Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
La COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede centrale a Bologna, ma è diffusa in varie regioni d'Italia, in Portogallo, in Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.
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Assemblea italiana, in presenza, a Bologna, e in collegamento online...
memoria della vita di p. albino
Fare memoria della lunga vita di p. Albino significa
per noi lodare e benedire l’Amore Trinitario per le meraviglie compiute in
questo Sacerdote del Sacro Cuore di Gesù, fondatore della Compagnia Missionaria
del Sacro Cuore.
Lo facciamo, in parte, ascoltando quanto lui stesso
raccontò in un’intervista per il suo ottantesimo compleanno:
«Sono nato a Caldogno, in provincia di Vicenza, il 15
novembre 1919, da una famiglia povera e fui battezzato il 30 novembre. Mio
padre, Giovanni, lavorava i campi, ma il sabato e la domenica faceva il
barbiere; la mamma, Maria Galvan, era semplicemente casalinga. Ebbero tre
figli: Angelo, Gemma e io. Ricevetti la cresima il 24 giugno 1928.
Una sera, quando frequentavo la quarta classe, presi
in mano le Letture Cattoliche di D.
Bosco. In quell’opera lessi la storia di un missionario, che era andato in Cina
ed era morto martire, decapitato. Ho presente l’immagine che lo raffigurava in
piedi, sul parapetto della nave, mentre guardava lontano…
Anziché
spaventarmi, quella lettura fece sorgere in me un grande desiderio. Piansi
quella sera e mi dissi: “Domani vado a farmi prete”. Andai dal parroco, che mi
chiese: “Che classe fai?”. “La quarta”, risposi. “Finisci la quinta - concluse
- e poi ne riparliamo”.
Terminata la scuola, l’anno successivo, mi
accompagnò alla scuola apostolica dei Sacerdoti del Sacro Cuore, ad Albino, in
provincia di Bergamo: la mia casa distava 170 km; troppo. La nostalgia della
famiglia mi fece piangere per molte notti. Era l’ottobre 1930. Il 25 marzo successivo,
feci la vestizione. Dopo il ginnasio, il 29 giugno 1936, fui accolto come
postulante. Fui mandato ad Albisola Superiore (SV), per il noviziato, iniziato
il 28 settembre 1936 e il 29 settembre 1937 emisi i primi voti. Iniziai il
liceo: il primo anno a Spotorno (SV), gli altri due a Oropa (NO). Terminato il
liceo venni allo studentato, qui a Bologna, per lo studio della teologia. Qui
il 29 settembre 1941 feci la professione perpetua, ma dovemmo sfollare a
Castiglione dei Pepoli, sull’Appennino, a causa della guerra. Dopo tre anni fui
ordinato sacerdote, il 25 giugno 1944, dal Cardinale Nasalli Rocca, nella
vecchia chiesina del Suffragio, qui a Bologna, ma la mia famiglia non poté
essere presente. Dopo tre giorni la raggiunsi io e celebrai la prima messa a
Caldogno. Il treno che mi portò a casa fu l’ultimo che riuscì a passare. Fu
bombardata la linea ferroviaria. Il quarto anno di teologia l’ho trascorso in
famiglia, studiando sui libri del parroco. Erano stati anni difficili: c’era
poco da mangiare a Castiglione, per giovani che avevano sempre un buon
appetito. Quando arrivai a casa, la mamma mi disse che ero diventato
trasparente.
Tornato a Bologna, al termine della guerra, il superiore
mi nominò direttore dell’Apostolato della Riparazione, un’associazione che
diffondeva la spiritualità del S. Cuore, nella forma che p. Dehon aveva
consegnato alla sua congregazione: vita
d’amore e di riparazione per l’avvento del Regno del Cuore di Gesù nelle anime
e nelle società. Furono anni bellissimi, di grandi soddisfazioni. Demmo
vita anche alla rivista Adveniat Regnum tuum, diventata poi Rivista dell’Apostolato della Riparazione. Insieme
con p. Moro, che seguiva gli Amici di Gesù, associazione di bambini che
vivevano la stessa spiritualità, ho girato l’Italia, per diffondere
l’associazione, formarne i membri, predicare gli esercizi spirituali.
