Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
La COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede centrale a Bologna, ma è diffusa in varie regioni d'Italia, in Portogallo, in Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.
News
-
09 / 08 / 2024
Agosto 2024
Edvige Terenghi, amministratrice centrale, visita i gruppi in Mozambico....
-
09 / 08 / 2024
Agosto de 2024
Edvige Terenghi, administradora central, visita os grupos em Moçambique....
-
09 / 08 / 2024
Agosto de 2024
Edvige Terenghi, administradora central, visita los grupos en Mozambique...
-
09 / 08 / 2024
19 ottobre 2024
Assemblea italiana, in presenza, a Bologna, e in collegamento online...
cercare insieme cammini possibili
Convegno
Internazionale della Vita Consacrata
Ho
partecipato a Roma, dal 3 al 6 maggio, al convegno
internazionale “Consecratio
et consecratio per evangelica consilia… riflessioni, questioni aperte, cammini
possibili” organizzato dalla Congregazione per gli Istituti di Vita
consacrata e le Società di vita apostolica, presso la Pontificia Università
Antonianum.
A partire da un’attenta e critica lettura
dell’effettiva realtà presente oggi nella Chiesa il Dicastero ha avviato una
riflessione sui diversi significati che vengono attribuiti alle espressioni
“consacrazione” e “vita consacrata”. Il desiderio era quello di coinvolgere i
membri delle diverse forme di vita consacrata, delle associazioni di laici e
dei movimenti nella riflessione intorno ad alcune quaestiones
individuate in un Seminario sulla stessa tematica, che ha visto la
partecipazione di teologi, canonisti ed altri esperti.
“Rappresentiamo un popolo numeroso nella Chiesa e cerchiamo insieme di
permettere che il vino nuovo di Gesù rinnovi gli otri della vita consacrata,
affinché sperimentiamo la gioia del Vangelo e aiutiamo il Signore a donarlo a
tanti altri che si avvicinano a noi. Se da una parte la Chiesa ci assicura che
tutte le forme di consacrazione vera sono un dono dello Spirito Santo per la
vita di tutto il corpo ecclesiale, dall’altra abbiamo bisogno di criteri
autentici per discernere quello che sta succedendo”, così il cardinale João Braz de Aviz, prefetto della Congregazione, ha
accolto più di 600 partecipanti, giunti da tutto il mondo. “Nelle circostanze attuali, prendere coscienza più chiara della
consacrazione battesimale che ci ha generati figli di Dio e costituiti fratelli
e sorelle nella passione, morte e resurrezione del Signore – ha continuato
il cardinale -, ci potrà anche aiutare a
capire meglio il senso della consacrazione in maniere diverse ma complementari all’interno
del popolo di Dio”.
La prima relazione è stata quella della teologa suor Nuria Calduch, che ha
offerto una visione d’insieme sulla consacrazione sottolineando le dimensioni
profetica e sapienziale della vita consacrata. Si è poi soffermata sui passaggi
del Vangelo nei quali si riflettono le dimensioni essenziali della vita
consacrata: consacrazione, vocazione e vita in comune. Subito dopo,
l’intervento a due voci di mons. José Rodríguez Carballo, arcivescovo
segretario e suor Carmen Ros Nortes, sottosegretario, ha offerto una sintesi
del cammino percorso finora e tracciato gli obiettivi del convegno. “La consacrazione – ha affermato Mons.
Carballo – non è statica, non è un atto
escludente, ma un processo integratore di differenze. Dietro ogni espressione
utilizzata per definire la vita consacrata c’è una ricchezza teologica e
carismatica da non perdere. Se la vita consacrata è un mosaico di carismi,
questi non possono essere definiti, ma ‘raccontati’, ‘narrati'”. Suor Ros
Nortes, ha sottolineato l’importanza di portare avanti nuove riflessioni, “per non rimanere fermi a schemi vecchi o
inappropriati, ma per comprendere meglio qual è il nostro oggi come consacrati
nella Chiesa e nel mondo”.
Papa Francesco, in udienza all’aula Nervi, ai Partecipanti al Convegno internazionale degli Istituti di Vita Consacrata - maggio 2018, ha indicato i criteri autentici che guidano nel discernimento: … “Mi sono domandato: quali sono le cose che lo Spirito vuole si
mantengano forti nella vita consacrata? … Queste sono colonne che rimangono,
che sono permanenti nella vita consacrata: la preghiera, la povertà
e la pazienza.
