Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
La COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede centrale a Bologna, ma è diffusa in varie regioni d'Italia, in Portogallo, in Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.
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19 ottobre 2024
Assemblea italiana, in presenza, a Bologna, e in collegamento online...
eccomi in compagnia
Eccomi in compagnia
In una splendida giornata di primavera, il 26
marzo abbiamo festeggiato, a S:Antonio Abate, presso il Santuario Gesù
Bambino, la Festa dell’Eccomi, una
giornata davvero ricca e bella. Per la prima volta, oltre alle missionarie, i
familiares e gli amici della Cm, hanno accolto il nostro invito anche gli Oblati della Famiglia
Dehoniana e questa è stata
un’occasione preziosa per conoscerci
meglio, meditare insieme la Parola, condividere, approfondire insieme la
bellezza e la fecondità di una
spiritualità comune, vivere e testimoniare il sentirsi famiglia, anche nella prospettiva di aprire nuovi cammini di collaborazione. La
giornata si è svolta secondo un’organizzazione già sperimentata: alle 9 le
Lodi, poi la meditazione del relatore padre Ciro Moschetta, una pausa di
silenzio per non perdere quanto la Parola ha suscitato in ciascuno di noi, e condivisione del nostro sentire e vivere l’Ecce Venio di Gesù e l’Ecce Ancilla
di Maria. Alle 13 la condivisione del pranzo, alle 15 l’Adorazione; alle 16 la Santa Messa.
Padre
Ciro ci ha aiutato a fare memoria di come p. Dehon ha colto nelle Parole dell’Ecce Venio e dell’Ecce
Ancilla, la strada per configurarsi a
Cristo e come l’abbia vissuto e insegnato tenendo sempre lo sguardo rivolto a
Gesù. Nell’Eccomi di Gesù si esprime tutto l’amore del Figlio per il Padre, la
scelta che lo renderà fedele alla
volontà del Padre fino in fondo. Nella condivisione che è seguita tra noi, sono stati molti gli aspetti emersi secondo
le esperienze e le sensibilità personali e, nell’ascolto reciproco, molte le
provocazioni che abbiamo ricevuto e
portiamo nel cuore: importanza della preghiera e di una preghiera che nasca dal
cuore; necessità di rispolverare le
nostre scelte iniziali, perché i nostri
Eccomi non siano emozionali, ma maturino
nella riflessione, in un discernimento serio, nello Spirito che illumina; essere
vigilanti ed attenti, non frettolosi, non legati all’apparenza, allenati a cogliere ciò che è essenziale oggi; fare esercizio di
umanità per non ridursi ad essere spettatori ma costruttori di una vita nuova.
Sono le scelte concrete che diventano semi di vita, di
vitalità; i gesti di amore, l’ offerta libera ha sempre un costo, ma porta
frutto, non è mai inutile. Soprattutto superare quel senso di impotenza così diffuso oggi; Dio conosce il
nostro cuore e sa che possiamo seguire la via dell’Eccomi; non c’è da
scoraggiarci, anche quando ci sono rinunce da fare e molta umiltà. Lavorare per
trasformare, per innovare richiede fatica, umiltà e capacità di lavorare insieme. Come famiglia dehoniana siamo
chiamate a vivere i nostri “sì” in comunione, “in compagnia”, se vogliamo che
siano fecondi di vita.
Con gratitudine per tanta ricchezza che portiamo nel cuore e con tanta amicizia, ci siamo salutati riconoscendo l’importanza
di camminare assieme e di dare continuità a questa festa dell’Eccomi che ci
vede riuniti per approfondire il carisma così delineato da p. Dehon:” Nelle
parole di Gesù: Ecco io vengo o Dio per fare la tua volontà e in queste:
Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto, è
compendiata tutta la nostra vocazione e il nostro fine, il nostro dovere e le
nostre promesse”. (p .Leone Dehon).
Marinella
Martucci
sorridi alla vita che è in te e attorno a te
Intervista a Rita Bertuletti
Ciao
Rita! Raccontaci un po’ di te: potresti presentarti...fare memoria di alcuni
momenti importanti della tua vita? Quali ricordi positivi, momenti di fatica…?
