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COMPAGNIA MISSIONARIA
DEL SACRO CUORE
una vita nel cuore del mondo al servizio del Regno...
Compagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia MissionariaCompagnia Missionaria
Compagnia Missionaria del Sacro Cuore
 La COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE è un istituto secolare, che ha la sede centrale a Bologna, ma è diffusa in varie regioni d'Italia, in Portogallo, in Mozambico, in Guinea Bissau, in Cile, in Argentina, in Indonesia.
News
  • 09 / 08 / 2024
    Agosto 2024
    Edvige Terenghi, amministratrice centrale, visita i gruppi in Mozambico.... Continua
  • 09 / 08 / 2024
    Agosto de 2024
    Edvige Terenghi, administradora central, visita os grupos em Moçambique.... Continua
  • 09 / 08 / 2024
    Agosto de 2024
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  • 09 / 08 / 2024
    19 ottobre 2024
    Assemblea italiana, in presenza, a Bologna, e in collegamento online... Continua
saluto ad anna
 
La sera del 25 maggio 2013 Anna Santi lasciava serenamente questo mondo ed è tornata alla casa del Padre. Pubblichiamo il saluto che Anna Maria ha letto durante il funerale e nome di tutte. A nome di P. Albino e di tutta la Compagnia Missionaria ti salutiamo carissima Anna, Dirti grazie è poco per tutto quello che abbiamo ricevuto in questi 55 anni di vita nella CM. Parlare di te Anna è semplice. Semplice perché la tua vita l’hai vissuta nella semplicità nel servizio umile, in una normalità, fatta di piccole cose ma che hanno reso grande la tua vita. Chiunque sia passato da via Guidotti ha potuto assaporare la dolcezza dell’accoglienza che sapevi darci. Hai accompagnato ciascuna di noi nelle varie missioni e apostolato. Pur rimanendo sempre qui a Bologna conoscevi tutte le realtà della CM. Sapevi raggiungere tutte, con un biglietto, con un saluto ma soprattutto ci hai sempre accolto, consolato, stimolato. Sei stata, per molte di noi, rifugio nei momenti di difficoltà, ci hai educato al lavoro… ci hai insegnato a mettere il grembiule del servizio, accanto a te c’era sempre qualcosa da fare… edificante sempre la tua puntualità alla preghiera, senza indugi e facili indulgenze. Cara Anna, sì, ci mancherai… ma siamo certe che continuerai a chiamarci con i diminutivi che solo tu potevi pronunciare ed ora ci raccomanderai davanti al tuo e nostro Signore che hai amato e servito. Questa capacità di accoglienza non l’hai esercitata solo con noi missionarie e familiares, ma con chiunque ha varcato la porta di via Guidotti, da chi era di passaggio ai fornitori, l’elettricista… l’idraulico… i muratori… e ti interessavi delle loro famiglie e loroti portavano a conoscere i loro figli e ti preoccupavi… e oggi sono qui anche loro a darti il saluto. I poveri che bussavano alla porta quando non hai potuto più ascoltarli si sono sentiti un po’ orfani. Nel tuo cuore c’è un posto particolare per la tua unica nipote Carla, per suo marito e per il piccolo Filippo. Ora sarai accanto a loro e la tua preghiera li proteggerà. Grazie Anna anche per come hai vissuto, soprattutto in questo ultimo periodo, la malattia, serenamente senza averci mai fatto mancare il tuo sorriso. La Vergine Maria che ogni giorno hai pregato ti accolga e ti accompagni in paradiso!
