Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
La COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede centrale a Bologna, ma è diffusa in varie regioni d'Italia, in Portogallo, in Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.
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19 ottobre 2024
Assemblea italiana, in presenza, a Bologna, e in collegamento online...
testimonianze
Creatività e cammino di crescita
Gabriela, missionaria, vive a
Nampula fin dal 2004. Dopo un periodo di conoscenza della realtà di questa
città del Nord del Mozambico (lei è nata a Maputo, estremo sud del Paese a 2000
km di distanza), con una cultura ben diversa, si è inserita attivamente e ci
racconta che cosa ha realizzato in questi anni. Questo articolo è frutto di
un’intervista di Martina a Gabriela.
Come è iniziata l’attività del
gruppo di insegnati cattolici della parrocchia di Napipine
Negli anni
2008-2009 è iniziata una collaborazione tra un professore di nome Fortunato (ex
seminarista dehoniano) e Gabriela, con l’obiettivo di organizzare incontri tra
insegnanti della parrocchia di Napipine con temi specifici. Questa attività è
stata accolta positivamente dal parroco p. Augusto scj, che ha sostenuto il
programma formativo presentato ed ha collaborato fin dall’inizio. Non è stato
facile trovare persone che potessero presentare i temi. Col passare del tempo
hanno aderito più insegnanti che aiutavano nei vari compiti proposti da questo
gruppo.
Nel 2011
hanno organizzato un’escursione di due giorni a Nauela e a Milevane, sempre con
l’appoggio di p. Augusto e a partire da quel momento il gruppo è cresciuto
ancora di più. Gabriela ha pensato che era bene che gli insegnanti conoscessero
le missioni e le attività missionarie nell’interno del Mozambico. Così si sono
aperti nuovi orizzonti e il gruppo è aumentato con la presenza di p. Aderito
scj che ha orientato i temi di riflessione. Anche altri professori si sono
impegnati a presentare i temi formativi. Gli incontri erano mensili. Questi
alcuni temi: profilo dell’insegnante; etica professionale e altri…
Si sono
avvicinate altre parrocchie e si è pensato di creare un’associazione a livello
dell’archidiocesi di Nampula. Questo è avvenuto in questi ultimi anni: 2014
-2016. Ora è diventata un’organizzazione ufficiale. Nel primo periodo Gabriela
è stata scelta come assistente spirituale ed ora è stata incaricata una suora
diocesana di Nampula – suor Lidia.
Nella prima assemblea, nel 2015, hanno partecipato 500
insegnanti. Il 10 dicembre 2016 si è realizzata la seconda assemblea degli
associati. In questa assemblea hanno partecipato alcuni docenti che fanno parte
degli Amici CM: Mucopa, Eufrasia, Imaculada…e con loro Pascoal Muibo, che ci
conosce da molto tempo ed è interessato ad aderire al cammino di formazione dei
Familiares.
Nella
parrocchia di San Pietro – Napipine continuano a riunirsi con l’aiuto di p.
Aderito scj e di altri nuovi insegnanti che aderiscono a questa
iniziativa. E’ un gruppo che porta
avanti alcune attività come visite agli ammalati in ospedale e al carcere
femminile, distribuendo cibo, sapone… Un’altra attività è stata quella della
ristrutturazione di ambienti della parrocchia, come pure la collaborazione per
la costruzione di nuovi bagni. Gli incontri e le attività sono frequentati da
circa cinquanta insegnanti.
Attività nella comunità di S.
Paolo
Nel 2009 p. Augusto scj invitò le comunità di vita
consacrata (sono 5) della parrocchia a diventare missionarie, assumendo
l’accompagnamento delle comunità cristiane situate nei dintorni e affidò alla
Compagnia Missionaria la comunità di S. Paolo. Una comunità, questa, situata un po’ fuori dalla città, circa 5 km dalla
nostra casa di Nampula. Abbiamo iniziato con l’animazione liturgica nella
celebrazione eucaristica dominicale.
Gabriela ha
ricevuto da una Cooperazione svizzera una borsa di studio per frequentare,
insieme con altri, il corso magistrale all’Università Cattolica. Questa
organizzazione, sollecitata dalla CM, ha contribuito al rifornimento di sacchi
di cemento per la costruzione della cappella di S. Paolo e per la copertura
della stessa. Ora mancano solo le finestre e le porte. Anche Anna Maria ha
ricevuto la visita di una coppia di amici che ha contribuito con un’offerta per
comprare il Crocifisso di ebano e la statua della Madonna. Anche la comunità
cristiana cerca di contribuire, nel limite delle possibilità, ma il nostro aiuto
rafforza e dà coraggio per alimentare entusiasmo e zelo.
In questi
giorni, nella comunità S. Paolo c’è stata anche la chiusura delle attività
dell’Infanzia Missionaria a cui partecipano le nostre giovani che, insieme a
Gabriela, s’impegnano ad assicurare la loro presenza in questa comunità.
Quando
abbiamo iniziato questo cammino di partecipazione, di iniziative e di crescita,
pensavamo che si trattasse di poca cosa. Col tempo abbiamo capito che il
Signore ci ha ispirato e accompagnato con la sua Grazia operando con noi
meraviglie.
(Liberamente elaborato da
Martina Cecini)
È bello camminare con Gesù
Desidero condividere con voi
due tappe molto importanti del mio cammino nella CM: l’ammissione nel periodo dell’Orientamento e
il passaggio al Biennio di Formazione.
Nel giorno
in cui sono entrata in Orientamento, ho avvertito che il Signore mi indicava
senza sosta la sua Via. É stato un giorno di gioia grande: ho ricevuto la
Parola di Dio, che è lampada per i miei passi e luce per il mio
cammino, e un libro di preghiere, che ogni giorno mi aiutano a unire la mia
vita all’oblazione perfetta di Cristo.
Sono stati due anni di
formazione, … e ho percepito che Gesù è con me, giorno dopo giorno, per
continuare il mio cammino nella Compagnia Missionaria. Così ho presentato la mia domanda alla
Presidente e al suo Consiglio per essere ammessa al Biennio di Formazione. Ho provato grande gioia quando la mia
formatrice mi ha comunicato che la mia domanda era stata accettata.
Il giorno della mia entrata nel Biennio di Formazione è
stato un giorno meraviglioso: ho ricevuto alla presenza della Presidente lo
Statuto della CM e il Regolamento di Vita, che mi serviranno come guida al mio
cammino quotidiano. La celebrazione eucaristica, presieduta da Padre Sandro
Capoferri scj, che ha guidato il nostro corso di Esercizi
Spirituali, i canti preparati dalle compagne di Nampula, Invinha e Maputo, il
clima di festa e di gioia hanno reso indimenticabile questo momento.
Verso la
fine della giornata, quando mi sono ritirata nella mia stanza ed ho cominciato
a pensare a tutto quanto era avvenuto, sono giunta alla conclusione che Dio mi
conduce, in ogni ora, in ogni momento, in ogni frazione di secondo. É Lui il
mio pastore, niente mi può mancare, Lui mi ama sempre!
Sono
riconoscente al Signore che ha fatto meraviglie. Sono riconoscente anche a tutte le missionarie che hanno accolto la
mia domanda, che mi hanno accolta nella formazione, che hanno preparato la
festa e l’hanno condivisa con me. Grazie per tutto quanto avete fatto.
La venuta
in Mozambico di Martina, Presidente della CM, è stata per noi un grande dono
del Signore. Dal 12 dicembre 2016 al 4 gennaio scorso abbiamo avuto la fortuna
di averla con noi nella casa di Invinha. Con quanta gioia abbiamo vissuto la
sua presenza e la sua disponibilità…
Ringrazio tutta la CM per aver
pregato per noi.
Joana Evaristo
Esperienza nella biblioteca di Napipine
Argentina
ha risposto all’invito di Martina di farci conoscere la sua esperienza di
collaborazione durante il 2016 nella biblioteca CM di Napipine. Da 8 anni
questa biblioteca è a disposizione degli studenti della scuola secondaria e
delle università presenti nel Bairro Napipine di Nampula.