Ciao a tutte e a tutti. Sono Rita
Bertuletti, una bergamasca residente in Bonate Sotto (BG) nella Regione
Lombardia. Sono l’ottava di nove fratelli, ma divenuta la prima in un arco di
tempo veloce poichè i miei sette fratelli/sorelle sono “volati alla casa del
Padre”. A dieci anni, circa, ho perso papà, già da tempo malato, e mi sono
trovata a “fare la grande” ancora troppo piccola, accanto alla mamma e Giovanni
mio fratello minore. Le mie giornate scorrevano su un filo rosso cadenzato come
segue: ore 6.00, del primo mattino, al pascolo con la mucca, ore 8.30 presente
nella scuola sino alle 12.30. Nel pomeriggio piccola operaia alle prese con una
macchina da maglieria. Alla sera condivisione di tempo e di giochi con i
ragazzi e ragazze del vicinato.
A quattordici anni sono stata assunta
nell’azienda “arti-grafiche” e vi sono rimasta sino a venti anni. Sempre sul
luogo di lavoro ricavavo tempo per studiare, aiutata dalle mie compagne, che si
improvvisavano “professoresse”, poichè nelle ore serali frequentavo la scuola
media. Avevo un sogno che mi inseguiva sin da piccola “fare l’insegnante”. In
me albergava il sentire di Don Milani, priore di Barbiana, “la cultura” come
l’arma più potente da passare ad ogni persona grande o piccola perchè potesse
esprimere, sempre e comunque, il suo pensiero coronato dai sentimenti propri.
Questo sogno prese “carne” verso gli anni ottanta.
La mia prima esperienza di insegnante avvenne
nella colonia di Selvino in un territorio montano bergamasco. In quella sede
stavo con ragazzi di dieci anni condividendo con loro giorno e notte: erano
persone esportate dal territorio milanese perchè figli e figlie della “nuda
strada” fatta e incarnata da bande di microcriminalità e di prostituzione. In
quel tessuto esistenziale mi sentivo e ci stavo benissimo… con loro e, grazie a
loro, sono “cresciuta” come donna in tutti gli aspetti… erano i miei maestri di
vita. In seguito ritornai a valle, poichè la colonia selvinese chiuse i
battenti, arricchendomi di svariate esperienze, tutte “generative di vita”.
Da quanto tempo conosci la Compagnia
Missionaria? La tua esperienza politico – sociale vissuta per alcuni anni nel
“comune” del tuo paese cosa ti ha insegnato?
Negli anni 80 conobbi la Compagnia Missionaria
e nell´ 84 feci il mio primo ingresso in essa. Negli anni 90 mi sentivo
inquieta vedendo gli approcci territoriali sociali e politici poco propensi a
realizzare il “bene comune”. Decisa sulla necessità di una cultura politica
frequentai la “scuola politica”, conobbi il pensiero politico di Giorgio La
Pira, feci mio il suo manifesto che recitava cosi “costruire la città dell’uomo
a misura d’uomo”. Mi candidai nelle amministrative del mio paese e venni
eletta: in quegli anni era impensabile trovare una donna nel consiglio
comunale, infatti fui l’unica beata e stimata tra una miriade di maschi. Nella
mia vita prendeva “carne” un sogno-utopico che da tempo mi abitava e che
Papa Paolo VI definiva la forma più alta di carità. La “ricerca del bene
comune” metteva in gioco una forte carica ideale, ossia il coraggio di porsi e
porre l’interrogativo: “quale città dell’uomo in questo contesto storico e
geopolitico?”, accompagnato da una pacata disposizione al dialogo, che sempre
si approccia alla pluralità come ad una chance per accogliere le differenze
come risorse da abitare egenerare alla vita. Questa esperienza durò per venti anni tra fatiche, gioie, successi e insuccessi, portando vicendevolmente “i pesi gli uni degli altri” con dignità e umanità. In sintesi posso narrare che mi ha forgiato di umanizzazione scolpendo in me questa triade semplice e profonda che così recita: 1° - ascoltare per parlare, 2° - vedere per mostrare, 3° - stare per andare. Nel 2000 la morte di mia mamma Rosa… evento dolorosissimo… una nuova tessera-puzzle da lasciare incastonare nella mia vita da Dio-Trinità.
