Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
La COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede centrale a Bologna, ma è diffusa in varie regioni d'Italia, in Portogallo, in Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.
News
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19 ottobre 2024
Assemblea italiana, in presenza, a Bologna, e in collegamento online...
la gioia di un cammino
Mi sembrava di vivere un sogno quando ho avuto la
grande sorpresa che eravamo ammesse al
periodo di Orientamento e che avremmo partecipato insieme alle altre
missionarie agli esercizi spirituali. E’ la prima volta che faccio questa
esperienza nella Compagnia Missionaria.
Il 17 gennaio 2016 siamo andate a Milevane ed è stato
molto bello ritrovarci insieme con tutte le missionarie: contemplare la natura,
vivere insieme i momenti di preghiera…Tutto è stato molto importante per me. Il
ritiro è cominciato il 9 gennaio nel primo pomeriggio ed è terminato il 14 nel
pomeriggio. E’ stato importante arrivare qui il 7 gennaio dopo un lungo
discernimento. Ero desiderosa di entrare nell’Orientamento. Il giorno 15
gennaio c’è stata una bella celebrazione vissuta nella semplicità e nella
familiarità.
Anzitutto voglio ringraziare Dio per il dono della
vita che mi concede ogni giorno. Grazie anche a p. Marcello Matté, dehoniano,
che ha animato questi esercizi spirituali. E’ stato molto simpatico e mi è
piaciuto molto il tema che ha trattato: “Beati voi…”. Voglio ringraziare la
Presidente della CM, Martina che ci ha aiutato molto con la sua preghiera e
chiedo che continui a pregare per noi. Un grazie a Serafina. Mi ricordo sempre
di lei quando parlo delle “Beatitudini”. Un grazie particolare a Mariolina che
ci ha accompagnate fin dal gennaio 2013, quando accettò la nostra richiesta di iniziare un
cammino nella CM, ad Anna Maria, che sempre ci ha aiutato nella formazione e a
cui riconosco buone qualità come formatrice. Le missionarie Helena e Gabriela
che ci hanno sempre accompagnato giorno per giorno e chiedo loro di pregare per
me.
Sappiamo che il periodo formativo richiede grande
impegno e per questo chiedo a tutta la CM, missionarie, familiares e amici che
preghino per noi. Sono certa che anche p. Albino ci sta accompagnando in questo
cammino.
Natália
Baptista Joaquim
Carissime missionarie, vi saluto con grande gioia.
Ringrazio tutte coloro che hanno partecipato agli esercizi spirituali a
Milevane. Io sono arrivata lì il 7 gennaio per partecipare a questo evento.
Sono rimasta molto contenta per questa esperienza e ho imparato molte cose. In
questi giorni ho capito ancora meglio che siamo chiamate da Dio per
testimoniare Gesù che è morto e risorto per noi. Ho compreso di più
l’importanza della preghiera che deve far parte della nostra vita per
alimentare la nostra vocazione. Ho vissuto con gioia, ogni giorno, la preghiera
personale, il silenzio, la meditazione…cercavo di incontrare Gesù.
Questi momenti di preghiera silenziosa sono stati per
me una scoperta gioiosa e mi sono resa conto che non può mai mancare nella mia
vita questo contatto con Dio, a partire dal cuore. Anche i momenti vissuti
insieme con tutto il gruppo mi hanno aiutato a prepararmi bene all’entrata nel
periodo di Orientamento. Ringrazio tutti coloro che mi hanno aiutato ad
arrivare fino qui e anche p. Marcello che, dall’Italia, è venuto da noi per
animare i nostri esercizi spirituali. Sono contenta del passo che ho fatto nel
mio cammino di consegna a Dio nella CM.
Angelina Alberto Mutipo
incontro internazionale della vita consacrata
L’incontro
svolto a Roma, dal 28 gennaio al 2 febbraio 2016, in occasione della chiusura dell’Anno della Vita Consacrata è
stato un’esperienza molto intensa di fraternità e di riflessione sul nostro
Essere consacrati nell’oggi della storia.
Ho partecipato
insieme a Luisa e Lucia Maistro; eravamo circa 5.000 consacrati venuti da tutte
le parti del mondo, rappresentanti di tutte le espressioni diverse della vita
consacrata.
La
Congregazione della Vita Consacrata pubblicherà le relazioni presentate al
Convegno come i vari interventi di Papa Francesco.