La
mia esperienza nella biblioteca, nell’anno 2016, è stata positiva. Ho
conosciuto molte persone e molti studenti collaboratori. Mentre stavo in
biblioteca, ho tentato di studiare psicologia e filosofia. Erano molti gli
studenti che, frequentando anch’essi il corso di filosofia all’università
pedagogica, che mi hanno spiegato quanto non mi era chiaro; questo mi ha
aiutato ad apprezzare di più la lettura e quindi anche la biblioteca.
Negli ultimi mesi di
scuola la presenza degli studenti che ci aiutavano nei servizi di biblioteca è
diminuita e in quel periodo ho avvertito una certa stanchezza a completare
l’anno. Anche i collaboratori si sono mantenuti fedeli al loro impegno fino alla
fine corso. Ringrazio tutti per la apprezzabile collaborazione. Voglio dire
grazie anche a quelli che mi hanno sostenuto nel mio studio e ad imparare un
po’ meglio a lavorare sul computer. Anche questo è stato una cosa positiva. Sento di dover fare un appello a tutti, che ci impegniamo ad apprezzare
i nuovi saperi.
In comunione.
Argentina Fernando Saraua
La gioia di essere chiamata da Dio
Angelina,
una giovane di 24 anni ha iniziato l’orientamento in gennaio 2016. Ci racconta
qual è stato il suo cammino iniziale di discernimento per entrare nella
CM. Dobbiamo ricordare che Padre
Francisco Matias (diocesano), che l’ha aiutata a conoscerci, aveva frequentato
il seminario teologico di Maputo, dove aveva conosciuto la nostra missionaria
Irene Ratti che in quegli anni dava lezioni di italiano ai seminaristi.
Sono
felicissima di rivolgermi a voi tutte, care “sorelle” della Compagnia
Missionaria del Cuore di Gesù.
Nella CM
Nel 2012
stavo a Namarroi e vivevo nella Casa dello studente, dove sono entrata a far
parte del gruppo vocazionale degli accoliti. Si partecipava abitualmente alle
attività della parrocchia, agli incontri vocazionali animati dalle suore, dalle
diverse congregazioni e dal parroco. Lui organizzava questi incontri e ci dava
il materiale informativo sugli istituti perché, se avessimo voluto, avremmo
potuto scegliere o la congregazione o l’istituto secolare che volevamo
conoscere. Dopo aver letto tutti i depliant a disposizione, scelsi quello della
CM.
Il 16
agosto dello stesso anno arriva nella casa parrocchiale di Namarroi la
missionaria Mariolina. Subito padre Francisco Matias manda un giovane a
chiamare tutti gli ospiti della Casa dello studente che facevano parte del
gruppo vocazionale della parrocchia. Quando arrivai là fui la prima persona con cui Mariolina parlò. Mi fece molte domande ma, trattandosi della
chiamata di Dio, non ebbi difficoltà a rispondere a tutto. Giorni dopo ho
incontrato i miei genitori, ho parlato loro ed essi hanno accolto la mia
scelta. Parlammo anche di alcuni documenti che Mariolina mi richiedeva e che al
momento non erano disponibili.
L’11 gennaio 2013 ho lasciato la casa dei miei a Molumbo
(Zambézia), per andare a Invinha - Gurue a vivere con le missionarie.
Padre Matias ha continuato ad occuparsi dei miei documenti
che ancora mancavano. Al mio arrivo, mi chiesero i documenti, ma io non li avevo
ancora a disposizione e per questa ragione quasi quasi venivo rimandata a
casa. Stavo proprio male. Intanto
chiamarono al cellulare padre Matias che risolvette tutto. Io ho pensato che si
era trattato di una tentazione e mi sono venute in mente le parole di Gesù: “Se
uno vuole seguirmi rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”. E così è stato.
Oggi tutto mi sembra facile ma,
in realtà, è stato molto difficile.
Due giorni dopo, il 13 gennaio
2013, ho fatto il mio ingresso nella casa di Invinha. I lavori di costruzione
non erano ancora terminati e, in quel periodo dormivamo nel Bairro Moneia,
vicino alla casa del vescovo, nella
città di Gurué. Tutte le mattine alle 6 andavamo a scuola a Invinha. Nel mese di
marzo durante i lavori, abbiamo dormito in 11 nella stessa stanza. Alle
finestre mettevamo teli di plastica per difenderci dalla luce ma non bastavano
a difenderci dal freddo della notte. A pranzo si mangiava sotto l’albero,
cinque di noi in un piatto grande e le altre sei in un altro. Abbiamo anche affrontato difficoltà nello
studio per mancanza di tempo.
Sono molto
riconoscente al Signore per quanto ha fatto per me e Lo ringrazio anche perché
non smette di parlare al mio cuore e di stare con me in ogni momento della mia
vita.
La mia esperienza nella IAM
(Infanzia e Adolescenza Missionaria)
E’
di quest’anno il mio coinvolgimento come assessore dei bambini. Noi siamo
sempre le amiche “cuore a cuore” verso tutti i bambini del mondo. É il nostro
modo di salutare i bambini o gli adolescenti che incontriamo.
La nostra
missione è di insegnare ai bambini a evangelizzare gli altri bambini di tutto
il mondo.
Mi è
piaciuto molto tutto quanto ho imparato sull’infanzia e l’adolescenza
missionaria. Amo molto l’infanzia
missionaria e mi piace molto insegnare ai fanciulli parlando loro della IAM
perché essi sono capaci di capire prima ancora di parlare. Nel 2014 mi hanno
eletta responsabile a livello parrocchiale. Non è stato cosa semplice, per cui
ho chiesto di essere vice responsabile, e mi sono sentita più a mio agio.
Per me far
parte della IAM e della CM ha qualcosa in comune. Per essere assessore nella
IAM e far parte della CM, è necessario ricevere la chiamata del Signore. Io amo la IAM e la CM. Nella IAM mi piace
molto giocare, cantare con i piccoli, raccontare storielle, barzellette,
storie, insegnare le preghiere e comunicare energia al gruppo. Mi piace molto
il teatro..
Rendo
grazie al Signore e saluto tutti e tutte con molta gioia.
Angelina Alberto Mutipo
La mia piccola storia in CM fino ad oggi
Ilda vive a Nampula, sta facendo
l’orientamento nella C.M con altre giovani, ha 24 anni ed è originaria di Alto Molocué – Mutala. Bene ha accolto il mio invito a parlarci di sé.
Sono entrata in CM il 14
gennaio 2013 ad Invinha, Gurué. Eravamo 10 ragazze e vivevamo con Mariolina.
Qualche tempo dopo si è aggiunta un’altra giovane. In quel periodo la casa di
Invinha era ancora in costruzione e noi siamo state ospitate in una casa della
diocesi.
Mi
ricordo moto bene che ci svegliavamo alle 4 del mattino per far colazione e per
l’igiene personale. Alle 5 ci riunivamo per la preghiera e alle 6 eravamo già
in macchina, pronte per andare a scuola in paese. Alle 7, puntuali, eravamo in classe.
Al termine della mattinata di scuola, andavamo nella
nostra futura abitazione ancora in costruzione, facevamo pranzo sotto l’albero
di imbila e continuavamo le nostre attività. Si tornava in città per l’ora della messa. Siamo andate
avanti così per due mesi. Quando ci siamo trasferite a vivere nella casa di
Invinha, i lavori ancora non erano finiti. Le finestre erano chiuse con fogli
di plastica e la gente ci prendeva in giro dicendo: guarda lì, stanno come in
un pollaio. Ma a noi non interessava proprio niente. Nemmeno l’acqua avevamo! Mi ricordo che, a
causa dei lavori in corso, abbiamo dovuto spostarci tutte dalle stanze che
occupavamo e ci siamo trovate a dormire in una stanza in 11, mentre la nostra Mariolina
dormiva nella “torre”, una stanzetta che oggi funge da magazzino. Tutto ciò fu
nel 2013. Nel 2014 sono passata a vivere
nella sede di Nampula con altre ragazze.