Tra le giovani iscritte all’Apostolato della
Riparazione, alcune volevano consacrarsi totalmente al Signore e io indicavo
loro gli istituti dedicati al S. Cuore, ma finalmente, a Cesuna (VI), durante
un corso di esercizi, nel 1955, con un piccolo gruppo di giovani che
desideravano la vita di consacrazione, decidemmo di dare inizio ad una nuova
realtà. Fu quello il primo passo verso la Compagnia Missionaria del Sacro
Cuore, che nacque a Bologna la notte di Natale del 1957”.
Fin qui la testimonianza diretta di p. Albino.
Il cammino, iniziato con tanto entusiasmo e tante
speranze, ha richiesto ascolto e impegno, ricerca e fatica per comprendere i
sentieri di Dio, sempre nello spirito dell’Ecce
venio e dell’Ecce ancilla, sotto
la spinta del motto Guardare lontano.
La Compagnia Missionaria, arricchitasi fin dai primi
anni di consacrate portoghesi, nella seconda metà degli anni ’60 andava
intraprendendo vie nuove: le missionarie studiavano teologia con gli studenti
dehoniani; si preparavano a partire per il Mozambico; cominciavano ad
impegnarsi nell’animazione del tempo libero con la gestione stagionale di una
casa per ferie e con l’agenzia ITER; in diretta collaborazione con p. Albino
offrivano alle parrocchie il servizio di evangelizzazione nella forma delle
missioni popolari.
Cominciava intanto a bussare alla porta un’altra
realtà, che p. Albino accolse, coltivò, cercando di darle, nel volgere del
tempo, una fisionomia sempre più chiara: i familiares, laici uomini e donne che
assumono la spiritualità e partecipano alla missione della Compagnia
Missionaria senza i voti di consacrazione.
Nell’apertura allo Spirito, con il sostegno e
l’accompagnamento di p. Albino, la Compagnia Missionaria è cresciuta e si è
diffusa in quattro continenti, costringendo il Fondatore e viaggiare molto, a
imparare diverse lingue e… a prendere molta confidenza con computer e posta elettronica.
Con gioia e gratitudine, nel corso degli anni, p.
Albino ha accolto i riconoscimenti della Chiesa per la Compagnia Missionaria:
il 25 marzo 1958 l’erezione in Pia Unione da parte del Card. Lercaro, l’8
settembre 1983 l’erezione in Istituto Secolare di Diritto Diocesano da parte
dell’Arcivescovo Mons. Manfredini, il 10 giugno 1994, con il consenso del Papa
Giovanni Paolo II, l’elevazione a Istituto di Diritto Pontificio da parte della
Congregazione per gli Istituto di vita consacrata.
Dopo essersi dedicato a tempo pieno alla Compagnia
Missionaria fino al 1979, pur continuando ad accompagnarla spiritualmente, si è
reinserito pienamente nella vita della Congregazione dei Sacerdoti del Sacro
Cuore: dal 1979 al 1982 è stato superiore nella comunità di Albisola (SV); dal
1982 al 1985 nella comunità di Boccadirio (BO). Dal 1985 è stato nella comunità
della Parrocchia del Suffragio e poi nella comunità dello Studentato, qui a
Bologna, dedito per più di 20 anni alla segreteria dei benefattori.
Dal settembre 2011, avendo bisogno di assistenza per
sopraggiunti problemi di salute, ha vissuto serenamente nella comunità della
Compagnia Missionaria in via Guidotti, a Bologna, circondato dall’affetto delle
missionarie.
In serenità e pace, è passato da questo mondo al
Padre, il mattino del 21 aprile 2014, lunedì di Pasqua.