… La preghiera è tornare sempre alla prima chiamata … ritornare a
quella Persona che mi ha chiamato … è tornare dal Signore che mi ha invitato a
esserGli vicino. Tornare da Lui che mi ha guardato negli occhi e mi ha detto:
“Vieni. Lascia tutto e vieni”. … E la preghiera è quello che fa che io lavori
per quel Signore, non per i
miei interessi o per l’istituzione nella quale lavoro. … La preghiera, nella
vita consacrata, è l’aria che ci fa respirare quella chiamata, rinnovare quella
chiamata. … Non si può vivere la vita consacrata, non si può discernere ciò che
sta accadendo senza parlare con il Signore.
… La povertà è la madre, è il muro di contenimento della vita consacrata. … Senza
povertà non c’è fecondità nella vita consacrata. Ed è “muro”, ti difende. Ti
difende dallo spirito della mondanità … il diavolo entra dalle tasche. …
Povertà secondo le regole, le costituzioni di ogni congregazione. … Ci sono tre
scalini per passare dalla consacrazione religiosa alla mondanità religiosa. …
Primo: i soldi, cioè la mancanza di povertà. Secondo: la vanità, che va
dall’estremo di farsi “pavone” a piccole cose di vanità. E terzo: la superbia,
l’orgoglio. E da lì, tutti i vizi.
… La pazienza. … Entrare in pazienza è un atteggiamento di ogni consacrazione, che va
dalle piccole cose della vita comunitaria o della vita di consacrazione, che
ognuno ha, in questa varietà che fa lo Spirito Santo … Dalle piccole cose,
dalle piccole tolleranze, dai piccoli gesti di sorriso quando ho voglia di dire
delle parolacce …, fino al sacrificio di sé stessi, della vita. … E anche
pazienza davanti ai problemi comuni della vita consacrata: pensiamo alla
scarsità di vocazioni. … Manca la pazienza e finiamo con l’“ars bene moriendi”. Posso domandarmi:
… accade nel mio cuore? La mia pazienza è finita e vado avanti sopravvivendo?
Senza pazienza non si può essere magnanimi, non si può seguire il Signore: ci
stanchiamo. Lo seguiamo fino a un certo punto e alla prima o alla seconda
prova, ciao. … Questa “ars bene
moriendi”, è l’eutanasia spirituale di un cuore consacrato che non ce la
fa più, non ha il coraggio di seguire il Signore. E non chiama …
… State attenti su queste tre “p”: la preghiera, la povertà e la pazienza.
State attenti. E credo che piaceranno al Signore scelte – mi permetto la parola
che non mi piace – scelte radicali
in questo senso. Siano personali, siano comunitarie. Ma scommettere su questo.
… E vi auguro fecondità. Mai si sa
per quali vie passa la mia fecondità, ma se tu preghi, se sei povero, se sei
paziente, stai sicuro che sarai fecondo”.
L’incontro è continuato in tempi di confronto tra tutti i partecipanti e in
lavori specifici per le distinte realtà Ordo virginum, Istituti religiosi, Società di vita
apostolica, Istituti secolari, Nuovi istituti e nuove forme, Associazioni e
Movimenti. I lavori di gruppo sono stati uno spazio importante di incontro tra
le persone e la condivisione di riflessioni ed esperienze sulla
consacrazione, sul carisma, sulla fraternità e missione. Spazio di confronto dove riconoscere gli elementi comuni di sequela Christi, lo
specifico di ogni realtà, la necessità di avviare cammini di rinnovamento per
una cultura della formazione permanente, di integrazione tra culture differenti
e avviare processi di dialogo tra le radici di fondazione e l’oggi.
A
conclusione di questi tre giorni, il cardinale João Braz de Aviz, ha indicato che: “Dobbiamo continuare a camminare insieme, in
modo sinodale, perché lo Spirito Santo parla solo dove c’è armonia di vita
fraterna”. La riflessione sul tema della “consacrazione”, iniziata in
questi giorni, deve essere ulteriormente sviluppata, prima di tutto dalla
prospettiva teologica, tenendo conto degli insegnamenti del Vaticano II e del
Magistero; tutto questo è fatto meglio in comunione con altri Dicasteri. Da
parte sua, mons. José Rodríguez Carballo, Arcivescovo Segretario, ha affermato:
“La consacrazione è una realtà dinamica, in
itinere… È una identità in relazione, perché il carisma ha un aspetto
relazionale. Possiamo essere l’aurora della Chiesa – come ieri
ci ha detto il Papa – se camminiamo
insieme, in comunione con la Chiesa e in comunione con il mondo”.