ricordo di anna
 
Il ricordo di Anna è così intenso e vario che ciascuna di noi può fare emergere alcuni aspetti senza annullare tanti altri.  Pensando a lei ritorno agli anni novanta e alla condivisione della casa che ambedue amavamo. Io arrivavo da Lisbona e da una casa di cui ero veramente il cuore; potevo esserlo anche nella grande casa di Via Guidotti? In quegli anni Anna era ancora abbastanza attiva e aveva in mano tutta l’organizzazione della casa e la cucina era ancora il suo piccolo regno. Passavamo tutte da lì quando si usciva e quando si entrava per fare un saluto, una confidenza, per dire dove andavamo. In quegli anni Centro e gruppo centro era una realtà unica e, appena arrivata, mi sono trovata ad essere anche la Responsabile del gruppo. Oltre a tutti gli incarichi quello che veramente desideravo era di essere il cuore della casa e, penso che sono riuscita ad esserlo, non in concorrenza con Anna ma in profonda sintonia e comunione con lei. C’è stata tra di noi una intesa profonda anche nel modo di gestire la casa, i suoi spazi e l’accoglienza che questa permetteva. Rimanere e tessere Sono due verbi che mi trovo a mormorare quando penso ad Anna. C’era in lei la «vocazione a rimanere»; infatti è l’unica missionaria di vita fraterna che ha fatto sempre parte dello stesso gruppo – quello di Via Guidotti. Ma questo non era indisponibilità al cambiamento o chiusura; no, faceva parte della sua vocazione specifica dentro alla grande vocazione CM. «Rimanere» per costruire uno spazio di accoglienza e di convergenza, per dei servizi umili ma importanti nel seno di una famiglia, rimanere per essere di contrappeso alla diaspora, all’andare e venire che ha sempre caratterizzato la vita di Via Guidotti. L’accoglienza la faceva prima di tutto all’interno del gruppo e della CM (penso al suo rapporto con tutte le missionarie più giovani, anche quelle che erano lontane) ma la estendeva a tanti altri. E allora, viene l’altro verbo: «tessere». Aveva infatti una incredibile capacità di tessere dei rapporti che formavano un tessuto largo, vario e consistente. La gente che frequentava la Casa per ferie, che viaggiava con l’ITER (anche lei è stata una viaggiatrice abituale), le studenti che si ospitavano in casa nostra, la gente di Vaiano, i lavoratori e gli operai che lungo gli anni hanno servito la nostra casa, i familiari delle missionarie, i poveri…Non erano rapporti superficiali; ho potuto costatare che per alcuni Anna è stata un punto di riferimento fondamentale come lo poteva essere una madre. Negli anni in cui ha lasciato il lavoro della cucina e ha preso quello del telefono questa vasta rete di rapporti ha continuato e si è ancora di più rafforzata. E il suo piccolo studio era punto di passaggio obbligato per tutte/i quanti entravano e uscivano di casa. Tutto ci parlava dello spessore di una presenza che sapeva «rimanere e tessere»; rimanere con tranquillità al suo posto e tessere «guardando lontano», come ci invitava P. Albino. Fiducia in Dio e nella CM Il nostro Statuto ha scolpito in Anna alcuni atteggiamenti fondamentali; per esempio quello di «rimanere al proprio posto, con serenità di spirito e di volto, anche quando è necessario molto sacrificio, il sapere vedere ciò che deve essere fatto per prevenire la preoccupazione e la fatica altrui», quello di accettare «con serenità la povertà dei nostri limiti personali, familiari, comunitari e sociali, per servire Dio e i fratelli secondo le possibilità ricevute». Tutto questo l’a aperta «alla beatitudine evangelica di coloro che soprattutto in Dio ripongono le risorse del loro coraggio e della loro speranza» (cfr. St. 57). L’anzianità e la malattia sono state compagna di viaggio negli ultimi anni della vita di Anna. Ma anche in questo periodo non l’ha abbandonata la beatitudine della fiducia e della speranza. Fiducia in Dio, certamente, ma anche fiducia nell’Istituto di cui si sentiva parte integrante. Quando