Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
La COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede centrale a Bologna, ma è diffusa in varie regioni d'Italia, in Portogallo, in Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.
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09 / 08 / 2024
Agosto 2024
Edvige Terenghi, amministratrice centrale, visita i gruppi in Mozambico....
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09 / 08 / 2024
19 ottobre 2024
Assemblea italiana, in presenza, a Bologna, e in collegamento online...
gettare tutto nelle fondamenta
Frase che p. Albino ripeteva spesso alle prime giovani
che sognavano di costruire insieme la Compagnia Missionaria del Sacro Cuore.
Ricordando i 60 anni di fondazione della Compagnia Missionaria proponiamo come riflessione stralci di una lettera, che risale al 1958 quando p. Albino all’inizio
dell’Istituto cominciava a vivere il suo ruolo di formatore del primo gruppo di
aspiranti missionarie. Dovendo assentarsi da Bologna per partecipare a un corso
di esercizi spirituali…prima di iniziare gli esercizi lui scrive a tutte per
ricordare che non possono dimenticare lo scopo ultimo della vita che hanno
scelto: arrivare alla santità! Una meta
che riguarda tutti!
E lo fa mettendo davanti a loro ideali grandi, orizzonti aperti, non si
stanca di esortare, ma è capace anche della tenerezza del padre e della madre, creando
un clima di umanità che segnerà per
sempre lo stile formativo della Compagnia Missionaria. La lettera propone impegni concreti che se accolti renderanno forti le “fondamenta” per
trasformare il sogno in realtà. “Quando sono tenaci, le radici, costituiscono una promessa di futuro.( Papa
Francesco in uno dei suoi discorsi nel suo viaggio a Myanmar).
12
gennaio 1958
Mie buone figliole,
Sono appena
arrivato, e prima di iniziare i Santi Esercizi mi è caro inviarvi il mio
ricordo e la mia benedizione. Ho tanto bisogno che preghiate per me in questi
giorni di grazia perché possa ricevere
sovrabbondante il dono di Dio che purifica, rinnova e santifica. Fatemi
in maniera larga questa carità così che il beneficio mio possa essere poi
beneficio vostro attraverso il contatto quotidiano della direzione spirituale e
la premura espressa nelle parole e nell’esempio per condurvi alla santità a
cui assolutamente vi chiama il Cuore di Gesù.
Pregherò anch’io molto per voi e offrirò volentieri tutti
i sacrifici piccoli e grandi che la Provvidenza mette sul cammino di ogni
giornata. Bisogna che vi porti
alla santità e bisogna che voi vogliate ad ogni costo giungere alla santità. Diversamente noi
abbiamo fallito nello scopo della nostra vita di Missionari e deludiamo le
aspettative della S. Chiesa e delle anime.
Per
la meta della santità
1) siate fedeli, estremamente e
serenamente fedeli al regolamento di vita quotidiano, vale a
dire all’orario con le pratiche di pietà prescritte, con i doveri di lavoro,
con l’esercizio del silenzio e del raccoglimento…
2) Ciascuna vinca decisamente quella particolare debolezza
spirituale che ancora non le permette di essere tutta e solo di Gesù. … Una delle prove
più pratiche e più sincere dell’amore è proprio questa: donare senza indugi e
senza compromessi quanto è vivamente desiderato e richiesto dalla persona cara.
3) Vivete nell’amabilità più cordiale con Gesù e con tutti i fratelli e le sorelle di Gesù.
Santa Bernardetta, parlando della Madonna che le era apparsa a Lourdes, ha
detto che “era
molto bella e sembrava così buona” perché aveva
sempre un sorriso celeste soffuso nelle sue labbra, anche quando lo sguardo era
triste e bagnato di lacrime per la visione dei peccati del mondo…
Quale onore più
bello potete fare a Maria che imitando sempre,
sempre, sempre il suo sorriso anche quando qualche
dolore vi cruccia, anche quando qualche amarezza vi rende triste lo sguardo?...
4) Curate la compitezza del vostro portamento esteriore.... Voi dovete essere cristalli purissimi sotto tutti gli
aspetti che riflettono a perfezione la grandezza e la nobiltà di Dio e di Maria
sua e nostra Madre….
Intanto per chi
vuole c’è già sufficiente, anzi abbondante materia di esame, di riforma e di
generosi propositi….
Vi ripeto: fatevi sante, fatevi sante, donando oggi a Gesù quanto gli dovete donare, senza
rimandare a domani sia pure la più piccola generosità. Così Lui si rispecchierà
nella vostra vita, in tutte le espressioni, in tutti gli atteggiamenti… Lo voglia proprio Gesù per l’intercessione di
Maria “Madre, Guida e Custode della Compagnia Missionaria del S. Cuore”. A Lei
ancora una volta vi affido perché vi formi il cuore docile che Gesù si aspetta,
un cuore cui torna a piacere l’ascoltare, il ritenere, il lasciarsi
guidare, perché l’essenza della nostra
vocazione sta proprio qui: lasciarsi guidare, un assoluto lasciarsi guidare a testimonianza concreta d’amore a Lui, Gesù, che vi ha
scelte.
Vi benedico di tutto cuore in Gesù e Maria.
P. Giuseppe (Albino)
Elegante
nozze a cana di galilea
Entro nel silenzio: del
corpo (cerco una posizione in cui stare comoda, ma concentrata e ferma), della
mente, del cuore, della bocca.
Prendo consapevolezza della
presenza di Dio, che vuole parlarmi e invoco lo Spirito Santo.
Leggo attentamente il brano. Se siamo in gruppo una persona proclama la
Parola: Gv 2,1-11
In silenzio rileggo, cercando
di cogliere, anche sottolineando, le
parole o frasi che attirano la mia attenzione, che suscitano un sentimento di
commozione, di gioia, di timore, che provocano perplessità, incomprensione… Per
cogliere il significato di alcune frasi o parole, è utile andare a leggere ciò
che precede il brano che voglio meditare, o cercare in altri brani frasi
simili. Si tratta di leggere la Bibbia con la Bibbia.
È molto utile entrare nell’episodio descritto, fare
la composizione del luogo:
immaginare il posto, la situazione, le persone, l’avvenimento che viene
narrato, e porre me stessa all’interno del racconto, trovare il mio ruolo;
posso identificarmi con uno dei personaggi presenti, comunque è importante coinvolgermi in ciò che leggo.
Medito. Se siamo in
gruppo, una persona può suggerire alcuni spunti di meditazione.
vv. 1-2: Il
terzo giorno vi fu una festa di nozze….
La narrazione dei fatti inizia al cap. 1,19. Contiamo la
sequenza dei giorni e scopriamo che le nozze sono celebrate al sesto giorno
della prima settimana di ministero di Gesù. La Genesi inizia con una
“settimana”: il sesto giorno (venerdì) Dio crea l’uomo e la donna benedicendo
la loro unione che è la piena immagine di Dio. Nel sesto giorno della “nuova”
creazione (venerdì) inaugurata dalla missione salvifica di Gesù, l’evangelista
ci offre una scena di nozze. Che senso hanno le nozze? Cosa dicono alla società
e alla mia vita?
Come mai si dice che sono presenti Gesù e i discepoli e la
Madre, ma non si dicono i nomi degli sposi, che sembrano quasi scomparire
dall’orizzonte della scena? Noto anche che non si dice il nome della Madre.
v. 3: “Non
hanno vino”
Nella Scrittura, il vino è segno di gioia. “Rallegra il cuore dell’uomo” (salmo
104). Indica l’ebbrezza dello Spirito: “Il
mio calice è colmo di ebbrezza”(salmo 23). La gioia dello Spirito è
evidente là dove si vive la comunione, l’amore, la fecondità. Vino e nozze si
richiamano a vicenda. Mi chiedo se davvero nelle nostre feste c’è il vino della
gioia vera. In Gv 15, Gesù dice che è lui a darci la pienezza della gioia.