Sono stati
giorni intensi ma belli, si è respirato un’aria nuova… il desiderio di un
rinnovamento che sappiamo essere difficile perché passa per la vita di
ciascuno, ma che si è visto nei modi di condurre, nelle riflessioni aperte,
nell’accoglienza della diversità e nel creare fraternità.
nella gioia del signore
Carissime/i,
mi pare bello in occasione del 60° CM
invitare ciascuna missionaria e ciascun familiares a dare grazie a Dio per la Sua presenza in mezzo a noi e con noi e
per quanto continua a operare nelle nostre vite e nella Compagnia Missionaria
del Sacro Cuore nel suo insieme.
Oltre la festa celebrata a Bologna il
27 dicembre 2017 si sono organizzate e se ne organizzeranno altre localmente
nei vari gruppi CM sparsi per il mondo.
Ma un 60° si vive anche riconoscendo
umilmente le nostre infedeltà, peccati e le nostre povertà e limiti nel
rispondere all’amore di Dio ed alla sua misericordia. Per questo propongo in
questa quaresima 2018 che facciamo un serio discernimento su un punto che per
noi è fondamentale:
LA COMUNIONE
Quanto
e come viviamo il perdono reciproco e la riconciliazione? Il nostro Statuto al n. 73 dice: “Costruiremo
la comunione solo se unite a Cristo e alla fonte inesauribile del suo cuore. Da
qui scaturiscono le espressioni concrete della vita di comunione che sono:
ascolto, accoglienza, comprensione, perdono, dialogo, corresponsabilità nei
confronti di tutti gli uomini, ma in particolare di coloro con cui si svolge il
nostro rapporto quotidiano”. E il RdV al
n. 72 dice: “perdere tutto piuttosto che perdere la carità”, secondo la consegna del nostro Fondatore.
Credo che se confidiamo nella
misericordia del Signore ed agiamo secondo il Suo Spirito troveremo la capacità
di “fare il primo passo” per un incontro autentico con Dio, tra di noi e con
gli altri e giungeremo alla Pasqua con un cuore riconciliato e pacificato.
E’ questo il mio augurio: una Pasqua
nella quale incarniamo il dono più prezioso, “la
comunione”. Apriamoci e sosteniamoci a vicenda in questo cammino.
Ripropongo il
mio messaggio per la festa del 60° a Bologna:
Nella gioia del Signore
che sempre rinnova e dona vita
Prima di tutto un grazie di cuore per la
vostra presenza in questa festa del nostro
60° di fondazione. Sì, la Compagnia Missionaria del Sacro cuore è nata e
si è sviluppata da qui.
“La
Compagnia Missionaria del Sacro Cuore è stata fondata il 25 di dicembre 1957 a
Bologna da Padre Albino Elegante scj. Egli ha ricevuto la grazia e la missione
di arricchire la Chiesa di un Istituto Secolare che si ispira al carisma
evangelico di P. Dehon. Per noi missionarie la spiritualità d'amore e di
oblazione (Ebr.10,5-9), che scaturisce da tale carisma, caratterizza la nostra
consacrazione secolare e la nostra missione nel mondo” (dal n. 1 del nostro Rdv).
Con P. Albino e tra di noi si è vissuta
l’esperienza di una crescita condivisa nel pensiero e nelle attuazioni concrete
dove il Signore ci ha seminato. Un Istituto secolare che desiderava e desidera
essere presente nel mondo come fermento di vita evangelica nella quotidianità e
nella comunione ecclesiale per l’avvento del Regno di Dio.
E questa casa che chiamiamo delle origini o
anche “centro” è stata importante per la crescita di tutta la nostra famiglia
che nel tempo si è allargata; ha preso la sua forma originale dove l’aspetto
missionario nelle sue varie forme si è consolidato.
