo secondo il Suo Spirito troveremo la capacità di “fare il primo passo” per un incontro autentico con Dio, tra di noi e con gli altri”… (Vinculum n°1/2018, p. 3 – Lettera di Martina Cecini, Presidente della CM). La denominazione che ci distingue nella Chiesa: “Compagnia Missionaria del Sacro Cuore” ( Statuto, n. 1) ci conduce a fare della nostra Famiglia una nuova Betania, un’oasi di affetto per Gesù, un corpo che vive di magnanima donazione a Lui e ai suoi ideali di salvezza. Approfondiamo il senso dei termini, cominciando dal primo: Compagnia. La parola rende, con immediatezza, l’idea di una realtà compatta, che marcia allo stesso passo, che svolge un’attività unitaria, che si immerge in un unico sacrificio, che tende ad una medesima meta. E’ difficile pensare diversamente mantenendo questa denominazione. Mi pare allora che nessuno più di noi si trovi nella felice necessità di dare concretezza alla volontà di Gesù: “Prego anche per coloro che crederanno in me…affinché tutti siano una cosa sola, come tu, Padre, sei in me ed io in te; così anch’essi siano una cosa sola in noi. Io ho partecipato a loro la gloria che tu mi hai dato ( la divinità attraverso la filiazione divina) affinché essi siano una cosa sola come noi siamo uno, io in loro e tu in me affinché siano perfetti nell’unità e il mondo riconosca che tu mi hai mandato ed hai amato loro come hai amato me” ( Giov. 17, 20- 23). “Fare comunione” con Dio, tra di noi e con tutti gli uomini, nostri fratelli (non solo ontologicamente per la presenza della grazia, ma anche psicologicamente per il nostro volontario apporto intellettivo ed affettivo) è il termine necessario della nostra vocazione. Ma ogni processo di fusione postula che l’individualità e i pregi dei singoli elementi cadano per sublimarsi nelle nuove proprietà del tutto. Credo sia difficile ritenere nell’autentico spirito cristiano chi non è disposto al sacrificio di qualcosa, anzi di tutto quello che è. Cristo non ha alcuna ambiguità al riguardo ( cfr. Lc. 14, 26 e 33). Anche l’apostolo Paolo alza le sue catene come accorato richiamo “all’unità dello spirito nel vincolo della pace” (Efes. 4,3), “... usando umiltà, mansuetudine, magnanimità, sopportazione reciproca (Efes. 4,2)”... perché una è la fede, uno il battesimo, uno il corpo, uno lo spirito, una la speranza, uno il Dio e Padre di tutti che è sopra tutti; opera in tutti ed è in tutti (Efes. 4,5-6). Quando cesseremo di dire: “Questo è mio” in tutte le direzioni dei nostri reali o presunti diritti, quel giorno varcheremo la soglia della felicità; saremo nella disposizione seria di “fare comunione”, mentre la grazia del battesimo diverrà operante in ciò che è fondamentale nel piano di Dio: il nostro assorbimento, inteso e voluto, in Dio e nei fratelli. I mezzi per fare comunione 1) La preghiera, molta preghiera, umile, insistente, strettamente personale. Solo l’onnipotenza di Dio, infatti, può disporci al sacrificio continuato del nostro egoismo per volere e cercare ciò che unifica. Poi la preghiera, come sopra descritta, getta sempre il ponte di una filiale “comunione” con i fratelli. 2) La grazia, la nostra “comunione” per piacere a Dio deve essere soprannaturale. La sostanza ne è la grazia che attraverso Cristo, ci unisce in una sola vita con il Padre e tra di noi così “chi sta a Roma sa che gli Indi sono sue membra” (cfr. LG n. 13). Crescere nella grazia, cogliendo premurosamente le mille possibilità di ogni giorno, significa crescere nella intensità, nella efficacia e nella cattolicità della nostra “comunione”. 3) Lo Spirito Santo, se il nostro essere cristiano si impernia nello Spirito, allora “ conformiamoci allo Spirito” (Gal. 5,25 ). Lo Spirito è essenzialmente forza protesa a creare la “comunione” perché i suoi frutti sono “ la carità, la gioia, la pace, la benignità, la mitezza… “(Gal. 5,22-23). Le opere contrarie: “le risse, le gelosie, gli impeti d’ira, le rivalità, le fazioni, le invidie…” e le altre cose simili che rompono o incrinano la “comunione” con i fratelli, san Paolo le qualifica “opere della carne”, opere cioè di chi ancora non è maturato, di chi non è divenuto una piena realtà nuova in Cristo ( cfr Gal. 5,19). 4) Una grande considerazione per la Famiglia in cui ci ha raccolto la bontà del Signore. Qui non possiamo assolutamente essere delle unità giustapposte ove ciascuna pensa come vuole, si comporta come vuole, va dove vuole. La realtà cristiana dell’unità in Cristo per cui siamo un solo corpo, viviamo di una sola vita, ci prodighiamo per una sola salvezza, siamo in cammino verso una sola patria, il bel paradiso di Dio che ci attende…deve trovare qui la sua prima espressione. “Se siamo chiamati a cantare insieme nel cielo, perché non cominciamo già a cantare insieme sulla terra?” (Claudel). Così anche se abbiamo personalità, mansioni, attitudini e vedute umanamente diverse, nella carità di Dio “facciamo comunione”, vogliamo la “comunione”, ma non accademicamente. Sarebbe il più stupido dei formalismi. Bensì con lo stesso desiderio bruciante ed operativo di Gesù. Del resto questo fu l’ultimo dei suoi desideri, il testamento sacro della sua vita e del suo amore….(continua nel prossimo numero) P. Albino Elegante s.c.j. Bari, 26.9.1970