Rita prima a destra(FOTO)
Che rapporto hai con le persone del
territorio, con le varie realtà che ti circondano…quali sogni porti ancora nel
cuore?
Le esperienze socio-politiche-culturali
sperimentate mi hanno introdotto in un vasto “mondo relazionale” costituito da
etnie-culture-tradizioni-fedi-vissuti-esistenziali-sociologici diversificati e
variopinti. Vivere del mondo non solo nel mondo, lasciarmi formare
dalla vita è la mia “nuova missione”. Il pensiero sociologico, filosofico e
non di Madeleine Delbrel, grande donna francese del nostro tempo, e del
sociologo Zygmunt Bauman mi aiutano ad abbracciare la novità dei tempi nuovi, a
stare dentro bene nelle situazioni, sentendo di condividere lo stesso destino
delle persone e della società contemporanea. Da loro imparo a lasciarmi
“provocare”, a sentire una istintiva simpatia verso i miei simili con la convinzione
che non c’è condizione umana che,
insieme alle insidie, non presenti delle opportunità.
La missione che mi attende quotidianamente è
quella di recuperare dalla “società liquida” nuove potenzialità umane
allargando, così, il regno della libertà umana. L’amore è affidato alle mie e
nostre cure, ha bisogno di un impegno costante, di essere ri-generato,
ri-creato e resuscitato ogni giorno. La costante e sempre nuova
scoperta-consapevolezza che Dio in Gesù cerca l’umano da umano e crede nella
nostra libertà, anche quando le nostre idealità si affievoliscono, innesca una
formidabile disposizione generatrice, che ha come direzione obbligata il
“volere-l’altro-come-altro”. Il mio futuro si gioca in questa nuova chiamata: “farmi donna della strada” per
annunciare, con creatività, passione e gioia che Gesù di Nazareth è risorto, è
vivo e… cammina con noi sulle strade della quotidianità.
Concludo con una stupenda
riflessione di Madeleine Delbrel, di come lei si lasciasse incontrare e abitare
da ogni sua giornata nel modo seguente: “ogni
mattina, è questa nostra giornata intera che riceviamo dalle mani di Dio. Dio ci dà una giornata da Lui stesso
preparata per noi. Non vi è nulla di troppo e nulla di “non abbastanza”, nulla
di indifferente e nulla di inutile. È un capolavoro di giornata che viene a
chiederci di essere vissuto. Noi la guardiamo come una pagina d’agenda, segnata
d’una cifra e di un mese. La trattiamo alla leggera, come un foglio di carta…
Se potessimo frugare il mondo e vedere questo giorno elaborarsi e nascere dal
fondo dei secoli, comprenderemmo il valore di un solo giorno umano. E se
avessimo un po’ di fede, sentiremmo il desiderio di inginocchiarci dinanzi alla
nostra giornata cristiana. Noi siamo “caricati” di energia senza proporzioni
con le misure del mondo: la fede che solleva le montagne, la speranza che nega
l’impossibile, la carità che fa bruciare la terra. Ogni minuto della giornata
permette al Cristo di vivere in noi in mezzo agli uomini e donne del nostro
tempo..”.
A cura di
Santina Pirovano
pane… spezzato
Una breve
riflessione di una mattinata un po’ diversa dal solito.
E’ quanto abbiamo
vissuto della festa dell”Eccomi” svoltasi a Bologna ,nella nostra casa di Via
Guidotti 53, il 25 marzo festa dell’Annunciazione.
E’ un appuntamento ormai consolidato, vissuto come famiglia,
al quale NOI CM rispondiamo in diversi
modi e altrettanti stili, a secondo della realtà dei continenti e delle città,
dove siamo presenti.