il gruppo di Via Guidotti, per motivi di ristrutturazione della casa, ha dovuto andare in diaspora, anche a lei è toccato andare fuori casa: è stata ricoverata a Villa Iris, una casa di riposo a Casalecchio di Reno. Sappiamo che non si è mai sentita buttata fuori casa, che non si à mai lamentata, che ha accettato questa situazione di passaggio, comprendendone le motivazioni e fidandoci delle sue sorelle. Fidarci di Dio è fidarci anche delle mediazioni che Lui ci offri nel nostro cammino. Anna, che come abbiamo detto sopra, è sempre vissuta in Via Guidotti, è morta anche in questa casa; è precisamente la prima missionaria a morire in questa casa. Trovo questo profondamente simbolico! In due momenti in quel giorno ci siamo radunate/i intorno al suo letto. Sapevamo che forse l’ora del passaggio era arrivata. Nel primo c’era anche P. Bruno Scapin che l’a accompagnata in questi ultimi anni e P. Albino al fianco del suo letto; noi disposte intorno come una corona di affetto e di intercessione…e poi più tarde, quando alla fine dell’adorazione, Anna Maria ci chiamò e siamo corse tutte. E tutte l’abbiamo accompagnato in quel suo passaggio, in quel suo esodo. Drammatico e semplice, allo stesso tempo. Quella sua camera, con la grande finestra sul parco, era il mio ufficio negli anni novanta. Uno spazio carico di vita, denso di vissuti CM che, con questa morte, diventa spazio sacro, richiamandoci ad una vita vissuta in pienezza e in radicale adesione al Dio-Amore che ci conduce, come singole e come Famiglia. In questo periodo assembleare, alla camera di Anna, come ancora viene chiamata, sono state destinate Mudji e Antonieta. Credo che Anna sarà stata molto soddisfatta di queste ospiti.
anna santi... la mia grande madre
 
 Ho difficoltà ad  esprimere i miei sentimenti per la mancanza di Anna Santi, perché i ricordi sono tanti, belli e indimenticabili. Dopo aver ricevuto la telefonata da Anna Maria e Santina che mi comunicavano la notizia del ritorno alla casa del Padre di Anna Santi (quella notte ero da Susi a Bandung), ho pianto e non sono riuscita più a dormire…una grande tristezza ha invaso il mio cuore.… mi veniva alla mente e al pensiero la sua figura… Anna Santi… Anche se era notte ho preso il mio cellulare e ho cominciato a mandare sms ad Antonia, Lucy, Ludo, Ibu Surtinah e padre Wardjito. Susi non l’ho svegliata perché ho pensato di darle la notizia direttamente al mattino. Adesso sono molto triste, perché avevo desiderato, di potere incontrarmi con lei nel prossimo mese di luglio. Sognavo già questo incontro!!! Ma ora tutto è finito….non potrò vedere più la carissima Anna Santi. Prego allora per lei, sicuramente adesso è più tranquilla e felicissima perché ha raggiunto la fine del suo cammino ed abita nella casa del Padre Celeste preparata da Gesù. Durante la mia permanenza in Italia anni fa, quando per la prima volta arrivavo a Bologna nel 1999 è stata la prima occasione per conoscere Anna Santi. La rivedo alla finestra della sala da pranzo quando io arrivavo nel cortile di Via Guidotti. Sono rimasta molto impressionata dal suo sorriso, pieno di accoglienza e tenerezza. Ho sentito subito che mi sarei sentita “a casa mia” anche se pian piano avrei dovuto adattarmi. Sono stata fortunata perché c’era lei ed era così diventata il mio punto di riferimento, una maestra per tante cose: mi aiutava ad imparare la lingua italiana con pazienza, mi ascoltava quando tentavo di leggere il giornale e non capivo nulla. Lei correggeva i miei compiti del corso di italiano, le lettere che scrivevo, le mie riflessioni per gli incontri di formazione. Mi era anche maestra in cucina, soprattutto quando il turno toccava a me; era sempre disponibile ad aiutarmi nel darmi suggerimenti per cucinare questo o quello. E’ stata anche una bella amica per chiacchierare! Mi ricordo ancora che molto spesso mi chiamava per dirmi: “Mudji, vai in farmacia per me…!”Ed io andavo, felice di farle