Il logo del
nostro 60° include una frase
che può essere
la sintesi della nostra testimonianza “Vivere comunione e missione con cuore accogliente e misericordioso
“. Una
sintesi
che abbraccia il nostro passato ed il nostro futuro. Le nostre radici ed i
frutti che ancora aspettano di maturare sull’albero della nostra famiglia,
la Compagnia Missionaria del Sacro
Cuore.
Una delle caratteristiche che ci
contraddistinguono è la presenza in vari continenti oltre
l’Europa: Africa, America Latina, e Asia. Presenze significative anche se molto
piccole che desiderano vivere la gioia del Vangelo in ogni ambiente e nella
concretezza della fede in comunione con la Famiglia Dehoniana.
Sappiamo come l’Europa sia in questo momento provata dalla mancanza
di vocazioni alla vita consacrata. Ci ritroviamo con un numero crescente di
membri che vivono la fragilità dell’anzianità
ma che accolgono vigilanti e con cuore appassionato, con speranza una fecondità donataci dalla
provvidenza.
Oggi abbiamo voluto avere presenti qui le
giovani consacrate di altri paesi, alcune del Mozambico e della Guinea Bissau ed altre dell’Argentina e del Cile, perché il volto
della Compagnia Missionaria fosse più completo e perché potessimo vivere
insieme questo evento nella gioia del Signore che sempre rinnova e ci dona vita
e vita in abbondanza.
Ecco allora l’augurio perché possiamo
vivere questa festa come dono e come gratitudine per quelli che hanno servito
generosamente con il loro sacrificio e
la loro offerta (e qui ci sono alcune
delle prime: Bianca, Irene … ) e ci siamo tutte noi a dire insieme il nostro
grazie.
Gratitudine per P. Albino Elegante e tutte
coloro che ci hanno preceduto nel Regno dei Cieli e che,
con noi nella comunione dei santi, ci sostengono
nell’oggi della storia. Un grazie al Cuore di Cristo fonte di amore totale e
gratuito e a Maria nostra madre, guida e custode di cui sentiamo la presenza
costante e benefica.
Un
grazie a tutti/e voi che ci rallegrate con la vostra presenza e condividete con
noi questa giornata.
Bologna,
27 dicembre 2017
Martina
Cecini
Presidente
un sogno... una realtà
Carissime/i, al mio rientro in Portogallo dalla
Guiné-Bissau, dopo sei anni di missione, voglio benedire il Signore che mi ha concesso di far parte di questo popolo e di condividerne le difficoltà e le speranze
in un futuro migliore che sembra tardare… In alcuni
momenti non si intravvede nemmeno una piccola luce in fondo al tunnel, a causa dalla
instabilità che è una costante e che blocca lo sviluppo in questa piccola nazione
della Costa Africana.
La mia collaborazione nella segreteria della
scuola mi ha dato l’opportunità di intessere relazioni positive con i genitori
degli alunni, inoltre ho potuto percepire meglio la realtà e le difficoltà
delle loro famiglie. Venendo in segreteria i genitori coglievano l’occasione
per aprirsi alla confidenza e per condividere la loro vita come se ci
conoscessimo già da molto tempo.
Il terreno dove sorge la scuola di S. Paulo, e dove abitiamo
noi, é pure luogo di accoglienza, dove le persone cercano ogni giorno aiuti per
i molti problemi che le preoccupano e
dove, di sabato e di domenica, si riuniscono alcune centinaia di persone, tra
adulti, giovani e bambini, che prendono parte alla catechesi e alla messa
festiva.
Celebriamo l’Eucaristia sotto gli alberi di cajù, grandi alberi
frondosi, che offrono l’ombra dei loro rami ricchi di foglie e riparano tutte
le persone dai raggi cocenti del sole.
Rivedo ancora i piccoli attaccati alle gonne delle mamme,
che cercano di trattenere, perché i loro
passi non sono come quelli degli adulti,
e i bambini, che vanno a scuola a piedi scalzi sul sentiero di terra battuta
sotto un sole accecante, tipico del continente africano.
Ho lasciato per ultimi, tanto mi sembra passato molto tempo, uomini e donne che, con
il sorriso sulle labbra vanno al loro duro lavoro, il viso grondante di sudore,
per guadagnare a fine giornata qualche cosa da mangiare insieme alla loro
famiglia.