La nostra casa di
Bologna è considerata Centro CM. Alcuni giorni prima ci arrivavano echi sulle
date e iniziative che altri gruppi CM avevano stabilito per questo avvenimento:
dal Portogallo, Mozambico, Indonesia, Cile, Argentina… Queste notizie ci
sembravano piccole luci , fari luminosi che pian piano si accendevano per
illuminare le strade del mondo, ma avevano anche il potere di farci sentire in
comunione di cuori e di ideale, cancellare le distanze tra noi, accogliere
risposte concrete al “Noi CM”.
Così
succede ogni anno quando i gruppi, missionarie, familiares e amici ricordano e
celebrano insieme il Si di Gesù e di Maria:” Ecce Venio – Ecce Ancilla”. E’ una adesione quasi unanime fatta di
riflessione, preghiera e ricordi condivisi tra noi e che abbiamo voluto
chiamare semplicemente: “Festa
dell’”Eccomi”. E’ diventata uno spazio di accoglienza per vivere e
condividere insieme la spiritualità, il carisma, il senso missionario ,
l’amicizia.
Anche questa volta ci siamo ritrovati: missionarie, alcuni
amici, e una buona rappresentanza di Padri dehoniani.
Quest’anno noi missionarie di Bologna abbiamo creduto
opportuno riflettere sul tema che la nostra chiesa ha stabilito per l’Anno del Congresso Eucaristico
Diocesano ( dal 13 novembre 2016 all’8 ottobre 2017): “Voi stessi date loro da mangiare”. Ci ha aiutato nella riflessione p. Marco
Bernardoni SCJ.
P. Marco nella sua introduzione ha riassunto bene la
motivazione: Un’idea felice che onora il
respiro ecclesiale della Compagnia Missionaria del Sacro cuore, il suo
desiderio ovunque si trovi, di mettersi al passo e al servizio della Chiesa
locale.
Il tema è stato presentato con entusiasmo e convinzione.
Oltre a farci riflettere ci ha suggerito alcune indicazioni per continuare con
fedeltà in questo cammino e ci ha soprattutto provocato a “ trovare la spiritualità adeguata a questo
passaggio di epoca Si tratta,dunque,di intuire le direzioni verso quali lo
Spirito spinge la Chiesa”.
Le risonanze e interventi dei presenti hanno arricchito la
riflessione.
Ci sembra di aver trovato risposte adatte anche per
rispondere all’obiettivo che si vuole raggiungere in questo anno del Congresso
Eucaristico presentato dal nostro Vescovo Matteo:”…Gesù ci insegna a rispondere alla fame di tanti. Per farlo non dobbiamo
cercare capacità particolari o possibilità straordinarie, che non avremo mai,
ma solo offrire il poco che abbiamo e condividerlo, affidarlo al suo amore
perché tutti siano saziati, noi e il prossimo”. Una mattinata trascorsa
nell’ascolto della Parola, nella
condivisione, nella semplicità, nell’amicizia.
Il depliant che avevamo preparato come invito alla festa
diceva: “Desideriamo condividere con
ciascuno/a di voi una mattinata di amicizia, riflessione e gioiosa
convivialità”. Nel nostro piccolo possiamo dire che ci siamo riuscite,
perché il poco che avevamo lo abbiamo condiviso.
Al termine dell’incontro abbiamo voluto concretizzare
attraverso un simbolo la continuità di questa condivisione, anche fuori dal
nostro ambiente: a ogni partecipante è stato consegnato un piccolo pane, non
come semplice ricordo, ma come “segno concreto” da spezzare e condividere una
parte, con chi ci è vicino. Pane per un cammino insieme!
Santina Pirovano
effondere l’amore
Sabato 11 Marzo come
gruppo CM Lombardia Liguria ( familiares e missionarie), abbiamo vissuto con un gruppo di amici la festa dell'Eccomi.
