Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
La COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede centrale a Bologna, ma è diffusa in varie regioni d'Italia, in Portogallo, in Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.
News
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09 / 08 / 2024
Agosto 2024
Edvige Terenghi, amministratrice centrale, visita i gruppi in Mozambico....
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09 / 08 / 2024
Agosto de 2024
Edvige Terenghi, administradora central, visita os grupos em Moçambique....
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09 / 08 / 2024
Agosto de 2024
Edvige Terenghi, administradora central, visita los grupos en Mozambique...
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09 / 08 / 2024
19 ottobre 2024
Assemblea italiana, in presenza, a Bologna, e in collegamento online...
ben-haja inhambane!
Abbiamo accolto con
gioia l’invito, da parte del diacono Ananias, a partecipare alla fiera
vocazionale, organizzata dalla commissione diocesana di Inhmbane il 13
settembre 2014.
E’ stato un momento
solenne, un incontro fraterno dove è stato possibile uno scambio di esperienze
riguardo alla dinamica diocesana della pastorale vocazionale.
Di Maputo, abbiamo partecipato Irene ed io e da
Nampula, Gabriela. Siamo partite venerdì 12 settembre, molto presto perché ci
aspettava un lungo e stancante viaggio ma, nonostante le difficoltà, abbiamo
affrontato il tutto con coraggio e serenità. Siamo arrivate a Inhambane alla
sera e precisamente al Centro di promozione umana di Giùa, gestito dai
Missionari della Consolata, dove siamo state ospitate per due giorni.
La mattina del sabato
già si vedevano arrivare persone dal sud della regione e dal centro di quella
diocesi che venivano a partecipare a questa fiera vocazionale. All’inizio c’è
stata una bella riflessione riguardo alla vocazione e alla preghiera. Subito
dopo, 21 Congregazioni/Istituti hanno presentato il loro carisma ed hanno risposto
alle domande dei circa 300 partecipanti in ricerca vocazionale di età diverse.
In seguito c’è stata
la presentazione del carisma e missione
di ciascun Istituto, cioè la propria dimensione essenziale. Riguardo alla
Compagnia Missionaria, Gabriela ha comunicato chi siamo, Irene invece ha
parlato della nostra spiritualità ed io ho presentato la nostra missione.
Essendo la nostra vocazione secolare una novità in Mozambico, soprattutto in
quella regione, la nostra presentazione ha suscitato un grande interesse nei
giovani presenti e anche in alcuni istituti religiosi.
Un altro momento
importante è stato il pranzo, preparato con tanto amore per tutti noi
partecipanti, dove abbiamo avuto la possibilità di scambiarci impressioni con
diverse giovani che, un po’ timidamente, ci avvicinavano e presentavano i loro
dubbi …Giovani molto aperte e desiderose di conoscere e imparare. E’ stata
davvero una magnifica esperienza! Mi ha rafforzata nel mio desiderio di
continuare il cammino con la Compagnia Missionaria e mi ha fatto realmente
scoprire un altro orizzonte della vita cristiana.
Ben-Haja Inhambane!
una settimana speciale
Carissimi, vi aggiorno su quanto
ho vissuto in questo ultimo periodo, inizio di gennaio, dopo la mia partenza
per Matola, periferia industriale di Maputo, dove si trova il Seminario
Filosofico di Sant’Agostino. Lí noi missionarie presenti in Mozambico, abbiamo
trascorso insieme alcuni giorni per fare gli esercizi spirituali.
Abbiamo
iniziato la sera del 3 gennaio e ci siamo lasciate il 12, per rientrare nelle
nostre realtà di lavoro e di formazione. Abbiamo inserito 3 giorni di Assemblea
dei gruppi per trattare e condividere problemi, dinamiche, progetti ed
economia. Il resto del soggiorno in Seminario lo abbiamo trascorso in un clima
molto bello di ascolto, riflessione, silenzio e preghiera. Il Seminario é un
insieme di edifici dove vivono per 11 mesi l’anno circa 120 giovani in
preparazione al sacerdozio. Dopo questo periodo, passano al Seminario Teologico
Maggiore di Maputo dove li aspettano 4 anni di teologia, ultimo gradino prima
del sacerdozio. Di fronte al cancello d’ingresso ci accoglie la statua del patrono
Sant’Agostino, in pietra bianca. La chiesa è subito lì, seminascosta, in mezzo
ad alberi frondosi che riparano dal sole cocente e dalla pioggia che, in questo
periodo estivo, si rovescia sulla terra soprattutto la notte con uno scrosciare
insistente sulle foglie della pera abacate (avocado) e del canho che sta
maturando e scarica i suoi frutti gialli e tondi per terra, come palline da
ping-pong. Il vasto giardino dá un senso di pace con le sue macchie verdi e
rosse degli alberi di acacia. Dove non ci sono aiuole verdi di erba selvatica,
c’é la sabbia rossa.