Con gioia profondamente grata, lo affidiamo
all'abbraccio di Dio Amore, che solo sa compensare con il centuplo la lunga,
generosa e fedele disponibilità del suo servo.
omelia al funerale di p. albino
Carissime
sorelle della Compagnia Missionaria, cari amici di p. Albino, carissimi confratelli,
oggi,
quando il giorno di p. Albino è ormai tramontato, noi siamo entrati nel tempio,
dove vogliamo lodare Dio per il nostro fratello e padre Albino: nella sua vita,
a modo suo, ha cercato il Signore, quel Signore che sempre crea comunione tra
gli uomini, anche se noi fatichiamo a vederla e a ricercarla.
Noi
oggi siamo gli uomini e le donne dal cuore che sa “gioire”, oggi siamo in
festa. Una festa segnata dal dolore della morte, ma scaldata dalla forza della
Parola di Dio che sa far ardere il cuore. Il nostro volto triste incontra oggi
Colui che ogni giorno si spezza e si dona all’umanità. È solo questo gesto
d’amore intenso che fa rinvigorire le nostre caviglie stanche e atrofizzate e
ci rende di nuovo uomini e donne che sanno camminare, saltare, partire senza
indugio.
Siamo
noi, oggi, l’uomo che veniva portato per chiedere l’elemosina fin alla soglia
del tempio – non dentro – con l’intento di trovare una risposta al proprio
bisogno, sperando ed elemosinando qualche buon gesto, e che si trova a varcare
finalmente la soglia del Tempio, del luogo in cui poter lodare Dio. In cui
poter saltare per Dio. Lo fa non per merito proprio ma solo come dono gratuito
e inaspettato.
Siamo
noi, oggi, lo storpio che ottiene in dono una Parola che ha la forza, se accolta,
di rimetterci in piedi per “provocare” stupore e meraviglia in chi ci guarda e
vede nella nostra vita, in trasparenza, l’azione vivificante di Dio, che sa far
risorgere ogni uomo e donna.
Siamo
noi, oggi, Cleopa e il suo compagno di strada, segnati dalla confitta, uomini
dallo sguardo basso, dal passo stanco, che ragionano troppo spesso al passato,
ad essere “avvicinati” dall’uomo che sempre cammina con noi, il Signore Gesù
Risorto.
Siamo
noi, oggi, i due uomini in cammino per Emmaus che sazi di Parola e Pane, con il
cuore ardente, possono ripartire senza indugio e ritornare dove la comunità è
riunita e insieme gridare con forza “davvero il Signore è risorto ed è apparso
a Simone!”.
Qui
attorno alla bara del nostro fratello e padre Albino ci sono dei fratelli,
delle sorelle, delle figlie che vogliono continuare a “narrare” ciò che è
accaduto di straordinario nella nostra vita e come lo abbiamo riconosciuto nel
pane e nella Parola che altri fratelli e sorelle hanno spezzato e condiviso con
noi.
La
Pasqua di Gesù, continuata nella pasqua di Albino, è la nostra Pasqua. Siamo
stati chiamati ad essere uomini e donne dal “cuore che sa gioire”, sa fare
festa, perché riconosciamo le meraviglie del Signore Risorto nella nostra vita.
Le abbiamo viste realizzate nella vita e nella carne fragile di tanti uomini e
donne e tra questi p. Albino.
Siamo
stati chiamati a essere donne e uomini capaci di attraversare la soglia del
Tempio, la soglia della presenza di Dio nella nostra vita. È possibile
rispondere a tale chiamata se ci fidiamo – non dei beni, dell’oro o
dell’argento che possiamo desiderare e possedere – ma della Parola di Vita che
ci è stata consegnata da uomini e donne di fede e tra questi p. Albino.
Siamo
stati chiamati a partire senza indugio per andare agli altri e raccontare come
la Parola e il Pane spezzato aprono i nostri occhi e ci rendono capaci di
guardare alla vita con uno sguardo nuovo, pieno di luce, caldo, perché nasce da
un cuore riscaldato dall’amore del Risorto. Una Parola e un Pane spezzato che
ci è stato messo nelle mani da uomini e donne di parola e di condivisione, e
tra questi p. Albino.