Voglio
qui condividere alcune idee forza che mi
hanno particolarmente colpita. Tre
parole che hanno segnato i principali interventi: Conoscere – Abitare –
Contemplare. Tre parole che interagiscono tra loro. Non si può vivere l’una
senza che ci sia anche l’altra. Le tre parole si devono vivere nella vita
quotidiana contemporaneamente.
Conoscere: imparare, incarnare il proprio
carisma e conoscere il mondo di oggi, la realtà del nostro tempo, la nostra storia,
l’uomo e la donna, con le loro ferite, gioie e sogni. Dice Papa Francesco:
”Conoscere e abbracciare il mondo per abitarlo fraternalmente”.
Abitare: essere protagonisti della storia
manifestando con la vita la nostra sequela a Cristo. Abitare la casa comune,
dice il Papa, stare veramente presente ( con tutto il nostro essere ), senza
fuggire, nè essere attaccati al passato o ansiosi per il futuro. Abitare in
salita, cercando l’altro,“per proteggere i più deboli della terra”EG 209 – 210.
Gurdare i volti dei nostri fratelli, i loro occhi, i loro gesti particolari,
che ci parlano e molto. Rompere con l’individualismo che possiamo assorbire
attraverso la cultura che ci circonda e in cui viviamo.
Contemplare: ascolto attento della volontà di
Dio, lasciandoci guardare da Lui e imparare a guardare come Lui, incontrandolo
ogni giorno nella sua Parola, per farci a nostra volta Parola di Dio, nel
quotidiano di ogni giorno. Questo richiede molta umiltà. Contemplare significa
imparare ad Amare. Questo ci aiuta a discernere con l’aiuto di Dio e insieme
agli altri il cammino da seguire.
E’ stato molto bello e importante ricevere il mandato di esperti
in Comunione e in Umanità, essenziali per essere donne consacrate. I nostri
gruppi devono far vedere la testimonianza di una comunità umana in comunione di
amore, solamente così si farà missionaria. In particolare, Papa Francesco
nell’udienza del 1 febbraio ci ha esortato a sradicare la critica dai nostri
gruppi o comunità; secondo Lui questi sono atti terroristici, bombe che
distruggono. Ha insistito molto nel dirci di cercare invece cammini di dialogo e
di perdono. Ci ha chiesto poi di diventare profeti ( insieme e essere persone di speranza. ( Sicuramente
queste parole si possono incontrare nel sito web del Vaticano ).
Quest’anno della Misericordia è un’invito a lasciarci trasformare
dall’Amore misericordioso del Padre per dare una testiminianza missionaria di
donne di comunione, donne allegre, donne materne, sorelle e amiche, capaci di
riscoprire nelle altre missionarie e persone che ci circondono, la bellezza di
Dio. Che Maria nostra Madre, donna dell’Eccomi ci guidi e ci sostenga.
sono venuto perché abbiano la vita
Oggi desidero condividere con voi la bella esperienza
che ho vissuto il 15 gennaio 2016 con un gruppo di adolescenti a Sobrosa –
Paredes. Le catechiste – Carolina, Fernanda e Eugenia – mi avevano invitato per
trattare il tema: “Vita data, donata”. Sono
rimasta contenta, quasi al termine dell’anno per la Vita Consacrata, pieno di
benedizioni del Signore, di avere l’opportunità di testimoniare che “La gioia del Vangelo riempie il cuore e la
vita intera di coloro che si incontrano con Gesù e che “Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia” (EV n.1).
Ho parlato loro della linfa che ci anima e che sgorga
dall’abbondanza dell’amore di Dio, della testimonianza di papa Francesco, della
confluenza di tante grazie ricevute: Sinodo dei Vescovi, apertura della Porta
Santa – Giubileo della Misericordia e della Settimana di studi sulla Vita
consacrata sul tema: “Misericordia e Vita Consacrata”, a Fatima in questo mese
di febbraio.
Davvero
la Chiesa non si stanca di offrirci i mezzi per accogliere l’abbondanza della
vita che Gesù ci offre: “Sono venuto
perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza (Gv 10,10).
E’ stata davvero un’esperienza
meravigliosa il poter condividere con questi adolescenti la mia gioia di essere
donna consacrata che vive il quotidiano dentro le situazioni del mondo. Mi
hanno rivolto molte domande e si sono presi l’impegno di aiutarsi tra loro e
aiutare anche le famiglie a crescere a immagine di Gesù. Ho assicurato la mia
preghiera per tutte le catechiste, gli adolescenti e le loro famiglie.