Il predicatore é Dom João Carlos
Nuñes, giovane vicario arcivescovile della diocesi di Maputo. É una persona
molto interessante, semplice, dai tratti gentili. Ci mette a nostro agio
raccontandoci qualcosa di sé, per farci comprendere che la vita può riservare
tante sorprese, che siamo tutti molto diversi proprio per le nostre origini e
culture familiari. Suo padre era un portoghese con la famiglia in Portogallo
ma, dovendo vivere in Mozambico, si è preso come compagna una cinese, sua
madre.
Fino a 17 anni, ha vissuto come
tutti gli adolescenti birboni, rubacchiando, facendo marachelle; lo ricorda
sempre che ha anche rubato una moto. “Era um bandido, eu!” dice, a significare
che la sua vita non è trascorsa sulla falsariga di quei ragazzini tutti casa e
chiesa, anzi, lui proveniva da un’educazione senza Dio. Racconta che si è
sempre sentito diverso dagli altri ragazzi cristiani, che conoscevano tutte le
preghiere a memoria, che sapevano come ci si doveva comportare in chiesa. Lo
fermavano in tempo quando lui voleva andare a fare la comunione come gli altri,
mentre non era ancora battezzato. Quindi anche lui si chiede spesso come ha
avuto inizio la sua conversione che, a suo parere, è dipesa molto dalle
relazioni che aveva con i ragazzi cristiani della sua età, che lo conducevano
nel percorso cristiano spiegandogli passo passo cosa stava vivendo con loro.
Ci è molto piaciuto il suo modo
di essere compagno nostro in quei
giorni, con il suo bagaglio di storia personale vissuta anche nella sofferenza
per la sua provenienza, per la diversa cultura e per il colore della pelle.
Ciononostante non porta giudizi o recriminazioni verso le persone, piuttosto
riconosce che il Signore si è servito di ciascuno di loro per portarlo al
grande passo del sacerdozio e per questo nutre profonda gratitudine.
La sua meditazione sulla
“comunicazione” è supportata da esempi concreti vissuti nella ricerca continua
di farcela a creare una “rete” di relazioni interpersonali positive con i
vicini e i meno vicini. Per vivere in profondità la comunione che esprimiamo
nel “Noi C.M.”, ha lavorato su parole-chiave come “accogliere, comprendere,
accettare” gli altri, dove le diversità aprono ad orizzonti nuovi, rendono
capaci di scoprire altre dinamiche di condivisione, di vita, di relazione. Non
temiamo di “metterci in discussione”:
“chi sono io? Chi sei tu?...l’altro? chi siamo noi?”. Cogliamo la forza dei
talenti personali!, ai quali aggiungere sentimenti, emozioni, desideri... io ho
dei talenti, l’altro non ha i miei, ma ne ha di suoi e mi completano... la
stima delle diversità, nonché la chiara convinzione che ciascuno di noi ha in
sé la “grazia” e il “peccato”. Fuggono veloci gli esempi di vita e la mente,
che sta traducendo in italiano, non memorizza tutto e molto si perde. Peccato!
Mi
piace ora ricordare la parte che mi ha coinvolto di più e cioè quando Dom João
Carlos ci ha parlato con competenza della nostra spiritualità e secolarità. Lui
lavora molto in internet, pertanto ha consultato tutti i documenti che ha
trovato e in particolare sulla nostra spiritualità che ha origini dehoniane. Ha
consultato il n. 18 dei documenti scj, dove sono riportate le tre parole-chiave
dei dehoniani e anche nostre, che Padre Albino ci ha lasciato come modalità di
vita interiore in relazione all’ “amore che si fa comunione”: “A.O.R., A come
Adorazione, O come Oblazione, R come Riparazione”. Ci ha anche detto.
“Descupla! Scusate!, ma è anche colpa vostra se poche giovani vi seguono,
perché non portate “fuori” tutta la ricchezza della vostra spiritualità!
L’avete lì a vostra disposizione, la gustate voi, la vivete voi, ma dovete
imparare a comunicarla”. È vero. Inoltre abbiamo anche il vantaggio della
secolarità, mezzi e modi per lavorare anche in rete, e ce lo sottolinea, come
farebbe un fratello con una sorella un po’ reticente, intimidita dalla
grandezza della proposta.
Ho vissuto bene ogni giorno di
questo ritiro, nella gioia di ritrovare sottolineature conosciute ma proposte
in modo nuovo, vivo, concreto, con quegli esempi personali che a volte possono
costare perché evidenziano povertà, bisogno di aiuto, eppure tanto efficaci. Mi
sono riconosciuta povera e peccatrice ma nella gioia di appartenere ad un Dio
tanto sublime, misericordioso, ricco di bene e “rivolto” alla mia persona nella
benevolenza, nell’amore che solo Lui può donare. La gioia di sapersi amati fa
esplodere nel bene tutta l’energia di cui siamo capaci. Voglio portarmela a
lungo nel quotidiano. Infine abbiamo vissuto due momenti importanti: venerdì 8
gennaio, Dalaina ha rinnovati i voti temporanei nelle mani della sua
responsabile Mariolina Lambo, durante la celebrazione eucaristica vespertina
nella Cappella del Seminario. Abbiamo fatto festa naturalmente, con canti in
lingua e applausi di gioia, concludendo il tempo del silenzio con una buona
cena. Sabato 9 gennaio dalle 10,30 in poi abbiamo preso parte alla santa Messa
per la rinnovazione dei voti di incorporazione perpetua di tre nostre sorelle
mozambicane: Julieta Carlos Mendez, Helena Enoque Matine e Amélia Gabriela
Sitoe.