E' stato bello preparare insieme questo evento ed è stato bello presentarci
così come siamo: laiche/i che vivono diverse realtà condividendo la
spiritualità che li rende famiglia all'interno della Compagnia Missionaria del
Sacro Cuore. Abbiamo voluto presentare con dei power point e due video le
nostre realtà: i familiares, le missionarie, come entrambi viviamo l'Eccomi e
la missione là dove il Signore ci chiama. Non abbiamo offerto una conferenza
bella e arricchente tenuta da qualche padre come solitamente avviene; abbiamo
voluto inviare il messaggio che chiunque
è chiamato a fare della sua vita un Eccomi. Nell'immaginario collettivo le
missionarie o i missionari, sono eroi che lasciato tutto.: casa, lavoro , affetti..., si trasferiscono in
Paesi poveri per aiutare e portare Cristo a poveretti bisognosi di tutto, salvo
poi, scoprire che Cristo lo si incontra lì e che quello che si porta è proprio
poco rispetto a quello che si riceve. Si pensa di non essere in grado di
appartenere a questa schiera di eroi e si fa quel che si può raccogliendo soldi
per qualche progetto, visitando l'amica missionaria e raccontare poi in che
stato di indigenza l'ha portata a vivere la sua scelta ( o il suo sì),
tutto in perfetta buona fede ; non
vorrei essere fraintesa. Quello, però, che mi è sembrato un messaggio
bellissimo e forte , è stata la conclusione di un'intervista di Anna Maria
Berta che abbiamo presentato come video,
in cui dice: “ [...]la donna africana va aiutata ma va soprattutto amata”. Questa
è la chiave giusta per vivere la missione: AMARE. Vuol dire diffondere ed
effondere l'amore come un olio profumato. Andare incontro all'altro con le
nostre fragilità e le nostre paure e accogliere le sue fragilità e le sue
paure. Maria con il sui SI ha vinto le sue e ha contribuito a cambiare il
mondo.
Il messaggio è ,quindi
, che ognuno di noi: missionarie, familiares, cristiani, uomini e donne di
buona volontà, è chiamato a dire il suo SI' dove la vita lo pone, sia l'Africa,
L'America Latina ,L'Asia, una città della Liguria o un piccolo paese del
Piemonte. Ovunque “ dobbiamo imparare a penetrare le cose e trovarci Dio” (
Master Ekard) ed a accoglierlo, aggiungo io; l'Africa ci viene incontro e noi
ne abbiamo paura, vediamo un nemico e ci chiudiamo a riccio e non ci accorgiamo che questo atteggiamento
ci porta alla morte. Noi realizziamo la nostra umanità quando sappiamo entrare
in relazione, quando si esce da se stessi per vivere in comunione con Dio, con
gli altri, con l'ambiente( cfr LS 240). Chiedo scusa, mi sono fatta prendere la
mano dalle mie riflessioni e forse sono uscita dal “seminato” però credo sia
stato bello presentare i nostri Pawr point con l'intento di cui sopra. Subito
non c'è stata una grande risonanza ma nel momento conviviale che è seguito,
parlando a tu per tu con alcune persone si è proprio giunti a questo: il
Signore chiama tutti e alla nostra risposta generosa segue la scoperta che il
regno di Dio è anche nell 'infinitamente piccolo delle cose che ci circondano e
che non vi sono eroi irraggiungibili e mediocri scontenti.
Termino con:
C'è una buona notizia e una cattiva.
La prima è che anche in un mondo dominato
da titanici centri di potere finanziario,
costruire il bene comune e accrescere la possibilità
di decidere veramente delle nostre vite è ancora possibile.
La seconda è che non possiamo farlo mettendo semplicemente
una croce su una scheda e poi tornare a guardare le TV.
( Noam Chomsky)
Maria Dolores Biggio.
a monguelfo l'amore di dio mi invade
Il mio lungo silenzio può apparire di “morte”, ma
non è così. Come sapete continuo a vivere, con grande sofferenza, il fatto
della sparizione dal luglio 2015 di mia sorella Isabel. L’abbiamo cercata
costantemente, ma non sappiamo come e dove trovarla. Questa situazione mi ha
impedito di dare la mia collaborazione nella nostra Casa per Ferie a Monguelfo,
attività che risale quasi alle origini della CM e che considero come una grande
missione e nella quale mi piace collaborare.