Un abbraccio a tutte le missionarie,
familiares e amici, con molto affetto
intervista a dolores e franco
- Raccontateci
un po’ della vostra vita: come vi siete conosciuti…cosa fate…la vostra
famiglia… l’essere genitori oggi. Narrateci un po’ di storia della vostra vita
di coppia e in coppia...
Siamo
sposati da 36 anni e ci conosciamo da 38 . Ci siamo incontrati in viale Gambaro
nella Casa del Missionario per caso, io (Dolores) frequentavo il gruppo già da
qualche tempo e io (Franco) ero andato li su richiesta di mio cugino che andava
a trovare un amico conosciuto in marina
durante il militare. Era un incontro di un gruppo di persone di Genova che si
vedevano periodicamente con una missionaria che arrivava da Bologna. Ci siamo
sposati dopo due anni, nel 79. Avevamo 24 anni... tanti sogni tante idee tante
speranze. Sognavamo di partire per un paese del terzo mondo, abbiamo cercato la
strada e dopo due anni siamo partiti come volontari di una organizzazione non
governativa per una zona indigena del Venezuela. Prima di partire abbiamo fatto
un corso a Verona di due mesi dove abbiamo imparato qualcosa dello Spagnolo ed alcune nozioni sulla Storia
dell'America Latina, la Cultura, la Chiesa, la Società e la politica.
Questa
esperienza è stata molto importante per la nostra vita di coppia. In Venezuela
abbiamo fatto due esperienze bellissime: Con gli indios cercando di condividere
giorno per giorno esperienze, conoscenze, vita, con una cultura molto lontana
dalla nostra. Il secondo periodo lo abbiamo vissuto in un territorio dove la
gente, molto povera, viveva della coltivazione di vecchie piantagioni di caffè.
Qui abbiamo vissuto veramente come a casa. Io Dolores, lavoravo con le donne utilizzando la medicina naturale e
coltivando un orto comunitario. Io Franco lavoravo con i giovani in un progetto
di apicoltura. Aspettavamo Emanuele, il nostro primogenito e questo ci faceva
ancora più dentro la realtà di coraggio, di voglia di riscatto, di indipendenza
del popolo latinoamericano.
Siamo
tornati in Italia tre anni dopo; Emanuele aveva 6 mesi. L'impatto con la realtà
italiana: società, economia, Chiesa è stato molto duro. Ci siamo presto resi
conto che avevamo vissuto un tempo privilegiato: avevamo visto all'opera
l'azione dello Spirito Santo ed ora eravamo ripiombati nel vuoto della Società
e della Chiesa italiana.
Una
testimonianza per tutte: in Venezuela avevamo incontrato delle Piccole Sorelle
del Vangelo ispirate alla spiritualità di Charles de Foucauld, era un piccolo gruppo che viveva in una
cittadina vicino a Caracas in una zona popolare e si mantenevano, come tutte le
donne del posto, facendo servizio come domestiche nelle case dei ricchi della
zona, una sorella ci ha raccontato che tra i tanti lavori le è capitato di fare
servizio in un istituto di suore, per un po' è riuscita a nascondere la sua
identità ma poi alcune suore più giovani l'hanno riconosciuta; ha dovuto
licenziarsi e si rammaricava di non essere riuscita a far capire alle suore
l'importanza: non di essere dalla parte dei poveri ma di essere realmente
poveri... Questo accadeva trenta anni prima dell'era di Papa Francesco ma, del
resto, già un altro ci aveva provato, senza successo, 2000 anni prima.
Ci siamo
buttati nella vita italiana: lavoro, asilo per Emanuele, è nata Raffaella unica Settentrionale della
famiglia. In tutto questo percorso, per noi molto difficile, un grande aiuto ci
è giunto dalla Compagnia Missionaria dove siamo entrati formalmente dopo la
nascita di Raffaella nonostante frequentassimo comunque sempre tutti gli
incontri. Abbiamo cercato di testimoniare la nostra fede nella quotidianità
della vita. Come genitori abbiamo pensato che fosse importante che i figli
crescessero, liberi e consapevoli, questo significa che abbiamo sempre cercato
di spiegare il perché delle cose e l'importanza di pensare con la propria
testa, oggi possiamo dire che sono dei bravi ragazzi non fanno esattamente
quello che abbiamo fatto noi, non seguono la C M, non sono assidui
frequentatori della chiesa, non sono neanche tanto impegnati politicamente,
lavorano e questo oggi è molto e sono responsabili. Abbiamo la coscienza
tranquilla di aver fatto tutto il possibile per una loro crescita equilibrata e
serena.