In quei momenti io personalmente vivo una
maternità felice, vedo la C.M. andare avanti verso il futuro con volti nuovi,
lodo il Signore perché il seme che ha posto nel cuore di Padre Albino, quel 25
dicembre 1957, ha fatto germogliare altre piante di buon grano. Che il Signore
le conservi e le faccia crescere in questa giovane Chiesa africana. La santa
Messa è stata ben preparata da Anna Maria Berta con formulari curati e precisi,
ma anche con la guida di Avelino, valente maestro di musica e danza, nonché
amico da anni, che è capace di far danzare le giovani addette, durante la
liturgia, con una grazia unica, adatta alla sacralità del momento. La celebrazione
ha avuto il suo momento forte nell’offerta di sé, a Dio e alla Chiesa, di
ciascuna missionaria con la formulazione del proprio impegno di vita a servizio
del Vangelo. C’erano presenti amici e giovani delle parrocchie di provenienza
delle missionarie, i parenti con le loro famiglie e, a celebrare, i relativi
parroci, con Dom João Carlos Nuñes a presiedere. Egli ha rivolto alle
missionarie festeggiate parole di forte presa di coscienza della propria
condizione di laiche consacrate nel mondo, di incoraggiamento a vivere nella
semplicità evangelica l’appartenenza a Dio e alla C.M.; ha ricordato passo
passo quale impegno esse offrano alla Chiesa e all’uomo di oggi in nome del
Vangelo, nelle scelte dell’Istituto e nella linea della spiritualità che ha la sua
radice profonda nell’incarnazione di Gesú: “Ecce venio...ecce ancilla...”.
Concludo così, con alcune tracce,
alcuni pensieri, momenti intensi di condivisione e appartenenza... non è il
tutto di una settimana speciale, ma è il desiderio di dirvi che è stata un
tempo di grazia. Anche se rimane il “molto” da comunicare, spero che la parte
migliore vi giunga in seguito, ad opera delle altre missionarie.
In comunione.
dio è amore
Quando
verso la metà del 2002 parlai per la prima volta con Giannina della mia
vocazione; non avrei mai immaginato che sarei arrivata a questa tappa:
l’incorporazione perpetua. Chi l’avrebbe detto!
Il
mio cammino come mamma, impiegata pubblica, le mie relazioni familiari e le
amicizie mi facevano dubitare sulla possibilità che un giorno si sarebbe
realizzato un antico sogno che in quel periodo non me ne resi neanche conto. Di
fatto Dio mi aveva riservato due progetti: il primo quello di essere madre; il
secondo quello di consacrarmi alla vita missionaria. Chi potrà comprendere i
disegni di Dio?
A
causa della mia condizione, i miei figli e il resto della mia famiglia sono
venuti a conoscenza della mia vocazione solo quando li ho invitati a
partecipare alla festa per la mia incorporazione perpetua.
Il
10 gennaio u.s. è stato preceduto dalla preparazione mediante un ritiro animato
dal vescovo ausiliare di Maputo, Dom Joao Carlos, un giovane (non ha ancora 50
anni) molto creativo che cerca di unire la Parola di Dio con la realtà vissuta
nelle nostre famiglie, nei gruppi e comunità. Il luogo del ritiro: il seminario
filosofico Sant’Agostino, un ambiente molto calmo, dove si respira aria
pura,con molte piante e alberi da frutta. Così, con queste condizioni molto
favorevoli, abbiamo vissuto il nostro ritiro, rivisto la nostra vita, i nostri
comportamenti come persone e come missionarie.
E,
finalmente il giorno della festa. Sono arrivati a sant’Agostino i miei figli, i
fratelli e, non potevano mancare, i parenti più vicini e amici che ci
accompagnano in tutti i momenti della
vita.
Le esclamazioni erano: perché non ci hai mai detto niente riguardo alla tua
scelta?
Tuttavia mi ha colpito molto il vedere come tutti si
sono impegnati per la preparazione della mia festa. La parrocchia di Gabriela
ha animato la Messa con canti e danze liturgiche ben preparati. Il gruppo degli
Amici CM ha contribuito molto nella
preparazione delle vivande per la festa. In quel giorno abbiamo vissuto un vero
clima di comunione con le nostre famiglie. Per loro non c’era distinzione,
eravamo tutte figlie, ci salutavamo tutti allo stesso modo e ciascuna famiglia
aveva portato regali per noi tre. Così abbiamo sperimentato una vera unione
fraterna.
Una
certa tensione non mi ha permesso di assaporare fino in fondo i momenti
liturgici davvero intensi. Oggi dico: come vorrei tornare a vivere quei momenti indimenticabili della
mia vita.