Il 2016 è stato il mio
primo anno di formazione nella C.M. Mi è molto piaciuto e l’ho
vissuto con gioia. Oggi più di prima so che nella preghiera io posso conoscere
la volontà di Dio, scoprire la via dell’amore e il dono della vita. Avverto il bisogno di dialogare con Dio, soprattutto
ascoltare ciò che Lui mi vuole dire.
Sono grata al Signore per avermi dato il dono della vita
e di avermi concesso la grazia di vivere un anno di servizio nella segreteria parrocchiale. E’stato molto
importante per me. Ringrazio anche le missionarie che mi hanno “accompagnato”
in questo percorso spirituale,
principalmente Anna Maria, la mia formatrice, che tanto si spende per ciascuna
di noi.
Ilda Manuel António
Il dono della consolazione
Mi presento: sono Melita
Victor Alves, ho 29 anni, sono nativa del Gurué e lavoro come insegnante nella
scuola di base (primo ciclo) del Distretto di Ile. Desidero innanzitutto
ringraziare il Signore per il dono della vita, che mi ha concesso giorno dopo
giorno. Sono riconoscente anche al gruppo di Invinha, in particolare a
Mariolina, Lisetta e Dalaina, per la loro accoglienza, per la semplicità e per
la condivisione della vita.
Ho conosciuto l’Istituto Secolare Compagnia Missionaria
del Cuore di Gesù, domenica 19 luglio 2015. In precedenza avevo fatto un
cammino di discernimento presso le Suore del Sacro Cuore di Maria. Poi, cinque
anni prima di conoscere la CM., ho completato la mia formazione come insegnante
ed ho lavorato, andando a vivere nella mia famiglia di origine. E’ stato un
periodo di alti e bassi per la mia famiglia, tempi di gioia e tempi di dolore.
Nel giro di 3 anni mi sono venuti a mancare 3 fratelli e non è stato semplice
affrontare la realtà. Ogni volta che li ricordavo mi scendevano le lacrime, per tutte le volte che avevamo
condiviso momenti di gioia, di amore, di affetto, tristezze e difficoltà della
vita di studenti e molti altri ricordi.
Tutto ciò mi lasciava sommersa nei pensieri davanti alla scomparsa fisica di
tutti loro.
Ad oggi la mia famiglia
vive in Gurue; ne fanno parte due fratelli sposati e con figli, ed una
sorella che ha concluso la 12° classe e
cerca lavoro.
Nostro
Signore mi ha sempre dato modo di incontrare nuove persone che mi hanno portato
consolazione. Questo ha aumentato la mia fede in Lui e spero che mai mi lascerà
sola. Chiedo sempre al Signore che mi
insegni a consegnare la mia via solo a Lui, perchè io possa affrontare con
coraggio e pazienza le sfide che incontrerò nella vita.
Ho
provato una grande gioia quando ho conosciuto questo istituto secolare, la
Compagnia Missionaria. Ho ricominciato a vivere felice! Ho sentito la necessità di riprendermi in
mano e di ricominciare più da vicino la sequela di Gesù. Dopo aver vissuto una bella esperienza ed
aver sperimentato l’accompagnamento vocazionale
nel gruppo di Invinha, mi sento chiamata a continuare a seguire questo cammino
di conoscenza di Cristo. Avere
incontrato la CM è stata per me una
grazia, che mi consente di manifestare
quanto ho vissuto e ricevuto dai miei amici, familiari e conoscenti. Pertanto
con molta umiltà e con piena libertà ho presentato la mia richiesta di essere
ammessa all’orientamento, prima tappa formativa nella CM.
Ringrazio
il Signore per avermi dato la volontà di continuare a seguire questa vita di ricerca della conoscenza di Cristo Gesù e
Gli chiedo di illuminare sempre i miei passi perchè le mie orme non si
perdano.
Melita Victor Alves
Passo dopo passo fino all’orientamento
Olá! Eccomi a voi: sono Torica
Constantino. Sono nata il 6 febbraio
1997, sono originaria del Gurue, provincia della Zambezia. I miei genitori, Costantino e Celestina,
appartengono alla Chiesa Unione
Battista, ma io ho chiesto di essere battezzata nella Chiesa cattolica nel
2014. Ho quattro fratelli e due
sorelle. Il mio fratello maggiore ha continuato la professione paterna, e, come
nostro padre, lavora il ferro. Gli altri
vanno ancora a scuola, eccetto l’ultima sorella che ha due anni. La mia
famiglia è contenta della mia scelta di entrare nella CM.
Ho cominciato a vivere ad Invinha
nel 2015. Sono stata conquistata dallo stile di vivere insieme, in famiglia,
con semplicità in un ambiente felice e allegro dove si imparano molte cose: si
prega, si fa da mangiare… Intanto ho concluso la 12° classe nel 2016.
Il passaggio dall’accompagnamento
iniziale al periodo di orientamento è molto importante e significativo per me,
perchè mi sento chiamata da Dio e preparata a fare questo primo passo nella
formazione della CM. Sarà un’esperienza che mi aiuterà durante questo “viaggio”
importante. Lodo il Signore che sempre mi mostra ciò che è gradevole ai suoi occhi
e mi fa sentire la sua chiamata, al di là delle difficoltà.
Nell’intimo del mio cuore mi sento
libera, gioiosa e molto felice di rispondere “sì” al Signore e di accogliere l’invito di Gesù di essere
“sale e “fermento” nel cuore del mondo.
Ringrazio
innanzitutto il Signore per il dono della vita e dell’amore di Dio Padre. Il
mio grazie va pure alle missionarie: Lisetta, per la sua accoglienza e per la
sua semplicità;a Mariolina che mi ha accolto e si è impegnata nella mia
formazione; Dalaina e a todas as outras. Ringrazio anche Martina per il
servizio che sta realizzando nella CM. Prego la Vergine Maria, Nostra Signora, che continui a guidarmi.
Grazie, Signore, per il tuo infinito
amore che sempre mi chiama.
Torica
Constantino
un giorno speciale
Il 5 novembre 2016 nel Collegio Missionario del S.
Cuore a Funchal, si è tenuto un ritiro della CM per missionarie e familiares.
Era un giorno molto atteso per l’ammissione
di Teresa de Ornelas Correia come aspirante nel periodo di orientamento. La
gioia è stata di tutti. Lei stessa aveva evidenziato la sua gioia per il fatto
di essere accolta al fine di arrivare a far parte del nostro Istituto. Tutto il
gruppo era altrettanto felice per il dono dello Spirito Santo che ha fatto
sorgere questa nuova vocazione in un gruppo i cui membri sono già in età
avanzata.
Teresa
spera che “il suo sogno di consacrarsi
al Signore sia la concretizzazione del sogno di Dio, perché solo facendo la sua
volontà saremo veramente felici”. Anche i familiares hanno scelto questo giorno
per la rinnovazione della loro promessa. L’animatore del ritiro è stato p.
Roberto Viana, dehoniano, che continuerà ad animare anche i prossimi ritiri
lungo quest’anno. Nella mattinata ci ha offerto una meditazione sul tema: “Dio
ci chiama personalmente a seguire Cristo
da vicino”. E’ il Signore che prende l’iniziativa di chiamare. Dio ci
accoglie e ci ama come figli nel Figlio. “Noi missionarie, scelte da Dio, vogliamo
scegliere Dio come pienezza delle aspirazioni della nostra vita (Statuto
n.2). I familiares sono coloro che, accogliendo l’invito di Dio, danno alla
propria vita lo stile di pensiero e di azione della Compagnia Missionaria del
S. Cuore” (Statuto n.7). In seguito abbiamo avuto un momento di
riflessione personale sulla nostra chiamata e il proprio cammino nella CM.
I lavori della mattinata sono culminati in
un momento davvero speciale – l’Eucaristia. Durante la celebrazione, Teresa
Ornelas è stata accolta nella CM ed ha ricevuto alcuni simboli. I familiares
hanno rinnovato la loro promessa. “Ricordiamo che dobbiamo essere sale e
luce del mondo; che la nostra “forza” è nella contemplazione del Cuore trafitto
di Cristo, nell’ascolto della Parola di Dio, orientati da Maria, guida e
custode della CM”, ci ha detto Ana, responsabile dei familiares. Il pranzo è
stato un momento di gioia e di condivisione.
