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COMPAGNIA MISSIONARIA
DEL SACRO CUORE
una vita nel cuore del mondo al servizio del Regno...
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Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
 La COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede centrale a Bologna, ma è diffusa in varie regioni d'Italia, in Portogallo, in Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.
News
  • 09 / 08 / 2024
    Agosto 2024
    Edvige Terenghi, amministratrice centrale, visita i gruppi in Mozambico.... Continua
  • 09 / 08 / 2024
    Agosto de 2024
    Edvige Terenghi, administradora central, visita os grupos em Moçambique.... Continua
  • 09 / 08 / 2024
    Agosto de 2024
    Edvige Terenghi, administradora central, visita los grupos en Mozambique... Continua
  • 09 / 08 / 2024
    19 ottobre 2024
    Assemblea italiana, in presenza, a Bologna, e in collegamento online... Continua
cercare insieme cammini possibili
 
Convegno Internazionale della Vita Consacrata Ho partecipato a Roma, dal 3 al 6 maggio, al convegno internazionale “Consecratio et consecratio per evangelica consilia… riflessioni, questioni aperte, cammini possibili” organizzato dalla Congregazione per gli Istituti di Vita consacrata e le Società di vita apostolica, presso la Pontificia Università Antonianum. A partire da un’attenta e critica lettura dell’effettiva realtà presente oggi nella Chiesa il Dicastero ha avviato una riflessione sui diversi significati che vengono attribuiti alle espressioni “consacrazione” e “vita consacrata”. Il desiderio era quello di coinvolgere i membri delle diverse forme di vita consacrata, delle associazioni di laici e dei movimenti nella riflessione intorno ad alcune quaestiones individuate in un Seminario sulla stessa tematica, che ha visto la partecipazione di teologi, canonisti ed altri esperti. “Rappresentiamo un popolo numeroso nella Chiesa e cerchiamo insieme di permettere che il vino nuovo di Gesù rinnovi gli otri della vita consacrata, affinché sperimentiamo la gioia del Vangelo e aiutiamo il Signore a donarlo a tanti altri che si avvicinano a noi. Se da una parte la Chiesa ci assicura che tutte le forme di consacrazione vera sono un dono dello Spirito Santo per la vita di tutto il corpo ecclesiale, dall’altra abbiamo bisogno di criteri autentici per discernere quello che sta succedendo”, così il cardinale João Braz de Aviz, prefetto della Congregazione, ha accolto più di 600 partecipanti, giunti da tutto il mondo. “Nelle circostanze attuali, prendere coscienza più chiara della consacrazione battesimale che ci ha generati figli di Dio e costituiti fratelli e sorelle nella passione, morte e resurrezione del Signore – ha continuato il cardinale -, ci potrà anche aiutare a capire meglio il senso della consacrazione in maniere diverse ma complementari all’interno del popolo di Dio”. La prima relazione è stata quella della teologa suor Nuria Calduch, che ha offerto una visione d’insieme sulla consacrazione sottolineando le dimensioni profetica e sapienziale della vita consacrata. Si è poi soffermata sui passaggi del Vangelo nei quali si riflettono le dimensioni essenziali della vita consacrata: consacrazione, vocazione e vita in comune. Subito dopo, l’intervento a due voci di mons. José Rodríguez Carballo, arcivescovo segretario e suor Carmen Ros Nortes, sottosegretario, ha offerto una sintesi del cammino percorso finora e tracciato gli obiettivi del convegno. “La consacrazione – ha affermato Mons. Carballo – non è statica, non è un atto escludente, ma un processo integratore di differenze. Dietro ogni espressione utilizzata per definire la vita consacrata c’è una ricchezza teologica e carismatica da non perdere. Se la vita consacrata è un mosaico di carismi, questi non possono essere definiti, ma ‘raccontati’, ‘narrati'”. Suor Ros Nortes, ha sottolineato l’importanza di portare avanti nuove riflessioni, “per non rimanere fermi a schemi vecchi o inappropriati, ma per comprendere meglio qual è il nostro oggi come consacrati nella Chiesa e nel mondo”. Papa Francesco, in udienza all’aula Nervi, ai Partecipanti al Convegno internazionale degli Istituti di Vita Consacrata - maggio 2018, ha indicato i criteri autentici che guidano nel discernimento: … “Mi sono domandato: quali sono le cose che lo Spirito vuole si mantengano forti nella vita consacrata? … Queste sono colonne che rimangono, che sono permanenti nella vita consacrata: la preghiera, la povertà