Abbiamo
vissuto momenti belli e ne siamo uscite più arricchite e soprattutto più
motivate nel vivere l’impegno che Gesù ci chiede: essere sale della terra e
luce del mondo.
Dio
ci benedica e ci conceda la sua grazia.
festa dell'eccomi, sapore di maputo
Sono quasi le 17,30, le sedie sono state
riposte nel garage, il proiettore e il
PC sono nella mia stanza, il nostro “soggiorno” all’aperto è
vuoto. Sono tornati tutti a casa loro. Affacciata sulla scala della cucina
guardo giù e penso a Chica, Gulugulu, Julieta M., che alle 14 erano già qui a
dare una mano, ce ne fosse stato bisogno; a Luisa, Tomàs, Julia con il
figlioletto, Marta, Claudina; ad Ana Maria, che ha lasciato a casa Zeferino con
i tre figli. Infine a Maria Elisa, la nuova del gruppo. Vengono tutti dalla
periferia e si sono messi in strada già alle 12,45, chi con l’auto, chi con il chapa, per arrivare puntuali alle
14,30. Rivedo Alice, che con Julieta M. fa parte del nostro gruppo, e che è
arrivata un po’ dopo, a causa della sua malattia. Le sue gambe perdono le forze
e anche oggi per lei è una conquista essere presente all’incontro spingendo il
suo carrellino. E poi Irene e io - manca Giannina, in Italia per ragioni di
salute delle sue sorelle - che abbiamo fatto la prima accoglienza preparando,
per la grande, umile e povera Festa
dell’Eccomi, un panettone italiano con dolciumi e bevande fresche e
dissetanti.
Al finire della giornata si vede tutto
con occhiali rosa: il vento sottile, il calore sopportabile…, il proiettore di
prima esperienza, il percorso formativo e informativo sulla nascita della C.M.,
la nostra spiritualità, le nostre icone, le letture scelte… e la nostra
personale capacità di comunicare, che in Irene ha radici lontane e profonde,
mentre per me si tratta di gestire le poche centinaia di parole, che ad oggi
conosco, per spiegare concetti e esperienze attinenti al tema.
Con i Power Point a disposizione è stato
tutto molto più semplice, le immagini parlavano da sé; la nostra storia si è
dipanata dal lontano 1957, con la foto delle prime otto missionarie, belle,
giovane, radiose, fino a noi, di oggi, presenti nei vari gruppi dei 4 continenti.
Abbiamo concentrato la forza del
messaggio sulle due letture classiche: quella della lettera agli Ebrei e quella
del vangelo secondo San Luca. È stato un viaggio meraviglioso, tra le figure di
Gesù, che va incontro alla volontà amante e salvifica del Padre proprio al
momento del suo ingresso nel mondo e quella di Maria, avvolta nel mistero del
nulla umano che, con il suo “Eccomi!”, inizia con il Figlio nel grembo a far
conoscere, in primis nella sua famiglia,
la misericordia di Dio Padre. Con l’esplosione del “Magnificat”, Maria racconta
la storia del suo Popolo Israele, lodando la grandezza dell’operare di Dio. Le
nostre due icone hanno esse stesse il linguaggio dell’ascolto e del dialogo,
dell’offerta di sé per un progetto senza confini e dell’affidarsi a Colui che
ama personalmente ogni sua creatura.
Abbiamo consegnato agli Amici un
promemoria di preghiere quotidiane in preparazione ai tempi liturgici forti,
una coroncina per “rimanere con” Maria lungo il giorno, per strada, nel
compimento dei nostri impegni, in casa, per tenere il nostro cuore in costante
“connessione” con Lei, che è nostra Madre, Guida e Custode. È stata un segno
gradito anche la consegna dell’immagine di Maria, quella delle origini, che
abbiamo a Bologna, accompagnata dalla breve preghiera di offerta. È con
commozione che ho spiegato agli Amici come quella statua sia per noi una
“presenza”, che andiamo ad incontrare al nostro rientro dalle missioni, nei
momenti in cui il suo Cuore di mamma ci può sostenere e consolare, a dirle grazie
per la sua vicinanza. A Lei abbiamo affidato persone, eventi, forti di una fede
coraggiosa, la sua fede, il suo “Eccomi”, che va oltre il momento presente. È
stata proprio una bella, semplice, gioiosa festa.
Comunicare è una ricchezza… solo poche
righe e alcune foto, segno del NOI CM che ha messo radici anche in Mozambico.
Un abbraccio,
una ford, un lungo viaggio, un sogno realizzato
Di questi tempi i viaggi sono per molte persone un modo di conoscere, rilassarsi, distrarsi e così via, in molti casi una necessità.
Con Mariolina decidiamo di comperare ed andare a prendere la nuova macchina (una jeep marca Ford, grigia con canopy) a Maputo e viaggiare fino a Nampula e di farci appunto un viaggio per conoscere una parte del Mozambico che ci é sconosciuta. Il motivo principale é il risparmio ma il vero motivo é conoscere e capire.