Il Consiglio Centrale della CM ci ha
inviato un messaggio per l’accoglienza di Teresa Ornelas, che è stato
proiettato dopo pranzo. Ci siamo sentiti in comunione con tutta la CM. Abbiamo
terminato il tutto con l’adorazione eucaristica. Siamo rientrati a casa pieni
di giubilo, perché è stata una festa di famiglia, vissuta con semplicità e
affetto.
a monguelfo l'amore di dio mi invade
Il mio lungo silenzio può apparire di “morte”, ma
non è così. Come sapete continuo a vivere, con grande sofferenza, il fatto
della sparizione dal luglio 2015 di mia sorella Isabel. L’abbiamo cercata
costantemente, ma non sappiamo come e dove trovarla. Questa situazione mi ha
impedito di dare la mia collaborazione nella nostra Casa per Ferie a Monguelfo,
attività che risale quasi alle origini della CM e che considero come una grande
missione e nella quale mi piace collaborare.
Nel
1989 lasciai la mia bella “Isola dei fiori” (Madeira) e l’immenso Oceano
Atlantico per andare a Siusi, piccolo villaggio sulle Dolomiti per dare lì il
mio contributo di lavoro in questa espressione della nostro missione e me ne
innamorai immediatamente. Nonostante la difficoltà della lingua, non sapevo
niente di italiano, mi sono adattata con molta facilità e, durante i quattro
anni trascorsi lì, ho sentito che vivevo, con molta gioia, la mia vocazione di
consacrata secolare. Posso affermare che mi ha subito affascinata la simpatia
delle missionarie e delle persone in generale, la grandiosità degli immensi
prati verdi e delle montagne che sembravano raggiungere il cielo. Da allora ho
scoperto che il lavoro nella Casa per Ferie è davvero un grande campo di azione
missionaria. Sono rimasta incantata! La missione in quell’attività era ed è
come sentire l’infinito dentro e fuori di me stessa.
Lì
c’è tempo per tutto: Eucaristia, adorazione, comunicazione con gli ospiti, fare
passeggiate, contemplare la natura e far proprio il servizio affidatoci a
secondo delle varie esigenze. Quando tutto è ben organizzato, ci sentiamo in
armonia. Tante volte ho detto al mio gruppo di Funchal che, quando do la mia
collaborazione a Villa San Giuseppe, Monguelfo, sento che l’amore di Dio mi
invade. Non trovo parole per descrivere la felicità che provo in questo campo
di missione.
Siamo
consapevoli che la nostra vita non è esente da tensioni, conflitti, difficoltà
e, perché “l’amore domini tutte le
espressioni della nostra vita e appaia evidente nella testimonianza espressa
mediante la vivacità della donazione, il sorriso, la semplicità,
l’accoglienza…” (Statuto CM n.9), bisogna saper perdonare e essere misericordiose
come è misericordioso il Padre nostro.
Tutte
le volte che do la mia disponibilità al servizio nella Casa per Ferie, mi sento
nella famiglia CM e, per questo, non mi limito a quei servizi che mi sono
affidati, anzi, spontaneamente mi offro per altri servizi e, a volte, prendo
l’iniziativa di curare anche i fiori e l’orto…Sono consapevole che lì non sono
un’impiegata, ma una missionaria in missione che cerca di fare tutto con amore
e gioia e, come ho detto sopra, c’è tempo per tutto, anche per la siesta.
Ringrazio
per le preghiere che avete fatto per me e per la mia famiglia. Riconosco che
Dio ha fatto in me cose grandi e credo che solo la grazia può trasportare le
montagne. Per tutto cantiamo: Magnificat!
ricordare per parlare lingue nuove
A Bologna il 5 novembre e a S. Antonio Abate (NA)
il 26 novembre 2016, la Compagnia Missionaria del Sacro Cuore ha realizzato due
incontri per celebrare i 50 anni di missioni popolari nelle parrocchie
italiane. È stata presentata una rilettura del vissuto con lo sguardo rivolto
al futuro.
50
anni di missioni popolari.
Questa
attività risponde al n. 16 dello Statuto della Compagnia Missionaria del Sacro
Cuore dove si legge:
“La nostra missione si esprime anche attraverso:
l'annuncio della Parola di Dio
mediante la catechesi, incontri di carattere formativo e di spiritualità, corsi
di missioni parrocchiali, preferendo luoghi e persone meno favoriti”.
Di seguito si parla della missione ad gentes, del servizio alle varie forme
di povertà, dell’animazione del tempo libero.
Abbiamo voluto celebrare questo anniversario per due motivi:
- Ricordare l’esperienza missionaria vissuta,
rileggendone il significato, per rendere grazie al Signore e a tutti coloro che
ci hanno dato l’opportunità di realizzarla;
- Scrutare il presente per ascoltare ciò che la mutata
realtà socio ecclesiale ci chiede e cercare le possibili risposte.
La testimonianza del Fondatore
Mi sembra
importante riascoltare ciò che il nostro fondatore, P. Albino Elegante scj,
ebbe a dire nella celebrazione dei 25 anni delle missioni popolari.
“Come fondatore dell’Istituto, comincerò con il dire che l’attività delle
missioni al popolo è sempre stata una delle iniziative più care al mio spirito.
Condotto da un misterioso richiamo, sono stato costretto a socchiudere la porta
e a guardare alla moltitudine dei fratelli che tendevano la mano, implorando la
rigenerazione in Cristo.
Non ho mai fatto mistero della mia ammirazione profonda per don Giovanni
Rossi, fondatore della «Pro Civitate Christiana». Tra le varie attività svolte,
soprattutto una suscitava il mio entusiasmo e polarizzava le mie simpatie: la
predicazione delle Missioni Popolari in uno stile nuovo”.
Sull’esempio
delle missioni della Pro Civitate, p. Albino impegnò se stesso e le missionarie
in questa attività, con una passione straordinaria.
La prima
missione si tenne a Bologna, nella parrocchia di S. Giuliano, a porta S.
Stefano, nel maggio 1966. Ma dobbiamo ricordare che l’evangelizzazione
itinerante era già un impegno delle missionarie, fin dai primi anni della
Compagnia Missionaria: si trattava soprattutto di incontri di formazione e
spiritualità per giovani.
In 50 anni sono
state animate 297 missioni, in 240 parrocchie. Oltre alle missioni, sono state realizzate
tante altre iniziative di evangelizzazione e spiritualità: corsi di formazione
per operatori pastorali, esercizi spirituali a gruppi e parrocchie, novene,
tridui, settimane bibliche, settimane liturgiche, settimane per le famiglie,
settimane eucaristiche, quarantore, incontri per giovani, campi scuola…
Centralità della Parola
Il servizio di
evangelizzazione itinerante attraverso le missioni popolari è sempre stato un
dono soprattutto perché impegna le missionarie in un cammino di comunione
con le comunità in cui sono chiamate a operare, di ascolto della realtà
ecclesiale e sociale in fermento e in continuo cambiamento, di attenzione
a offrire ciò che realmente la chiesa del dopo-concilio attende e ciò di cui la
società del post-moderno ha bisogno. Si è trattato e si tratta di camminare con
la gente, di farsi compagne di strada offrendo, nei modi più adatti, quella
ricchezza di cui il mondo ha fame e sete, spesso senza averne consapevolezza.
La ricchezza
che abbiamo sempre considerato indispensabile condividere con la gente è la
Parola di Dio.
Anche negli
anni ‘60-‘70, fino a metà degli anni ’80, quando spesso, da parte dei vari
gruppi anche ecclesiali, ci si chiedeva di trattare problemi di carattere
sociale, psicologico, politico, magari “usando marginalmente” la Parola di Dio per sostenere
la propria ragione, da una parte e dall’altra, abbiamo sempre mantenuto fede
alla centralità della Parola. Nella faticosa ed entusiasmante ricerca di
metodi adatti, abbiamo sempre ricordato che è la povertà e la debolezza
dell’annuncio che offre luce ai problemi umani, sociali ed ecclesiali, che
tocca le coscienze e trasforma la vita, che converte i singoli e germina
società nuove, che compone le contese e costruisce la pace.