La mia esperienza in questa terra non è stata frutto di
casualità. Qui, tra questa gente io ho imparato sia a staccarmi da molte cose,
sia a vivere nella semplicità. Possedere tanto poco ha riempito il mio cuore e
mi ha dato ali per librarmi verso l’infinito. Il cinguettare dei passeri, il
sorriso e le fragorose risate dei bambini mi hanno dato la forza, nel mio
silenzio, di lodare con loro il Signore e mettere la mia vita nelle Sue mani.
La semplicità di ciò che mi circondava, mi ha aiutato a
entrare in me, a spogliarmi di tante cose che sono solo di inciampo nel cammino
di una vita missionaria. Se puoi andare in missione e lasciare un po’ di
profumo, va’, ma non trattenerti! Non ti fermare! Cammina! Altri ti aspettano e il Regno
di Dio deve essere annunciato anche attraverso il tuo lavoro e ancora per ciò
che tu sei e non solo per ciò che annunci. La tua vita parla molto più delle
tue parole.
Né i venti né le piogge potranno distoglierti dalla tua
decisione di partire un giorno per questa avventura, di andare incontro ad un
popolo che ti sta aspettando, di andare incontro ai bambini che giocano e si
divertono con quel minimo di cui dispongono: potrà essere una lattina vuota,
con cui costruire un camioncino; intelligenti e saggi sanno vivere con poco o
quasi niente, ma non perderanno il sorriso di felicità che hanno stampato in
volto.
Lodo il mio Signore che mi ha dato la possibilità di fare
questa esperienza e di vivere questi anni inserita in un’altra cultura, con
tante tradizioni, con svariatissime etnie, tra gli odori, il caldo soffocante,
le montagne di immondizie, le strade non transitabili nei giorni di pioggia che
rallenta gli spostamenti e, sia che tu sia a piedi o in macchina, ti ci
vogliono molte ore prima che tu arrivi a destinazione. Ma la pazienza è una
costante, adottare la rassegnazione e andare avanti... Andare avanti per costruire un mondo più
umano e solidale è l’urgenza dei nostri tempi nel pianeta Terra.
Posso affermare che, per andare
in missione, non servono molte cose, soltanto un grande distacco e
spogliamento, portare con sé unicamente il minimo indispensabile, ovvero, solo
e soltanto l’Amore. Mosse unicamente dall’Amore, come ci chiede Papa Francesco,
potremo diffondere nel mondo il Regno di Dio, forti dell’azione trasformatrice del suo Spirito.
Canterò al Signore per tutto
quanto ha fatto per me.
avanti per le strade del mondo!
Festa del 60° CM a Bologna
Esperienza di gioiosa gratitudine
Quest’anno feste di Natale speciali per me e mia
moglie Lucia, infatti il 26 dicembre siamo partiti da S. Antonio Abate (NA) per
Bologna, dove siamo stati ospiti delle Missionarie del Sacro Cuore, che
festeggiavano i 60 anni della nascita dell’Istituto. Siamo rimasti con loro tre
giorni. Ho avuto modo di riabbracciare Mariolina, che non vedevo dalla fine di
agosto 2015, quando ci siamo salutati in Mozambico. È stato bello rivedere
tutte le altre che ormai per noi sono come la nostra famiglia, infatti ci hanno
fatto un’accoglienza incredibile. Ho avuto modo di conoscere tante nuove
missionarie, che per l’occasione sono arrivate da tante parti del mondo:
Mozambico, Guinea Bissau, Argentina, Portogallo, Cile.
Il giorno della festa, il 27 dicembre, è stato
molto interessante: si è ripercorso un po’ il cammino di queste straordinarie
donne che in 60 anni ne hanno fatto.È stato
presentato un libro “60 anni di storia sulle strade del mondo”, che racconta
appunto il grande lavoro fatto da queste missionarie e un po’ tutta la loro
storia. Un altro libro “Gettare tutto nelle fondamenta” raccoglie lettere del
Fondatore P. Albino Elegante. In esse si
scopre il suo desiderio di creare un gruppo missionario di donne. Sono lettere
scritte alle prime future missionarie. Insomma, in quel desiderio di p. Albino,
in quelle parole scritte, in quei sentimenti che tuttora a leggerli ti toccano
il cuore, non c’è dubbio che ci sia la mano di Dio. Se qualcuno ha dubbi
sull’esistenza di Nostro Signore, davanti a queste cose bisogna per forza
ricredersi. La testimonianza è data anche dai risultati ottenuti dalle figlie
di P. Albino in tutto il mondo. È stata davvero una bella cerimonia, organizzata
con la massima semplicità e con tanta accuratezza. C’erano tantissime persone e
ho avuto modo di conoscerne alcune di cui avevo soltanto sentito parlare. La
festa si è conclusa con la Santa Messa.