- Il vostro incontro con la
Compagnia Missionaria. Come e’ avvenuto, quali motivazioni vi hanno stimolato a
scegliere questa nuova avventura… C’e’ stato un incontro, un contatto che
ricordate con particolare affetto e che ha inciso e continua ad essere importante per la vostra decisone ?
La
nostra partecipazione alla Compagnia Missionaria è stata stimolata dalla
possibilità di incontro e di dialogo con le persone, in particolare ci ha
colpito in modo positivo la personalità di Giuseppina Martucci e di Padre
Albino che incontravamo con regolarità una volta al mese. Per me Dolores quello che mi ha colpito di Giuseppina è il
sentirmi accolta e capita, ad esempio la prima volta che ci siamo incontrate,
nel salutarci Giuseppina mi ha detto: “che strano mi sembra di conoscerti da
sempre” ed io le ho risposto che anche per me era la stressa cosa. Gli incontri
con padre Albino sono stati fondamentali per la nostra crescita, anche se a
volte non condividevamo tutto il suo pensiero e la nostra posizione era un po'
come quella di figli che, pur non essendo sempre d'accordo col Padre, non ne mettono mai in discussione l'autorevolezza.
A Lui dobbiamo la scoperta che Dio è amore e questo è un calore che ci ha
avvolto e ci avvolge ancora diventando “energia” essenziale nel nostro vivere
il quotidiano.
- Papa Francesco parla di
“Chiesa in uscita” e di “periferie esistenziali”. Secondo voi come possiamo
declinare concretamente queste stimolazioni con una presenza nel territorio,
nella parrocchia, nelle realtà sociali,
insomma, in che modo possiamo stare in mezzo alla gente del nostro tempo?
L'ostacolo
fondamentale che preclude ogni via di comprensione tra gli uomini di chiesa e
le persone comuni che bene o male cercano di portare avanti la loro esistenza è
il clericalismo in tutte le sue forme sia in quelle conclamate ed evidenti di
coloro che ostentano l'abito, sia in quelle striscianti di chi comunque si pone
su un gradino di superiorità morale e spirituale e chiude ogni possibilità di
dialogo e di comprensione. Gli uomini sono amati da Dio in quanto uomini non
perché abbiano una particolare capacità o predisposizione, la Chiesa ha perso
la capacità di annunciare questa verità fondamentale, che è il senso
dell'incarnazione. Il messaggio che oggi passa nel mondo è quello di una Chiesa
recinto che chiama a raccolta gli uomini affinché entrino nei suoi confini e si
comportino in modo da sostenere il recinto, in contrapposizione con altri che sono negativi e da combattere. Non basta
uscire ed andare occorre uscire ed andare incontro agli altri senza timore di
venirne contaminati e trasformati. Per fare questo occorre riflettere molto
sulla figura di Gesù sul carattere liberante del Suo messaggio, sul senso autentico della buna
notizia di un Dio che Ama e non condanna. Le persone crescono se acquisiscono
consapevolezza di sé, importanza del loro
ruolo, anche se è marginale, e credono nella possibilità di essere liberi di
fronte alle scelte della loro vita e fiduciosi in un Padre che li ama, questo è
il senso della misericordia di Dio.
- Il
recente sinodo sulla famiglia, l’annuncio del giubileo sulla misericordia…sono
eventi – prospettive “nuove” che la
chiesa ci fa vivere e che dovrebbero
incidere e far crescere la nostra vita cristiana ed ecclesiale. Quali cammini
di conversione individuate e credete incisivi? Da dove si deve cominciare?
Il
recente Sinodo sulla famiglia alla fine non ha dato delle risposte certe, forse
non le poteva dare, chi nella Chiesa è ancorato ad una visione di una famiglia
tradizionale, non è disposto a comprendere le ragioni di chi si trova in una
situazione di divisione e di dolore.
Chi
invece ha come fondamento della Verità della fede la misericordia è in parte
confortato dalla possibilità di attingere alla grande misericordia di Dio anche
nelle situazioni familiari più degradate. Siamo all'inizio dell'anno della
Misericordia, secondo noi questo anno sarà fruttuoso se porterà una riflessione
ed una conversione all'interno della vita ecclesiale, una conversione dei cuori
e della vita pratica dei credenti.
- Quale messaggio vorreste
comunicare ai nostri lettori?