Siamo
stati chiamati a formare comunione, a diventare uomini e donne del “con”,
dell’insieme, di “compagnia”, che sanno entrare alla presenza di Dio con i
fratelli e le sorelle che vivono accanto; che condividono la fatica e la sconfitta
con chi vive al nostro fianco; che sanno allargare la propria tavola a chi fa
strada con noi; che sanno riconoscere la fatica di ogni sera che segna la vita
di tutti; che sanno ascoltare le meraviglie operate dal Risorto nella vita di
chiunque. Compagnia che ci è stata testimoniata da uomini e donne che, pur
nella fatica, hanno cercato di farsi compagni di tutti, e tra questi p. Albino.
Siamo
stati chiamati a essere noi come le donne che si sono recate al mattino alla
tomba e che hanno saputo dire la grande notizia della mattina di Pasqua: il
Signore è vivo. Uomini e donne che mettono la propria vita e voce a servizio
dell’annuncio del Vangelo della Vita, anche se siamo ancora lenti di cuore nel
credere e abbandonarci all’amore di Dio. Ma la nostra fede ha radice in quanto
molti uomini e donne hanno testimoniato con la loro vita e le loro parole, e
tra questi p. Albino.
Ti
ringrazio Signore perché ci hai donato in p. Albino un uomo che, nella sua
fragilità e nella sua umanità, ci ha permesso di vedere in trasparenza qualcosa
del tuo grande mistero di vita. Ti ringrazio perché ci hai raccolti oggi
insieme, uomini e donne che fanno del tuo amore la ragione della loro vita, e
ci chiami – nella semplice parola della vita di Albino – a diventare compagni
di strada per annunciare insieme il Vangelo della vita, che sa ridare vigore,
ancora oggi, alle caviglie fiacche e ai cuori tristi.
P. Oliviero Cattani, Superiore Provincia Italia Settentrionale Sacerdoti del Sacro Cuore
seme fecondo di nuova vita
Alla Provincia
Italiana Settentrionale dei Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù Alla Compagnia Missionaria del Sacro
Cuore di Gesù
Sorelle e Fratelli Carissimi,
Mentre sono
in visita ai confratelli dell’India, vengo a conoscenza della partenza di P.
Albino Elegante da questo mondo verso la pienezza della vita, avvenuta in
questi giorni in cui la Chiesa celebra il trionfo del Signore Gesù sulla
sofferenza, la corruzione e la morte.
Con voi
sento la tristezza di questa separazione da un fratello e padre che ci ha dato
una così bella testimonianza della trasformazione che l’amore di Dio opera in
quelli che da Lui si lasciano guidare. La memoria della sua bontà e dell’eleganza
umana e spirituale dei suoi rapporti fa ben giustizia al suo nome. La sorgente
di questo modo di essere egli l’ha trovata nel Cuore del Signore Gesù, ha
guidato la sua vita nella Congregazione dei Dehoniani ed è stata lasciata come
eredità all’Istituto da lui fondato, la Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
di Gesù.
Insieme
alla tristezza inevitabile di questa partenza, mi lascio portare più
intensamente da un sentimento di gratitudine e di lode davanti alla conclusione
del pellegrinaggio di P. Albino su questa terra e del suo passaggio alla
pienezza della vita. La memoria della sua consacrazione e ministero è un seme
fecondo di nuova vita, specialmente per le sorelle della Compagnia Missionaria,
prime destinatarie e responsabili dell’eredità spirituale che egli ci lascia.
Il Signore sia benedetto per quanto in lui ha operato!
Possa
questo suo sogno di una missione fondata su un cuore di misericordia continuare
a svilupparsi al servizio della chiesa e del mondo, dando frutti di
compassione, di giustizia e di pace, specialmente al servizio dei più poveri ed
esclusi, come segno della presenza del Regno di Dio su questa terra.