Quanta gioia vera c’è nell’amore umano, nelle nozze, così come sono intesi e
vissuti nella nostra società? Conosco la gioia vera che viene da Dio o spesso
anche nella mia vita manca il vino della gioia? Conosco il vino della gioia
vera?
v. 4: “Donna,
che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora”
La Madre di Gesù si accorge che manca il vino e,
stranamente, non si rivolge a chi ha organizzato il banchetto – lo sposo -, ma
a Gesù. La risposta di Gesù, che per noi suona quasi irrispettosa, può persino
irritarci. Se ho difficoltà a capire, significa che nasconde un significato
profondo, il senso di tutto l’avvenimento. “Donna” è chiave di lettura di tutta
la Scrittura che, dall’inizio alla fine, ci rivela quale rapporto intercorre
tra Dio creatore e l’umanità: un rapporto sponsale, fin dall’inizio ferito
dall’infedeltà della sposa, ma destinato alle nozze eterne dove la gioia
raggiunge la pienezza, perché finalmente la sposa è resa dallo Sposo senza ruga
né macchia, immacolata, pienamente fedele. Stiamo ascoltando e contemplando una
rivelazione che darà senso a tutto il Vangelo.
Chiamando sua Madre “Donna”, Gesù ce la rivela come la vera
“Sposa” fedele che attende il vino della gioia delle vere nozze, quelle che
Gesù stesso è venuto a compiere con l’umanità salvata, di cui la Madre è
primogenita. Così rivela se stesso come il vero “Sposo”, l’unico che ha il vino
della vera gioia e del vero amore. Ma Gesù dice anche che non è ancora compiuta
l’ora di quelle nozze.
v. 5: “Qualunque
cosa vi dica, fatela”
La Madre, che è la Donna-Sposa, insegna ai servitori, a noi,
il senso delle nozze che Dio compirà con l’umanità. Le nozze
sono un’alleanza. La stessa celebrata sul Sinai da Dio con il suo popolo.
Un’alleanza realizzata attraverso l’accoglienza della Parola di Dio. A Dio che
parla il popolo risponde: “Quanto ha
detto il Signore, lo eseguiremo e vi presteremo ascolto”(Es 24,7).
Anche se ancora non è giunta l’ora, la Madre, Donna primizia
dell’umanità-sposa, indica la strada. Quella che lei ha già percorso: “Ecco la serva del Signore. Avvenga per me
quello che hai detto” (Lc 1,26).
vv. 6-7: Vi
erano là sei anfore…
Contenevano circa 600 litri di acqua, che serviva alla
purificazione rituale prima del pasto. La sposa che Dio ama ha bisogno di
purificazione, ma ha solo acqua per farlo. E solo “sei” contenitori. Nella
cultura ebraica il numero “sei” indica mancanza, insufficienza. Da sola
l’umanità non può raggiungere la vera purificazione, la rigenerazione
dell’amore vero. Può presentare allo sposo la sua povertà, la sua
insufficienza. Gesù dice ai servi di riempirle di acqua…. Ma c’è bisogno di vino
e non nelle anfore della purificazione! Ci sorprende l’obbedienza dei
servitori. Sembra un comando assurdo, ma obbediscono, secondo l’indicazione
della Madre.
vv. 8-10:
…il vino buono…
E ancora obbediscono quando devono servire al direttore del
banchetto… l’acqua che attingono dalle anfore piene. Ma costui si congratula
con lo sposo – che non ci è dato conoscere – per questo vino buono, e
sovrabbondante: 600 litri! La gioia scorre come un fiume, quando si realizza
l’alleanza sponsale. Questa festa di nozze a Cana diventa la profezia di quelle
nozze che si realizzeranno in un altro venerdì della storia, quando giungerà
l’ora dello Sposo Gesù e la Donna-Sposa ci sarà consegnata come Madre. Là ci
sarà il vero vino nuovo e buono che lo Sposo offrirà per sempre alla
Sposa-Chiesa-Umanità. Sgorgherà dalla “settima” anfora, quella della pienezza
dell’amore dello Sposo: il suo Cuore trafitto.
v. 11: …l’inizio
dei segni…
Non abbiamo contemplato un miracolo, ma un “segno”, che
parla di Dio e di noi, di me. Ascolto superficialmente la Parola? Vedo solo ciò
che è esteriore? O ascolto in profondità? Cerco il senso, il significato? Cosa
mi rivela questa Parola e questo segno? Cosa mi dice di Dio, di me,
dell’umanità? Che risposta suscita dentro di me? Come “faccio” e “ascolto”?
Comprendo e accolgo il rapporto con Dio come alleanza sponsale?
Se siamo in gruppo, dopo qualche
momento di silenzio, è bene fare la condivisione, dove
ciascuno parla e ascolta, senza discussione. È lo Spirito che parla in ognuno.
Infine prego o preghiamo a partire
dalla Parola ascoltata.
50 anni di presenza cm in portogallo
Rendimento di grazie
Il 21 ottobre 2017 abbiamo celebrato i
50 anni della Compagnia Missionaria in Portogallo. I membri della Compagnia
Missionaria del Sacro Cuore e amici si sono riuniti nella celebrazione
eucaristica di ringraziamento, nella parrocchia di Nostra Signora del Soccorso,
alle 17,30, a Funchal, per c elebrare questo evento. Era il vespro della
Giornata Missionaria Mondiale: missionarie e familiares hanno preparato la chiesa
perché non fosse solo un momento di
ringraziamento, ma un modo di far conoscere il Nostro Istituto alla comunità.
La chiesa
era ornata con i fiori. Le nostre icone e la foto di p. Albino erano vicino
all’altare insieme con un vaso di fiori con cinque nastri corrispondenti a
ciascun continente. Alla porta di ingresso c’erano cartelloni che fanno
riferimento alla presenza della CM nel mondo e all’evento che stavamo
commemorando.
Durante la
celebrazione, nell’omelia, la missionaria Teresa Freitas e il familiaris João
Carlos Spinola sono stati invitati a dare la loro testimonianza. Hanno spiegato
come sentono l’essere missionaria e familiaris e della missione della CM nella
società.
Dopo la
comunione, il Padre Pascoal ha invitato missionarie e familiares ad avvicinarsi
all’altare e insieme abbiamo recitato la preghiera di ringraziamento per i 50
anni della CM in Portogallo e per i 60 anni della fondazione a Bologna
(Italia).
La
celebrazione è stata animata dal coro della parrocchia e infine è stato distribuito
un depliant divulgativo del nostro Istituto.
In
comunione
Missionarie e familiares di Madeira
Riandare con la memoria all’anno dedicato alla lode e all’azione di grazie
Confesso che in questo momento
non mi è facile fermarmi per rievocare tutto ciò che è successo nell’anno che
si è appena concluso, in cui abbiamo fatto memoria dei 50 anni di presenza CM
in Portogallo e di quanto ciò ha significato, e continua a significare per
noi. Gli impegni quotidiani ci
sollecitano ad andare avanti ed è necessaria una grande resistenza per fare
questa sosta e perché il nostro sguardo si volga indietro.
Ecco quanto fu
progettato
Devo dire
che noi abbiamo iniziato la programmazione di questo cinquantenario con un buon
margine di tempo. Nel mio dossier conservo una lettera inviata al gruppo
(datata 4 gennaio 2016) in cui scrivevo: “Siamo
all’inizio del nuovo anno, un anno segnato da molti eventi: il Giubileo della
Misericordia, la chiusura dell’anno dedicato alla Vita Consacrata, l’inizio del
50° anniversario della presenza della CM in Portogallo. Sono motivi che ci
invitano alla lode e alla gratitudine
verso Dio, ma che pure ci sollecitano all’approfondimento e all’impegno
personale e dell’Istituto. (...) Abbiamo segnato in agenda l’incontro
dell’equipe del 50° anniversario per il
giorno 7 marzo. In questa data vorremmo elaborare il programma nel modo più
completo possibile.” E, a dire il vero, per quanto dipendeva da noi, quasi
tutto fu deciso in quel primo incontro.