Personalmente, in questi ultimi tempi, sono meno propensa a fare viaggi lunghi per vari motivi e, per questo viaggio avevo le mie riserve vedendo l’alto numero di incidenti sulla strada che dovevamo percorrere ed i molti chilometri: circa 2000. Varie persone a cui abbiamo detto che facevamo il viaggio da sole ci hanno detto che eravamo pazze. Bisogna sapere che Mariolina ed io abbiamo 64 anni e non abbiamo un fisico al cento per cento (Mariolina ha fatto un grave incidente l’anno scorso di cui ci sono ancora alcune conseguenze ed io ho il mio problema ai piedi).
A Maputo aspettiamo i vari documenti della macchina e ci troviamo proprio nel momento in cui entrano in vigore le nuove targhe concordate da tutti i paesi dell’Africa Australe. L’attesa é di quindici giorni in più del previsto. Questo dà la possibilità a Lisetta (che voleva venire a Nampula per riposarsi un poco e stare con noi) di aggregarsi a noi per questo viaggio. Lisetta ha 70 anni!
Prima di procedere nel nostro viaggio proviamo la macchina (che ci viene consegnata il 26 aprile ma della quale dobbiamo ancora completare la documentazione) andando a Manhiça, località a circa 70 km da Maputo. Cogliamo l’occasione per una visita alla famiglia di Helena (che vive con noi a Nampula). Ad aspettarci c’é la sorella con i suoi figli e la mamma. Ci accolgono con grande affetto e ci fanno una grande festa. Hanno preparato per Helena varie cose che porteremo a Nampula.
Concordiamo insieme a Mariolina che é bene fare il viaggio di giorno, (c’è anche il problema degli assalti) e che ce la prenderemo con calma dedicando almeno tre giorni a questo lungo viaggio.
Si parte il pomeriggio di giovedì (28 aprile 2011) per arrivare a Xai – Xai (che dista circa 300 km da Maputo) da D. Lucio Muandula ( amico e vescovo di quella Diocesi) che ci ospita per una notte. Questo primo tratto di strada é molto trafficato. Andiamo con calma. La macchina é davvero confortevole e si guida senza fatica. In questo primo tratto ci accompagna un prete mozambicano, P. Atanasio (parroco dell’Isola del Mozambico) che rimarrà a Xai- Xai per alcuni giorni.
D. Lucio ci accoglie con grande simpatia. Nota importante: arriviamo all’imbrunire e, pur con indicazioni precise, sbagliamo strada almeno tre volte prima di arrivare alla casa della Diocesi. Comunque grande festa e dialogo vivace e molto animato. Qui conosciamo Veronica volontaria proveniente dell’Argentina che lavora alla Caritas Diocesana di Xai – Xai e due suore sempre dell’Argentina, giunte da poco tempo in Mozambico e che collaboreranno nella pastorale diocesana. Da notare che i missionari/e Latino Americani stanno aumentando la loro presenza nelle diocesi mozambicane proporzionalmente alla diminuzione di missionari/e Europei.
Il mattino dopo alle 6 ci ritroviamo per la celebrazione Eucaristica (D. Lucio ci aiuta a riflettere sulle letture pasquali con la sua solita profondità e competenza) e la colazione. Ripartiamo verso le 7 e 30 da Xai – Xai. Anche D. Lucio e P. Atanasio partono per una missione lontana della diocesi per visitare le comunità e per i battesimi e rimarranno fuori circa 3 giorni. Ci seguono a distanza con molta attenzione ed affetto mandando continuamente messaggi e telefonando per sapere se il nostro viaggio procede bene.
Un dato importante: il Mozambico ha una lunghezza di costa di circa 3000 km e in ugual [img2bdx]misura di strada nazionale. La strada principale che collega tutto il Mozambico è stato un sogno che si è realizzato grazie a vari intervenienti ed attualmente questa rete stradale è abbastanza buona eccetto in alcuni tratti.
In effetti viaggiamo bene da Xai Xai (Provincia di Gaza) a Morrumbene (altri 300 km circa) (Provincia di Inhambane) ci fermiamo per mangiare qualcosa. Subito troviamo un luogo dove ci dicono che oggi non si cucina ma la soluzione alternativa viene subito: comperare una decina di panini e una specie di frittelle di fagioli tipici di questi lati e che conosciamo perché ce li cucina Helena sapendo che ci piacciono; ci prendiamo alcune bibite mangiando i nostri panini con “bagias”. Il luogo ha un nome particolare: “Fala Certo Sitoe e Filhos” (parla sinceramente Sitoe e figli). Gabriela che vive con noi a Nampula ha il cognome di Sitoe ed è oriunda di questa zona e pensando a lei ci facciamo raccontare la storia di questo nome. Una storia simpatica.