un piccolo servizio. Veramente Anna Santi era un bel modello di persona consacrata che ha potuto trasmettere il nostro carisma in modo semplice ma efficace….E’ stata un punto di incontro, di riferimento per tutti, per i tanti amici che si era creata, da tutti i paesi….una donna di preghiera: pregava per tutti, per le missione, per la chiesa, per il mondo. Le piaceva scrivere anche molto bigliettini di saluto per le missionarie che erano lontane…. Parlava sempre in positivo, sapeva dire bene di tutti…Questo è solo la mia piccola testimonianza ma ci sarebbero tante cose da dire sulla persona di Anna Santi. Le mie parole sono limitate per esprimere tutto: lei era la mia grande madre!!! Anna Santi ti voglio sempre bene e prega per tutte noi perché anche noi possiamo imparare dalla tua vita; prega perché la nostra famiglia cresca, prega specialmente per la nostra prossima Assemblea. Anna Santi, un giorno ci incontremmo…. Un bacione dalla tua bambina
festa dell'eccomi
 
Per noi della Compagnia Missionaria è sempre stato importante celebrare la solennità del’Annunciazione del Signore, data a noi cara perché il 25 marzo del 1958 l’allora cardinale Giacomo Lercaro ci dava la prima approvazione dello Statuto, e soprattutto perché il si di Gesù e di Maria costituiscono nella nostra spiritualità il centro e lo stile della nostra vita. Qui a Bologna sta diventando ormai tradizionale, organizzare in occasione di questa “GIORNATA DELL’ECCOMI, un Convegno o meglio una giornata da vivere insieme in fraternità e amicizia tra noi missionarie, familiares, famiglia dehoniana, amici e conoscenti che da tanti anni ci seguono. Quest’anno ci siamo ritrovati il 24 marzo presso l’Auditorium del Villaggio del Fanciullo. La giornata è primaverile e comincia con gli arrivi, volti conosciuti, abbracci esclamazioni e sorrisi, il clima festoso che ci caratterizza quando ci ritroviamo, ci sono arrivi da Grottammare, da S.Antonio Abate, da Milano, da Monguelfo, Conegliano, Bologna e anche da Via Guidotti; a casa rimangono solo Anna e Padre Albino, affidati alle cure di Cecilia. Anna Maria ci da il benvenuto “ufficiale” e passa la parola a padre Luca Zottoli scj a cui questa volta è affidata la riflessione della mattinata sul tema “Venga il tuo Regno”. Facendo una sintesi cosi a caldo di tutta la ricchezza della riflessione gli spunti che emergono sono veramente interessanti e numerosi P. Luca introduce sottolineando che questo Regno è la passione, il chiodo fisso, il pallino di Gesù; e se nel cuore del Vangelo c’è la preghiera del Padre nostro, nel Padre nostro il cuore è “ venga il tuo regno”. Il regno è qualcosa che si attende, che non esiste in maniera completa, attendere questo regno caratterizza la nostra vita, allo stesso tempo il regno di Dio è presente, “è qui e adesso”, è operante, dinamico; e i suoi destinatari sono i piccoli, i poveri i peccatori. Un altro aspetto da tener presente parlando del regno e che non va inteso come lo pensiamo noi, con le nostre categorie umane, allora proviamo a sostituire la parola “regno” con “Dio regna”. Come Dio regna? Servendo, donando la vita, sconfiggendo la morte. Quando Dio regna? Quando la donna peccatrice è perdonata, quando Zaccheo si converte, quando il paralitico cammina. Quando ognuno di noi dice si all’offerta che Dio ci fa. Gesù si inserisce in un contesto che attendeva l’avvento del regno di Dio, un regno che risollevasse anche le sorti del Paese sotto l’occupazione romana. Il regno arriva ed è Gesù stesso, a differenza degli altri rabbi e maestri che erano scelti da chi li voleva seguire, è Lui che sceglie e chiama. “Eccomi” è a partire dal presupposto che Dio ci chiama. Il cuore del messaggio del regno è la rivelazione che Dio è Abba = papà, la parola è stata inventata da Gesù, in una cultura del sacro che separava nettamente il sacro dal profano il punto centrale, il punto forza è il rapporto con il Padre. La parabola più scomoda sul