Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
La COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede centrale a Bologna, ma è diffusa in varie regioni d'Italia, in Portogallo, in Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.
News
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09 / 08 / 2024
Agosto 2024
Edvige Terenghi, amministratrice centrale, visita i gruppi in Mozambico....
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09 / 08 / 2024
Agosto de 2024
Edvige Terenghi, administradora central, visita os grupos em Moçambique....
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09 / 08 / 2024
19 ottobre 2024
Assemblea italiana, in presenza, a Bologna, e in collegamento online...
il mio viaggio in cile
Eccomi in Cile e precisamente a San
Bernardo (vicino a Santiago, capitale di questo paese). Mi sono accorta che
Santiago ha circa 7 milioni di abitanti e San Bernardo ne ha 400 mila. (Bologna
mi pare sia intorno ai 500 mila). Questo dato mi ha fatto capire che il
contesto in cui mi trovavo aveva una sua rilevanza da vari punti di vista.
Primo fra tutti gli spostamenti e l’inquinamento che in quei giorni ha
raggiunto livelli elevati. Ma ho colto anche il fatto che San Bernardo è una città
con molte sfaccettature, anche se l’ho conosciuta solo in parte.
Sono
stata accolta nella sede della CM dove abitano Margarita e Elisabeth,
missionarie CM. Margarita è in pensione ma continua a lavorare nella biblioteca
della scuola dove è conosciuta da vari decenni e dove ha delle relazioni
consolidate. Elisabeth lavora in una scuola piuttosto distante e deve partire da casa alle 7 circa e fare ritorno
alle 18 di sera. E’ un lavoro impegnativo con bambini con handicap.
Teresa
Pozo, anche lei missionaria, abita a Puente Alto, a circa 1 ora di auto da San
Bernardo e attualmente deve assistere la mamma (Marina) di 89 anni che ha avuto
da poco un infarto. Sono stata da lei alcune volte ed è stato bello condividere
il suo contesto di vita.
Con
queste tre missionarie abbiamo condiviso molte cose: preghiera, dialoghi …
e incontri. Siamo anche andate a Casa
Davi dove ha lavorato, anni fa, anche Cesarina (molto ricordata da tutti) e
dove attualmente collaborano Margarita ed Elisabeth nei fine settimana.
Poi
ci sono circa una decina di familiares CM con i quali mi sono incontrata alcune
volte e che hanno fatto un cammino nella CM molto consolidato, profondo e
prezioso.
Missionarie
e familiares ci siamo incontrati per condividere la nostra vita e la spiritualità
ed insieme il giorno di Pasqua abbiamo realizzato un pellegrinaggio a S. Teresa
de los Andes. E’ stato un momento molto
bello e significativo. Questa santa cilena è molto amata ed intorno alla sua
tomba ci sono tanti fiori freschi che danno la sensazione di festa e di gioia,
di resurrezione di vita.
Sempre
insieme a missionarie e familiares ci siamo incontrate con il Provinciale scj
del Cile e con il Vescovo di San Bernardo. Due incontri significativi e dove la
testimonianza dei familiares e delle missionarie mi hanno fatto cogliere quanto
è preziosa la loro presenza in quel contesto di vita. Una testimonianza
diversificata dove emerge la sensibilità sociale e pastorale come presenza
nelle parrocchie e come accoglienza delle persone in difficoltà con uno stile
semplice e a volte nascosto come è
normalmente nascosto il “bene”.
Un
momento prezioso l’ho vissuto il lunedì dopo Pasqua nella cappella
dell’adorazione perpetua vicino alla cattedrale di San Bernardo con Margarita e
dove ho avvertito nel messaggio di S. Faustina un dono prezioso per aprirci
alla “misericordia” con quella semplicità e gratuità che ti fanno sperimentare
quanto è buono il Signore.
Ho anche colto come la storia di
questo popolo e di questo paese sia stata segnata da grandi sofferenze e da
conflitti che si sentono ancora presenti e che segnano il modo di essere delle
persone. Grande profondità e rispetto ho sentito nelle relazioni intessute in
quei giorni. Quindici giorni non bastano
per capire tante cose ma la storia CM in questo paese fa cogliere tante
dimensioni importanti. La fedeltà delle persone ed il loro senso di
appartenenza mi fanno capire come la CM si è radicata in questa cultura con il
nostro carisma specifico.
il mio viaggio in argentina
La nostra presenza CM è piuttosto sparsa
per cui ho visitato le persone partendo da Carlos Paz - Cordoba dove vivono
Irma – missionaria, e Susana – familiaris. Irma vive con la mamma Elsa (86)
anni (i suoi antenati erano italiani di Bergamo e di Trento ) e lavora
nell’impresa di famiglia. Carlos Paz è una località turistica molto bella. Lì
ho anche conosciuto due amiche di Irma che hanno partecipato alla settimana di
esercizi spirituali annuali con le missionarie argentine. Con Irma ho potuto
rinnovare un’amicizia iniziata molti anni fa in Italia e che continua nel tempo
con grande bellezza e profondità.
Sono
poi partita in pullman da Cordoba per Santo Tomè, (Santa Fè). La distanza è di
circa 5 ore. In Argentina i pullman sono molto comodi e si possono percorrere
lunghe distanze senza stancarsi troppo. A Santo Tomè vivono Kuki e Marta due
missionarie che mi hanno accolto con molte attenzioni assieme alle loro
famiglie. Sono stata ospitata in casa di Teresita una amica che desidera diventare
familiares e con la quale abbiamo intessuto una relazione molto bella.