50 anni di cm in mozambico
 
Alle Missionarie del Sacro CuoreAlla CM in Mozambico Oggi festeggiamo 50 anni della presenza della CM in Mozambico. Era il giorno 15 di Agosto 1968, quando Teresa Castro e Maria Ilda Candelaria approdarono a Quelimane, dirette nell’Alta Zambesia, precisamente Milevane, seguite da Lisetta Licheri, ancora presente, e molto dinamica, che venne a completare il gruppo. Dopo queste sono arrivata anch’io e altre lavorammo a Namarroi. Questo è un giorno di ringraziamento a Dio, che ci ha guidate e ci guida nel nostro quotidiano e a tutti quelli che ci accolsero e ci aiutarono a crescere come donne e come missionarie. Ci invitarono i padri dehoniani a cominciare la nostra presenza in questa terra. Con loro abbiamo condiviso la spiritualità che noi abbiamo ricevuto da P. Albino Elegante, anche lui padre dehoniano che fondò la Compagnia Missionaria, nel 1957. In Mozambico col fervore missionario e con l’effervescenza della gioventù decise a dare la nostra vita per l’inculturazione del vangelo nel cuore di ogni mozambicano. Per amore del vangelo affrontammo l’arduo cammino della inculturazione, l’ABC della lingua Lomwé, mezzo indispensabile per la comunicazione della parola di Dio e della relazione con le persone: al primo posto i catechisti, le donne, le famiglie e le comunità. Imparammo ad apprezzare i piatti tipici del Mozambico: polenta, gallina alla zambesiana, vari tipi di fagioli, la gustosa “intiqua” preparata con le foglie della manioca, tutto quello che le comunità e le persone ci offrivano. Tutto era cammino per evangelizzare e testimoniare l’amore del Cuore trafitto che ci animava. Con i Padri Dehoniani, facemmo il tirocinio della vita missionaria. Con loro, seguendo ciò che lo spirito suggeriva, intraprendemmo il percorso di trasformazione da una Chiesa potere a una Chiesa servizio, famiglia e ministeriale. Il vento dell’indipendenza non ci spaventò e rispondendo al nostro carisma che ci vuole inserite nel mondo per trasformare le realtà sociali con la forza del vangelo, ci inserimmo nei settori più fragili: Educazione, Sanità, formazione di quelli che erano coinvolti nei movimenti di massa, le donne(OMM) e i giovani (OJM). Rimase comunque un gruppo a Namarroi come luogo di preghiera, di condivisione, di verifica e di programmazione della nostra vita. Celebrare cinquanta anni… Questa ricorrenza celebra due inizi: la semina e il raccolto. Il raccolto riguarda l’arricchimento del nostro essere donne consacrate che vivono a fianco dei fratelli e sorelle condividendo sogni, gioie, difficoltà e speranze che abitano il cuore umano. Abbiamo appreso a coniugare alla maniera mozambicana, il nostro carisma nei suoi aspetti fondamentali: l’accoglienza, l’ascolto, la condivisione…e a vivere l’amore e l’offerta di noi,  nell’abbandono a Dio, con serenità e semplicità. Abbiamo appreso a essere Chiesa che cerca di servire perché il regno di Dio si realizzi in ogni angolo di questa società, generando pace e riconciliazione. Ringraziamo il Signore che ci fa feconde, dandoci vino nuovo di giovani consacrate e aspiranti che donano un viso mozambicano all’istituto secolare Compagnia Missionaria. A loro diamo una spiritualità e un carisma perché questo vino mantenga sempre il sapore del buon vino…e possa continuare ad animare i cuori delle persone che con loro si ritrovano giorno per giorno. Alle missionarie mozambicane, alle giovani, a questo vino nuovo…facciamo la consegna del testimone. Noi abbiamo tracciato il cammino, non è stato un cammino dritto né perfetto, è un cammino che è stato fatto con molti sussulti, ma è un cammino che abbiamo cercato nell’umiltà, nella fedeltà al carisma e allo Spirito di Dio che in ogni momento ci precedeva con la sua luce e la sua presenza. Oggi vi consegniamo la spiritualità e il carisma con la sicurezza che “continuerete a guardare con creatività i tempi nuovi e a conservarli fino alla piena fermentazione” (cf. “Per vino nuovo otri nuovi”). Non troverete la nostra storia in libri ma nel cuore di missionarie che vi hanno preceduto. Loro possono raccontarvi nella maniera dei vecchi, ciò che hanno vissuto e affrontato per poter orientare la vostra vita nell’inserimento del nostro carisma nel cuore della chiesa e del popolo mozambicano. Siamo nate per servire, per essere ponte di incontro dei fratelli con Cristo; ponte di riconciliazione e di ascolto del grido dei poveri. Affido questa consegna del testimone a Maria, Madre, guida e custode della Compagnia Missionaria perché ci aiuti a conservare questa buona “Otheca” nel suo cuore e che abbia una buona fermentazione perché i vicini e quelli che passano si sentano invitati a assaggiare e a partecipare all’allegria della festa. I miei auguri a Lisetta e a tutte quelle che hanno lavorato in Mozambico e ad ognuna di voi giovani consacrate e aspiranti. Il mio abbraccio sincero e affettuoso. Maputo, 12 Maggio 2018 Irene Ratti
ottobre
 
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