regno di Dio è quella di Matteo 20, 1-16: gli operai mandati nella vigna. E’ una delle parabole che ci sconvolge salutarmente, e ci fa capire che Dio non è come lo vogliamo noi, per Dio ci sono i figli, che per lui sono tutti i primi. Dio regna non rispondendo al male con il male, ma assumendolo su di se che è l’unica maniera di vincerlo, la morte è più forte della vita, ma più forte della morte è l’Amore che restituisce la vita in modo più forte, più piena. L’amore di una persona che è stata dentro il male ci dà la possibilità di ripartire in qualsiasi situazione ci troviamo, e questa possibilità parte sempre da Lui e non da noi, Lui entra a porte chiuse. Dio Regna, e noi ce ne accorgiamo vedendone gli effetti che concretamente sono le persone che cambiano. Gli apostoli da persone paurose e timide che erano sono diventati tutti martiri. La riflessione presentata è veramente un valido strumento da approfondire e calare nella nostra vita. Come suggerimento veniamo invitati a riprendere fra le mani l’Evangeli Nuntiandi di Paolo VI, ancora una valido testo per riflettere sulla centralità del Regno di Dio. Ci avviamo poi nella cappella dello Studentato per partecipare all’Eucarestia, momento centrale di questa nostra giornata, momento privilegiato che rafforza la comunione con Dio e fra noi che siamo presenti qui, con la CM sparsa per il mondo, e quella che ci accompagna dal cielo. Il pranzo insieme è un altro momento festoso vissuto con semplicità, ed è anche il momento per scambiarci più notizie, aggiornarci, ricordare persone conosciute e fatti che abbiamo vissuto insieme. Discorsi a volte seri a volte più scherzosi mentre gustiamo quello che ci viene servito, e essendo a Bologna, non possono mancare …le lasagne al forno! Nel pomeriggio ascoltiamo l’intervento di P. Marcello scj che con un linguaggio simpatico e sciolto partendo dal 4 novembre 1912 fa un escursione dei 100 anni della presenza dei Dehoniani nella città di Bologna. Sono varie le iniziative che quest’anno celebreranno questo centenario, ed è bello che anche questa nostra iniziativa CM è segnalata e trova spazio in questo centenario. Arrivando al 1957 la parola viene passata a Lucia Correia che continua con la storia di questo ramo CM nato da quell’unico albero, che ha le sue radici nel carisma di Padre Dehon che si alimenta e cresce bevendo dalla stessa sorgente della spiritualità del Cuore trafitto di Cristo. Anche Giannina, ritornata in questi giorni dal Mozambico, si inserisce con una testimonianza concreta sulla sua e nostra presenza in Mozambico. Cosi arriviamo alle partenze e saluti finali che riportano ciascuno a casa, al ritorno nelle nostre realtà quotidiane, dove siamo chiamati a rispondere concretamente “ECCOMI” . Come tutte le esperienze che si vivono l’importante è come si vive il dopo. E penso che l’esserci fermati insieme, l’esserci ricaricati, e rafforzati nella comunione fraterna, ci aiuterà senz’altro a camminare con più forza e entusiasmo sulla strada…. verso il Regno
betania
 
NUOVA SEDE DELLA COMPAGNIA MISSIONARIA A S. ANTONIO ABATE Noi missionarie - Bianca , Lucia e Luisa - da dieci anni siamo presenti a S. Antonio Abate. Abitiamo presso il Santuario Gesù Bambino, accolte dai Padri Dehoniani con i quali collaboriamo nella pastorale, ma lavoriamo anche in altre parrocchie e non mancano nostre iniziative. Da un po’ di tempo avvertivamo la mancanza di un luogo “nostro”, che individuasse in questo territorio la nostra presenza di donne laiche consacrate appartenenti alla Compagnia Missionaria del Sacro Cuore. Per rispondere a questa esigenza abbiamo pensato ad una sede, dove poter realizzare, in comunione con la chiesa locale, attività nostre, dando una immagine più chiara della nostra identità. Nel nostro ambiente inoltre c’è un particolare bisogno di formazione in tutti gli ambiti. Crediamo che una sede nostra ci permetta di svolgere questo servizio in modo più libero e