Da Morrumbene a Muxungue che dovrà essere la nostra prossima meta dovremo fare circa 400 km)
La parte sud del Mozambico é più sviluppata turisticamente ed ogni tanto ritroviamo dei luoghi tipici africani di ristoro, o delle scritte che indicano dei piccoli villaggi turistici sul mare. Uno dei più noti è Vilanculus. E, fino a questa località appunto, la strada è piuttosto bella e scorrevole senza però quel traffico che pensavamo di trovare. Difatti le strade sono ancora abbastanza prive di automezzi che forse sono più presenti nei fine settimana.
Dopo Vilanculus abbiamo un tratto di strada piuttosto mal messa con alcuni buchi da scansare ed altri tratti meno impegnativi ma tutto sommato nell’insieme non ci si può lamentare. La strada nazionale prosegue fino al “Rio Save” che divide il sud dal centro del Mozambico.
All’altezza del ponte sul fiume Save paghiamo il pedaggio di 20 meticais (neanche mezzo euro) e attraversiamo il ponte con calma e solennità. Sulla riva opposta dove inizia la Provincia di Sofala (zona centro del Mozambico) troviamo due militari che normalmente fanno la verifica della merce come se entrassimo in un altro Paese! Ci stupiamo di questo fatto che ci pare piuttosto offensivo per la gente del centro e che non avviene nella riva opposta per entrare nel Sud del Mozambico. Comunque a noi é riservato un trattamento diverso vista la nostra età e il fatto che ci caratterizzano come missionarie.
Proseguiamo verso nord, verso la missione di Muxungue retta da una comunità Comboniana previamente avvisata del nostro arrivo. La missione si trova all’entrata della cittadina omonima e dopo un piccolo errore (un poco prima c’é una comunità anglicana che scambiamo con quella comboniana) entriamo nella missione dove vivono quattro missionari di diverse etá e nazionalità: 1 messicano, 1 italiano, 1 portoghese, 1 polacco. Il padre messicano é il responsabile e si chiama P. Luís. Un tipo accogliente. Ceniamo, pernottiamo e facciamo colazione e di nuovo ripartiamo avendo come meta Quelimane che dista circa 600 km.
Siamo al sabato giorno 30 aprile ed il primo incrocio importante é quello di Inchope dove si diramano varie strade in direzioni diverse: a ovest verso Chimoio, Tete, Malawi, Zimbabwe; a est c’é la strada che porta a Beira.
La strada che prosegue verso nord é quella che porta alla Gorongosa che é una grande foresta piuttosto famosa e che si snoda per una lunghezza di più di 100 km. É per questa strada che passiamo. La natura é rigogliosa ed in lontananza si vedono grandi montagne. Sulla strada vediamo venditori di miele (famoso per la sua bontà e qualità). In certi punti si vende carne di gazzella affumicata (la comperiamo e ce ne mangiamo un poco durante il viaggio, il resto la offriamo a Gina che é molto contenta di questa carne prelibata e piuttosto rara). La strada é più bella anche perché la Riserva della Gorongosa offre molte attrattive turistiche. Noi proseguiamo a buon ritmo e, come il giorno prima ci abbuffiamo di banane, mandarini, pane a cui si aggiunge oggi la carne di gazzella; senza fermarci troppo per il pranzo ma mangiando in macchina con il cambio di guida che rigorosamente al mattino é di Martina più sveglia in quelle ore e il pomeriggio é di Mariolina più vivace nell’arco di questo tempo. Passando da Gorongosa ci ricordiamo della Dr Anna Cattane che ci parlava di questa zona come la più bella del Mozambico.
Cerchiamo disperatamente caffè e lo troviamo solo a Caia dove fanno l’espresso come si deve. Caia si trova sulla riva del fiume Zambesi dal lato della Provincia di Sofala. A questa altezza é stato costruito recentemente (2009)[img3bcx] il ponte che collega il Centro ed il Nord del Mozambico. Dall’altro lato c’é la cittadina di Chimuara che si trova nella Provincia della Zambezia. Per il pedaggio paghiamo 100 meticais pari a poco più di due euro. È lungo quasi 3 chilometri ed unisce le due sponde del fiume Zambesi. C’é un libro interessante che parla di questo e di cui consiglio la lettura per capirne l’importanza (Um Rio uma Ponte uma Nação di Francisco Pereira – Editora Missanga Ideias & Projectos). È valsa la pena di vedere questo famoso ponte.
Dal lato di Chimuara visitiamo il Lodge “Cocoa” proprietá di amici di Lisetta e miei: Marlene e Rogerio. Un luogo molto bello con vista sul fiume e sul ponte. Qui parliamo con i lavoratori per capire un poco come vivono questo tipo di presenza e ci sorprende il loro impegno pur nell’assenza dei proprietari, le presenze di turisti sono costanti ed in aumento. Un luogo particolare ma adatto a persone con una buona disponibilità finanziaria.
Proseguiamo poi per luoghi conosciuti, Mopeia e Morrumbala ci ricordano gli amici Cappuccini di Bari, Fortunato, Bruno, Francesco, Prosperino... ed arriviamo presto a Licoari e Nicoadala e finalmente a Quelimane. Pernottiamo nella nostra casa e davvero ci rilassiamo per avere forze per affrontare il viaggio fino a Nampula il giorno seguente.