Nel
1989 lasciai la mia bella “Isola dei fiori” (Madeira) e l’immenso Oceano
Atlantico per andare a Siusi, piccolo villaggio sulle Dolomiti per dare lì il
mio contributo di lavoro in questa espressione della nostro missione e me ne
innamorai immediatamente. Nonostante la difficoltà della lingua, non sapevo
niente di italiano, mi sono adattata con molta facilità e, durante i quattro
anni trascorsi lì, ho sentito che vivevo, con molta gioia, la mia vocazione di
consacrata secolare. Posso affermare che mi ha subito affascinata la simpatia
delle missionarie e delle persone in generale, la grandiosità degli immensi
prati verdi e delle montagne che sembravano raggiungere il cielo. Da allora ho
scoperto che il lavoro nella Casa per Ferie è davvero un grande campo di azione
missionaria. Sono rimasta incantata! La missione in quell’attività era ed è
come sentire l’infinito dentro e fuori di me stessa.
Lì
c’è tempo per tutto: Eucaristia, adorazione, comunicazione con gli ospiti, fare
passeggiate, contemplare la natura e far proprio il servizio affidatoci a
secondo delle varie esigenze. Quando tutto è ben organizzato, ci sentiamo in
armonia. Tante volte ho detto al mio gruppo di Funchal che, quando do la mia
collaborazione a Villa San Giuseppe, Monguelfo, sento che l’amore di Dio mi
invade. Non trovo parole per descrivere la felicità che provo in questo campo
di missione.
Siamo
consapevoli che la nostra vita non è esente da tensioni, conflitti, difficoltà
e, perché “l’amore domini tutte le
espressioni della nostra vita e appaia evidente nella testimonianza espressa
mediante la vivacità della donazione, il sorriso, la semplicità,
l’accoglienza…” (Statuto CM n.9), bisogna saper perdonare e essere misericordiose
come è misericordioso il Padre nostro.
Tutte
le volte che do la mia disponibilità al servizio nella Casa per Ferie, mi sento
nella famiglia CM e, per questo, non mi limito a quei servizi che mi sono
affidati, anzi, spontaneamente mi offro per altri servizi e, a volte, prendo
l’iniziativa di curare anche i fiori e l’orto…Sono consapevole che lì non sono
un’impiegata, ma una missionaria in missione che cerca di fare tutto con amore
e gioia e, come ho detto sopra, c’è tempo per tutto, anche per la siesta.
Ringrazio
per le preghiere che avete fatto per me e per la mia famiglia. Riconosco che
Dio ha fatto in me cose grandi e credo che solo la grazia può trasportare le
montagne. Per tutto cantiamo: Magnificat!
50 anni di consacrazione
La mia storia di
consacrazione a Dio nella Compagnia Missionaria del Sacro Cuore di Gesù, è
iniziata il 29 settembre 1965,con la prima emissione dei voti di castità,
povertà e obbedienza, a Bologna nella sede centrale dell’Istituto.
In quel giorno, mentre mi avvicinavo all’altare per
pronunciare il mio SI, mi uscirono spontaneamente dal cuore queste parole: “Prendi, Signore tutta la mia vita, dammi il
tuo amore e la tua grazia e mi basta”.
Lo Statuto della Compagnia Missionaria al N° 2 dice: “scelte
da Dio, scegliamo Dio, come unico bene della nostra vita.
Queste parole, hanno rimosso dal mio cuore, timori, paure,
incertezze ect., convinta veramente che era Dio che mi era venuto incontro, mi
aveva chiamata, cercata e incoraggiata a seguire Gesù; Lui voleva essere il mio
unico sposo. Si, sebbene sperimentavo tutta la mia limitatezza, fragilità e
incapacità, ebbi la forza di andare avanti certa che c’era Gesù con me.
Sono passati 50 anni, e non mi sembra vero, perché è come se
fosse ieri; il tempo è volato, anche perché ho lasciato dietro a me ogni dubbio
ed ogni paura e mi sono fidata di Lui.
In questi 50 anni, Dio è sempre stato con me, non mi ha
lasciata sola, non mi ha fatto mancare nulla. In particolare:
- la sua grazia,
Lui, ha posto nel mio cuore il desiderio della preghiera, di una profonda
comunione con Lui, cuore a cuore e gioiosamente quella comunitaria. La forza
della preghiera mi ha sempre fatto desiderare il bene, anche quando non era facile, ma la sua grazia in me ha lavorato
rendendomi capace di discernere ciò che era gradito a Dio, ai fratelli e sorelle.