Conoscevo Kuki con la quale avevo simpatizzato vari anni fa in Italia per cui è
stato facile il dialogo. Kuki non stava molto bene di salute ma siamo riuscite
a trasmetterci reciprocamente ed insieme a Marta e Teresita molto affetto e lo
stesso sguardo di fede e di testimonianza che ci unisce. Purtroppo proprio in
quei giorni Leticia (che vive a Santa
Fè) ha ricevuto la notizia della morte del fratello (infarto) per cui non ho
potuto incontrarmi con lei e conoscere il suo contesto di vita. Ci siamo
conosciute dopo a Resistencia.
Santo
Tomè - Resistencia distano circa 8 ore di pullman. Sono partita dopo la
mezzanotte con un tempo molto brutto. Pioggia battente e lampi ma sono riuscita
a dormire nonostante tutto. L’accoglienza di Graciela e Ana Maria mi
hanno fatto sentire subito a casa. A Villa Chica (sede attuale CM) ci
aspettavano Andrea, Silvia e Rosa. Queste sono le missionarie che vivono in questa città. Ci
sono anche alcuni aspiranti familiares che conoscerò in seguito.
Domenica 3 aprile sono andata a
General S. Martin-Chaco (circa 2 ore di auto da Resistencia ancora più a nord).
Partiamo con Ana Maria e Rosa. Ci aspettano p. Guillermo scj (amico da sempre
della CM che io chiamerei cofondatore della CM argentina), Noemi, familiares ed
un gruppo di aspiranti familiares.
Bella
l’accoglienza e la messa dove Marta ha fatto la sua prima promessa come
familiaris e Noemi l’ha rinnovata. C’è un bel gruppo impegnato nella formazione per diventare familiares: Feliza, Sofi,
Elda, Lorena, Carmen, Raquela, Rosa, Zilda, Argentina. Un momento davvero bello
dove viene ricordato P. Albino che ha fondato 50 anni fa i familiares. P.
Guillermo nell’omelia ha commentato il suo messaggio rendendo vivo e attuale il
nostro carisma di comunione e missione dentro la spiritualità dehoniana. Clima
di festa e di gioia che ci fa gustare la bellezza di riconoscerci insieme in
cammino per testimoniare e vivere il Regno di Dio nelle realtà di tutti i
giorni.
La
settimana seguente ci vede insieme missionarie e familiares a Resistencia dove ci riuniamo per vivere
alcuni giorni di incontri personali e di gruppo.
Resistencia
è una città di circa 300 mila abitanti a nord dell’Argentina. Una città che
attraverso con l’autobus e che conosco solo in parte. Fa caldo anche se stiamo
entrando nella stagione autunnale. La città di Resistencia viene soprannominata
"La città delle sculture”. Le sculture generalmente sono in città, e
vengono disposte lungo i marciapiedi e nei vari parchi (ne sono già state collocate
più di 400).
Qui
ci siamo incontrati con il Vescovo per condividere il desiderio di comunione
con la Chiesa ed il servizio alle persone che vivono situazioni difficili.
Anche questo è stato un momento bello e semplice, di famiglia.
Sabato 9 aprile
hanno rinnovato i voti Silvia e Andrea con una bella cerimonia nella cappella
di Villa Chica, il tutto nel clima festoso del tempo pasquale. Domenica 10
aprile c’è stata la cerimonia dell’ammissione di 4 nuovi familiares: Cristina,
Gladis, Gloria e Marta. Ha rinnovato la promessa Susana, venuta da Cordoba per
stare con noi qualche giorno. Tutte hanno dato una bella testimonianza del loro
cammino di fede in famiglia e nel loro ambiente di vita. La loro preparazione è
durata qualche anno ed ha dato buoni frutti. Ha presieduto la messa p.
Guillermo scj che accompagna da vicino il cammino spirituale di queste persone.
Presenti le loro famiglie, si è poi passati alla condivisione della mensa in
clima di festa e di gioia. Erano presenti in questa occasione anche Mirtha
(sorella di Graciela) ed altre persone che desiderano iniziare il cammino di
preparazione per aderire al gruppo dei familiares.
Dopo
gli ultimi incontri, vissuti con un poco di trepidazione per un incidente
occorso a Graciela, ma che è risultato meno grave del previsto, mi accingo al
viaggio di ritorno lasciando un pezzo di cuore in America Latina. Ci vorranno
parecchi giorni per assestarmi di nuovo nella vecchia Europa.
i familiares
Quest’anno
ricorre il cinquantesimo anniversario della nascita dei Familiares: 1966 – 2016. Proponiamo una riflessione
di p. Albino in cui annuncia e rievoca
tale evento.
Voglio parteciparvi la gioia di una
iniziativa che so risponde all’aspettativa vostra più intima: la costituzione
de: i Familiares, cioè degli amici che vogliono condividere più da vicino il
nostro spirito e le nostre attività, diventando parte viva dell’Istituto
stesso. Il 6 gennaio 1966 : c’è stato il primo raduno di coloro che sono
gli amici più intimi, e che, come tali, desiderano fondersi maggiormente con la
CM.
Così come è nata la Compagnia Missionaria
nella notte di Natale 1957, sono nati i Familiares . Il nome è un po’ esotico.
Il termine, lo sapete, è latino ed è usato per indicare i membri di
una stessa famiglia. L’idea è maturata durante un corso di esercizi spirituali che ho fatto alla “Cittadella” di Assisi.
Quindi membri della stessa famiglia: la Compagnia Missionaria del sacro Cuore.
Una proposta quindi lanciata a tutti coloro che vogliono vivere più
strettamente con noi gli ideali che ci sono propri, diventando parte viva della
nostra famiglia spirituale. Avere la gioia di condividere e alimentarci del
nostro stesso spirito, vivere nella misura del possibile la nostra attività,
sentire la casa della Compagnia Missionaria casa comune: loro e nostra.