Che dire: tre giorni trascorsi nella massima serenità.
Siamo tornati a casa pieni di gioia, di spirito, col ricordo di tante cose
belle vissute, che vanno a riempire quel bagaglio della nostra vita che si
chiama esperienza.
Voglio ringraziare le missionarie del Sacro Cuore,
che ci hanno dato la possibilità di fare questa bella esperienza e mi voglio
congratulare con loro perl’accoglienza che sanno dare, per il fatto che hanno
sempre le porte aperte. Nelle chiese vedo sempre più cancelli chiusi, cosa che
fa molto male, perché con le porte chiuse la chiesa non ha senso di esistere.
Quindi grande stima e grande sostegno per queste missionarie che hanno deciso
di lasciare le porte e il cuore aperti per tutti.
Pio Santonicola
Abbiamo ricevuto molto
A
seguito dell'invito, felicemente accolto, per festeggiare il 60 anniversario della fondazione della Compagnia
Missionaria del sacro Cuore, eccoci in macchina alla volta di Bologna.
Arriviamo infreddoliti e un po’ in ritardo, ma subito ci accoglie la risata di
Edvige. Quale saluto più bello?? Soprattutto dopo tanti anni che non ci si
vedeva più, ritrovare in quella risata tutta la freschezza, l'amicizia, i
momenti e le esperienze di preghiera vissuti con le missionarie quando eravamo giovincelli!! Sono diversi anni,
infatti, che non frequentiamo più la Compagnia Missionaria perché se la vita è
un cammino, è fatta anche di tanti sentieri diversi, ma se siamo qui oggi è
perché, nel breve tratto che abbiamo percorso insieme, abbiamo ricevuto molto!
E proprio di cammino sta parlando Lúcia Correia, nel salone,
illustrando il libro da lei curato “60 anni di storia sulle
strade del mondo” che racconta appunto la storia della
Compagnia Missionaria. Segue poi l'illustrazione di un altro libro ''Gettare
tutto nella fondamenta” a ricordo di Padre Albino Elegante, che
raccoglie la corrispondenza tra il padre e le primissime missionarie.
Ci
guardiamo intorno e riconosciamo molti visi, incrociamo sorrisi,.. ma ecco
anche volti nuovi che con fresche e
calorose voci cantano canzoni nelle loro lingue. Sono ragazze del Cile,
Argentina, Mozambico e Guinea Bissau ... Che gioia trasmettono, che voglia di
futuro!Dopo
pranzo ci ritroviamo nella chiesa dei
Cappuccini... per la S. Messa celebrata dal Vicario Generale di Bologna Mons. Giovanni Silvagni. C'ècon noi
anche Cesarina. La condivisione, l'apertura al mondo e la gioia di ritrovarci
qui insieme diventa tangibile nel momento dell'offerta dei doni. Oltre al pane
e al vino, uno strumento musicale, un gallo… colori e canti, una vera danza di
lode e ringraziamento!!!Dopo
la S. Messa ci salutiamo. La giornata è finita ma non certo il cammino della Compagnia
Missionaria del Sacro Cuore con tutti i suoi familiares e amici! Avanti, per le
strade del mondo, verso
nuovi traguardi!
Antonella e Ambrogio Dell'Orto
il sorriso di dio
Mi chiamo Rosy. Attualmente vivo a Conegliano
Veneto in provincia di Treviso. Da anni faccio parte della Croce Rossa e sono
nel percorso formativo per diventare missionaria CM. Il mio percorso di vita, a
volte molto ripido, mi ha sempre portato a guardare oltre. C’è un incontro che
costantemente ha risuonato in me, quello con don Tonino Bello e ciò che lui
diceva: “C’è sempre un asciugatoio che manca, una brocca che è vuota d’acqua,
un catino che non si trova”. Sono parole che in un certo senso hanno guidato le
scelte del mio vivere. Ecco l’entrare a far parte della Croce Rossa,
inizialmente nel settore emergenza, per poi operare anche nel sociale, ad
incontrare i più poveri.