Per molti anni…
… protagonisti
della missione erano le missionarie con p. Elegante o altri sacerdoti.
Naturalmente la missione era preceduta da un tempo e da alcune iniziative di
preparazione in collaborazione con i laici impegnati della parrocchia.
Con il passare
del tempo, è diventato sempre più importante il coinvolgimento del consiglio
pastorale e di altre persone disponibili, laici e religiose presenti in
parrocchia. I tempi di preparazione si sono dilatati, a volte anche per due o
tre anni. Iniziative di questo periodo erano la formulazione di un questionario
per le famiglie o addirittura per singoli adulti e giovani; formulazione della
preghiera per la missione; pellegrinaggi; ritiri; incontri formativi per gli
animatori; divisione della parrocchia in zone; per ogni zona venivano
incaricati uno o più animatori che consegnavano prima i questionari e poi il
programma della missione; individuazione degli ambienti dove tenere i centri di
ascolto serali, quasi sempre ambienti familiari, ma anche sale condominiali,
uffici, autoscuola, retrobottega, capannoni industriali, garage, bar;
preparazione delle liste delle famiglie da visitare per ogni zona.
Durante la
missione, l’impegno maggiore delle missionarie consisteva nella visita alle
famiglie, ogni missionaria in una zona; la sera la missionaria faceva la
catechesi nel centro di ascolto dove si riunivano le famiglie, per tre sere di
seguito; sempre a partire dall’ascolto della Parola di Dio, al prima sera si
teneva la catechesi sul battesimo, la seconda sulla confessione; la terza sera,
un sacerdote celebrava l’eucaristia nel centro di ascolto e la missionaria
teneva la catechesi sull’eucaristia; si concludeva con un momento di festa e di
condivisione.
A seconda della
dimensione della parrocchia, la missione durava otto, undici o anche quindici
giorni. La missione si apriva con la celebrazione del mandato alle missionarie
e al missionario, spesso da parte del Vescovo, o del parroco. Naturalmente non
mancavano incontri per coppie, per gruppi parrocchiali, per giovani, per bambini
e ragazzi, per anziani; incontri vocazionali; celebrazioni per anziani e malati
con l’unzione degli infermi; celebrazioni penitenziali; celebrazione e
adorazione eucaristica quotidiana; adorazione notturna nell’ultima notte;
processioni, via crucis, fiaccolate a seconda dei tempi liturgici. La missione
si concludeva con l’assemblea di tutta la comunità, durante la quale il gruppo
missionario relazionava sul lavoro svolto, offrendo anche suggerimenti e
propositi; gli animatori presentavano la loro testimonianza e le loro proposte
per il cammino futuro della comunità. Quindi la conclusione del Parroco.
Collaborazione con altri gruppi
Abbiamo sempre
voluto essere attente ai mutamenti sociali, all’evolversi della sensibilità e
delle esigenze sociali ed ecclesiali e anche alle esperienze di altri gruppi
impegnati nella stessa attività delle missioni popolari.
Il numero delle
missionarie impegnate in questo servizio non è mai stato molto grande, anche se
hanno partecipato missionarie che vivono in fraternità e anche missionarie che
vivono in famiglia. È stato quindi naturale chiedere la collaborazione di altri
gruppi. E anche noi abbiamo partecipato a missioni organizzate da gruppi
religiosi. Mi piace ricordare la collaborazione con le missionarie dell’Immacolata,
con le missionarie Saveriane, con Passionisti, con i Domenicani, con i
Sacramentini, con i Minori, con i Cappuccini.
In particolare
pensiamo con profonda gratitudine alla collaborazione fraterna e costruttiva
vissuta nelle missioni popolari con i Padri Dehoniani. Una vera esperienza di
comunione, nella stima e nella fiducia reciproca, di condivisione della
passione per l’annuncio dell’Amore di Dio, per l’avvento del Regno. In 50 anni,
oltre a p. Albino Elegante, hanno partecipato alle missioni popolari della
Compagnia Missionaria 34 p. Dehoniani dell’Italia Settendrionale e 11 dell’Italia
Meridionale. Mi permetto un ricordo personale colmo di gratitudine: grazie
all’evangelizzazione itinerante e grazie a p. Enrico Massetti, dehoniano della
provincia dell’Italia Meridionale, ho incontrato la Compagnia Missionaria.
Quando le
diocesi di Bologna e di Roma decisero di preparare l’anno santo del 2000 con le
missioni nelle parrocchie, il nostro gruppo fu coinvolto nel lavoro di
preparazione insieme con altri gruppi.
Queste
collaborazioni si sono rivelate provvidenziali e arricchenti. Insieme abbiamo
ascoltato le realtà ecclesiali alle quali eravamo inviati, ci siamo scambiati
le esperienze e le competenze, abbiamo accolto suggerimenti e sollecitazioni
reciproche, scoperto modalità diverse, imparato a lavorare insieme per il
Regno.
Servizio più impegnativo
In questo
percorso di riflessione, di collaborazione, di ricerca comune di una missione
evangelizzatrice più rispondente alla realtà sociale ed ecclesiale, sempre di
più è cresciuta la consapevolezza che la missione non può avere come
protagonista il gruppo missionario e come destinataria la popolazione che abita
nel territorio di una parrocchia. Già in passato il nostro essere missionarie
laiche impegnate ad annunciare il Vangelo, anche nelle liturgie, era
testimonianza viva della rivoluzione operata dal Concilio, soprattutto per
quanto riguarda l’apostolato dei laici e la loro corresponsabilità nella vita
della comunità ecclesiale, la loro missione profetica che scaturisce dal
Battesimo.
In seguito
abbiamo sentito sempre più urgente la necessità di coinvolgere nella missione i
laici della parrocchia, non solo nelle iniziative di preparazione, ma nello
stesso svolgimento, cioè nell’annuncio del Vangelo, nelle famiglie e nei centri
di ascolto.
E qui il nostro
servizio è diventato più impegnativo e anche più difficile.
Troppo spesso,
potremmo dire oggi più di ieri, le comunità che chiedono la missione si
aspettano che le missionarie vadano a convertire quelli che non vengono in
chiesa; pensano che i cosiddetti credenti praticanti e gli operatori pastorali
non abbiamo bisogno della missione, ma ne siano solo gli organizzatori; hanno
grande difficoltà a sentirsi e a sentirsi ciò che sono: comunità missionarie.
Per noi, invece, è diventato essenziale stimolare la parrocchia a riscoprire e
assumere con rinnovato impegno la missione evangelizzatrice, a entrare in stato
di missione permanente. Per questo è importantissimo il cammino formativo
missionario per i laici della parrocchia, per le famiglie, per i giovani, per
gli stessi operatori pastorali. Allora l’esperienza condivisa di
evangelizzazione diventa un momento di crescita nella comunione e nell’apertura
missionaria delle persone e della comunità.
Sentiamo che ci
appartiene profondamente ciò che il Papa scrive nell’Evangelii Gaudium 120 e
121: In virtù del Battesimo ricevuto,
ogni membro del Popolo di Dio è diventato discepolo missionario (cfr Mt 28,19).
Ciascun battezzato, qualunque sia la sua funzione nella Chiesa e il grado di
istruzione della sua fede, è un soggetto attivo di evangelizzazione… Certamente
tutti noi siamo chiamati a crescere come evangelizzatori.
Mi piace
ricordare un’esperienza straordinaria vissuta nel 2015, a S. Antonio Tortal
(BL) diocesi di Vittorio Veneto, dove la missione (già sperimentata nel 2002),
è stata voluta dai laici e loro stessi ne hanno assunto la responsabilità dello
svolgimento, insieme con il gruppo missionario.
Grazie al
cammino ecclesiale di alcuni gruppi e movimenti, già negli anni 90 abbiamo trovato la collaborazione di laici
entusiasti di impegnarsi in questo servizio di evangelizzazione, non solo nella
propria parrocchia, ma anche altrove. E anche alcuni familiares della Compagnia
Missionaria, a seconda delle possibilità, si sono coinvolti con passione.