creativo. Un nome evocativo Grazie all’indicazione della nostra cara amica Rosetta Todisco, abbiamo affittato due stanze molto belle in via Nocera 158160, a pochi passi dal Santuario. Dopo le peripezie per i vari contratti di affitto, luce e acqua… e dopo aver sistemato l’ambiente, la sera dell’1 dicembre 2011, in clima di preghiera e di festa, p. Fausto, rettore del Santuario, ci ha portato la benedizione del Signore e, con la presenza di numerosi amici, abbiamo inaugurato la nuova sede col nome di Betania. Abbiamo voluto questo nome proprio in riferimento ai brani del Vangelo che ci parlano della casa di Betania, dove Gesù andava volentieri per trascorrervi momenti di riposo e di gioiosa amicizia, confortato dal premuroso servizio di Marta, dall’ascolto attento e contemplativo di Maria e dalla sincera e fidata amicizia di Lazzaro che Egli risusciterà dai morti. Betania ci ricorda ancora che Maria prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell'aroma di quel profumo. E’ un forte ed entusiasmante impegno per noi far sì che la nostra sede sia un’autentica Betania proprio come ci diceva p. Albino nei primi tempi della Compagnia Missionaria: “La nostra casa dovrebbe essere come una Betania”, un luogo dove Gesù possa abitare volentieri e trovare una calorosa accoglienza, carità e spirito di servizio; un luogo anche di accoglienza reciproca, di fraternità, di ascolto della Parola e di preghiera, dove si celebra l’amore del Signore Gesù e si contempla il mistero del Suo Cuore Trafitto per amore; dove si impara lo stile del servizio e della condivisione nell’umile e nella gioiosa testimonianza di fede nel Risorto. [img2bcx] Alcune icone Abbiamo voluto arricchire le pareti dell’ambiente con alcune immagini significative che esprimano a chi entra lo spirito che anima questa casa. Colpisce subito la grande icona della Madonna della tenerezza, di Vladimir. Fa parte della nostra spiritualità rendere onore a Maria, come insegna la Chiesa: a lei ci consacriamo ogni giorno perché abbia a regnare nella nostra famiglia, ne prenda possesso, perché sia il piccolo regno del suo Cuore e del cuore di Gesù. Al centro, però, c’è l’immagine del Crocifisso dal cuore trafitto, con gli angeli che ne raccolgono il sangue, molto venerata nella nostra Famiglia. Non poteva mancare un’icona molto significativa della cena di Betania, narrata nel capitolo 12 del Vangelo di Giovanni. Quando già avevamo chiesto in affitto questo ambiente, abbiamo scoperto che proprio lì era stata ospitata e venerata la piccola statua di Gesù Bambino, dalle due devote che poi, con l’aiuto della gente e di un sacerdote, settant’anni fa costruirono il Santuario. Purtroppo questa cara immagine è stata rubata, con grande sofferenza della popolazione, che le era molto affezionata. Quando p. Aldo, dehoniano della comunità del Santuario, molto amico delle fondatrici, ci ha dato questa notizia, ci è sembrato un segno della Provvidenza e abbiamo collocato nella nostra sede una copia della più antica fotografia del Gesù Bambino di S. Antonio Abate e, recuperando una cara tradizione, il 25 di ogni mese, proponiamo un incontro di preghiera. Luogo di formazione Ora si tratta di dare incremento ad attività formative e anche ricreative che siano di aiuto per la crescita umana e cristiana delle persone che avremo l’opportunità di incontrare. Il nostro programma comprende già la Lectio settimanale sulla Parola della domenica, un ritiro mensile, incontri di formazione al volontariato internazionale. [img3bdx] Uno spazio rilevante lo daremo al tema raccomandato dai Vescovi italiani sull’emergenza dell’educazione che per noi risuona come appello fondamentale davvero urgente per tutti. Occorre promuovere una diffusa responsabilità del laicato, perché germini la sensibilità ad assumere compiti educativi nella Chiesa e nella società: “ laici missionari che portino il primo annuncio del Vangelo nelle case e tra gli