e la pazienza. … La preghiera è tornare sempre alla prima chiamata … ritornare a quella Persona che mi ha chiamato … è tornare dal Signore che mi ha invitato a esserGli vicino. Tornare da Lui che mi ha guardato negli occhi e mi ha detto: “Vieni. Lascia tutto e vieni”. … E la preghiera è quello che fa che io lavori per quel Signore, non per i miei interessi o per l’istituzione nella quale lavoro. … La preghiera, nella vita consacrata, è l’aria che ci fa respirare quella chiamata, rinnovare quella chiamata. … Non si può vivere la vita consacrata, non si può discernere ciò che sta accadendo senza parlare con il Signore. … La povertà è la madre, è il muro di contenimento della vita consacrata. … Senza povertà non c’è fecondità nella vita consacrata. Ed è “muro”, ti difende. Ti difende dallo spirito della mondanità … il diavolo entra dalle tasche. … Povertà secondo le regole, le costituzioni di ogni congregazione. … Ci sono tre scalini per passare dalla consacrazione religiosa alla mondanità religiosa. … Primo: i soldi, cioè la mancanza di povertà. Secondo: la vanità, che va dall’estremo di farsi “pavone” a piccole cose di vanità. E terzo: la superbia, l’orgoglio. E da lì, tutti i vizi. … La pazienza. … Entrare in pazienza è un atteggiamento di ogni consacrazione, che va dalle piccole cose della vita comunitaria o della vita di consacrazione, che ognuno ha, in questa varietà che fa lo Spirito Santo … Dalle piccole cose, dalle piccole tolleranze, dai piccoli gesti di sorriso quando ho voglia di dire delle parolacce …, fino al sacrificio di sé stessi, della vita. … E anche pazienza davanti ai problemi comuni della vita consacrata: pensiamo alla scarsità di vocazioni. … Manca la pazienza e finiamo con l’“ars bene moriendi”. Posso domandarmi: … accade nel mio cuore? La mia pazienza è finita e vado avanti sopravvivendo? Senza pazienza non si può essere magnanimi, non si può seguire il Signore: ci stanchiamo. Lo seguiamo fino a un certo punto e alla prima o alla seconda prova, ciao. … Questa “ars bene moriendi”, è l’eutanasia spirituale di un cuore consacrato che non ce la fa più, non ha il coraggio di seguire il Signore. E non chiama … … State attenti su queste tre “p”: la preghiera, la povertà e la pazienza. State attenti. E credo che piaceranno al Signore scelte – mi permetto la parola che non mi piace – scelte radicali in questo senso. Siano personali, siano comunitarie. Ma scommettere su questo. … E vi auguro fecondità. Mai si sa per quali vie passa la mia fecondità, ma se tu preghi, se sei povero, se sei paziente, stai sicuro che sarai fecondo”. L’incontro è continuato in tempi di confronto tra tutti i partecipanti e in lavori specifici per le distinte realtà Ordo virginum, Istituti religiosi, Società di vita apostolica, Istituti secolari, Nuovi istituti e nuove forme, Associazioni e Movimenti. I lavori di gruppo sono stati uno spazio importante di incontro tra le persone e la condivisione di riflessioni ed esperienze sulla consacrazione, sul carisma, sulla fraternità e missione. Spazio di confronto dove riconoscere gli elementi comuni di sequela Christi, lo specifico di ogni realtà, la necessità di avviare cammini di rinnovamento per una cultura della formazione permanente, di integrazione tra culture differenti e avviare processi di dialogo tra le radici di fondazione e l’oggi. A conclusione di questi tre giorni, il cardinale João Braz de Aviz, ha indicato che: “Dobbiamo continuare a camminare insieme, in modo sinodale, perché lo Spirito Santo parla solo dove c’è armonia di vita fraterna”. La riflessione sul tema della “consacrazione”, iniziata in questi giorni, deve essere ulteriormente sviluppata, prima di tutto dalla prospettiva teologica, tenendo conto degli insegnamenti del Vaticano II e del Magistero; tutto questo è fatto meglio in comunione con altri Dicasteri. Da parte sua, mons. José Rodríguez Carballo, Arcivescovo Segretario, ha affermato: “La consacrazione è una realtà dinamica, in itinere… È una identità in relazione, perché il carisma ha un aspetto relazionale. Possiamo essere l’aurora della Chiesa – come ieri ci ha detto il Papa – se camminiamo insieme, in comunione con la Chiesa e in comunione con il mondo”. Sono stati giorni intensi ma belli, si è respirato un’aria nuova… il desiderio di un rinnovamento che sappiamo essere difficile perché passa per la vita di ciascuno, ma che si è visto nei modi di condurre, nelle riflessioni aperte, nell’accoglienza della diversità e nel creare fraternità.