Un’intuizione che risale all’anelito
spirituale e alla volontà apostolica di P. Leone Giovanni Dehon. La
contemplazione del cuore ferito del Salvatore che dice la misura senza limiti
dell’amore di Dio per l’uomo. Egli vuole darci una risposta in un dono
entusiasta di pensiero e di vita.
Tutti possono essere Familiares della
Compagnia Missionaria. E’ un invito a quanti sono sensibili ai problemi di fede
e accettano di farsi contagiare dalla santità e dalla grandezza del suo ideale.
E’ richiesta la volontà di farsi riflesso del Cuore di Gesù, dei suoi
sentimenti e della sua disponibilità fiduciosa alla volontà del Padre e alla
promozione al bene dei fratelli. Si
tratta in definitiva di donare un nuovo tono alla propria vita: mantenerla
abitualmente nella disposizione di un servizio generoso di Dio e delle anime.
Ciascuno come potrà e dove potrà e dove l’ha posto il Signore, dovrà sentirsi
un prolungamento della Compagnia Missionaria, testimonianza del suo impegno di
amore a Gesù e di apostolato.
Non è un cristianesimo nuovo che viene
proposto, ma una adesione particolarmente impegnata ad alcune espressioni del
cristianesimo.
Naturalmente dobbiamo obbligarci a una
rapporto di fedeltà all’azione di Dio. In Cristo egli ci ha scelti e chiamati
al suo amore. Nello Spirito egli ci offre un aiuto efficace. Ma i passi
dell’ascesa li dobbiamo compiere noi,
devono farsi frutto che lentamente matura nell’impegno della buona volontà.
Questo perché non rimaniamo eternamente fanciulli nel conquistarci a Dio: “ sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina”, da
qualsiasi accenno di stanchezza o miraggio capriccioso…Al contrario. vivendo secondo la verità nella carità, cerchiamo di
crescere in ogni cosa verso di lui, Cristo nostro capo, fino a conseguire la
sua piena maturità ( Ef. 4,11 – 16 ).
Tutti i campi sono aperti alla sua
volontà di dedizione. Ma comunque il familiaris deve splendere della sua autenticità. In mezzo ai fratelli e
alle sorelle egli deve essere un testimone di Dio, testimone di quanto è
particolarmente specifico dell’essere di Dio:
- La sua bontà
- La sua misericordia
- Il suo ottimismo
- La sua fedeltà
- La sua speranza…
In una parola: il suo amore senza limiti e distinzioni. Una fontana che dà acqua a
tutti e inesauribilmente.
Il tutto nella luce del Cuore di Gesù,
sotto lo sguardo di Maria che quotidianamente invochiamo Madre, Guida e Custode
della Compagnia Missionaria.
“La
nostra vocazione – era solito dire
Padre Dehon – è la più bella delle
vocazioni. Se siamo donati cordialmente alla nostra spiritualità, se la
viviamo con generosa costanza, noi doniamo a Gesù la gioia di ripercorrere le
strade di questa terra nelle vesti della nostra persona. Non spaventiamoci
della grandiosità del traguardo che ci attende. L’apostolo Paolo voleva
arrivati tutti i cristiani di Corinto. Tra questi possiamo starci, e far bella
figura, anche noi Familiares della Compagnia Missionaria del Sacro Cuore.
( Riflessione tolta dagli scritti di p.
Albino )
amerò sempre questa guinea, terra sacra
L’emozione
e il timore, dopo gli attacchi terroristici in Francia e la situazione di
massima allerta in Belgio, la sofferenza delle persone più direttamente colpite
dal terrorismo e la mia fragilità fisica erano lo scenario di fondo nei giorni
precedenti alla mia partenza per la Guinea Bissau. Ricordavo un canto che avevo
imparato nella chiesa dello “Espinheiro”, in Brasile: “Da solo non posso niente” e pensavo: ma io non sono sola, Dio è
presente, anche se nascosto nelle pieghe di questo mondo perturbato, negli
incontri e scontri, nella salute e nella malattia, nelle situazioni di unione e
di separazione…In terra, nell’aria, in
mare, di notte e di giorno e nella gioia io so e sento che da sola non posso
niente ed è per questo che Lui mi prende
in braccio, mi conduce in pascoli erbosi e rigenera l’anima mia.
Il giorno 25 novembre, nella tratta
Bologna-Casablanca, l’equipaggio era quasi tutto di colore. Pregavo, chiedendo
la benedizione per tutti e per ciascuno perché, come me, con i piedi lontani
dalla terra, portava certamente nel cuore le persone che aveva lasciato e
quelle che avrebbe incontrato. Ho vissuto questo volo come un tempo
privilegiato per stare solo con Dio e per decifrare quanto di più genuino
abitava il mio essere. Quando spensero le luci per prepararsi all’atterraggio,
ho sentito dentro di me una tenerezza libera e leggera come una farfalla,
semplice come un bimbo, delicata come i gigli e le camelie, umile come le
violette…non avevo con me né oro né argento, solamente la tenerezza da dare a
tutte le persone, a tutte le creature.
Le 4 ore d’attesa nella sala
d’imbarco in Marocco sono state un tempo di fraternità animato da musica di
fondo; conversazioni incrociate; bambini che giocavano, correvano e piangevano;
la condivisione di cioccolata e di piccoli gesti e sguardi.
Finalmente in Guinea Bissau. Mi
aspettava Roberto, un giovane della comunità di San Paulo, impiegato
dell’aeroporto, che mi chiese: Sei Serafina? Bina ti sta aspettando, dammi il
passaporto così riempio i moduli. Simpatico! Bina, Antonieta e Nhamo, dopo
abbracci e sorrisi, mi portarono a casa. Appena due messaggi per dire che ero
arrivata bene e via a letto, alle 5 del mattino del 26 novembre.