immigrati; accompagnatori dei genitori che chiedono per i figli il battesimo o i sacramenti dell’iniziazione; catechisti per il catecumenato dei giovani e degli adulti; formatori degli educatori e dei docenti; evangelizzatori di strada, nel mondo della devianza, del carcere e delle varie forme di povertà. […] Avvertiamo infine la necessità di educare alla cittadinanza responsabile. L’attuale dinamica sociale appare segnata da una forte tendenza individualistica che svaluta la dimensione sociale, fino a ridurla a una costrizione necessaria e a un prezzo da pagare per ottenere un risultato vantaggioso per il proprio interesse. Nella visione cristiana l’uomo non si realizza da solo, ma grazie alla collaborazione con gli altri e ricercando il bene comune. Per questo appare necessaria una seria educazione alla socialità e alla cittadinanza, mediante un’ampia diffusione dei principi della dottrina sociale della Chiesa, anche rilanciando le scuole di formazione all’impegno sociale e politico. Una cura particolare andrà riservata al servizio civile e alle esperienze di volontariato in Italia e all’estero. Si dovrà sostenere la crescita di una nuova generazione di laici cristiani, capaci di impegnarsi a livello politico con competenza e rigore morale” Mi piace citare anche un e un brano tolto dal messaggio del Santo Padre Benedetto XVI per la giornata della pace de 1° gennaio 2012: “L’educazione, è l’avventura più affascinante e difficile della vita. Educare – dal latino educere – significa condurre fuori da se stessi per introdurre alla realtà, verso una pienezza che fa crescere la persona. Tale processo si nutre dell’incontro di due libertà, quella dell’adulto e quella del giovane. Esso richiede la responsabilità del discepolo, che deve essere aperto a lasciarsi guidare alla conoscenza della realtà, e quella dell’educatore, che deve essere disposto a donare se stesso. Per questo sono più che mai necessari autentici testimoni, e non meri dispensatori di regole e di informazioni; testimoni che sappiano vedere più lontano degli altri, perché la loro vita abbraccia spazi più ampi. Il testimone è colui che vive per primo il cammino che propone”. E’in questa linea che intendiamo impegnarci per dare con semplicità e amore il meglio di noi stesse a servizio del regno di Dio.
tu sei il più bello...
 
Raccontare dieci anni di vita è un esercizio interessante, bello, mi chiede di ricordare, di fare memoria di un incontro che ha cambiato la mia vita. Sfoglio l’album delle foto datato 1 ottobre 2000, prima emissione dei voti, …quanti ricordi, quanti volti conosciuti con cui ho condiviso un tratto di strada, un pezzo di vita. Nell’ultima pagina trovo una copia della nostra rivista, In Dialogo dicembre 2000, rileggo le testimonianze degli amici e anche la mia per l’occasione, nel cuore mi nasce un senso profondo di gratitudine, di commozione per un dono grande e bello. Il titolo di una testimonianza diceva: «Una meta e un inizio», sì, è proprio così, la prima emissione dei voti è una meta importante che apre ad un inizio, non si ritorna indietro, ma il cammino prosegue. Come nel matrimonio così anche nella consacrazione, dopo il sì, inizia un tempo di conoscenza, di relazione che è diverso da quanto vissuto prima, ti chiede di fare un passaggio, di maturare un cammino a due, ossia ti chiede di vivere concretamente e quotidianamente quanto promesso quel giorno: la consegna a Dio della vita attraverso i voti di castità, povertà, obbedienza, per vivere una missione di amore e di servizio nella Chiesa e nel mondo, secondo il carisma della Compagnia Missionaria. Se ripenso ai primi tempi riconosco che sono stati accompagnati da un supplemento di Grazia, che il Signore dona attraverso la sua alleanza. Poi i riflettori si spengono, il supplemento di grazia finisce e proprio qui si ritorna a ripetere i piccoli sì quotidiani, ad esercitare la fiducia in Lui nonostante certe cose non si comprendano e