nella gioia del signore
 
Carissime/i,  mi pare bello in occasione del 60° CM invitare ciascuna missionaria e ciascun familiares a dare grazie a Dio per la Sua presenza in mezzo a noi e con noi e per quanto continua a operare nelle nostre vite e nella Compagnia Missionaria del Sacro Cuore nel suo insieme.  Oltre la festa celebrata a Bologna il 27 dicembre 2017 si sono organizzate e se ne organizzeranno altre localmente nei vari gruppi CM sparsi per il mondo. Ma un 60° si vive anche riconoscendo umilmente le nostre infedeltà, peccati e le nostre povertà e limiti nel rispondere all’amore di Dio ed alla sua misericordia. Per questo propongo in questa quaresima 2018 che facciamo un serio discernimento su un punto che per noi è fondamentale:  LA COMUNIONE Quanto e come viviamo il perdono reciproco e la riconciliazione? Il nostro Statuto al n. 73 dice: “Costruiremo la comunione solo se unite a Cristo e alla fonte inesauribile del suo cuore. Da qui scaturiscono le espressioni concrete della vita di comunione che sono: ascolto, accoglienza, comprensione, perdono, dialogo, corresponsabilità nei confronti di tutti gli uomini, ma in particolare di coloro con cui si svolge il nostro rapporto quotidiano”. E il RdV al n. 72 dice: “perdere tutto piuttosto che perdere la carità”, secondo la consegna del nostro Fondatore.  Credo che se confidiamo nella misericordia del Signore ed agiamo secondo il Suo Spirito troveremo la capacità di “fare il primo passo” per un incontro autentico con Dio, tra di noi e con gli altri e giungeremo alla Pasqua con un cuore riconciliato e pacificato. E’ questo il mio augurio: una Pasqua nella quale incarniamo il dono più prezioso, “la comunione”. Apriamoci e sosteniamoci a vicenda in questo cammino. Ripropongo il mio messaggio per la festa del 60° a Bologna: Nella gioia del Signore che sempre rinnova e dona vita Prima di tutto un grazie di cuore per la vostra presenza in questa festa del nostro  60° di fondazione. Sì, la Compagnia Missionaria del Sacro cuore è nata e si è sviluppata da qui.  “La Compagnia Missionaria del Sacro Cuore è stata fondata il 25 di dicembre 1957 a Bologna da Padre Albino Elegante scj. Egli ha ricevu­to la grazia e la missione di arricchire la Chiesa di un Istituto Seco­lare che si ispira al carisma evangelico di P. Dehon. Per noi missionarie la spiritualità d'amore e di oblazione (Ebr.10,5-9), che scaturisce da tale carisma, caratterizza la nostra consacra­zione secolare e la nostra missione nel mondo” (dal n. 1 del nostro Rdv). Con P. Albino e tra di noi si è vissuta l’esperienza di una crescita condivisa nel pensiero e nelle attuazioni concrete dove il Signore ci ha seminato. Un Istituto secolare che desiderava e desidera essere presente nel mondo come fermento di vita evangelica nella quotidianità e nella comunione ecclesiale per l’avvento del Regno di Dio.  E questa casa che chiamiamo delle origini o anche “centro” è stata importante per la crescita di tutta la nostra famiglia che nel tempo si è allargata; ha preso la sua forma originale dove l’aspetto missionario nelle sue varie forme si è consolidato. Il logo del  nostro 60° include una frase che può essere la sintesi della nostra testimonianza “Vivere comunione e missione con cuore accogliente e misericordioso “. Una sintesi che abbraccia il nostro passato ed il nostro futuro. Le nostre radici ed i frutti che ancora aspettano di maturare sull’albero della nostra famiglia, la  Compagnia Missionaria del Sacro Cuore. Una delle caratteristiche che ci contraddistinguono è la presenza in vari continenti oltre l’Europa: Africa, America Latina, e Asia. Presenze significative anche se molto piccole che desiderano vivere la gioia del Vangelo in ogni ambiente e nella concretezza della fede in comunione con la Famiglia Dehoniana. Sappiamo come l’Europa  sia in questo momento provata dalla mancanza di vocazioni alla vita consacrata. Ci ritroviamo con un numero crescente di membri che vivono la fragilità dell’anzianità ma che accolgono vigilanti e con cuore appassionato, con speranza una fecondità donataci dalla provvidenza.  