Dopo
giorni di riposo, i primi contatti e una
visita alla città, abbiamo fatto il ritiro mensile. La mattina, mentre
aspettavamo il relatore, regnava un clima di silenzio e di raccoglimento. Avevo
davanti a me un gruppo giovane, pronto ad ascoltare, ad accogliere, a lasciarsi
incontrare da Dio. Nelle giovani di questo gruppo traspariva la freschezza di
un “sì” rinnovato e sempre nuovo e
la bellezza della fecondità con la presenza di tre giovani: Marisol (periodo di
orientamento), Claudia era la prima volta
che si avvicinava il gruppo, Luzia (giovane universitaria che già frequenta i
ritiri mensili e che molte volte si trova a pregare con il gruppo).
All’esterno
c’era un ambiente di festa. Si sentiva pulsare la vita presente nella natura:
il canto degli uccelli, delle colombe, del gallo, il coccodè delle galline, il
pio-pio dei pulcini, il mormorio dei bambini nei diversi e grandi gruppi per la
catechesi sotto i giganteschi alberi di caju e di carrube, la danza delle
foglie degli alberi e degli arbusti e i più diversificati suoni che facevano
parte dell’orchestra. Tutto invitava a cantare inni e salmi di lode a Dio per
le sue creature.
Abbiamo iniziato il ritiro con una
dinamica che ci ha aiutato ad assumere un atteggiamento di spogliamento e
distacco per lasciarci incontrare da Colui che ci ha creati liberi per la vera
libertà di figli. Ho ammirato particolarmente la capacità di silenzio delle tre
giovani per tutto il giorno e anche durante il pranzo. L’ascolto silenzioso ha generato un clima di tranquillità e
di disponibilità interiore in sintonia con il salmo 23 (22): “Il Signore è il mio pastore”. Ho
riposato, ho recuperato forze, mi sono saziata alla mensa che Lui mi aveva
preparato…. Davvero bello, molto bello.
L’11 dicembre vennero a pranzo due
giovani portoghesi: David e Tiago che erano di passaggio in Guinea per studiare
la possibilità di fare volontariato in campo educativo. Fu un momento emozionante
quando presentarono il loro progetto, la loro associazione, l’impegno e il
lavoro per racimolare fondi anche con la raccolta di carta… Così ho finito per
scoprire, quando dissero che erano di Lixa, che conosco il loro parroco e che
Zé, un mio ex alunno di Amarante, è un membro dell’associazione da loro
fondata. Mi sono sentita pronta ad adottare, dentro di me, ciascuno di questi
giovani e il loro progetto.
Il giorno dopo ho visitato la scuola
di S. Paulo. Mi ha commosso la gioia dei bambini, le domande che mi
rivolgevano: “Anche tu sei una missionaria come Antonieta”? Le canzoni e soprattutto la bellezza e la
vivacità dei loro sguardi quando parlavo con loro. Ho raccomandato loro di non dimenticarsi di
essere felici tutti i giorni della loro vita e li ho salutati con le parole di
papa Francesco: “Per favore, non
dimenticatevi di pregare per me!” ed ho promesso che avrei pregato per loro.
Il 13 dicembre, 3° domenica di
Avvento e della gioia, è stata davvero segnata dalla gioia che ho notato nel
sorriso del parroco e dei suoi accoliti che si preparavano all’Eucarestia, nel
clima di festa di quella comunità giovane che avevo trovato quando sono
arrivata al tempio della natura, sotto l’albero di caju. Alcuni già seduti,
altri arrivavano con la loro sedia, i catechisti portavano panche e
accoglievano bambini e adolescenti. Il silenzio invitava all’intimità, alla
contemplazione e a prepararci alla celebrazione del giorno del Signore. Tutto
era musica e armonia sotto l’albero di caju. Non riesco a trovare parole per
descrivere l’esperienza del divino che manifestava la sua presenza amorosa e
affettuosa. Il cielo era lì nell’Assemblea cristiana pronta e predisposta a
celebrare il banchetto Eucaristico, nella Parola, nel Corpo di Cristo spezzato
e condiviso. La Messa in criolo per cui
capivo poco dell’omelia e dei canti, ma senza impedire minimamente la mia
partecipazione. Ringrazio la comunità di San Paulo che, saggiamente, rispetta
il tempo del Signore, sotto l’albero di caju, con il silenzio prima e durante
le celebrazioni.
Nel pomeriggio siamo andate a casa
di Marisol, la giovane in formazione nel periodo di orientamento. Nei villaggi
(tabanca) dove passavamo si vedevano galline, capretti, maiali neri che mi
sembravano cinghiali. Un viaggio piacevole e tutte ridevano quando confondevo i
capretti con i porci e viceversa. Quando siamo arrivate ci aspettavano, sotto
l’albero di caju, Marisol, i genitori, la sorella e alcuni bambini. L’incontro
con questa famiglia è stato bello, un vero incontro di comunione. La brezza
soave che ci sfiorava, il dialogo semplice e affettuoso, le canzoni, la natura
piena di vitalità: pulcini, galline e cuccioli di cane, zucche, maracujà,
alberi di papaia, nidi di uccelli sulla cupola della palma, la piantagione di
mandioca… tutto pareva un canto di lode al Creatore. Alla buona maniera
guineense ci hanno offerto una pollastra e due zucche.
Al ritorno ci siamo fermate nella
comunità dei padri di Murialdo per comprare il miele. Abbiamo incontrato p.