Vorremmo
comunicare un messaggio di fiducia e di speranza sulle parole che Gesù rivolge
a chi lo ascolta “Coraggio Io ho già vinto il mondo” Non dice: “coraggio vinceremo” ma ho vinto e lo dice
dalla croce, dal massimo della sconfitta. Questo è un messaggio che fa appello
alla nostra fede e mette a nudo tutte le nostre paure e certezze, qui ci viene
chiesto di fidarci di Lui dal punto più basso della sua esistenza. Vorremmo
concludere con l'espressione di don Luigi Verdi, altra persona importante nella
nostra vita: “ E' questo il tempo di non sprecare più fatica per il recupero di
un cristianesimo bigotto, polemico e triste, è questo il tempo di tornare ad un
cristianesimo che abbia lo sguardo dei piccoli e dei poveri, un cristianesimo
che nasca dalla follia, dalla fame, dall'innamoramento, che porti con sé la
seduzione della verità tenera e della bellezza. La verità è fatta per gente che
cammina pensosa, spesso solitaria, che porta sempre nel cuore le stigmate o le
ferite della sua vita, perché non c'è nessuna verità e nessuna bellezza a poco
prezzo.” ( L. Verdi, La Chiesa della tenerezza).
intervista ad agnese
-
Presentati: di dove sei? Come è
composta la tua famiglia? Parlane ampiamente. Qual è la tua cultura, te ne
senti parte, come? Altro? La tua professione? Attualmente come vivi la
situazione di precarietà di tua mamma? Quando riprenderai il lavoro di
Infermiera?
Sono di
Sarcedo (VI). La mia famiglia è composta oltre che da me, da mia Madre di 91
anni, e un fratello di 63, il fratello maggiore pensionato vive in Puglia dove
ha svolto la sua professione nella marina militare e una sorella, religiosa
delle orsoline del S.Cuore di Maria, missionaria in Brasile. Sono la figlia
minore e mi sono sempre preso cura della famiglia fin da quando ho terminato la
scuola dell’obbligo, iniziando così a lavorare in fabbrica nel settore tessile
per quasi 10 anni. La famiglia era povera, lavorava i campi che non rendevano
un guadagno sufficiente. I due fratelli maggiori sono partiti giovanissimi per
seguire la loro strada. Papà è morto 10 anni fa: ho potuto assisterlo fino alla
morte. La mia cultura media sviluppatasi nel corso degli anni insieme al mio
cammino umano, professionale, spirituale, mi ha visto passare dal lavoro in
fabbrica ad entrare come inserviente in una casa di riposo. Successivamente
sono stata inviata a fare i corsi per operatrice di assistenza secondo le leggi
regionali degli anni 80 assumendo una configurazione di livello superiore anche
nel lavoro. Sono stati anni molto stimolanti professionalmente, umanamente e
spiritualmente. In quel periodo ho frequentato anche la scuola serale di
teologia per laici in diocesi: un corso durato 3 anni che mi ha arricchita
ulteriormente ampliando le mie vedute anche sulla storia e sul nostro tempo,
sulla chiesa e sul suo cammino. La possibilità poi di realizzare la mia
aspirazione professionale di infermiera, si realizzò nei primi anni 90 dopo
avere conseguito l’ammissione al terzo anno di scuola superiore frequentata la
sera come studente lavoratrice. Questo era il requisito per accedere alla
scuola infermieri. Anche la famiglia in
quel periodo stava discretamente bene. Così venni a Bologna dove ho vissuto per
tre anni in Via Guidotti nella nostra
sede centrale e dove ho frequentato la scuola infermieri all’ospedale Maggiore.
Finita la scuola sono rientrata in famiglia dove ho ripreso il lavoro e la cura
dei miei. Durante questo tempo vari percorsi formativi mi hanno sempre tenuta
aperta alla realtà locale, nazionale e mondiale. In poche parole alla realtà
globale, con una lettura evangelica trasversale per coglierne appelli e
segni. Dal 2001 svolgo la mia
professione di infermiera all’ospedale di Bassano del Grappa. Per 10 anni ho
lavorato nell’area chirurgica e chirurgica specialistica. Dal febbraio scorso dopo un periodo di
aspettativa per occuparmi dell’assistenza della mamma, sono stata collocata
nell’area pediatrica infantile-nido. Credo sia anche questo periodo lavorativo
un dono della Provvidenza per accogliere il dono della vita dal suo inizio e
contemplare il miracolo continuo della vita che dice al mondo che Dio non si è
ancora stancato dell’uomo. Lavoro e assistenza della mamma occupano quasi la
totalità della mia giornata. Sono supportata anche dall’aiuto di una persona
per la mamma. L’icona del buon samaritano sta guidando e illuminando questi
anni di maggiore carico assistenziale della mamma.