- Inoltre,
ho fatto forte esperienza della fedeltà
di Dio. Mi ha reso forte e capace di stare con Lui, di non venire meno agli
impregni presi. SI, Dio è fedele e la sua fedeltà è la mia forza, il mio
coraggio, entusiasmo e audacia.
- Altra
grazia molto bella e particolarissima è stata ed è la sua misericordia, cioè sentirmi sempre amata e accolta con tutta me stessa, e dandomi la forza di
ricominciare ogni volta che la mia fragilità mi si imponeva e mi si impone.
In questi 50 anni di vita consacrata, ho avuto grazie
particolari di cui, per dare gloria a
Dio, voglio fare memoria, perché Lui ha fatto tutto in me; io nella mia povertà
non potrei nulla.
Non posso non fare memoria della presenza di Padre Elegante
nella mia vita. Lui è stato lo strumento
che mi ha guidata, aiutata a vivere in Dio, con Dio e per Dio, aprendomi
orizzonti perché il regno di Dio si estendesse a tutti. Inoltre un ricordo va
anche alla mia famiglia naturale, che sebbene erano contrari alla mia scelta,
dopo erano orgogliosi di me e mi hanno sostenuta sempre, aiutata e voluta bene.
Il mio ricordo va anche ad ogni sorella della Compagnia Missionaria che con
amore, tenerezza e rispetto mi sono state vicine e aiutata nel mio cammino.
Non posso no ricordare i sacerdoti che ho incontrato nel mio
cammino, e quanto bene ho ricevuto da tutti. Quando c’era l’occasione e potevo
recarmi nelle loro parrocchie per testimoniare la mia gioia missionaria e
ricordare che tutti mediante il Battesimo si è missionari, era per me e per
tutti loro motivo di grande gioia e gli inviti si ripetevano, (in particolare
quando mi recavo in Sardegna per un periodo di riposo e per stare con i miei).
I miei giorni erano sempre pochi per rispondere alle
esigenze di tutti, ma nella misura del possibile mi rendevo disponibile.
Inoltre a tante altre, tantissime persone va il mio grazie,
e in particolare alla comunità di origine: Atzara: ad Atzara ho ricevuto il
Battesimo, il sacramento della confermazione, e sono cresciuta nelle file
dell’Azione cattolica, ed ho ricevuto tantissimo.
Tutti ad Atzara, mi ricordano, mi hanno voluta molto bene e
continuano a volermi bene, ho sempre sentito tutti molto vicini con la
preghiera e l’aiuto anche materiale per la mia attività missionaria.
Dopo la prima emissione dei voti, ebbi un bellissimo dono
datomi da Dio, ma offertomi dal Padre Fondatore: lui mi chiese se volevo andare
in missione, in Mozambico. Era questo il mio forte desiderio, cioè consacrami a
Dio per aiutare tutti, i vicini e i lontani.
La missione è un grande dono, ma è una
bellissima rosa con tante spine, che non
si può fare a meno di amare: si ama, si ama tanto, perché i fratelli e le
sorelle a cui sono stata inviata mi hanno accolto con cuore grande, aperto e
generoso. In tutti ho trovato una grande sete di Dio, aspettano e amano tanto i
missionari e le missionarie.
SI, rendo grazie al mio Dio per quanto ho vissuto in terra
Mozambicana, per la gente che ho incontrato, curato, i bimbi che sono nati, i
lebbrosi che ho avvicinato, i tubercolotici che ho curato; i catechisti con i
quali ho lavorato, le comunità cristiane con le quali ho pregato e sofferto con
loro. A distanza di tempo, tanta gente è ancora presente nel mio cuore e nella
mia preghiera, la missione non finisce mai. Ora che vivo a Bologna sto facendo
una raccolta di “perle” per me sono perle, mentre non è così per tutti. Cioè mi
trovo con la fragilità che è propria della mia età, ma che mi aiuta a vivere in
stato di missione. Spesso mi trovo a percorrere strade su cui ho camminato, e
questo in Italia, in Portogallo e in Mozambico.