Gina Santana con le sue sorelle, come di solito, ci preparano cose buone da mangiare e possiamo riposarci meglio dopo aver fatto una buona doccia. Alle 7,30 di domenica 1 maggio ripartiamo da Quelimane ed affrontiamo questo ultimo tratto di circa 550 km. A Nicoadala comperaimo il “matago” tipico di queste zone. È riso lavorato in un certo modo e di cui Helena ed altri amici vanno ghiotti. A Mocuba cerchiamo di salutare alcuni amici Cappuccini ma non li troviamo perché é domenica e sono in visita alle comunità. Qui troviamo un lungo corteo per la festa dei lavoratori, variopinto e piuttosto numeroso. Purtroppo facciamo un calcolo sbagliato e partiamo senza disel sufficiente fino al prossimo luogo di rifornimento. Arrivate a Mugeba troviamo un tratto di strada pessima che non é stata ancora asfaltata ma non é neanche la strada fuoripista. È una strada in rifacimento con ghiaia e polvere a non finire. Un tratto di circa 40 km che ci pare lunghissimo e che ci fa continuamente diminuire la marcia con maggior dispendio di disel.
Decidiamo di puntare fino a Ile per fare rifornimento facendo così 80 km in più. In compenso vediamo luoghi che ci sono cari e che abbiamo percorso varie volte in tempi anteriori. Notiamo come le strade ed i ponti sono migliorati in questo tratto di strada.
Troviamo sulla strada vari gruppi con persone che stanno facendo festa per i battesimi o i matrimoni. Comperiamo i soliti mandarini che in questo tratto costano meno ed anche dei pomodori.
Arriviamo a Molocue dove ci fermiamo per salutare i padri dehoniani che non ci sono perché é il periodo in cui si va nelle comunità per i battesimi ed i matrimoni e si ritorna piuttosto tardi. Troviamo però Maria una volontaria portoghese che ci accoglie e che già conosciamo.
L’ultimo tratto fino a Nampula richiede molta pazienza per la presenza di molti ubriachi sulla strada soprattutto nell’ultimo tratto ma, grazie a Dio arriviamo bene. Sono le 18,30 quando varchiamo il portone della nostra casa fra le grida festanti delle giovani che ci accolgono con gioia.
speranze mozambicane
Testimonianze di tre giovani che hanno iniziato il percorso di orientamento nella Compagnia Missionaria e di alcune in cammino vocazionale
Risposta alla chiamata di Dio
Gli incontri con Anna Maria sono stati buoni, infatti, abbiamo imparato molte cose sia nella parte spirituale come nella parte sociale e culturale. Ci ha parlato della storia della Chiesa, della nascita della Compagnia Missionaria, dell’”Ecce Venio” e dell’“Ecce Ancilla”, abbiamo imparato come fare una lettura biblica cercando di trovare il suo senso nelle nostre vite.
La nostra entrata in Orientamento (Daláina, Láina, Natália) é un passo per rispondere alla chiamata di Dio; é avvenuta in un giorno molto bello (24 gennaio 2010) nel Monastero dei Monaci alla Resurrezione (poco distante da Nampula) dove vivono due Fratelli mozambicani che sono stati davvero molto accoglienti con noi, nella loro semplicistá, amore e gioia. É stato un giorno importante nel quale abbiamo ricevuto la benedizione di Dio ed i doni che il Signore ci offre.
La presenza di Rosa, Ana Rita e Dolvina, é stata positiva, difatti ciascuna di loro ha vissuto in semplicistá e amore alla presenza di tutte noi.
Le Eucaristie celebrate con la presenza di Mons. Elio Greselin e Padre Riccardo scj sono state molto intense, e le loro omelie hanno suscitato in me il desiderio di essere fermento e sale della terra. Inoltre quello che mi ha colpito in questi giorni, é stata la disponibilità e la semplicità che il Signore ci chiama a vivere nel mondo dove ci troviamo ed il senso della storia e presenza della Chiesa ieri ed oggi.
I sogni che sento dentro di me sono quelli di essere disponibile nel dare una risposta alla chiamata di Dio ogni giorno della mia vita.
Mi piacerebbe vivere quest’anno, con la convinzione che siamo una famiglia, dove viviamo insieme nell’amore fraterno, ascoltando la Parola di Dio, nella condivisione e nel rispetto reciproco, sentire che faccio parte della famiglia CM per amore a Dio e ai fratelli. Tutte noi possiamo realizzare questo realizzando alcune virtù come: gratuità, competenza, sobrietà, disponibilità, solidarietà, comunione, oblazione, semplicità. Tutti i doni che riceviamo dobbiamo viverli con relazioni positive ed essere fedeli al progetto che Dio ha tracciato su ciascuna di noi.
Dalaina
Andare incontro alle persone
Abbiamo vissuto alcuni avvenimenti molto belli a Nampula, durante i giorni del ritiro e quello che più mi ha colpito ed è rimasto nel cuore, l’“Ecce Venio” e l’”Ecce Ancilla” che significa: “eccomi Signore, si faccia in me secondo il tuo volere”.