- Da quanto tempo conosci la CM?
Quali aspetti vivi meglio della tua appartenenza alla nostra famiglia? I tuoi
gruppi CM di appartenenza? Quali sono le attività CM che senti più vicine alla
tua sensibilità? Quali aspetti della tua formazione ti hanno aiutata a crescere
come donna? Dove senti che potresti condividere le tue competenze?
Conosco la C.M. da metà anni 80. L’ho conosciuta durante un corso
di esercizi tenuto da una missionaria. Sono entrata poi negli anni 90 e la
prima consacrazione è avvenuta nel ’99. Gli aspetti che mi ritrovo a vivere
nella mia attuale realtà di vita sono la spiritualità centrata sull’amore del
cuore di Cristo che si concretizza nell’oblazione, nella semplicità,
nell’offerta della vita. Ancora, nel vivificare ogni ambiente di vita con i
valori del vangelo. I gruppi di appartenenza sono stati il gruppo di vita in
famiglia di Bologna che per me è stato uno spazio arricchente di pensiero, di
elaborazione e riflessione di contenuti umani e spirituali. Attualmente faccio
parte del gruppo di vita fraterna di Bologna. Le attività che sento più vicine
alla mia sensibilità sono la missione, l’evangelizzazione, la promozione umana,
la lettura e lo sguardo sulle realtà umane dal punto di vista del Vangelo, di
Dio. La formazione è stata importante e lo è tuttora nella mia formazione di
donna. Ma chi mi ha segnato nella mia crescita come donna sono state alcune
figure femminili e maschili. Una religiosa, con cui ho lavorato per 13 anni, mi
ha segnato profondamente come crescita nell’attenzione all’altro, nella concretezza
quotidiana, nella sensibilità femminile, nella promozione umana. Devo molto a
questa suora il cui amore è sempre stato sincero e vero. Da qualche anno è
morta e ora la sento presente nella comunione dei santi. Altre figure sono
stati alcuni sacerdoti che mi hanno aiutata a riconoscere e tirare fuori i
talenti, le risorse, gli aspetti positivi e metterli in moto. Sento che la mia
formazione è stata beneficiata anche da qualche missionaria, in particolare ne
cito una per tutte, Francesca Righi. Sono passati ormai 10 anni dalla sua
morte, ma dentro mi porto la sua attenzione, la sua delicatezza, la ricchezza
dei contenuti che ci offriva, la speranza e lo sguardo positivo che aveva per
ognuna, anche per me.
In questo momento lo spazio per condividere le mie competenze è
ristretto per la complessa realtà familiare che sto vivendo. Sento comunque che
ogni istante della vita è luogo dove incarno l’accoglienza di Gesù e dove cerco
di trasmetterla.
- Fai parte di una comunità
parrocchiale? Come vivi la tua presenza in parrocchia? In Diocesi?
Faccio parte della mia comunità parrocchiale S.Maria Assunta in
Sarcedo fin dalla nascita. Nella parrocchia sono inserita nel gruppo
missionario, nel canto, nel consiglio pastorale, nei ministri dell’Eucarestia.
In questi gruppi oltre al servizio mi si chiede un po’ di animazione
spirituale. Nel gruppo missionario si cerca di sostenere i missionari della
parrocchia, si sostengono progetti mirati e adozioni a distanza attraverso
iniziative varie per raccogliere fondi. Ma molto importante è tenere viva in
parrocchia la sensibilità missionaria per una conversione continua degli stili
di vita. Con il canto animiamo le messe
domenicali e altre celebrazioni liturgiche. Come ministro dell’Eucarestia
aiuto il celebrante nel dispensare la comunione nelle messe domenicali e al
bisogno nel portare la comunione ai malati e anziani. Nel consiglio pastorale
si attuano delle decisioni comuni per il cammino pastorale della parrocchia e
si cercano in una riflessione comune le linee pastorali per la crescita della
comunità. In questo tempo la mia presenza in parrocchia è limitata per
l’impegno nell’assistenza della mamma. In diocesi sono presente nel
coordinamento degli istituti secolari e nella pastorale vocazionale.