Unito a
voi, nel Cuore del Signore,
P. José Ornelas Carvalho
Superiore
Generale SCJ
l'ideale della vita laicale consacrata
Prego e faccio
pregare che l’intercessione di padre Elegante rafforzi la provincia e le
sorelle della CM.
Padre Elegante
ha saputo vivere e si è lasciato dietro una lunga vita di servizio alla vita
consacrata e della consacrazione laicale, fondando la CM , con le giovani
“garibaldine” che si è trovato e con le quali ha voluto continuare, con loro,
una spiritualità concreta e missionaria .
Oggi le sue
figlie sono in varie parti del mondo: Dio sa tutto il bene che hanno seminato
in questi lunghi anni. Padre Albino, dietro le quinte, ha sempre accompagnato e
sostenuto l’ideale della vita laicale consacrata con varie sfaccettature e
modalità.
Prego per lui
ma specialmente per quelle della Compagnia Missionaria, con molte delle quali
ho potuto vivere e evangelizzare a Milevane e al Guruè.
Padre Albino,
continua a intercedere per tutti noi e di’ una bella parolina al Padre e al
Cristo, ora che sei entrato definitivamente nella casa!
+Elio Greselin,
vescovo
la sua eredità è grande
“Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli.” (Mt. 11,25)
Vogliamo rendere grazie al Signore per la vita di P. Albino che ha
raggiunto il suo compimento ed è passato all’altra sponda dove ci precede nel
Regno di Dio. Vogliamo ringraziarlo a più voci perché ognuna di noi ha vissuto
la sua relazione personale con lui. C’è anche chi ha chiesto, in questo
momento, di rimanere in silenzio, sappiamo però che abbiamo e avremo molti modi
tutte e tutti di lodare il Signore per la sua vita e per il dono della
Compagnia Missionaria.
Ci è chiesto in questo momento di contemplare il mistero delle nostre vite
nel grande disegno di amore di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo. Contemplare
la Sua Misericordia che fa fiorire la vita e la vita in abbondanza soprattutto
in coloro che sono più piccoli e che si lasciano guidare dove Lui ci vuole
condurre.
La gratitudine della Compagnia Missionaria per il suo Fondatore si esprime
soprattutto riconoscendo il cammino che, con P. Albino abbiamo intrapreso e che
ci ha portate e ci porta ad esprimere come consacrate secolari il nostro
servizio alla Chiesa e al mondo nell’evangelizzazione e nella promozione umana.
Sono stati tanti i messaggi giunti da ogni parte del mondo: dal padre
generale dei P. Dehoniani, P. Ornelas che si trova in questo momento in India;
dalla Guinea Bissau, dall’ Indonesia, Angola, Argentina, Cile, Mozambico,
Portogallo, dai Padri Dehoniani sparsi in tutto il mondo, dalle persone amiche
che ci seguono. A tutti il nostro ringraziamento molto sentito. Un
ringraziamento particolare alle comunità dei dehoniani di Bologna che ci hanno
confortate con la loro presenza fraterna e con la preghiera.
Siamo presenti qui soprattutto le missionarie italiane e portoghesi ma, nei
Paesi dove siamo presenti: Italia, Portogallo, Indonesia, Mozambico, Guinea
Bissau, Cile e Argentina; tutte si sono fatte presenti ed hanno vissuto momenti
di preghiera nei luoghi dove sono presenti. Così viviamo quella comunione
missionaria a cui P. Albino teneva particolarmente. La sua eredità è grande e
non possiamo sintetizzarla oggi in poche parole ma desideriamo viverla in profondità
così come ci è stata trasmessa scolpendo il nostro cuore perché possa dilatarsi
come il Cuore di Cristo nostro Maestro e Signore.
Tante missionarie e familiares hanno inviato messaggi. Tante persone si
sono fatte presenti. Ci premureremo di pubblicare ogni cosa perché tutto possa
essere a gloria e gioia del Padre.