Così il gruppo
missionario si è arricchito di una fisionomia molteplice: missionarie e
familiares, sacerdoti dehoniani e religiosi di varie congregazioni, laici di
varie realtà ecclesiali, anche in coppia.
Tra fedeltà e novità
Anche lo
svolgimento della missione popolare ha preso una fisionomia diversa, pur
mantenendo alcuni aspetti fondamentali.
Per missione
popolare non si è più inteso la missione al popolo, ma un popolo in missione:
protagonista non è più il gruppo missionario, ma la comunità parrocchiale con
la collaborazione del gruppo missionario.
La missione si
apre con il mandato ai missionari “esterni” e ai missionari della parrocchia,
che sono l’espressione più avanzata della comunità missionaria.
Ciò che è
restato fondamentale per noi è l’incontro con le persone e con le famiglie.
Anche in questo aspetto ci conforta e motiva la parola del Papa: “Si tratta di portare il Vangelo alle persone
con cui ciascuno ha a che fare, tanto ai più vicini quanto agli sconosciuti. È
la predicazione informale che si può realizzare durante una conversazione ed è
anche quella che attua un missionario quando visita una casa […]
In questa predicazione, sempre rispettosa e gentile, il primo momento
consiste in un dialogo personale, in cui l’altra persona si esprime e condivide
le sue gioie, le sue speranze, le preoccupazioni per i suoi cari e tante cose
che riempiono il suo cuore. Solo dopo tale conversazione è possibile presentare
la Parola, sia con la lettura di qualche passo della Scrittura o in modo
narrativo, ma sempre ricordando l’annuncio fondamentale: l’amore personale di
Dio che si è fatto uomo, ha dato sé stesso per noi e, vivente, offre la sua salvezza
e la sua amicizia.” (E.G. 127-128).
Questo viene
fatto dai laici della parrocchia con i missionari, a volte lo fanno anche senza
la presenza dei missionari. Altra iniziativa che abbiamo sempre voluto
mantenere sono i centri di ascolto del Vangelo, anche per piccoli gruppi di
famiglie. Da molto tempo il nostro impegno è quello di preparare i laici della
parrocchia per guidarli. Da molti anni, grazie all’incontro con i Padri di Rho,
non proponiamo più le catechesi, ma la lectio divina. Anche nell’ultima
missione, a Padova, nella Parrocchia del SS. Crocifisso, la lectio divina nei
centri di ascolto è stata guidata anche da laici della parrocchia.
Esperienza che ridà slancio al cammino
Naturalmente,
la programmazione della missione tiene sempre conto della situazione sociale
culturale e ecclesiale e delle esigenze della popolazione. Ancora oggi sentiamo
importante l’assemblea conclusiva, come momento in cui la comunità cristiana
contempla l’esperienza vissuta, rende grazie al Signore, cerca, anche con l’aiuto
del gruppo missionario, le vie di un cammino rinnovato e di una maggiore
apertura missionaria.
Al termine
della missione a S. Antonio Tortal, lo scorso anno, scrivevo:
“Una missione
popolare non è un toccasana. Non risolve i problemi della comunità. Non si fa
una volta per tutte. E non è vero che sia un fuoco di paglia. Soprattutto se
non è affidata solo ai missionari, ma è realizzata nell’impegno condiviso tra
missionari e laici della parrocchia. È un’esperienza ecclesiale che rinnova il
cammino, ridà slancio, intensifica la vita di fede, impegna a una revisione e
spinge a un rinnovamento. La quotidianità rischia di far appassire la fede e
l’esperienza ecclesiale. O di stressarla. La missione è come gli esercizi
spirituali. Il Papa per primo li vive ogni anno. Certo una missione non si fa
una volta l’anno, ma ci sono comunità che sentono spesso il bisogno di
ravvivarsi”.
Timori e gioie
Dopo il 2000,
le richieste di missioni da parte delle parrocchie è molto diminuita.
Contemporaneamente anche noi missionarie ci siamo orientate a un maggiore
inserimento nel territorio e distribuite in località distanti.
Non sono
mancate richieste diverse: non missioni popolari ma animazione di novene,
tridui, esercizi spirituali parrocchiali, quarantore, accompagnamento e
formazione di gruppi ecclesiali.
Ci sembra di
cogliere una progressiva chiusura delle comunità parrocchiali, anche dove c’è
una buona progettualità pastorale. Una pastorale ordinaria e troppo spesso
tradizionale, povera di spinta missionaria, che risente della difficoltà a
uscire verso realtà umane che sono sempre più lontane, indifferenti e
sofferenti. Una pastorale di mantenimento, in difesa, più che in apertura e in
uscita.
Nonostante il
rinnovamento conciliare e il magistero dei pontefici, in particolare di papa
Francesco e la sua testimonianza, in quest’alba del terzo millennio, a più di
50 anni dal Concilio, ci sembra di vedere una recrudescenza di clericalismo
“clericale e laicale” che soffoca la spinta missionaria delle comunità
ecclesiali. (cf E.G. 102)
In tutti questi
anni, però, noi stesse abbiamo vissuto quella gioia di cui il Papa parla: Vedo con piacere come molte donne
condividono responsabilità pastorali insieme con i sacerdoti, danno il loro
contributo per l’accompagnamento di persone, di famiglie o di gruppi ed offrono
nuovi apporti alla riflessione teologica. Ma c’è ancora bisogno di allargare
gli spazi per una presenza femminile più incisiva nella Chiesa. (E.G. 103).
Uscire ancora
In questi anni,
dunque, anche grazie proprio allo sguardo appassionato di papa Francesco,
scopriamo la grande fame e sete di Dio e della sua Parola, presente anche in
tanti che non la riconoscono; sentiamo l’urgenza di un rinnovato e continuo
annuncio del Vangelo là dove sembra dilagare il vuoto di senso, la solitudine,
la lontananza da Dio, non conosciuto come Amore.
Sentiamo
soprattutto la necessità di svegliare la coscienza missionaria di noi
battezzati, di crescere, insieme con le
comunità cristiane, nella consapevolezza e nella responsabilità della dignità
battesimale di noi laici e di sostenerne la corresponsabilità nella vita della
chiesa.
Celebrare
questo 50° per noi significa guardare in profondità l’oggi della storia per
assumerla nello Spirito di comunione e di missione che ci è proprio. Significa
interrogarci, con tutta la Compagnia Missionaria, con la Famiglia Dehoniana,
con gli altri istituti e gruppi missionari, con le comunità cristiane e con i
laici più sensibili all’urgenza dell’evangelizzazione, su quale sia la strada
da percorrere, a quali novità di impegno e di servizio lo Spirito ci chiama.
Certamente
vogliamo mantenerci disponibili alle comunità parrocchiali, ma forse ci è
chiesto di guardare anche verso altre realtà umane e sociali che restano ai
margini o sono estranee all’esperienza di fede e di comunione della chiesa.
Sentiamo
rivolto personalmente e comunitariamente a noi l’invito pressante di papa
Francesco di uscire verso le periferie esistenziali, sociali ed ecclesiali.
Ancora oggi
risuona per la Chiesa la parola di Gesù: “Andate in tutto il mondo e proclamate
il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi
non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli
che credono: nel mio nome scacceranno demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se
berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e
questi guariranno” (Mc 16,15-18).
parleranno lingue nuove
Il giorno 26 novembre, a S.Antonio Abate, abbiamo celebrato
l’evento dei 50 anni di missioni popolari della Compagnia Missionaria con un
convegno a cui avevamo dato il titolo “Parleranno lingue nuove”, a indicare che
sempre nella storia vanno trovati
linguaggi nuovi secondo i tempi e la cultura, tenendo viva la passione
dell’annuncio. Il convegno vero e proprio si è tenuto nel teatro “Padre Dehon”
che i padri dehoniani hanno messo a nostra disposizione. Ciò che abbiamo
vissuto non è solo la ricchezza di un convegno, ma una grande festa preparata
da giorni e giorni da tanti amici, amiche e familiares che ci hanno dato una mano con competenza e grande
semplicità e che ci ha fatto sentire
ancora di più una grande famiglia. In
una rete di collaborazioni ciascuno ha trovato il suo posto nell’allestimento,
nella preparazione dei cibi, negli inviti e in tanto altro!...Un vero cantiere
di festa!