Giovanni, italiano, da 30 anni in Guinea. Subito ci ha fatto entrare, Ci ha
offerto un dolce da lui preparato. E’ stato un vero momento di condivisione
fraterna di vita: progetti pastorali, la necessità di un’animazione vocazionale
lì a Bula, zona di Antonietta e di Marisol.
Dopo siamo andate a casa di Mario,
cugino di Ivone. Era felicissimo per la nostra visita! Uomo semplice,
lavoratore, accogliente e desideroso di condivisione. Tutto coltivato a mano da
chi sa coltivare, trattare, curare e imprestare le mani a Dio nella continua creazione.
Ci ha offerto un sacchetto di noccioline, un secchio di limoni e vino di caju.
Ho sempre sentito dire che c’è più gioia nel dare che nel ricevere, ma quel
giorno ho visto brillare negli occhi, nel sorriso aperto di quest’uomo dal
volto nero il fratello che dà il frutto del suo lavoro come il tesoro più
prezioso che possiede.
Il 17 dicembre sono andata con Bina
e Antonieta a far visita al vescovo di Bissau, D. Josè. Un incontro breve, centrato sulle sfide
pastorali, nella preparazione del Sinodo Diocesano di Bissau nel 2017,
nell’urgenza di accelerare il proseguimento della costruzione della chiesa
della comunità S. Paulo, nella gioia e nella speranza che ci offre il giubileo
della misericordia, nella necessità dell’animazione vocazionale e della
formazione di questa Chiesa giovane e assetata dell’annuncio della Buona
Novella. E’ una Chiesa che tende la mano e chiede una collaborazione, anche se
temporanea soprattutto per la formazione e animazione.
Nei giorni 19 e 20 ho animato un
incontro con le giovani che partecipano al ritiro. Abbiamo lavorato
sull’onestà, la contemplazione della bellezza dell’universo e delle meraviglie
di Dio. Come base del lavoro personale di ciascuna e in gruppo hanno scritto un
inno di lode a Dio. C’è stata anche l’opportunità di fare un piccolo percorso
storico della CM con la proiezione di un PowerPoint.
Il 19 dicembre, mentre le giovani
facevano il loro lavoro personale, mi sono trovata con gli insegnanti della
scuola di S. Paulo, dove ho sottolineato che essere insegnanti è un privilegio,
una vocazione, una missione sacra in quanto si agevola la crescita e lo
sviluppo integrale degli alunni; che ciascun alunno è unico irrepetibile e
quindi è fondamentale trattare ciascuno per nome, conoscerlo e aiutarlo a far
emergere le ricchezze del suo essere, ad essere se stesso; che la dimensione
affettiva è molto importante nella relazione insegnante-alunno e viceversa; che
i nostri alunni hanno bisogno di trovare nella scuola un riferimento positivo,
sentire che vogliamo loro bene, che sono importanti per noi e che hanno bisogno
di essere accolti e amati. Ho messo in risalto l’importanza di insegnare “non solo i contenuti di una materia, ma
anche i valori e costumi di vita…Per imparare i contenuti è sufficiente il
computer, ma per capire come si ama, quali sono i valori e i costumi che creano
armonia nella società è necessario essere un buon insegnante”(papa Francesco).
Ho lasciato loro l’appello ad essere suscitatori di
sogni, “giardinieri” della vita.
Nello
stesso giorno, nel pomeriggio, mi sono trovata con le funzionarie della
sicurezza ed era presente anche Antonieta. Ho messo in risalto l’importanza
di sentirsi agenti dell’azione
educativa; che il loro lavoro e impegno è fondamentale per il buon
funzionamento della scuola e contiamo su tutti per favorirne maggiormente la
qualità per rendere questo spazio più accogliente, più pulito e più bello. Ho
ricordato loro che hanno il compito di collaborare nell’aspetto educativo della
scuola, compiendo e facendo osservare le norme di convivenza sociale e civica.
Ho anche incontrato tutte e ciascuna
delle giovani che frequentano il gruppo e tutte mi hanno detto che piace loro
pregare e fare l’adorazione con le missionarie. Ecco la testimonianza di Luzia:” L’esperienza che sto facendo nel gruppo CM
mi aiuta a scoprire che il Signore ha bisogno di me e che io ho bisogno di uno
stile di vita di preghiera, di fraternità, di formazione e di condivisione.
Capisco anche che devo essere coraggiosa per essere fermento cristiano e per
mettere al centro della mia vita la spiritualità di amore e di vivere con
impegno il Vangelo. Lodato sia il Signore per il dono della vita e per le
meraviglie che ha operato in me”.
Mi sono trovata anche con le donne
del laboratorio di sartoria diretto da Ivone. Questa attività ha come finalità
la promozione dell’autonomia e della dignità della donna mediante il lavoro. Mi
sono messa in ascolto di queste donne e delle loro testimonianze. Mi hanno
comunicato che era la prima volta che si trovavano a parlare dei benefici di
questa esperienza lavorativa e dell’interiorizzazione dei valori che qui hanno
scoperto. Sono molto grate a Ivone per la sua dedizione e aiuto. Sono rimasta
contenta perché alcune di queste donne sono riuscite a fare un corso di scuola
superiore, grazie al frutto del lavoro di sartoria.
Il giorno dopo il Natale siamo
andate al mare per stare insieme e riposare un poco. Una giornata meravigliosa
e con la voglia di dire: Facciamo qui tre
tende…ma la missione ci aspettava a S. Paulo e siamo rientrate a casa
felici e contente.
Dal 27 al 31 dicembre abbiamo fatto il ritiro annuale
nella casa del PIME, a Takir. Ci siamo sentite accolte e come a casa nostra. Ho
capito che i padri del PIME in Bissau sono molto uniti alla CM fin dagli inizi.