Oggi abbiamo voluto avere presenti qui le giovani consacrate di altri paesi, alcune del Mozambico e della Guinea Bissau ed altre dell’Argentina e del Cile, perché il volto della Compagnia Missionaria fosse più completo e perché potessimo vivere insieme questo evento nella gioia del Signore che sempre rinnova e ci dona vita e vita in abbondanza. Ecco allora l’augurio perché possiamo vivere questa festa come dono e come gratitudine per quelli che hanno servito generosamente  con il loro sacrificio e la loro offerta (e qui ci sono alcune delle prime: Bianca, Irene … ) e ci siamo tutte noi a dire insieme il nostro grazie. Gratitudine per P. Albino Elegante e tutte coloro che ci hanno preceduto nel Regno dei Cieli e che, con noi nella comunione dei santi, ci sostengono nell’oggi della storia. Un grazie al Cuore di Cristo fonte di amore totale e gratuito e a Maria nostra madre, guida e custode di cui sentiamo la presenza costante e benefica. Un grazie a tutti/e voi che ci rallegrate con la vostra presenza e condividete con noi questa giornata. Bologna, 27 dicembre 2017 Martina Cecini Presidente
marzo
 
un sogno... una realtà
 
Carissime/i, al mio rientro in Portogallo dalla Guiné-Bissau, dopo sei anni di missione, voglio benedire il Signore che  mi ha concesso di far parte di questo popolo e di condividerne le difficoltà e le speranze in un futuro migliore che sembra tardare… In alcuni momenti non  si intravvede nemmeno una piccola luce in fondo al tunnel, a causa dalla instabilità che è una costante e che blocca lo sviluppo in questa piccola nazione della Costa Africana. La mia collaborazione nella segreteria della scuola mi ha dato l’opportunità di intessere relazioni positive con i genitori degli alunni, inoltre ho potuto percepire meglio la realtà e le difficoltà delle loro famiglie. Venendo in segreteria i genitori coglievano l’occasione per aprirsi alla confidenza e per condividere la loro vita come se ci conoscessimo già da molto tempo. Il terreno dove sorge la scuola di S. Paulo, e dove abitiamo noi, é pure luogo di accoglienza, dove le persone cercano ogni giorno aiuti per i molti problemi che le preoccupano e dove, di sabato e di domenica, si riuniscono alcune centinaia di persone, tra adulti, giovani e bambini, che prendono parte alla catechesi e alla messa festiva. Celebriamo l’Eucaristia sotto gli alberi di cajù, grandi alberi frondosi, che offrono l’ombra dei loro rami ricchi di foglie e riparano tutte le persone dai raggi cocenti del sole. Rivedo ancora i piccoli attaccati alle gonne delle mamme, che cercano di trattenere, perché i loro passi non sono come quelli degli adulti, e i bambini, che vanno a scuola a piedi scalzi sul sentiero di terra battuta sotto un sole accecante, tipico del continente africano. Ho lasciato per ultimi, tanto mi sembra passato molto tempo, uomini e donne che, con il sorriso sulle labbra vanno al loro duro lavoro, il viso grondante di sudore, per guadagnare a fine giornata qualche cosa da mangiare insieme alla loro famiglia. La mia esperienza in questa terra non è stata frutto di casualità. Qui, tra questa gente io ho imparato sia a staccarmi da molte cose, sia a vivere nella semplicità. Possedere tanto poco ha riempito il mio cuore e mi ha dato ali per librarmi verso l’infinito. Il cinguettare dei passeri, il sorriso e le fragorose risate dei bambini mi hanno dato la forza, nel mio silenzio, di lodare con loro il Signore e mettere la mia vita nelle Sue