All’inizio della giornata Luisa dà il benvenuto ai convenuti,
tra cui il Vescovo di Sorrento Castellammare di Stabia e sacerdoti anche venuti
da fuori, ringraziando le molte persone che hanno collaborato con noi e presentando il senso di questo evento di grazia: guardare al passato
con gratitudine tenendo vigile la memoria e rivisitando con gli occhi del
cuore, attraverso immagini e testimonianze, i tanti volti e le esperienze
vissute insieme a laici e sacerdoti
nelle missioni popolari, uniti dalla
stessa passione di annunciare Cristo in ogni modo e con ogni mezzo (anche in
bici…) Una passione che ha preso forza dal Concilio Vaticano II, con la riscoperta coscienza della forza del
Battesimo, che ci fa tutti missionari, e della dignità laicale.
Paola Berto sottolinea l’aspetto culturale e formativo del
convegno come progetto culturale sostenuto dalla nostra Associazione ONLUS “Guardare lontano” e collegato al Centro
culturale di Nampula dove offriamo sostegno a studenti mozambicani, privi di mezzi adeguati.
Il convegno si è svolto in vari momenti : un intervento
di Lucia Capriotti coordinatrice
dell’attività di evangelizzazione itinerante, una lezione di Lorenzo Lattanzi,
Presedente dell’associazione AIART-Marche, sull’importanza dei nuovi mezzi di
comunicazione e su come educare i
ragazzi ad un loro uso consapevole e moderato, la testimonianza della ballerina
pittrice Simona Atzori e, a chiusura della giornata, l’intervento del Vescovo Francesco Alfano.
Lucia nel suo intervento appassionato è partita dalle motivazioni che ci hanno spinte a
realizzare questa giornata “Guardare
lontano non è un guardare solo geograficamente; è un guardare lontano per
proiettarci nel futuro.” Ricordare i
cammini vissuti per scrutare il presente e coglierne le possibilità e le risposte da dare, una storia che parte dalla prima missione del
1966 e si prolunga nel tempo fino ad oggi : 297 missioni in 240
parrocchie. Storia segnata da povertà e
piccolezza, eppure intessuta di incontri, cammini fatti in compagnia della gente, di tanti compagni di strada, centri di
ascolto, visite alle famiglie, celebrazioni, notti in preghiera e momenti di festa… in una forte esperienza di
comunione anche con altri gruppi ed Istituti in uno scambio arricchente. Un raccontare la bellezza e il fascino di cammini attenti ai cambiamenti sociali e aperti ad orizzonti sempre nuovi; un’unica cordata dove ciascuno ha potuto
trovare il suo posto e mettersi in gioco. Guardando all’oggi ci conforta l’invito pressante di papa Francesco ad
uscire per annunciare e portare Cristo
soprattutto nelle periferie sociali ed ecclesiali, ma anche ci interroga sulla
realtà ecclesiale di oggi e su come
risvegliare una coscienza missionaria .
Dopo l’intervento di Lucia, ci sono state risonanze, ricordi,
testimonianze, note biografiche comunicate con semplicità da parte di varie persone, soprattutto parroci che hanno condiviso le missioni popolari con noi. Anche le foto
proiettate per datare questa nostra storia sono state motivo di rendimento di grazie, ed anche di…emozioni! Abbiamo
ricordato in particolare padre Albino ed
Ausilia per la passione che li ha animati in questo servizio.
Un momento formativo interessante è stata la lezione di
Lorenzo Lattanzi sull’ importanza e la complessità dei mezzi di comunicazione
di oggi e delle moderne tecnologie. Possono essere luoghi per annunciare il
Vangelo, per educare; vere e proprie sfide educative che dobbiamo saper
cogliere: come aiutare i giovani ad un
uso consapevole, moderato e critico, per
lasciare al mondo figli migliori, con quale stile di presenza accompagnarli. Se non le conosciamo, rischiamo di essere
stritolati dalle nuove tecnologie che
possono manipolare la verità.
Un momento particolarmente coinvolgente è stata la testimonianza di Simona Atzori, una storia di vita raccontata anche nel suo
libro “Cosa ti manca per essere felice”. Storia di vita segnata dall’amore,
nata dalla scelta d’amore dei genitori, in particolare della mamma, che coglie
fin dalla nascita della sua bimba la bellezza della vita, le opportunità che
essa offre qualunque sia il corpo in cui si esprime, una realtà più profonda
che va scoperta, che non si immagina e non si conosce senza gli occhi
dell’amore. Solo l’amore permette di andare oltre le paure, gli ostacoli, i
giudizi, quegli sguardi di compassione che fanno male. Simona ci parla della
bellezza della vita di ogni giorno.
Siamo creati per creare la nostra vita in modo unico, straordinario. Col le
parole e con il sorriso che la
accompagna sempre come un biglietto da visita, ci dice che si sceglie di essere
felici , di festeggiare la vita. Quello che conta è il significato che diamo
noi alle cose. Non siamo in balia delle onde del mare. La testimonianza
semplice e gioiosa di Simona ci provoca a riflettere: quante volte non siamo
vivi perché non sappiamo gioire delle piccole cose che la vita ci dona ogni
giorno!
Chiude il convegno l’intervento del nostro vescovo. Alla fine
di questa giornata serena, bella, intensa, ci interpella con la domanda:
“Signore, cosa ci stai dicendo oggi?”. E’ una domanda che dobbiamo farci ogni
giorno. Non c’è situazione che non può rendere la nostra vita bella come un
sorriso. Solo se conserviamo questa domanda nel cuore, possiamo vivere la missione,
svegliarci e svegliare il popolo di Dio a nuove sfide, nuove attese. E’ un
compito che non possiamo delegare a nessuno e tocca ognuno di noi. Se questo
accade, non sono stati vani i nostri 50 anni di missioni popolare e questa
stessa giornata.
fare memoria per...
INCONTRO DI STUDIO E DI FESTA
A BOLOGNA
PER 50 ANNI DI MISSIONI POPOLARI
Insieme per celebrare 50 anni
di missioni parrocchiali. Insieme per celebrare un giubileo ricco di grazia e
di semina abbondante. Insieme per fare memoria, sì, perché senza di essa non
c’è presente né futuro. Con questo intento ci siamo ritrovati per un Convegno
organizzato nella sede della Compagnia Missionaria a Bologna il 5 novembre
2016. Erano presenti, oltre alle missionarie, amici e collaboratori di lunga
data: laici, Padri Dehoniani, nostri cari fratelli e qualche sacerdote
diocesano.
Un significativo stimolo alla
riflessione su questo evento e come guardare al futuro ci è stato offerto da
Rosanna Virgili, biblista, con un linguaggio chiaro, coinvolgente e con una
competenza mai ostentata e sempre convincente.
Partendo dal significato
biblico del termine “giubileo”, la relatrice ci ha invitate a vivere il nostro
lavoro di evangelizzazione portato avanti in questi 50 anni come dono di
grazia, benedizione e a trasformarlo in una libera e gioiosa offerta al Padre,
Sì, perché, ha proseguito Rosanna Virgili, non siamo proprietari di quello che
abbiamo fatto e che facciamo. Il dono esige di imparare a vivere la perdita di
noi stessi come castità dell’amore.
In quest’ottica la Virgili si
è poi addentrata nel tema specifico, cioè dell’evangelizzazione fatta da donne,
sottolineando che ciò ha potuto avvenire a partire dal Vaticano II e grazie ad
esso. Ed è proprio a partire da questo evento di svolta nella Chiesa che le
donne hanno potuto accedere agli studi biblici e teologici.
Evangelizzazione portata avanti da donne
Per quanto riguarda il ruolo
o meglio il servizio delle donne nella Chiesa, che ha bisogno di essere ancora
approfondito, ha proseguito la relatrice, abbiamo un’apposita Commissione
voluta da papa Francesco per studiare la possibilità del diaconato femminile.