Avevamo
chiaro, fin dall’inizio, che non volevamo che fosse solo un anno di
celebrazioni, ma innanzitutto un anno di rendimento di grazie per la presenza
costante di Dio nella nostra vita e nella nostra storia, seminato di alcune azioni che ci portassero
ad un maggiore senso di appartenenza all’Istituto e ad un progetto più incisivo
di quanto ci era stato concesso di vivere fino ad oggi.
Per prima
cosa decidemmo le date di inizio e fine dell’anno da commemorare: dall’ 8 ottobre 2016 all’8 ottobre 2017. Senza il minimo dubbio, pensammo
anche che avrebbe dato un significato pregnante inaugurare l’anno nella
parrocchia di Nossa Senhora da Boavista, affida ai padri dehoniani; una realtà
molto legata all’origine della CM a Porto. E così è avvenuto. Oltre a date e
incontri c’era pure il desiderio di fare alcune pubblicazioni: la stampa di un
opuscolo di presentazione della Compagnia Missionaria, che doveva essere pronto
prima dell’apertura del 50° anniversario; la preparazione di un certo numero di
locandine per realizzare una specie di esposizione itinerante della CM e che,
di fatto, ci servirono nelle varie celebrazioni; un segnalibro destinato a
lasciare un piccolo ricordo a tutti i partecipanti all’una o all’altra
celebrazione. Anche se tra il dire e il fare ….c’è di mezzo il mare, riuscimmo
a concretizzare tutti questi piccoli sogni/progetti.
Oltre alle
due date di apertura e chiusura, altre si concretizzarono lungo il corso
dell’anno. Una delle prime fu quella del Corso di Formazione Permanente che
realizzammo a Porto dal 25 al 28
febbraio 2017. Il tema scelto era consono con quanto stavamo vivendo: Far memoria. La presenza di Luisa Chierici, che venne
a Porto alcuni giorni a condividere la sua esperienza di vita degli inizi della
CM in Portogallo, fu un momento molto importante per tutto il gruppo.
Proprio in
quella circostanza fummo ospiti della parrocchia di Nossa Senhora da Vitòria,
situata nel cuore della città di Porto e dove diverse generazioni di
missionarie avevano dato un apporto spirituale significativo. La celebrazione
dell’eucaristia domenicale, il pranzo che la parrocchia stessa ci offrì e
l’affetto che ci dimostrarono, fu importante per tutte: per quelle che vi
avevano lavorato e anche per quante non conoscevano direttamente questa realtà;
credo anche che non fu indifferente nemmeno per le persone che vi
parteciparono. Il tema dei giorni della formazione permise di conoscere meglio
tutta la CM e, come disse una di loro, “fare
della storia della CM la nostra storia”. Si sottolineò l’importanza di parlare del passato in tutta verità, di
ringraziare Dio per tutto, anche per le sofferenze. Contestualizzando la
nascita della CM, abbiamo visto un video sul Vaticano II e anche sul “Maggio
del ‘68”, accadimenti che ci hanno aiutato a meglio comprendere l’humus in cui
il nostro Istituto era nato e cresciuto. Il clima di famiglia, di amicizia, di
gioia e di comunione fu molto
positivo e ci permise di partire con un rinnovato ardore missionario.
All’inizio di febbraio, nei giorni 3, 4 e
5, fummo ad Almalaguês, il mio paese d’origine. Nella mia parrocchia furono
programmate: una veglia vocazionale, un’adorazione eucaristica, una
celebrazione eucaristica, cose molto semplici ma che ebbero lo scopo di riunire
il maggior numero possibile di amici, di conoscenti, di persone con cui ci
eravamo frequentate nel corso degli anni per dare lode e rendere grazie a Dio.
In maggio fummo a Sanfins, la parrocchia
di Gloria e di Justina. Celebrammo i 25 anni di consacrazione di Gloria e i 50
anni di presenza della CM in Portogallo realizzando un incontro con bambini e
adolescenti del catechismo, l’adorazione eucaristica, la partecipazione
all’Eucarestia domenicale, il pranzo con i parenti e gli amici di Gloria. Penso
che fu una presenza stile CM, semplice, simpatica, che lasciò una buona
impressione in tutti, anche nel parroco.
L’imprevedibile
che accade
Nella
nostra vita ci sono cose che noi programmiamo e che ci sforziamo di realizzare,
e sono importanti, e c’é l’imprevedibile che, all’occhio di un credente, può essere considerato un intervento gratuito
di Dio e del suo Spirito, nel tessuto molte volte ruvido e sbiadito della
nostra vita e della nostra storia. Voglio ricordare tre cose che mi parve
potessero entrare in questa classificazione: - in primo luogo il progetto di
vendere la nostra casa di Via R. Miguel Bombarda, nostra culla da 50 anni e di
conseguenza la ricerca di una casa nuova, che potesse servire alle esigenze di
tutto il gruppo; - il dono di una nuova vocazione che è germogliata nel gruppo
di Funchal e che abbiamo accolto come un prezioso dono di anniversario; -
l’arrivo di tre missionarie africane: due mozambicane e una della Guinea
Bissau, che trascorsero con noi la settimana importante degli esercizi
spirituali e alcuni giorni dell’estate. Senza togliere importanza a tutto
quanto fu programmato, penso che questi fatti siano stati quelli che considero
più importanti e che hanno avuto o avranno un peso maggiore e una maggior
fecondità nel nostro futuro.
Sulla casa
non spenderei molte parole; ne parlammo già altre volte. Ne fu una prova la
coesione del gruppo, inoltre fu una decisione maturata dopo una discussione
forte e sentita (noi siamo sempre state persone senza la paura di esporre il
proprio parere e di esprimere la propria sensibilità) e l’argomento era
veramente importante; ma trascorsi alcuni mesi dal trasferimento al nuovo
spazio della nostra presenza in questa “invitta” città, penso di poter affermare che il cambio
di casa fu una decisione saggia, la cui fecondità si vedrà ancor meglio in
futuro. La casa è spaziosa, molto luminosa e, se non ha il giardino, ha un
grande cortile ed un terrazzo dove possiamo accogliere i nostri parenti e amici
- ed eravamo più di 100 nel giorno della conclusione del 50º -, conclusione
avvenuta, come previsto, l’8 ottobre 2017 e nello spazio imprevisto
della nuova casa. Ho già raccontato di questo evento nell’ultimo numero di
“Vinculum” e perciò non mi dilungo oltre. Vorrei soltanto ricordare ciò che Dom Augusto de Azevedo, Vescovo
Ausiliare di Porto e responsabile diocesano per la vita consacrata, disse
nell’omelia della messa. Parlò degli Istituti Secolari come di un nuovo
germoglio nel frutteto della Chiesa, destinati a dare frutti per il bene della
Chiesa stessa e del mondo. La novità di
questo germoglio consisteva e tuttora consiste nella sintesi tra la secolarità e
la consacrazione. È questo ciò che di più specifico possono dire al mondo,
soprattutto in un’epoca come la nostra in cui la dimensione religiosa e la fedeltà alla storia sembrano
escludersi reciprocamente.
La CM è uno di questi nuovi germogli e il Vescovo ci ha spinte a mettere radici
nel cuore della città. Alcuni giorni
dopo una nostra vicina ci ha raccontato di aver ascoltato tutta l’omelia da una
finestra socchiusa e ciò che le era rimasto impresso furono ancora quelle
parole: un germoglio nuovo nel cuore
della città. Piaccia a Dio che lo diventiamo veramente.