mani. La semplicità di ciò che mi circondava, mi ha aiutato a entrare in me, a spogliarmi di tante cose che sono solo di inciampo nel cammino di una vita missionaria. Se puoi andare in missione e lasciare un po’ di profumo, va’, ma non trattenerti! Non ti fermare! Cammina! Altri ti aspettano e il Regno di Dio deve essere annunciato anche attraverso il tuo lavoro e ancora per ciò che tu sei e non solo per ciò che annunci. La tua vita parla molto più delle tue parole. Né i venti né le piogge potranno distoglierti dalla tua decisione di partire un giorno per questa avventura, di andare incontro ad un popolo che ti sta aspettando, di andare incontro ai bambini che giocano e si divertono con quel minimo di cui dispongono: potrà essere una lattina vuota, con cui costruire un camioncino; intelligenti e saggi sanno vivere con poco o quasi niente, ma non perderanno il sorriso di felicità che hanno stampato in volto. Lodo il mio Signore che mi ha dato la possibilità di fare questa esperienza e di vivere questi anni inserita in un’altra cultura, con tante tradizioni, con svariatissime etnie, tra gli odori, il caldo soffocante, le montagne di immondizie, le strade non transitabili nei giorni di pioggia che rallenta gli spostamenti e, sia che tu sia a piedi o in macchina, ti ci vogliono molte ore prima che tu arrivi a destinazione. Ma la pazienza è una costante, adottare la rassegnazione e andare avanti... Andare avanti per costruire un mondo più umano e solidale è l’urgenza dei nostri tempi nel pianeta Terra. Posso affermare che, per andare in missione, non servono molte cose, soltanto un grande distacco e spogliamento, portare con sé unicamente il minimo indispensabile, ovvero, solo e soltanto l’Amore. Mosse unicamente dall’Amore, come ci chiede Papa Francesco, potremo diffondere nel mondo il Regno di Dio, forti dell’azione trasformatrice del suo Spirito. Canterò al Signore per tutto quanto ha fatto per me.
avanti per le strade del mondo!
 
Festa del 60° CM a Bologna   Esperienza di gioiosa gratitudine Quest’anno feste di Natale speciali per me e mia moglie Lucia, infatti il 26 dicembre siamo partiti da S. Antonio Abate (NA) per Bologna, dove siamo stati ospiti delle Missionarie del Sacro Cuore, che festeggiavano i 60 anni della nascita dell’Istituto. Siamo rimasti con loro tre giorni. Ho avuto modo di riabbracciare Mariolina, che non vedevo dalla fine di agosto 2015, quando ci siamo salutati in Mozambico. È stato bello rivedere tutte le altre che ormai per noi sono come la nostra famiglia, infatti ci hanno fatto un’accoglienza incredibile. Ho avuto modo di conoscere tante nuove missionarie, che per l’occasione sono arrivate da tante parti del mondo: Mozambico, Guinea Bissau, Argentina, Portogallo, Cile. Il giorno della festa, il 27 dicembre, è stato molto interessante: si è ripercorso un po’ il cammino di queste straordinarie donne che in 60 anni ne hanno fatto.È stato presentato un libro “60 anni di storia sulle strade del mondo”, che racconta appunto il grande lavoro fatto da queste missionarie e un po’ tutta la loro storia. Un altro libro “Gettare tutto nelle fondamenta” raccoglie lettere del Fondatore P. Albino Elegante. In esse si scopre il suo desiderio di creare un gruppo missionario di donne. Sono lettere scritte alle prime future missionarie. Insomma, in quel desiderio di p. Albino, in quelle parole scritte, in quei sentimenti che tuttora a leggerli ti toccano il cuore, non c’è dubbio che ci sia la mano di Dio. Se qualcuno ha dubbi sull’esistenza di Nostro Signore, davanti a queste cose bisogna per forza ricredersi. La testimonianza è data anche dai risultati ottenuti dalle figlie di P. Albino in tutto il mondo. È stata davvero una bella cerimonia, organizzata con la massima semplicità e con tanta