La fame e la sete di Dio che ho sentito durante il
ritiro ha suscitato in me un atteggiamento di accoglienza e di apertura allo
Spirito perché fosse Lui a saziarmi. Le riflessioni, che avevano come base il
nostro Statuto, la Parola di Dio e documenti ecclesiali mi hanno aiutato a
creare uno spazio interiore e una disponibilità piena ad accogliere il dono di
Dio. Ho sentito come non mai il fascino per la vita consacrata e la
disposizione a lasciarmi interpellare, potare e rinnovare… E’ stato un vero
tempo di grazia.
Camminare più intensamente, in questi quattro giorni,
con Nhamo per la preparazione della sua
consacrazione, mi ha aiutato a rivedere la mia storia di vita consacrata, a
rinnovare il mio “sì”e a contemplare in una luce nuova la grandezza del dono
ricevuto. Ringrazio il Signore che in questo anno della vita consacrata mi ha
preso e, per puro dono, mi ha portato sul Tabor per farmi contemplare il suo
volto pieno di tenerezza e di bontà. Al termine del ritiro mi sono sentita
interiormente inviata ad essere “padre/madre” di misericordia e ad amare tutti
incondizionatamente e sempre, a non
lasciarmi cadere nella mediocrità dell’egoismo, ma amare come Gesù sino alla
fine, senza limiti. La misura dell’amore che Gesù propone è incommensurabile: “Amatevi come io vi ho amati”. Questo “come io” mi spinge ad uscire, a donare
e donarmi nell’unica ricchezza che possiedo: “Gesù Cristo e il suo Vangelo”.
Il 31 dicembre abbiamo celebrato l’Eucarestia nella
“cappella” improvvisata nella nostra casa qui a S. Paulo e Nhamo ha fatto la
sua prima emissione dei voti. E’ stato un momento alto della mia visita al
gruppo. Tutti erano raggianti di gioia per avere un’altra missionaria
guineense. La celebrazione eucaristica è stata presieduta da p. Domingos (ofm)
che aveva orientato il ritiro annuale e quelli mensili. Tra i partecipanti
erano presenti la famiglia di Nhamo, le giovani in discernimento e altri amici…
E’ stata una manifestazione di comunione per la nuova missionaria, la CM, la Chiesa e il mondo. Nhamo era
raggiante, serena… molto bella.
Mi ha fatto molto piacere visitare, alla vigilia del
mio rientro in Italia, la famiglia di Antonieta. Ho ringraziato di cuore per il
modo caldo e generoso con cui mi hanno accolto, stimato e condiviso quanto
avevano. Ho colto che lì tutti vengono accolti e che anche i vicini sono
famiglia per loro… Che bello!
Al gruppo CM di Bissau va il mio grazie e riconosco la
loro apertura allo Spirito Santo che le aiuta a camminare unite, l’accoglienza
delle proposte di formazione da me offerte, la disponibilità per gli incontri
personali e di gruppo, la fiducia che hanno avuto in me, i momenti di
preghiera, di fraternità, la capacità di fare comunione tra noi e con chi entra
in casa anche senza suonare il campanello. Ho ricevuto davvero molto dal
gruppo, dalla comunità di S. Paulo, dalla Chiesa locale e da tutti coloro che
ho incontrato.
Ho visto ognuna di loro come missionarie giganti nella
loro donazione agli altri, nella loro capacità di uscire per andare agli altri:
accompagnare all’ospedale, giocare con i bambini che cercano un appoggio,
ascoltare e consigliare gli insegnanti e i bidelli, sostenere le famiglie in
difficoltà… Un via vai costante che spinge ad un’uscita da loro stesse in modo
costante. Mi sento di dire che questo gruppo è un’autentica Betania aperta
tutti i giorni e a tutte le ore verso chi cerca un incontro, una parola amica,
un insegnamento o un pugno di riso per saziare la fame.
Lì c’è tempo e spazio per scoprire novità nelle più
piccole cose. Mi divertivo molto con le peripezie che Bina mi raccontava del
gallo che era stato abbandonato dalla madre ed era nato in cima ad una
parabolica. Ogni giorno il gallo ne inventava una per confermarsi capo del
pollaio. Sapeva accogliere e difendere le pollastre che ci avevano offerto e,
con il suo sguardo, tono di voce e canto, metteva ordine nel pollaio e non
permetteva che le nuove arrivate venissero aggredite dalle altre galline.
Qui c’è sempre spazio per un’altra missionaria, un
volontario o amico che sia disposto a uscire, ad andare alle periferie esistenziali, disponibile per accogliere il dono di
Dio, per dare e donarsi. Può darsi che oggi, come allora per il Samaritano, Dio
ti chiami a farti prossimo, con amore, di questo popolo ricco di speranza e
avido di una mano amica che formi, condivida e accolga le diverse ricchezze
personali e culturali che può donare. “Se
oggi udite la voce del Signore, non chiudete i vostri cuori”. Il popolo ha bisogno di te, di voi e anche
il gruppo di S. Paulo ha bisogno di un rinforzo anche se temporaneo.
Amerò sempre questa Guinea, terra sacra, che mi ha
offerto uno spazio vitale di incontro con il divino, con le persone, con la
madre terra fertile di saporosi cereali, legumi e frutti, con l’orchestra
formata da variati toni e suoni degli uccelli, canti acuti della natura…
dio mi ha chiamata
“Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né
mai entrarono in cuore di uomo, Dio le ha preparate per coloro che lo amano”
(1Cor 2,9).
Quando
guardo la storia della mia vita, sento che sono un mistero di Dio e riconosco i
suoi segni nelle meraviglie che ha operato in me.