Voglio
associare a questo 50º l’entrata di Teresa Ornelas nel nostro Istituto e
desideravo che lei si sentisse dono di Dio alla nostra Famiglia in questo
anniversario; ma mi sarebbe anche paciuto che la accogliessimo proprio come una
primizia in questo tempo di carestia di vocazioni e che esternassimo la nostra
gratitudine al Signore per lei.
Continueremo
a lavorare e a pregare per il dono di nuove vocazioni, ma non dimentichiamoci
di essere riconoscenti per quanto il
Signore ci ha giá dato e ci sta dando ancora. L’altro dono, pure abbastanza
inatteso, fu la venuta delle missionarie africane. Riflettendo su questa
esperienza, abbiamo espresso il desiderio che non fosse un evento sporadico, ma
che si trasformasse in inizio di un nuovo stile. Appena possibile, per un periodo più o meno lungo, che altre possano venire e
condividere con ni il dono della loro giovane etá. Abbiamo già espresso questo
desiderio al Consilio centrale, ora aspettiamo con fiducia il momento opportuno
per realizzarlo.
Ci saranno
forse altri doni, come ad esempio una maggior
reciprocità vissuta all’interno della Famiglia dehoniana, con i SCJ, frutto del 50º ? o
anche i passi fatti per una maggiore
conoscenza e stima reciproca? In un tempo favorevole? Non lo so, ma mi fa
piacere riconoscerlo ed essere riconoscente. Forse c’è altro da concretizzare;
avevamo sognato un maggiore coinvolgimento di giovani, un evento che fosse loro
interamente dedicato e che loro potessero vivere da protagonisti. Ma non fu
possibile realizzarlo. È ancora forte in noi il desiderio di continuare ad
avvicinarci al mondo dei giovani, provocate anche dalla realizzazione del
prossimo Sinodo che ha per tema: I
giovani, la fede e il discernimento vocazionale. È questo il filone dei
nostri incontri mensili, guidati da Padre Umberto Matins, dehoniano e esperto di pastorale giovanile. Un filone
che, ne sono certa, darà i suoi frutti.
Maria Lúcia Amado Correia
incontro internazionale delle neo-consacrate
Getterò la semente che ho raccolto
Sono arrivata in Italia
dal Mozambico per la prima volta il 12 novembre scorso, dopo aver fatto sosta a
Maputo. Mi sento veramente contenta di vivere più da vicino la cultura italiana: il modo di vivere,
accogliere, pregare, cucinare… tutto molto
diverso dalla cultura del mio Paese.
Voglio farvi partecipi dei
momenti salienti della mia esperienza in Italia. Mai dimenticherò la
celebrazione del 60º Anniversario dalla fondazione della CM, realizzata a
Bologna, via Guidotti 53, il 27 dicembre 2017. Ha dato il via alla giornata il
messaggio della Presidente, seguito dalla presentazione, da parte di Lúcia
Correia e Lucia Capriotti, di due pubblicazioni: “60
anni di storia sulle strade del mondo” e
“Gettare tutto nelle Fondamenta –
Lettere dal 1948 al 1957 - P. Albino”. Il trovarsi insieme, il pranzo, la
celebrazione eucaristica presieduta dal Vicario generale della diocesi di
Bologna, mi hanno aiutato a vivere e ad accogliere in modo nuovo e profondo la
grazia del progetto iniziato dal nostro fondatore.
Sottolineo anche alcuni
aspetti che mi hanno colpito di più nell’incontro con le neo-consacrate: il
messaggio della nostra Presidente; le dinamiche che ci ha presentato Santina e
che ci inseriranno in un percorso ricco di segni; la benedizione che ci siamo donate
l’una all’altra, i momenti di condivisione, la scelta delle parole-chiave più
significative, il breve cammino fino all’aiuola del giardino della casa, nel
luogo dove fu piantato il rosaio nell’ultimo incontro delle neo-consacrate nel
2012, l’acqua con cui ciascuna di noi ha annaffiato il roseto, come segno di “Gettare tutto nelle fondamenta”.
Lúcia Correia, con semplicità ci ha spiegato e aiutato a riflettere con
maggior intensità sulla storia della CM,
mentre Lucia Capriotti ci ha parlato della spiritualità e ci ha consegnato alcune
domande per fare la nostra riflessione personale. Sono riconoscente a queste
sagge missionarie che ci hanno trasmesso la ricchezza della nostra storia e
della nostra spiritualità. Ho avuto la bella occasione di rinnovare i miei voti
annuali insieme con Elisabeth e Nhamo, nella nostra cappella di Bologna,
durante la celebrazione eucaristica presieduta da P. Marcello, dehoniano, il 30
dicembre… data indimenticabile che ci incita a continuare a rendere grazie a
Dio per le nostre vite, messe al servizio del suo Regno, come sequela di Cristo.
Il 1º gennaio 2018, noi neo-consacrate
insieme con Lúcia Correia, siamo andate a Monguelfo, nella nostra Casa per
Ferie, che si trova in un luogo di montagna, bello e ricco di pace, meta di
turisti. L’accoglienza delle missionarie che compiono là il loro servizio, la
semplicità, la gioia anche nelle difficoltà, sono una testimonianza nascosta
come il sale e il lievito. Ci siamo sentite subito motivate a dare una mano per
far fermentare insieme i valori della civiltà dell’amore. Il loro modo di
prestare servizio agli ospiti mi ha fatto pensare alla Marta del Vangelo, che
ha servito Gesù a suo modo, senza risparmiarsi. E infine, tornate a Bologna, il 5 e 6
gennaio abbiamo preso parte all’incontro di animazione missionaria tenuto nella
nostra parrocchia tenuta dai frati Cappuccini. È stato un incontro
interculturale con giovani di diversi continenti: Europa (Italia); Africa
(Guiné-Bissau, CaboVerde, Etiopia e Mozambico); America Latina (Argentina e
Chile). Sale dal mio cuore una lode al Signore per quanto ho vissuto e ricevuto
da ciascuno di loro. Getterò la semente
che ho raccolto. Questa è una sfida che faccio mia, per abbracciare la missione
che mi attende.
Dalaina Armando Un viaggio meravigliosoPermettetemi di condividere con voi i momenti più salienti di questo bel
viaggio e i momenti più belli che ho vissuto in Italia, culla del nostro
istituto. Sono partita dal Mozambico per Bologna il 20 dicembre scorso. Il
viaggio è stato bello, mi è piaciuto, anche se mi sentivo a disagio in aereo,
perché si parlava solo inglese. Arrivata ad Addis Abeba, ho
ammirato dall’alto il bel panorama della città. Allo stesso tempo sentivo già
l’ansia e la paura di perdermi, per cui mi sono subito preoccupata di trovare
il “cancello” del mio volo per Roma. A gesti e mostrando il biglietto ci sono riuscita
e lì, nella sala d’attesa, ho conosciuto due suore che andavano anche loro a
Roma. Provai a dialogare con loro e riuscimmo a capirci, nonostante non
parlassero portoghese. Con loro mi sono sentita tranquilla ed ho proseguito il
mio viaggio serena.
All’arrivo
all’aeroporto di Roma, così grande e così bello, mi sono rallegrata, ma già mi
stavo preoccupando di come raggiungere la sala di imbarco per Bologna.