Infine un grazie speciale per coloro che sono state vicine a P. Albino in
questi ultimi anni prodigando attenzioni e cure perché potesse vivere
serenamente questo ultimo tratto del suo cammino su questa terra.
Martina
grazie riconoscente
Carissima Martina,
la tua telefonata inaspettata che
mi annunciava la morte di P. Albino mi ha suscitato grande emozione ma anche
grande pace. P. Albino è nato a vita nuova nella luce pasquale, e questo è bel
segno.
Non puoi immaginare quanti
pensieri per tutto il giorno mi sono venuti alla mente, ho pianto ma anche
gioito e ringraziato per il dono della lunga vita concessa a P. Albino, vissuta
al servizio del Regno.
Io personalmente, ringrazio il
Signore per aver vissuto, in questi ultimi anni, vicino a lui, in particolare
da quando la sua salute non permetteva più di gestirsi da solo. Non si è mai
lamentato della sua situazione fisica e la sua serenità lo ha accompagnato fino
alla fine.
Parlare di P.Albino non è facile,
perché lui stesso se potesse parlare, alzando la mano con un suo gesto tipico direbbe: “ma cosa dici
smettila!” Ma questa volta non
smettiamo…
Il ringraziamento è la cosa più
“ovvia” credo comunque che questo grazie che si vuole dire a P. Albino è un
“grazie riconoscente” confermando ciò che è stato per la Chiesa, per la sua
congregazione (amatissima )SCJ, e anche per il coraggio di aver speso la sua vita al servizio del Cuore di
Cristo e aver dato vita alla Compagnia Missionaria. E la nostra presenza nei 4 continenti è il
segno di gratitudine e il fiore più bello che possiamo deporre sul suo corpo
esanime, come segno di eterna gratitudine.
La vita di P. Albino è stata
scandita: dalla fedeltà alla sua vocazione; dalla gioia di vivere il suo
sacerdozio; dalla puntualità e fedeltà alla preghiera; nella serietà del
lavoro; entusiasta sempre della vita. Ma anche con una fede dove ha dovuto dire
molte volte il suo Ecce venio e detto sempre con generosità
anche quando questo aveva il sapore di un vero sacrificio.
Gli episodi che potrei raccontare
sono molti ma ne voglio ricordare uno che può racchiudere ciò che ho appena
detto.
Era circa un anno che ero
presidente e p. Albino era ricoverato per il cambio del pace-maker. Eravamo
seduti in camera in attesa che lo chiamassero per la sala operatoria.( n quel
tempo guidava ancora la macchina)Si parlava del più e del meno quando
improvvisamente mi disse: “ti devo dire una cosa importante”. Io pensavo ad una
cosa che riguardasse la CM invece iniziò a parlare di sé e disse: “nella mia
vita sacerdotale ho girato tutta l’Italia e anche all’estero con il solo
desiderio di far conoscere Gesù e l’amore del suo Cuore. Ora l’età non mi
permette di continuare, ho fatto la mia offerta e servirò il Signore come lui
desidera, anche nella mia anzianità, forza! ora tocca a voi” (da notare che
all’epoca guidava ancora la macchina e tutte le domenica andava in parrocchia).
Tornata a casa scrissi queste parole che avevano un sapore di genuina oblazione
e di consegna per tutti noi.
Vorrei ricordare anche la cosa
che a me ha segnato molto in questi ultimi anni, la sua presenza in cappella.
Mi sono resa conto che nonostante la confusione mentale e non sempre si collocava nello spazio
e nel tempo, durante l’Adorazione eucaristica, lui era presente al suo Signore
e molte volte rimaneva tutto il tempo a guardare l’ostia. Questi omenti non si
improvvisano ma si preparano con una vita intensa di preghiera e di comunione
con l’Amato.
Cara Martina mi fermo qui e ti chiedo di baciare le anni di
P. Albino per me, quelle mani che molte volte ha alzato per donarmi la sua
benedizione. Un bacio che vuole solo dire GRAZIE.
Nella comunione viviamo
questo distacco terreno.
Anna Maria