La C.M. è un Istituto Secolare di vita consacrata al servizio dei fratelli. Essere laiche significa andare incontro alle persone ed insegnargli la Parola di Dio.
Riguardo alla nostra entrata nell’Orientamento mi è piaciuto molto, ho sentito che Dio ci ha inviato la grazia del suo Spirito Santo che ci ha dato forza e gioia.
La presenza di Rosa e Ana Rita ci ha rallegrato sapendo che il regno di Dio è grande, anche loro lavorano molto e con molta gioia e buona volontà.
Le Eucaristie celebrate da Mons. Elio e da P. Riccardo sono state molto belle e gradite a tutte le persone.
Quello che mi há colpito in questi giorni di ritiro è stata l’intensità degli incontri ed anche la disponibilità e la semplicità di tutte noi.
I sogni che si sono sprigionati in me sono stati quelli di essere fedele, di vivere l’amore e la sincerità. Penso di vivere questo anno tenendo conto del fatto che viviamo insieme collaborando con responsabilità alla vita del gruppo ed ai vari impegni. Sentirmi parte della famiglia CM dove viviamo la contempalzione del Cuore di Cristo, com amore, gioia di vivere i doni ricevuti tutti i giorni della nostra vita.
Láina
Apertura alla volontà di Dio
Gli incontri che abbiamo avuto con Anna Maria sono stati gradevoli, spero che mi aiutino a vivere con amore, pazienza, rispetto e apertura alla volontà di Dio. La nostra entrata in Orientamento, è stata per me una opzione personale, aprendo il cuore alla chiamata di Cristo per stare con lui e seguirlo da vicino.
La presenza di Rosa, Ana Rita e Dolvina, ci ha dato maggiore speranza sapendo che le sementi lanciate nella terra che germineranno per dare frutto abbondante. Le messe celebrate da Don Elio e Padre Riccardo sono state per me motivo per riflettere sul mio cammino. In questi giorni quello che mi ha colpito è stata la disponibilità di Gesù e di Maria nel dire l’“Ecce venio” e l’”Ecce Ancilla”.
I sogni che ci sono dentro di me sono quelli di realizzare alcuni valori: sincerità e fedeltà all’amore di Cristo ed agli altri. Penso di vivere questo anno nella responsabilità e nella collaborazione com tutti i membri della nostra comunità. Mi piacerebbe inoltre, sentirmi parte della famiglia CM nella comunione fraterna e nell’amore e servizio ai fratelli, con il sorriso e la semplicità, tenendo conto che i doni che riceviamo ci danno forza e luce ogni giorno della nostra vita.
Natália
Lasciarsi guidare dallo Spirito Santo
Quello che ha mosso il mio cuore verso la Compagnia Missionaria è stata la sua forma di vita, la spiritualità della riparazione al Sacro Cuore di Gesù, l’impegno attivo e la vita di consacrazione; nello spirito, nei pensieri, comenelle opere, lasciarsi guidare dallo Spirito Santo, dicendo, si faccia in me la tua volontà.
Quello che mi ha colpito in quei giorni nei quali si è realizzato il nostro “ritiro” e l’entrata in Orientamento di Dalaina, Laina e Natália è di aver iniziato a capire come vivere la vita consacrata, mettersi nelle mani di Dio senza pensare in altre cose, cioè non camminare su due strade ma servire Dio l’unico; crescere nella grazia di Dio e sentire che faccio parte della famiglia C.M. Vivere il senso della consacrazione che pretendo realizzare, confidando nella grazia di Dio e nei doni ricevuti e così poter realizzare i miei sogni.
Rosa
Quale futuro ho davanti a me
L’incontro con Anna Maria mi ha fatto capire quello che io desidero e sto cercando, quello che pretendo e quale futuro ho davanti a me.
Mi ha colpito molto in questi giorni il momento in cui si è parlato del fatto che, così come la foglia non può avere vita se è slegata dalla pianta, così la nostra vita deve essere sempre legata a Gesù imitandolo nei suoi atteggiamenti e sentimenti.
Il sogno che ha fatto nascere in me è quello di capire che, se lo Spirito Santo mi aiuterà potrò continuare ad essere onesta, ed il prossimo anno sarò io ad entrare In Orientamento e potrò essere fermento in tutte le realtà dove sono chiamata a vivere. Il luogo dove abbiamo vissuto i giorni del “ritiro” è stato il monastero maschile ed è statp molto bello. Ci alzavamo al canto del gallo e mi piacerebbe che i nostri incontri si realizzassero sempre lá. Penso di vivere questo anno con onestà e coerenza tenendo conto di quello che Anna Maria ci ha detto cioè: solo manifestando l’amore, nell’unione e nell’obbedienza potremo sentire che siamo famiglia CM e tenendo conto dei doni che riceviamo vivremo una vita organizzata ed avere una vita spirituale ben vissuta in ogni tempo e momento.
Ana Rita