Un primo progetto a cui ho
partecipato (Punto Caldo) era rivolto ai Senza Fissa Dimora, coloro che sono
chiamati “il rifiuto della società”. Proprio così: rifiuto della società.
Usciamo tre volte a settimana per portare vivande calde, viveri e ciò di cui
hanno bisogno, in luoghi da loro raggiungibili e non sempre in situazioni
semplici. Ho toccato con mano che esiste una realtà diversa da quella che molte
volte si vede attraverso i mass media e non solo, una realtà spesso nascosta.
Molte volte mi sono chiesta cosa facessero durante le loro giornate, il perché
sono finiti in quella situazione, qual è il loro passato…. Più mi ponevo
domande è più mi rendevo conto che c’era ancora “una brocca da riempire”. Ho capito che in strada non si muore
di fame, qualcosa in un modo o nell’altro la si recupera, ma si muore di
solitudine, di indifferenza… In quegli incontri dovevo essere io a portare
aiuto….ma ero io a ricevere… tutto ciò di cui il mio cuore aveva bisogno per
nutrirsi. Ma non solo. Molte volte mi sono resa conto di avere difficoltà ad
accettare il fatto che oggi esistano situazioni del genere.
Ma a cosa serve chiederselo? Non basta per
risollevare queste persone dalla sofferenza.
La risposta è stata: si può fare ancora qualcosa.
Ma cosa? E soprattutto in un territorio dove le
istituzioni sono completamente assenti, non interessate a queste problematiche
umane, dove queste persone pur essendo un numero elevato non esistono e sono
viste come una malattia… Sono tante le porte trovate chiuse.
Ho cominciato a riflettere su ciò con un piccolo
gruppo del quale oggi sono responsabile. Abbiamo iniziato a sognare alla grande
con l’idea di realizzare un dormitorio. Progetto, contatti e altro per renderci
conto che i costi erano elevatissimi, che avevamo bisogno di una struttura
adeguata e che nessuno poteva darci una mano. Troppo rischioso per il territorio
che si è sempre tirato indietro. Abbiamo continuato a lavorare pensando a
qualcosa di diverso e alla fine il nostro progetto è diventato “Progetto
docce”. Forse un po’ poco per aiutarli
ma è una piccola goccia nell’oceano. Abbiamo scelto un modo diverso, forse non
comune, ma con la certezza di poter ridare non solo dignità alle persone ma
soprattutto di offrire uno spazio per creare un rapporto umano, una relazione,
fatta di ascolto, condivisione, per farli sentire importanti. Ecco lo scopo:
far spalancare la porta della solitudine, dar voce ai loro bisogni e provare a
guardare con i loro occhi.
La mia vita burrascosa mi ha portato sempre a
credere nella “provvidenza”, soprattutto quando si lavora per il bene comune. Il
mio percorso mi porta a conoscere una nuova realtà lavorativa in una casa di
riposo: dalla disabilità alla fragilità dell’anziano. Una realtà che cammina
con l’uomo, accanto all’uomo. Sappiamo bene che non sempre è così…soprattutto
nella società odierna. Ho trovato in essa dei dirigenti capaci di ascolto,
capaci di guardare le necessità del territorio, che mi offrono la possibilità
di poter usufruire di alcuni locali della casa di riposo. Ed ecco che la provvidenza si fa presente…
Ciò che stavamo cercando ci viene gratuitamente
dato…
Questo ci ha permesso di poter dar vita a questa
realtà. Essendo l’inizio e soprattutto senza tante risorse disponibili,
incontriamo settimanalmente questi nostri amici… Condividono con noi le loro
storie di vita, i loro sogni spesso infranti, le loro speranze…. Sì, speranze
perché sono queste che sostengono il cammino di ognuno di noi. Sono consapevole
che è molto poco ciò che facciamo e che c’è tanto ancora da fare, ma so che il
grande amore che ci mettiamo rende ciò straordinario: è straordinario vederli
contenti, vedere che si fidano e in un certo senso si affidano a noi……E’
semplicemente straordinario vedere il sorriso di Dio sui loro volti.