L’agitazione era alle stelle ma, con la voce dello Spirito Santo che mi
guidava, andai avanti, con il biglietto in mano e, di nuovo a gesti, ho
raggiunto felicemente la mia meta dove mi attendeva un piccolo problema. Subito all’entrata mi chiesero, in italiano,
di mostrare loro i documenti che convalidavano il mio soggiorno a Bologna. Ho
capito cosa chiedevano e, sapendo che non avevo la dichiarazione con me, sono
scoppiata in lacrime. Subito però ho avvertito che il Signore era accanto a me
e mi sono fatta coraggio tentando di spiegare, in portoghese e con i gesti, che
non avevo con me la dichiarazione… ma il mio interlocutore non capiva un bel
niente. Per superare la difficoltà, ho pensato bene di mostrare il mio
biglietto di viaggio di andata e ritorno, dove era indicato tutto il mio
percorso. Finalmente timbrarono il mio
passaporto e mi indicarono la sala di imbarco e il percorso da seguire per
raggiungerla. Seguendo frecce e lettere indicative, eccomi giunta al mio
cancello di imbarco, ma lì non c’era ancora nessuno. Mi
venne il dubbio se fossi nel luogo giusto. Allora andai nella sala attigua e chiesi a gesti e
mostrando il biglietto all’agente di servizio, che mi dicesse con esattezza il
numero del cancello di imbarco. Lui subito si informò all’ufficio partenze e mi
disse che c’era stato un cambiamento. Stressata, avvertii che i nervi stavano
per saltare. Allora dissi un’Ave Maria alla Madonna e mi diressi, senza grande
fatica, verso la mia sala, dove incontrai molte persone in attesa come me. Mi
sedetti, feci un profondo respiro con grande calma. Ci imbarcammo, partimmo...!
Arrivata a destinazione vidi Martina che mi stava aspettando e la gioia e la
soddisfazione furono immense. Io, da sola, ce l’avevo fatta! Entrando in casa, provai
una grande gioia: sentire e vedere il coro di benvenuto delle missionarie che
mi aspettavano. Avvertii un’accoglienza calorosa, anche se ero molto stanca. Il
giorno dopo iniziammo la scelta dei canti e le prove per la festa dei 60 anni
dalla fondazione della CM, che fu un grande successo. Prendere parte a questa
festa, che coincideva con l’anniversario della mia prima emissione dei voti, fu
per me una vera grazia, ma anche una sfida che mi spronava ad essere
continuatrice di questa opera iniziata dal padre fondatore con le prime
missionarie.
Dopo questa festa
speciale, ci furono gli incontri formativi per le neo-consacrate, in cui
abbiamo rivisitato la storia dei 60 anni della CM e la sua spiritualità. Nel
contesto abbiamo avuto come punti forti la costruzione dell’identità, che non
dev’essere una realtà statica, ma dinamica. Per
dare continuità a questa identità, siamo chiamate a fare discernimento sia
personale che comunitario all’interno dell’istituto, aprirci al nuovo, alla
profezia… Un altro punto focale è l’ecce venio di Gesù e la sua “oblazione”, la sua offerta: Cristo imparò ad
obbedire soffrendo. L’ ecce ancilla
di Maria è pure il centro della nostra attenzione tutti i giorni della nostra
vita, in obbedienza alla volontà di Dio e agli uomini. Terminati gli incontri si celebrò
l’eucaristia per la festa della rinnovazione dei voti di Dalaina, Nhamo e
Elisabeth, presieduta da padre Marcello scj.
Nei giorni successivi
andammo a Monguelfo, nella casa per ferie; bello il paesaggio con le sue
montagne coperte da un’abbondante neve, che io non avevo mai visto. Rimasi
positivamente meravigliata soprattutto del lavoro che fanno le missionarie che
vivono lì: far da mangiare e dare da dormire a molta gente.
Rientrate a Bologna fummo
invitate a fare l’animazione missionaria nella nostra parrocchia, insieme con i
Frati Minori Cappuccini, nei giorni 5 e 6 gennaio, solennità dell’Epifania. Fu
un momento molto ricco per la varietà di cultura dei presenti, provenienti da
paesi e continenti diversi: Africa (Mozambico, Guinea-Bissau e Capo Verde),
America Latina (Argentina e Cile), Italia, e altri.
Tutto fu molto bello!
Bologna è una bella città! Sono riconoscente a tutte le missionarie che hanno
contribuito perché io facessi questo viaggio e vivessi questa meravigliosa
esperienza.
Isabel Rodrigues
Mio Dio, stai sempre accanto a me!
Il Signore mi é stato
compagno nel mio viaggio in Italia. Ho lasciato Guiné-Bissau il 19 dicembre scorso. Il giorno dopo, giunta all’aeroporto
di Lisbona con qualche ritardo, ho incontrato Lúcia Correia e Serafina Ribeiro che
mi aspettavano, preoccupate perché sono arrivata quasi all’orario della
partenza. Che grande gioia quando ci siamo viste! Poi, insieme, abbiamo proseguito
in volo fino a Bologna.
Il 27 dicembre abbiamo
celebrato il 60º anniversario dalla fondazione della Compagnia Missionaria. Mi
é piaciuta molto questa giornata di festa. Tra le iniziative, un particolare
rilievo é stato dato alla presentazione del libro “60 ANNI DI STORIA SULLE STRADE
DEL MONDO”, frutto del lavoro realizzato
da Lúcia Correia. Nel pomeriggio è seguita la celebrazione eucaristica.
Dal 23 al 30 dicembre si é
tenuto “l’incontro delle giovani consacrate” e con la presenza di altre
missionarie. L’incontro ha avuto il suo incipit con una dinamica che ha incluso
una preghera di benedizione le une per le altre. E’ stato per me uno dei
momenti piú significativi.
Il 30
dicembre ho rinnovato i voti durante la celebrazione eucaristica, nella
cappella di via Guidotti, insieme con Dalaina del Mozambico e Elisabetta del
Chile. Questa opportunitá di rinnovare insieme i voti ha rinsaldato la
comunione che giá ci unisce… per me é stato un momento di grazia profonda.
Dal 1º al 4 gennaio 2018
siamo state a Monguelfo nella Casa per Ferie da noi gestita. Lúcia Correia é
stata con noi nuove consacrate tutto il tempo. Eravamo Andrea e Silvia dell’Argentina;
Elizabeth del Cile; Dalaina e Isabel del Mozambico e io della Guiné. Monguelfo
é un paese molto bello… circondato da montagne… Bello, molto bello veder cadere
tanta neve in quei giorni. A Monguelfo vanno molte persone sia per riposare che
per contemplare le meraviglie di Dio tra quelle montagne. Ho visto come le
missionarie che vi lavorano prestano il loro servizio con gioia, con amore e
dolcezza verso tutti gli ospiti che arrivano lassú.
Nei giorni seguenti, 5 e 6
gennaio, rientrate a Bologna, abbiamo preso parte insieme con Martina e Serafina
ad un incontro missionario nella nostra ‘Parroccha di San Giuseppe, sposo di
Maria’. Abbiamo dato le nostre testimonianze, abbiamo condiviso le nostre
diverse culture, abbiamo animato gli incontri e le celebrazioni eucaristiche
con canti delle nostre terre, in lingua originale. Siamo state accolte con
simpatia dai giovani presenti, che hanno scambiato con noi, nella gioia, le
loro riflessioni sulla Parola di Dio, e le loro esperienze personali.
Noi tre, Dalaina, Isabel e
io, abbiamo partecipato ad alcuni incontri di formazione umana e spirituale,
tenuti da Serafina. Mi sono piaciuti molto. Li ho trovati utili.
Posso concludere dicendo
che la mia permanenza a Bologna e tutto ció che ho vissuto in Italia, sono stati per me un tempo di grazia.
Obrigada, Senhor. Grazie,
Signore!