ad allenare l’orecchio perché «Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino» (Sal 119,105). Tutto normale, è il mistero di Nazaret dove si impara a seguire il Maestro, dove ti accorgi che non è proprio tutto come l’avevi pensato, ma lo Sposo ti chiede di fidarti, di non dare nulla per scontato, tanto meno l’amore; a volte ti chiede di fare un salto nel buio, se ti fidi e salti – a parte qualche vertigine iniziale poi – fai esperienza di Lui e della sua fedeltà, perché Lui è e continua ad essere «il più bello tra i figli dell’uomo, sulle sue labbra è diffusa la grazia» (Sal 45,3). Ho detto sì a uno così, ad un «Tu sei il più bello…» personale, che ha sedotto la mia vita sino a lasciare il tanto desiderato fidanzato per seguire Lui – il Signore Gesù – da vicino nella via della castità, povertà, obbedienza. Lungo questi anni ci sono stati momenti in cui ho dovuto ridire il mio sì facendo memoria della “sua” chiamata, ascoltando quella voce che ripeteva alla mia vita: «Ti farò mia sposa per sempre, ti faro mia sposa nella giustizia e nel diritto, nell’amore e nella benevolenza, ti farò mia sposa nella fedeltà e tu conoscerai il Signore» (Os 2,21-22); e benedicendo il Signore perché lui aveva scelto me: «Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi» (Gv 15,16). Sì, è lui che mi ha scelto e questo – soprattutto nei momenti di difficoltà dove nasce dentro la domanda: «ma allora ho sbagliato? – mette al sicuro da tutti i dubbi di coscienza che questa non sia la mia vocazione. È beato quel versetto dove sta scritto che io sono quella che sono non perché mi sono costruita, ma perché Dio mi ha costruito: mi mette al sicuro da tutti i tentennamenti, da tutti i sensi di colpa, da tutte le paure di aver invaso un campo non mio. Nel cammino quotidiano diventa, allora, necessario riconoscere quella Voce, affinare l’orecchio e allenarlo all’ascolto di quella Parola, che per me, è necessaria. È lungo questo sentiero che ho incontrato la mia povertà, il mio limite e il mio peccato, su questa strada ho sperimentato altre voci, suoni di sirene ammalianti che mettevano al centro me, i miei desideri e i miei progetti. Quando al centro della vita non c’è il Signore ma l’io succede che si perde la strada di casa, il senso delle cose e tutto diventa pesante, privo di gioia, ma colui che chiama è fedele, è «un Dio geloso» (Es 20,5) della sua creatura, di ciò che appartiene a lui e viene dato ad altri idoli. Allora succede che il primo a muoversi è Colui che è geloso: «Perciò, ecco, io la sedurrò, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore» (Os 2,16). È un versetto molto bello, ma allo stesso tempo tremendo, perché il condurre nel deserto non vuol dire andare in un’oasi con l’acqua e gli alberi, ma andare nel deserto significa perdere tutto, cioè tutto ciò che è speranza umana, la convinzione di essere padrona della mia vita e di pensare che tutto quello che ho, mi viene dalle mie capacità. In questi momenti si sperimenta una morte, sembra che tutto sia finito, avviene – che piaccia o no – una purificazione del cuore, ma proprio qui dalla morte nasce la vita, a questo punto lo Sposo può riparlare al cuore ed essere ascoltato, non perché non c’è altra possibilità, bensì perché ti riporta alla situazione iniziale, al tempo del fidanzamento dove hai fatto scelte impensate, hai preso direzioni diverse, dove hai risposto sì al suo progetto d’amore, perché quell’amore riempiva la tua vita. «Quanto è prezioso il tuo amore, o Dio! Si rifugiano gli uomini all’ombra delle tue ali, si saziano dell’abbondanza della tua casa: tu li disseti al torrente delle tue delizie. È in te la sorgente della vita, alla tua luce vediamo la luce» (Sal 36,8-10).
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COMPAGNIA MISSIONARIA DEL SACRO CUORE
Via A. Guidotti 53, 40134 - Bologna - Italia - Telefono: +39 051 64 46 472

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