Sento vivo in me la forza dello Spirito che mi sospinge, mi
fa sognare e desiderare, ed io voglio accogliere con tutta sincerità lo Spirito
Santo, perché mi aiuti sempre a dare il primato a Dio e ogni giorno fargli
quello spazio necessario perché possa operare in me.
Maria,
Madre, Guida e Custode della Compagnia Missionaria, è per me il modello che mi
aiuta a riconoscere l’azione di Dio e dargli tutto lo spazio nella mia vita.
Anch’io con Maria esclamo: l’anima
mia magnifica il Signore, e il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore!
Ecco ho raccontato in breve ciò che Dio ha operato in me
durante questi 50 anni, e voglio rendergli grazie e lodarlo per tutta la mia
vita.
Elisabetta Todde
In questa tappa della mia lunga vita che segna il mio
50mo di consacrazione, mi porto dentro stupore, gioia e lode al Dio Amore per
avermi creata, voluta, amata, chiamata alla sequela di Cristo Gesù nella
Compagnia Missionaria del S. Cuore; per avermi portata, ri-generata, inviata… per
un servizio umile, nascosto, da me offerto e vissuto come sacrificio d’amore e
di riparazione perché il Regno di Dio
raggiunga tutti i cuori.
Durante questo anno ho pensato e penso spesso ai miei
50 anni di consacrazione. E ogni volta mi sale dal cuore un inno di benedizione
a Dio Trinità perché in tutta la mia vita mi ha riempita dei suoi immensi doni;
mi ha ricolmata della sua grazia; ha avuto pietà, da sempre, della mia
pochezza, fragilità, meschinità. Sì, il 50mo della mia consacrazione è
soprattutto rivelazione dell’amore fedele, paziente e misericordioso del Padre
che, nel suo Figlio dal cuore trafitto, mi ha amato fino alla fine.
Per questo sento che l’essere stata chiamata come
missionaria del s. Cuore è il dono più prezioso che abbia ricevuto nella
mia vita. Un dono che sento vivo e
vitale in me, nel concreto del mio vivere quotidiano. Un quotidiano che cerco
di vivere in docilità filiale, in solidarietà fraterna, in dimensione oblativa
e con uno sguardo continuo, ampio e attento al mondo con le sue gioie,
speranze, conflitti, grida di aiuto…
Solo così, portando in me la Parola di Dio e vivendo
con questa attenzione – apertura – servizio …, sento che la mia vita ha un
senso e mi genera dentro una profonda pace e serena gioia, frutto dello Spirito
Santo, invocato quotidianamente. Una pace e serena gioia che rimangono anche
nelle situazioni di conflitto, di fatica, di incomprensioni… che inevitabilmente
segnano il cammino di tutti.
Sì, sono profondamente grata al Padre, al Figlio dal
Cuore Trafitto e allo Spirito Santo per come hanno “segnato” la mia vita; a Maria che mi è sempre stata madre, guida e
custode sapiente. E il mio grazie profondo e affettuoso va anche a tutta la
Compagnia Missionaria, che ho sempre sentito come la “mia” preziosa e cara
famiglia nella Chiesa; a p. Albino che, obbedendo alla voce dello Spirito
Santo, ha dato origine con coraggio, fede e concretezza alla CM.
Sento importante infine dire il mio grazie anche a
tutte le persone che Dio Amore ha messo sul mio cammino, a partire dalla mia
amata famiglia di origine e a tutta la Famiglia Dehoniana . Sì, grazie per come
ogni persona, a suo modo, anche chi certe volte non mi ha compresa, mi ha aiutato a crescere come donna e come
missionaria CM.
E, se per tutto quello che è stato dico un grazie pieno di gioia e gratitudine,
per quello che sarà dico un sì nell’abbandono
pieno alle mani del Padre perché “Lui è
mia roccia e mia salvezza, mia difesa: non potrò vacillare” (Sal 62).
Marta
Bartolozzi