Nhamo
F. Abna
Rendiamo grazie
Rendiamo
grazie per
questa grande celebrazione e questo incontro e lo facciamo fin dal suo inizio:
dalla partenza dai nostri paesi di origine fino all’arrivo in Italia accolte
festosamente dalle nostre sorelle giovani e da tutta la Famiglia. Rendiamo grazie per la testimonianza di vita e di disponibilità che
ci è stata donata da ogni missionaria con le quali abbiamo condiviso questi
giorni e per tutto quanto si è organizzato: la festa dei 60 anni di fondazione
della CM, la Giornata Missionaria dell’Epifania in parrocchia, il tempo
liturgico del Natale nelle varie comunità, la visita alla nostra Casa per Ferie
di Villa San Giuseppe, a Monguelfo ecc. Rendiamo
grazie soprattutto
a Dio per questa famiglia CM, regalo per
ciascuna di noi e per tutta la Chiesa. Testimonianza di ElizabethCome
prima cosa voglio sottolineare l’incontro personale, concreto, con questa
famiglia. Ne avevo sentito parlare attraverso i vari
racconti di chi l’aveva conosciuta personalmente, avevo sentito i vari nomi
delle missionarie, alcune conosciute attraverso i vari articoli che leggevo in
Vinculum, la loro partecipazione come parte della storia CM. Tutto questo è
stato bello ma molto diverso da quello che può essere un incontro da vicino,
personale e reale. Tutto è stato importante, fin dalla preparazione della
celebrazione dei 60 anni CM, dove siamo state chiamate a collaborare ai vari
preparativi, alla liturgia con la presentazione dei vari doni portati dai
nostri paesi. E’ stato importante ascoltare Lùcia Correia e Lucia Capriotti che
ci hanno presentato la nostra storia e i ricordi di p. Albino, la testimonianza
delle “prime missionarie” della CM. Con emozione, abbiamo visto che nonostante
la differenza delle lingue, riuscivamo a capirci, ad afferrare il messaggio
dell’azione dello Spirito Santo nella storia della CM, che ci veniva proposto
con entusiasmo e convinzione dalla due relatrici. Poter essere presente in
questo momento così speciale e significativo è stato molto importante per il
mio cammino di formazione.La
seconda parte di questo incontro soprattutto nei giorni: 28 – 29 – 30 dicembre sono stati veramente intensi; abbiamo
condiviso il programma con alcuni membri del Consiglio Centrale: Martina,
Serafina, Lucia Capriotti che insieme a Lùcia Correia ci hanno aiutato nella
rflessione. Personalmente mi ha impressionato la preparazione che c’è stata per
queste giornate, la profondità dei temi svolti e le domande di riflessione
proposte: “Qual è il punto di convergenza
della CM? Qual è l’irradiazione della CM per me, per la Chiesa? Come vivo
l’Ecce Venio e l’Ecce Ancilla? Quali sono le dimensioni dell’Ecce Venio e Ecce
Ancilla?... Queste sono alcune domande che mi interpellano profondamente e
che mi impegnano nel cammino dell’identità e della formazione CM. Un altro aspetto molto importante di questo
incontro è stata la partecipazione di altre missionarie da altre nazioni,
ciascuna con differenti culture, lingue e personalità. Nonostante queste
diversità siamo riuscite a capirci! Inoltre abbiamo visto che tutte abbiamo
condiviso la stessa realtà di far parte della CM, ciascuna con le sue
differenze, il voler proseguire crescendo nella nostra formazione e sentire in
noi la responsabilità di condividere ed estendere ad altri tutto quanto abbiamo
ricevuto e maturato in questa esperienza.Per
ultimo, il primo di gennaio siamo partite tutte insieme per Monguelfo. Qui ci
aspettava Fiora e le altre. Abbiamo trascorso giorni bellissimi godendo il
panorama delle montagne e della neve! La Villa San Giuseppe, dove vivono le missionarie è
aperta a tanta gente, è comoda, grande e soprattutto accogliente. E’ bello
vedere le famiglie con i loro piccoli godere di questo spazio, di questo bel
clima e sentirsi come a casa loro. Noi abbiamo cercato di dare nel nostro
piccolo un po’ di collaborazione: preparando i tavoli per gli ospiti e
raccogliendo alla fine i piatti...piccoli gesti che ci hanno permesso di sentirci
unite alle missionarie che qui lavorano. Questa è stata un’esperienza che
conservo nel mio cuore perchè mi ha permesso di conoscere da vicino il lavoro
di questa attività. Ringrazio di cuore per l’accoglienza che ci è stata
riservata nei quattro giorni che abbiamo trascorso lassù. Testimonianza di AndreaDopo diversi giorni dalla nostra esperienza in Italia, ora riguardo e
valuto da lontano tutto quanto abbiamo vissuto in questa esperienza di condivisione e di comunione e
rifletto anche sul tempo di preghiera degli Esercizi spirituali
che abbiamo da poco terminato noi della CM Latinoamericana. Adesso è il momento
in cui ciascuna di noi deve assumere l’impegno di continuare a coltivare la
terra, di pregare per i sogni che ogni missionaria o familiares porta in cuore:
sono come semente che il Signore
continuarà a mettere nei nostri cuori...Quanto è importante il vissuto della
comunione nella Compagnia Missionaria! In questi giorni ho avuto un sogno: noi
accogliavamo in visita le nostre sorelle indonesiane, una presenza piena di
gioia che rallegrava il nostro stare insieme... Come è importante la
testimonianza, ci stimola alla sfida di pensare ad una pastorale vocazionale!Che la mia vita e quella di ciascuna di noi sia come l’acqua fresca che fa vivere e dissetare il roseto che Dio
ha piantato. Testimonianza di Silvia“La consacrazione a Dio nella CM...ci
immette in una nuova famiglia dove l’amore vuole essere il criterio assoluto di
vita e di relazione.” (Statuto n. 72)“Vivremo le espressioni concrete della
vita di comunione...attingendo lo Spirito dal Cuore di Cristo...per diventare
donne esperte di comunione...”( RdV n. 73) Ogni giorno che abbiamo vissuto nella Casa di Bologna, a Monguelfo,
nella comunità parrocchiale e le varie
attività svolte, sia all’interno della CM come fuori di essa, possiamo ora contemplare, vedere e dire
grazie dal profondo del nostro cuore per questa Famiglia, per la vita di fede e
di amore di ciascuna missionaria, per la passione che si sente , si vede nel
voler incarnare il carisma, la spiritualità...e anche cogliendo uno sguardo
rivolto al futuro cercando nuovi cammini che il Signore ci ha già mostrato e ci
mostrerà in questi 60 anni di vita CM.E’ scoprire che ciò che è scritto nello Statuto si sta incarnando e
diventa vita per ciascuna. Una vita che traspare nei gesti , nelle piccole cose come: l’accoglienza, la dolcezza
nel trattare chi ci sta accanto, il
voler sempre dare il meglio di se stessa per far sì che l’altra si trovi
bene...anche le prove di canto e danze che abbiamo fatto hanno dato il loro
messaggio...una preparazione efficace perchè tutto doveva dare il suo buon
risultato , così è avvenuto con le varie riunioni stabilite per poter svolgere
bene qualsiasi attività in programma... la preoccupazione per chi non stava
molto bene di salute...la complicità di qualcuna...tutto ha aiutato a sentirci
come in una “fraternità” che sa
trascendere la difficoltà delle lingue diverse, dalla cultura e l’età...Grazie Signore perchè ci hai chiamate, chiami e continuerai a chiamare
quelle che tu vorrai ...amando la nostra piccolezza e affidando alle nostre
mani il dono dell’amore che si fa comunione.Incontriamo e rinforziamo questa unità in ogni Eucaristia. La CM dell’America Latina
il grande giorno
… il 6 gennaio 2018
In
questo articolo desidero condividere con voi come ho vissuto l’attesa e la
preparazione per entrare nel Biennio di Formazione della Compagnia Missionaria
del Sacro Cuore.
Quando presentai la domanda al Consiglio Centrale, già allora stavo
immaginandomi come sarebbe stato quel giorno,
ma mai avrei
pensato che si sarebbe celebrato nel giorno dell’Epifania, festa della manifestazione del Signore. Fu
una grande sorpresa sapere che la cerimonia sarebbe stata in quella data, ma
per me la “festa” era già iniziata quando avevo presentato la mia domanda.