accuratezza. C’erano tantissime persone e ho avuto modo di conoscerne alcune di cui avevo soltanto sentito parlare. La festa si è conclusa con la Santa Messa. Che dire: tre giorni trascorsi nella massima serenità. Siamo tornati a casa pieni di gioia, di spirito, col ricordo di tante cose belle vissute, che vanno a riempire quel bagaglio della nostra vita che si chiama esperienza. Voglio ringraziare le missionarie del Sacro Cuore, che ci hanno dato la possibilità di fare questa bella esperienza e mi voglio congratulare con loro perl’accoglienza che sanno dare, per il fatto che hanno sempre le porte aperte. Nelle chiese vedo sempre più cancelli chiusi, cosa che fa molto male, perché con le porte chiuse la chiesa non ha senso di esistere. Quindi grande stima e grande sostegno per queste missionarie che hanno deciso di lasciare le porte e il cuore aperti per tutti. Pio Santonicola  Abbiamo ricevuto molto A seguito dell'invito, felicemente accolto, per festeggiare il 60  anniversario della fondazione della Compagnia Missionaria del sacro Cuore, eccoci in macchina alla volta di Bologna. Arriviamo infreddoliti e un po’ in ritardo, ma subito ci accoglie la risata di Edvige. Quale saluto più bello?? Soprattutto dopo tanti anni che non ci si vedeva più, ritrovare in quella risata tutta la freschezza, l'amicizia, i momenti e le esperienze di preghiera vissuti con le missionarie quando eravamo giovincelli!! Sono diversi anni, infatti, che non frequentiamo più la Compagnia Missionaria perché se la vita è un cammino, è fatta anche di tanti sentieri diversi, ma se siamo qui oggi è perché, nel breve tratto che abbiamo percorso insieme, abbiamo ricevuto molto! E proprio di cammino sta parlando Lúcia Correia, nel salone, illustrando il libro da lei curato “60 anni di storia sulle strade del mondo” che racconta appunto la storia della Compagnia Missionaria. Segue poi l'illustrazione di un altro libro ''Gettare tutto nella fondamenta” a ricordo di Padre Albino Elegante, che raccoglie la corrispondenza tra il padre e le primissime missionarie. Ci guardiamo intorno e riconosciamo molti visi, incrociamo sorrisi,.. ma ecco anche volti nuovi che con fresche e calorose voci cantano canzoni nelle loro lingue. Sono ragazze del Cile, Argentina, Mozambico e Guinea Bissau ... Che gioia trasmettono, che voglia di futuro!Dopo pranzo ci ritroviamo nella chiesa dei Cappuccini... per la S. Messa celebrata dal Vicario Generale di Bologna Mons. Giovanni Silvagni. C'ècon noi anche Cesarina. La condivisione, l'apertura al mondo e la gioia di ritrovarci qui insieme diventa tangibile nel momento dell'offerta dei doni. Oltre al pane e al vino, uno strumento musicale, un gallo… colori e canti, una vera danza di lode e ringraziamento!!!Dopo la S. Messa ci salutiamo. La giornata è finita ma non certo il cammino della Compagnia Missionaria del Sacro Cuore con tutti i suoi familiares e amici! Avanti, per le strade del mondo, verso nuovi traguardi! Antonella e Ambrogio Dell'Orto
il sorriso di dio
 
Mi chiamo Rosy. Attualmente vivo a Conegliano Veneto in provincia di Treviso. Da anni faccio parte della Croce Rossa e sono nel percorso formativo per diventare missionaria CM. Il mio percorso di vita, a volte molto ripido, mi ha sempre portato a guardare oltre. C’è un incontro che costantemente ha risuonato in me, quello con don Tonino Bello e ciò che lui diceva: “C’è sempre un asciugatoio che manca, una brocca che è vuota d’acqua, un catino che non si trova”. Sono parole che in un certo senso hanno guidato le scelte del mio vivere. Ecco l’entrare a far parte della Croce Rossa, inizialmente nel settore emergenza, per poi operare anche nel sociale, ad incontrare i più poveri. Un primo progetto a cui ho partecipato (Punto Caldo) era rivolto ai Senza Fissa Dimora, coloro