Quindi l’evangelizzazione portata avanti da donne è ora sulla “scrivania” della
Chiesa. I vostri 50 anni di missioni parrocchiali, attuate soprattutto da donne, s’inquadra in
quest’ottica e ci porta ad interrogarci su quali erano i ruoli e i ministeri
delle donne nella Chiesa primitiva. Rosanna Virgili si è addentrata nel NT e
soprattutto Atti e Lettere paoline, con la competenza che le è propria,
offrendo numerosi spunti di riflessione riguardo alla partecipazione attiva
delle donne nelle prime comunità cristiane. Esempi che ci dicono come la
profezia richieda coraggio e sapienza per penetrare il presente e scavare il
futuro.
L’interesse suscitato dalla
relatrice è stato vivo, insieme al desiderio di intessere un dialogo aperto e
sincero con la stessa. Il tempo non l’ha permesso perché Rosanna avendo un successivo
impegno a Milano, ci ha lasciate in tutta fretta.
A sua volta, la responsabile
del gruppo missioni, Lucia Capriotti, ci ha fatto ripercorrere questi 50 anni
di missioni parrocchiali mediante una relazione puntuale, dettagliata,
stimolante riportandoci alle radici che sgorgano dal nostro carisma CM e
dall’intuito profetico del nostro fondatore p. Albino Elegante s.c.j. Ce lo
conferma quanto egli stesso confessò in occasione della celebrazione dei 25 anni
delle missioni parrocchiali: “L’attività delle missioni al popolo è sempre
stata una delle iniziative più care al mio spirito. Condotto da un misterioso
richiamo, sono stato costretto a socchiudere la porta e a guardare alla
moltitudine di fratelli che tendevano la mano, implorando la rigenerazione in
Cristo”. E questa celebrazione giubilare l’abbiamo voluta per ricordare
l’esperienza vissuta, per rendere grazie al Signore e a tutti coloro che ci
hanno dato l’opportunità di realizzarla, ha sottolineato Lucia, ma anche per
scrutare il presente e ascoltare ciò che la mutata realtà socio ecclesiale ci
chiede e cercare possibili risposte.
In 50 anni sono state animate
297 missioni in circa 240 parrocchie. Dietro a questi numeri c’è stata una
semina abbondante, curata e, certe volte faticosa della Parola di Dio da parte
di un pugno di donne che, con stile laicale, hanno saputo avvalersi di altri
collaboratori laici, insieme alla presenza indispensabile del sacerdote,
soprattutto per la celebrazione dei Sacramenti.
Un cammino fatto di ascolto e di annuncio
Questo servizio di
evangelizzazione itinerante è stato un grande dono per coloro che l’hanno
vissuto in prima persona perché impegnati in un cammino di comunione tra loro e
con le stesse comunità interessate: un cammino fatto di ascolto delle persone e
delle realtà sociali ed ecclesiali in continuo cambiamento; di attenzione ad offrire ciò che la Chiesa
del dopo –Concilio attende e ciò di cui la società del post-moderno ha bisogno;
facendosi compagni di strada e mantenendo sempre la centralità della Parola.
Nella faticosa ed entusiasmante ricerca di metodi adatti, ha proseguito la
relatrice, abbiamo sempre ricordato che è la povertà e la debolezza
dell’annuncio che offre luce ai problemi umani, sociali ed ecclesiali, che
tocca le coscienze e trasforma la vita, che converte i singoli e germina
società nuove, che compone le contese e costruisce la pace.
Nel corso degli anni c’è
stato anche un cambio di metodo importante: non più protagonisti della missione
soltanto le missionarie e p. Albino Elegante o altri sacerdoti, ma è diventato
importante il coinvolgimento del consiglio pastorale o di altre persone
disponibili, laici o religiose presenti in parrocchia, ha fatto notare Lucia. E
questo ha fatto dilatare i tempi di preparazione della missione a volte anche
di anni, ma con il vantaggio di trovare poi un “terreno” più predisposto alla
semina perché più consapevole dell’evento missione nella propria parrocchia.
In questo impegno di lavoro
itinerante, ha rilevato ancora Lucia, ci sono state collaborazioni rivelatesi
provvidenziali e arricchenti, in particolare quella con i Padri Dehoniani: una
collaborazione fraterna e costruttiva che ha favorito una vera esperienza di
comunione, nella stima e fiducia reciproca, nella condivisione della passione
per l’annuncio dell’amore di Dio.
Nel corso degli anni,
soprattutto dopo il 2000, ha affermato la relatrice, nonostante il rinnovamento
conciliare, si è notata una recrudescenza di clericalismo “clericale e laicale”
che soffoca la spinta missionaria delle comunità locali. E allo stesso tempo,
grazie allo sguardo appassionato di papa Francesco, si avverte la grande fame e
sete di Dio e della sua Parola, presente anche in tanti che non la conoscono.
“Celebrare il 50◦, ha concluso Lucia, significa interrogarci su quale
sia la strada da percorrere, a quali novità di impegno e di servizio lo Spirito
ci chiama. Forse ci è chiesto di guardare, oltre alle comunità cristiane, anche
verso altre realtà umane e sociali che restano ai margini o sono estranee
all’esperienza di fede e di comunione della chiesa.
Non essere custodi di ceneri ma del fuoco dell’amore
Nel pomeriggio è seguito un
breve ma vitale intervento dell’arcivescovo di Bologna, Matteo Maria Zuppi con
cui ha voluto incoraggiarci tutti, in sintonia con papa Francesco, a metterci
in cammino, ad uscire, a vivere con una certa radicalità il Vaticano II. E
questo per non scambiare l’autunno con la primavera. Convinti però che occorre
una nuova conversione pastorale. Ha proseguito inoltre sottolineando con forza
che l’Evangelii Gaudium ci ridà la missione popolare. Un invito quindi a non
mettere il carisma in bottiglie né ad essere custodi di ceneri, ma ad
alimentare il fuoco della fede, dell’amore e cercare di scoprire soggetti nelle
comunità parrocchiali per l’animazione delle stesse. Oggi più che mai ci vuole
coraggio, ci è chiesto il coraggio della passione e uno sguardo di
misericordia.
Infine, la Presidente della
Compagnia Missionaria, Martina Cecini ha ringraziato tutti i partecipanti
dicendo che la loro presenza è stata motivo di gioia e di stimolo a camminare
insieme lavorando per il Regno di Dio. Ha proseguito dicendo che “in questi cinquant’anni
abbiamo ascoltato e riconosciuto la presenza del Signore e accolto l’eredità di
p. Albino Elegante che ci ha volute missionarie nella vivacità della donazione.
Una missionarietà che si esprime per molte di noi in modo nascosto in mezzo
alle contraddizioni e alla bellezza di questo tempo… Un aspetto importante
vissuto da vari membri CM è anche la missione Ad Gentes in Mozambico, Guinea
Bissau, Argentina, Cile e Indonesia mediante l’impegno educativo e alla
solidarietà con le persone nel bisogno. … Vogliamo cogliere da questo momento
celebrativo e dalla riflessione che ne scaturirà possibili espressioni più
capaci di entrare nella vita della gente di oggi e di coglierne il desiderio di
bene e di autenticità per un incontro davvero gioioso con Gesù nostro maestro e
guida”.
Mi pare opportuno affermare
che la nota dominante, o meglio la fonte d’ispirazione che ha caratterizzato
questa intensa giornata è stata l’Evangelii Gaudium, documento pastorale programmatico
del Papa attuale. È lì che dobbiamo spesso ritornare per vivere quel
cambiamento a cui tutti siamo chiamati. Concludo con una piccola e toccante
testimonianza del Padre Generale dei Dehoniani dell’8/9/2014. Prendendomi la
mano seriamente, papa Francesco mi ha detto: “Io ti chiedo molto insistentemente
di promuovere lo studio della Evangelii Gaudium. Vi troverete al centro del
cambiamento necessario: cambiamento della mente e del cuore”. Davvero
l’esortazione apostolica e questo 50◦ celebrato possano rinnovare la nostra vita e missione
con gioia, generosità e speranza.