Dio
mi ha sempre accompagnato e collocato sul mio cammino persone che mi hanno
amato e si sono prese cura di me. Ho avuto l’opportunità di stare con mia madre
durante la mia infanzia e di non separaci mai l’una dall’altra. A 11 anni ho
avuto la gioia di andare con mia madre a far visita a mia zia Sadia, sorella di
mio padre, a Bafatà. A 12 anni ho iniziato la catechesi nella parrocchia di S.
Giovanni Battista. Mi piaceva molto l’accoglienza del catechista per ciascuno
del nostro gruppo, le storie che ci raccontava e la condivisione delle cose più
significative avvenute durante la settimana nella famiglia e nella scuola. Ciò
che mi piaceva di più era ascoltare dalla sua bocca quando ci guardava e
diceva: “ Noi siamo a immagine somiglianza di Dio”. Sono stati molto importanti
i momenti di preghiera: rimanevamo in silenzio e pregavamo.
Il
mio battesimo, a 16 anni, è stato un momento molto significativo: lì ho
sperimentato la presenza di Dio che ha cambiato la mia vita. L’inizio della
formazione CM è stato un altro momento speciale per me. L’accoglienza, la
volontà di crescere, l’atteggiamento di ascolto di questa famiglia mi ha dato
molta gioia ed è stato uno stimolo per progredire nel mio cammino. Ho scoperto
che il valore della comunione proposto nel cap. IX del nostro Statuto è fondamentale
per essere una missionaria del S. Cuore. Trascrivo alcune espressioni che mi
toccano di più: “la vostra carità
non sia ipocrita: detestate il male,
attaccatevi al bene…La vita di comunione, prima che altrove, deve
concretizzarsi all’interno della CM…abbiate in voi gli stessi sentimenti…”
All’avvicinarsi
del giorno tanto importante della mia consacrazione a Dio, 31 dicembre 2015,
sento la grande responsabilità di portare l’annuncio del Vangelo a tutti i miei
fratelli mediante la parola, la testimonianza, la valorizzazione dell’altro
cercando di vedere in Lui il volto di Cristo.
Il ritiro che ho fatto dal 27 al 31 dicembre mi ha
aiutato a riflettere, ad ascoltare e ad accogliere con gioia la Parola di Dio e
del nostro Statuto. La mia gioia è grande, sento che Dio è con me e mi spinge a
“guardare lontano”.
Ringrazio
anzitutto Dio che mi ha chiamata per una “ missione
di servizio nella Chiesa e nel mondo”; mia mamma che sempre mi ha
incoraggiato; le mie formatrici (inizialmente Lùcia Correia e, attualmente
Antonieta); tutti i membri della CM della Guinea Bissau; p. Domingos (ofm) che
ci ha animato, quest’anno, i ritiri mensili e quello annuale; le persone che
hanno pregato perché il progetto di Dio si realizzasse in me.
Maria,
madre del Verbo incarnato e mia dolce madre, in ginocchio, ti chiedo che tu
diriga sempre i miei passi in un cammino di fedeltà e di comunione perché la
mia vita si trasformi in un perenne servizio d’amore.
dopo molto silenzio eccomi a voi !
Sono già passati più due anni dal mio rientro in Mozambico.
E sono passati in fretta, ma vorrei comunicare un po’ il cammino che mi ha
riportato in questa terra.
Il vantaggio di questo nuovo cammino per me è stato il fatto
di conoscere già la realtà, la lingua… Negli anni ‘90 ho vissuto quasi 10 anni
in Mozambico. Poi c’è stato lo stacco di 12 ed eccomi di nuovo qui. Quando
Martina e il Consiglio mi hanno fatto la proposta, ho accettato con
disponibilità e gioia. Subito ho cercato di disporre il mio cuore a questo
rientro che vivevo con una certa preoccupazione. Avevo timore di lasciarmi
prendere da una nostalgia che non mi avrebbe aiutato. La nostalgia ti può
giocare brutti scherzi e ti può rendere cieca, ti fa ricercare tutto quello che
avevi lasciato e restare delusa se non lo incontri. Ho chiesto al Signore che
mi aiutasse a tornare in Mozambico con occhi nuovi che non ricercassero luoghi
“antichi” che portavano il mio marchio, ma occhi che sapessero vedere il bello
che è nato senza di me. Devo ringraziare il Signore perché mi ha concesso
questa grazia e il cuore l’ho sentito libero di iniziare un cammino veramente
nuovo, con il mio bagaglio di esperienza e conoscenza. A questo proposito mi
piace ricordare Isaia (43,19): “Ecco, io
faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? Aprirò anche
nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa”.
Finalmente
a Namarroi!
Il nostro cammino “Ad gentes” è iniziato con l’arrivo delle
prime missionarie a Milevane nel 1968 e l’anno successivo si è formato un’altro
gruppo a Namarroi.
Namarroi ha sempre suscitato in me una certa emozione per
vari motivi: qui la CM ha lavorato con
molta soddisfazione e nel campo dell’evangelizzazione e nel campo socio
sanitario; ha sofferto con il popolo gli
eventi della guerra civile; le stesse missionarie allontanate e messe in
carcere con la proibizione di rientrare a Namarroi…
Nella mia permanenza in Mozambico negli anni ‘90 varie volte
avevo programmato di andare a Namarroi, ma di fatto, a causa di situazioni
contingenti o della strada (mancavano ponti) o piogge torrenziali, non sono mai
riuscita ad arrivarci.
A poco meno di un mese dal mio rientro in Mozambico, ecco
che mi ritrovo a guidare verso Namarroi. Un viaggio che faccio con Dalaina. Con lei dovevamo incontrate le famiglie delle
ragazze che avrebbero iniziato a vivere con noi a Invinha.