che sono chiamati “il rifiuto della società”. Proprio così: rifiuto della società. Usciamo tre volte a settimana per portare vivande calde, viveri e ciò di cui hanno bisogno, in luoghi da loro raggiungibili e non sempre in situazioni semplici. Ho toccato con mano che esiste una realtà diversa da quella che molte volte si vede attraverso i mass media e non solo, una realtà spesso nascosta. Molte volte mi sono chiesta cosa facessero durante le loro giornate, il perché sono finiti in quella situazione, qual è il loro passato…. Più mi ponevo domande è più mi rendevo conto che c’era ancora “una brocca da riempire”. Ho capito che in strada non si muore di fame, qualcosa in un modo o nell’altro la si recupera, ma si muore di solitudine, di indifferenza… In quegli incontri dovevo essere io a portare aiuto….ma ero io a ricevere… tutto ciò di cui il mio cuore aveva bisogno per nutrirsi. Ma non solo. Molte volte mi sono resa conto di avere difficoltà ad accettare il fatto che oggi esistano situazioni del genere. Ma a cosa serve chiederselo? Non basta per risollevare queste persone dalla sofferenza. La risposta è stata: si può fare ancora qualcosa. Ma cosa? E soprattutto in un territorio dove le istituzioni sono completamente assenti, non interessate a queste problematiche umane, dove queste persone pur essendo un numero elevato non esistono e sono viste come una malattia… Sono tante le porte trovate chiuse. Ho cominciato a riflettere su ciò con un piccolo gruppo del quale oggi sono responsabile. Abbiamo iniziato a sognare alla grande con l’idea di realizzare un dormitorio. Progetto, contatti e altro per renderci conto che i costi erano elevatissimi, che avevamo bisogno di una struttura adeguata e che nessuno poteva darci una mano. Troppo rischioso per il territorio che si è sempre tirato indietro. Abbiamo continuato a lavorare pensando a qualcosa di diverso e alla fine il nostro progetto è diventato “Progetto docce”. Forse un po’ poco per aiutarli ma è una piccola goccia nell’oceano. Abbiamo scelto un modo diverso, forse non comune, ma con la certezza di poter ridare non solo dignità alle persone ma soprattutto di offrire uno spazio per creare un rapporto umano, una relazione, fatta di ascolto, condivisione, per farli sentire importanti. Ecco lo scopo: far spalancare la porta della solitudine, dar voce ai loro bisogni e provare a guardare con i loro occhi. La mia vita burrascosa mi ha portato sempre a credere nella “provvidenza”, soprattutto quando si lavora per il bene comune. Il mio percorso mi porta a conoscere una nuova realtà lavorativa in una casa di riposo: dalla disabilità alla fragilità dell’anziano. Una realtà che cammina con l’uomo, accanto all’uomo. Sappiamo bene che non sempre è così…soprattutto nella società odierna. Ho trovato in essa dei dirigenti capaci di ascolto, capaci di guardare le necessità del territorio, che mi offrono la possibilità di poter usufruire di alcuni locali della casa di riposo. Ed ecco che la provvidenza si fa presente… Ciò che stavamo cercando ci viene gratuitamente dato… Questo ci ha permesso di poter dar vita a questa realtà. Essendo l’inizio e soprattutto senza tante risorse disponibili, incontriamo settimanalmente questi nostri amici… Condividono con noi le loro storie di vita, i loro sogni spesso infranti, le loro speranze…. Sì, speranze perché sono queste che sostengono il cammino di ognuno di noi. Sono consapevole che è molto poco ciò che facciamo e che c’è tanto ancora da fare, ma so che il grande amore che ci mettiamo rende ciò straordinario: è straordinario vederli contenti, vedere che si fidano e in un certo senso si affidano a noi……E’ semplicemente straordinario vedere il sorriso di Dio sui loro volti.
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