Subito dopo averla consegnata, ho iniziato a pregare perché venisse accettata
e, dopo aver avuto risposta positiva, il mio pensiero era rivolto solo ad
immaginare il giorno del “fidanzamento”. Per questo motivo ho trascorso il
Natale in un modo molto speciale, davanti al presepio, con il cuore pieno di
gioia, pensando al vestito (doveva essere rosso o bianco), agli invitati (i
miei genitori e amici che, pur non potendo essere presenti per impegni di
lavoro, sapevo che erano altrettanto felici quanto me, anche se non potevano capire il passo che stavo per compiere…).
In dicembre succede che una delle missionarie
incaricate della mia formazione, Celestina Camacho, si ammala e viene
ricoverata in ospedale e l’altra, Maria da Conceição Teixeira Silva, ha una
sorella malata e pure lei sarebbe stata assente alla celebrazione. Allora mi
sono messa a pregare il Signore perché potessero essere presenti. Il 5 gennaio
la mia gioiosa responsabile della formazione, Maria Justina Gomes Carneiro,
arriva a Madeira. In quel momento ho pensato: “finalmente è già domani”. Allora
ho sistemato i capelli in una bella treccia e sono andata a dormire sognando il
giorno che stava per venire. Mi sono svegliata al mattino… era arrivato il 6
gennaio 2018… Mi sono preparata in velocità e sono andata a salutare le missionarie che
stavano facendo colazione nella nostra casa C.M. di Funchal. Il mio unico
ricordo è che, appena sono arrivata alla porta della cucina, ho iniziato a fare
salti di gioia e a battere le mani!
Quella
mattina avevamo il nostro ritiro, guidato da padre Roberto, Superiore della
comunità dehoniana, nel Collegio Missionario del Sacro Cuore. A mano a mano che
si stava avvicinando l’ora della cerimonia (ore 16), il tempo si è fermato…
Abbiamo fatto un’ora di adorazione ed io ero di momento in momento sempre piú
emozionata, avevo le mani di ghiaccio. Un proverbio portoghese recita: “Mani
fredde, cuore caldo, amore per sempre”. All’adorazione è seguita la celebrazione eucaristica dove io ho letto la
Prima lettura, tratta dal testo del profeta Isaia. Ad un certo punto diceva:
“Osserva intorno a te e guarda: tutti si sono riuniti e vengono all’incontro con
te” (Is. 49,18). Mentre leggevo queste parole abbozzai un lieve sorriso perché
stavano tutti qui, intorno a me, come diceva la lettura. Alzai gli occhi e vidi
che anche Celestina Camacho era arrivata. Avevo pensato che non avrebbe potuto
esserci perché stava ancora poco bene, per cui ho provato una grande
gioia. Dopo l’omelia, come prescrive il
cerimoniale C.M., Justina mi ha chiamata all’altare, per nome, ed io ho
risposto: “Eccomi!”. Mi ha domandato che cosa volessi dalla Compagnia
Missionaria e le ho detto: “Voglio continuare la mia formazione ed entrare nel
Biennio di Formazione della C.M.”. Come segno di accoglienza, ho ricevuto il
quadro del cuore trafitto di Gesù e ho dato un bacio al mio Amato Signore.
Finita la celebrazione un solo pensiero mi segue: “ il matrimonio non è solo il
giorno della festa…! Che Dio mi aiuti a compiere, anche se con qualche fragilità,
quanto ho appena promesso”. In conclusione è stato un giorno meraviglioso,
carico di emozioni, tutti avevano il sorriso sulle labbra, i nostri cuori erano
in festa. Penso che, per tutto il gruppo di Funchal e per Justina, si sia
trattato di un momento molto atteso, perché giá da qualche anno in Portogallo non c’era stata alcuna
ammissione al biennio di formazione. Io non so quali siano le loro attese su di
me, ma Gesù sa che voglio crescere nel Suo amore. Ho quattro alleati dalla mia
parte: la Madonna, lo Spirito Santo, Justina Carneiro e Teresa Freitas. So che
mi guideranno in questi due anni, che sono appena iniziati, nello stesso modo
in cui la stella ha guidato i tre Re Magi fino alla grotta del Bambino Gesù.
Un forte abbraccio, viviamo in
Dio, nel suo Amore, preghiamo le une per le altre e il Signore farà il resto.
una vita sotto un cielo africano
Intervista
a Lisetta Licheri
La vocazione non nasce dal nulla, è sempre inserita
in un contesto di storia. Ci racconti la tua?
Non è facile ricordare tanti particolari dopo più di cinquant'anni. Ero una ragazza come tante altre, con l'esuberanza e tanti sogni dei miei diciannove anni. Sono
sarda, (di San Vito, a pochi chilometri
da Cagliari), amante del mare e della natura. Nata nel lontano 1940. Mio papà era contadino e mia mamma casalinga.
Sono la settima di otto fratelli, due maschi e sei donne. Alla fine della seconda guerra
mondiale è arrivata a casa
nostra anche una zia materna col marito e tre
figli. Erano arrivati dalla città di Fiume senza niente. Hanno vissuto da noi
finché non sono riusciti a creare un minimo di condizioni per continuare la
loro vita da soli. Ha vissuto con noi anche mia sorella maggiore con quattro
figli che é rimasta vedova a trentadue anni. I miei genitori erano cattolici,
mia mamma era praticante e mio papà frequentava solo nelle feste e nei funerali. Persone semplici,
ma di una forte integrità morale. Pur con tante persone il clima familiare era
sereno e "caldo". Ad un certo punto ho sentito l'interrogativo di
come spendere la mia vita. Avrei potuto costruire una famiglia, ma mi sembrava
una scelta molto stretta per i miei desideri. Dedicarla agli altri attraverso
una consacrazione? Negli anni sessanta si conoscevano solo gli Istituti
Religiosi e questi non mi attiravano. Sentivo il desiderio di svolgere un
servizio al prossimo e di una testimonianza discreta, anonima che mi
permettesse di inserirmi in vari ambienti. Accantonai l'idea pensando che tale
progetto non era per me. Pensavo: tra le mie
sorelle e amiche c'eranogiovani
migliori di me. Il tarlo continuava a rodermi dentro finché ho conosciuto la
Compagnia Missionaria, tramite il suo Fondatore, Padre Albino Elegante.
Finalmente avevo trovato il “vestito” che mi piaceva, un Istituto Secolare, dove
le persone vivono la loro consacrazione nel mondo, inserite nei più svariati
ambienti, a modo di sale e di lievito. C'era però un problema: l'Istituto era
nato da poco ed aveva sede a Bologna e non c'era ancora alcuna consacrata. I
miei genitori avevano i loro dubbi. Ricordo che avevano mandato mio fratello
maggiore per conoscere l'ambiente. Dopo vari preparativi parto per Bologna.
Erano già iniziati gli esercizi spirituali per cui trovai un clima di
raccoglimento e di silenzio. Dopo gli esercizi mi sono inserita bene con le
altre giovani che ho trovato, persone giovani e allegre. Ho fatto fatica invece
ad abituarmi ad un ambiente chiuso. Ero abituata alla vita di campagna, andavo
in bicicletta ed in moto. I primi anni ho dovuto studiare. Al mio paese non
c'erano ancora le scuole medie. Ho frequentato le medie ed il corso di
Infermiera Professionale e di Assistente Sanitaria, in vista di una futura
partenza per il Mozambico. Nel 1964 ho
fatto la prima consacrazione. Non sono mancate prove: la lunga malattia e morte
di mia madre, la morte di mio fratello maggiore, a cui ero molto legata, e di
mio cognato. Sono stata sul punto di desistere. Ho pregato e mi sono fidata e
abbandonata al Signore e non mi sono pentita.
Partenze...ritorni.. !
Quali sfide hai dovuto affrontare?
Nel 1967, finita la formazione, ho preso la patente durante le
vacanze, in preparazione alla partenza per il Mozambico. La preparazione è
stata lunga, prima di arrivare in Mozambico. Premetto che essendo straniera, ho
dovuto prima andare in Portogallo, essendo il Mozambico una Colonia portoghese.