- Lavori in contatto con i Gesuiti?
Da quanto tempo? Quali impegni svolgi? Dove senti che potresti condividere le
tue competenze?
Con i Gesuiti collaboro del 1999 nel campo degli esercizi
spirituali ignaziani nella vita ordinaria. Ho avuto la grazia di fare questi
esercizi spirituali nel biennio 1995-1997 con un gesuita. E’ stato un percorso
che mi ha dato molto anche nel campo formativo spirituale e che ha integrato la
mia formazione nella compagnia missionaria. In loco nel raggio di alcuni
chilometri assieme ad un’altra guida animiamo questi corsi di esercizi
spirituali della durata di due anni, mensilmente ci incontriamo con il gruppo
di guide della zona per la supervisione. Anche questo è un tempo formativo dove
lavoriamo su contenuti biblici e ignaziani. Gli esercizi ignaziani sono una
forte esperienza di Dio che mi hanno segnata profondamente nel vivere la
relazione con Dio nella preghiera vissuta alla luce della Parola di Dio nel
contesto della vita quotidiana. La pedagogia ignaziana aiuta con un metodo, con
un modo di procedere, con il discernimento e questo mi aiuta ad essere attenta
agli appelli alle chiamate di Dio dentro la storia, dentro il nostro tempo. Attenta ai movimenti del cuore. Credo
che questi aspetti siano di valido aiuto proprio per noi laici consacrati nel
mondo: attenti ai movimenti del nostro cuore davanti alla Parola di Dio e alle
realtà in cui ci troviamo inserite.
- Con i Dehoniani? Ci sono
relazioni significative? Quali?
Con i Dehoniani ci sono
rapporti di amicizia sporadica. Con qualcuno c’è stata qualche piccola
collaborazione nell’animazione della giornata missionaria nella mia parrocchia.
I limiti sono dati dalle distanze e dal poco tempo a disposizione per coltivare
relazioni e attività comuni.
- Che rapporto hai con il
territorio? Con le varie realtà che ti circondano?
Sono attenta alla realtà del territorio. Nel limite del possibile
partecipo a qualche iniziativa nel volontariato dove metto a disposizione le
mie competenze infermieristiche. A questo scopo proprio il 19 dicembre u.s. mi
è stato assegnato il 26mo premio della bontà da parte di un’associazione
sportiva con il sostegno del comune. La motivazione riguardava il servizio alla
comunità parrocchiale e l’impegno verso le persone bisognose.
- Cosa vorresti comunicare a tutta
la CM?
Non ci resta che amare!!!!!!!!
- Hai qualche sogno nel cassetto?
Un po’ di spazio per me, in questo tempo è proprio poco e si
rischia di perdere il contatto con se stessi e con Dio. E poi partecipare ad
una S.Messa di Papa Francesco a S.Marta…..
una pagina di storia
La scrivo il 24 giugno 2002. Ho pregato molto lo
Spirito Santo oggi, anniversario della mia cresima. Non ricordo bene l’anno in
cui l’ho ricevuta, Forse, se fossi a Bologna, saprei trovarlo nei miei appunti
personali. Comunque credo che il ricordare l’anno abbia una importanza molto
relativa. Oggi, di molto tempo fa, mi è stato consegnato l’impegno di essere
testimone della presenza dell’opera dello Spirito Santo e di lavorare in
comunione con lui. Scrivo questa memoria confidando nel suo aiuto e nella sua
assistenza.
Dove
è nata la C.M.
Storicamente a Bologna il 25/12/1957. Ma l’idea che
l’ha promossa è sbocciata qualche tempo prima, in una conversazione a Cesuna
(Altopiano di Asiago – Vicenza). Qui, alla Villa Tabor, ho predicato parecchi
corsi di Esercizi Spirituali agli Iscritti all’ Apostolato della Riparazione.
Erano gli anni in cui la spiritualità del S:Cuore trovava accoglienza
entusiasta presso molte persone. Le cifre, normali per quel tempo, contavano parecchie
migliaia di persone adulte. I bambini (
gli Amici di Gesù) erano sui 20.000 e ci commuovevano i loro fioretti colmi di
generosità. Numerosi sacerdoti, tra cui 1 Cardinale e 11 Vescovi, si erano
impegnati per la celebrazione mensile della S. Messa Riparatrice.