Dopo circa due ore di strada, eccoci a Namarroi, una piccola
cittadina con una strada principale dove si affacciano uffici, negozietti,
l’ospedale… Noi ci avviamo subito alla missione. Ed eccomi, con un carico
notevole di emozione, nel grande cortile della missione di S. Tiago in
Namarroi. Mi sono guardata intorno e mi è apparso un luogo conosciuto e
riconosco alcuni scorci visti nelle innumerevoli foto che lungo gli anni ci
sono giunte. Il mio sguardo è andato subito a quella che era stata la nostra
abitazione. Conservata bene ed ora
abitata dai Padri diocesani che portano avanti la parrocchia. Alle spalle della
casa una bella collina verde ma che ha assunto, durante la guerra civile, un
triste ricordo. Dall’alto venivano uccisi e gettati dall’altro lato della
collina molti innocenti. Mi hanno detto che ora tutti gli anni si sale in
preghiera per ricordare questi martiri.
Nella missione ci siamo fermate poco, il tempo di salutare
il parroco, le suore spagnole arrivate da alcuni mesi e, ripartite per il
nostro itinerario, incontriamo alcune famiglie le cui figlie inizieranno il
cammino con noi. Un dialogo semplice e facilitato con la traduzione in Lomwe di
Dalaina. E poi verso casa.
Dopo qualche giorno ci sono ritornata con Lisetta e ho
chiesto di visitare dove avevano abitato le missionarie, dopo che erano uscite
dalla missione. Delle casette di allora, ci sono solo alcuni pezzi di muro, ma
io ho avvertito ancora una carica di presenza nostra. Lì la CM ha fatto la
scelta di vicinanza alla gente, ha vissuto la sua incarnazione accanto al
popolo con momenti di gioia ma anche
condividendo sofferenze e precarietà. Rientrando da questo secondo viaggio,
molti pensieri mi hanno riempito la mente, mi ha invaso un senso profondo di
gratitudine ed anche una reale consapevolezza che lì si sono messe le radici di
quello che oggi siamo in Mozambico. Ora io mi ritrovo a cogliere i frutti che
non ho seminato… ma è vero che: “chi
semina e chi raccoglie, gioiranno insieme” (Gv 4).
Ho pregato per tutte le missionarie che sono passate da
Milevane e Namarroi, dove hanno lavorato gioito e sofferto. Ora, dopo molti
anni, alcune giovani di Namarroi stanno facendo il cammino con noi. Tutto
questo lo sento come una continuità e un frutto che sta maturando ma che ha
radici profonde e solide.
A Nampula
In questi due anni ho vissuto a Nampula, in questa realtà CM
in formazione. Le ragazze in cammino erano 9 (1 nel Biennio 2 nell’Orientamento
e 6 in
discernimento) Altre in discernimento sono ad Invinha – Gurué.
Quest’anno il cammino sarà diverso, arricchito da 7 giovani
che sono entrate nel periodo di Orientamento al termine degli esercizi
spirituali. Gli esercizi sono stati un momento molto forte: eravamo in 20 e li
abbiamo fatti a Milevane, proprio dove le prime missionarie hanno iniziato la
presenza in Mozambico (Lisetta, Teresa Castro e Ilda Candelaria) . L’ho visto
come un segno: dove tutto ha avuto inizio, ora si riparte con una realtà nuova
e la presenza di Lisetta è stata un segno di unità e continuità. La
celebrazione è stata molto semplice, ma sentita e partecipata e la gioia, espressa
con canti e danze, ha arricchito e fatto sentire profondamente la nostra la
liturgia. Sono ragazze giovani (dai 18 ai 23 anni) che hanno completato la 12a classe
(tranne una) e quest’anno tutte faranno un anno di servizio nella biblioteca,
in parrocchia e in altri settori. Preghiera e vita insieme ci aiuteranno a
camminare in questa sfida formativa che ritengo una grazia, ma anche una grande
responsabilità da parte di tutta la CM.
E’ necessaria molta preghiera perché il
Cuore di Cristo ci indichi il cammino.
In questo anno della Misericordia è provvidenziale per tutte
noi, nell’ottica dell’amore e della comunione, riscoprire la ricchezza della
nostra spiritualità e mi piace ricordare le tre parole che Papa Francesco ha
lasciato ai consacrati riuniti a Roma per il Giubileo: PROFEZIA, PROSSIMITA’, SPERANZA.
“… Profezia. E’ il vostro specifico.
Ma quale profezia attendono da voi la Chiesa e il mondo? Siete anzitutto
chiamati a proclamare, con la vostra vita prima ancora che con le parole, la
realtà di Dio: dire Dio… . Prossimità. Dio, in Gesù, si è
fatto vicino ad ogni uomo e ogni donna Essere, come Gesù, vicini alla gente;
condividere le loro gioie e i loro dolori; mostrare, con il nostro amore, il
volto paterno di Dio e la carezza materna della Chiesa... Speranza.
Testimoniando Dio e il suo amore misericordioso, con la grazia di Cristo potete
infondere speranza in questa nostra umanità segnata da diversi motivi di ansia
e di timore e tentata a volte di scoraggiamento...E potete alimentare la
speranza anche nella Chiesa. La testimonianza carismatica e profetica della
vita dei consacrati, nella varietà delle sue forme, può aiutare a riconoscerci
tutti più uniti e favorire la piena comunione”. Papa Francesco (Roma 1 febbraio 2016)
Concludendo, ripeto una frase che non ricordo dove l’ho letta
ma la sento molto significativa: “Il consacrato/a
è colui/colei che sa vedere quello che altri non sanno vedere”. Volgendo il nostro sguardo a Colui che
hanno trafitto, chiediamo la grazia di vedere là dove il mondo è cieco.
Sempre in comunione e conto sulla vostra preghiera.
Annamaria Berta