Qui ho dovuto frequentare un corso di
malattie tropicali, imparare la lingua ed essere così autorizzata ad andare a
lavorare in Mozambico. Il primo viaggio in Portogallo l'ho fatto in nave. Con
me sono partite tre missionarie portoghesi: due destinate al Mozambico ed una
al Portogallo. Dopo un anno di permanenza in Portogallo, c'è stata la partenza per il l'Africa. Teresa Castro ed
Ilda Candelaria sono partite prima di me perché
erano insegnanti e dovevano essere sul posto per l'inizio dell'anno scolastico.
Io sono partita il 21 dicembre e sono arrivata alla vigilia di Natale, come
dono di Gesù Bambino.Il mio compito era quello di assistere i giovani del
seminario e le persone dei dintorni.
Gli alunni erano circa 150.
Due le sfide principali che ho dovuto
affrontare: una a livello professionale, l'altra a livello culturale e
linguistico. A livello professionale e deontologico dovevo prendere decisioni
ed eseguire attività che non erano di mia competenza, ma del medico. Era un
problema di coscienza, tra scegliere di doverlo fare e non poterlo fare. I
medici più vicini distavano settantacinque chilometri di solo andata e
altrettanti per il ritorno, da dove risiedevo . Davanti alle situazioni che
rientravano in questo ambito, caricavo il paziente in macchina ed andavo dal
medico. Il medico era un militare e dopo alcune volte mi disse che se avessi
continuato così non avrei resistito molto tempo, perché il disagio che
affrontavo era pesante. Nonostante tutto mi incoraggiò e mi fece sentire con le
spalle sicure.
Altra sfida è stata quella della lingua;
avevo imparato quella portoghese. Mi dicevano che parlavo anche bene, ma questa
era la lingua ufficiale, quindi parlata da pochi. Occorreva imparare la lingua
locale, quella usata dalla maggioranza delle persone. Era importante per
comunicare sia per il lavoro che per la pastorale. Purtroppo le lingue locali
erano tante. Ne imparai una. Riuscivo a difendermi al lavoro. Col gruppo e con
la comunità cristiana decidemmo di dedicarci alla promozione della donna,
insegnando i loro diritti, misure igienico-sanitarie e alcune nozioni di salute
materno-infantile. La donna non godeva di grande considerazione, i lavori
pesanti doveva svolgerli lei. Le donne che avevano accesso alla scuola erano
poche. Comunque, Il lavoro non mancava. Uno spazio di tempo lo dedicavamo
anche alla pastorale. Un’altra
difficoltà era la lontananza dai propri familiari soprattutto per il fatto di non poter comunicare. I telefoni allora non
funzionavano e le lettere impiegavano tre mesi per arrivare. Questa difficoltà
veniva alleviata dal calore di tante amicizie, dei vicini che mi consideravano
come parte della loro famiglia.
Quale vento spira oggi in Mozambico?
A livello politico-militare il
clima non è molto tranquillo. Dopo gli accordi di pace siglati nel 1992 la
situazione politica non è stata sempre tranquilla. Tali accordi non sono stati
rispettati. I risultati elettorali sono
stati sempre truccati a vantaggio del partito del governo, per decine di anni. Naturalmente il partito
dell'opposizione reagiva anche con le armi. Spesso con danni materiali, ma
anche provocando feriti e morti. Per lungo tempo ci sono stati dialoghi tra
ambo le parti, ogni tanto si intravvedeva un barlume di speranza, ma non
approdavano alla pace. In alcuni momenti il paese è stato diviso in due e
questo creava grandi disagi. Due anni fa sono stati scoperti dei grandi debiti,
chiamati debiti occulti, fatti dall'ultimo Presidente emerito, provocando così
una grande inflazione e disagio economico. Le riserve di moneta straniera si
sono prosciugate e hanno creato sfiducia nei donatori, compreso il FMI che ha cessato di dare l’appoggio economico.
Il costo della vita è salito alle stelle con gravi conseguenze per le fasce più
povere con tagli alla Sanità e all'Istruzione. Questo ha creato malcontento tra
le persone.
Fai un “bilancio” dei
sentimenti che abitano nel tuo cuore in questo momento
Ho vissuto in Mozambico durante tutti questi anni, con un'interruzione
di 16 anni, vissuti tra Portogallo e Italia. Poi nell’anno 2008 sono ritornata
in Mozambico.
Guardando al passato, i sentimenti che vorrei esprimere sono di
gratitudine per la solidarietà e l'amicizia incontrata nell'ambiente di lavoro.
La serenità e gioia che vedevo nella gente , pur vivendo in mezzo a tanta
povertà, mi hanno arricchita perché
pensavo di dover dare tanto ed invece ho ricevuto molto di più! Alcune immagini
ed esperienze mi accompagnano sempre e fanno parte della mia vita: la luce che
illumina tanti volti di bambini e di adulti, lo splendore e i colori della
natura, sempre diversi e sempre nuovi, albe e tramonti indimenticabili, il chiarore del cielo trapuntato da
miriadi di stelle… il cammino fatto riguardo alla donna e alla sua promozione.
Il Mozambico è uno dei paesi dove le donne hanno fatto un lungo cammino di
apertura. Si sono inserite nell’ ambito politico, sociale, economico ed
imprenditoriale ed hanno avuto un maggiore accesso all'istruzione.
A livello ecclesiale ho partecipato alla nascita di una Chiesa locale,
una Chiesa Ministeriale, Chiesa-famiglia, dove i cristiani si sono e si sentono
responsabili di essa.
Non posso dimenticare la sofferenza per le tante vittime
provocate dalla violenza e
dall'instabilità politico-militare.
Per il presente, gli aspetti positivi della mia vita sono: il saper cogliere quello che la vita
mi offre, giorno dopo giorno, anche le piccole cose. Questo è il segreto per
affrontare serenamente le cosemeno gradevoli. In questo modo ho cercato e cerco
di vivere la spiritualità dell’ “Eccomi” e di offrire una testimonianza di
donazione serena, secondo quello che il nostro statuto ci propone. Riguardo al
paese: vedo positivo la presa di coscienza dei propri diritti e responsabilità
politica da parte di molti cittadini. Un grosso problema rimane ancora
l'estrema povertà, il 43% di
denutrizione tra i bambini con gravi conseguenze per il futuro, la corruzione
ed il mancato raggiungimento della pace duratura e definitiva con conseguente
sfiducia, insicurezza, che rende incapace da
parte delle Forze dell'Ordine di combatterla.
Per il futuro, sogno una pace che sia definitiva, che permetta al
Mozambico, ricco di risorse economiche come gas e minerali , pietre preziose,
pesca, legname pregiato e fauna , che tali ricchezze non siano esplorate da
Multinazionali. Sogno di vedere il Mozambico libero dallo stato di povertà
estrema, da tanti esploratori per potersi sviluppare e permettere ai cittadini
di vivere una vita dignitosa e serena. Questo è anche il sogno del popolo
mozambicano! Per questo si prega e si spera
Se tu dovessi scrivere un
libro della tua vita che titolo gli daresti?
Non sono una scrittrice e non ho mai pensato di farlo. Sono state
tante le esperienze vissute e le persone incontrate che mi troverei in
difficoltà. In questo momento sceglierei questo titolo: "Una vita sotto un
cielo africano". L'Africa mi ha
rubato il cuore. Il mio cuore batte contemporaneamente a due ritmi: quello
italiano per le mie origini e quello africano per quanto ho ricevuto durante la
mia lunga vita.
Se dovessi cominciare tutto da capo credo che non ci sarebbero cose
molto diverse! Ci sarebbero tante altre cose da dire e raccontare, ma
diventerei troppo lunga. Così concludo ripetendo e cantando con Maria: “L'anima mia magnifica il Signore ed mio
spirito si rallegra in Dio mio Salvatore...”.