Dunque, a Villa
Tabor, tutti gli anni tenevo uno o due corsi di Esercizi Spirituali, cui seguiva normalmente, dopo una giornata di
svago, un paio di giorni di studio e di conversazione amica. Fu proprio in una
di queste circostanze che affrontammo un problema che ci stava preoccupando un
po’ tutti. Eravamo fuori casa, all’aria libera e fresca della montagna ( Cesuna è a 1050 metri di altezza). Ricordo
che ci dominava un grande crocifisso. La totalità dei presenti era al femminile
e di età molto giovane. Il caso di cui si cominciò a discutere era quello della
scelta vocazionale. Era successo che l’una o l’altra giovane, preparata
dall’Apostolato della Riparazione aveva deciso di consacrarsi a Dio L’avevo
indirizzata all’uno o all’altro Istituto che ritenevo particolarmente vicino
alla spiritualità che ci animava e accoglieva tutta la generosità della nostra vita. Cosa ottima, colma di fede, che però non appagava pienamente
i desideri di alcune presenti. Perché non pensare a creare qualcosa che
permettesse di consacrarsi a Dio, rimanendo nella scia spirituale
dell’Apostolato della Riparazione? Forse era la grazia di Dio che per la prima
volta ci domandava il coraggio di fare qualche passo in avanti nel nostro
cammino verso il Cuore di Gesù. Ci
proponemmo di pregare. Qualcuno si impegnò anche nel compimento di particolari
atti di generosità, Così, dopo qualche tempo, benedetta dalla Chiesa e dai
Superiori dehoniani, è nata la Compagnia Missionaria del S. Cuore.
L’importanza
di “fare memoria”
Fare memoria dei doni di Dio è un atto doveroso di
gratitudine e, se chi lo compie è aperto a riviverne gli slanci di fervore e di
generosità che essi hanno suscitato, merita di essere apprezzato come una nuova
espressione di grazia che la bontà del Signore fa alla Compagnia Missionaria.
In questo spirito, quando la Compagnia Missionaria
gestiva la casa di ferie ad Asiago, a pochi chilometri da Cesuna, in un
pomeriggio della prima quindicina di agosto, ritornavo a Villa Tabor con le
missionarie presenti ad Asiago, cui volentieri si univa qualche persona amica.
Andavamo a rivivere la gioia di una decisione suggerita dallo Spirito e a
ringraziare Dio per averci aiutato a concretizzare l’ideale di offrire al Cuore
di Gesù una nuova Betania di accoglienza affettuosa e fedele.
L’ultimo ritorno a Villa Tabor
E’ avvenuto il 13/8/2001. Quel giorno per la liturgia
della Chiesa era un giorno feriale e la prima lettura della Messa era un brano
del Deuteronomio. Esattamente: Deut.10,12-22. L’autore sacro invitava il popolo
di Israele ad essere riconoscente a Dio per tutti gli interventi prodigiosi
operati nell’evolversi della sua storia. Infatti egli diceva:
Voi siete scesi in Egitto in
70…ore siete “ numerosi come le stelle del cielo”.
Fatti schiavi dagli egiziani,
Dio vi ha liberati operando cose grandi e tremende “come i vostri orecchi
hanno udito”.
Tutto questo perché il Signore
predilesse i vostri padri. Li amò, e dopo loro ha scelto tra tutti i
popoli la loro discendenza:”Oggi siete voi”.
Forse non c’era passo migliore per ricordare al
piccolo gruppo di missionarie presenti i momenti più espressivi dell’attenzione
e della benevolenza di Dio nei confronti della Compagnia Missionaria.
La
C.M.”dono affettuoso di Dio”
La C.M. è nata storicamente, come ho già detto, a
Bologna nella notte del 25 dicembre 1957, mentre la liturgia commemorava la
nascita di Gesù. Come l’umanità di Gesù era il dono che l’amore infinito del
Padre faceva al mondo,così la Compagnia Missionaria era il dono affettuoso che
il Cuore di Gesù faceva alla sua Chiesa. Dono
“affettuoso”è il dono che sgorga da un
amore tenero, particolarmente intenso di gratuità e di fiducia.
La Compagnia Missionaria non dovrebbe mai dimenticare
di essere stata voluta e amata così dal Cuore di Gesù, E mostrarsi in ogni
momento, in ogni espressione di vita e di apostolato, tutta protesa in un
ricambio degno. Solo così si manterrà nella Chiesa quale l’ha destinata il
Cuore di Gesù. Dono di grazia e di salvezza per molti fratelli…( continua nel prossimo numero).
( Riflessione tolta dagli scritti di p. Albino)